Dialoghi n.1-2015

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UNA NUOVA ROTTA PER L’EUROPA

PRIMOPIANO

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tale strategia anche volendo, sono terrorizzati da quanto accade e destinano ogni risorsa superflua a risparmi cautelativi addizionali. L’economia non riparte affatto, il Pil si contrae e la sostenibilità del debito pubblico (che è fatta di debito al numeratore ma di Pil al denominatore) peggiora nonostante i tagli di spesa. La Grecia pagherà alla fine con un quarto del proprio Pil questa scelleratezza, ma anche per noi le cose non vanno affatto bene (quasi dieci punti perduti). L’altro motivo dell’errore di strategia europea è che ci sono alcuni Paesi che hanno ritrosie storiche a seguire questa via (la Germania ha storicamente l’ossessione dell’iperinflazione e nella memoria il terribile periodo dell’epoca di Weimar) e neppure particolare interesse, trovandosi all’inizio della crisi in condizioni di particolare favore (equilibrio di bilancio e assenza di disoccupazione), senz’altro per meriti della qualità del loro sistema e per il vantaggio di non dover più confrontarsi con le svalutazioni competitive dei meno competitivi Paesi del sud dell’area euro. Noi ci illudiamo per un po’ di essere talmente bravi da recuperare il gap di qualità in poco tempo. Entrare nell’euro è stato un po’ come quando un cicloamatore approfitta della fuga di Pantani e si mette a ruota. Finché si viaggia in pianura, si gode del vantaggio di stare nel gruppo dei migliori senza particolari sforzi. Quando si comincia ad affrontare lo Stelvio della crisi finanziaria globale, tenere la ruota di Pantani diventa veramente dura e il Pantani del gruppo (la Germania) si dimostra tutt’altro che intenzionato ad aiutare gli altri in gruppo o a proporzionare il suo passo a quello dei compagni di fuga. La politica del «rubamazzo» Ricordo di aver parlato del dividendo monetario della globalizzazione dicendo quanto fosse urgente per l’Ue seguire la stessa strada per la prima volta nell’ottobre 2013 e usando la metafora della regata. Scrivevo in quei giorni sul blog de «La Repubblica»: «Cosa si può fare quando si è membri di un equipaggio il cui skipper ha scelto il lato sbagliato del campo di regata? Vittime della teoria perniciosa del rigore espansivo e della strategia che pensa si possa recuperare sul fronte debito/Pil partendo dal lato della riduzione del debito in un contesto economico in cui i venti di ripresa sono assai moderati? Nella Coppa America dell’economia siamo finiti con la barca dell’Ue in un lato senza vento e siamo quasi in stallo. Dall’altra parte non solo i Paesi emergenti ma anche la barca degli Stati Uniti che cammina a velocità dopdialoghi n. 1 marzo 2015


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