Avvenire di Calabria n° 33-2013

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Gemellaggio

21 Settembre 2013

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Il ricordo nella Sala Ferro presenti Morosini, Mondello e Bimenyimana

Il XX° del Gemellaggio tra le Diocesi di Cyangugu e Reggio Calabria-Bova CINZIA SGRECCIA Il giorno 10 settembre alle ore 11,00 presso la sala Mons. Giovanni Ferro, il MO.C.I. (Movimento per la Cooperazione Internazionale) e l’Ufficio Missionario Diocesano hanno organizzato il Convegno dal titolo “Chiesa comunione e comunione tra le chiese”, in occasione del XX anniversario del gemellaggio tra le diocesi di Cyangugu (Rwanda) e Reggio Calabria-Bova. Due comunità ecclesiali che si

sono arricchite nell’arco di vent’anni coltivando la comunione e contribuendo a costruire quelle piccole comunità cristiane auspicate dal Sinodo dei Vescovi (XIII Assemblea generale ordinaria 2012,Instrumentum Laboris, cap.II,80-81) che con la nuova evangelizzazione hanno l’impegno di diventare veri centri di irradiazione e di testimonianza dell’esperienza cristiana. Ospite: S.E. Mons. Jean Damascene Bimenyimana, Vescovo della Diocesi di Cyangugu in Rwanda, che ha presentato l’esperienza del gemellaggio di due chiese, diverse tra loro per lingua, cultura e costumi, ma accomunate dall’unica fede in Cristo Gesù. Di rientro dalla visita nelle carceri, ha aperto i lavori il nuovo vescovo della diocesi, S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, con i saluti iniziali, una benedizione e l’augurio di un proficuo incontro. Hanno presenziato all’incontro: Mons. Vittorio Mondello, vescovo emerito della Diocesi che ha

- i contatti costanti tra le due Diocesi, alimentati anche da visite frequenti sia da una parte che dall’altra; - L’informazione costante attraverso l’utilizzo dei media, e la comunicazione tra le due Chiese (attraverso la corrispondenza o via computer); - la solidarietà e la condivisione.

DALLA SETTIMA

che queste statistiche sono pericolose, perché possono fare venire in mente a qualcuno «soluzioni non conformi alla dignità umana», cioè l’eutanasia, che proprio in questi giorni è rilanciata a gran voce dai Radicali. Ci sono troppi vecchi? Ammazziamone un certo numero. Ma, a parte ogni ovvia considerazione morale, la «soluzione» sarebbe di breve periodo. Presto arriveranno alla pensione altri vecchi, e altri ancora. Qualcuno proporrà di ucciderli tutti?

Demografia per mancanza di lavoro e soprattutto per sfiducia nell’Italia se ne vanno, e non torneranno più. Tranne pochi ultraricchi, sono costretti a rimanere in Italia invece i pensionati, di cui i figli – che non sono mai nati, o sono pochi a causa del «modello del figlio unico» – si prendono sempre meno cura, così che deve occuparsene lo Stato, con ulteriori costi per i contribuenti. «Va altresì osservato – aggiunge Blangiardo – che la crescita degli ultra85enni soli è più intensa per la componente maschile (+102% per gli uomini rispetto a +62% per le donne), ossia proprio in corrispondenza di quei soggetti che spesso hanno meno capacità, o semplicemente meno consuetudine, nel vivere in autonomia». Blangiardo si rende conto

sporto, in alcune zone, sono estremamente carenti se non inesistenti. Sono facilmente intuibili, pertanto, le enormi difficoltà che ne derivano in tutti gli ambiti per chi vive nelle aree depresse. D’altra parte il Rwanda è reduce dal genocidio che, tra aprile e luglio 1994, ha causato 800.000 vittime, 2 milioni di profughi e sfollati. Un Paese, rimasto

www. (fonte:www.misna.org, nigrizia.it). Il prof. Santo Caserta, presidente del MO.C.I di Reggio Calabria, spiega che la chiesa reggina, dall’avvio del gemellaggio, è stata sempre presente nelle vicende drammatiche della Chiesa rwandese e continua a sostenere, con la preghiera e l’aiuto economico, lo sviluppo di quelle comunità. Tra le

incontro tenutosi, in uno stadio gremito di persone, con i Vescovi di tutte le Diocesi del Rwanda concelebrando una funzione in lingua Kenyota- ruandese, che durò circa sei ore. Una chiesa sicuramente diversa da quella europea, rispetto a costumi e cultura. Ma, ha spiegato Mons. Mondello, la bellezza del gemellaggio tra le due diocesi consisteva e consiste ancora oggi, nello scambio dei carismi che arricchisce la fede: una chiesa giovane, entusiasta e fervente rwandese da una parte; dall’altra, una chiesa occidentale organizzata, con una lunga tradizione alle spalle, sebbene piuttosto stanca, che ha bisogno di riscoprire la propria passione. L’incontro tra la chiesa europea e la chiesa africana, ha proseguito Mons. Mondello, è il modo migliore per collaborare alla testimonianza evangelica in entrambe le realtà, vivendo con maggiore pienezza la fede in Cristo. Ha citato in proposito le parole di S.E. Morosini al Convegno pastorale diocesano tenutosi il giorno precedente: facendo riferimento ai cristiani, che in quanto tali, sono

no a circa tre ore di macchina. Anche in Rwanda esistono le tipiche contraddizioni tra una capitale immersa nella ricchezza con una organizzazione di tipo occidentale, e le periferie, in condizioni di estrema povertà. Inoltre le infrastrutture, i servizi e i mezzi di tra-

devastato, profondamente ferito, e deturpato, che è stato sostenuto nella ricostruzione successiva dalla comunità internazionale, e che ancora oggi fatica a realizzare una democrazia pluralista e completamente libera

Mi capita spesso, in dibattiti pubblici, di spiegare che queste statistiche c’entrano molto con il dibattito in corso sulle unioni omosessuali. Se si diffondono più modelli alternativi di famiglia – non lo dico io ma i numeri – diminuisce il numero di famiglie. Se si diffondono più modelli alternativi di matrimonio, la confusione sociale sull’idea stessa del matrimonio fa diminuire i matrimoni. Meno matrimoni significa meno figli. Trovo quasi sempre qualche cortese oppositore che si alza e, con un sorrisetto ironico, mi fa notare che una donna non sposata è altrettanto capace di fare figli di una donna sposata. Di norma ringrazio l’interlocutore per la straordinaria rivelazione – senza di lui, gli dico, non ci sarei mai arrivato – ma gli spiego anche che sto parlando d’altro. Le donne non sposate hanno la stessa possibilità biologica di fecondità delle donne sposate. Ma hanno un tasso di fecondità molto più basso. Lo dicono i numeri, in tutto il

mondo, e non c’è ideologia che riesca a cambiarli. E il dato statistico non è poi così sorprendente. Fare un figlio non è un semplice fatto biologico. Senza prospettive di stabilità e sicurezza per allevarlo ed educarlo, è più difficile che una donna decida oggi d’intraprendere quest’avventura, ed eventualmente resista alle sirene dell’aborto. Se non aumentano le nascite l’Italia muore. Muore per tutti, cattolici e laicisti, credenti e non credenti, perché saranno i portafogli di tutti a doversi aprire per mantenere legioni di pensionati, italiani e immigrati, e fare fronte a tante crisi economiche determinate dalla denatalità. Ma l’unico modo di far aumentare le nascite è scegliere – nella politica, nella cultura e anche nella Chiesa – la famiglia. Quella fondata sul matrimonio su un uomo e una donna. Altro che mettere in discussione il matrimonio e pensare a introdurre modelli alternativi!

realtà più significative realizzate negli anni, ricorda la ricostruzione dell’ospedale di Mibirizi, ad opera della Caritas, l’accoglienza presso il seminario della Diocesi reggina di quattro giovani, divenuti oggi sacerdoti, la realizzazione del Centro disabili di Nkanka, le opere di assistenza di Mewzi, le cooperative di vedove di Cyangugu, le adozioni a distanza dei bambini poveri, le scuole di Nyabitimbo, che sono coordinate dai volontari del MO.C.I. . Mons. Vittorio Mondello ha ripercorso il cammino realizzato dalle due diocesi fin dal lontano 1993, data del suo primo viaggio in Rwanda, dove ebbe un incontro ristretto con il clero. La scelta di accogliere l’iniziativa del MO.C.I., attraverso il coinvolgimento personale in questo progetto lo aveva entusiasmato particolarmente. Era già stato in Brasile due volte ai tempi del suo governo pastorale a Caltagirone (19831990), e desiderava realizzare una esperienza missionaria nella Diocesi reggina. L’occasione gli fu offerta dal MO.C.I.. Decise pertanto di sostenere l’iniziativa. Nel 2001, in occasione della celebrazione dei 100 anni dall’arrivo dei missionari nel 1901, effettuò il secondo viaggio e partecipò ad un

chiamati a ‘mettere Cristo al centro della propria vita’. Ha concluso il suo intervento impartendo la benedizione finale ai presenti. Tra i presenti Marisa Tripodi, segretaria dell’Ufficio Missionario Diocesano, la quale è rimasta particolarmente colpita dalla drammatica realtà presentata con le slides, in particolare dal problema della carenza d’acqua, per cui tantissimi bambini di diversa fascia di età, scalzi, trasportano a piedi per chilometri, taniche fino a venti litri ciascuno, per poter permettere alle proprie famiglie di accedere a questo bene così prezioso ed essenziale. Difficoltà che sicuramente la civiltà occidentale disconosce. Spesso questo bene primario viene sprecato così facilmente nelle nostre società senza considerare la gravità delle conseguenze che si arrecano anche in quei territori. Chiude i lavori del convegno il prof. Santo Caserta il quale ha ringraziato tutte le persone, presenti e non, che hanno creduto e contribuito al progetto realizzato, perché senza il loro contributo niente sarebbe stato possibile. E’ stata data una testimonianza di fede matura, che ha permesso di sviluppare, insieme, un percorso di speranza. (Cinzia Sgreccia)

avviato il gemellaggio venti anni fa, il Direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano, sac. Nino Russo e il Presidente del Moci, prof. Santo Caserta. Sono state proiettate alcune immagini sulla realtà ruandese. Successivamente S.E. Mons. Jean Damascene Bimenyimana ha spiegato in francese, con traduzione simultanea del Direttore dell’Ufficio Missionario, che un vero gemellaggio deve essere basato su quattro pilastri affinché sia proficuo: - la conoscenza reciproca;

L

a realtà sociale vissuta attualmente in Rwanda necessita di molti servizi e di preghiera. Per tale motivo la realizzazione di una parrocchia in questo territorio costituisce un luogo di sviluppo, in quanto permette di realizzare un centro per i bambini, garantendone i servizi essenziali, i dispensari ecc. Pertanto è importante riuscire a completarne la costruzione. Le distanze, spiega il vescovo, sono notevoli: per raggiungere la città da alcune zone, e dalle campagne in particolare, occorrono fino a sette ore a piedi, che corrispondo-

L

’unica soluzione razionale – e morale – è il rilancio della famiglia. Blangiardo invita a segnarsi la data del 2031, quando in Italia il numero degli adulti che vivono da soli (8,7 milioni) supererà il numero delle famiglie. E quando 6,4 milioni di coppie di coniugi italiani non avranno figli, iniziando una pericolosa marcia di avvicinamento al numero di coppie con figli.


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