Avvenire di Calabria n° 31 - 2013

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ANNO LXVI - N. 31 - 7 SETTEMBRE 2013

La Siria e la crisi

“Il costo della pace non è mai la guerra”

DOMENICO DELLE FOGLIE

Anche la pace ha un costo. Ma ce n’è uno sempre inaccettabile e si chiama guerra. “Mai più la guerra” ha ripetuto ieri Papa Francesco, sulle orme di due grandi pontefici, Giovanni XXIII e Paolo VI che le guerre le videro da vicino. Due uomini di Chiesa che, testimoni privilegiati del “secolo breve”, subirono gli orrori della Prima e della Seconda guerra mondiale. I due primi conflitti moderni e globali che hanno preceduto la pace nel mondo, pagata col prezzo altissimo di decine di milioni di morti. Caduti sui campi di battaglia, ma anche sotto il fungo atomico di Hiroshima e Nagasaki. Per non parlare dello scandalo disumano della Shoah. E come dimenticare, poi, la guerra come “inutile strage” di Benedetto XV dinanzi al Primo conflitto mondiale? Tutto questo ci fa dire che c’è una solida coerenza e continuità, nel pontificato di Francesco, nella difesa strenua della pace.

L’

intervento intenso e tempestivo di Papa Francesco rivela la solida consapevolezza della gravità della crisi siriana come crisi globale. La prima guerra globale – Dio non voglia – del nuovo Millennio. Un rischio di guerra che merita le parole severissime del Papa, forse le più taglienti di questo pontificato: “C’è un giudizio di Dio e anche della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire. Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza”. E qui torna la valutazione sul costo della pace. Quel costo che certamente il dittatore di Damasco, espressione della minoranza sciita siriana, non intende assolutamente pagare perché si vedrebbe sfuggire un regno non dinastico, ereditato da un padre violento e sanguinario. Quel costo che i ribelli, musulmani sunniti come la maggioranza dei siriani, non intendono assolutamente versare dopo essersi illusi di poter chiudere i conti, presto e facilmente, con il regime satrapico di Bashar al-Assad. Quel costo che i Grandi del mondo, come le potenze dell’area, non intendono accettare perché negoziare la pace è difficile.

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perché le contrapposizioni, come ricorda a tutti il Papa, sono cieche. Incapaci innanzitutto di vedere le sofferenze dei popoli e di segue a pag. 5

SETTIMANALE DELLE DIOCESI DI REGGIO CALABRIA-BOVA E LOCRI-GERACE www.avveniredicalabria.it e-mail: filippo.curatola@alice.it

Il 9 Settembre alle 19 l’ingresso a Reggio di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini

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Sabato 7 Settembre alle ore 19

Il saluto e il grazie di Reggio al Presule Mons. Mondello

Reggio accoglie il nuovo Pastore

il servizio a pag. 4

Reggio e la Madre

L’incontro col Papa

Il Soggiorno Sociale

Catechisti reggini a Roma

Uniti nell’abbraccio che trasforma a pag. 5

A. Federico a pag. 6

il servizio a pag. 4

La morte del fratello Giacomo

Tutti vicini al Vescovo Vittorio

Locride L’omelia di Morosini

Polsi faro di speranza

servizio a pag. 7

pp. 8-9

Dal 10 al 12 Settembre si svolgerà al Ce.Dir l’annuale Convegno diocesano, il primo ad essere presieduto da Mons. Giuseppe Fiorini Morosini a pag. 4 il servizio e il programma della Festa

La 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani

Vivere la fede

L’impegno dei cristiani nella costruzione della città dell’uomo

Famiglia, speranza e futuro per la società italiana Mons. Angelo Casile servizio a pag. 16

Famiglie Numerose

Bova, l’indimenticabile raduno a pag. 7

il servizio a pag. 5


2 7 Settembre 2013

Attualità

La visita di Mons. Mondello agli Immigrati accolti a Bova Marina

“Il vero aiuto che possiamo darvi é di essere vostri fratelli!” Come da comunicato diffuso dal direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali, don Davide Imeneo, Sabato 17 agosto, Mons. Vittorio Mondello, Amministratore Apostolico di Reggio Calabria Bova, dovendosi recare a Bova per la celebrazione della Solennità di San Rocco, ha deciso di visitare gli immigrati sbarcati a Bova Marina pochi giorni fa ed ospitati presso l’Auditorium di Via Montesanto. La visita, dal carattere familiare e riservato, è stata arricchita dalla presenza di numerosi componenti della comunità parrocchiale di Bova Marina accompagnati dal Parroco, don Natalino Caradente. Infatti, sin dalle prime ore successive allo sbarco, la comu-

nità parrocchiale è stata coinvolta in una catena di solidarietà che ha sostenuto in modo vigoroso l’intervento di acco-

glienza improntato dalla Commissione Straordinaria del Comune di Bova Marina e dalle forze dell’Ordine. Proprio il Commissario Straordinario, Dott. Stefano Tenuta, ha guidato Mons. Mondello lungo i corridoi dei due padiglioni che ospitano gli immigrati, uno riservato alle donne e alle famiglie con bambini, l’altro agli uomini. La maggior parte degli ospiti erano di nazionalità araba, del Bangladesh, del Libano e alcuni dell’India.

“Leggo nei vostri occhi un senso di disorientamento: non abbiate paura di questa nazione,

voi straniera, ma spero che qui possiate trovare un futuro migliore del passato che avete

Il 10-11 Settembre “La Collina incantata” In attesa delle feste mariane il Museo diocesano di Reggio Calabria propone ai bambini dai 6 ai 10 anni l’ormai consueto Laboratorio creativo dedicato al tema della devozione reggina alla Madonna della Consolazione.

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artedì 10 e mercoledì 11 settembre dalle 16 alle 19 il Laboratorio La collina incantata: l’Eremo della Consolazione permetterà ai bambini di diventare gli autori di un libro, una striscia cartonata, con vignette che illustrino la presenza dei Frati Cappuccini a Reggio e raccontino arte e storia del dipinto cinquecentesco della Madonna della Consolazione e l’origine della devozione mariana del popolo reggino.

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Arcivescovo inizialmente ha visitato le famiglie ed ha benedetto i bambini che venivano fatti avvicinare dai loro genitori. In seguito, grazie all’aiuto

di un interprete, ha rivolto a tutti gli immigrati un breve discorso che egli stesso ha definito “di benvenuto”.

di questa città, e soprattutto non abbiate paura del vostro futuro. Il carisma dell’accoglienza è sempre appartenuto al nostro Paese ed in particolar modo al Meridione: noi vi vogliamo bene già da ora! Invito soprattutto la comunità parrocchiale a prendersi cura di voi: noi cristiani, sull’esempio di quanto fatto da Gesù, dobbiamo nutrire il massimo rispetto per ogni persona umana, indipendentemente dalla sua situazione, dalla sua condizione e dalla sua religione.” Poi rivolgendosi agli uomini ospitati nel secondo padiglione, Mons. Mondello ha detto: “Spero che questo momento di provvisorietà si concluda presto. Adesso questa nazione è per

lasciato. Da parte nostra dobbiamo mettere tutto il nostro impegno affinché l’aiuto che stiamo cercando di darvi sia davvero completo: il vero soccorso non è solo quello materiale, non si ferma solo alle cose, ma soccorre la persona intera. Il vero aiuto che possiamo darvi è diessere vostri fratelli.” In seguito la Comunità Parrocchiale di Bova Marina ha consegnato alcuni viveri già raccolti nei giorni scorsi, ma soprattutto oggi, domenica pomeriggio, la comunità cristiana si troverà adunata attorno all’Auditorium di Via Montesanto per condividere non solo i frutti della colletta alimentare, ma soprattutto la gioia di essere fratelli.

Italia nostra fa scoprire storia, bellezza, unicità della nostra terra

Il borgo antico di Armo Ha riscosso il giusto interesse da parte di molti nostri concittadini la manifestazione Armo in fiore organizzata lo scorso sabato 24 agosto dalla Sezione Reggina d’Italia Nostra con la collaborazione della comunità parrocchiale di S. Maria Assunta, dell’Associazione Culturale S. Arsenio e della Cooperativa Sant’Arsenio di Armo. Nell’antico dialetto calabrese, la parola “armo” significa “rupe” e la frazione della nostra città mantiene ancora il caratteristico impianto arroccato, che sarebbe ancor più affascinante se non fosse disturbato da brutti e illogici palazzoni costruiti senza alcun criterio urbanistico e in disprezzo al paesaggio. E quello di Armo è un habitat unico in tutto il mondo: solo qui e nei suoi dintorni e in nessun altra parte del mondo vive, sconosciuta ai più, ma coccolata e protetta dagli esperti, una particolare salvia la Ceratophylloides, scoperta nel 1700, e accolta

Laboratorio per bambini promosso dal Museo Diocesano

nell’erbario del grande botanico Linneo, oggi custodito a Londra. Scomparsa agli inizi del 1900, e dichiarata estinta nel 1997, sorprendentemente, nel

2004 i botanici l’hanno nuovamente localizzata abbarbicata a una parete sabbiosa nei pressi della località Puzzi e, in seguito, nelle zone più impervie dei terri-

tori di Cataforio e Mosorrofa. Risorsa di grande valore naturalistico, la Salvia Ceratophylloides è una rarità botanica, ancora oggi minacciata di estinzione,

anche se recuperata e custodita nell’Orto Botanico di Messina. Prima che la giuria assegnasse i premi per il migliore balcone fiorito, dalla Piazza Fontana di Armo, attraverso l’omonimo torrente, si è giunti, per una visita guidata, alla Grotta di S. Arsenio in cui l’eremita visse alla fine dell’Ottocento d.C.. Poi, andando per caratteristici vicoli e stradine si è goduto lo spettacolo fantasmagorico di Armo in fiore. Tre i premi assegnati (tre belle ceramiche offerte dai ceramisti Rocco e Paolo Condurso, e Giuseppe Ferraro di Seminara), per i

balconi fioriti: il I alla signora Carmela Megalizzi, il II alla signora Giuseppina Zema ed il III alla signora Antonietta Zema. Per la bellezza del suo giardino, un premio speciale è stato consegnato alla signora Antonietta Del Zaino. Con le narrazioni di Teresa Timpano, attrice e di Domenico Megalizzi, autore del libro “Armo – Casale e Parrocchia di antica fondazione”, i canti popolari dei giovani del coro polifonico S. Arsenio, gli stands degli artigiani e le degustazioni di prodotti tipici si è conclusa la manifestazione. Recuperare le bellezze paesaggistiche e il passato della nostra città è uno degli obiettivi della Sezione Reggina di Italia Nostra fedele alle idee del grande meridionalista Umberto Zanotti Bianco, uno dei fondatori di IN, di cui ricorrono quest’anno i cinquant’anni della morte. L’auspicio di Italia Nostra è che Armo, e i borghi antichi attorno alla città, possano diventare la meta delle passeggiate fuori porta dei reggini e non solo.

Le proposta, parte del ciclo di Laboratori creativi La fabbrica dell’Arte, prevede un approccio ludico all’arte e alla conoscenza della devozione mariana che coinvolga i bambini in modo attivo e stimolante.

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l Laboratorio si svolgerà nei locali del Museo con ingresso pomeridiano da via Cimino, 24 (discesa piazza Castello, alle spalle della Cattedrale). Informazioni e iscrizioni presso la sede del Museo (martedì, mercoledì, venerdì e sabato h 9-13) o contattando i Servizi educativi al n° 3387554386 e all’indirizzo servizieducativi@museodiocesanoreggiocalabria.it.

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Cultura

7 Settembre 2013

Il Silenzio Certosino di Malacrinò

L’eclissi del partito politico e l’individualismo rampante

L’antropologia del semipresidenzialismo NINO LABATE

Passata l’estate, oltre a quella politica ci ritroviamo ancora immersi nel vortice della crisi economica e nelle paludi delle sue disastrose ricadute sui consumi delle famiglie, operai licenziati e giovani senza lavoro. Gli economisti la chiamano depressione. E noi l’avevamo forse, per qualche ora di sole e di mare, dimenticata. Accanto a questa si agita però qualcosa di nuovo. Non si tratta solo delle minacciate elezioni politiche, i cui esiti sono in atto inimmaginabili. Ma dei modi di intendere e praticare la politica nel prossimo futuro. La inutilmente stra-citata legge elettorale non c’entra. Ma, se mai si riuscirà a portarla a termine, è la riforma della nostra Costituzione che è in cantiere. Questa riforma, sebbene di natura politica, nasconde alcuni effetti culturali che sarebbe bene tenere a mente, poiché si colloca accanto alle trasformazioni epocali che stiamo vivendo e convive con la crisi della democrazia politica che attraversiamo e con il disinteresse crescente. Mentre avanza a passi da gigante il mondo digitale stravolgendo abitudini secolari sul modo di conoscere e comunicare, non si fa fatica ad osservare che sono infatti gli istituti centrali della democrazia rappresentativa che arretrano. Sino quasi a scomparire del tutto. Mi riferisco al partito politico che da solido com’era nel secolo scorso, si è liquefatto, in attesa di diventare etereo e irriconoscibile. Se non del tutto inutile, come qualcuno suggerisce. Ma quali sono a detta di alcuni studiosi le cause remote di questa crisi?

Un testo che parla alla mente e al cuore È stato presentato a Montebello Jonico il prestigioso volume “il Silenzio Certosino” scritto dal giornalista montebellese Vincenzo Malacrinò, sulla vita dei monaci della certosa di Serra San Bruno che sarà donato al Papa Francesco, nel mese di settembre, in una cornice argentata realizzata da Gerardo Sacco. Il Rhegium Julii che ha organizzato l’evento ha espresso viva soddisfazione per l’iniziativa. La dott.ssa Domenica Tigano che ha introdotto e moderato la presentazione del libro ha evidenziato l’importanza del tema trattato da Malacrinò, specificando come narrare la voce del silenzio non sia impresa semplice. “L’autore, ha detto la Tigano, ci porta dentro la certosa di Serra

Rai, è stato anche autore di importanti lavori sulla vita monastica e di clausura della certosa di Serra San Bruno, la stessa che Malacrinò ha trattato nel suo lavoro. “Mi congratulo con l’autore, ha detto Romeo, perché oltre ad essere persona carica di forza e di spirito è uomo ricco di sentimenti capace di trasferire i messaggi con l’emozione del cuore”. La serata è stata una emozione nell’emozione. Non è stata solo una presentazione ma qualcosa che andava oltre. L’attore Giacomo Battaglia, infatti, con il mantello e i fregi dei cavalieri della Cristianità e della Pace, di cui fa parte, dopo le note introduttive dell’organista Paolo Fotia, ha letto alcune pagine del libro di Malacrinò affermando si

to l’intervento di fr. Giuseppe Sinopoli, superiore del Convento dei Cappuccini dell’Eremo di Reggio Calabria, il quale, con rara abilità ed eloquenza, ha posto l’accento sul senso del silenzio, della

ogni giorno mi riempie di doni, a mia madre Maria, a mio padre Leonardo, a mio cognato Antonio Candeloro e al mio amico Mimmo senza dimenticare la mia maestra, Ines poiché se è vero che la vita è

clausura e della regola certosina conquistando l’attenzione dei presenti. L’editore Leo Iiriti ha espresso soddisfazione per l’opera dallo stesso definita “rara” in un momento storico in cui la gente propone lavori di diversa natura ed i lettori sembrano rincorrere solo eventi di altro genere. Non c’erano più posti liberi dentro la Chiesa Protopapale dell’Isòdia (Presentazione) gremita di persone dove in un clima di grande silenzio l’autore ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a trattare questo argomento. Primo tra tutti la necessità di dare un contributo ala vita monastica di clausura spesso soggetta a regole di libera interpretazione da parte di chi si chiede come vive un monaco. Nel ringraziare i presenti Malacrinò ha specificato che “quest’opera la dedico a Dio che

la somma di tanti numeri allora posso affermare che nella mia ci sono quelli di tutti coloro che ho incontrato nella mia strada”. Poi ha salutato i cittadini di Montebello Jonico affermando che ha sentito forte il bisogno di presentare questo volume nella sua terra perché ricca di gente capace di trasferire amore e sentimenti. “La vita certosina è bella, ha detto Malacrinò, perché carica di silenzio ed ancor più perché il monaco manifesta la sua comunione con Dio”. Molti i messaggi giunti per l’occasioni e molte le autorità presenti. L’iniziativa organizzata dal Rhegium Julii rappresentato dal Presidente Giuseppe Casile, ha ricevuto il patrocino della Regione Calabria, della Provincia e del Comune di Montebello Jonico e la collaborazione con il Kiwanis “Reghion2007” rappresentato dalla presidente Tiziana Paulazzi Cannatà, con l’associazione culturale “Nicolaos Arghiropoulos” di Montebello Jonico rappresentata dalla vice presidente Franca Evoli, dall’Associazione dei Greci di Calabria rappresentata da Luigi Sclapari, con la Fidapa sez. Villa San Giovanni Rappresentata da Maria Giovanna Santoro. Tra l’altro primeggia lo scopo benefico dell’iniziativa perché per ogni libro permetterà di salvare la vita ad un bambino dalla morte per tetano neonatale e materno. Il video proiettato all’inizio, realizzato da Domenica Tigano e Orsola Toscano ha bene sintetizzato il valore del silenzio e della pace certosina.

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uando noi parliamo di individualismo pensiamo si tratti di una categoria filosofica astratta. Nel migliore dei casi di un atteggiamento morale denunciato dalla Chiesa cattolica (è sufficiente rileggere la Lumen Gentium ) per spingerci alla solidarietà e farci amare il prossimo secondo l’insegnamento evangelico come si è visto con i bagnanti calabresi in occasione dello sbarco di immigrati. Ma non è così. O per meglio dire, non è solo così. Parente stretto dell’egoismo, l’individualismo è quasi sempre di natura sociale e nasce e cresce in precisi contesti sociali. L’aveva ben capito per primo Tocqueville nel suo giovanile viaggio nell’America luterana, secondo cui l’individualismo è un comportamento ”antisociale”, che caratterizza la modernità capitalistico-industriale, minando alle radici il “bisogno di associarsi”. Scompare insomma il noi e subentra l’io, e l’altro e il diverso non esiste: da qui lo scaturire anche di diverse forme di razzismo. Ebbene, in questo senso l’individualismo è la categoria sociale che più di ogni altra ha già messo le radici nel nostro Paese e i cui effetti sono approdati sin dentro il partito politico facendolo deflagrare e uscire fuori dai binari di quel sentire comune che, fra luci e ombre, è stata la caratteristica del partito di massa che ci siamo lasciati alle spalle. Sembra che la stessa classe politica si sia trasformata in tanti individui isolati, l’un contro l’altro armati. Senza più gioco di squadra, senza un progetto ideale comune, un programma condiviso, in preda alla patologica sindrome di leadership, arrivando a frantumare e a individualizzare persino l’offerta politica (localismi egoistici, partititi padronali, partiti di tanti galli che cantano, partiti di nicchia, liste civiche personalizzate, partito della bistecca e del carciofo, ecc. ). E’ in questo modo che del Grande Partito (come lo desiderava Tocqueville) di progetto e di idee, di valori e principi etici, proteso al servizio dei cittadini, resta ben poco.

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l guaio è che mentre succede tutto questo, continuano invece a farsi sentire con prepotenza i diritti forti e ormai globalizzati dell’economia finanziaria: Wall Street e dintorni. Una globalizzazione che, proprio perché procede senza regole, avrebbe “ bisogno di autorità … politica mondiale , in quanto pone il problema di un bene comune globale …” per ” realizzare un autentico sviluppo umano integrale” (Caritas in Veritate, 57, 67 ).

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onvinti che il partito politico, il Parlamento e forse lo stesso Stato sono di impaccio, sono cioè una somma di individui isolati e non più luoghi collettivi di sintesi e mediazioni; convinti che dobbiamo curarci il nostro orticello, la consapevolezza sull’importanza del partito politico, della stessa politica, ci abbandona. Ce ne siamo accorti con le ultime elezioni che, fra assenteismo e voto inutile, non ci hanno consentito di avere un governo. Una volta caduto nelle mani degli impolitici antisistema, dei dilettanti incompetenti allo sbaraglio, degli arrampicatori sociali, dei parvenu della politica, e una volta imboccata la strada del suicidio attraverso illegalità, malaffare, immoralità, dire che il partito politico non gode di buona salute è dire poco. Così come affermare che la sfiducia nei suoi confronti ha toccato picchi inimmaginabili, significa effettuare una banale constatazione. Non so se ci facciamo caso, ma la prossima volta che andremo a votare non sappiamo ancora i simboli che troveremo sulla scheda elettorale. Possiamo solo immaginarli.

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ppure la speranza di invertire la rotta non è accantonata. Anche perché non tutto risulta livellato al basso. Siamo infatti di fronte a dei politici responsabili, a degli

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San Bruno, tra i monaci e le meraviglie di un mondo altrimenti sconosciuto. Questo, ha proseguito, permette di entrare nella clausura certosina dove nessuno può accedere”. A presentare l’opera è stato il giornalista Rai e vaticanista Enzo Romeo che è entrato nel vivo del tema attraverso il commento di alcune pagine di Malacrinò. Questo libro, ha detto Romeo, rappresenta un altro riferimento per chi cerca risposte relative alla vita di clausura che in molti suscita il desiderio di sapere e tra l’altro di pone anche l’obiettivo, non facile, di parlare e spiegare la voce del silenzio. Malacrinò entrando nella certosa di Serra San Bruno ha portato fuori nel mondo e per il mondo i contenuti essenziali della vita certosina fotografando i momenti più significativi della stessa. Romeo, autorevole nome della

essere orgoglioso di presentare a Montebello Jonico un volume così importante. Poi c’è stato l’ingresso di Gerardo Sacco che ha realizzato la cornice argentata entro cui è stata collocata l’opera che verrà donata al Papa nel mese di settembre. Dopo averla scoperta con l’autore, l’ha firmata alla presenza di tutti ed ha spiegato il senso delle quattro stagioni raffigurate specificando quanto sia importante fermarsi sul senso del silenzio e del tempo. Profonda e carico di significa-

intellettuali e a una classe dirigente che hanno a cuore il bene comune. Lo dimostra il fatto che in questo confuso clima spuntano i 35 “saggi” trasversali, richiesti da Napolitano per studiare alcune modifiche da apportare alla nostra Costituzione. Per inciso, tra le 10 donne presenti c’è anche la nostra Carmela Salazar. Reggina di nascita il cui papà è stato direttore di questo giornale. Che porterà la voce di Reggio, della Calabria e del Mezzogiorno d’Italia, nel consesso degli studiosi che entro il prossimo autunno si appresta a suggerire al Parlamento le sue proposte. Semmai riuscirà nello sforzo, è bene sapere che questo gruppo di studiosi sta lavorando per cambiare alcune regole che ci hanno consegnato i nostri Padri costituenti all’indomani della seconda guerra mondiale. Si è trattato, come sappiamo, di regole, principi e valori plasmati anche dal personalismo cristiano che hanno indirizzato la nostra condotta pubblica e il nostro rapportarci alla politica per oltre sessant’anni. Periodo in cui i valori di lavoro, dignità, solidarietà, sussidiarietà, eguaglianza e giustizia sociale , hanno trovato ancoraggi costituzionali che avevano il loro punto fermo nel primato dei rapporti umani e nella indispensabile “socialità di tutte le persone che si completano e perfezionano reciprocamente” (G. Dosseti). Nel bene e nel male questo patrimonio lo abbiamo sentito nostro, attraverso i corpi intermedi, il sistema dei partiti, le istituzioni politiche e il pluralismo dei centri decisionali.

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n questo gruppo di studio e proposta, si discute anche di semipresidenzialismo. Una forma di Stato e di governo in cui il presidente, con diversi poteri in più, è eletto direttamente dai

cittadini. Si tratta di non prendere posizioni pregiudiziali, perché il semipresidenzialismo lo troviamo applicato in paesi con governi di destra, centro, e sinistra. Un sistema che non intacca i fondamentali principi della nostra Carta, e che presenta dei pro e dei contro, come sanno bene i costituzionalisti di tutte le tendenze. Bisognerebbe solo guardare dietro la sua ingegneria . Vedere cioè, se alle sue spalle non si nasconda per caso qualcosa che oltrepassi il tecnicismo della formula e tocchi la base su cui poggia la cultura del nostro contratto sociale. Si può allora temere o non temere una concentrazione di potere nelle mani di un “individuo” eletto dal popolo e di “un uomo solo al comando”. Specie di fronte al dileguarsi dei partiti; specie se è un presidente di parte e non sopra le parti; e specie se i “nuovi costituenti”- diciamo così - faranno l’errore di non individuare contropoteri. Ma dobbiamo in ogni caso essere consapevoli che il semipresidenzialismo non è una tecnica neutrale, dal momento che si riflette sull’intera antropologia della Polis. Suggerendo un modello verticale di società di tipo monarchico, possiede nel suo immaginario una impronta culturale le cui ricadute sulla percezione delle libertà politiche sarebbe bene comprenderle per tempo, anche per poter individuare opportuni bilanciamenti. Una volta che intacca la visione orizzontale e sussidiaria dell’uomo, nei suoi legami sociali e nella sua natura relazionale, solidale e comunitaria, questa riforma richiede dunque molta attenzione. Se non altro per tutelare i cittadini del loro diritto di associarsi e di esprimersi attraverso un Parlamento liberamente eletto.


4 7 Settembre 2013

Vita ecclesiale

Il 9 Settembre alle 19 l’ingresso a Reggio di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini

Reggio pronta ad accogliere il suo nuovo Pastore E’ da oltre un mese che l’intera archidiocesi reggina si prepara ad accogliere il nuovo arcivescovo metropolita, che succede - nel governo della chiesa regginabovese - a mons. Vittorio Mondello, che l’ha guidata per ventitré anni. E’ stato mons. Antonino Iachino, nella sua qualità di Delegato diocesano ad Omnia, ad inviare il 31 Luglio scorso una lettera a tutti i parroci, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, alla comunità del Seminario e alle aggregazioni laicali per esortare tutti a preparare la più calorosa e fraterna accoglienza del nuovo Arcivescovo P.Giuseppe Fiorini Morosini. Don Iachino invitata tutti a guardare al nuovo Pastore come “un dono del Signore, che noi vogliamo accogliere con gioia, con filiale devozione e con disponibilità piena alla sua missione pastorale”. Ed esortava i parroci a far vivere l’evento alle singole comunità parrocchiali “come una grazia del Signore”. E’ opportuno spiegava d. Iachino - che nelle settimane che ne precedono l’ingresso, i fedeli siano invitati a “pregare per il nuovo Vescovo, ma anche a riflettere sulla figura del Vescovo come maestro di fede, ministro della evangelizzazione e di santificazione, guida e pastore” di tutti. Al novello Presule la diocesi reggina - durante la celebrazione di insediamento - offrirà in dono il Pastorale, segno del legame forte

tra il Vescovo e il suo popolo”: un Pastorale che sarà in sostanza il dono fatto da tutte le parrocchie insieme al nuovo Pastore.

Ma ecco in dettaglio il Programma dell’Ingresso di Mons. Morosini. ore 16 - Mons. Morosini entra nel territorio diocesano, arrivando da Locri a Brancaleone. Lì - presenti il Presidente della Provincia,

il Sindaco e le Autorità civili e militari - sarà accolto dal Delegato diocesano mons. Iachino, con i sacerdoti della Zona pastorale, tra

cui ovviamente il Parroco don Angelo Battaglia, che rivolgerà un saluto al nuovo arcivescovo. Un saluto sarà rivolto anche dal sindaco di Brancaleone, avv. La Banda musicale - in testa ad una marea di gente che sarà lì

con affetto - creerà un clima di festa e di gioia. Dopo i saluti, sarà l’Arcivescovo a offrire qualche parola di gratitudine e di riflessione. Da Brancaleone, poi, si proseguirà in forma privata fino a Reggio, in Episcopio. Alle 18.30 ci sarà l’ingresso processionale, dai locali della Curia – attraverso Piazza Duomo alla Basilica Cattedrale, ove il nuovo Arcivescovo prenderà “possesso canonico” dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova. Ad accompagnarlo, lungo la processione d’ingresso, ci saranno i Vescovi calabresi concelebranti, tutto il clero reggino e tanti sacerdoti provenienti anche da Locri e da altre parti della Calabria. La solenne Concelebrazione sarà presieduta da Mons. Morosini, che riceverà dalle mani di Mons. Mondello il Pastorale, simbolo del “passaggio” di governo da un Vescovo all’altro. All’inizio della Concelebrazione sarà mons. Iachino a rivolgere il saluto ufficiale della Diocesi al nuove Presule; e verrà anche data lettura della Bolla pontificia di nomina di mons. Morosini. Attesa particolarmente la sua omelia, con cui offrirà all’intero popolo reggino il suo promo “prfilo pastorale”. Al termine saranno i fedeli tutti a stringersi con affetto accanto al nuovo Pastore. Sul prossimo numero daremo su tutto notizie precise e dettagliate.

Reggio e la Madre E’ imminente ormai l’inizio della Festa della Madonna della Consolazione. La tradizionale Processione di discesa del Quadro in città avverrà - come sempre - il secondo sabato del Mese di Settembre, che cade quest’anno il giorno 14. Ad accogliere il Quadro al tradizionale appuntamento in Via Cardinale Portanova ci sarà quest’anno il nuovo Arcivescovo Mons- Morosini. Ma ecco l’intero Programma dei festeggiamenti mariani.

Il Programma VENERDÌ 13 SETTEMBRE Ore 21.00: BASILICA DELL’EREMO Pellegrinaggio cittadino - Celebrazione vigiliare presieduta da S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita Ore 23.00: BASILICA DELL’EREMO Celebrazione Eucaristica SABATO 14 SETTEMBRE Ore 00.00: BASILICA DELL’EREMO Celebrazione Eucaristica Ore 1.00: Veglia di preghiera notturna Ore 3,30 - 4,30 - 5,30:Celebrazioni Eucaristiche Ore 6,30: BASILICA DELL’EREMO Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Salvatore Nunnari. Ore 8.00: L’Effigie di Santa Maria Madre della Consolazione viene trasferita in Città. Ore 9,30: Via Cardinale Portanova: Accoglienza della Venerata Effigie e processione verso la Basilica Cattedrale.

BASILICA CATTEDRALE Celebrazioni Mariane 2013 SABATO 14 SETTEMBRE Ore 17.00: Celebrazione Eucaristica con la partecipazione dell’UNITALSI presieduta dall’Assistente Don Antonio Bacciarelli. Anima i canti il Coro “Maria Ss. Assunta” della Parrocchia della Cattedrale. Ore 19.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Antonino Iachino – Anima i canti il Coro Cantate Domino.

Sabato 7 Settembre alle ore 19

Il saluto e il grazie di Reggio al Presule Mons. Mondello Mons. Mondello infatti rimarrà a Reggio, nella sua qualità di Arcivescovo Emerito; e, come egli stesso ha avuto modo in altra occasione di anticipare, pur non esercitando più il “munus regendi” (cioé l’ufficio di guidare la comunità diocesana), continuerà ad esercitare gli altri due “munera”: quello di “annunciare” il Vangelo e quello di “santificare” attraverso la celebrazione della Divina Eucaristia, l’amministrazione dei Sacramenti e la preghiera. Nel rispetto, ovviamente, e in piena comunione con le indicazioni che il nuovo arcivescovo Mons. Morosini vorrà dare al cammino della Chiesa di Reggio CalabriaBova. Sul prossimo numero descriveremo il singolare “vissuto” di quell’attesa sera. Nella foto d’archivio un momento dell’ingresso a Reggio di Mons. Mondello nel 1990

Sabato 7 Settembre alle 19 é il momento fissato per il “saluto ufficiale” all’Arcivescovo Monsignor Mondello che conclude la lunga stagione del suo Ministero di Arcivescovo Metropolita di Reggio CalbriaBova. Quella sera non saranno celebrate le SS. Messe nelle Parrocchie, ma converranno nella Basilica Cattedrale da tutta la diocesi il Clero, i Religiosi, le Religiose e i Laici cristiani per dare a Mons. Mondello la testimonianza del loro affetto e della loro gratitudine. Ci saranno anche i rappresentanti di tutte le Autorità civili e militari. Sarà per il Presule, venuto nel 1990 in Calabria dalla Sicilia, un momento di commozione, ma anche di gioia: la commozione per il chiudersi di una stagione, la gioia per il bene operato e la certezza della continuità nella comunione con tutti.

Il ricordo

L’addio a Mons. Crusco

Il 25 agosto scorso é morto a Grisolia, suo paese natale, mons. Domenico Crusco, Vescovo emerito della Diocesi di S.Marco Argentano, avvenuta oggi a Grisolia, suo paese natale. Dopo una veglia di preghiera tenuta nella chiesa di S. Antonio in Grisolia; ed una seconda veglia tenutasi nel Duomo, le esequie sono state celebrate martedì 27 agosto scorso, alla presenza dei vescovi calabresi, di tutto il clero diocesano e di tanti altri sacerdoti venuti dalla Calabria intera. Mons. Crusco era nato a Grisolia il 19 agosto 1934; e aveva compiuto gli studi ginnasiali nel Seminario diocesano di San Marco Argentano e frequentato il liceo classico nel Pontificio Seminario Pio XI di Reggio Calabria e poi i corsi di teologia al Pontificio Seminario San Pio X di Catanzaro.

Ordinato sacerdote il 16 luglio 1961 dal Vescovo mons. Luigi Rinaldi, nella Cattedrale di San Marco Argentano, ha esercitato il suo ministero sacerdotale prevalentemente come Rettore del Seminario diocesano, educatore di tanti ragazzi molti dei quali oggi sacerdoti. Dopo aver svolto altri delicati incarichi in diocesi venne consacrato vescovo il 20 aprile 1991 e destinato alla Chiesa di Oppido Mamertina-Palmi, della quale è stato Pastore per oltre otto anni. Il suo episcopato quale vescovo della Piana si distinse nella fondazione di numerose opere di carità e rivolse una partico-

lare attenzione ai problemi legati allo sviluppo di quel territorio. Il 6 marzo 1999 Giovanni Paolo II lo trasferì dalla sede di Oppido Mamertina-Palmi a quella di San Marco Argentano-Scalea, sua diocesi di origine; tornava arricchito della esperienza pastorale di una diocesi più vasta e complessa. A San Marco Argentano, per dodici anni ha guidato come Pastore vigile, attento, e premuroso il popolo santo di Dio. Tante sono state anche le opere da lui realizzate in favore delle comunità parrocchiali e soprattutto le sue attenzioni particolari rivolte al Santuario Regionale del Pettoruto, e nel totale restauro della Chiesa Cattedrale, dell’Episcopio, e della Curia Vescovile, la celebrazione del Congresso Eucaristico. Ha avuto sempre a cuore la cura delle vocazioni sacerdotali, e ha profuso tutte le sue energie per il decoro del Seminario, da lui sempre considerato “pupilla dei suoi occhi”. Avremo modo in un altro numero di ricordarne ancora l’esimia figura.

DOMENICA 15 SETTEMBRE Ore 7,30 : Celebrazione Eucaristica Ore 9.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Giovanni Latella, Canonico Cantore del Capitolo Metropolitano . Anima i canti il Coro Madonna della Consolazione. Ore 11.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita. Anima i canti il Coro S. Paolo. Ore 17.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo Emerito di Reggio Calabria Bova. Anima i canti il Coro Polifonico Histonium di Vasto. Ore 19.00: Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Salvatore Nunnari, Arcivescovo di Cosenza - Bisignano. Anima i canti il Coro Italia Campagna. LUNEDÌ 16 SETTEMBRE Ore 7,30 - 8,30 - 11,30: Celebrazioni Eucaristiche Ore 9,30: Celebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Vittorio Mondello Arcivescovo Emerito. Ore 10,30: Celebrazione Eucaristica presieduta dal Can. Salvatore Santoro, Rettore del Seminario Arcivescovile di Reggio Calabria. Anima i canti il Coro del Seminario Pio XI. Ore 18.00: Vespro Mariano presieduto da S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita. Animano la celebrazione i Cori Polifonici che partecipano alla XVII Rassegna di canti Mariani MARTEDÌ 17 SETTEMBRE - Solennità di Maria Ss. Madre della Consolazione, Patrona della Città di Reggio Calabria Ore 7.00 – 8.00: Celebrazioni Eucaristiche Ore 10.00: Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita - Offerta del Cero votivo da parte della Civica Amministrazione. Anima i canti il Coro S. Paolo Ore 18.00: Processione della venerata Icona di Maria SS. Madre della Consolazione Itinerario: P.zza Duomo- C.so Garibaldi- Via Osanna - Via Miraglia - Via P. Foti - C.so Garibaldi - Via Aspromonte - Via N. Bixio - C.so Garibaldi – Piazza Duomo


Vita ecclesiale

7 Settembre 2013

Dal 10 al 12 Settembre si svolgerà al Ce.Dir l’annuale Convegno diocesano, il primo ad essere presieduto da Mons. Giuseppe Fiorini Morosini

Vivere la fede

L’impegno dei cristiani nella costruzione della città dell’uomo L’annuale Convegno diocesano inizierà quest’anno il giorno dopo l’ingresso a Reggio del nuovo Arcivescovo. Sarà lui stesso perciò a presiederlo, come primo atto pastorale del suo cammino con la Chiesa reggina. A spiegarlo é stato lo stesso arcivescovo Vittorio Mondello, che – nella sua qualità di Amministratore Apostolico – ha convocato il Convegno di settembre. Così Mons. Mondello ha scritto a tutti: “Carissimi, dopo ampia preparazione la nostra Arcidiocesi celebrerà l’Annuale Convegno Pastorale Diocesano dal 10 al 12 settembre prossimo. Tocca, perciò, ancora a me invitarvi a partecipare a questo importante avvenimento che dovrà suggerire all’Arcivescovo le linee programmatiche per il nuovo anno pastorale. Il mio carissimo successore, S.E. Mons. Fiorini Morosini, con spirito di Pastore, desidera essere presente all’importante assise e, avendo iniziato il Mini-

DALLA PRIMA

Siria percepire sino in fondo l’orrore per l’uso delle armi chimiche. Un salto inaccettabile e orrendo del conflitto. Dinanzi a questo rischio mortale che corre il mondo moderno, cioè di veder scivolare la polveriera mediorientale nel vortice di un conflitto difficilmente contenibile in quell’area, ecco Papa Francesco scegliere, senza incertezza, la strada dell’appello alle coscienze di chi può fermare la corsa verso le armi. E poi la sua decisione di parlare a tutti di pace, perché la pace è di tutti. È un bene incommensurabile per tutti e per i poveri in particolare. Dei

stero Pastorale a Reggio Calabria-Bova il 9 settembre, dovrà anche presiederlo. Sarà questo il suo primo Atto Pastorale e gli vogliamo essere accanto numerosi per offrirgli la nostra incondizionata collaborazione per il bene di

La fede, per essere autentica, deve incarnarsi nella vita quotidiana e diventare carità: una fede senza carità non è fede cristiana; come una carità senza fede non è amore cristiano. Sperando di poter anch’io essere presente per qualche

questa amata Arcidiocesi. Il tema che sarà trattato “Vivere la fede - l’impegno dei cristiani nella costruzione della città dell’uomo ” è quanto mai attuale ed estremamente arricchente in vista dell’impegno della nostra Chiesa per la rievangelizzazione della società contemporanea.

breve tempo e di incontrarvi numerosi, vi auguro un sereno periodo di vacanze estive. Cordialmente ✝ Vittorio Luigi Mondello Amministratore Apostolico

cattolici come degli altri cristiani, ma anche di tutti gli uomini che credono. Così come dei non credenti.

Il Papa ci ricorda che quanto accade in Siria è anche affare nostro. E nessuno pensi, con superficialità, che il Papa non conosca bene il peso delle responsabilità e delle colpe che gravano sugli uni e sugli altri protagonisti della crisi siriana. Ma il Papa, uomo di pace, non può stare che dalla parte della pace. Ad ogni costo e con la sola arma di cui dispone: la preghiera. Perché questo è quello che tocca al Papa e ai credenti. Lui ha la forza per chiedere “alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come a un fratello e intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato”. Incontrarsi, dialogare e negoziare è ancora possibile.

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tutti chiede di costruire, a partire da piazza San Pietro la sera del 7 settembre, una catena umana perché chi deve decidere sappia da che parte stanno i popoli. E soprattutto chiede ai credenti un atto antico, quello del digiuno che affina la sensibilità, acutizza la consapevolezza, rende più carnale la partecipazione. Ci fa essere, soprattutto noi occidentali più sazi, per un giorno più vicini a quanti manca tutto. A cominciare da quella pace nella quale noi ci siamo adagiati da quasi settant’anni, ma che in un attimo potremmo perdere a causa di una guerra nel cuore del Mediterraneo.

Ed ecco di seguito Il Programma

PROGRAMMA MARTEDÌ 10 SETTEMBRE 2013 Ore 17.00 - Liturgia della parola, presieduta da S. E. l’Arcivescovo Relazione - “Dovete splendere

come astri nel mondo” (Fil 2, 15) La dimensione sociale è parte integrante dell’identità cristiana Relatore: P. Bartolomeo Sorge S.J. Direttore emerito della Rivista Aggiornamenti Sociali MERCOLEDÌ 11 SETTEMBRE 2013 Ore 17.00 Celebrazione dei Vespri Relazione - “L’amore di Cristo ci spinge” (2 Cor 2, 14) Il rapporto tra Chiesa e Polis oggi Relatore: Prof. Don Giannino Piana Teologo moralista, Docente di Etica Cristiana Libera Università di Urbino, Docente di Etica Economica Università di Torino GIOVEDÌ 12 SETTEMBRE 2013 Ore 17.00 Celebrazione dei Vespri Relazione - “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio” (Gv 6, 28) Un rinnovato impegno della comunità cristiana per educare alla socialità e alla partecipazione Relatore: Avv. Luciano Squillaci Vice Presidente del CE.RE.SO

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Dal 27 al 29 settembre tutti i catechisti all’incontro internazionale con papa Francesco

Anche i Catechisti reggini a Roma per rafforzare e testimoniare la fede Come ci informa Don Marco Scordo, direttore dell’Ufficio Catechistico diocesano, la diocesi reggina-bovese ha deciso di partecipare al pellegrinaggio internazionale dei catechisti che si terrà a Roma dal 27 al 29 settembre prossimi. Andare in pellegrinaggio a Roma diventa per i Catechisti reggini motivo per affidare al Signore il nuovo progetto di iniziazione cristiana perché ci aiuti a essere fedeli testimoni del suo vangelo e capaci di “generare” tanti fratelli e sorelle alla vita cristiana. Ma il pellegrinaggio a Roma ha anche un significato particolare; non è un viaggio turistico, ma il cammino di cristiani che giungono alla città eterna, dove é custodita la tomba di san Pietro, il capo degli apostoli; colui al quale Gesù disse un giorno: «Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E quindi il pellegrinaggio a Roma è segno dell’amore e della comunione che i Catechisti reggini vogliono sempre tenere viva con il successore di Pietro, papa Francesco, e quindi con Gesù e il suo Vangelo. Perché ogni catechista partecipa, in qualche modo, alla missione di Pietro e dei suoi successori e dei vescovi, successori degli apostoli: è la missione di annunciare e far conoscere Gesù e il suo vangelo. Il Programma in sintesi prevede

Programma Venerdì 27 settembre 2013 – Reggio Calabria – Pompei – Roma Incontro al mattino dei partecipanti e partenza in pullman G. T. da Reggio Calabria con direzione Pompei. Celebrazione della SS. Messa. Pranzo libero. Arrivo in albergo nel tardo pomeriggio, sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento. Sabato 28 settembre 2013 – Roma Prima colazione in albergo. Partecipazione al Convegno internazionale dei Catechisti. Pranzo libero. In serata rientro in albergo, cena e pernottamento. Domenica 29 settembre 2013 – Roma – Reggio Calabria Prima colazione in albergo. Trasferimento in pullman a San Pietro per la partecipazione alla S. Messa con il Santo Padre. Pranzo libero. Viaggio di rientro a Reggio Calabria. Arrivo in serata. Quota individuale di partecipazione euro 250,00 – Il saldo deve avvenire entro il 12 Settembre

La relazione di Mons. Francesco Milito

L’annuale ricordo di Don Farias L’annuale incontro per ricordare Don Domenico Farias si è svolto, come ormai è consueto, nell’Auditorium della Casa generalizia delle Suore del Volto santo. Davanti a un pubblico numeroso ed attento, Angela Federico, Erminia Foti e Francesco Tripodi, della FUCI di Reggio Calabria, hanno letto alcuni brani, tratti da scritti di Don Farias, che avevano particolari riferimenti al Concilio Ecumenico Vaticano II e alla Chiesa calabrese. Si tratta di brani nei quali, tra l’altro, si domandava quanto tempo ci sarebbe voluto perché il “movimento di attuazione dei decreti conciliari acquistasse consapevolezza delle principali difficoltà” oppure si osservava che era necessario per le Chiese particolari adeguarsi al modello delineato dal Concilio Vaticano II.

I

l prof. Giorgio Bellieni, presidente del MEIC di Reggio Cal., anche a nome dei vari organismi ecclesiali reggini (MEIC, FUCI, Associazione Medici Cattolici, Direzione e perso-

nale della Biblioteca Arcivescovile) porge un saluto di benvenuto a quanti hanno voluto partecipare all’incontro. Un saluto particolare rivolge al vescovo Mons. Francesco Melito, vescovo “che viene tra noi come Pastore della Chiesa sorella di Oppido Mamertina-Palmi”. Questi avvia il discorso, in cui illu-

strerà Il cammino della Chiesa in Calabria, presentando le difficoltà di fare un bilancio approfondito anche a causa della documentazione, che si è dispersa nelle comunicazioni dei vescovi alle loro chiese. Dopo questo prologo il relatore, rifacendosi ad alcuni scritti di don Farias (tra questi La Vita della Chiesa in Calabria

dopo il Concilio), ha posto una domanda sul tempo che ci sarebbe voluto, perché il movimento di attuazione dei documenti conciliari acquistasse consapevolezza delle varie difficoltà che si oppongono alla realizzazione.

D

a questo punto il relatore incomincia a trattare della ecclesiologia di “comunione”, della crisi di vocazioni, della “centralità della parola nella comunità della Azione Cattolica e dei nuovi movimenti

ecclesiali”. Infine conclude con il richiamo alla prossima ricorrenza storica del 70° anniversario della venuta di Mons. Lanza a Reggio Calabria e con l’auspicio che, per l’occasione, si possa promuovere un convegno per celebrarne la ricorrenza ed approfondirne la conoscenza. A conclusione della relazione ci sono stati alcuni interventi con richieste di approfondimenti e chiarimenti, a cui Mons. Milito ha risposto con puntualità e chiarezza. La celebrazione eucaristica ha concluso l’incontro.


6 7 Settembre 2013

Soggiorno Sociale

ANGELA FEDERICO* È ormai una consuetudine l’invito che la Caritas diocesana reggina rivolge agli abitanti del territorio attraverso la proposta del Soggiorno Sociale che anche quest’anno si è svolto in Aspromonte, a Cucullaro, da giorno 1 a giorno 8 agosto, coinvolgendo circa 90 persone tra ospiti e volontari. È stata un’occasione

che ha permesso a ciascuno di interrompere, anche se per poco tempo, l’ordinario impegno di tutti i giorni per trascorrere, in uno spirito di comunione ed amicizia, una piacevole settimana insieme. Sono arrivati a piccoli gruppi, accompagnati da familiari o amici, alcuni ripetendo un’esperienza già fatta in passato, altri rispondendo alla proposta per la prima volta, gli ospiti, soprattutto anziani, che hanno scelto di partecipare all’iniziativa. Accanto a loro, tanti giovani volontari che con generoso spirito di ser-

Il tradizionale Soggiorno Sociale curato dalla Caritas diocesana

Uniti in quell’abbraccio che trasforma vizio si sono messi in gioco adoperandosi affinchè il soggiorno potesse svolgersi nel modo più sereno e coinvolgente possibile. Il bisogno che a volte avvertiamo di spenderci per il prossimo si traduce spesso in un impe-

gno concreto di servizio che invita a fare spazio all’altro, ad incontrare l’altro liberi da ogni pregiudizio per accoglierlo con l’abbraccio di un fratello, quello stesso abbraccio con cui San Francesco accoglie il lebbroso. È stata proprio l’immagine dell’incontro di Francesco con il lebbroso ad accompagnare il Soggiorno Sociale di quest’anno. Un incontro che, riconoscendo l’altro come fratello, si fa accoglienza proprio attraverso l’abbraccio di un uomo che accoglie il povero, il bisognoso, non soltanto offrendo alla sua

condizione una vicinanza spirituale ma partecipando completamente della sua povertà attraverso il pieno coinvolgimento dei sensi. Partendo proprio da questo Incontro, è stato dedicato un piccolo momento di ogni giorna-

nali esigenze, la settimana si è svolta con una serie di attività ben programmate e organizzate. Le giornate si sono susseguite scandite da momenti ricreativi, come le attività di pittura, il decoupage, la realizzazione

delle tradizionali bambole di stoffa, le “Pigotte”, le uscite verso Gambarie per i più audaci, alternati a momenti di riposo e di preghiera in cui gli ospiti hanno avuto occasione di fraternizzare facilitando la serena convivenza e integrazione. Ogni sera, subito dopo cena, tutti venivano coinvolti in momenti di animazione proposti dai volontari e, in occasione dell’ultimo giorno, è stata offerta agli ospiti la rappresentazione teatrale di una commedia in vernacolo messa in scena da una compagnia di Lazzaro. Questa esperienza lascia in tutti un senso di profonda gratitudine nei confronti di coloro che si sono prodigati per rendere questi giorni più veri e autentici possibile: Don Nino Pangallo, Direttore della Caritas diocesana, che ha trascorso con noi ogni giorno e che, insieme a Don Giovanni Gattuso, da poco presbite-

ro, ci ha aiutato sentirci più uniti spiritualmente nella preghiera; Matteo De Pietro che ha accolto su di sé la responsabilità di questa esperienza facendosi costante punto di riferimento per volontari ed ospiti; Suor Maria Lisa Schiavone, Francescana Alcantarina, che, animando i momenti di riflessione attraverso la “pillola” mattutina, ci ha guidati a comprendere meglio il valore comunicativo dei cinque sensi; tutti i volontari, da chi era impegnato nei servizi di cucina, che ci ha aiutato ad assaporare e a dare gusto ad ogni giornata, a chi, impegnato in attività di animazione, pulizia e refettorio, ha mantenuto vivo lo spirito di condivisione ed amicizia; Grazia Pellicanò e Domenico Barresi che sono intervenuti nei momenti di formazione dedicati ai volontari portando la loro testimonianza di persone impegnate nella solidarietà; le Parrocchie e i loro parroci che hanno manifestato grande vicinanza attraverso le frequenti visite; infine, gli ospiti, primi e veri protagonisti segue a pag. 11

ta alla riflessione sugli organi di senso per giungere, poi, a comprendere l’immagine di quell’abbraccio che trasforma e lascia il segno: la vista che consente di entrare in relazione con l’altro attraverso gli occhi, specchio della nostra anima; l’udito che aiuta a dare un peso alle nostre parole; il gusto che permette di dare sapore ad ogni momento della nostra vita; l’olfatto che mette in relazione con tanti odori diversi; il tatto che ci fa vicini all’altro e si fa portavoce di tante parole non dette. Pur nel rispetto delle perso-

L’impegno della Piccola Opera, dell’Agape e dell’Ottavo Giorno

Quando i giovani insegnano come si sta accanto a chi soffre Un boom di adesione di giovani volontari che ha costretto gli organizzatori a dare uno stop alle adesioni per problemi logistici, un segno importante della voglia di impegnarsi da parte delle nuove generazioni in esperienze concrete di cittadinanza attiva e responsabile che raramente il mondo adulto riesce a proporre. Come se questi giovani aspettassero qualcuno che li invitasse a donarsi a impegnarsi in un’esperienza ricca di senso, dimostrando ancora una volta quale grande sensibilità e disponibilità vi è nei giovani se stimolati e coinvolti in esperienze concrete da chi riesce a testimoniare esperienze e progetti di vita che diano senso. Anche quest’estate la Piccola Opera Papa Giovani, in collaborazione dell’associazione Ottavo Giorno e del Centro Comunitario Agape, ha organizzato il soggiorno sociale per persone con disabilità a Cucullaro di Gambarie. Oltre cinquanta giovani presenti, un numero analogo a quelli che hanno partecipato ai precedenti campi di Prunella e di Melito P. S, promossi sempre da Piccola Opera e Agape. La larga partecipazione di giovani, molti alle prime esperienze, è stato uno dei frutti del lavoro fatto durante l’anno scolastico all’Istituto Panella-Vallauri ed al Liceo Scientifico Alessandro Volta che hanno aderito al progetto “Io non delego la mia vita” imperniato sulla figura e sull’insegnamento di don Italo Calabrò.

Gli studenti, grazie anche al sostegno e all’accompagnamento degli insegnanti e dei rispettivi Dirigenti Scolastici, Anna Nucera e Mariella Palazzolo, dopo avere partecipato a un percorso formativo a scuola e nei centri di accoglienza, hanno iniziato le prime esperienze di servizio che hanno trovato

che tu non ci tenga molto, niente andrà meglio o sarà risolto” ed è stato animato e coordinato con responsabilità ed entusiasmo dall’associazione Ottavo Giorno. Un tema che voleva ricordare l’importanza che ha per i giovani il prendersi cura dell’altro, l’ assumersi responsabi-

stare accanto alle persone con disabilità, senza pregiudizi, senza preoccupazioni di come rapportarsi, con grande naturalezza , con quella attenzione che non è finzione, paternalismo o peggio ancora pietismo. Nonostante il numero elevato dei partecipanti (in totale circa 130 persone)

poi nei campi di lavoro una tappa importante nel loro cammino di avvicinamento al mondo del volontariato. Il campo di Cucullaro, appena concluso, ha avuto come slogan “ A meno

lità precise senza delegare le soluzioni dei problemi agli adulti. Al campo sono stati proprio i più giovani che con le loro testimonianze hanno insegnato agli adulti come

si è creato un clima da grande famiglia, dove la diversità, la oggettiva condizione di fragilità di tanti, non era motivo di esclusione ma ricchezza da condividere. Un’esperienza straordina-

ria di come sia possibile vivere rapporti umani di reciproca accoglienza e integrazione dove ognuno è sentito utile e importante. La sensazione di gioia, di fraternità che si vive in questi seppur pochi giorni di permanenza accanto a tanti ragazzi o giovani in difficoltà con le loro famiglie, sia la testimonianza di quanto sia efficace l’esperienza del soggiorno sociale. Per i giovani è stato un modo per continuare a fare scuola non sui libri ma confrontandosi con la vita reale fatta di sofferenze ma anche di assunzioni di responsabilità, un’educazione che mai le parole potrebbero tradurre o spiegare in modo altrettanto efficace. I momenti di formazione sui temi della cittadinanza attiva e della partecipazione, il confronto con testimoni, i momenti di partecipazione all’eucarestia guidati da don Antonino Iachino e proposti ai partecipanti, sono serviti a dare maggiore profondità e radici più robuste alla scelta del servizio anche nella prospettiva della continuità dell’esperienza. La festa finale con tanto di grigliata e di ballo collettivo è stata la degna conclusione di una settimana vissuta all’insegna della fraternità e della gioia dello stare insieme in un atteggiamento di dono reciproco, con l’ impegno che si sono assunti tutti i partecipanti di far diventare ordinario il momento magico vissuto nel clima di Cucullaro trasformandolo per quanto possibile in stile di vita quotidiano.


Famiglie

7 Settembre 2013

Associazione Nazionale Famiglie Numerose

Bova, l’indimenticabile raduno delle famiglie calabresi dell’ANFN Le famiglie numerose ci sono, ci sono e sanno farsi sentire e vedere. Domenica 21 Luglio le famiglie calabresi dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose (ANFN) si sono riunite a Bova, in uno dei borghi più belli d’Italia, laddove la cultura e la storia si fondono e

le di quel borgo che fino ad un paio di decenni fa era sede vescovile. I ragazzi hanno movimentato l’ambiente con canti balli e partitelle di calcio. Insieme ai papà e alle mamme più robuste hanno voluto raggiungere la cima più

e gioia dove ognuno ha potuto condividere con piccoli e grandi quanto aveva.

vano i due giornalisti manifestando stupore in quanto in una società individualista e spesso sorda, molto spesso, si perdono

L’

evento, pubblicizzato nei giorni precedenti dalla stampa nonché da MTV, sarà trasmesso nella prossima primave-

i valori più elementari. E’ importante correre, far soldi assicurarsi sicurezze rimandando sempre la cosa più importante: vivere. Non è così tra di noi nelle nostre famiglie dove ci si confronta e si impara insieme a volerci bene veramente. I due giornalisti di MTV (uno dei due era Pier Francesco – detto PIF – Di Liberto già noto a livello nazionale per aver lavorato anche con le Iene) si dicevano edificati per la forza di coesione delle nostre famiglie. Lo credo bene perché, normalmente, la nostra società dei con-

Mons. Mondello a Roma

La morte del fratello Giacomo Lunedi scorso alle 14, dopo un periodo di grande sofferenza dovuto ad una malattia incurabile, é morto Giacomo Mondello, il fratello gemello dell’Arcivescovo Vittorio. Il Presule reggino, che era già stato più volte a Roma per stare accanto all’amato fratello, colpito dalla tristissima notizia é partito immediatamente, con le lacrime che gli bagnavano il volto, accompagnato dal Segretario don Davide Imeneo, per raggiungere il fratello, sostare in preghiera e benedire le sue fredde spoglie. Si può solo immaginare l’immenso dolore del Presule reggino, che - nello stesso contesto in cui lascia, per raggiunti limiti di età, la sua Chiesa-Sposa - viene anche spogliato di un affetto familiare così forte: l’unico fratello, tra l’altro gemello, al quale era davvero legato. Tutta la comunità ecclesiale reggina si stringe con affetto attorno all’amato Pastore, cui sono pervenute le condoglianze più vive del neo-arcivescovo reggino, mons. Morosini, di altri vescovi e di tanti sacerdoti e laici. Ma tutti ci si ritroverà in preghiera con lui sia oggi Martedì 3 Settembre, da vicino o da lontano, quando alle ore 15, egli stesso presiederà le esequie del fratello a Roma nella Parrocchia “Maria Regina degli Apostoli” in Via Antonino Pio; sia Sabato prossimo, quando, alle 19, nella Basilica Cattedrale ci sarà il saluto e il grazie della Diocesi per i suoi 23 anni di episcopato, intensamente vissuto ed offerto. Da queste colonne giungano, frattanto, all’amato Padre Vittorio le più vive condoglianze anche della Direzione, della Redazione e della grande famiglia dei Lettori di questo Settimanale, che egli ha - lungo 23 anni -paternamente e fortemente sostenuto.

La Carta dei Valori

mostrano tutta la forza della vita. La piazza davanti al municipio si è riempita nella mattinata di carrozzine, di bambini, di mamme e papà che hanno voluto testimoniare in massa la loro voglia di vivere nella solidarietà e nell’amore vicendevole. E’ stato un tripudio ed una testimonianza forte a favore dell’accoglienza della vita che, quando generosamente accettata diviene gioia e allegria piena.

Chi vogliamo essere: - Una famiglia di famiglie che siano nella società un forte stimolo per la costruzione di una comunità basata sull’Amore, sulla Pace e sulla Solidarietà Cosa vogliamo fare: - Promuovere e salvaguardare i valori e i diritti delle famiglie numerose;- Sostenere la partecipazione attiva e responsabile delle famiglie alla vita culturale, sociale, politica, alle iniziative di promozione umana e dei servizi alla persona;- Promuovere adeguate politiche familiari che tutelino e sostengano le funzioni della famiglia e dei suoi diritti, come riconoscimento del ruolo sociale, educativo e formativo che la famiglia svolge per la società.

L

a manifestazione ha suscitato vivo interesse rinvigorendo la stessa associazione. Nella mattinata i partecipanti al Raduno sono stati presenti

sumi mangia solitudine e tristezza. E’ un mondo dove la solitudine la fa da padrone per cui ritornare all’uomo rimeditando i valori della vita fa sempre una forte impressione.

N

alla s. Messa presieduta dal sacerdote missionario in Zambia don Giuseppe Saieva che ha sottolineato i valori fondanti della famiglia e la gioia di essere in tanti. I partecipanti con tutti i loro figli, piccoli e grandi, non si son lasciati sfuggire l’occasione per visitare le monumentali chiese e la concattedra-

7

alta del paese sotto l’ombra di una possente Croce, a quota 920 metri, da cui si gode un panorama unico ed esclusivo a 360 gradi.

I

l momento del pranzo in comune nell’area picnic è stato un momento di vera comunione

ra sulla stessa TV nazionale MTV (canale 8 del digitale terrestre). I due giornalisti presenti erano meravigliati per l’allegria e la voglia di vivere che hanno visto lì gioiosa. “Avete spesso questi momenti in cui si mangia tutti insieme mettendo tutto in comune nella gioia?” così mi chiede-

el pomeriggio dopo l’interessante visita al Museo di Paleontologia e Scienze naturali di Bova e i saluti del Presidente nazionale Prof. Giuseppe Butturini e della moglie Raffaella (che ci hanno raggiunti telefonicamente in mattinata così come pure Luca Gualdani e Paolo Puglisi), i coordinatori regionali Rocco Artuso e Caterina Monorchio hanno brillantemente relazionato sul tema della “Famiglia nel nostro tempo tra speranze e paure”. Numerosi gli interventi e le testimonianze di papà e mamme che hanno voluto testimoniare come si soffre quando si viene discriminati a causa dell’aver accolto generosamente la vita. Le Famiglie Numerose torneranno a farsi sentire il 28 settembre prossimo quando, a Palmi, si esibirà la nazionale di Calcio dell’Associazione

Famiglia come Comunità di Amore - Eterosessualità: “Uomo e donna li creò”;- Matrimonio: atto di nascita della famiglia e reciproco impegno di fronte alla società; - Accettazione reciproca: capacità di vedere il coniuge non come qualcuno che limita il rapporto ma che lo valorizza e lo rende unico e completo;- Adesione spirituale: ricerca della Verità e di quei valori sui quali orientare le proprie azioni per realizzare un progetto di vita comune; - Condivisione: capacità di mettere in comune tutti gli aspetti della vita per realizzare l’unione tra i componenti della famiglia; - Amore coniugale: capacità di donare se stessi all’altro/a in piena libertà, senza costrizioni economiche o sociali;- Fedeltà: esclusività e unicità del rapporto coniugale;Indissolubilità: segno indelebile dell’amore nella vita dei coniugi; - Fecondità: apertura alla vita come realizzazione dell’amore coniugale non fine a se stesso; - Impegno: l’amore non può mai essere dato per scontato; per esistere ha bisogno di essere alimentato perché l’amore non è già fatto, si fa. Famiglia come Istituzione Sociale - Accoglienza: capacità di accettare un nuovo componente della famiglia sia esso figlio, naturale, adottivo o affidato, genitore, diversamente abile o straniero - Solidarietà: capacità di farsi carico dei problemi di tutti i componenti della famiglia e della società;- Fraternità: capacità di elaborare rapporti interpersonali basati sull’uguaglianza e sull’amore reciproco;- Dialogo: capacità di relazionarsi fra diversi (uomo-donna, genitori-figli, giovanianziani) cogliendo nell’altro una unicità di incontro; - Servizio: capacità di mettersi a disposizione degli altri per la realizzazione di obiettivi individuali e collettivi. Famiglia come soggetto per la crescita del bene comune - Generare: capacità di dare la vita a nuovi cittadini; - Educare: capacità di trasmettere i valori della convivenza civile, della appartenenza ad un popolo e del rispetto della legalità; - Formare: capacità di crescere nuovi cittadini a servizio dello sviluppo economico, sociale, culturale e morale della società.


8 7 Settembre 2013

Locr L’omelia dell’Arcivescovo Morosini a Polsi -

La continuità del cammino

Polsi, faro di speranza per

GIOVANNI LUCÀ

Prepariamo queste pagine quando ancora monsignor Giuseppe Fiorini Morosini non si è congedato dalla diocesi di Locri-Gerace; non conosciamo cosa ci dirà nel suo saluto finale, non conosciamo cosa sarà detto a lui da quanti prenderanno la parola. Ne daremo conto sul prossimo numero. Sono passati poco più di cinque anni da quel 7 giugno del 2008, che ha segnato l’ingresso a Locri del vescovo paolano. Paolano perché di Paola e perché figlio di san Francesco. Parafrasando il profeta Osea, aveva iniziato il suo intervento con una domanda impegnativa: “che dovrò fare per te, Chiesa santa di Dio, che sei in Locri-Gerace?”; nelle parole che seguirono di fatto c’era già la risposta. Se non proprio cosa avrebbe fatto, almeno aveva spiegato come l’avrebbe fatto; il metodo veniva delineato con chiarezza. Un metodo sicuro: vivere nella fede del figlio di Dio (è scritto nel suo motto), vivere sulla sequela di Cristo. “Fede e sequela di Cristo –aveva detto- riescono a cambiare la società”. Ed allora, se dovessimo cercare anche noi una risposta a quella domanda iniziale, viene facile rispondere che, testimoniando la fede, l’ha proposta alla gente della Locride “come speranza di vita, non solo quella eterna, ma anche quella temporale”. In questi cinque anni abbiamo visto rispettata la promessa fatta al suo ingresso: “Sono qui in mezzo a voi, allora, per confermarvi in questa fede, camminando con voi; con voi sperimentando la fatica di tale cammino”. Un cammino legato alla speranza, perché chi si mette in viaggio, chi guarda avanti è animato per forza dalla speranza. Ma anche un cammino condiviso, che è avanzato, se pur con fatica, lungo un percorso già avviato da anni. E questo cammino, nella continuità, in futuro legherà il precedente a quello che la comunità diocesana dovrà ancora percorrere. Proprio per questo, proprio perché la Chiesa di LocriGerace è chiamata a proseguire la sua strada, diventa riduttivo dire in questi anni il vescovo ha fatto questo e ha fatto quest’altro. In un campo, in un frutteto, in un orto che passano da una mano all’altra, chi arriva inizialmente raccoglie quanto seminato da altri, in seguito lascerà che altri raccolgano quanto seminato da lui che parte. Chi beneficerà dei frutti sarà, però, tutta la comunità. E il frutto più bello che monsignor Giuseppe Fiorini Morosini lascerà alla gente di Locri-Gerace è racchiuso in quell’invito costante “alla conversione del cuore e alla riconciliazione con Dio”. Spetta a chi rimane il compito di farlo maturare per bene.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata nella S.Messa dell’ultima Festa di Polsi da Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Eletto dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova

Carissimi fratelli, Sono passati cinque anni dal mio primo arrivo a Polsi nel luglio 2008, ed è ancora forte e viva l’esperienza spirituale vissuta in questo luogo santo, accresciuta ogni anno nella celebrazione del 2 settembre, in occasione della festa, che ho celebrato sempre con tanto amore verso la Vergine e con tanta commozione vedendo lo spettacolo di fede al quale si assiste. Pensate con quali sentimenti oggi io possa celebrare questa santa Messa, sapendo che è l’ultima volta che celebro come Vescovo di Locri-Gerace e come Abate di questo santuario. Tra qualche giorno inizierò il mio servizio di vescovo a Reggio Cal. E l’esperienza di questi cinque anni sarà solo un dolce e piacevole ricordo; ogni volta che ritornerò, sarò un pellegrino come tutti voi.

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l pensiero della fede della gente attraversò il mio animo e il mio cuore durante quella celebrazione. Ha segnato questo luogo per sempre, la fede di un popolo che per centinaia e centinaia d’anni è venuto qui, affrontando ogni sacrificio, per fare, per mezzo della Vergine Maria, un’esperienza forte di Dio ed entrare in comunione con lui. E’ questa fede il grande tesoro di Polsi; è su questa fede che bisogna ritornare; è a questa fede che bisogna aggrapparsi quando vogliamo coltivare la speranza per il nostro futuro; è questa fede che apre orizzonti di speranza per il nostro futuro. Polsi faro di speranza per il futuro della nostra terra: della Locride e della Calabria intera. Polsi come arma di speranza per non soccombere dinanzi ai mali endemici della nostra terra, ma per sconfiggerli. Se ho iniziato il mio ministero di Vescovo in questa valle segnalando la fede come forza spirituale, chiudo questo mio servizio pastorale indicando in Polsi l’arma della speranza per credere

che il male sarà sconfitto. La speranza nasce dai contenuti di questa festa della Madonna della montagna e dai testi biblici che abbiamo letto. Qui a Polsi da sempre la Madonna è venerata liturgicamente come la Madre del divin Pastore, che specifica in un certo senso che la montagna è luogo di pascolo. Il riferimento è all’immagine usata sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento per esprimere la preoccupazione di Dio nei confronti dell’uomo. Pertanto la fede mariana qui a Polsi è espressa attraverso questo titolo, che ci presenta la missione di Gesù buon Pastore, così come egli l’ha descritta seguendo il testo di Ezechiele. La fede del popolo, nell’attribuire a Maria questo titolo in questo luogo, ha sempre creduto che Maria a Polsi ci ottiene quanto Gesù ha espresso nei nostri confronti con il titolo di buon Pastore, che lui stesso si è attribuito. La prima Lettura, presa dal profeta Ezechiele ci presenta le caratteristiche della figura del buon Pastore, che Gesù riprende poi nel Vangelo. Dio allora è colui che cerca l’uomo, per prendersene cura. Egli passa in rassegna le pecore, nel senso che le conosce singolarmente e personalmente. Porta ad unità nei momenti difficili. Il luogo ove egli raduna le pecore è luogo di pace, di felicità, di serenità. Va in cerca di quella perduta e smarrita e cura quella malata, offrendoci così l’immagine di un pastore ricco di misericordia e di perdono, che non gode della morte del peccatore, ma che si converte e viva. Non sappiamo chi abbia dato questo titolo alla Madonna venerata a Polsi; certamente chi lo ha fatto ha saputo sintetizzare quanto Polsi ha sempre donato e dona anche oggi ai fedeli che qui confluiscono: la certezza di accompagnati con amore paterno da parte di Dio. Il Vangelo ci ha ricordato che Gesù ha lasciato Maria come madre dell’umanità. In quanto tale Ella continua a mediare per ognuno di noi i doni che Gesù ci ha ottenuti con il sacrificio della Croce. La cura del pastore nei confronti del gregge, che Gesù ha attribuito a sé, è passata alla Madre, e quanto è avvenuto alle nozze di Cana è il segno concreto di questa previdente cura

materna, fissata in modo indelebile nel Vangelo a conferma di quanto i Padri della Chiesa e la teologia hanno scritto sul colloquio tra Gesù e Maria ai piedi della Croce. Maria così appare a noi come Divina Pastora accanto al Figlio Divin Pastore. E non è mancato chi, lungo i secoli, ha invocato Maria con questo titolo. Madre e Figlio uniti assieme nella missione di prendersi cura del genere umano per portarlo a salvezza. Qui noi impariamo la grande lezione di fede che Dio non ci abbandona; qui viene a noi rivelato il volto materno di Dio; qui viene coltivata la speranza che il male può essere sconfitto; qui capiamo meglio la parola del Signore: Misericordia io voglio e non sacrificio. Non sono venuto a chiamare i giusti a conversione, ma i peccatori. Fratelli carissimi, tenete sempre salda questa fede; tenete sempre vivo l’amore per questo Santuario. Non temete le voci che si odono attorno ad esso e su di esso. Sono voci di persone che non conoscono e soprattutto non vivono la fede, che non hanno mai coltivato il sentimento religioso. Lasciate che parlino. Ricordate le parole del Signore per bocca di Geremia: Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti.

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iei cari, a conclusione del mio servizio pastorale come Vescovo di questa Chiesa di Locri-Gerace e come Abate di questo Santuario non posso non dire l’ultima mia parola sul fatto che in tutti questi anni la festa del 2 settembre a Polsi è stata sempre occasione perché si riproponesse il tema del rapporto Polsi-Ndrangheta. Avevo fatto il proposito a me stesso di non parlarne quest’anno; ma il mio trasferimento a Reggio Cal. mi ha fatto mutare opinione. Contingenze storiche dell’ultimo secolo hanno unito questo Santuario al triste feno-

meno della criminalità organizzata, per cui sciaguratamente la Madonna di Polsi viene definita come la Madonna dell’ndrangheta. Tanta gente, che non ha la sensibilità del sacro e la delicatezza di una fede vera, ricama sopra questa triste realtà, costruendoci castelli di assurda connivenza della Chiesa con la criminalità organizzata che non vuole demolire. Ma la nostra fede, la nostra preghiera, la nostra invitta speranza non si piegano ad hanno l’ardire di credere che proprio da questo Santuario partirà quel segnale atteso di vittoria sulla mala pianta, la malavita organizzata, che qui la si vuole associata alla pietà popolare e alla fede religiosa.


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7 Settembre 2013

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La sobrietà di vita - La consegna delle armi

il futuro della nostra terra ranza si realizzi. Siamo forti delle parole di Paolo: Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, follia per i pagani; Per noi, però, la predicazione di Gesù morto e risorto è potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. E la sapienza di Dio ci insegna che il male si annida nel cuore dell’uomo e perciò bisogna partire dall’educazione del cuore per risolvere il problema della ‘ndrangheta. La Chiesa in tal senso è sulla breccia.

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iei cari, le parole di S. Paolo sulla contrapposizione tra sapienza umana e divina hanno sostenuto i martiri di tutti i tempi, che hanno sfidato la morte per dare testimonianza a questa sapienza. Gli apostoli che hanno oltrepassato gli oceani per predicarla; i pensatori che hanno contrastato lungo i secoli la sapienza di questo mondo con l’affermazione della sapienza del Vangelo. Essa sosterrà anche noi in questo impegno morale, sociale e politico di sconfiggere la criminalità organizzata. Cristo nel momento cruciale della sua vita, la crocifissione, è stato insultato

Una vittoria, però, non nel segno del giustizialismo tanto caro alla cultura dominante, ma nel segno della conversione, della riconciliazione e del perdono, che appartengono alla nostra fede e cultura religiosa. Ancora una volta le Vergine, Divina Pastora, compirà la sua missione materna, offrendoci il volto amorevole del buon Pastore, che va in cerca della pecorella smarrita. Deve essere un impegno per tutti i fedeli che vengono qui a Polsi: invocare la Vergine affinché, come il Figlio e con il Figlio, buon pastore, ella vada in cerca della pecorella smarrita, raduni le persone disperse nei labirinti del male, curi i malati della vita che hanno perso la forza del bene. Sono certo che i sapienti di questo mondo rideranno di questa mia fiducia, che giudicheranno ingenua, infantile, da sognatore illuso, essi che credono solo nella forza della repressione e della condanna. E quanto più grande sarà la loro commiserazione nei nostri confronti, tanto più forte sarà la nostra speranza, la nostra preghiera, il nostro impegno perché la spe-

e deriso come un fallito; ma poi ha vinto con la sua risurrezione. Sarà così anche per noi. Vinceremo con la forza della nostra fede. Proprio perché ho fiducia in questa forza trasformante che viene dalla fede operosa, io oggi, a conclusione del mio servizio di Vescovo in questa Chiesa di Locri-Gerace, oso lanciare l’ultimo estremo appello a coloro i quali con il cambiamento del loro cuore possono rendere attuale la sconfitta della mala pianta. A voi suggerisco due impegni morali, che sono forza dirompente di liberazione dal male.

1. La sobrietà di vita, tenendo fisso lo sguardo verso la vita futura che ci attende Le persone aderiscono alle associazioni criminali perché presi dalla smania insana di godersi la vita senza grande sforzo. Se ciò è vero per i capi, lo è meno, o non lo è proprio,

per la manovalanza, che rimane sempre subalterna e misera. Ecco perché la produzione e lo spaccio di droga, ecco le tangenti, ecco l’usura anche tra parenti, ecco le intimidazioni contro chi non si sottomette, ecco gli omicidi, ecco la diffusione del gioco.

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a ciò, lo sappiamo, è un miraggio. Si può arrivare anche a costruire un impero economico con il male, ma prima o poi esso crolla, ci sarà sempre la buccia di banana ove si scivola. E se anche la si fa franca in questo mondo, c’è l’aldilà che ci attende, dove nulla ci possiamo portare e dove il faccia a faccia con la giustizia di Dio sarà senza sconti. Se consideriamo i mali che seguono al crollo di questo castello di carta costruito nel male e con il male, c’è da rabbrividire e nello stesso tempo da rinsavire. * Beni che vengono confiscati: quanta disperazione ho raccolto in questi anni per chi dall’oggi al domani si è trovato con la propria famiglia senza neanche un luogo ove abitare, lasciando ville e costruzioni di lusso, magari distrutte per vendetta prima di abbandonarle. * Famiglie divise e nell’affanno; figli che crescono senza i genitori o senza uno dei due; genitori che non vedono crescere i figli; viaggi impossibili dall’un capo all’altro d’Italia per una fugace visita mensile dei propri cari in carcere; processi infiniti con consumo di denaro. * Famiglie rovinate dalla smania del gioco con puntate che fanno rabbrividire. Persone che dilapidano patrimoni e gettano nella miseria i propri figli, aprendosi così la strada alla criminalità. Basterebbe considerare solo questi mali per acquisire saggezza e decidere di convertirsi dal male e costruire così il proprio benessere e il proprio futuro nella legalità, contentandosi del poco, ma con la sicurezza di assaporare certe gioie, che sono essenziali perché la vita sia degna di questo nome. Lo Stato però aiuti in tal senso, donando il lavoro necessario e creando condizioni di vita basate sulla giustizia, riducendo gli squilibri sociali, spesso alla base della ricerca spasmodica dei beni terreni. Trovi anche i modi come aiutare le

persone, che, rientrando in se stesse, dopo aver commesso questi errori, vogliono ricominciare un cammino diverso. Il Santuario di Polsi per quella storia di fede basata sul pellegrinaggio delle carovane, che affrontavano mille sacrifici per giungere in questo luogo, ove respirare la presenza di Dio e cercare già in questa terra la comunione con lui, a costo anche di innumerevoli sacrifici, contribuirà a creare le premesse di questo futuro nuovo che la Locride e la Calabria tutta spera e attende. Il sacrificio di tanta gente del passato e del presente prima o poi otterranno da Dio il dono di una rappacificazione e la vittoria sulla criminalità organizzata.

2. La consegna o distruzione delle armi E’ l’altro valore morale, che vi propongo come passo sicuro verso la vittoria della malavita organizzata. In nome di Dio e della Vergine deponete le armi; consegnatele, distruggetele, non ne comprate di nuove. Non sono le armi che danno pace; esse producono guerra, morte, distruzione. Non è un equilibrio di paura che dà la pace.

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anti di voi nel passato avete vissuto sulla vostra pelle la tragedia delle faide, con morti dolorose, paure e angosce inenarrabili, fughe dai propri paesi. E’ proprio questa triste esperienza a spingere oggi a una visione di vita diversa. Se uno possiede un’arma prima o poi la adopera, con le conseguenze che possiamo immaginare. Se potessi raccontarvi la disperazione raccolta in carcere da parte di alcuni che in momenti di rabbia, possedendo in tasca o a casa un’arma, l’hanno poi utilizzata. Quante lacrime asciugate, quanti pentimenti ormai tardivi. Mi ripetevano con la disperazione nel cuore: se non avessi avuto quell’arma… maledetto quel giorno che l’ho comprata o me l’hanno regalata… Pensieri inutili, perché il dramma si era già consumato. Il prestigio personale e il rispetto non si guadagna portando un’arma in tasca per minacciare all’occorrenza chi non ci permette di fare i nostri comodi, senza il rispetto della legge.

Per questo l’appello urgente a chi possiede armi: liberatevene. Lo dico soprattutto a voi giovani: liberatevene, non desideratele. Genitori vigilate; mamme e mogli intervenite finché siete in tempo. Non comprate neanche armi-giocattoli ai vostri figli; se lo avete fatto, distruggeteli: essi sono una silenziosa educazione alla violenza. La vallata meravigliosa di Polsi, se guardata con gli occhi innocenti e incantati di chi ama la natura e da essa si innalza verso Dio, è il segno di questa pace e libertà interiore che nulla teme e che fonda la propria sicurezza in Dio. Del resto qual era il significato del pellegrinaggio a Polsi, se non quello di trovare la sicurezza e la pace, che solo Dio può dare? Ecco perché io ho fiducia che il pellegrinaggio a Polsi indurrà tanta gente a convincersi che la pace e la tranquillità, sia quella personale che di quella della propria famiglia, non si costruiscono sulle armi, ma sull’abbandono fiducioso in Dio e sull’osservanza delle leggi. Le numerose faide consumatesi in questa nostra terra di Calabria ne sono un segno eloquente e incontrovertibile. Fedeli, preghiamo la Madonna perché faccia questo miracolo per tutti coloro che credono ancora sulla necessità di tenere armi in casa. Lei Regina della pace, ci risponderà portandoci a Gesù, re della pace. Egli ha usato una sola arma: l’amore.

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arissimi, con questo estremo appello mi congedo da voi e da questo Santuario, che ho amato e ho fatto di tutto perché ne fosse riscoperta la profonda religiosità e la lunga tradizione di fede. Lascio sulle pareti del presbiterio della Chiesa, come ricordo, quattro tele che parlano della misericordia di Dio. Resistendo ad ogni pressione esterna e alla gogna mediatica alla quale alcuni sulla stampa pensavano di mettermi, ma fondandomi sulla verità del Vangelo, ho parlato in questo Santuario di fede, di riconciliazione, di conversione e di perdono, per tutti. Ribadisco, per tutti, nessuno escluso, anche per gli aderenti alla ‘ndrangheta, se decisi ad intraprendere un percorso di conversione. Se qualcuno pensava o sperava in un mio ripensamento, si è sbagliato. La verità del Vangelo non si può abbandonare. Quelle tele parleranno sempre del messaggio della misericordia e del perdono, che non è mio, ma di Gesù. Saranno un invito a considerare il mistero grande della nostra fede: quella in un Dio che nella croce del Figlio Gesù ci ha dato la prova più grande dell’amore e della misericordia; la fede in Gesù, che, stando sulla croce, con le braccia allargate, ha proferite le parole più belle: Padre perdona loro; la fede in Maria che accolse come figli quegli uomini che le avevano crocifisso il Figlio. Sia così sempre: amore voglio, non sacrificio. Sia questa la missione e la speranza di questo Santuario. Amen


10 7 Settembre 2013

Pime Si è svolto dall’8 al 18 agosto a Reggio Calabria

PIME, la meravigliosa esperienza del Campo di animazione missionaria di strada

CINZIA SGRECCIA

Trenta giovani (con gli educatori) da tutta Italia al ritmo rap di “Questa è la Missione ..the winner [il vincitore] sei tu…; al buio… rispondiamo con un sacco di Luce” hanno animato le piazze di Melito P.S., Reggio Calabria e Cannitello coinvolgendo i numerosi presenti. E’ il campo di animazione missionaria di strada del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), il primo realizzato in Calabria , curato da p. Giovanni Tulino, suor Chiara Colombo e p. Marcelo F. Don Santos.

multinazionali. Il suo testamento, esposto, cita ”praticare la giustizia, coltivare l’amore per la pietà e camminare umilmente con il tuo Dio” (Mi 6,8). Gli spettacoli, molto coinvolgenti, prevedevano numeri di giocoleria, acrobazie, balli sociali di gruppo, mimi seri e comici, la

il mandato missionario durante una veglia di preghiera, con la consegna della maglietta del PIME e la crocetta in legno. Da questa esperienza i giovani tornano carichi, superano le loro paure e le insicurezze, si mettono in gioco in prima persona… ‘mettendoci la faccia’”.

Bisogna scendere per le strade e portare la vita agli altri, far crescere la vita dentro di noi, come Lei. E così nascono misericordia e il perdono. L’INCONTRO è quello vero con Dio, con noi e con gli altri. Il cristiano ha incontrato l’amore e quindi lo può donare, facendosi compagno di strada

“Vale la pena -sostiene- investire nella ricerca spirituale di Dio, …è una esperienza che segna, per annunciare Gesù, in missione, con coraggio, senza distaccarsi dalla vita di ogni giorno”. PHONGPHAN WONGARSA Proviene da: Tailandia, Ban-

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ncontriamo il gruppo nella struttura presso la Capannina, nella quale sono ospiti, qualche ora prima dello spettacolo serale di Melito P.S. . P. Giovanni, coordinatore nazionale del PIME giovani, spiega: “Obiettivo del campo è incontrare il volto di una Chiesa che esce in piazza, al di fuori delle mura delle chiese, coinvolgendo e formando i giovani per far sapere che c’è un Dio che accoglie tutti, credenti e non”. Ai giovani, in cerchio, spiega che “non è importante il numero dei presenti, ma portare l’annuncio e testimoniarlo nella vita di ogni giorno” offrendo il massimo di sé. Il campo si è svolto in due momenti: dall’8 al 14 formazione dei giovani in sede, approfondendo e confrontandosi sui testimoni del nostro tempo: quest’anno don Pino Puglisi (assassinato nel 1993

testimonianza personale di un missionario\a del PIME e anche di Mons. Claudio Roberti (sacerdote Fidei donum di Reggio Calabria in missione in Madagascar dal 1986 fino allo scorso anno) durante la serata a Cannitello. L’altro gruppo, guidato da suor Chiara Colombo e altri mis-

Il pensiero di Suor Chiara Durante la funzione religiosa della prima uscita cinque teli colorati vengono deposti ai piedi dell’altare dai giovani missionari insieme al mappamondo a rappre-

senza imporsi. A fine messa p. Giovanni spiega che la missione è accoglienza, diversità che caratterizza ciascuno di noi che abbiamo visi, speranze e difficoltà diverse. La missione è annunciare con gioia il Signore. Invita infine i presenti alla serata in piazza.

gKok ANNI: 28 STUDI: Seminarista del PIME A Bangkok ha conosciuto la comunità del Pime, che si occupa di bambini orfani. L’esperienza positiva l’ha portato, attraverso un sacerdote, a trasferirsi a Bologna nel 2007 per proseguire gli studi come sacerdote missionario. Alla fine del corso ritornerà in Tailandia.“Per me,dice,[ l’occidente] è un altro mondo: la lingua, la cultura, il cibo, tutto è diverso. La diversità esiste, ma “la bellezza è essere uniti nella diversità” SAMUELE FORNELLI Proviene da: Pessano con Bornago (MI) ANNI: 17 STUDI: IV anno Liceo scientifico E’ il secondo anno che partecipa al campo. Il testimone che lo ha colpito di più è don Pino Puglisi per il coraggio di mettersi contro persone pericolose, più forti di lui pur di raggiungere l’obiettivo, senza aver paura.

a Palermo, beatificato il 25 maggio 2013)- legalità, Roger Freire Louis Schutz (comunità di Taizè) - la fratellanza, suor Dorothy Schutz – la salvaguardia del creato. Dal 14 al 18 agosto sono stati realizzati tre spettacoli a Melito P.S. , sul lungomare di Reggio Calabria e a Cannitello e parallelamente agli spettacoli si è tenuta l’adorazione eucaristica in tre chiese. Gli spettacoli sono stati realizzati da un gruppo guidato da p. Giovanni e p. Marcelo, dedicando un angolo alla Mostra informativa sul Pime e i missionari martiri: quest’anno p. Fausto Tentorio, ucciso nel 2011 per difendere i diritti della popolazione dell’isola di Mindanao (Filippine) contro le

sionari, ha animato l’Adorazione notturna in tre Chiese vicine: Chiesa di Maria SS. Immacolata in Piazza Concezione, a Melito P.S.; Chiesa S. Giorgio al Corso, a Reggio Calabria; Chiesa di Maria SS di Porto Salvo, Cannitello, grazie alla disponibilità rispettivamente dei sacerdoti Benvenuto Malara, Antonio Santoro e p. Antonio Carfì. Alla fine degli spettacoli tutti si sono spostati nelle rispettive chiese per concludere la serata in silenzio davanti al Santissimo. Suor Chiara spiega che il carisma missionario del PIME è uscire dalle mura per incontrare i popoli e vivere quest’incontro con Dio, che ci fa Figli”. Il campo è anche esperienza di preghiera, di ricerca per i giovani. La sera precedente la prima uscita in piazza ricevono

sentare i cinque continenti. Durante la S. messa il lezionario viene portato in processione tra due palme al ritmo di un tipico canto brasiliano in portoghese. Vengono offerti in dono i sandali, simbolo del cammino in missione del cristiano, il pane e il vino, la crocetta in legno con la maglietta PIME donata ai giovani come sigillo del mandato missionario. Un tamburo africano ritma i canti. P. Marcelo concelebra la funzione. L’omelia, con grande sorpresa, viene pronunciata da Suor Chiara, la quale spiega che il MOVIMENTO, il dinamismo caratterizza la B.V. Maria e La porta a custodire la VITA, che anche noi dobbiamo proteggere da ciò che la minaccia, senza aver paura.

I giovani e le risonanze E’ stato chiesto a qualcuno dei giovani che hanno realizzato il campo PIME cosa ne pensa dell’esperienza. Ecco i loro profili e il loro pensiero. MIRIAM COLOMBO Proviene da: Bellusco (prov.Monza Brianza) STUDI: Diploma Liceo scientifico , si iscriverà all’Università in Medicina. Il campo si è rivelato una esperienza completa di servizio, preghiera e confronto con i temi attuali. Freire Roger l’ha colpita particolarmente per il concetto di fratellanza e unione tra i popoli.

ANNA ILLIANO Proviene da: BACOLI (NA) ANNI: 24 STUDI: LAUREA IN CHIMICA, iscritta alla SPECIALISTICA Primo campo nel 2006. Da tre anni collabora con P. Giovanni. “Il campo è un incontro tra culture diverse, ad esempio, tra Nord e Sud Italia. Questa esperienza aiuta a comprendersi maggiormente. I rapporti creati non vanno persi, si forma una rete di relazioni non superficiali in tutta Italia”. La personalità che l’ha colpita maggiormente è Freire Roger: il suo impegno durante la seconda guerra mondiale è stato importante per non emarginare alcune categorie di persone [rifugiati e profughi ebrei o agnostici, ecc] . FILOMENA NATALINO Proviene da: Bacoli (NA) ANNI: 19 Aveva rifiutato precedentemente di iscriversi al campo. Nel 2010 l’invito di p. Giovanni a partecipare all’esperienza in Puglia l’ha entusiasmata. Successivamente, alla ricerca di senso, è partita

per il Bangladesh, per 28 giorni, presso le suore del PIME tra i malati di lebbra. Questa esperienza le ha ‘ribaltato’ il senso della vita, le è servita a ‘vedere tutto da un altro punto di vista’. Ha ricevuto più di quanto lei abbia donato. Per Filomena la figura più interessante è stata quella di don Pino Puglisi e le sue parole [pronunciate anche da M.L.King nel 1963] :“ Io non ho paura delle parole dei violenti ma del silenzio degli onesti”. “Lui- sostiene - non si è abbattuto di fronte a nulla e si è affidato totalmente al Signore”. Per quanto riguarda lo spettacolo afferma che “noi ragazzi ci mettiamo il cuore … bisogna mettersi in gioco in prima persona”. MICHELA GUERCIO Proviene da: Laurino (Salerno) ANNI: quasi 20 STUDI: iscritta all’Università in Lingue Il messaggio di Michela per i giovani è di “non fermarsi alle apparenze…è importante scoprire cosa una persona ha veramente nel cuore al di là dell’aspetto fisico”. L’esperienza del campo le ha insegnato che esiste una opportunità per tutti, ma “bisogna crederci con il cuore”. Spera che allo spettacolo “ ci si diverta molto insieme e che le persone possano rendersi conto che ci si sta impegnando per costruire un mondo migliore”. Come gruppo “abbiamo lavorato in maniera ‘serrata’…”. La personalità più coinvolgente per lei è Dorothy Schutz, che si è battuta per difendere anche la natura. “Dio in fondo ha creato prima il creato e poi l’uomo e noi abbiamo la responsabilità di salvaguardare l’ambiente, perché il pianeta è la casa, nella quale la famiglia umana deve vivere senza distinzioni di lingua o razza”. P. MARCELO brasiliano, 28 anni, ha scoperto la sua vocazione tramite i missionari del PIME in Brasile: grazie a loro ha potuto approfondire gli studi in Italia e oggi è sacerdote. Il suo desiderio è “andare in missione, ma quando sarà volontà di Dio”. Per ora si impegna con il PIME a Treviso, in Veneto in attesa della partenza. SASHA, uno dei giovani del campo, durante le uscite in piazza, ha fatto amicizia con un ragazzo musulmano venuto a partecipare alle serate più volte. Si sono salutati con un’ batti cinque’. Molti bambini, anche di altre culture, invitati a danzare insieme ai giovani del PIME, si sono lasciati coinvolgere subito con gioia, più degli adulti, nonostante non conoscessero i passi; tutti volevano danzare il ‘passo della …Luce’. A fine spettacolo, prima di concludere la serata in chiesa, i presenti sono stati invitati a formare, sotto il cielo stellato, un grande cerchio intorno alle lunghissime strisce di colore dei cinque continenti e alle bandiere di tutto il mondo, in un abbraccio globale, mentre un mappamondo gigante veniva passato da una persona all’altra come a dire che il mondo appartiene a tutti noi,… insieme (al di là del credo, della cultura o etnia),… figli dell’unico Padre, chiamati a custodire sia la famiglia umana nei suoi diversi colori, sia il pianeta Terra, casa di questa famiglia. E insieme, …se ci crediamo, possiamo! Ulteriori info all’indirizzo facebook UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO REGGIO CALABRIA


Nuovi Parroci

7 Settembre 2013

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Don Franco Saraceno Parroco a Villa S. Giuseppe

Un Pastore in cammino davanti e con il gregge... PALMA ARANITI

clima di vera comunione cristiana. Questa comunione dovrà realizzarsi certamente dentro il tempio e, prima ancora di tutto, attorno all’Eucaristia, ma poi dovrà portarsi fuori dal tempio, insieme parroco e popolo, in missione lungo la strada, per raggiungere - come spesso ci ricorda Papa Francesco - le periferie, i più bisognosi (in tutti i sensi, non solo dal punto di vista economico…), le pecorelle smarrite. Un semplice rinfresco subito dopo la Santa Messa e tanti sorrisi hanno concluso questa giornata indimenticabile per Villa San Giuseppe.

Una comunità parrocchiale emozionata è quella di Villa San Giuseppe-Pettogallico, che domenica 11 agosto 2013 alle ore 10.00 ha accolto il suo nuovo parroco don Francesco Saraceno. Era infatti dal lontano gennaio 1991, con la morte dell’ultimo parroco don Rossetti, che la comunità non aveva un pastore, ma solo amministratori parrocchiali ed usufruiva del servizio missionario dei Padri Saveriani del Santuario Madonna della Grazia di Gallico Superiore. Don Francesco lascia la comunità parrocchiale di Sambatello-Diminniti, che ha servito con amore, impegno e dedizione negli ultimi 16 anni.

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opo la presentazione di rito del nuovo parroco da parte del Vicario Generale Mons. Antonino Iachino e dopo il saluto da parte di un rappresentante della comunità, don Francesco Saraceno ha preso a sua volta la parola, salutando il suo nuovo gregge e, richiamando la figura del Santo patrono della parrocchia, ha sottolineato l’importanza del prendersene cura e del custodirlo, esattamente come fece S. Giuseppe con la sua sposa, la Vergine Maria. Non è mancata da parte di don Francesco la richiesta di preghiere in suo favore ed a sostegno del suo operato futuro, che vorrà svolgere ovviamente senza trascurare nessuno, ma curando specialmente i giovani, ai quali pensa già in vista della prossima GMG del 2016. Durante l’omelia, Mons.

DALLA SESTA

Uniti del Soggiorno senza i quali tutto questo non avrebbe avuto valore. Tra tante esperienze che ci troviamo a vivere ve ne sono alcune che colmano di significato la nostra vita. Il Soggiorno Sociale di Cucullaro ha lasciato in ognuno di noi una tale ricchezza di rapporti umani intessuti che non sarà facile dimenticare questi otto giorni trascorsi insieme. Resta il ricordo di tanti volti segnati dal tempo, ciascuno portatore di una propria storia; resta la bellezza di tante emozioni condivise. Ma, soprattutto, quello che rimane è il gusto di tanti sorrisi, lo sguardo di chi sceglie di fare spazio all’altro, l’ascolto di un silenzio che si fa preghiera, il profumo di una carezza che dona fiducia, il tocco di quell’abbraccio che invita a prendere in mano la propria vita per renderla STRAordinaria. Da Cucullaro viene un messaggio ed un monito alla società civile ed alla Chiesa calabrese: con l’esclusione e senza condivisione interpersonale la vita di ciascuno si disumanizza e la giustizia sociale, che non sappia partire proprio dai diritti e dai bisogni profondi degli ultimi, rimarrà solo un’astrazione. *volontaria al Soggiorno Social

Iachino ha invece sottolineato che il parroco governa sì il gregge che Dio gli ha affidato, ma non lo fa da padrone bensì da pastore, appunto perché il parroco non deve portare le proprie idee, i propri pensieri, le

proprie opinioni, bensì La Parola, quella Parola che lui per primo deve accogliere per poi porgerLa adeguatamente agli altri. Ha spiegato inoltre Mons. Iachino che il prendere possesso della “cattedra” rappresenta

simbolicamente questo compito di pre-siedere e guidare il popolo di Dio, questo operare per e con il popolo e non contro il popolo, come pure il popolo deve operare per e con il parroco e non contro il parroco, in un

Padre Carlo Cuccomarino Parroco a Sambatello-Diminniti

Un Pastore che arde dal desiderio di condurre a Cristo Attesa, speranza, gioia, fiducia, curiosità, un velo di tristezza: questi i sentimenti della gente di Sambatello, che potevano leggersi sui volti delle persone Domenica 18 agosto 2013 quando, alle ore 10.00, la Comunità Parrocchiale ha accolto il nuovo parroco, padre Carlo Maria Cuccomarino Protopapa, della Fraternità di Maria Immacolata con sede a Pellegrina di Bagnara. Resasi infatti vacante - dopo ben sedici anni - la sede parrocchiale per il trasferimento del predecessore, don Francesco Saraceno, alla parrocchia di Villa San Giuseppe-Pettogalli-

co, l’Amministratore Diocesano Mons. Vittorio Luigi Mondello non ha voluto lasciare la Parrocchia di Sambatello-Diminniti senza pastore.

Già tutto un programma invece sono state le belle parole di padre Carlo durante l’omelia: prima di tutto il ‘grazie’ al Signore per il dono del sacerdozio e della sua nuova prima parrocchia; poi il desiderio di iniziare la sua attività pastorale nella ‘comunione dei santi’, ricordando dunque tutti i defunti della parrocchia; quindi l’attenzione che intende dare prima di tutto ai bisognosi, nonché agli ammalati, agli anziani e soprattutto ai giovani “perché gli anziani sono la memoria del passato ma i giovani sono il futuro: noi siamo in mezzo e mi arrabbio quando sento che qualcuno se la prende con i giovani, perché essi sono il frutto del nostro albero!”.

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utti i membri della Fraternità ed il Padre Superiore Santo Donato - quest’ultimo in rappresentanza del Vescovo - hanno accompagnato padre Carlo. Dopo il saluto di rito della Comunità Parrocchiale – che si è fin da subito dichiarata disposta a camminare insieme al nuovo parroco, sull’eredità di bene lasciata dal predecessore ma, anche, con tanto desiderio di crescita nella sequela di Cristo -, è stata la volta di padre Santo Donato. Il quale, dopo aver spiegato il perché per il nuovo parroco andrà usato il titolo di ‘padre’ invece del tradizionale ‘don’, ha brevemente presentato la figura di padre Carlo. Di vocazione adulta, laureatosi prima avvocato ed avviato già alla vita professionale, nel mezzo del cammino della sua vita ha sentito forte la chiamata a

I

lasciare tutto per seguire Cristo e lo scorso 29 giugno 2013 ha ricevuto il dono dell’ordinazione sacerdotale. Padre Santo Donato ha poi sottolineato alcune delle tante belle qualità di padre Carlo, anche se quest’ultimo - umilmente e scherzosamente - ha subito dopo risposto che il suo padre confessore avrebbe elencato i suoi tanti difetti!

nfine, ha anticipato di aver preparato un ‘decalogo’ sulla fede, che intende sviluppare nel corso del prossimo anno pastorale, per comprendere la differenza tra ciò che a volte viene considerata ‘fede’ ma che invece ‘fede’ non è ed ha concluso sottolineando la frase iniziale della seconda lettura della liturgia di oggi, che dice chiaramente Chi siamo chiamati a seguire, tutti: “Fratelli, circondati da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede”( Eb 12, 1). Palma Araniti


12 7 Settembre 2013

Nuovi Parroci Don Angelo Battaglia Parroco a Brancaleone

Lo stile del servizio, la gioia della comunione Il 24 agosto scorso alle ore 18,30, nella Chiesa Parrocchiale di San Pietro Apostolo nel comune di Brancaleone, nel corso di una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Mons. Vittorio Luigi Mondello, Amministratore Apostolico della diocesi di Reggio Calabria-Bova, ha avuto luogo il rito per l’inizio del ministero pastorale del nuovo parroco Don Angelo Battaglia.

Gullì e don Davide Imeneo, segretario particolare dell’Arcivescovo Mondello, che ha guidato anche lo svolgersi del sacro rito. All’inizio della concelebrazione eucaristica, Don Leone Stelitano, notaio ad Acta, ha dato lettura della Bolla di nomina datata 1 luglio 2013. È seguito, poi, un affettuoso messaggio augurale al novello parroco di un rappresentante della Parroc-

chia. Nel corso della sua omelia, Mons. Mondello - soffermandosi sul Vangelo del giorno - ha messo in luce l’importanza della salvezza (non “quanti” si salvano, ma “come” si diventa “salvati”, cioè quale é la via per la salvezza: la “porta stretta”). Mons. Mondello ha colto l’occasione per mettere in guardia dalle tante “derive soteriologiche” che spesso portano con-

fusione nella vita della gente. E ha poi offerto una profilo del “Sacerdote” che diventa “Parroco”. Le “qualità” del sacerdote sono certo importanti, ma l’aspetto fondamentale é che il Sacerdote che diventa Parroco sappia che la sua figura non é quella di un “capo indiscusso ed assoluto”, ma quella del “pastore che si pone a servizio di tutta la comunità”. Egli “guida” ser-

Al termine della celebrazione, don Angelo ha rivolto a tutti il suo primo saluto. Dopo aver ringraziato il sindaco e le altre autorità; dopo aver rivolto un lungo e appassionato “grazie” all’arcivescovo Mons. Mondello, del quale ha riassunto in brevi felici espressioni il fecondo ministero episcopale; dopo aver ringraziato i sacerdoti presenti, i suoi cari familiari, i tanti amici laici e religiosi che si sono resi presenti in questo momento della sua vita; e dopo aver richiamato con animo colmo di gratitudine le sue esperienze in mezzo ai fedeli dell’Annunziata e di Diminniti, così si é rivolto ai suoi nuovi parrocchiani di Brancaleone delle parrocchie di Maria SS.ma Addolorata e San Pietro Apostolo.

E ora con il cuore colmo di gratitudine saluto tutti voi delle comunità di “Maria SS. Addolorata” e di “SS. Pietro Apostolo”. Siete da oggi la nuova famiglia che Dio mi affida. Non vi nascondo l’emozione e la trepidazione con la quale vengo in mezzo a voi, e anche qualche piccola preoccupazione. Le esperienze di questi anni mi hanno confermato nella certezza che il Signore mi è accanto, cammina accanto a me e a voi, confortandomi nei momenti difficili, perdonandomi nei momenti di debolezza, correggendomi quando con presunzione percorro strade lontane dal suo Vangelo. La certezza della sua presenza “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” è fonte di serenità e sicurezza. Non nascondo la mia paura ed il senso di inadeguatezza di fronte ad una situazione che non conosco e la preoccupazione di succedere a don Celestino e don Olivier che, in questi anni, hanno offerto il loro servizio in queste comunità.

Erano presenti – assieme ad una moltitudine di fedeli – provenienti, oltre che da Brancaleone, anche dall’Annunziata di Reggio, da Diminniti e dalla parrocchia di Archi Carmine, il sindaco di Brancaleone, avv.Francesco Moio, il Comandante dei Carabinieri, maresciallo Caminiti ed altre autorità. C’erano alcuni confratelli sacerdoti: don Leone Stelitano, don Angelo Iriti, don Giovanni

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Reggio - Il grazie a Don Angelo dai Fedeli dell’Annunziata Permettetemi, nella mia modesta veste di Commissario Arcivescovile, di porgere a nome del nostro Arcivescovo, vostro e mio personale, un ringraziamento grande più di questa Chiesa, al nostro caro e amatissimo Rettore don Angelo Battaglia. Egli, in questi pochi mesi, ci ha dato tutto se stesso. Non si è risparmiato in nulla. Qualche amarezza l’ha pure saputa ingoiare. Ma è talmente maturo che sa condurre bene la barca nel mare della Vita. Non è il momento per ricordare le varie vicende che lo hanno condotto a questa nostra antica e benemerita Congrega intitolata a Maria SS. Immacolata eretta nella Chiesa dell’Annunziata. Gli accordi con l’Arcivescovo erano stati chiari e precisi, ed è anche corretto, da parte nostra, mantenerli. Mi disse: Ti manderemo un giovane in gamba e preparato. Ma non illuderti, starà quanto basta (non più di circa nove mesi) per poi assumere il titolo di parroco nella nostra Diocesi là dove ci sarà più bisogno di Lui. E così è stato. E chi può fiatare parola? I patti sono patti e basta. Non sono permesse recriminazioni. Ed ecco che don Angelo parte per una nuova missione, là dove c’è bisogno di lui. Mi si diceva l’altra sera in questa chiesa: “Dopo che è arrivata una ventata di ossigeno, ora ce la togliete. Perché siete così crudi? Volete che si torni ai tempi passati? Stavamo così bene.

Il saluto di Don Angelo

Siamo ritornati numerosi”. No, non è così, il bello della Chiesa sta nella Comunità in cammino. La Chiesa siamo tutti noi praticanti e credenti che, coinvolti dalla fede e dall’Amore per Cristo, proseguiamo sulla Via tracciataci da Lui stesso. E poi, non vi fa piacere sapere che il nostro don Angelo sarà parroco nell’ultima cittadina (per distanza da Reggio) dell’Arcidiocesi, Brancaleone, e che sarà proprio lui a ricevere il nuovo Arcivescovo di Reggio -Bova? Pensateci bene, non è cosa da poco per un giovane Parroco iniziare la sua missione con il Ben Venuto al suo/nostro Arcivescovo. Egli, se in così poco tempo ha saputo tanto seminare in questa Chiesa e in quella di Diminniti, cosa non farà a Brancaleone. E poi, il fatto stesso che sarà un nostro Figlio a reggere la parrocchia di Brancaleone non vi/ci inorgoglisce? Su via, soffermiamoci sui lati positivi e mettiamo da parte le nostalgie. Riponiamo la nostra fede nella Provvidenza, sono certo che non ci abbandonerà. (Non dimenticate che alle nostre spalle è sorta una bella struttura sociale. Il tempo al tempo e vedrete quante cose positive ci darà questa Chiesa). Per tornare sull’argomento, dopotutto anche il card. Bergoglio ha lasciato i suoi fedeli a Buenos Aires. La tristezza nel veder andare un Antonio Baccellieri segue a pag. 13

vendo. I fedeli, da parte loro, devono offrire la loro piena collaborazione, anch’essi nello spirito del “servizio” e non del desiderio di primeggiare. Mons. Mondello, infine, chiedendo a tutti i fedeli di accogliere con amore il nuovo Parroco, ha accennato anche allo stile con cui vanno vissute le feste patronali e all’importanza soprattutto della “comunione fraterna”, che fa di una parrocchia un’autentica comunità cristiana. Dopo l’omelia dell’Arcivescovo Metropolita il novello Parroco ha proclamato ad alta voce e a nome di tutti la professione di fede. Con la presentazione dei doni la santa Messa è continuata come da rituale. Dopo la preghiera postcommunio D. Battaglia ha rivolto il suo primo saluto alla Comunità (che pubblichiamo a lato); subito dopo il Presule Mondello ha invitato il nuovo Parroco a prendere possesso della Sede Presidenziale dell’Assemblea Liturgica. La concelebrazione si è conclusa con la solenne benedizione finale dell’Arcivescovo accolta dentro una palese gioia dell’intera comunità ecclesiale.

ell’ufficio delle letture di oggi, 24 agosto, san Giovanni Crisostomo, in riferimento alla inadeguatezza degli apostoli del Signore, dice che “Dai mezzi usati da Dio si vede come la stoltezza di Dio sia più saggia della sapienza degli uomini, e come la sua debolezza sia più forte della fortezza umana. Come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? […] – aggiungo io – senza la forza che proviene dalla grazia di Dio (cfr.)”. Chiedo, pertanto, al Signore - nonostante le mie grandi fragilità - di donarmi tale forza e la sensibilità di amare la storia e la vita di questa comunità, soprattutto di appassionarmi alle persone, ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, agli adulti, agli sposi, agli anziani, ai nonni, agli ammalati; preoccupato con Lui e come Lui della loro gioia e della loro salvezza. Finora il Signore mi ha messo accanto persone che con verità mi hanno voluto bene. Dove mi ha mandato mi ha donato fratelli, sorelle, padri, madri, amici secondo quella promessa che ha fatto agli apostoli. Ho fiducia che anche qui continuerà a mantenere la sua promessa. L’affetto e la stima che ho ricevuto sono già una ricompensa, senza misura, alla scelta di seguire Gesù sulla via del sacerdozio. Allo stesso tempo mi ricordano l’impegno ad amare, a donare affetto amicizia e comprensione a chi mi fa incontrare.

E

cco, secondo questo impegno vorrei iniziare il mio servizio qui, tra di voi. Oltre alla pazienza, chiedo a voi tutti che avete voluto condividere questo momento di festa, di pregare per me. Perché la forza che scaturisce dalla preghiera aiuta a superare fatiche e ostacoli che con le nostre sole forze sarebbero per noi invalicabili. La forza della preghiera aiuterà tutti noi a essere comunità secondo il cuore di Gesù. Affido a Maria Vergine Immacolata la vita mia e delle nostre comunità. Lei ci sia di guida sul nostro cammino.


Nuovi Parroci

7 Settembre 2013

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Don Giovanni Gattuso Parroco a Montebello e Masella

Accolto dalla gente come un dono di Dio VINCENZO MALACRINÒ Montebello Jonico – “Mi sento come un bambino che inizia la prima elementare e al suo primo giorno di scuola”. Così parla al popolo di Montebello Jonico e di Masella don Giovanni Gattuso nel giorno del suo insediamento trasferendo ai presenti la voce del cuore, forte e vibrante così come pochi sanno fare. Don Giovanni, alla sua prima nomina di parroco, subentra a don Roberto Aparo, che per

tre anni ha servito le due comunità. Giovane e carico di forza interiore, don Gattuso, riesce a trasferire l’entusiasmo vero di chi è innamorato di Dio. E’ stato il Vicario Generale Mons. Anto-

nino Iachino a segnare il suo ingresso nel paese dell’Antica Grecia. Grande l’emozione che si respirava nella Chiesa dedicata a Maria Santissima della Presentazione (Isòdia) di Montebello Jonico e in quella dei Santi Cosma e Damiano di Masella. Forte e carico di bene il sentimento della gente che non ha fatto altro che apprezzare le parole del giovane parroco. Don Giovanni si definisce il parroco di tutti, giunto in questa porzione di popolo per proclamare la Parola di Dio.

Presenti all’insediamento i sacerdoti della zona pastorale di Melito di Porto Salvo con don Benvenuto Malara in prima linea. Il coro Polifonico dell’Isòdia “don Pietro Polimeni” ha

animato la liturgia. A don Giovanni Gattuso, in offertorio, tra i tanti doni, sono stati portati le chiavi della Canonica e la terra di Montebello Jonico. Due segni importanti per indicare come la gente consegna alla propria guida spirituale l’essenza. “A lei, caro don Giovani, ha detto il rappresentante della Comunità nel saluto iniziale, consegniamo le chiavi di ogni abitazione perché lei non debba mai bussare ma semplicemente entrare. Lei non è un ospite ma

ormai parte integrande della nostra famiglia”. Parole poi, riprese da Mons. Antonino Iachino il quale parlando dell’importanza del sacerdozio si è congratulato con i

fedeli per aver scelto il simbolo delle chiavi quale elemento benevolo per accogliere il proprio parroco. Don Giovanni Gattuso, nel ringraziare l’Arcivescovo Mondello, Mons. Iachino così come anche tutti i sacerdoti e ricordando il nuovo Arcivescovo Fiorini Morosini, ha precisato che sente forte l’urgenza di testimoniare Cristo in ogni ambito con i fedeli. “Le vostre gioie saranno le mie gioie. Le vostre sofferenze, le mie sofferenze. Vi chiedo di farmi il dono grande di condividere con voi quotidianamente e di riconoscermi come la guida che il Signore stesso vi ma messo accanto. Lavoriamo tutti nella vigna del Signore”. Nel suo saluto don Giovanni non si è dimenticato di nessuno tantomeno degli ammalati delle due parrocchie. Poi ha inviato “una carezza ai ragazzi e un invito di speranza ai giovani”. Coraggio, ha detto il giovane parroco, sempre avanti e tutti insieme con fiducia e gioia, nel fare la volontà di Dio, sotto lo sguardo materno di Maria e la protezione dei Santi Cosma e Damiano. Don Giovanni parla e giunge al cuore e la gente non fa altro che apprezzarlo giorno dopo giorno. Quando passa per strada, si ferma, dialoga con la gente e poi come un vero pastore deve fare non si trattiene dall’invito costante alla gente di partecipare alla Santa Messa. “Venite a Messa. Vi aspetto. Ci vediamo domani” ed ancora “ il vostro parroco vi attende.” Un prete modello, semplice e molto sullo stile di Papa Francesco tanto che in poco tempo è

riuscito ad entrare nel cuore di tutti. Dai bambini ai giovani e dagli adulti agli anziani la voce

corale che si ascolta è la stessa tanto da poterla così sintetizzare: “questo sacerdote è veramente una benedizione di Dio”.

DALLA DODICESIMA

Che ne dite? Comunque, poi si vedrà. A lui non mancherà certo, dipenderà dagli impegni parrocchiali. Intanto noi abbiamo buttato l’amo…! Ma ora basta, ringraziamo tutti assieme il due volte Angelo, di nome e di fatto, per come ha saputo gestire la sua missione di Rettore e, mentre ci inginocchiamo per ricevere la sua Benedizione, gli facciamo i migliori Auguri per la sua nuova missione di parroco e per una Vita lunga e ricca di soddisfazioni pastorali. Guardiamo con fiducia in avanti e preghiamo molto per lui e il suo ministero. La Beata Vergine Immacolata ce lo guardi e ce lo assista sempre.

Il grazie nostro amico non manca mai, però è compensata da una grande gioia allorquando il passo del fratello si proietta sempre più in avanti. Bisogna avere la forza di saper accettare. Dopotutto è la legge di Vita. Indubbiamente, non mancheranno le occasioni d’invitare il “parroco” don Angelo a celebrare in questa Chiesa, anzi, se i nuovi suoi impegni lo permetteranno, Egli è già invitato, da questa sera, a celebrare il prossimo triduo dell’Annunziata.

Il ricordo

Don Bruno Nicolini, quel prete ultimo fra gli ultimi

CINZIA SGRECCIA*

Ad un anno dalla morte di Mons. Bruno Nicolini (1927-2012) l’Opera Nomadi di Reggio Calabria ricorda la figura di un grande uomo, amico del popolo rom a cui ha dedicato oltre 50 anni della sua vita. Incaricato di occuparsi di zingari dall’Arcidiocesi di Trento nel 1959, successivamente, nel 1963, fondò nella Diocesi di Bolzano- Bressanone l’Opera Nomadi che dopo qualche anno divenne ente nazionale promuovendo la nascita di Sezioni locali in tutta Italia. Fu chiamato a Roma da papa Paolo VI per occuparsi della pastorale dei Rom e proprio da Roma, nel 1965, organizzò , nello spirito del Concilio Vaticano II, il primo grande incontro europeo tra il popolo rom ed il papa che si tenne a Pomezia. Il suo impegno pastorale fu sempre costante “incarnandolo” e concretizzandolo con quello sociale facendo onore al suo mandato di sacerdote cristiano. Nel giugno del 2011 aveva partecipato con grande gioia all’incontro dei Rom europei con papa Benedetto XVI in San Pietro. Come Presidente dell’Opera Nomadi Nazionale aveva sempre centrato il suo impegno per il popolo Rom mediando fra tre realtà che riteneva fondamentali ai fini dell’inclusione sociale di questi cittadini: le istituzioni, la collettività locale e i Rom.

Negli anni Sessanta mentre la comunità romnì locale reggina soffriva in una favelas nella periferia della città sotto il ponte S. Agata, tre “giganti” facevano convergere le proprie energie per affrontare le gravi problematiche di questa popolazione.Tre pastori, che realizzarono la loro missione a partire dagli ultim:.

Mons. Bruno Nicolini, sempre alla ricerca di soluzioni per una pacifica convivenza tra Rom e società a livello nazionale. Don Lillo Altomonte, padre amato dal popolo Rom reggino, che dal 1958, data della nascita della parrocchia di Modena, S.Pio X, come parroco, iniziò a dedicarsi anche ai rom che gravitavano intorno al territorio parrocchiale, emarginati sotto i ponti delle fiumare. Avendo saputo dell’esperienza di

don Bruno, nel 1965, aderì a questo ente costituendo la Sezione Opera Nomadi di Reggio Calabria. E S.E. Mons. Giovanni Ferro, che si impegnò personalmente a sottoscrivere un personale contributo finanziario per avviare a soluzione il problema degli alloggi della comunità. La collaborazione proficua tra queste tre grandi personalità consentì di

avviare il primo intervento di aiuto organizzato in favore dei Rom di Reggio Calabria. Questo percorso che Don Bruno sviluppò in tutta Italia, è stato alimentato dalla sua stessa intuizione di affiancare alle azioni sociali la ricerca scientifica. Egli realizzò, insieme alla professoressa Mirella Karpati, il «Centro studi zingari», punto di riferimento scientifico per la comprensione della storia e della cultura

del popolo Rom in Europa, che divulgava le sue ricerche attraverso la rivista bimestrale “Lacio drom”. Se oggi abbiamo delle analisi più precise sull’inserimento sociale dei rom e sugli interventi da porre in essere, lo dobbiamo all’operato realizzato da don Bruno. Sotto il profilo umano Mons. Bruno Nicolini, definito “persona affabilissima, dai modi estremamente familiarizzanti”, coniugava l’esperienza maturata nelle gravi problematiche vissute dai cittadini Rom in Italia e nel mondo con la semplicità e l’amore con cui svolgeva la sua opera. Questo gli consentiva di comprendere la persona, sensibilizzare l’opinione pubblica e mettere a punto programmi di promozione sociale, coinvolgendo le istituzioni. Per cinquant’anni si è impegnato per i fratelli rom, facendosi ultimo tra gli ultimi e diventando spesso presenza scomoda per tanti. Non ha cercato e non ha avuto né gloria né onori, ha vissuto da umile prete e

così è morto. Ha concluso la sua esistenza terrena all’età di 85 anni in povertà e con coerenza rispetto alla sua Missione di pastore, ponendosi al servizio del prossimo cercando di “capire meglio per poter aiutare meglio” nel rispetto della cultura dell’altro. Il suo profilo di sacerdote corrisponde pienamente alla figura del buon pastore, indicato da papa Francesco, che realizza la sua Missione, vivendo e prendendosi cura delle “ sue pecore”, umilmente al servizio del suo “gregge”, per servire, non per essere servito (Papa Francesco, Ordinazione di nuovi sacerdoti, 21\04\2013) e … amando fino alla fine. Ciao don Bruno, grazie per quello che hai fatto, per le basi che hai posto per l’aiuto del popolo Rom e per la testimonianza umana e cristiana che ci hai offerto. Veglia su di noi. *Responsabile settore scuola Opera Nomadi di Reggio Calabria


14 7 Settembre 2013

Esperienze Voci e volti dell’Africa

Malawi, il ritorno VALENTINA TAVILLA Malawi, il ritorno. “Dopo tre anni eccoci di nuovo in Malawi, nella terra senza tempo, lontana dal nostro mondo occidentale” ecco quel che ho pensato appena scesa dall’aereo , dopo il lungo viaggio. A Blantyre, il piccolo aeroporto nel sud del Malawi, ci attendeva con gioia un volto noto, Padre Steven, conosciuto tre anni prima. Il ritorno in Malawi era denso di aspettative, pieno di ricordi, era quel desiderio che per anni avevo tenuto stretto nel cuore. Volevo ritornarci, ed eccomi li di nuovo, pronta, insieme alla mia amica Lucia, a vivere una nuova avventura.

ne hanno dei vestiti migliori e delle scarpe, le case iniziano ad essere fatte coi mattoncini rossi e non più solo di paglia. Il progresso si intravede. In aereo non c’erano solo i nostri volti bianchi. Ce n’erano tanti altri. Tanti

volti bianchi quando tre anni addietro c’erano solo volti neri sugli aerei diretti in Malawi. Sarà l’inizio di una nuova fase storica? Le condizioni economiche sembrano migliorate. Non ancora paragonabili a quelle di altri

L’asilo è grande, quattro classi, una saletta per i maestri, bagni ed un’aula magna . Si trova a Chao Loca un posto a 40 minuti dal centro cittadino, immerso nella natura e vicino ad un villaggio. Chiaramente prima

L

a missione era quella di pitturare un asilo costruito dall’Associazione dei nostri amici dottori, la “Clara Travia Cassone Foundation”. Missione quasi impossibile perché avremmo dovuto finire di pitturare l’asilo in due (io e Lucia) entro tempi brevissimi , una settimana, dopo la quale ci sarebbe stato il meritato riposo con una vacanza, ancora da organizzare, in Kenya. L’idea nasceva dall’incontro con il nostro caro amico Vescovo, Padre Thomas Msusa, ormai entrato a far parte delle nostre vite dal 2010. Il mal d’Africa ci spingeva a voler tornare in quei posti avvolti dalle emozioni, ma stavolta volendo far qualcosa di realmente concreto. É così che il 6 agosto inizia il nostro percorso. La strada dall’aeroporto è cambiata, le perso-

volontari, europei, americani con maglie riportanti le scritte di progetti in realizzazione. È strano vedere tutti questi

paesi già sviluppati, ma forse sulla strada del cambiamento. Il popolo in cammino non si è fermato....

della partenza siamo state accuratamente istruite sul da farsi, colori, progetto da realizzare e con la consapevolezza che quel lavoro sarebbe stato concluso e migliorato da chi ci avrebbe raggiunto sul posto. Con parte del materiale, appena giunte in loco eravamo pronte per iniziare. Compagno di “avventura” doc Giulio (in realtà il nome vero è Gozo) aiutante del Vescovo. Chi meglio di lui, che l’anno precedente aveva pitturato insieme a Padre Vincenzo l’asilo di Mangochi, avrebbe potuto sostenerci nell’impresa! Il tempo è corso velocissimo, tra acquisto della pittura e messa in opera, la settimana prevista è volata con grandi risultati... non proprio aderenti al progetto iniziale. L’esperienza ci ha ancora una volta stupite. È come quando fai un viaggio. La meta che raggiungi non è sempre quella prevista, il diario di viaggio che ne resta mostra un segno diverso. L’orario di lavoro previsto dalle 7 alle 17. Di buon mattino, il 7 agosto, perciò, ci siamo recate a Chao Loca insieme a Giulio, pensando di dover fare tutto da soli. Ed invece, la grande sorpresa è stata quella di avere l’aiuto, la complicità e la condivisione della fatica di alcuni uomini del villaggio che per gioco o per amore si son messi al nostro fianco e ci hanno accompagnato. I bambini sono stati il contorno essenziale e la motivazione principale del nostro essere li, e superbamente hanno fatto la loro parte, nel silenzio e nell’attenzione all’osservare i lavoratori (la squadra era composta da 6 persone: Lucia, Giulio, Sabata, Zafit, io e il grande capo- il proprietario della terra sulla quale è stato costruito l’asilo ) e nel canto e con l’allegria della loro presenza i momenti di pausa hanno assunto quel caratteristico e gioioso contesto in cui il tuo mondo

scompare per lasciare il posto a voci e risate , a giochi e canzoni, ad abbracci e corse. Ognuno di noi (lo squadrone) ha scelto liberamente il proprio ruolo e la propria attitudine è venuta fuori provando. Nessuno di noi era pittore, nessuno di noi l’aveva fatto prima, ma posso dire che ne è uscito un bel lavoro di gruppo. Ai rulli un pò tutti, alla rifinitura delle linee Lucia e Giulio. Alla pulizia e rifinitura delle finestre, Zafit. Il pezzo forte di Sabata era la pittura dei muri alti e il ripieno delle parti basse. Io e il grande capo stavamo dove era necessario. Beh, è stato bello, stare tutti insieme nelle stanze a correggerci l’un l’altro nel lavoro, è stato bello portare la “colazione al sacco” per tutti, è stato bello imparare le parole in chichewa, in inglese, in italiano. Uno scambio di parole che passava dalla lingua per arrivare al cuore. La consapevolezza del bisogno gli uni degli altri, senza dover pagare per i servizi resi, ma solo per il forte senso di solidarietà ed unione, hanno fatto il “miracolo”, portando tra l’altro al cambiamento dell’iniziale progetto. Forse ci siamo spinti un po’ troppo nel cambiamento. I colori accesi, i bambini danzanti, le donne felici per l’operato hanno scatenato in tutti noi un’euforica voglia di lasciare un segno evidente dell’unione delle diversità. Due bandiere incrociate, quella del Malawi e quella dell’Italia a simboleggiarla nella grande sala! Quegli stessi bimbi, domani, andranno all’asilo e sbirciando dalla porta dell’aula Magna, si chiederanno il significato di quelle bandiere. .La diversità completa l’unità...! In meno di una settimana quattro classi e l’Aula Magna erano completate. Che gioia per noi, che gioia per loro! Il mondo di Chao Loca è stato emozionante come il primo

viaggio in Malawi. Quella sensazione di benessere e di semplicità era viva come nei miei ricordi, ma ciò che si osservava all’esterno non corrispondeva forse più . Il difficile percorso del progresso passa anche attraverso l’imbruttimento parzialmente evidente delle cose. Non vi è una colpa, se non quella di una strada obbligata. Le cose sono cambiate in Malawi, per certi aspetti in meglio. Per altri, no. Abbiamo conosciuto i ragazzi che “il sogno sotto il baobab” sta mantenendo negli studi . E’ stato emozionante e costruttivo entrare in contatto con coloro che si spera un domani possano diventare le basi del Paese. Ci hanno tuttavia dato uno scorcio della cultura delle famiglie in Malawi, attraverso uno sketch che in maniera molto vera mostra la effettiva difficoltà del progresso. Le famiglie non vogliono mandare i ragazzi a scuola. Le donne non vengono considerate tali se non si sposano. Le donne che non lo fanno sono costrette a combattere contro il pregiudizio del non essere madri. Gli uomini. nella disperata ricerca di un lavoro, preferiscono la consolazione di una birra e le responsabilità, spesso, le lasciano all’incerto domani. Manca forse, per molti, quella volontà di fare un salto, quella volontà di accogliere con forza e gioia l’atteso progresso.

G

uardare una mano tesa fa un certo effetto quando chi la tende tiene gli occhi bassi nella speranza che possa arrivare una mano d’aiuto per un futuro. Diverso è chi tende la mano e ti guarda negli occhi sapendo che quell’aiuto che avrà non sarà utilizzato per guardare avanti, ma solo fino a che non ve ne sarà un altro. Un senso di amaro in bocca quando, come avviene nel nostro mondo occidentale , ti rendi conto che molti si perdono per strada; pochi riescono veramente a trovare la loro, di strada. Con occhi più attenti, e a distanza di anni, quel mondo africano non è poi così lontano dal nostro. I problemi, i disagi, la mancanza di istruzione e la scarsa cultura , come in molte nostre zone cittadine e non, è presente anche lì in quel mondo che fino a qualche anno addietro sembrava fatato. La difficoltà che incontra chi vive lì, e combatte per far crescere un Paese, è da sostenere e appoggiare, pur nella consapevolezza della dura impresa e del non sempre facile risultato. La strada è dura e tortuosa, ma forte è la speranza di ritrovare , tra qualche anno, ancora una volta quello spirito gioioso, allegro e danzante sotto la luce della luna che continua oggi a sorridere in quella parte di emisfero , testimone dell’ineluttabile cambiamento. Popolo in cammino, continua a camminare!


Cronache

7 Settembre 2013

Catona, 3° Meeting religioso estivo in onore di San Francesco di Paola e della gente di mare Il 10 agosto scorso, i Frati Minimi del Santuario di San Francesco di Paola con un meeting hanno voluto ricordare uno dei più grandi miracoli del santo calabrese e precisamente la traversata dello stretto sul mantello. Il 3° meeting religioso è iniziato alle ore 1800, con il trasferimento della statua di San

“Nastro Verde” decorati di Medaglia d’Oro Mauriziana della Calabria, l’Associazione Marinai d’Italia delle Sezioni di Reggio, Villa e Gioia Tauro, l’Unione Ufficiali in congedo di Reggio Calabria, il Comitato “Gente di Mare” di Francavilla Angitola. Moltissimi i fedeli venuti non solo da Catona, ma

ca donata dalla cooperativa sociale “la Voce del Silenzio” di Pizzo Calabro raffigurante San Francesco di Paola nell’atto di attraversare lo stretto sul suo mantello. La maiolica è stata realizzata nel laboratorio della cooperativa dai giovani con problemi psichiatri. E’ seguita la consegna di una targa bron-

Suor Domenica: “So a chi ho dato la mia fiducia!”

Melito accoglie una “figlia” divenuta “Madre”... ELIANA LIUZZO

Sabato 20 luglio la comunità di Maria SS. Immacolata in Melito di Porto Salvo ha vissuto un momento indimenticabile, un momento che resterà impresso con inchiostro indelebile tra le pagine delle cronache parrocchiali. Quando il Signore chiama, alla Sua voce non si può restare indifferenti e così è stato anche per Domenica Manganaro, che nell’ottobre del 2009 ha lasciato tutto per adempiere alla volontà del Padre: servirlo nell’ordine delle Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù.

Q

uattro anni dopo quella partenza, Domenica, Mimì per quanti la conoscono e l’hanno vista crescere, è tornata nella sua parrocchia di origine in una veste nuova, quella di suor Maria Domenica. Lo scorso 7 giugno, infatti, a Roma presso la cappella della Casa Generalizia, con la sua prima professione ha pronun-

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Lungo la strada

Pensieri per il viandante a cura di

FILIPPO CURATOLA

La libertà E quella mattina: ‘Venite a comprarmi!’ gridai… Spada in mano venne il re sul cocchio. Mi prese per mano e disse: ‘Ti basta il mio potere?’. Ma il suo potere per me valeva nulla; e se n’andò via col suo cocchio… ***

Francesco dal Santuario al lungomare di Catona . Alle ore 1830, ai piedi della stele con la statua in bronzo di San Francesco, Padre Giovanni Cozzolino, Delegato Generale della Consulta dei “Minimi”, ha celebrato la S. Messa (concelebrante p. Casimiro Maio, rettore del Santuario) presenti una rappresentanza di Ufficiali, Marescialli e Truppa della Direzione Marittima della Calabria, Ufficiali della Direzione Marittima di Messina, una rappresentanza di Ufficiali e Marescialli del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio, l’Associazione Nazionale

anche dai dei paesi vicini. P. Cozzolino, nella sua omelia, ha ricordato la grande figura di San Francesco e uno dei suoi più grandi miracoli: la traversata dello stretto sul mantello. Ha portato ai fedeli anche i saluti del nuovo Arcivescovo reggino, Mons. Morosini, che prenderà possesso della Diocesi il 9.Settembre prossimo. E ha proseguito presentando la vita di San Francesco ed esortando tutti ad imitarne le straordinarie virtù, soprattutto l’amore a Cristo, al quale il Santo di Paola ha consegnato la sua vita. Al termine della Messa, è stata scoperta una bella maioli-

S. Lorenzo Marina Un popolo in festa Cala il sipario sulla festa della SS.Trinita’ . Sono state tre serate intense e di preghiera ci dice il parroco don Giovanni Zampaglione. E’ stato bello vedere tantissima gente, residenti e non, partecipare alla festa.

I momenti salienti della festa, oltre a quelli religiosi (S. Messa con i portatori e la processione per le vie del paese), sono stati quelli civili. Momento divertente é stata la sagra dei maccheroni che ha visto la partecipazione di tantissime persone ( più di 700 ...). La sagra, voluta dal comitato festa, é stata realizzata grazie alla disponibilità di alcuni membri della comunità stessa. Un grazie particolare - ci dice il parroco - va al comitato festa SS.Trinità (la squadra per dirla con un termine calcistico era formata da tanti giovani e si e’ “allenata bene” in questi mesi). “E’ stato proprio il “gioco di squadra” che c’e’ stato all’interno del gruppo che ha permesso il successo di queste serate. Mi auguro - conclude il parroco - che tantissima gente che sta sui balconi o appartiene ai cristiani part-tim (per dirla con Papa Francesco) escano dal loro torpore e portino Pace e Amore a tutti”.

zea raffigurante San Francesco di Paola alle Direzioni Marittime di Raggio Calabria e di Messina (sarà applicata su 2 motovedette che operano sullo stretto per la sicurezza della gente di mare). Al termine, su una piccola barca a remi (sulla quale ha preso posto anche Padre Casimiro Maio) è stata posta una corona di alloro, che è stata portata alla motovedette della Marina Militare e della Guardia di Finanza e che è stata lanciata nel mare, mentre venivano resi gli onori militari in ricordo dei caduti del mare. Domenico Cambareri

Cent’anni! Auguri, e forza Reggina!! Riparte il Campionato di calcio... Per questo desidero proprio vivamente fare un grosso in bocca al lupo! a tutta la società e alla squadra stessa . Nell’anno del Centenario auguro a tutti di fare quel salto dell’ultimo ostacolo e magari il salto di categoria. In quanto guida spirituale della Reggina Calcio vi auguro di stare sempre uniti e di fare gruppo: non invidiatevi tra di voi, rispettatevi e incitatevi! La forza di una squadra e’ nel gruppo.Se un gruppo e’ unito allora la squadra andra’ lontano. DATE il massimo di voi stessi in campo e fuori. Siate come dice Papa Francesco: “un esempio di lealtà, di rispetto e di altruismo”. Concludo questo mio breve messaggio rivolgendomi ai tifosi: ritornate ad essere il dodicesimo uomo in campo.... quello della promozione (magari!!!) Nella speranza di essere numerosi allo stadio e spero dal punto di vista degli abbonati (da 3000 a 9000...) vorrei ringraziare il signor Durante che, alla mia richiesta di abbonare due ragazzi della mia parrocchia della SS.Trinità, ha risposto subito positivamente. Don Giovanni Zampaglione

ciato il suo sì forte e chiaro a Dio e sabato 20 luglio ad aspettarla a Melito c’era l’intera comunità che, commossa, ha partecipato alla messa di ringraziamento, celebrata da don Benvenuto Malara e don Aldo Ripepi, padre spirituale di Domenica. Nella sua testimonianza suor Domenica ha innanzitutto ricordato quale sarà la sua missione, come suora oblata del Sacro Cuore di Gesù è chiamata a servire i sacerdoti e a pregare per la loro santificazione; di seguito ha provato a motivare il suo sì al Signore, riconoscendo ella stessa che la risposta alla vocazione, quell’eccomi sussurrato e urlato nello stesso tempo non può che risultare incomprensibile agli occhi umani, per vederci chiaro servono necessariamente le lenti della Fede.

Nella calura del meriggio le porte delle case erano chiuse. Vagavo… Un uomo uscì con un sacco di oro. Mi guardò: ‘Ti comprerò - disse col mio denaro!’. Posò davanti a me le monete una ad una, ma io me ne andai per la mia strada… *** Era sera. Alla fioca luce si vedeva ancora la siepe del giardino tutta in fiore. Una splendida donna uscì, mi guardò e mi disse: ‘Ti comprerò col mio sorriso!’. Ma quel sorriso svanì presto, e lei rintanò sola nel buio… ***

In conclusione ha voluto ringraziare quanti le sono sempre stati accanto, dimostrandole il loro affetto e sincero appoggio: suor Enrica Boroni, suora di Maria Bambina tornata al Padre nel maggio del 2010, che con la sua grazia e il suo amore per Dio ha fatto sbocciare in Domenica, ancora bambina, il desiderio ardente di percorrere quella medesima strada verso la consacrazione a Dio; don Benvenuto Malara che con l’esempio del suo sacerdozio le ha inconsapevolmente indicato la via e don Aldo che, lungo questa stessa via, l’ha guidata; i suoi genitori che, dapprima contrari, sono stati a loro volta “vinti” da quell’Amore che non conosce ostacoli e abbatte ogni muro, ogni barriera, comprendendo così la scelta della figlia; i ragazzi del coro parrocchiale, oggi divenuto Associazione culturale e musicale Suor Enrica Boroni, che le sono sempre stati accanto, anche quando in tanti, senza farsi troppi scrupoli, non esitavano a scoraggiarla, ragazzi che l’hanno seguita fino a Roma ad animare con il loro canto, anche se comprensibilmente intervallato dal pianto di gioia, la sua prima professione. Suor Domenica ripete con una convinzione spiazzante le parole di San Paolo: so a chi ho dato la mia fiducia e questa sua serenità nel dirlo e ribadirlo è senz’altro motivo di speranza per l’intera Melito e, perché no, per la Chiesa tutta.

Il sole, l’indomani, brillava sulla sabbia; le onde si frangevano ribelli. Un bimbo giocava con le conchiglie… Mi vide e sembrò che mi riconoscesse: ‘Vieni con me!’ mi chiese, ‘ma non ho nulla’.. Ma da quel momento quello strano contratto, concluso come per gioco, fece di me un uomo libero… (N. Compton)


16 7 Settembre 2013

Ultimapagina

Tribuna aperta

Le sfide che attendono il nuovo Vescovo e la Chiesa reggina MARIO NASONE*

C’è molto attesa per il prossimo inizio del ministero episcopale del Vescovo Giuseppe Fiorini Morosini. Anche tra coloro che non si riconoscono nella Chiesa, ma guardano a essa come una realtà fondamentale per il cammino di rinascita non solo spirituale ma anche sociale e morale del nostro popolo c’è la curiosità su come il nuovo vescovo eserciterà il suo ruolo pastorale e sulle scelte che farà come guida e Pastore della Diocesi di Reggio-Bova. Ad iniziare, magari, dal tema scottante del rapporto Chiesa- ndrangheta. Un tema questo di grande importanza e di notevole impatto nella vita delle nostre comunità. Ormai si è capito che non si tratta di scrivere nuovi documenti o fare pronunciamenti e condanne che i Vescovi Calabresi hanno fatto con grande nettezza, smascherando anche la pretesa delle organizzazioni mafiose di servirsi di segni e di linguaggi religiosi per legittimare il loro ruolo agli occhi del popolo. Documenti che, se fossero stati letti, approfonditi e applicati dalle comunità parrocchiali, sicuramente avrebbero già prodotto cambiamenti positivi nella mentalità e nelle coscienze dei credenti. Non si tratta banalmente del semplice parlare di mafia nelle omelie, anche se il nominarla, il ricordare ogni tanto il male che fa alla nostra terra e i nostri giovani, sarebbe di per sé importante ed educativo perché serve a rompere il clima dell’omertà, a dare coraggio alla gente.

S

i tratta piuttosto di dare conseguenzialità ai documenti pastorali, individuando la ndrangheta con chiarezza come una delle strutture di peccato più pericolose per la stessa missione della Chiesa che va contrastata da ogni singolo cristiano, come é scritto nei documenti dell’ultimo Sinodo diocesano: “Ogni cristiano è chiamato a rispondere della sua capacità di opporsi al sistema perverso della ‘ndrangheta, della tangente, del racket, dell’usura e di contrastare le tendenze a ottenere privilegi o anche solo diritti attraverso il deprecabile sistema della raccomandazione, spesso ritenuto come l’unica via accessibile”. Su questo tema delicato Mons. Giuseppe Morosini, da Vescovo di Locri-Gerace, è stato molto chiaro ed ha emanato un decreto molto severo nei confronti di chi è stato rinviato a giudizio in un procedimento penale: non può far parte delle associazioni ecclesiali presenti nella diocesi,

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compresi i Consigli pastorali parrocchiali. Si tratta, senza ambiguità e omissioni, di scegliere di stare dalla parte delle vittime, curando una formazione delle coscienze anti mafia iniziando dalle catechesi dei bambini e dei giovani, inserendo nella formazione dei seminaristi materie specifiche e incontri che li aiutino a comprendere meglio il fenomeno e sul come contrastarlo sul piano pastorale nella loro futura vita sacerdotale.

do la città di Reggio, dove la prima emergenza che il Vescovo Morosini e tutta la Chiesa Locale dovranno affrontare sarà quella di scuotere la gente dalla rassegnazione e di dare speranza, di rappresentare un punto di riferimento alto non solo per i credenti ma per tutta la comunità reggina. Una sfida vera e propria che umanamente fa paura, ma che il Vescovo potrà affrontare sapendo di potere contare - oltre che sulla Provvidenza Divina - anche su

Anche la presenza della Chiesa nelle carceri rappresenta un fronte strategico di contrasto alla ndrangheta, come hanno fatto - e lo scrivente ne è stato testimone diretto - il vescovo Nunnari negli Istituti Penitenziari di Paola e Reggio, e lo stesso Mons. Morosini nel carcere di Locri. Un’azione pastorale fatta di condanna senza attenuanti del vivere mafioso, ma anche di ascolto e di sostegno per incoraggiare nei detenuti sinceri percorsi di revisione di vita e di ravvedimento, con una attenzione particolare verso i giovani che ancora sono in bilico tra la scelta di stare con la mafia o con la legalità. La questione del rapporto Chiesa Mafia rischia però di assorbire e per certi versi ridurre quello che è invece un compito molto più vasto ed impegnativo che viene richiesto al Vescovo ed alla Chiesa. Non solo, la stessa azione di contrasto alla mafia che anche la Chiesa deve fare sul piano pastorale, non è autentica se non comprende altre azioni altrettanto fondamentali per la missione che gli è richiesta, come la lotta alle povertà vecchie e nuove, il rapporto con i giovani che chiedono ascolto e fiducia, il sostegno delle famiglie che vivono le fragilità sociali del tempo della crisi, l’azione di stimolo verso la politica malata di corruzione e clientelismo, l’accettazione delle sfide della nuova evangelizzazione in un contesto culturale dove il cristianesimo spesso diventa “un’abitudine” che non incide sulla vita e sui comportamenti. Se la Chiesa non facesse questo, anche la sua azione antimafia perderebbe di credibilità, diventerebbe “un’antimafia di facciata”, che magari avrebbe titoli altisonanti sui mass media, ma non inciderebbe sulle coscienze e sulla crescita delle nostre comunità. Tutto ciò acquista particolare rilevanza in questo momento storico che - dopo lo scioglimento per mafia del Comune - sta viven-

una Chiesa, quella di ReggioBova, che assieme a tante fragilità e insufficienze, ha dentro di sé importanti risorse di sacerdoti impegnati in prima linea in parrocchie segnate da problemi spesso superiori alle loro possibilità di risposta, di un associazionismo e di un laicato che non ha mai smesso di accompagnare i bambini e i ragazzi nella loro crescita in un territorio difficile, di un volontariato che ha condiviso le sofferenze dei poveri ed ha asciugato le lacrime di tanta umanità disperata. Un’occasione importante per interrogarsi su queste tematiche sarà il Convegno Pastorale che la Chiesa reggina, in preparazione ai festeggiamenti religiosi per la Sua Santa Patrona, la Madonna della Consolazione, ha organizzato come ogni anno e che vede convocata tutta la comunità ecclesiale nelle sue varie componenti. E’ questo sicuramente il momento più importante nella vita della Diocesi che vede preti e laici riuniti per pregare, per fare comunione e per interrogarsi sulle sfide e sulle scelte che li attendono in questo tempo di crisi e disorientamento spirituale e morale. Il tema scelto per il convegno si presta tantissimo da questo punto di vista: “Vivere la fede: l’impegno dei cristiani nella costruzione della città dell’uomo”. Sarà questa per la comunità ecclesiale, nelle sue varie componenti, l’occasione di interrogarsi sulle nuove vie di evangelizzazione, che con coraggio dovrà scegliere di imboccare per essere fedele a Cristo e all’uomo di oggi. Una Chiesa, povera, accogliente, aperta sempre, in particolare ai giovani e agli ultimi, che faccia proprio lo stile di povertà, di ascolto, di misericordia che Papa Francesco ha indicato. Un vento di rinnovamento che ci auguriamo investa profondamente tutte le Chiese locali e in particolare la nostra. *Cento Comunitario Agape

La 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

Famiglia, speranza e futuro per la società italiana MONS. ANGELO CASILE*

La 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani con il tema Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese (Reggio Calabria, 14-17 ottobre 2010) ci ha aiutato a comprendere il valore sociale della famiglia per il bene di tutta la società e ci mostrato il volto di una Chiesa unita tra diocesi e associazioni, ricca di speranza nell’ascolto reciproco e nei suoi giovani, capace di cercare e vivere con responsabilità e competenza la carità nella verità. La positività del coinvolgimento dei territori nel processo del discernimento ci ha portato a comprendere i possibili rimedi alla difficile situazione del Paese. Il “tornare a crescere” e i cinque imperativi dell’agenda di Reggio Calabria (intraprendere, educare, includere, slegare e completare) sono diventati oggi le direttrici degli interventi auspicati da molti. La 47a Settimana Sociale dei cattolici italiani sviluppa il tema Famiglia, speranza e futuro per la società italiana e si svolge a Torino dal 12 al 15 settembre 2013. Sono previsti in totale 1300 persone, provenienti dalle 226 diocesi italiane e dalle centinaia di associazioni. Tra i partecipanti si possono contare 80 vescovi, 220 sacerdoti, centinai di delegati della pastorale sociale e della pastorale familiare nonché un nutrito numero di autorità e personalità di Torino e del Piemonte. La Settimana Sociale si apre al Teatro Regio, giovedì 12 settembre alle 16.00, con un video sulla Sacra Sindone, a cui segue la preghiera presieduta da S.E. Mons. Arrigo Miglio e con i canti (Veni Creator) eseguiti dal Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio G. Verdi di Torino diretto dal M° Claudio Fenoglio. Si tiene poi l’introduzione ali lavori e la prolusione L’architettura della famiglia: logica e ricadute sociali, tenuta da S.Em. il Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Conclude la prima sessione la preghiera e

9.30, si svolgono in diversi luoghi le due sessioni riservate alle otto Assemblee tematiche. Si riflette insieme sui nn. 18-25 del Documento preparatorio al fine di delineare alcune proposte operative. Ecco di seguito le otto piste sulle quali concentrare la riflessione: La missione educativa della famiglia per “incentivare la responsabilità genitoriale e sostenere l’esercizio della funzione educativa in famiglia, creando forme di sostegno alla genitorialità e spazi di ascolto e dialogo tra genitori e figli, resi difficili dai ritmi frenetici della vita quotidiana”. Le alleanze educative, in particolare con la scuola, per un “riconoscimento pieno dell’autonomia e della parità scolastica” al fine di garantire “una vera libertà educativa”, anche “attraverso politiche familiari che sostengano sussidiariamente le famiglie”. I giovani e il lavoro per “valorizzare il patrimonio delle piccole e medie imprese senza dimenticare l’importanza delle grandi imprese e la necessità di politiche settoriali appropriate a rilanciare investimenti produttivi”, fondati sulle potenzialità dei territori, su agricoltura, turismo e ambiente. Il piano fiscale per dare “precedenza al risparmio fiscale rispetto all’assistenza sociale” nell’ottica della “sussidiarietà fiscale”, che consente alle famiglie di poter “gestire le risorse che hanno autonomamente guadagnato, una volta che abbiano contribuito con una giusta tassazione”. Il sistema di welfare per promuovere politiche che hanno come principale obiettivo la famiglia stessa, aiutandola con “l’assegnazione di adeguate risorse ed efficienti strumenti di sostegno, in primo luogo nell’educazione dei figli”. Si cita la preziosa esperienza ventennale del Forum. La famiglia e le politiche migratorie che devono “favorire un processo condiviso d’integrazione”, l’“estensione del diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia”, il promuovere i “cammini educativi di partecipazione alla vita della scuola e della società delle famiglie”.

il canto del Sub tuum presidium, durante il quale è reso un omaggio floreale alla Consolata, titolo con la quale la Città di Torino venera la Vergine Maria. Le tre Celebrazioni eucaristiche si svolgono nella Cattedrale a partire dalla 7.45 e saranno precedute da una breve catechesi per introdurci al mistero eucaristico che ci apprestiamo a celebrare: venerdì 13, catechesi Dalla Sindone al Gesù dei Vangeli, presiede S.Em. Card. Angelo Bagnasco; sabato 14, catechesi Sindone e mistero del dolore, presiede S.E. Mons. Arrigo Miglio; domenica 15, catechesi Sindone e opere di carità, presiede S.E. Mons. Cesare Nosiglia. Duranti i lavori della Settimana, da giovedì a sabato, nella Chiesa del Corpus Domini si svolge l’adorazione eucaristica, con preghiere e canti a cura del Rinnovamento nello Spirito. Venerdì 13 alle 9.30 si tiene la seconda sessione, caratterizzata da tre relazione che ci aiutano a riflettere sulla famiglia come risorsa per il nostro Paese: I diritti della famiglia riconosciuti nella Costituzione italiana, Prof.ssa Lorenza Violini, Ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Milano; La famiglia oggi: scenari e prospettive, Prof. Gian Carlo Blangiardo, Ordinario di Scienze statistiche dell’Università di Milano-Bicocca; Le politiche familiari per il bene comune, Prof. Stefano Zamagni, Ordinario di Economia politica dell’Università di Bologna. Seguirà l’introduzione ai lavori delle sessioni tematiche. Venerdì 13 alle ore 15.30 e sabato 14 alle ore

L’abitare la città nella consapevolezza di una responsabilità collettiva nel far crescere e costruire le nostre città secondo nuovi modelli più attenti alla persona e alle esigenze della famiglia. Educare alla custodia del creato per favorire la solidarietà intergenerazionale e nuovi stili di vita improntati alla sobrietà, alla responsabilità e al risparmio. Venerdì sera alle 20.00, dopo la preghiera nel Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice, si cena tutti insieme a Valdocco, nei luoghi cari all’opera educativa di Don Bosco. Sabato 14 nel pomeriggio, ha luogo la diretta televisiva della trasmissione “A Sua immagine”, interamente dedicata ai temi della Settimana Sociale e caratterizzata da un continuo dialogo tra l’Assemblea, che si svolge al Teatro, e Piazza Castello, dove si trovano gli stand espositivi di realtà familiari e del Progetto Policoro. Domenica 15 settembre al Teatro Regio, si ascoltano le sintesi delle Assemblee tematiche e le conclusioni proposte da S.E. Mons. Arrigo Miglio. La 47ª Settimana Sociale si conclude alle ore 12.00, con l’Angelus di papa Francesco e il canto del Te Deum. Sul sito www.settimanesociali.it è possibile trovare la Lettera invito, il Documento preparatorio, notizie relative al cammino preparatorio e altre informazioni utili. Nei giorni dell’evento si possono seguire i lavori in diretta streaming. *Direttore Ufficio Nazionale Cei per il lavoro e i problemi sociali


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