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NELLE MARCHE E IN SICILIA
Due Importanti Convegni Organizzati Da Compag
Two Important Conferences
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Organised By Compag In Sicily And Marche Region
In questa fase, l’agricoltura in generalee di conseguenza le filiere cerealicoleha davanti a sé uno scenario non semplice, con diverse sfide da affrontare e gestire: una popolazione mondiale in continuo aumento, il cambiamento climatico, le nuove regole della Pac, la sostenibilità che deve essere coniugata nelle tre forme ambientale, sociale, economica, i diversi target ambientali previsti dall’Ue nel Green deal e nel F2F. Compag ritiene che, per far fronte al cambiamento (e ove possibile anticiparlo), sia necessario fornire agli associati una serie di servizi e informazioni che possano consentire di indirizzare al meglio la propria attività. In tal senso, sono stati organizzati due convegni sulla filiera del grano duro: il primo si è tenuto in Sicilia, a Catania, il 27 aprile scorso, mentre il secondo nelle Marche, a Loreto, il 5 giugno. Tali eventi si inseriscono in una programmazione partita a inizio 2023 e che proseguirà anche il prossimo anno con l’obiettivo di dare alle strutture e tutti gli operatori del settore, informazioni e spunti di riflessione che possano essere d’aiuto in un momento storico delicato e in cambiamento come quello degli ultimi anni. Proprio in virtù di questo complesso scenario si è ritenuto opportuno coinvolgere nei due eventi un panel di relatori molto ampio e qualificato che ha consentito di svolgere delle analisi e delle riflessioni ad ampio raggio. C’è stata la partecipazione della parte politica, con gli Assessori regionali della Sicilia e delle Marche, ma anche di importanti relatori in rappresentanza delle diverse fasi della filiera, dai sementieri fino ad arrivare a Barilla e Molino Casillo per la parte industriale; non è mancato il contribuito scientifico portato dall’Università della Tuscia, dall’Università di Catania e da Ismea. La presenza di relatori qualificati e con una profonda conoscenza del settore ha consentito di analizzare diversi temi cruciali per la filiera del grano duro, dalla Pac ai mercati passando anche per le questioni ambientali e sociali e per quelle legate alla logistica.

L’Italia è il più importante produttore di grano duro dell’Ue con una superficie di circa 1,2 milioni di ettari coltivati, sostanzialmente stabile negli ultimi 13 anni. Il 100% del frumento duro nazionale viene utilizzato dal settore agroalimentare
La Coltura Del Duro Ha Costi Di Coltivazione Pi Alti Di Altre
(dati Areté su Italmopa). Il Paese è anche un importatore netto di grano duro - soprattutto dal Canada - perché le produzioni nazionali non soddisfano a livello quantitativo, e talvolta qualitativo, il fabbisogno dell’industria. E questo anche se, come sottolineato anche dal Professor Frascarelli durante il suo intervento a Loreto, l’Italia produce circa 4,1 milioni di tonnellate di grano duro, ma per fare la pasta per la popolazione presente in Italia sono sufficienti 1,7 milioni di tonnellate. La ragione di questo scenario è da ricercarsi nel fatto che l’importazione di grano duro (circa 2,3 milioni di tonnellate nel 2021) diventa necessaria per consentire alle industrie pastarie di produrre pasta che verrà poi esportata in tutto il mondo e che rappresenta uno dei prodotti più rappresentativi del nostro settore agroalimentare. Il grano duro, inoltre, è una coltura impegnativa, con costi di coltivazione più elevati rispetto ad altre colture, con requisiti qualitativi spesso molto stringenti e margini di redditività bassi e non sempre adeguati. Analizzando la catena del valore della pasta, alla fase agricola (che comprende anche la fase dello stoccaggio/commercializzazione) è stato riconosciuto negli ultimi sette anni un valore medio della granella pari a 0,34 €/kg su un prezzo medio della pasta al dettaglio di 1,28 €/kg (Fonte dati: Ismea).

C’è da dire, però, che anche per le imprese pastarie nazionali quello attuale non è uno scenario semplice. In Italia, nell’ultimo decennio, i consumi pro-capite di pasta di semola sono passati da 26 kg/anno del 2012 a 22,9 kg/anno del 2021. Inoltre, sul mercato internazionale ci sono elementi per prefigurare, nel lungo periodo, un indebolimento della posizione di pressoché monopolio del prodotto italiano con lo svilupparsi dell’industria pastaria anche in altri Paesi del Mediterraneo (come ad esempio la Turchia che sta pian piano erodendo delle quote di mercato).
La coltivazione del grano duro riveste un’importanza fondamentale in alcuni territori italiani, tra i quali per tradizione e vocazione produttiva spiccano la Sicilia e le Marche che, a livello nazionale, sono rispettivamente la seconda e la quarta Regione per produzione di questo cereale. La produzione siciliana è penalizzata da un forte svantaggio derivante dalla logistica (per i pastifici nazionali i costi logistici e di trasporto per il grano duro siciliano equivalgono a quelli di altri Paesi come, ad esempio, la Grecia) e dal frazionamento della produzione dispersa in un grande numero di semolifici di piccole dimensioni. La possibilità di concentrare l’offerta è uno degli obiettivi da perseguire per porsi sul mercato del Mediterraneo come un competitor organizzato e affidabile. L’importanza di questa coltura per le Marche, anche dal punto di vista economico, è data dal fatto che la maggior parte della Sau marchigiana è gestita a seminativo; le coltivazioni principali

Appartenere A Una Rete Pu Favorire Investimenti Strutturali E Tecnologici
sono i cereali, di cui la prima produzione è il grano duro. Il grano duro è importante per la tradizione, il paesaggio e l’economia di questa Regione che ha una esperienza decennale nell’operare in filiera con le principali industrie della pasta e che, a differenza della Sicilia, è avvantaggiata anche da una posizione strategica, a metà strada tra i principali produttori di pasta a livello nazionale.


L’importanza delle filiere e dei centri di stoccaggio
In tutto il territorio nazionale vale però la considerazione che sono le filiere lo strumento cardine per garantire una corretta valorizzazione delle produzioni cerealicole e per consentire a tutti gli operatori di programmare gli investimenti. Fulcro delle filiere sono le strutture intermedie, come i centri di stoccaggio privati rappresentati da Compag, che sono il ponte tra la fase agricola e quella dell’industria di prima e seconda trasformazione. I centri di stoccaggio, inoltre, hanno un ruolo fondamentale nel garantire all’industria un prodotto qualitativamente idoneo alla trasformazione, garantendo la raccolta e la segregazione per lotti omogeni per qualità. Al fine di rispondere in maniera sempre più efficace alle richieste del settore, sono necessari investimenti continui nei centri di stoccaggio. Un ultimo aspetto quasi mai adeguatamente segnalato, anche nei rapporti di filiera, ma di grande importanza per le strutture rappresentate

Il Consumatore Deve Conoscere Il Valore Di Tutta La Filiera
da Compag, è la gestione finanziaria delle relazioni di fornitura. La gestione della catena di fornitura influenza tale aspetto in almeno due forme: scorte e debiti di fornitura che rientrano nel capitale circolante netto di fornitura. Più è alto più significa che la relazione di fornitura determina un investimento significativo da finanziare in termini di indebitamento e/o scopertura finanziaria. Per le strutture di rivendita e per i centri di stoccaggio, questa è una problematica spesso molto importante dovendo affrontare sfasamenti temporali notevoli tra fornitura e incasso. Anche perché le performance di tutte le aziende e la relativa redditività è determinata sicuramente dalla sua gestione tipica e quindi da tutte le diverse attività operative, ma è condizionata anche da eventi di natura straordinaria ed è oltremodo influenzata anche dalla politica finanziaria, dall’onerosità e dal relativo rischio.
In virtù di tali considerazioni, da un lato Compag ha strutturato due progetti presentati sui bandi dei contratti di filiera e di distretto a valere sulle risorse del fondo complementare del Pnrr e, dall’altro, ha avviato una convenzione con Crédit Agricole per fornire strumenti finanziari idonei a far fronte a queste situazioni. Fare rete è di cruciale importanza in quanto apre la possibilità di accedere a iniziative progettuali che altrimenti non sarebbero accessibili singolarmente. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’ultimo censimento Ismea identifica le strutture di stoccaggio come l’anello debole della filiera a causa della loro obsolescenza. Appartenere alla rete, dunque, può anche favorire investimenti strutturali e tecnologici che consentirebbero all’intero settore di fare un passo avanti. Bisogna essere in grado di operare in un’ottica di sistema: per le nostre strutture questo significa sfruttare al meglio il ruolo di congiunzione che esse per natura svolgono. Valorizzare al meglio la produzione nazionale comporta che tutti gli attori, dai sementieri ai trasformatori, agiscano sapendo che questa può essere ottenuta operando tutti insieme in un’ottica di differenziazione e tracciabilità delle produzioni.
Informare il consumatore finale

Ma è anche cruciale che il consumatore finale sia in grado di riconoscere il giusto valore. Per un settore come quello del grano duro-pasta di alta qualità, è necessario che il consumatore finale conosca l’importanza e il valore di tutte le fasi della filiera, comprese le attività di segregazione, stoccaggio e conservazione di cui spesso non conosce l’esistenza. Solo attraverso questo percorso di conoscenza e consapevolezza, facendo capire che sono attività imprescindibili per ottenere una semola e poi un prodotto finito di alta qualità, si riuscirà a far riconoscere alla pasta e a tutta la filiera il giusto valore. Ai primi due eventi sulla filiera del grano duro ne seguiranno altri: si proseguirà in autunno e nei primi mesi del prossimo anno con altre iniziative territoriali su importanti colture cerealicole e proteaginose come il mais, il frumento tenero e la soia.

Edoardo Musarò






