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L’appannamento congiunturale del perimetro alimentare continua
The economic blurring of the food perimeter continues
Nonostante
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According to provisional data released by Istat, inflation fell to +6.4% in June, after +7.6% in May. If we recall that inflation was around +11.8% in the twomonth period October-November 2022, the decrease is significant after all, even if some backlash was recorded along the way. In any case, this decrease has so far proved insufficient to dispel the heaviness of the domestic food market. After a drop in food sales of -4.2% on average in 2022, these stood at -4.9% in Q1. If one considers the legendary countercyclical stability of the food market in the past decades, this is a game changer.
LA COMPLESSA SITUAZIONE, IL MOLITORIO RIESCE IN PARTE A SMARCARSI
DESPITE THE COMPLEX SITUATION THE MILLING INDUSTRY PARTLY MANAGES TO STAND OUT
L’inflazione di giugno, secondo i dati provvisori diffusi dall’Istat, è scesa come noto al +6,4%, dopo il +7,6% di maggio. Se si ricorda che essa veleggiava sul +11,8% nel bimestre ottobre-novembre 2022, il rientro è tutto sommato di Luigi Pelliccia Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare significativo, anche se non è mancato in itinere qualche ritorno di fiamma. In ogni caso, tale rientro si è dimostrato insufficiente, finora, a esorcizzare la pesantezza del mercato alimentare interno. Dopo il calo quantitativo delle vendite alimentari del -4,2% registrato in media 2022, queste si sono attestate infatti nel 1° quadrimestre sul -4,9%. Se si pensa alla leggendaria stabilità anticiclica del mercato alimentare degli scorsi decenni, la svolta è davvero epocale.
Molitorio e industria alimentare
Un settore portante come il molitorio ha fatto comunque la sua parte sul fronte inflativo. Basta dire che esso, dopo aver chiuso con un passo del +29,4% dei propri prezzi alla produzione nel confronto dicembre 2022/21, è passato in negativo (-0,5%) nel confronto maggio 2023/22, con un taglio praticamente di 30 punti. Ma circoscriviamo lo sguardo all’anno in corso. Emerge che i prezzi alla produzione dell’industria alimentare complessiva sono scesi, dal +14,8% di gennaio, al +7,4% di maggio, con un taglio di 7,4 punti che vuol dire dimezzamento. Al consumo, invece, i prezzi dell’“alimentare lavorato” sono scesi, dal +14,9% di gennaio al +11,9% di giugno, con un taglio di soli 3 punti. Si profila insomma una certa “pigrizia” (forse “anche” per l’effetto scorte…) da parte della distribuzione nell’adeguare i listini. E questo, se forse aiuta i margini dell’ultimo anello di filiera, non incentiva i consumi. A fianco, i prezzi al consumo dei prodotti alimentari freschi, ovvero dell’“alimentare non lavorato”, sono rimasti in forte tensione, con un tendenziale a giugno del +9,6%, che sale addirittura rispetto al +8,9% di maggio. Il fatturato dell’industria alimentare, d’altra parte, sulla scorta della forte decelerazione produttiva di aprile (-5,6%) e del rientro dei prezzi alla produzione del settore, segna ad aprile un +6,1% tendenziale, in netto rientro dopo il +10,4% di marzo. Mentre, a fianco, il fatturato industriale complessivo del Paese “si asciuga” su un marginale +1,8%, dopo il +4,3% di marzo, grazie al forte rientro costi-prezzi legato all’energia. Insomma, il contesto è difficile, con un mercato alimentare fluido e depresso. Anche il valore aggiunto del settore appare in affanno, per l’impoverimento degli acquisti. Solo una voce, la ristorazione, importantissima ma minoritaria, appare tornata tonica e in ripresa.

L’influenza delle esportazioni
È chiaro che, in un quadro del genere, l’export dovrebbe più che mai dare una mano, per riequilibrare il passo cedente degli sbocchi interni. Ma gli ultimi dati fanno emergere affaticamenti anche su
TABELLA 1 CONGIUNTURA ALIMENTARE 2019/2023L’EVOLUZIONE DEI PRINCIPALI PARAMETRI
CALO DEI PREZZI ALLA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE COMPLESSIVA
questo fronte. Le esportazioni agroalimentari del 1° trimestre dell’anno hanno registrato sullo stesso periodo 2022 un +13,1% in valuta, ma solo per l’effetto prezzi. In quantità, infatti, esse mostrano una perdita tendenziale del -2,6%, speculare rispetto ai 2 punti guadagnati a consuntivo 2022. Va aggiunto che il passo dell’export alimentare appare declinante anche sulla base delle anticipazioni Istat del commercio estero di aprile. Esse ci dicono infatti che le vendite all’estero dei “prodotti alimentari, bevande e tabacco” hanno segnato nel singolo mese un
N.B. L’inflazione riferita a periodi e non a singoli mesi, va intesa come “inflazione acquisita” Fonte: elaborazione



IN POSITIVO LE ESPORTAZIONI AGROALIMENTARI, MA SOLO IN VALUTA
aumento tendenziale in valore di appena il +1,9%, mentre sul quadrimestre, grazie alla spinta di inizio anno, hanno mantenuto ancora un +10,5%. Una crescita in valuta ad aprile di appena l’1,9%, dopo i precedenti aumenti a due cifre, fa presagire perciò un taglio sottostante dell’export in quantità tutt’altro che marginale. Alla luce di questi fenomeni, si spiegano meglio quindi, e sono coerenti con essi, le decelerazioni tendenziali registrate dalla produzione dell’industria alimentare, pari in quantità al -5,6% di aprile e al -1,9% del quadrimestre. Esse rischiano chiaramente di radicarsi nella seconda metà dell’anno.
Va pure detto che le ulteriori anticipazioni Istat di fine giugno, riguardanti le esportazioni dei “beni di consumo non durevole” extra Ue di maggio (rappresentati per la maggior parte proprio dai prodotti alimentari) hanno segnalato un aumento in valuta del +7,2% sullo stesso mese 2022. È una spinta da prendere in modo orientativo, superiore a quella specifica dell’alimentare di aprile prima citata, ma sempre largamente inferiore a quella del 1° trimestre (+13,1%) e a quella del consuntivo 2022 (+15,6%). Va sottolineato comunque che il molitorio, a inizio anno, è riuscito parzialmente a smarcarsi dalla erosione dell’export alimentare del Paese. Nel 1° trimestre ha registrato infatti un aumento in valuta del +20,1% sullo stesso periodo 2022, e un calo in quantità del -1,2%, inferiore www.bavusoimpianti.com


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+39.080.3163032 al -2,6% accusato dall’agroalimentare. Fra i primi quindici sbocchi evidenziati in tabella si distingue la forte spinta espansiva nel trimestre dell’Arabia Saudita (+151,7%) e degli Emirati Arabi Uniti (+45,4%). Nell’ambito dei tre mercati leader, va apprezzata altresì la tenuta della Germania (+15,0%), accompagnata dalle belle performance di Francia (+34,4%) e Spagna (+23,9%).


Conclusioni
Guardando largo, in conclusione, può essere utile ricordare che l’Italia, anche se ha registrato un buon rimbalzo congiunturale post pandemia, resta ancora l’unico grande Paese europeo con un Pil inferiore, in valuta costante, a quello espresso nel 2007, anno precedente la crisi finanziaria Lehmann Brothers. Il gap 2022/2007
