AT Magazine

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NUMERO 0

AT MAGAZINE

Edizione IT/UK Mensile Anno I Nr. 0 - Ottobre 2012

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Sommario

AT Magazine #1 | 0 ottobre 2012

Editoriale

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web: http://www.atmagazine.it em@il: info@atmagazine.it atpublimedia@atmagazine.it

A sinistra: Barbara Valuto sulla scogliera di Solanas (CA) Qui sotto: Bouldering sulla scogliera (dettaglio) ph. G.Mocci © AT Photographer

Presentazione

a cura di Andrea Concas

Obiettivo AT

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Screen shot

a cura della Redazione

Chi dice cosa?

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Interview a Giampaolo Mocci

a cura di Andrea Concas

AT culturam!

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Sa Corona Arrubia

a cura di Ignazio Perniciano

Perchè non vai a...

28

La fortuna aiuta gli audaci

a cura di Flavia Attardi

Perchè non vai a...

30

Viaggio nella Germania delle meraviglie

a cura di Patrizia Giancola

Perchè non vai a...

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Il tesoro di Monte Majore

a cura di Marco Cabitza

Perchè non vai a...

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Fenicotteri di Molentargius

a cura di Giuseppe Giuliani

Outdoor activity

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La ferrata del Cabirol

a cura di Gianluca Piras

Il filo di Arianna

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Cosa, come e perchè.

a cura di Sabina Contu

Outdoor news

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Trekking cittadino... Cagliari!

a cura di Stefania Spiga

AT Decameron

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matita, gomma e mouse...

a cura di Barbara Valuto

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Staff Editor Giampaolo Mocci

Che cos’è un’erbaccia? Una pianta le cui virtù non sono state ancora scoperte [R.W. Emerson]. Esistono migliaia di metafore e aforismi che concettualizzano il mondo e la vita. Forse definire “erbaccia” la vita è irriverente, eppure, quanti innanzi ad una pianta officinale, dalle virtù note, sarebbero in grado di riconoscerla? Le esperienze, gli uomini e la vita stessa sono erbacce a cui guardare con curiosità e attenzione, senza fermarsi alla prima impressione e scevri da ogni condizionamento impegnarsi a scoprine le virtù nascoste.

Andrea Concas

Giornalista professionista, scrittore, laureato in Scienze della Comunicazione, ha collaborato con diversi periodici (“Il Tempo”, ecc.), agenzie di stampa (Unione Sarda, ecc.) e tv. Editor per network editoriali (Mondadori). Attualmente dirige “Diario24Notizie”,”2012 Magazine” e “Sardinia Network”. È consulente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e della Associazione della Stampa Sarda (FNSI). Dal 2008 è il responsabile del C.R.E. (Centro Ricerche di Esopolitica) e dell’Associazione intitolata al giornalista “José De Larra”. Dal 2011 è il presidente del GUS sardo, il Gruppo di specializzazione della FNSI relativo ai giornalisti degli Uffici Stampa.

Shawn Serra

Barbara Valuto

Oscar Migliorini

Flavia Attardi

Sabina Contu

Gianluca Piras

Ho 23 anni e vivo a Carbonia, mi sono diplomato al Liceo Scentifico Tecnologico di Carbonia e attualmente sto completando il mio percorso formativo come studente in Scienze della Comunicazione a Cagliari. Entrare a far parte della redazione di questa rivista turistica on line mi entusiasma e spero di dare un importante contributo.

Da turista occasionale e distratta, sono diventata una vera appassionata di viaggi dopo il battesimo del classico viaggio zaino+Interrail dopo la maturità. La laurea in Lingue e il tesserino da giornalista sono stati un pretesto per conoscere a fondo altri mondi, altre culture e soprattutto stringere amicizie durature con anime gemelle erranti in ogni angolo del pianeta. Costretta dal lavoro a fissa dimora e ferie limitate, ho scelto una professione che, dopo l’esperienza in un tour operator e un albergo, mi consentisse di vivere in un ambiente dove il viaggio è insieme fine e mezzo: l’aeroporto. Di appendere la valigia al chiodo, naturalmente, non se ne parla proprio.

Da sempre rincorro l’idea di poter diventare parte integrante di quel che i cinque sensi attribuiti mi permettono, attraverso tele, argille e metalli. Non esito a misurarmi ed esprimermi con diverse passioni, come la fotografia e l’arrampicata sportiva, che mi consentono di essere a contatto con le molteplici bellezze della natura...anch’essa come l’arte, infinita ed imprevedibile. Colpevole di un’inesauribile sete di conoscenza per me, sarebbe difficile scegliere tra tante meraviglie che mi attirano, mi circondano e che vivo!

Sabina Contu classe 1973 Segno zodiacale Vergine. Vivo e lavoro prevalentemente a Cagliari. Attualmente Delegata alla Sport della Provincia di Cagliari. Tra i vari incarichi ricoperti nel 1996 consigliere comunale del mio paese natio Jerzu e nel 2004 consigliere di amministrazione dell’ente regionale per il diritto allo studio. Amo la letterattura, la politica ed il diritto, in particolare quello ambientale, sanitario e sui temi della nocività lavorativa sto concentrando la mia attenzione negli ultimi anni. Film preferito : C’era una volta l’America. Attori: Cleant Eastwood e Meryl Streep. Il mio libro preferito è “L’arte della guerra” di Sun TZu. Le mie passioni sono la cucina e l’agricoltura.

Vivo a Oristano, dove sono nato il 20 maggio del 1961. Sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e lavoro come responsabile dell’ufficio stampa e Comunicazione istituzionale della Provincia di Oristano, curando anche la redazione e la pubblicazione dei contenuti del sito istituzionale. Appassionato sportivo, ho praticato innumerevoli sport ma in modo significativo scherma, calcio, tennistavolo, tennis. Ora pratico con impegno agonistico lo sport delle bocce. Sono presidente del Comitato provinciale di Oristano della Federazione Bocce e atleta della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Oristano. Di questa gloriosa società, fondata nel 1866, sono stato presidente dal 1999 al 2005 e faccio parte del Consiglio di amministrazione dal 1996.

Sono Gianluca Piras quasi trenta anni che pratico assiduamente tutto quello che l’outdoor in Sardegna e nel mondo, dalla speleologia al torrentismo, dal trekking alla mountai bike, in primis l’arrampicata in tutte le sue salse, grandi numeri non li ho mai fatti ma mi sento in sintonia con la mia filosofia: “siamo tutti liberi di confrontarci come vogliamo con la parete, nel rispetto del prossimo” .

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Stefania Spiga

Marco Lasio

Patrizia Giancola

Roberta Puddu

Ignazio Perniciano

Rosalia Carta

Paola Angelotti

Marco Mura

Grazia Solinas

Stefania 38 anni, vivo e lavoro nella bella Cagliari, dividendomi tra gli impegni della quotidianità e la ricerca di una dimensione temporale da dedicare alle mie passioni: l’arte contemporanea, la poesia, il buon vino, le giornate di sole e i viaggi. Da 15 anni mi occupo di comunicazione e marketing. Ho collaborato con le più affermate agenzie pubblicitarie di Cagliari curando i progetti web per clienti come Tiscali. Dal 2001 ho accettato di dedicarmi totalmente all’utility Energit con il ruolo di Marketing & Communication Specialist. “Ora mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so non arriverà mai... Perché adoro illudermi e sperare, ti senti più vivo mentre lo fai [C. Bukowski].

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Regnum: Animalia Phylum: Chordata Divisio: Vertebrata Classis: Mammalia Ordo: Primates Familia: Hominidae Genus: Homo Species: sapiens Subspecies: sapiens Sub-subspecies: sardoa Aetas XLIII Sexus: aliquando… Mater lengua: Italica, Sarda campidanensis Aliis: Anglica (C1), Hispanica Castellana(B2), Batava vel Belgica et Hollandica (B1) Facultas: ars pingendi Aliis: ars de computatris programmandis , historia artium et antiquitatis, astronomia et astrologia, occulta philosophia, mythologia, hodierni litterae, ars herbaria (botanica et mycologia), photographia.

Maggio 1985, Perito informatico (ABACUS), laureando in Scienze della comunicazione, appasionato di assemblaggio, programmazione su Personal Computer e la musica rock. Il mio hobby della mountain bike mi ha portato a conoscere luoghi ed a riscoprire il contatto con gli spazi verdi che la nostra terra ci offre. Le nuove esperienze se rivestite di un sano velo di sfida mi coinvolgono e motivano a cimentarmi con passione in queste nuove avventure.

Ho cinquantasei anni e amo definirmi “diversamente giovane”. Ho vissuto buona parte della mia vita aldilà del mare, ma con radici ben salde sulla nostra terra. Sono sentimentalmente legato a una ragazza ben più giovane di me, che non so bene come riesca a sopportarmi. Dopo trentacinque anni di lavoro, in area commerciale nel settore della comunicazione pubblicitaria, faccio ora parte della categoria degli esodati. Coltivo molte passioni fra cui l’elettronica, i motori, il volo, la pesca, il modellismo, i viaggi e la musica. Nei rapporti umani considero imprescindibile il rispetto reciproco e il mio stile di vita è imperniato sull’osservanza di quelle che chiamo “le regole del gioco”.

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Amo paragonarmi ad un diamante: le sue preziose e molteplici sfaccettature sono come le mie tante sfumature di personalità e di carattere. Anche il mio percorso personale e professionale è piuttosto bizzarro: ho due figli di 28 e 26 anni, un cane di 15, un nuovo compagno, adoro gli studi umanistici, ma ho un incarico di manager presso una società di engineering, un brevetto di sub e amo il nuoto, un amore incondizionato per i libri, per i viaggi e per tutto ciò che è innovazione e tecnologia applicata alla tradizione. In tutto questo cerco il particolare che fa la differenza. Son un ariete e mi butto a capofitto in tutto ciò che faccio, ma tutto ciò che faccio deve divertirmi, deve farmi ridere. Il mio motto è: la vida es un carnaval!

“Porta itineris dicitur longissima esse”. I latini dicevano “La porta è la parte più lunga del viaggio”: per iniziare una nuova vita bisogna trovare il coraggio di fare il primo passo, per cambiare bisogna avere le forze di farlo. Per crescere bisogna volare via dal nido e cogliere al volo tutte le occasioni. Viaggi, musica e la potenza delle immagini per evadere e costruire una chiave che apra tutte le porte che si presentano lungo la strada.

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Staff Editor Elisabetta Gungui

Vincenzo Boi

Giuseppe Giuliani

Denise Lai

Lucia Meloni

Francesca Columbu

Marco Cabitza

Angelo Mulas

Margherita Sanna

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Cagliaritana di 35 anni, socievole, estroversa, creativa e simpatica (dicono!). Lavoro nel mondo della sicurezza per le aziende, studio Scienze della comunicazione e gestisco un Bed&Breakfast da circa due anni. Aspettative per il futuro? Esprimere sempre più la mia parte creativa nel mondo del lavoro (e non solo!). Sono appassionata di cinema, teatro, arte, musica, viaggi al fine di un arricchimento culturale/sociale, poco sport ma primo tra tutti il tennis. Le poche righe a disposizione son finite per cui concludo qui la mia brevissima presentazione!

29 anni, studia nella facoltà di Beni Culturali (curriculum archeologico) dell’Università degli Studi di Cagliari. Giornalista dal 2010, scrive per blog, quotidiani e riviste, anche online.

Vincenzo Mario Boi, studente in Scienze della comunicazione a Cagliari. Amante della musica e delle arti in generale, musicista da diversi anni e attualmente arrangiatore in collaborazione con diversi artisti locali. Curioso e aperto a nuove esperienze formative di carattere culturale.

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Il mio nome è Angelo e, sono nato 55 anni fa nella zona più bella della Sardegna, la Barbagia. Porto sempre con me, ovunque vada la sua natura, i suoi profumi, i suoi sapori, la visione e l’amore della mia gente che sono uniche. Sono ragioniere, divorziato e padre di una splendida figlia. Adoro il cinema e la musica in tutte le loro forme. Amo la poesia e la magia delle parole: quelle ben cantate, quelle ben recitate e quelle ben parlate. Dalla mia gente ho imparato l’importanza dei rapporti umani, a costo di deludere, a costo di deludersi perché come qualcuno ha detto: non si è mai soli quando qualcuno ti ha lasciato, si è soli quando qualcuno non è mai venuto.

Quattro righe su di me... Giuseppe Giuliani. Giornalista, 45 anni, ama la vita di società e gli appuntamenti mondani tanto che vorrebbe abitare in Lapponia. Invece, vive ad Assemini dove, peraltro, pare non abbia mai incontrato una renna. Siamo tutti appesi a un filo. E io sono anche sovrappeso (Franco Zuin)

Classe 1974; Sarda di nascita e di sangue; Attualmente impegnata professionalmente presso l’aeroporto di Cagliari. Amante della natura, del buon cibo e dei viaggi; riesce ad emozionarmi un tramonto d’estate e allo stezzo modo un gratacielo di una grande metropoli. Faccio mia la frase:...[]”Accettare le sfide della vita significa porsi di fronte ai nostri limiti e ammettere di poterli o meno superare”..e ad oggi credo di avere, ancora, tante sfide da vincere!

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Obiettivo AT

Masua (Iglesias CI) Scoglio di Pan di Zucchero ph. Š G.Mocci

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Chillaz International GmbH

Hoferweg 13 A-6134 Vomp in Tirol / Austria tel. +43-5242-62399 fax +43-5242-62777 web: www.chillaz.com mail: contact@chillaz.com

Giampaolo Mocci - Bouldering in Sardinia (ph. Š B.Valuto)

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Editoriale Andrea Concas

Un nuovo giornale. E’ sempre una bella notizia quando un’altra voce si fa sentire tra le altre, magari già affermate e seguite, nel panorama dell’informazione. E’ una voce originale e soprattutto appassionata. Una dichiarazione d’amore all’ambiente da salvare, da esplorare e capire, con cui stabilire un rapporto armonico in cui uomo e natura finalmente si intendono sull’essenziale: preservare per mantenere e rispettare la vita sulla Terra. Il suo editore. Giampaolo Mocci, classe 1968, noto chiodatore e scalatore, mai “scivolato” in nessuna delle sue imprese, è un sardo tenace, instancabile, coraggioso e deciso. Questa volta intraprende una nuova competizione. Particolarmente insidiosa, per la verità. Il suo gusto per l’avventura lo porta a voler tentare la “parete” dell’editoria on-line. Di questi tempi, sembrerebbe un azzardo da ingenui investire tempo, energie e denaro in un progetto come questo. Infatti, ci sono tantissime testate dedicate ad argomenti simili, nazionali e internazionali. Ma la proposta e l’invito pare avere un suo fascino peculiare ed eterno. Perché la scoperta è l’uovo di Colombo: esplorare il pianeta Terra, sfogliare il grande libro della natura, come ci ha insegnato Galileo, traendone la più completa e autentica esperienza. Spazio da visitare, da vivere, da degustare, da cogliere attraverso le stagioni, da interrogare sul suo passato e sul presente per poter tratteggiare il suo futuro. Questione della massima urgenza per la sopravvivenza sua e, ovviamente, dell’uomo. La redazione che lo aiuta e lo sostiene è un gruppo di “innamorati” dell’ ambiente che lo raccontano con gli occhi di chi non vuole che il nostro pianeta abbia alcun danno dai furiosi e moltiplicati tentavi di attentare al suo, già abbastanza compromesso, equilibrio. Auguri, dunque, a questi spericolati dell’avventura e buona fortuna. D’altra parte “Audaces fortuna iuvant “.

Giampaolo Mocci in arrampicata trad a Carloforte, Sardinia (ph. © M.Oviglia)

A new publication. It is always good news when another voice can be heard amongst the others, which are maybe already known and followed, in the information world. It is an original voice, and more importantly passionate. It is a love declaration about the environment, which is to be saved, explored and understood, in order to establish an harmonic relationship in which men and nature coexist: preserving and respecting life on earth. The editor Giampaolo Mocci, born in 1968, is a famous climber, who never failed in any of his ventures. He is a tenacious, tireless, firm and brave Sardinian man. This time he is starting a new challenge: a very tricky one to be honest. His love for taste for adventure is bringing him to attempt the challenge in online publishing. In these difficult times, an online project like this would appear risky, while spending time, energy and money. As a matter of fact there are plenty of newspapers, at national and international level, dedicated to topics like these. However it looks like this new proposal has got a special charm: to discover our planet, to browse the great book of nature, as Galileo teaches, in order unfold the most complete and authentic experience, a space to visit, to live, to taste, to take through the seasons, to interrogate about past and present to discover the future, a matter of the utmost urgency for its and human kind survival. The editorial staff, who help and support him, are a group of environment lovers, who talk with the feelings of those who don’t want our planet to be damaged by the furious attempt of undermining its already bad balance. So, best wishes and good luck to those involved in this reckless adventure. As they say “Audaces fortuna iuvant”.

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Cagliari Veduta della città con le mura del Castello che imponenti sovrastano a dominare come nei tempi che furono ph. Š B.Valuto 10


Obiettivo AT Cagliari Le saline, sullo sfondo il lungomare Poetto con la caratteristica scogliera della Sella del Diavolo ph. Š B.Valuto

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Sant’Antioco (CI) Il porticciolo ph. © B.Valuto

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Obiettivo AT

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Obiettivo AT

Capo Caccia (Alghero - SS) Scogliera ph. Š G.Mocci

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SKYLOTEC GmbH

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Im Bruch 11 - 15 56567 Neuwied Deutschland / Germany Fon +49路(0)2631路9680-0 Fax +49路(0)2631路9680-80 Mail info@skylotec.de Web www.skylotec.de

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Chi dice cosa! Andrea Concas

L’arrampicata è una sfida con se stessi la cui riuscita passa attraverso l’umiltà e il riconoscimento dei propri limiti. Uno stile di vita tutto “terrestre” quello di Giampaolo Mocci, al quale l’agonismo non dice nulla mentre il confronto con la montagna ha un fascino e una seduzione vicina all’ossessione. La Sardegna è la sua “palestra” più amata, l’avventura di scoprirne nuove vie e renderle conosciute a chi condivide questo grande amore con lui è la sua meta più ambita. Come essere UNO con la roccia. La sua più grande aspirazione? Una vera sorpresa. Tre aggettivi per descriverti come climber. Secondo alcune correnti di pensiero il temperamento di un individuo può essere svelato dalla scelta di un colore, quindi ecco i miei colori: blu, rosso e bianco… Il blu identifica l’elevarsi e guardare con occhio critico la realtà che ci circonda, per comprendere meglio la realtà ed ottenere così un appagamento interiore che il mondo esteriore nega. L’arrampicata mi ha dato la capacità di dominare le paure, le situazioni off limit questo mi permette di vivere il quotidiano in armonia interiore e col mondo. Il rosso è simbolo di grande energia, tipico di chi ama agire e mettersi sempre in discussione con il prossimo e, soprattutto, con se stesso. Simboleggia l’estroversione e la forza di volontà, passionalità, grande personalità e fiducia in se stessi. Stimola la creatività e aumenta le capacità di autoconservazione. Il contatto con la roccia è il mio elemento rosso, un limbo dove le emozioni più nascoste emergono fino a sentirne l’essenza. Spiccata tendenza al fatalismo, ma al contempo esprime creatività e immaginazione, queste le prerogative del bianco. Il continuo desiderio di cambiamento è stimolato dalle novità che la vita presenta. Simbolo di grande fiducia negli altri e

Il Free Climbing non è uno sport! La sfida e l’umiltà di Giampaolo Mocci in tutto ciò che il futuro riserva ma, allo stesso tempo chi sceglie questo colore, può crearsi delle illusioni e peccare di ingenuità. Scegliere di salire 2.000 mt di parete mette in discussione gran parte delle proprie convinzioni. Affrontare le difficoltà della verticalità legati ad una corda ed affidare la propria incolumità al proprio compagno di cordata, è una dimostrazione di grande fiducia. L’incidente? Se ci si attiene scrupolosamente alle proprie capacità diventa una “fatalità”, altrimenti è stupidità che può essere “fatale”. Tre aggettivi per descrivere l’arrampicata come sport. L’arrampicata non è uno sport! Nello sport il gesto atletico è una componente predominante, l’equazione allenamento/ performance è sempre risultante. Scalare significa affrontare una dimensione diversa dal quotidiano. Dalla nascita ci viene insegnato a vivere l’orizzontalità del mondo, un piano in cui il nostro io si muove perpendicolarmente ad esso. La parete ci offre un mondo verticale, dove ci si muove in parallelo, è una dimensione nuova ricca di stimoli differenti, con una diversa percezione delle dimensioni, delle distanze, della nostra resistenza fisica e mentale. La preparazione fisica è importante ma è inutile se non accompagnata da adeguata preparazione psicologica ad affrontare la verticalità dell’ambiente in cui ci si misura. Sapere di cadere per 3/5/8 mt e restare appesi ad una corda del diametro di 10 mm, tenuta dal nostro compagno di cordata, capite bene che a poco serve sollevare 150 kg col bilanciere in palestra! L’arrampicata è “sfida” con se ph. B.Valuto © AT Photographer stessi, è “umiltà” nel riconoscere e accettare i propri limiti, è uno “stile di vita”, ritrovare ed entrare in 16


ph. © M.Oviglia

simbiosi con la natura e l’ambiente. Quando e perché ti sei innamorato di questa pratica sportiva così estrema? Avevo circa 29 anni quando mi sono avvicinato alla scalata ed è stata una cosa graduale. Praticare il free climbing è complicato, o meglio, è semplice andare nei luoghi di scalata ciò che è difficile è stare alla base della parete e combattere le proprie paure, ansie e insicurezze ed è difficile mentire a se stessi. Solo una forte passione che ti viene da qualche parte, ben nascosta, che permette di affrontare e vincere quello stato d’animo. In quasi 15 anni di attività, con allontanamenti a volte anche per lunghi periodi, c’è sempre stata una passione fortissima spinta quasi fino all’ossessione. Ho sempre fatto sport e l’agonismo nei confronti del mio avversario non mi ha mai appagato. Nell’arrampicata ho scoperto in me un avversario temibile in grado di darmi tanta motivazione da affrontare le paure più nascoste. L’innamoramento per il climbing viene dalle tante sfumature che offre, il contatto con la natura, frequentare luoghi di cui è difficile raccontarne le bellezze, conoscere le persone senza essere influenzati dal rango sociale, ma ciò che mi cattura è la creatività, affrontare salite che nessuno prima aveva scalato, passare dove nessuno prima era mai passato. Ho realizzato centinaia di percorsi che oggi tanti climber ripetono durante il loro tempo libero e quando mi capita di incontrare qualcuno che sorride dopo aver salito una mia creatura, mi rende felice. Qual è stata la tua performance migliore? Non amo le performance, anche se ho realizzato diverse salite di difficoltà e molte delle quali in stile free solo (senza corda). Per me la scalata non deve mai diventare una performance atletica, relegando semplicemente il tutto in un gesto fisico. Salire in vetta ad un delle più belle e famose guglie del Monte Bianco, o aver realizzato una nuova bella via da dedicare a qualcuno che è stato importante nella mia vita, oppure portare in cima un amico

inesperto e vedere l’emozione e la felicità di essere arrivato sin lassù, le considero le mie migliori performance. Quando, dove e come ti alleni? Non essendo un atleta non seguo tabelle d’allenamento e non frequento nessuna palestra. Ho la fortuna di vivere in un’isola al centro del mediterraneo dal clima mite tutto l’anno e le pareti a 20 minuti da casa. Con poche ore a disposizione ed in compagnia di un amico risolvo la questione scalando in parete. Ad inizio attività ti sei ispirato a qualche famoso climber? No. Ho conosciuto molti climber famosi e con qualcuno ho anche avuto la fortuna di scalarci assieme, ma ph. © M.Oviglia più che ispirami ad uno in particolare ho cercato di capire cosa ha spinto tanti uomini, dalle diverse estrazioni sociali, ad affrontare l’incognita del ritorno a casa. Affrontare la montagna come il mare o una grotta inesplorata deve presuppore una visione positiva della vita e una profonda curiosità per essa. La mia curiosità ha trovato risposte 17


Sopra - Grotta di San Giovanni (Domusnovas, CA) Settore Bronx Sotto - Baccu Mandara (in loc. “Geremeas”, Maracalagonis, CA) Campo di grano con corvi, 6c/H1 prima libera

A lato - Capo Pecora (Arbus, CI) su Puzzle in arrampicata trad. ph. © M.Oviglia

ph. © B.Valuto

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nelle loro gesta, nel loro stile di vita semplice dal cui emerge una amore per la simbiosi col mondo. Lo si percepisce quando metti te stesso alla prova sia fisicamente che mentalmente. Mi sono trovato tante volte in quello che si chiama “il punto di non ritorno”, mettendo a rischio la mia incolumità, è quella situazione quando sei troppo in alto per scendere e troppo in basso per mollare ed è lì che capisci cosa cerchi. L’avventura è dentro di te e si realizza in ciò che fai a prescindere da dove lo fai. Chi consideri attualmente il miglior climber in attività? Oggi non esiste più un solo stile di scalata, cambiano i tempi cambiano le tecnologie, questo avanzare della tecnica ha permesso di rendere più sicura un’attività “no limit” come l‘arrampicata. Questo ha consentito a molte più persone di avvicinarsi a questo mondo, determinando una settorializzazione e una conseguente specializzazione nelle varie discipline in cui si scala. Ogni specialità ha il suo uomo o donna di riferimento che cambia nel tempo sostituito dal giovane talento di turno. Ci sono diversi climber che ritengo meritevoli di tale titolo, per motivazioni diverse, però uomini e donne che vivono la scalata nella sua essenza. Persone alla ricerca continua della linea più pura della difficoltà più estrema ed alcuni di questi lo fanno non per apparire nelle copertine satinate, quella è solo la conseguenza delle loro imprese, ma per quel morbo insaziabile di avventura che li divora dentro, facendoli rinunciare alla vita agiata del mondo moderno. A cosa pensi durante l’arrampicata? A volte mi capita di sentire la necessità di fare qualcosa che stimola la mia voglia di misurarmi con la roccia e con me stesso. Di recente ho salito alcuni passaggi esposti per difficoltà e pericolosità. Passaggi che ad oggi ancora nessuno ha ripetuto. Sento il silenzio disturbato dal vento, accompagnato dal rumoroso suono del cuore che batte al quale si unisce il respiro rallentato ed abbandonato dall’affanno dell’ansia che si è persa. Nessun pensiero negativo è presente, come se fino a quel momento avessi vissuto una vita senza errori o problemi. Paure, insicurezze o incertezze diventano solo parole prive di significato. Sono un tutt’uno con la roccia e i gesti diventano fluidi e leggeri. In quel momento c’è spazio solo per i miei affetti più cari che mi tengono compagnia in quell’angolo di pace assoluta. Quale potrebbe essere “l’impresa della vita”, quella che

sogni da sempre di portare a termine? Antoine De Saint-Exupéry scrisse: “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi

se ne ricordano”. Vorrei non dimenticarmi mai di essere stato bambino. Essere curioso ed emozionarsi col passare del tempo è sempre più difficile, oppressi dalla società e dal quotidiano si finisce per smettere di sorridere. Solo l’incoscienza di restare bambini ti permette di arridere a questo mondo diventato così poco incline alla vita dell’uomo. Troppo spesso ci si scorda dei nostri affetti e delle persone che ci circondano, i bambini sono più furbi non si lasciano coinvolgere dalle cose, le usano ma poi le abbandonano per rifugiarsi tra le braccia di coloro a cui voglio bene. Riuscire ad imitarli da adulti è una bella “impresa”.

FREE CLIMBING: The challenge and the humility of Giampaolo Mocci. Climbing is a challenge against ourselves, and its success goes through the humility and the recognition of our limitation. Giampaolo Mocci’s is a “terrestrial” lifestyle, its competitiveness doesn’t concern him, while the challenge with the mountain gives him a fashion and a seduction near obsession. Sardinia is his favorite “gym”, the adventure of discovering new routes and makes them known to those who share this love with him is his most sought after destination. Be ONE with the rock. His biggest aspiration? It’s an unexpected surprise!

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Three adjectives to describe yourself as a climber. According to some schools of thought the temperament of a person can be revealed by choosing a color, so these are my colors: blue, red and white... The blue identifies the will to elevate and look critically at the world around us, to better understand the reality and in order to obtain an inner contentment that the outer world denies. Climbing got me the ability to control my fears and the situations off limits. This allows me to live everyday in harmony with the world. Red is a symbol of energy, typical of those who always love to act a put themselves in competition against the others and, most of all, against ourselves. It symbolizes the extraversion and the strength of will, passion, great personality and self-confidence. It stimulates creativity and increases the capacity for self-preservation. The contact with the rock is my red element, a limbo where the hidden emotions emerge to feel the essence. White color prerogatives are the tendency to fatalism, but at the same time the color expresses creativity and imagination. The constant desire for change is stimulated by the news that life presents. It is Symbol of great trust in others and in all that the future holds, but at the same time those who choose this color, can create the illusion of innocence and sin. Choosing to climb 2.000 m of wall questions largely your convictions. Face the difficulties of verticality tied to a rope and entrust their safety to your climbing partner, is a demonstration of confidence. The incident? If we adhere strictly to their capacity it becomes a “fatality”, otherwise it is stupidity that can be “fatal.” M.te Bianco (Ao) ph. G.Mocci © AT Photographer

Il Castello di Gioiosa Guardia è il primo B&B nato in Sardegna, si trova a Villamassargia (CI), al centro di un incantevole oliveto, da dove ammirare uno splendido panorama e godere un’assoluta tranquillità. Punto di riferimento per molte associazioni botaniche che condividono con noi la stessa passione.

... a 5 min dalle Falesie di Domusnovas ed è un’ottima base logistica per corsi di arrampicata.

Three adjectives to describe climbing as a

sport. Climbing isn’t a sport! In sports, the athletic is a predominant component: the equation workout / performance give always results. Climbing means facing a different dimension of your daily life. From birth we are taught to live the horizontality of the world, a plan in which our ego moves perpendicular to. The wall gives us a vertical world, where we move in parallel, a new dimension full of different stimuli, with a different perception of size, distances, our physical and mental endurance. Physical training is important but it is useless if not accompanied by adequate psychological preparation to deal with the verticality of the environment in which you can measure. Knowing falling for 3/5/8 meters and remain hanging from ph. G.Mocci © AT Photographer a rope with a diameter of 10 mm, held by our climbing partner, you know well that’s little point lift 150 kg barbell in the gym! Climbing is a “challenge” to themselves, it is “humility” to recognize and accept our limits and ultimately it is a “lifestyle”, find and enter into symbiosis with nature and the environment. When and why did you fall in love with this extreme sporting practice?

b&b

Gioiosa Guardia ... a casa di Betty

di Betty Mascia Via XXV Aprile 09010 Villamassargia (CI) Sardegna - Italy

Tel./Fax +39 0781 75011 Cell. +39 338 3199454 www.gioiosaguardia.it info@gioiosaguardia.it 21


I was about 29 years old when I approached the climb and it was a gradual thing. Free climbing is complicated; or rather it is easy to go places to climb: the difficult is to be at the base of the wall and fight their fears, anxieties and insecurities and it is difficult to lie to them. Only a strong passion that comes from somewhere, well hidden, allows you to face and overcome that state of mind. In almost 15 years of activity, while stopping it sometimes for long periods, there was always a strong passion, sometimes becoming almost obsession. I always played sports and the challenge against

and a profound curiosity for it. It is my curiosity to find answers in their actions, in their simple way of life from which emerges a love for harmony with the world. You feel it when you put yourself in a physical and mental test. Many times I found myself in what is called the “point of no return”, risking my safety, it is a situation when you’re too high to get out and too low to give up and that’s where I know what I want. The adventure is within you and is accomplished in what you do, no matter where you do it.

Now, who do you consider the best climber at present? Today there is not just one climbing style. Times change, technologies change, the advance of technology made safer no limits activities such as climbing. It allowed many more people to come closer to this world, resulting in a separation and a consequent specialization in various disciplines in which climbing is done. Each specialty has its own male or female reference that change over time to be replaced by a new talented one. There are several climbers who feel worthy Calagonone (Dorgali, Nu) - ph. G.Mocci © AT Photographer my opponent was never satisfied. In climbing I found myself in a of that title, for different reasons, but they are all men and women formidable opponent able to give me so much motivation to face who live the climb in its essence. It is people in constant search of the hidden fears. Falling in love with climbing is from the numerous the purest line of extreme difficulty and they don’t do it to appear on nuances that offers contact with nature, frequenting places that are magazine covers that are just the result of their actions, but to sate difficult to recount the sights, meet people without being influenced that insatiable disease of adventure that devours them, and makes by social rank, but what I capture is creativity, steep climbs that no them give up the easy life of the modern world. one before had climbed, go where no one before had ever spent. I made hundreds of paths, which now so many climbers undertake What do you think while you’re climbing? repeatedly during their free time and when I meet someone who Sometimes I feel the need to do something that stimulates has a smile after climbing one of my creatures my creature, it my desire to measure up to the rock with me. I recently climbed makes me happy. some steps exposed to difficulties and dangers. Steps that no one has repeated to date. I feel the silence disturbed by the wind, Which one has been your best performance? accompanied by the loud sound of the heart beat which combines I don’t love performances, even if I did climbs of varying breathing slowed and dropped from care of the anxiety that has difficulties, most of those in a style called free alone (without been lost. No thought is negative, as if until that moment I had rope). For me, the climbing must never become an athletic lived a life with no errors or problems. Fears, insecurities and performance, relegating simply in a physical gesture. I consider uncertainties become just meaningless words. I am one with the my best performance climbing the top of a the most beautiful and rock and gestures become fluid and light. At that moment, there is famous pikes of Mont Blanc, or creating a beautiful new way to only room for my loved ones that keep me company in that corner dedicate to someone who has been important in my life, or bringing of tranquility. in an inexperienced friend to the top and see their excitement and happiness once on top. What would your life goal be the one you have always dreamt of accomplishing? When, where and how do you have your training? Antoine De Saint-Exupéry wrote: I’m not an athlete, I don’t follow table training and I don’t go “All adults were once children. But few of them remember it”. to any gym. I am fortunate to live on an island in the middle of I wish I never forget that I was a child. Being curious and excited the Mediterranean with a mild climate all year round and the walls over time is increasingly difficult in an oppressing society and in are 20 minutes from home. With a few hours to spare and in the everyday life you end up forgetting to smile. Only the unconscious company of a friend, I solve this issue in climbing wall. to remain children allows you to smile in this world, which has At the beginning were you inspired by some famous climber? become so disinclined to human life. Too often we forget our loved No. I met many famous climbers and I was lucky enough to ones and the people around us, the kids are smarter than us, they climb with some of them. But more than inspiring to someone, I do not get involved with things, but then use they use it to take always tried to understand what pushed so many people to deal refuge in the arms of those who they love. To be Able to be as with the uncertainty of returning back home. Facing mountains children for an adult is a real good challenge. like the sea or unexplored cave requires a positive outlook on life (traduzione a cura di Grazia Solinas) 22


Calagonone (Dorgali, Nu) ph. B.Valuto Š AT Photographer

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AT culturam! Ignazio Perniciano

Sa Corona Arrubia Consorzio turistico della Marmilla

Le morbide e tondeggianti colline della Marmilla, plasmate dal tempo e adagiate nella zona centro-meridionale della Sardegna, Prove tecniche di promozione del territorio ricordano le forme di opulenti mammelle che simboleggiano la dolpassato si fondono armoniosamente con l’animo mite e accogliente cezza, il fascino e la fertilità di questo territorio; la presenza di della sua gente. zone paludose, fiumi e piccoli stagni mostra, come in un dipinto, un

Il castello di Marmilla, presumibilmente edificato entro la metà del XII secolo (Las Plassas) The Castle of Marmilla, presumably built by the middle of the twelfth century (Las Plassas) ph. B.Valuto © AT Photographer

paesaggio punteggiato dal blu di tanti piccoli mari: l’unione fra le parole mammella e mare costituiscono, probabilmente, l’etimologia del nome Marmilla. Il suo territorio fu abitato fin dai tempi più antichi, come testimoniano i numerosi insediamenti di età nuragica presenti nella zona, fra i quali il complesso di “Genna Maria”, che sorge all’interno di un parco nel comune di Villanovaforru e il villaggio nuragico “Su Nuraxi” a Barumini, classificato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Del periodo cartaginese resta invece la fortezza di Santu Antine a Genoni, mentre nei centri di Biora, attuale Serri e Valentia, attuale Nuragus, si incontrano influenze di età romana. Nel periodo giudicale, la regione appartenne al Regno di Arborea con le curatorie di Marmilla e di Part’e Alenza e al Giudicato di Cagliari attraverso la curatoria di Siurgus. Al tale periodo appartiene inoltre il Castello di Monreale a Sardara, oggi in fase di avanzato restauro. Per il suo patrimonio, costituito da antiche tombe, scavi archeologici, castelli medioevali, chiese campestri e molti altri pregevoli beni, la Marmilla può essere definita un vero e proprio museo a cielo aperto, dove la dolcezza della natura e le testimonianze del suo

Il Castello di Las Plassas, adagiato sulla più alta delle sue colline, domina l’intero territorio e rappresenta il simulacro che gelosamente custodisce le tante storie di questa terra. La conservazione della memoria collettiva è affidata soprattutto agli anziani: non è raro, infatti, incontrarne qualcuno che, sorseggiando un bicchiere di buon vino, si lasci andare ad affascinanti racconti, tramandati nel tempo, dove è difficile stabilire il confine fra storia vera e legenda. L’economia è marcatamente agro-pastorale e le sole attività che hanno costituito, nei secoli, il principale sostentamento economico per la quasi totalità della popolazione, sono state la coltivazione del grano e l’allevamento del bestiame. L’industria, l’artigianato e il commercio, anche attualmente, incidono solo marginalmente sull’economia del territorio. Il turismo, sino a pochi decenni orsono, era circoscritto al solo Comune di Barumini, conosciuto per il suo nuraghe. In tal senso, tuttavia, qualcosa cambiò quando, negli anni ottanta, nel territorio di Villanovaforru fu riportata alla luce un’area nuragica di grande rilevanza; l’allora Sindaco Giovanni Pusceddu decise di creare il Museo Archeologico di Villanovaforru, con l’obiettivo di 24


conservare ed esporre i numerosi e pregevoli reperti ritrovati. La forte convinzione che la cultura potesse diventare il motore dello sviluppo economico di tutta la zona portò, in breve tempo, alla costituzione del Consorzio Sa Corona Arrubia che presto si rivelò un virtuoso esempio di aggregazione fra alcune piccole amministrazioni della Marmilla. Dai quattro Comuni iniziali si arrivò, negli anni successivi, ai venti attuali: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gonnostramatza, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Pauli Arbarei, Sanluri, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru e Villlanovafranca. L’obiettivo primario che il Consorzio intendeva perseguire era quello di promuovere una serie di iniziative protese allo sviluppo turistico e artigianale della zona e di valorizzare i beni ambientali, archeologici, architettonici, storici e antropologici in essa presenti. L’offerta culturale doveva essere costituita dall’insieme dei singoli beni che ciascun Comune consorziato portava in dote: un sito nuragico, uno scavo archeologico, un castello medievale, un museo, una chiesa, un prodotto della tradizione artigianale o culinaria e qualsiasi altra cosa che, rappresentando una specifica peculiarità, potesse rappresentare motivo di interesse e di attrazione turistica. Il patrimonio culturale appartiene al territorio e alla sua storia e, per questo, non può che essere valorizzato da chi vive e conosce il territorio che, a sua volta, dal patrimonio posseduto deve ricevere un beneficio in termini economici e di occupazione. Il progetto comune ha permesso, negli anni, la realizzazione del Museo Naturalistico del Territorio di Lunamatrona, di un Parco geo-botanico, di una seggiovia che collega il Museo all’altopiano basaltico della Giara di Siddi e del Parco dei monumenti megalitici. Il Consorzio, inoltre, mette a disposizione dei visitatori, siano essi turisti, studiosi o scolaresche, una nutrita e articolata gamma di servizi: itinerari culturali, enogastronomici, escursioni, visite guidate e altro ancora. Per quanto concerne l’accoglienza, il turista può scegliere all’interno di una lista di esercizi convenzionati ubicati nell’intera zona: alberghi, pensioni, ristoranti e agritu-

rismo, in grado di accoglierlo e permettergli di trascorrere una gradevole vacanza o un breve fine settimana all’insegna della cultura, della natura, della tradizione e, perché no, del buon cibo. Il Consorzio Sa Corona Arrubia, pur avendo realizzato solo in parte il progetto iniziale, può considerarsi una voce fuori dal coro tra le iniziative a partecipazione pubblica che, solitamente, muoiono ancor prima di nascere. La Marmilla rappresenta dunque un caso concreto dove la cultura, il turismo e il territorio possono integrarsi dando vita a un’offerta che merita di essere colta.

The red crown, Marmilla Tourism Association tests for the promotion of the territory

The soft, rounded hills of Marmilla, shaped by time and lying in the centralsouthern Sardinia, remember the forms of opulent breasts that symbolize sweetness, charm and fertility of this land and the presence of wetlands, rivers and small ponds shows, as in a painting, a landscape dotted by many small blue seas: the union of the words breast and sea are probably the origin of the name Marmilla. The area was inhabited since ancient times, as evidenced by the numerous nuragic settlements in the area, including the complex of “Genna Maria”, which stands in a park in the town and the village of Villanovaforru nuragico “Su Nuraxi” Barumini, classified by UNESCO as World Heritage site From the Carthaginian period we have the fortress of Santu Antine in Genoni, while we can meet influences from the Roman period in Biora, current Serri and Valentia, current Nuragus. In Judicial period, the region belonged to the Kingdom of Arborea with the administrative areas of Marmilla and Part’e Alenza and the judge of Cagliari through the administrative area of Siurgus. the castle of Monreale in Sardara, now in an advanced stage of restoration, also belong to this historical period. Marmilla can be defined as a real openair museum for its heritage, consisting of ancient tombs, ruins, medieval castles, country churches and many other valuable Su Nuraxi (Barumini) ph. G.Mocci © AT Photographer

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assets and where the sweetness of nature and the evidence of its past in harmony with the gentle and welcoming spirit of its people. The Castle of Plashet, situated on the highest of the hills, overlooks the entire territory and is the simulacrum that jealously guards the many stories of this land. The preservation of the collective memory is entrusted mainly to the elderly: in fact it is not uncommon to meet someone that, sipping a glass of good wine, can tell stories handed down over time, and from which it is difficult to distinguish between real history and legend . The economy is markedly agro-pastoral and the only activities that have over the centuries supported economically almost all of the population, were the cultivation of grain and livestock. Industry, craft and trade, still affect marginally the economy of this country.

proved to be a virtuous example of aggregation of some small municipalities. The initial four municipalities soon became twenty: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gonnostramatza, Plashet, Lunamatrona, Mogo, Pauli Arbarei, Sanluri, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna , Villamar, Villanovaforru and Villlanovafranca. The primary objective of the Consortium was the achievement of promote a number of initiatives to develop tourism and crafts in the area and enhance the environmental, archaeological, architectural, historical and anthropological assets in it. The cultural offer should have been made by all the individual assets that each municipality consortium brought a dowry: a nuragic site, an archaeological dig, a medieval castle, a museum, a church, a product of tradition and culinary craft or anything else that represented specific peculiarities and could represent a

Su Nuraxi (Barumini) ph. B.Valuto Š AT Photographer

until a few decades ago, tourism was limited to the City of Barumini, known for his nuraghe. however in the eighties something changed when in the territory of Villanovaforru was discovered an area of great importance nuragica, and the then-Mayor Giovanni Pusceddu decided to create the Archaeological Museum of Villanovaforru, with the aim of preserve and exhibit the many valuable archaeological finds. The strong belief that culture could become the engine of economic development of the entire area led in a short time, to the establishment of the Consortium Sa Corona Arrubia that soon

source of interest and tourist attraction. Cultural heritage belongs to the territory and its history and, for this reason, can only be valorize by those who live and know the area, who, in turn, must receive a benefit in terms of economic and employment. In the years, The collective project allowed to realize the Naturalistic Museum of Lunamatrona’s territory, the Geo-botanic park, the chair lift that connect the museum to the basaltic upland of Siddis’ Giara and the park of megalithic monuments. The consortium also makes available to visitors, whether they 26


are tourists, students or schools, a large and varied range of services, cultural itineraries, wine and food, excursions, guided tours and more. In relation to hospitality, tourists can choose from a list of partner business located throughout the area: hotels, guesthouses, restaurants and villas, would be able to allow them to spend a pleasant holiday or a short weekend of culture, nature, tradition and, why not, good food. The Consortium Sa Corona Arrubia, although having only part of the initial project, can be considered a lone voice among the initiatives with public participation, which usually die before birth. The Marmilla is therefore a real example where the culture, tourism and territory have been integrated; giving life to an offer that deserves to be captured.. (traduzione a cura di Grazia Solinas)

Perd’e Cerbu Gusta un angolo di Sardegna

Ristorante Pizzeria

Su Nuraxi (Barumini) ph. G.Mocci Š AT Photographer

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Perchè non vai a... testo e foto di Flavia Attardi

La fortuna aiuta gli audaci... Ostello Venissa a Mazzorbo (VE) A volte la fortuna aiuta davvero gli audaci. Può infatti sembrare che il proposito di lasciare volontariamente il sole e le spiagge della Sardegna a fine agosto, quando i voli si riempiono di vacanzieri mogi mogi perché di rientro, sembri alquanto ardito. Con un po’ di fortuna, invece, la partenza in ‘contro-controtendenza’, roba da bollino nero, diventa una scelta sensata. Certo, se si viaggia in aereo negli ultimi due fine settimana del mese più caldo dell’anno si deve mettere in conto di spendere più del solito per i voli verso nord: Italia o Europa, comunque sia, il controesodo non è un’invenzione dell’ANAS e accaparrarsi un posto a bordo è spesso un’impresa. Al contempo, godere il panorama delle nostre coste via via meno affollate e sentire ancora il caldo sulla pelle quando in altre regioni si accendono le prime stufe è un piacere a cui non è facile rinunciare. Scegliendo una meta italiana ci si scontra poi con i prezzi degli alberghi che scen-

dono solo da settembre in poi, specie nelle città d’arte. E invece… Invece la voglia di viaggiare è là e non sente ragioni: basta una scusa e quel posticino ‘per soli intenditori’ di cui si era letto un gran bene su un quotidiano economico - mentre si andava a caccia di articoli di tutt’altro tenore - non sembra più così lontano. Resta da superare ancora qualche ostacolo per trovare la stanza giusta libera (perché deve essere quella, proprio quella che avevamo sognato mentre fuori pioveva e l’estate sembrava un miraggio), poi i voli ed è fatta. La destinazione è una Venezia insolita, quella delle isole del nord della laguna, dove i vaporetti arrivano

ma dopo 40 minuti o un’ora aver lasciato il centro. Persino a Burano, dove i turisti arrivano a ondate per il classico giro di foto e bancarelle, non c’è mai la folla vociante di piazza San Marco ma, nel dubbio, si opta per l’isola gemella: Mazzorbo. La data della partenza si avvicina e fioccano le allerta meteo che annunciano l’arrivo di forti venti di burrasca e piogge. E’ fine estate e anche questo era prevedibile ma la voglia di partire, s’è detto, è sorda. Il destino prende il nome beffardo di ‘Beatrice’ che ritarda l’atterraggio a Tessera, dove si giunge sotto il diluvio con scarpe e vestiti clamorosamente inadatti. Il trasferimento a Mazzorbo con i mezzi pubblici appare da subito lungo e faticoso. E invece… Invece è facile optare per il taxi acqueo che fa tanto ‘divo del cinema’. Dopotutto, La 6Xa Mostra di Venezia è fra pochissimi giorni quindi siamo in tema. I sogni non hanno prezzo? Ce l’hanno eccome: sfidare le onde e il vento teso senza poter fare capolino all’aperto mentre scende come Dio la manda costa 100 euro. Il cielo si tinge di colori sempre più particolari. Una volta all’albergo – che si fa chiamare ostello ma non ha assolutamente nulla dei ritrovi per saccopelisti noti ai più – tutte le riserve, i timori e le ansie legate al viaggio nato sotto cattivi auspici si dissolvono di botto. Un’epifania. La stanza è proprio lei, bella come nelle foto, anzi, di più. Travi e mattoni a vista nel soffitto, arredi di design accostati ad un coloratissimo armadio antico restaurato, luci calde e bagno essenziale ma confortevole per una sensazione generale di gran benessere. Ci si sente accolti in un nido caldo e amorevole. Fuori continua a piovere ma così la vista sul canale è ancora più suggestiva. Il letto sembra comodo: verrebbe da scivolarci dentro e invece… Invece c’è la cena, una bella e lunga escursione nel Budel-pensiero, perché la chef è una bellunese che si è conquistata premi e rispetto in campo internazionale con il rigore delle sue scelte. Niente coup de théâtre: la gastronomia molecolare non è di casa qui dove la materia prima è locale (in gran parte arriva dall’orto della tenuta e dalla vigna murata), di primissima qualità e rifugge il clamore di presentazioni e preparazioni troppo scenografiche. Ottimo il cibo, i vini in abbinamento e il servizio, sempre discreto ma attento. Alla fine arriva il dolce, divino, ed è già ora di raggomitolarsi in stanza con un occhio al canale e uno al libro. Il sonno

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arriva presto e con lui la consapevolezza di aver fatto, almeno stavolta, la scelta giusta. Come diceva Phil Collins, Against All Odds.

La fortuna aiuta gli audaci... Ostello Venissa a Mazzorbo (VE)

Sometimes fortune favors the bold. It can happen that voluntarily a Sardinian wants to leave the sun and the beaches of his own island at the end of August, when flights are filled with sad holidayers returning back home, in a way that many would call daring, and which will prove to be a sensible choice. Of course, if traveling by plane in the last two weekends of the hottest month of the year, you must expect to spend more than usual for flights to Northern Italy or Europe, the “antiesodo” (mass return from the summer holidays) is not an ANAS’ invention and get a seat on board is often a challenge. At the same time, enjoying the view of our gradually less crowded coasts and still feel the heat on the skin, when in other regions the first stoves have been lightened, it is a pleasure that is not easy to give up. Choosing an italian destination is often challenged then by hotel prices that get cheaper only from September onwards, especially in cities. But ... But the desire to travel is there and does not listen to any reason :all is needed is an excuse and that place ‘for connoisseurs only’ and of which a lot of good words were written in the daily newspaper - while looking for items of a different nature. It remains to overcome a few obstacles to find the right room free (because it has to be the one, the same one we had dreamed of while it was raining outside and the summer seemed like a mirage), then the flight and you’re done. The destination is an unusual Venice, one of the northern islands of the lagoon, where the ferries arrive after 40 minutes or an hour after leaving the city center. Even in Burano, where tourists arrive in waves for the classic tour of photos and stalls, there is never a raucous crowd as those in Piazza San Marco, but if in doubt, you can opt for the twin island: Mazzorbo. The departure date is approaching and rain weather alerted announcing the arrival of gale force winds and heavy rains. it Is the end of summer and this was to be expected but the desire to leave, we said, is deaf. The fate takes the mocking name ‘Beatrice’, which delays the landing and can be reached under the rain with blatantly inappropriate shoes and clothes. The transfer to Mazzorbo by public transport is now long and tiring. But ... Instead, it is easy to opt for a water taxi that does so much ‘movie

star’. After all, the 6th edition of The Venice Film Festival is one of only a few days away so we are on the subject. Dreams have no price? They got it right: challenge the waves and strong wind without being able to peep outside while God is sending it down costs 100 euro. The sky is tinged with very peculiar colors. Once at the hotel - called hostel, but it has nothing of the meeting places for backpackers - all the reservations, fears and anxieties born inauspiciously and connected with travel dissolve abruptly. Epiphany. The room is as beautiful as in the pictures, in fact, it is better. There are Beams and exposed brick in the ceiling, furniture design combined

with a colorful wardrobe restored antique, warm lights and bathroom basic but comfortable for a general feeling of great well-being. You feel welcomed in a warm nest and loving. It is Still raining outside but so the canal view is even more impressive. The bed seems comfortable: one would slip inside it instead ... Instead, there is dinner, a nice long hike in a Budel-thought, because the chef is a bellunese who has earned awards and respect in the international arena with the rigor of his choices. Nothing coup de théâtre: molecular gastronomy is not at home here where the raw material are local (largely comes from the garden of the estate and the walled vineyard), of the highest quality and avoid the hype of too spectacular preparations and presentations. It is Great food, wine pairings and service, always discreet but attentive. At the end it comes the dessert, divine, and it’s time to curl up in a room with an eye to the Canal and one in the book. Sleep comes quickly, and with him the knowledge that the right choice had made at least this time. In Phil Collins’ words, Against All Odds. (traduzione a cura di Grazia Solinas)

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Perchè non vai a... Patrizia Giancola

Viaggio nella Germania delle meraviglie Castelli, parchi, paesaggi seducenti, da favola, gastronomia eccellente, storia, cultura, arte, natura, città invitanti e dintorni interessanti. Si trovano nella Germania del Nord, meta non troppo battuta dal turismo di massa italiano. Ideale punto di partenza potrebbe essere Brema, la città dei Musicanti, pittoresca, deliziosa, piena di vita, che meriterebbe una lunga sosta. Ha un centro storico incantevole, piccolo, con uno dei Markt più sorprendenti della Germania, sul quale incombono alti edifici antichi risalenti a più di 1200 anni fa, tra cui la statua di Rolando e il Rathaus, patrimonio mondiale dell’Unesco. La Bottcherstrasse, una via stretta e lunga 110 metri in stile decò è un gioiellino, così come lo Der Schnorr, un affascinante dedalo di viuzze piccole e strette dove si trova di tutto: ristoranti, negozietti, caffè. Da non perdere: una visita al centro di Tecnologia Aerospaziale e all’Universum Scienze Center, un centro a forma di conchiglia che permette di sperimentare la scienza in modo interattivo e di simulare viaggi virtuali tra le stelle, al centro della terra e in fondo agli oceani. Nelle vicinanze di Brema si trova il villaggio di Worpswede, che alla fine del XIX secolo si è trasformato in una colonia di artisti. Procedendo verso est, si arriva ad Amburgo, seconda città della Germania e allo stesso tempo regione, centro del commercio mondiale: dinamica, vivace, cosmopolita, aperta, e non potrebbe essere altrimenti con uno dei principali porti d’Europa e del mondo. La sua storia e il suo aspetto sono dominati da navi e commercianti. Una gita in barca attraverso il porto spettacolare e una passeggiata in battello tra i canali permettono in parte di scoprirne il fascino. E’ la città più verde della Germania, ricca di parchi e giardini. Ha 2.302 ponti, più che a Venezia, Amsterdam e Londra messe insieme. E’ sede d’importanti musei, come la Kunsthalle, uno dei migliori d’arte della Germania, con opere di impressionisti tedeschi e autori come Beckmann, Manet, Renoir, Munch, Fiedrich, o il Museo dell’Arte e

dell’Artigianato, della Speicherstad, il complesso di magazzini più grande del mondo, e di tanti monumenti, come St. Nikolai, unica torre di una chiesa distrutta durante la guerra e mai ricostruita a testimonianza della drammaticità dell’evento. La scoperta incessante di graziose città e cittadine prosegue attraverso la regione dello Schleswig – Holstein, lambita dal Mar Baltico, un paradiso in cui si alternano paesaggi collinari, pascoli, laghi, castelli, case padronali, incantevoli edifici dell’epoca anseatica, piccole baie, fiordi profondi e spiagge sabbiose e isolate, porticcioli di pescatori e porti con navi di varie dimensioni. A Kiel la vista spazia tra boschi di alberi di vele, dove navi enormi attraversano il canale più navigato al mondo che collega il Mare del Nord al Baltico. A Schleswig ci si perde nello Schloss Gottorf, castello fortezza che ospita un interessantissimo museo, ricco di tesori, dipinti di artisti tedeschi e non, tra cui Emil Nolde, sculture di Barlach, arredi, mostre. Nelle vicinanze si trovano il museo Vichingo e un graziosissimo villaggio di pescatori, Holm, fatto di casette medioevali in miniatura con un piccolo cimitero riservato solo ai residenti. Ma la città, capitale della lega anseatica, che ph. G.Mocci © AT Photographer da sola giustifica un viaggio nella regione è la fiabesca Lubecca, la “città delle sette torri”, dallo skyline storico inconfondibile, tutelata dall’UNESCO come patrimonio culturale mondiale dell’umanità, patria di due Nobel della letteratura, Günter Grass e Thomas Mann. Per entrare nel centro storico, dal panorama di straordinaria bellezza, si passa attraverso la porta Holstentor, massiccia struttura difensiva a due torri del XV secolo, simbolo della città anseatica medioevale che decora cartoline, dipinti e dolcetti di marzapane. L’Alstad, centro storico, accoglie i visitatori su una penisola circondata da un fiume, ricca di abitazioni dal fasto imperiale, chiese gotiche in mattoni rossi e circa 1400 monumenti storici protetti che formano la cosiddetta corona della città, tra 30


cui spiccano: la chiesa gotica e romana di St. Petri; le guglie di Marienkirche, basilica a tre navate con la volta in mattoni più alta del mondo, matrice delle numerose chiese gotiche in mattoni della regione baltica e custode del più grande organo meccanico al mondo; l’imponente Rathaus, magazzino tessuti ed emporio del XIII secolo ora palazzo municipale, e la Cattedrale romana del 1173, monumento architettonico più antico della città. Da visitare: l’Heiligen-Geist-Hospital, monumento tra i meglio conservati del Medio Evo e istituzione sociale tra le più antiche, inizialmente destinata alla cura dei malati, ora è un ricovero per anziani; la Casa Buddenbrook di Thomas Mann, in cui visse la famiglia Mann alla metà del XIX secolo, scenario della famosa saga famigliare, che dal 1993 ospita un museo; la casa di Günter Grass, che ospita opere di arte visiva e capolavori letterari dello scrittore, e il Salone del marzapane Haus Niederegger, al cui interno si trovano dodici noti personaggi di Lubecca di marzapane in dimensioni reali. Dopo la camminata è d’uopo una sosta all’antica birreria, del 1225, Traditionsbrauerei Brauberger, per gustare un boccale di birra preparata e servita come in epoca medievale. A breve distanza dalla città si trova la località termale Travemünde, affiliata di Lubecca sul Baltico, che attrae migliaia di turisti con la sua atmosfera tradizionale, le casette dei pescatori, i quasi cinque chilometri di spiaggia di sabbia bianca e finissima costellata dagli strandkörbe, caratteristici cestoni di vimini con le sdraio, il casinò, navi passeggeri e da crociera. Il suo simbolo è il quattro alberi “Passat“, uno dei più bei velieri del mondo. A nord di Travemünde si trova la spiaggia di Brodten, con scogliere alte 18 metri che si affacciano sulla baia di Lubecca. A circa tre chilometri a sud di Travemünde, nella riserva naturale di Dummersdorf, sostano gli uccelli acquatici in migrazione da e verso le località di tutto il mondo. Per le famiglie è irrinunciabile una giornata all’Hansapark di Sierksdorf, unico parco divertimenti sul Baltico. Da non perdere anche una sosta a Schwerin, a sud est di Lubecca, nel Meclemburgo–Pomerania, dove un castello fiabesco, il Neuschwanstein del Nord, si erge maestoso su un’isola in mezzo a un lago immenso. La città ha un’altra caratteristica particolare: ha così tanti laghi che nessuno ne conosce con esattezza il numero. Viaggiando verso est, lungo la costa, attraverso la scarsamente popolata regione del Meclemburgo–Pomerania occidentale, accompagnati dalla brezza leggermente salina, si resta sorpresi dal complesso medievale di Wismar, patrimonio UNESCO, con la più grande piazza medievale della Germania del nord e antichi edifici gotici in cotto con il tetto a due spioventi, che hanno fatto da sfondo al film Nosferatu il vampiro del 1922. Tra Wismar e Rostock è quasi d’obbligo visitare la graziosa cittadina di Bad Doberan, vicina alle prime stazioni balneari tedesche, Kühlungsborn e a Heiligendamm, quest’ultima scelta dal Duca Friedrich Franz I nel 1793 per il suo potere terapeutico. Le località sono raggiungibili in 20 minuti con il treno a vapore a scartamento ridotto ribattezzato affettuosamente dai locali “Molli”, che attraversa un ammirevole paesaggio. A Rostock, una delle più belle città anseatiche della Germania, sede dell’università più antica del nord Europa (1419), ottocento anni di storia sono visibili ovunque: nell’architettura medievale e rinascimentale delle case dalle cuspidi arcuate, negli imponenti

magazzini in laterizio, nelle fortificazioni massicce e nelle chiese solenni. N e l l e vicinanze non si può rinunciare a una gita a Warnemünde, villaggio di pescatori che, nonostante si sia trasformato in una località balneare, con una spiaggia e n o r m e , conserva inalterato il fascino di un tempo. Sul canale dell’Alter Strom sono ormeggiate barche da pesca ph. G.Mocci © AT Photographer con l’equipaggio che vende pesce freschissimo, anche cotto. La cucina regionale è particolarmente famosa per i suoi piatti di pesce, cucinato in tutte le varianti, e per l’”Himmel und Erde”, cielo e terra, piatto tipico con salsa di mele, purea di patate e speck.

Trip to the wonders of Germany Fairytale Castles, parks, seductive landscapes, excellent gastronomy, history, culture, art, nature, inviting towns and interesting surroundings. They are in northern Germany, a place not too known by the Italian tourism. The Ideal starting point could be Bremen, city of Musicians, it is a picturesque, charming, full of life town deserving of a long stop. It has a charming old small city centre with one of the most amazing Markt in Germany, surrounded by tall old buildings dating back more than 1200 years ago, including the statue of Roland and the Rathaus, recognized UNESCO World Heritage Site. The Bottcherstrasse, a 110 meters long narrow street in Art Deco style, is a little gem, as well as Der Schnorr, a fascinating maze of narrow streets where you can find everything from restaurants, shops, cafes. Unmissible is a visit to the center of Aerospace Technology and Universum Sciences Center, a shaped shell that allows you to experience science in an interactive and simulate virtual travel among the stars, at the center of the earth and in the bottom of the oceans. Bremen is located near the village of Worpswede, which became a colony of artists at the end of the nineteenth century. Heading east, we arrive in Hamburg, Germany’s second largest city and region, which is hub to world trade center: dynamic, lively, cosmopolitan, open, and could not be otherwise as it is one of the main ports of Europe and the world. Its history and its appearance are dominated by ships and traders. A boat trip through the spectacular harbour and a boat trip through the channels allow in discovering its charm. And it is also known as ‘the greenest 31


city in Germany, surrounded by parks and gardens. It has 2302 bridges, more than Venice, Amsterdam and London combined. It is also home of some of the most important museums, such as the Kunsthalle, one of the best art museums in Germany, housing works by artists such as Beckmann and German Impressionists, Manet, Renoir, Munch, Fiedrich, or the Museum of Art and Craft Speicherstad , the largest warehouse complex in the world, and

many monuments such as St. Nikolai, the only tower of a church destroyed during the war and never rebuilt to witness the drama of the event. The discovery of uncountable pretty towns and cities continues through the region of Schleswig - Holstein, bordered by the Baltic

Sea, a paradise of alternating hills, meadows, lakes and castles, manor houses, charming Hanseatic era buildings, small bays, deep fjords and sandy beaches, isolated fishing harbours and ports with ships of various sizes. In Kiel the view sweeps through a forest of trees sails, where huge ships through the most navigated channel in the world, that links the North Sea to the Baltic. A Schleswig you can get lost in the Schloss Gottorf castle fortress which houses an interesting museum, rich in treasures, paintings by German and not, including Emil Nolde, Barlach’s sculptures, furniture and exhibitions. Also the Viking museum and a charming fishing village of Holm are nearby, made of medieval houses in miniature with a small cemetery reserved to residents only. But the city, the capital of the Hanseatic League, which alone justifies a trip to the region is the fairytale Lübeck, the “city of the seven towers”, from the historical unmistakable skyline, a UNESCO World Heritage cultural site, home of two Nobel Prize for Literature, Günter Grass and Thomas Mann. To access the historic center, the panorama of extraordinary beauty, you go through the Holsten Gate, a massive defensive structure with two towers of the fifteenth century, a symbol of the medieval Hanseatic town decorating postcards, paintings and marzipan sweets. The Alstad center welcomes visitors on a peninsula surrounded by a river, full of houses from the imperial pomp, red-brick Gothic churches and about 1400 protected monuments that form the so-called crown of the city, among which are: the Gothic Roman church St Petri; the spires of the Marienkirche basilica, three aisles church with the highest brick dome in the world and master to the numerous Gothic brick churches brick in the Baltic area and guardian to the largest mechanic organ in the globe, the imposing Rathaus, fabric warehouse and emporium of the thirteenth century, now the Town Hall, the roman Cathedral of 1173, the city’s oldest architectural monument. Must see are also: the Heiligen-Geist-Hospital, among the best preserved monument of the Middle Ages and one of the oldest social institution, initially intended for care of the sick, is now a home for the elderly, the ph. G.Mocci © AT Photographer House Buddenbrooks by Thomas Mann, in which Mann family lived in the mid-nineteenth century, the scene of the famous family saga, which since 1993 houses a museum, the house of Günter Grass, which houses works of visual art and literary masterpieces of the writer, and the Haus Niederegger Marzipan Salon, in which are located twelve known personalities of marzipan 32


Temptation Bar Ristorante

Via Cagliari, 254 (Domusnova, CI) *** sara_d79@tiscali.it

ph. G.Mocci © AT Photographer

Lübeck in real size. After the walk, a stop to the 1225 ancient brewery Traditionsbrauerei Brauberger is a must, to enjoy a glass of beer prepared and served like in medieval times. A short distance from the city is the spa resort of Travemünde, a subsidiary of Lübeck on the Baltic area, which attracts thousands of tourists with its traditional atmosphere, the houses of the fishermen, the three-mile stretch of beach of fine white sand dotted by strandkörb, characteristic wicker baskets with deck, casino, and cruise ship. Its symbol is the four trees “Passat”, one of the most beautiful sailing ships in the world. Brodten is To the north of the beach of Travemünde, with its 18 meters high cliffs overlooking the Bay of Lübeck. waterfowl in migration to and from locations around the world stop About three kilometers south of Travemünde, in the nature reserve Dummersdorf. For families a day at Hansapark Sierksdorf is essential, as it is the only amusement park in the Baltic area. a stop at Schwerin is also a must, located southeast of Lubeck, MecklenburgWestern Pomerania, where a fairytale castle, the Neuschwanstein of the North, stands proudly on an island in the middle of a huge lake. The city has another special feature: it has so many lakes that no one knows the exact number. Travelling east along the coast, through the sparsely populated region of MecklenburgWest Pomerania, and accompanied by a slightly salty breeze, you are struck by the medieval complex of Wismar, UNESCO World Heritage Site, the largest medieval square in northern Germany and ancient Gothic brick with gabled roof buildngs, which served as the backdrop to the 1922 film Nosferatu. Between Wismar and Rostock a visit the lovely town of Bad Doberan is also due, close to the first seaside resorts in Germany, Heiligendamm and Kühlungsborn, the latter chosen by Duke Friedrich Franz I in 1793 for his healing power. The resort can be reached in 20 minutes by train to narrow gauge steam affectionately dubbed by locals “Molli”, which crosses an admirable landscape. In Rostock, one of the most beautiful Hanseatic cities of Germany, home to the oldest university in northern Europe (1419), eight hundred years of history can be seen everywhere: in the architecture of medieval and Renaissance houses with arched gables, the imposing brick warehouses in the massive fortifications and churches solemn. Nearby you cannot miss a trip to Warnemünde, fishing village, although it has turned into a seaside resort with a huge beach, the charm of yesteryear has kept intact. In the Alter Strom canal fishing boats re moored with the crew that sells uncooked or cooked fresh fish,. The regional cuisine is particularly famous for its fish dishes, cooked in all variants, and the ‘”Himmel und Erde,” heaven and earth, dish with apple sauce, mashed potatoes and bacon. (traduzione a cura di Grazia Solinas)

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Perchè non vai a... testo e foto di Marco Cabitza

Il tesoro di Monte Majore Il nord della Sardegna è ricco di splendidi tesori regalati dalla natura. Uno di questi, una grotta, si trova presso il Monte Majore (nel territorio del comune di Thiesi, piccolo centro della provincia di Sassari, nella zona chiamata Meilogu), facilmente raggiungibile tramite la strada che da Ittiri porta a Romana. La grotta di Sa Corona di Monte Majore si apre su un vasto altopiano, situato a circa 550m sopra il livello del mare. Accedere è un po’ difficoltoso, infatti, la bocca è nascosta tra i cespugli e subito dopo l’ingresso, il suolo roccioso scende con un’inclinazione di circa

10°, e si apre su un immenso spazio sotterraneo di 2700 metri cubi, costituito da una vasta camera principale e da vari recessi minori. Anche a sa Corona gli antichi abitanti avevano l’acqua in casa. Infatti, nella camera di fondo della caverna sgorga una sorgente di acqua potabile e lungo il percorso della diramazione si aprono, nel suolo, alcuni pozzi comunicanti con un fiume sotterraneo. Ma è dove la grotta presenta il soffitto alto, un ambiente asciutto, un suolo meno irregolare, insomma le condizioni più favorevoli, che si osservano i resti della vita primitiva. Fu una donna ad indagare scientificamente per prima il sito. Si tratta della dottoressa Foschi, archeologa della Sovrintendenza di Sassari e Nuoro. Tuttavia il sito fu scoperto nel 1954/55 e nel 1977 vi fu effettuata una prima raccolta di superficie dei materiali. Gli scavi della Foschi hanno permesso di mettere in luce

un deposito di circa 1,5 m, che si è rivelato importantissimo per raccontare uno degli aspetti più significativi delle popolazioni del neolitico antico: il gusto estetico. L’autrice dell’indagine iniziata nel 1980, fu capace di mettere in luce tre differenti livelli culturali, pertinenti allo stesso orizzonte cronologico del neolitico, ma con materiali tra loro di versi, per forma e tecniche di decorazione. Alcuni reperti sono gli stessi riconosciuti nella Grotta Verde (Alghero) e nella grotta Filiestru (Mara). Si tratta di ceramica caratterizzata dalla comparsa della tecnica di decorazione strumentale, ossia ornata con determinati strumenti, come per esempio il pettine e i punzoni, che si affianca a quella cardiale. Tanti i motivi, come le impressioni a tacche trasversali sugli orli dei contenitori, le fasce orizzontali e oblique, che si impostano su vasi dalle forme più disparate, come i globulari a collo distinto, i bicchieri e i mestoli. Stratigraficamente sovrapposto è un secondo orizzonte culturale, che presenta forme e decorazioni ceramiche del tutto nuove, ma sempre riferibili al neolitico antico. Non sappiamo se furono prodotte da una nuova popolazione insediatasi nella grotta o se si tratta di una nuova tendenza della moda del periodo, ma questi reperti rappresentano uno stacco netto nella linea evolutiva delle ceramiche precedenti, segnato dalla scomparsa della decorazione impressa col cardium, delle colorazioni e delle decorazioni plastiche. La ceramica è generalmente liscia o più raramente ornata da decorazioni esclusivamente strumentali, come punzonature e incisioni. Anche le fogge cambiano radicalmente. Caratteristici sono i vasi a collo ristretto o piriformi, le olle cilindriche, grandi contenitori per la conservazione dei cibi e i tegami a orlo espanso. Insomma, sembra proprio che i nostri progenitori, stanchi dei soliti motivi decorativi eclettici e esageratamente vistosi, abbiano optato per un ornamento essenziale, in stile “minimal” neolitico. Ma la grotta di Sa Corona non è solo ceramica. Anche l’industria litica, quasi del tutto in ossidiana, è ben documentata e ci racconta un’economia di caccia, con uno strumentario ben assortito, adatto ad ogni esigenza. Compaiono le lame, punte di freccia di diverso tipo, da usare per animali di taglia differente, falcetti per tagliare il grano, bulini e 34


raschiatoi per la macellazione. Sono, inoltre, documentate alcune macine e macinelli (forse destinati alla triturazione dell’ocra), un’accetta in pietra levigata e alcuni frammenti di anellone in pietra verde che, ancora una volta documentano l’esistenza di una moda sofisticata. Il gruppo umano della Grotta di Sa Corona di Monte Majore doveva essere dedito ad attività economiche come la pastorizia, la caccia e in misura minore, all’agricoltura. Il ritrovamento di numerose valve di Helicella attesta la raccolta dei molluschi terrestri, mentre la minore presenza di molluschi marini rispetto al contesto della Grotta Verde suggerisce un uso esclusivamente ornamentale del cardium.

Monte Majore’s treasure

The northern part of Sardinia is rich in wonderful nature treasures. One of these is a cave located in Majore Mountain (in an area called Meilogu in the territory of Thiesi, a small village province of Sassari); within easy reach from the road that brings from Ittiri to Romana. The cave of “Sa Corona did Monte Majore” is located in an extensive upland situated about 550mt above sea level. Finding the cave is a bit difficult as its entrance is hidden in the bushes and immediately after the the ground deepens at an angle of about 10 °, and opens onto a huge underground area of 2700 cubic meters, divided in a large main room and several smaller ones. The ancient inhabitants of Sa Corona were able to have water in and along its ramification it opens some wells communicating with an underground river. The primitive life is however clear in the area of the cave with the highest ceiling of the cave, where the dryer environment and a less irregular ground was better fitting for human life. The first person who scientifically investigated the site was a woman: Ms Foschi, archaeologist for Nuoro and Sassari Sovrintendenza. However while the site was discovered in 1954/55 the first collection of materials only happened in 1977. Foschi’s excavations allowed discovering to a deposit of around 1.5m, which is considered one of the most important of the populations of the Ancient Neolithic: it allowed finding out about their aesthetics. . The research, which started in 1980, allowed Ms Foschi to uncover three different cultural levels, all within the Neolithic area, but with materials which differed on shapes and decoration techniques. Some finds are the same discovered in the Grotta Verde (Green Cave – Alghero) e in the Grotta Filiestru (Filiestru Cave – Mara). The pottery is characterized by the appearance of instrumental decoration technique, as for example adorned with certain tools, such as for example the comb and the punches. Many are the designs set on vases in different shapes, as globular a distinct neck, cups and ladles, such designs are set as impressions transversal notches on the edges of the containers, horizontal bands and oblique. The second cultural horizon is stratigraphically superimposed, which created and decorated entirely new pottery, while remaining related to the Neolithic period. We do not know if they were produced by a new population settled in the cave or if it is a new fashion trend of the period, but these findings represent a clear break in the lineage of previous ceramics, marked by the disappearance of the cardium impressed with the decoration, the colours and plastic decorations. The pottery is generally smooth or rarely adorned with exclusively instrumental decorations, including embossing and engraving. The styles also change radically. The vessels to narrow neck or pear-shaped, the cylindrical pots, large containers for storing food and pans to hem foam are the most characteristic of the period. In short, it seems that our first parents, tired of decorative eclectic and overly showy, have opted for an ornament essential “minimal” Neolithic style. However the cave of Sa Corona is not only pottery. The lithic industry also, almost entirely made of obsidian, is well documented and portrays an economy principally based on hunting, with a well-stocked toolbox for all necessities. Arrowheads blades of different type appear to be used for animals of different size, sickles to cut the grain, chisels and scrapers for slaughter. Some grinders and mills (perhaps intended for grinding ochre) are also documented, a polished stone axe and some fragments of Master link green stone that once again confirm the existence of a sophisticated fashion. The group present in the Cave Sa Corona of Monte Majore had to be devoted to economic activities such as farming, hunting, and to a lesser extent, agriculture. The discovery of numerous valves of Helicella confirms they collected land-shells, while the lower presence of marine molluscs compared to the Green Grotto suggests their only use as ornamental of the cardium. (traduzione a cura di Grazia Solinas) 35


Perchè non vai a... Giuseppe Giuliani

Fenicotteri di Molentargius Si chiama Gigi. Lo trovate tutti i giorni a pochi minuti da Cagliari. Se sbarcate al porto o arrivate alla stazione (che poi fa poca differenza, è questione di qualche centinaio di metri) seguite le indicazioni per Poetto e Quartu e dopo di 8-10 chilometri siete praticamente a casa sua. Lui abita nello Stagno di Molentargius. Sì, proprio dentro. Il problema è riconoscerlo, perché come lui sono migliaia e stanno tutti assieme. L’ultimo censimento, che coincide con la nidificazione, è avvenuto nei mesi di aprile e maggio e in quell’occasione sono state individuate dalle 6 mila alle 8 mila coppie. Sì, lo so che non è un numero estremamente preciso, ma provate voi a contare i fenicotteri. Comunque, sono sicuro che, una volta arrivati lì, il fatto di non

poterlo riconoscere passerà in secondo piano. Vi accontenterete di vederli tutti assieme, magari con la testa nell’acqua alla ricerca di cibo o meglio ancora in volo, quando è possibile apprezzare tutti i colori con più tranquillità. Se siete fortunati o avete programmato

bene il viaggio, li troverete con i pulli, i piccoli appena nati, nella parte più interna della laguna. In questo caso, per vederli, dovrete affidarvi al personale dell’Ente Parco oppure sfruttare i punti di osservazione liberi e organizzati, l’asse mediano di Cagliari nel primo caso, il colle di Monte Urpinu, con la postazione allestita da Legambiente, nel secondo. Arrivano da Francia (soprattutto), Spagna, Sardegna, altre regioni d’Italia, Algeria e Turchia. Lo dice la lettura degli anelli che portano addosso da quando sono nati. È il sistema che si usa per seguire i loro spostamenti e capire qualcosa di questa specie che sembrava molto suscettibile e poco propensa a sostare in prossimità dei centri abitati. Il caso Molentargius ha smentito questa convinzione. Vivono a pochi metri dalla strada, incuranti del traffico e questo rappresenta un fatto inconsueto, oggetto di studio da parte degli ornitologi. Uno di loro, Alan Johnson, un ornitologo, dico, non un feph. B.Valuto © AT Photographer

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nicottero, alla domanda come si spiega il fenomeno Molentargius e come mai i fenicotteri restano o tornano, ha risposto: “vuol dire che li trattate bene”. E questa mi sembra una buona cosa. Di cui, magari, vantarsi anche.

Montelargius’ Flamingos It’s called Ggigi. You can find him every day, few minuts from Caglairi. If you disembark at the port or arrive at the station (which makes little difference, it is a matter of a few hundred meters), and follow the signs to Poetto Quartu, after 8-10 km you’re pretty much at his home. He lives in the Montelargius’ pond. Yes, inside it. The problem is

to recognize him, because there are thousands like him and they are all together. The last census, coincides with the nesting occurred in the months of April and May, and at that time were identified from 6000 to 8000 braces. Yes, I know it’s not a very precise number, but try yourselves to count the flamingos! However, I am sure, once you get there, the fact that you will not be able to recognize him will be overshadowed by the possibility to see them all together, perhaps with the head in the water in search of food or better still in the air, when you

can enjoy all the colors with more confidence. If you’re lucky or have planned the trip well, you will find them with the chicks, the hatchlings, in the inner part of the lagoon. In this case, to see them, you should ask the staff of the Park or take advantage of the free and organized observation points: the median axis of Cagliari in the first case, the hill of Monte Urpinu, with the station set up by Legambiente, in the second . They most come from France, Spain, Sardinia, other regions of Italy, Algeria and Turkey. That’s what we know by the reading of the rings that bear since they were born: it is the system that is used to track their movements and understand something of this species which seemed very sensitive and unwilling to stand near the towns. The case Molentargius refuted this belief.

ph. B.Valuto © AT Photographer

They live just a few meters from the road, regardless of the traffic and this is an unusual fact, now objects of study by ornithologists. One of them, Alan Johnson, an ornithologist, I say, not a flamingo, to the question “How do you explain the Molentargius phenomenon, and why flamingos remain or return”, he replied “It means that you treat them well”. And I think that’s a good thing. Of which, perhaps, boast too. (traduzione a cura di Grazia Solinas) 37


Outdoor activity testo e foto di Gianluca Piras

La via ferrata del Cabirol Se si pensa ad Alghero si immagina subito il suo mare da sogno, il sole abbagliante che riscalda le sue dolci colline ricoperte di vigneti ed infine folle di turisti che si accalcano in centro durante le serate estive e le calde nottate. Tuttavia, Algheronon è solo questo . Oltre alle celeberrime grotte e alle bellissime spiagge, vanta una delle prime Vie Ferrate della

Sardegna . Percorrere una Ferrata e non essere sulle Alpima piuttosto a picco su mare su una spettacolare scogliera, è senz’altro un’esperienza curiosa. Capo Caccia. E’ lì che esiste la Ferrata. Un breve pendio conduce all’attacco attraverso un sentiero che si inerpica serpeggiando tra piattoni di calcare e odorosa macchia mediterranea che al passaggio emana il suo aroma misto all’odore di salsedine del la brezza marina. In certi tratti il sentiero si affaccia sul mare e appare allo sguardo la bellissima Isola Foradada, altissimo scoglio di 150 metri che si mostra in tutta la sua selvaggia bellezza circondata dalle grida incessanti di una colonia di gabbiani e dal mare che sbatte prepotentemente alla base . Ma ecco finalmente l’attacco della Ferrata. Ha inizio con una breve discesa e subito i primi traversi ; si procede a piccoli passi per non perdere la presa sul cavo e si affronta la prima serie di cenge abbastanza semplici.Dopo una breve arrampicata su gradini, si trovail punto di cengia dove lo spettacolo del paesaggio riempie gli occhi e la mente: appesi ad un sottile cavo d’acciaio sembra di volare insieme ai gabbiani che, in lontananza, cullati dalle correnti ascensionali, giocano a disegnare cerchi nell’aria.

Da questo punto, molta strada resta ancora da percorrere. Adesso la cengia si fa più larga. Dopo aver passato alcuni sporgenzerocciose , tirando le corde in loco, ci si trova sulla falesia che si affaccia sulla punta di Capo Caccia. Più avanti si scorge l’ingresso della famosa e magica grotta di Nettuno insieme alla lunga scalinata che dal belvedere porta quasi al livello del mare. Un via vai di persone sale e scende mentre si avvicendano i barconi da turismo che fanno un gran fracasso tra motori e megafoni che diffondono spiegazioni ai turisti. Da questo punto inizia la discesa sulla scogliera: una serie di scalini attaccati nel vuoto da fare con molta cautelatenendo ben saldi mani e piedi sugli appigli. Finalmente si giunge alla cengia sottostante. Decisamente più larga, passa sotto enormi strapiombi che lo sguardo dell’ arrampicatore non può fare a meno di scrutare alla ricerca di vie e passaggi su tetti e fessure che corrono sulla parete per decine e decine di metri. Ecco di nuovo l’isola Foradada per l’ultima parte della salita che conduce all’uscita della ferrata. Anche da questo punto il panorama è esaltante, Il sole del tardo pomeriggio è basso sull’orizzonte e colora tutto di arancio. Uno spettacolo formidabile. Le vie ferrate sono davvero alla portata di tutti anche di coloro che non si possono definire dei climber. Naturalmente, è necessaria una minima preparazione fisica , non temere le altezze e, soprattutto, possedere l’attrezzatura giusta. C’è da dire che una via ferrata è un insieme di strutture e attrezzature che comprende cavi d’acciaio, scalini e corrimano posizionati su una parete roc-

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ciosa per facilitare la salita e la discesa in sicurezza. Non è certo un’arrampicata in cordatache richiede ben altre competenze e attrezzature. Ciononostante, per affrontare una via ferrata è necessaria una batteria di cose senza le quali anche una scalata facilitata come questa potrebbe diventare davvero pericolosa. Per prima cosa l’attrezzatura personale: scarponcini preferibilmente da trekking ma abbastanza morbido, guanti -indispensabili per non ferirsi le mani tirandosi sui cavi -, catene e gradini, il casco da alpinismo che protegge da eventuali distacchi rocciosi e cadute accidentali, imbraco da alpinismo che collega il corpo alle indispensabili “ longeda ferrata” ossia i moschettoni collegati all’imbracatura con un ammortizzatore inerziale - o dissipatore di energia - senza il quale una qualsiasi caduta potrebbe rivelarsi fatale. Le vie ferrate sono divertenti e accessibili e permettono anche ai meno esperti di raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili da

cui lo sguardo può trarre magnifiche visioni e l’appassionato di fotografia può scattare immagini originali. La ferrata del Cabirol, oltre che essere originale, è da non perdere.

La via ferrata del Cabirol If we think about Alghero, we image its dreamlike sea, the shining sun that warms up its sweet hills covered by vineyards, and the crowd of tourists in the city centre in summer nights. But Alghero is not only this. In addition to the world-famous caves and beautiful beaches, boasts one of the first Via Ferrata of Sardinia. It is a particular experience walking a ferrata without going to the Alps, while admiring the sea on a spectacular cliff. Capo Caccia (Cape Hunting). It is where the ferrata exists. A short climb leads to the attack through a path that twists and climbs between limestone and fragrant maquis, which ph. G.Mocci © AT Photographer

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ph.

exudes the aroma mixed with the smell of salt air of the sea breeze. In some places the trail overlooks the sea and the beautiful Foradada island appears, a 150 meters high cliff that is displayed in all its wild beauty surrounded by the incessant cries of a colony of gulls and the sea that beats strongly at the base. The Ferrata starts with a short descent and immediately the first cross; it proceeds in small steps not to lose his grip on the cable and covers the first series of simple ledges. After a few short climbing steps, it finds the ledge point where the spectacle of the landscape fills the eyes and the mind: hanging by a thin steel cable like flying with the seagulls in the distance, lulled by updrafts, play to draw circles in the air. From this point, there is still a long way to go. Now the ledge becomes wider. After spending several rocky ledges, pulling the strings on the spot, you are on the cliff overlooking the tip of Capo Caccia. Later you can see the entrance of the famous and magical cave of Neptune with the long staircase that leads from the viewpoint located almost at sea level. A bustle of people go up and down while the touring boats touring alternate making a great noise of engines and megaphones spreading explanations to tourists. Starting from here, it starts descending to the cliff: a series of steps to be done with great care while keeping the balance with hands and feet. then you’ll finally reach the underlying ledge. Definitely larger, this ledge stands above huge cliffs, while the climber won’t be able to stop scrutinizing looking ph. G.Mocci © AT Photographer

to find ways and walkways on roofs and cracks that run on the wall to dozens of meters. Foradada island appears then again for the last part of the climb, which will lead to the exit of the railway. From this point the view is exhilarating, the late afternoon sun is low

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on the horizon and colors everything of orange. An extraordinary show. The climbing routes are extremely easy for everyone, even those who cannot be defined climbers. Of course, you need a minimum of physical fitness, not being afraid of heights and, above all, have the right equipment. It must be said that a via ferrata is a set of facilities and equipment including steel cables, steps and handrails positioned on a rocky wall to facilitate entry and exit safely. It is not climbing in roped climb that requires very different skills and equipment. However, to deal with a via ferrata a variety of things is required without which also an easy climb like this could be really dangerous. First of all the personal equipment: preferably hiking boots, quite soft, glove-essential to avoid injuring your hands pulling on the cables - chains, and steps, the climbing helmet that protects against chipping rocks and drops, mountaineering harness that connects the body with the essential “longeda ferrata” or carabineers attached to the harness with a shock absorber inertia - or sink of energy M.Corrias © AT Photographer without which any fall could be fatal. The climbing routes are fun and accessible, allowing even the less experienced to reach otherwise inaccessible places from where the eye can get magnificent views and the photo enthusiast can take original images. The strike on the Cabirol,

as well as being original, is not to be missed. (traduzione inglese a cura di Grazia Solinas)

Via Ferrata del Cabirol Die “Via Ferrata del Cabirol”, ein Klettersteig in der Nähe von Alghero Wenn man den Namen Alghero hört, denkt man sofort an ein traumhaftes Meer, eine kraftvolle Sonne, welche die umliegenden Weinanbauhügel in wärmendes Licht taucht und an Touristen, die während der warmen Sommerabende durch das Stadtzentrum flanieren. Aber Alghero bietet noch mehr: Neben der bekannten Grotte und den wunderschönen Stränden wartet Alghero mit einem der ersten sardischen Klettersteige auf. Sicherlich ist es eine ungewöhnliche Erfahrung, einen Klettersteig zu begehen und nicht in den Alpen zu weilen, sondern an einer herrlichen Steilküste am Meer. Der Klettersteig befindet sich auf der Halbinsel Capo Caccia. Ein kurzer Anstieg über einen sich windenden Pfad, schon ist man am Einstieg. Zwischen Kalkfelsen und der duftenden Macchia Mediterranea spürt man mit jedem Schritt, wie sich das Aroma der Vegetation mit der salzigen Meeresbrise vermischt. An einigen Stellen eröffnet sich der Blick auf die wunderschöne Insel Foradada, ein 150 m hoher Felsbrocken, der sich in seiner wilden Schönheit zeigt, von einer Kolonie Möwen mit ihren unaufhörlichen Schreien bewohnt wird und dem Meer, das wild an die Klippen schlägt. Aber nun endlich der Einstieg in die Ferrata. Er beginnt mit einem kurzen Abstieg und schon kommen die ersten Übergänge; um den Griff am Drahtseil nicht zu verlieren, schreitet man mit kleinen Schritten voran und wird so mit einer Reihe von einfachen Felsbändern konfrontiert. Nach einem kurzen Aufstieg über Trittbügel erreicht man den schönsten Punkt. Die atemberauben-

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Alghero (Sassari) Scoglierad di Capo Caccia ph. G.Mocci Š AT Photographer

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de Landschaft erfüllt Auge und Geist: Man hängt an einem dünnen Stahlseil und hat das Gefühl, als würde man gemeinsam mit den Möwen fliegen, im Aufwind schweben und spielend Kreise in die Lüfte zeichnen. Von diesem Punkt ist es noch ein weiter Weg über den Klettersteig. Nun wird das Felsband breiter. Nach mehreren Felsvorsprüngen, stets gesichert, befindet man sich auf einer Klippe mit Blick auf die Spitze des Capo Caccia. Dort kann man auch den Eingang der bekannten und magischen Grotte des Neptuns mit der langen Treppe sehen. Diese führt von der Aussicht bis fast auf Meereshöhe über viele, viele Stufen herunter. Ein Auf und Ab von Menschenmassen, Touristenboote warten mit lärmenden Motoren im Wasser und Touristenführer geben laute Anweisungen durchs Megaphon. Nun beginnt der Abstieg auf der Klippe: Eine Reihe von Trittbügeln in der senkrechten Wand sind sorgfältig mit sicherem Schritt und Halt zu bewältigen. Schließlich erreicht man das untere Felsband. Dieses ist viel größer, geht unter einem riesigen Felsen her. Der Kletterer kann es nicht lassen und sucht mit dem Auge den Überhang nach geeigneten Routen und Haltepunkten ab. Während des letzten Teilstückes des Klettersteiges hat man wieder einen atemberaubenden Blick auf die Insel Foradada und gelangt dann zum Ausstieg. Auf diesem letzten Teil der Steigung hat man wieder den Blick auf die Insel Foradada. Die Aussicht, am späten Nachmittag, wenn die Sonne tief am Horizont steht und alles in ein tiefes Orange taucht, ist berauschend. Ein einzigartiges Erlebnis. Die Kletterroute ist für viele begehbar, auch für diejenigen, die sich nicht als Kletterer definieren. Natürlich muss ein Minimum an körperlicher Fitness vorhanden sein, Trittsicherheit, keine Höhenangst und vor allem die richtige Ausrüstung. Der Klettersteig hat in der felsigen Wand eine Reihe von Sicherungen wie Stahlseile, Trittbügel und Geländer, um so den Ein-und Ausstieg zu erleichtern. Es handelt sich sicherlich nicht um Klettern in einer Seilschaft, welche ganz andere Fähigkeiten und Ausrüstung erfordert. Allerdings sind verschiedene Dinge für die Bewältigung des Klettersteiges erforderlich, ohne die ein Klettern trotz Sicherungen wirklich gefährlich werden könnte. Vor allem die persönliche Ausrüstung: Bergschuhe (am besten mit weicherer Sohle), Handschuhe von Vorteil (um die Hände an den Stahlseilen, Ketten und Trittbügeln zu schützen), einen Kletterhelm, der vor Steinschlag und eventuellen Stürzen schützt und einen Klettergurt mit Klettersteigset oder mit Karabinern und einem Bandfalldämpfer ausgestattet – Dinge, ohne die jeder Sturz tödlich sein könnte. Klettersteige haben einen Spaßfaktor und sind so gesichert, dass auch weniger Geübten der Zugang zu ansonsten unzugänglichen Orten, von denen das Auge mit herrlichen Aussichten belohnt wird, sicher ermöglicht wird. Foto-Enthusiasten können herrliche, ursprüngliche Bilder machen! Der Klettersteig des Cabirol ist einzigartig und man sollte ihn sich nicht entgehen lassen. (traduzione tedesca a cura di Burkhard von Prondzynski)

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Obiettivo AT

Calagonone (Dorgali Nu) Scoglierad di Biddiriscottai ph. G.Mocci Š AT Photographer

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... il filo di Arianna Cosa, come e perchè a cura di Sabina Contu ... scrivete a sabinacontu@yahoo.it

Vincere la burocrazia per realizzare i progetti che ci stanno a cuore. Sarà questo il nostro obiettivo al quale chiedo a tutti voi di collaborare e contribuire con domande, denuncie e proposte. Vincere la burocrazia non è impossibile, come tutte le cose che ci fanno paura la strada da seguire è quella della conoscenza, dello studio e della buona volontà. Alla base di essa infatti, c’è una questione di giustizia ed eguaglianza, spesso formale e non sostanziale. Si deve soprattutto al sociologo e filosofo Max Weber lo studio della burocrazia come fenomeno tipico dell’epoca moderna. Essa ha permesso, innanzitutto, di applicare le regole in modo imparziale: mentre, per esempio, nel mondo premoderno la giustizia veniva direttamente amministrata dal capo o dagli anziani del villaggio, e in gran parte dipendeva dalle relazioni personali, nelle società moderne le leggi sono applicate secondo regole definite e in modo tendenzialmente impersonale. In realtà accade il contrario. Capita infatti di sentirsi dire che se non conosci nessuno è difficile ottenere informazioni e districarsi nelle maglie di uffici e competenze. Sul tema dello sport e del turismo poi, mancano leggi di sistema nazionali ed europee. In Sardegna, sullo sport, un passo in avanti è stato fatto con la legge regionale 17 maggio 1999, n. 17 “Provvedimenti a favore dello sviluppo dello sport in Sardegna”. E’ una buona legge anche se, oramai, superata dalla vivacità del mondo sportivo che ha nuove esigenze e maggiori criticità in ordine alla gestione degli impianti sportivi e alle spese maggiori che si devono affrontare. Manca una legge ed un sostegno allo sport in relazione all’impiantistica sportiva cosidetta en plein air. In questi appuntamenti mensili, sul filo di Arianna, proveremo ad aiutarvi nel capire meglio cosa fare per vincere i labirinti della Regione e degli enti locali, per ottenere informazioni ed il rispetto dei nostri diritti.

ph. G.Mocci © AT Photographer

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AT events... Stefania Spiga

Eventi in Sardegna, ottobre 2012 Ottobre apre la stagione turistica autunnale riservando un’ampia offerta di proposte, volte a promuovere il territorio e la cultura sarde, attraverso lo sport e la scoperta dei luoghi più suggestivi. L’itinerario di questo mese parte dal cuore della Sardegna, con Cortes Apertas - Autunno in Barbagia, la manifestazione che fino a dicembre vi farà scoprire la Barbagia, una delle zone più autentiche e genuine dell’isola. Mostre, degustazioni, musica, esposizioni e spettacoli faranno da sfondo alla formula più attraente di questo evento: in circa una trentina di paesi, i barbaricini apriranno le proprie case, i propri cortili al pubblico, in un evento di grande socialità, motivo di conoscenza e scoperta del territorio, delle tradizioni enogastronomiche e culturali, delle arti e dei mestieri. Questi i paesi che potrete scoprire a ottobre, a Cortes Apertas: dal 5 al 7 ottobre, Tonara e Lula; dal 12 al 14 ottobre, Meana Sardo, Gavoi e Ollolai; dal 19 al 21 ottobre, Orgosolo, Sorgono e Belvì; dal 26 al 28 ottobre, Aritzo e Sarule. Luoghi in cui immergersi totalmente alla ricerca dei preziosi tesori che questo territorio sorprendentemente ricco, sa offrire con semplicità. Per maggiori informazioni visita il sito: http://www. sardegnaturismo.it/ it/articolo/autunnobarbagia-2012 Q u e s t a manifestazione ben si sposa con il tour regionale di Monumenti Aperti che, giunto alla sua XVI edizione, è volto a valorizzare e far conoscere il patrimonio storico-culturale della Sardegna. L’evento si svolge in varie località della Sardegna, dalle grandi città ai piccoli paesi dove ogni anno, da maggio a ottobre, monumenti, luoghi e aeree archeologiche che normalmente non si possono visitare, vengono aperti liberamente al pubblico, consentendo anche ai cittadini sardi di sentirsi turisti nelle proprie città. Alla manifestazione si affianca la terza edizione del ciclo di seminari Le Identità Locali - città e paesi si raccontano, in cui gli esperti del Comitato Scientifico Regionale offrono approfondimenti sugli usi, costumi e storia delle città coinvolte nel tour. I luoghi che sarà possibile visitare a ottobre sono:

Olmedo, 13 e 14 ottobre; Berchidda e Monserrato, 20 e 21 ottobre; Bosa, Olbia e Sinnai, 27 e 28 ottobre. Per maggiori informazioni visitate il sito: http://www.monumentiaperti.com Lasciato l’alto centro Sardegna e dirigendoci verso Cagliari, dal 4 al 10 ottobre troveremo ad accoglierci il festival più giovane della Sardegna “Tutte Storie” il cui tema quest’anno sarà “L’incomprensibile”. I luoghi del festival custodiranno le rivelazioni di bambini e adulti su ciò che non si capisce del mondo, di sé stessi e degli altri. Il pubblico è quindi invitato a portare le proprie “tontologie” su striscioline di carta che “L’Ufficio Poetico Comprensivo” sceglierà, raccoglierà ed esporrà come dei veri responsi oracolari. Per saperne di più si può scaricare dal sito www.tuttestorie.it la “Lettera alle Maestre Tontologhe” di Bruno Tognolini. E inoltre, illustrazione, libri, concerti, incontri: tutto per i ragazzi. La VII edizione ospiterà infine: Paolo Fresu, Rita Borsellino, Pia Valentinis, Marino Sinibaldi, Takla Improvising Group e tanti altri. Sempre a Cagliari, dopo il successo dell’iniziativa estiva promossa dall’associazione Itzokor, verranno riproposte le “Passeggiate col Canonico Spano”, un’interessante occasione serale per visitare il quartiere di Castello sulle orme del Canonico Giovanni Spano, considerato uno dei padri dell’archeologia sarda e autore di una guida sui quattro quartieri storici della città. L’appuntamento è fissato per il 7 ottobre, alle ore 21 in piazza Martiri, a Cagliari. Il percorso, della durata di circa due ore, partirà dalla Porta dei Leoni e si concluderà presso il Palazzo dell’Università. Ma Cagliari non sa solo di cultura e storia, infatti sono in arrivo da tutto il mondo i protagonisti che dal 2 al 7 ottobre si daranno battaglia al Poetto per il World Racing Championship - Kite Racing, campionato mondiale assoluto di kiteboard nella nuova classe olimpica del race, e tra essi anche nomi illustri ed ex medaglie olimpiche del windsurf. Il campionato, organizzato dallo Yacht Club Cagliari, è diventato importantissimo a livello mondiale, dopo la recente decisione dell’ISAF (International 46


Sailing Federation), massimo organo della vela, di inserire il kitesurf alle prossime olimpiadi brasiliane nella disciplina del racing. L’appuntamento è alla 6a fermata del Poetto, la magnifica spiaggia cittadina che farà da cornice all’atteso evento. Lasciamo Cagliari e seguiamo la via del gusto insolito: proseguiamo verso la costa sud dell’isola, dove vi consigliamo l’evento finale del PulArchàios, il programma di conferenze degli studiosi che partecipano alla missione archeologica a Pula, che chiuderà i battenti il 6 ottobre con l’ormai classico appuntamento del “Romanum Convivium”: sarà un’occasione imperdibile per assaporare la riproposizione di un antico pranzo romano, curato dagli allievi dell’Istituto Alberghiero di Pula e realizzato con la collaborazione della Cop.Tur. e della Pro Loco di Pula (per informazioni http://www.comune.pula.ca.it). Sempre il 6 ottobre, ma a Sassari, in collaborazione con AMACI, Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani, si terrà l’ottava edizione della “Giornata del Contemporaneo”, il grande evento dedicato all’arte contemporanea e al suo pubblico. Una “porte aperte” gratuita in ogni angolo del Paese, per presentare artisti e nuove idee attraverso mostre, laboratori, eventi e conferenze con un programma multiforme, che regalerà al grande pubblico un’occasione per vivere da vicino il complesso e vivace mondo dell’arte contemporanea. Nell’occasione della visita a Sassari, vi consigliamo la mostra Savage Humans, a cura di Davide Mariani degli artisti Narcisa Monni e Vincenzo Pattusi, che dal 5 al 25 ottobre 2012 saranno presenti presso il L.E.M. Laboratorio Estetica Moderna, con le loro opere in cui “la forza espressiva si contrappone al fragile sentimento umano che si rivela nell’atto della creazione: l’uomo e la bestia che perde e che vince”. Per informazioni http://www.gallerialem.com Proseguiamo il nostro viaggio, dirigendoci a Olbia che dal 18 al 21 ottobre ospiterà il Rally Italia Sardegna 2012, la prova italiana del Campionato del Mondo Rally organizzata dall´Automobile Club d´Italia con il supporto della Regione Autonoma della Sardegna. Le principali novità sono la distribuzione in quattro giorni di gara, il parco assistenza remoto a Sassari e il ritorno del podio di arrivo e premiazione a Porto Cervo. Il percorso sarà di 306 chilometri cronometrati di gara, rispetto ai 360 inizialmente previsti, ma il numero della prove speciali resta invariato a 16, con una diversa distribuzione rispetto alla precedente versione del percorso. Una gara che, anche se con un tracciato ridotto, conserva intatte le caratteristiche di difficoltà e selettività che hanno fatto di questo rally uno degli appuntamenti più tecnici della serie iridata. Tutte le informazioni su http://www.rallyitaliasardegna.com Chiudiamo l’itinerario di ottobre ritornando nel cuore della Sardegna, in uno degli appuntamenti più amati: la 40a edizione della Sagra delle Castagne e Nocciole di Aritzo. Due giornate, sabato 27 e domenica 28 ottobre, con distribuzione gratuita di castagne ai visitatori, degustazione di vini novelli e dolci tipici: una vera e propria fiera dei prodotti della montagna di Aritzo, conosciuto da sempre come il paese dei parchi e delle castagne. Durante la sagra, sarà possibile assistere a mostre dell’artigianato tipico locale, esposizioni di opere d’arte, spettacoli di musiche tradizionali e sfilate dei gruppi folkloristici in maschera Is Mamutzones e partecipare all’escursione guidata tra i castagneti secolari di Geratzia. CURIOSITA’ Ottobre in lingua sarda si traduce in modi differenti: nel sud Sardegna si dice “Mes’ ‘e Ladàmini”, in riferimento al periodo dell’anno in cui si concimavano i terreni, mentre al centro nord si dice “Santuaine” in riferimento alla festa di San Gavino Monreale, che si tiene il 25 ottobre. Decimo mese dell’anno e secondo mese autunnale, i contadini dicono: ”Se ottobre è caldo e bello, arriva un inverno pungente; ma se è bagnato e freddo, l’inverno sarà mite.”

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Via Cagliari, 96 Domusnovas (CI)

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CALZATURIFICIO ZAMBERLAN S.r.l. Sede: Via Marconi, 1 36036 Pievebelvicino di Torrebelvicino (VI) Tel. ++39 0445 660.999 Fax ++39 0445 661.652 http://www.zamberlan.com/ zamberlan@zamberlan.com

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AT Decameron matita, gomma e mouse... a cura di Barbara Valuto

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Obiettivo AT

Lago di Garda ph. G.Mocci Š AT Photographer 50


AT MAGAZINE Cultura, Sport, Turismo, ecc. TESTATA GIORNALISTICA REGISTRATA PRESSO IL TRIB. DI CAGLIARI n° (in fase di attribuzione) 2012 Luogo e anno della pubblicazione: Cagliari, 2012 ANNO I Dati della società: AT di Giampaolo Mocci Via Tagliamento, 19 0932 - Assemini (CA) PI 03442500926 Editore Giampaolo Mocci Direttore Responsabile: Andrea Concas Per contattare il giornale: Cell. +39 3287289926 E-mail: info@atmagazine.it (per informazioni) redazione@atmagazine.it (per la redazione) Per le inserzioni sul giornale: E-mail: atpublimedia@atmagazine.it Informazioni sullo “stampatore”: Il provider che ospita il giornale è DominioFaiDaTe S.r.l. (società provider autorizzata a fornire al pubblico il servizio internet).

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NUMERO 0

AT MAGAZINE

Edizione IT/UK Mensile Anno I Nr. 0 - Ottobre 2012

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