AT MAGAZINE nr. 12 - E/IT

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ATMAGAZINE

Turismo attivo, senza confini.

AT MAGAZINE

it.atmagazine.eu Edizione IT/UK/ES - Mensile - Anno II - Nr. 13 - Novembre 2013

OUTDOORACTIVITY

jacopo larcher

INTERVIEW

YOUDISCOVER MUSEO MUDA Las Plassas RUMUNDU Sogno verde in bicicletta CAPO NIEDDU Bosa

ATFANTASY IL SUONO DELLA ROCCIA Un raccconto a fumetti


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Landscape (Masua) - Ph. G.Mocci Š AT Photographer


Num12 nov2013 sommario UN LUOGO VALE L’ALTRO

Editoriale

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Outdooractivity

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JACOPO LARCHER, INTERVIEW di Giampaolo Mocci

YOU DISCOVER

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RUMUNDU. L’AVVENTURA CONTINUA... di Valentina Morea

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CAPO NIEDDU di Giancarlo Lotta

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IL MUSEO MUDA A LAS PLASSAS di Giuseppe Giuliani

AT culturam!

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ANTICHI MESTIERI DEL BELPAESE, VALLE D’AOSTA di Giuseppe Belli

slow AT food

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RAVIOLI DI RICOTTA E BIETOLA di Andrea Masci

AT fantasy

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IL SUONO DELLA ROCCIA di Luca Andreozzi

In copertina: Reunion, Jacopo Larcher Photographer © Damiano Levati / The North Face®

web it.atmagazine.eu email info@atmagazine.it atpublimedia@atmagazine.it

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staff editor Giampaolo Mocci

Che cos’è un’erbaccia? Una pianta le cui virtù non sono state ancora scoperte [R.W. Emerson]. Esistono migliaia di metafore e aforismi che concettualizzano il mondo e la vita. Forse definire “erbaccia” la vita è irriverente, eppure, quanti innanzi ad una pianta officinale, dalle virtù note, sarebbero in grado di riconoscerla? Le esperienze, gli uomini e la vita stessa sono erbacce a cui guardare con curiosità e attenzione, senza fermarsi alla prima impressione e scevri da ogni condizionamento impegnarsi a scoprine le virtù nascoste.

Andrea Concas

Giornalista professionista, scrittore, laureato in Scienze della Comunicazione, ha collaborato con diversi periodici (“Il Tempo”, ecc.), agenzie di stampa (Unione Sarda, ecc.) e tv. Editor per network editoriali (Mondadori). Attualmente dirige “Diario24Notizie”,”2012 Magazine” e “Sardinia Network”. È consulente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e della Associazione della Stampa Sarda (FNSI). Dal 2008 è il responsabile del C.R.E. (Centro Ricerche di Esopolitica) e dell’Associazione intitolata al giornalista “José De Larra”. Dal 2011 è il presidente del GUS sardo, il Gruppo di specializzazione della FNSI relativo ai giornalisti degli Uffici Stampa.

Shawn Serra

Barbara Valuto

Oscar Migliorini

Flavia Attardi

Sabina Contu

Gianluca Piras

Ho 23 anni e vivo a Carbonia, mi sono diplomato al Liceo Scentifico Tecnologico di Carbonia e attualmente sto completando il mio percorso formativo come studente in Scienze della Comunicazione a Cagliari. Entrare a far parte della redazione di questa rivista turistica on line mi entusiasma e spero di dare un importante contributo.

Da turista occasionale e distratta, sono diventata una vera appassionata di viaggi dopo il battesimo del classico viaggio zaino+Interrail dopo la maturità. La laurea in Lingue e il tesserino da giornalista sono stati un pretesto per conoscere a fondo altri mondi, altre culture e soprattutto stringere amicizie durature con anime gemelle erranti in ogni angolo del pianeta. Costretta dal lavoro a fissa dimora e ferie limitate, ho scelto una professione che, dopo l’esperienza in un tour operator e un albergo, mi consentisse di vivere in un ambiente dove il viaggio è insieme fine e mezzo: l’aeroporto. Di appendere la valigia al chiodo, naturalmente, non se ne parla proprio.

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Da sempre rincorro l’idea di poter diventare parte integrante di quel che i cinque sensi attribuiti mi permettono, attraverso tele, argille e metalli. Non esito a misurarmi ed esprimermi con diverse passioni, come la fotografia e l’arrampicata sportiva, che mi consentono di essere a contatto con le molteplici bellezze della natura...anch’essa come l’arte, infinita ed imprevedibile. Colpevole di un’inesauribile sete di conoscenza per me, sarebbe difficile scegliere tra tante meraviglie che mi attirano, mi circondano e che vivo!

classe 1973, Segno zodiacale Vergine. Vivo e lavoro prevalentemente a Cagliari. Attualmente Delegata alla Sport della Provincia di Cagliari. Tra i vari incarichi ricoperti nel 1996 consigliere comunale del mio paese natio Jerzu e nel 2004 consigliere di amministrazione dell’ente regionale per il diritto allo studio. Amo la letterattura, la politica ed il diritto, in particolare quello ambientale, sanitario e sui temi della nocività lavorativa sto concentrando la mia attenzione negli ultimi anni. Film preferito : C’era una volta in America. Attori: Clint Eastwood e Meryl Streep. Il mio libro preferito è “L’arte della guerra” di Sun TZu. Le mie passioni sono la cucina e l’agricoltura.

Vivo a Oristano, dove sono nato il 20 maggio del 1961. Sono iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e lavoro come responsabile dell’ufficio stampa e Comunicazione istituzionale della Provincia di Oristano, curando anche la redazione e la pubblicazione dei contenuti del sito istituzionale. Appassionato sportivo, ho praticato innumerevoli sport ma in modo significativo scherma, calcio, tennistavolo, tennis. Ora pratico con impegno agonistico lo sport delle bocce. Sono presidente del Comitato provinciale di Oristano della Federazione Bocce e atleta della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Oristano. Di questa gloriosa società, fondata nel 1866, sono stato presidente dal 1999 al 2005 e faccio parte del Consiglio di amministrazione dal 1996.

Sono quasi trenta anni che pratico assiduamente tutto quello che è outdoor in Sardegna e nel mondo, dalla speleologia al torrentismo, dal trekking alla mountain bike, ma in primis l’arrampicata in tutte le sue salse, grandi numeri non li ho mai fatti ma mi sento in sintonia con la mia filosofia: “siamo tutti liberi di confrontarci come vogliamo con la parete, nel rispetto del prossimo”.


Massimo Cozzolino

Marco Lasio

Patrizia Giancola

Grazia Solinas

Andrea Masci

Rosalia Carta

Roberto Finoli

Rinaldo Bonazzo

Stefano Vascotto

Vivo e lavoro a Napoli, sono nato nel 1976 mi sono diplomato all’Accademia di Belle Arti nel 2003 in Scenografia. Fra tutte le passioni, quella che proprio mi riempie di più e mi fa vedere la vita con occhi diversi è l’Africa. Ed è per questo motivo che dedico questa collaborazione a Thomas. “Un uomo integro”. Per l’imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità. [Thomas Sankara]

“Porta itineris dicitur longissima esse”. I latini dicevano “La porta è la parte più lunga del viaggio”: per iniziare una nuova vita bisogna trovare il coraggio di fare il primo passo, per cambiare bisogna avere le forze di farlo. Per crescere bisogna volare via dal nido e cogliere al volo tutte le occasioni. Viaggi, musica e la potenza delle immagini per evadere e costruire una chiave che apra tutte le porte che si presentano lungo la strada.

Sono nato a La Spezia nel 1959 ma cresciuto a Cagliari. Ho fatto il liceo scientifico e mi sono laureato in Scienze Geologiche a Cagliari. Mi sono trasferito in Svezia nel 1988. Sono docente di fotografia in un liceo di Kristianstad, in Scania nel sud del paese. Svolgo in proprio servizi fotografici ma sono anche attivo come pubblicista. Sono appassionato di viaggi con contenuti anche avventurosi. La mia filosofia é tenere il corpo, la mente e i sentimenti in forma per cui faccio tanto sport, molti trekking, leggo molto ed amo la mia compagna Carina ed i miei figli Linnea ed Elias.

Maggio 1985, Perito informatico (ABACUS), laureato in Scienze della comunicazione, appasionato di assemblaggio, programmazione su Personal Computer e la musica rock. Il mio hobby della mountain bike mi ha portato a conoscere luoghi ed a riscoprire il contatto con gli spazi verdi che la nostra terra ci offre. Le nuove esperienze se rivestite di un sano velo di sfida mi coinvolgono e motivano a cimentarmi con passione in queste nuove avventure.

Sono cresciuto in campagna, adoro la natura con tutti i suoi profumi e i suoi colori. Mi piace condividere le mie esperienze, perchè come diceva mia nonno, puoi comprare tutto ma l’esperienza la devi fare, per questo lo scambio di esperienze aiuta a essere migliori. Il mare è la mia grande passione... veleggiare con il vento che ti coccola è una esperienza meravigliosa che tutti dovrebbero fare. Credo che si possa migliorare dando fiducia a tutti gli esseri umani, perchè ognuno di noi è un essere unico e irripetibile che vale più di quello che crede!

Over 30 years in the IT world. Passionate about new technology and always open to new solution.

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Amo paragonarmi ad un diamante: le sue preziose e molteplici sfaccettature sono come le mie tante sfumature di personalità e di carattere. Anche il mio percorso personale e professionale è piuttosto bizzarro: ho due figli di 28 e 26 anni, un cane di 15, un nuovo compagno, adoro gli studi umanistici, ma ho un incarico di manager presso una società di engineering, un brevetto di sub e amo il nuoto, un amore incondizionato per i libri, per i viaggi e per tutto ciò che è innovazione e tecnologia applicata alla tradizione. In tutto questo cerco il particolare che fa la differenza. Son un ariete e mi butto a capofitto in tutto ciò che faccio, ma tutto ciò che faccio deve divertirmi, deve farmi ridere. Il mio motto è: la vida es un carnaval!

Appassionato da sempre per gli sport all’aria aperta come la mountain bike, il kayak, immersioni e tanto altro, ho sempre inteso la parola outdoor come momento di conoscenza. Il percorrere sentieri su due ruote o far scorrere il mio kayak sul mare della nostra Sardegna è sempre occasione di arricchimento culturale che soddisfa appieno la mia inesauribile voglia di conoscere. Negli anni ho collaborato con riviste di trekking e outdoor in genere. La fotografia è inoltre l’indiscussa forma di archiviazione dei miei momenti passati tra amici o in solitudine per i monti o per mare.

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staff editor Elisabetta Gungui

Barbara Knapczyk

Giuseppe Giuliani

Denise Lai

Giuseppe Belli

Francesca Columbu

Marco Cabitza

Suwong Mano

Valentina Morea

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Cagliaritana di 35 anni, socievole, estroversa, creativa e simpatica (dicono!). Lavoro nel mondo della sicurezza per le aziende, studio Scienze della comunicazione e gestisco un Bed&Breakfast da circa due anni. Aspettative per il futuro? Esprimere sempre più la mia parte creativa nel mondo del lavoro (e non solo!). Sono appassionata di cinema, teatro, arte, musica, viaggi al fine di un arricchimento culturale/sociale, poco sport ma primo tra tutti il tennis. Le poche righe a disposizione son finite per cui concludo qui la mia brevissima presentazione!

29 anni, studia nella facoltà di Beni Culturali (curriculum archeologico) dell’Università degli Studi di Cagliari. Giornalista dal 2010, scrive per blog, quotidiani e riviste, anche online.

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Barbara Knapczyk was born in Cracow in 1960. She studied at Academy of Fine Arts in Cracow. Painting with professor Stanislaw Rodzinski and professor Zbigniew Grzybowski. Drawing with professor Zbylut Grzywacz and professor Józef Zabkowski. Diploma in 1989. Tekstile art with professor Ryszard Kwiecien. All works inspired by the surrounding nature. Favorites: landscapes, still life, portrait, themes of mountains. Her work are in private collection in many countries. She likes to travel and takes pictures.

Sono Giuseppe Belli, cinquantatre anni passati tutti nella mia città, Napoli. Essa, oltre ad essere una delle più belle città che io conosca è anche tra le più complesse e caotiche, di quello stesso caos incomprensibile che contraddistingue la nostra vita. Amo leggere e scrivere. Soprattutto la scrittura mi da modo di rielaborare la realtà che mi circonda e talvolta la possibilità di comprenderla meglio. Per questo ho pubblicato già due libri… e non c’è due senza tre.

It is a story about sport climbing Protections, for how to write a watercolor. Pen and paint... to make it look old and dirty the surface of a rock cliff.

Giornalista, 45 anni, ama la vita di società e gli appuntamenti mondani tanto che vorrebbe abitare in Lapponia. Invece, vive ad Assemini dove, peraltro, pare non abbia mai incontrato una renna. Siamo tutti appesi a un filo. E io sono anche sovrappeso (Franco Zuin)

Classe 1974; sarda di nascita e di sangue; attualmente impegnata professionalmente presso l’aeroporto di Cagliari. Amante della natura, del buon cibo e dei viaggi; riesce ad emozionarmi un tramonto d’estate e allo stesso modo un gratacielo di una grande metropoli. Faccio mia la frase: [...]”Accettare le sfide della vita significa porsi di fronte ai nostri limiti e ammettere di poterli o meno superare”... e a oggi credo di avere, ancora, tante sfide da vincere!

Il mio mondo è una valigia. Inguaribile sognatrice e viaggiatrice per passione; un’irrefrenabile curiosità mi spinge a voler conoscere quel che non so, capire ciò che appare ostico, superare barriere e confini. La sete di novità e l’entusiasmo nel viverle sono la mia forza motrice, la parola è la mia arma (pacifica peraltro).


ph. B.Valuto Š AT Photographer

obiettivo at

Chillaz International GmbH Hoferweg 13

A-6134 Vomp in Tirol / Austria

tel. +43-5242-62399 fax +43-5242-62777 web: www.chillaz.com mail: contact@chillaz.com


obiettivo AT

CANALE S. NICOLO’ (BUGGERRU) PHOTO G.MOCCI © AT PHOTOGRAPHER


editoriale

un luogo vale l’altro A volte... ma solo a volte, mi domando perché alcuni luoghi divengano famosi e meta di continue frequentazioni, mentre altri di uguale bellezza e al pari meritevoli di altrettanta notorietà, rimangono sconosciuti o meglio in secondo piano. Recentemente ho rifatto visita al Canale di S. Nicolò, un piccolo canyon vicino a Portixeddu, una delle più belle spiagge della costa occidentale dell’isola, un luogo di grande fascino e bellezza. Scalare sulle sue pareti è sempre una tentazione irresistibile e come diceva Oscar Wilde “si può resistere a tutto tranne che alle tentazioni” ... quindi la conclusione è la logica conseguenza dei propri desideri. Tornare in questi luoghi così isolati permette ad un certo punto di potersi soffermare a contemplare la bellezza del paesaggio che si apre davanti ai propri occhi. In questi posti vi regna la pace e la tranquillità, stando immersi nel silenzio interrotto di tanto in tanto dai sassi mossi da qualche animale nascosto tra i cespugli o dal rumore dei propri passi luogo il sentiero oppure dalle voci dei compagni di giornata ed è qui in mezzo alla natura, alle grigie e grandi pareti che lo spirito si ritempra. La semplicità di stare all’aperto a contatto con le cose del mondo mette l’argento vivo addosso. In quest’occasione mi è capitato di fare l’ennesimo “battesimo della roccia”, un modo simpatico per ricordare la prima volta che si sale una grande parete. Mi capita spesso di salire con amici che per la prima volta si cimento in questo genere di esperienza, arrivare così in alto è un’emozione così forte che difficilmente si scorda. Tra i due compagni si stabilisce un rapporto di estrema fiducia per uno e responsabilità per l’altro. L’esito della salita dipende dalla capacità di entrambi di rispettare il proprio ruolo, l’esperto non trascura nessun aspetto e ha buona cura di tutti i dettagli tecnici, l’inesperto diligentemente ascolta tutti i consigli, le indicazioni e rispetta ogni regola enunciata. Un momento in cui il rapporto tra uomini (a prescindere dal sesso) riscopre profondità di sentimenti ormai celati tra le convenzioni della società moderna. Il momento più bello e quando si torna a terra, si rivivono le emozioni attraverso gli occhi del compagno, che ancora incredulo di essere riuscito a salire fin lassù, esplode in sorrisi, felicità, eccitazione e una chiacchiera inarrestabile. I luoghi sono le cornici dei nostri momenti di vita… GIAMPAOLO MOCCI | EDITORE

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Outdooractivity

Jacopo larcher DI GIAMPAOLO MOCCI

Photographer: Riky Felderer / The North Face 速


“Un giovane dagli occhi spiritati, con una gran voglia di vivere il mondo verticale e sempre col naso all’insù...” Questo è stato il mio pensiero mentre leggevo di Jacopo Larcher e guardavo le photogallery sparse per il web. Lo spirito vivido lo si percepisce sin dalle prime righe dell’intervista, perchè nonostante sia poco più che ventenne, Jacopo ha le idee molto chiare su quello che sarà il suo futuro. Sono tanti gli aspetti che colpiscono di questo giovane climber e a ben vedere vista la quantità di fotografie che ne ritraggono l’espressività del volto, questa “spiritello” colpisce chiunque ne venga a contatto.

Verdon - Photo © Siebe Vanhee

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Sei poco più che ventenne e vanti già una carriera invidiabile. Quando e dove hai iniziato a scalare e quali tappe della tua “ carriera” ritieni fondamentali, insomma crocevia delle tue scelte? Caspita, il tempo passa proprio veloce! Ormai sono già 14 anni che scalo, anche se la curiosità e la motivazione sono sempre quelle di un bambino che si avvicina per la prima volta a questo mondo verticale. Tutto è iniziato con un corso d’arrampicata organizzato dalla sezione CAI di Bolzano. Mi ricordo ancora di quando mio padre tornò a casa proponendomi di parteciparci: non mi parve vero, era qualcosa che sognavo da molto tempo, e colsi subito l’occasione al volo. Appena misi piede in quella palestra, capii che avrei passato il resto della mia vita ad arrampicare. Due anni dopo partecipai alla mia prima competizione, una tappa di Coppa Italia Giovanile Boulder, e con mio grande stupore mi ritrovai sul secondo gradino del podio. Da quel momento cominciai a dedicare tutto me stesso al mondo delle gare, prima a livello nazionale, poi internazionale. Solo diversi anni più tardi, grazie ad un viaggio in Toscana con Luca Andreozzi (grazie Luchino!), scoprii il mondo della falesia: fu amore a prima vista! Da quel momento cominciai a girare come una trottola per le diverse falesie europee, pur concentrandomi sempre principalmente sulle gare. Tre anni fa’, stufo delle “incomprensioni” con la federazione ed inseguito ad alcuni infortuni, decisi di ritirarmi dall’agonismo e di dedicarmi al 100% a ciò che mi affascinava sempre di più: viaggiare e esplorare il mondo verticale in tutti i suoi aspetti. Se potessi tornare indietro, rifarei esattamente lo stesso percorso e scelte: ho imparato moltissimo da tutto ciò.

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Val Senales - Photo Š Juri Chiaramonte

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Palestra e amici sono e hanno importanza nell’attività da climber. Quante rinunce e compromessi hai dovuto accettare? Devo ammettere che nel periodo in cui mi allenavo per le gare ed ero più giovane, ho accettato parecchie rinunce. Per diversi anni, più o meno dai 12 ai 21, ho centrato tutta la mia attenzione sull’allenamento, passando la maggior parte del mio tempo libero rinchiuso nella piccola palestra della mia città (prima) ed di quella di Innsbruck (dopo). Non è mai stato un peso, in quanto era esattamente ciò che volevo fare, ed ero deciso al 100% a fare tutto il possibile per realizzare i miei obbiettivi. L’ho sempre fatto con il sorriso, pur essendo consapevole delle rinunce a cui andavo in contro.... penso di poter contare le uscite del sabato sera di un anno sulle dita di una mano...e probabilmente avanzerebbe qualche dito ;)! Il mondo della scalata mi ha fatto conoscere moltissime persone straordinarie, con le quali ho avuto, ed ho tuttora, la fortuna di condividere la stessa passione. Questo continuo scambio è per me sicuramente uno degli aspetti più importanti dell’arrampicata.

Come ho spiegato prima, ho avuto un (lungo) periodo in cui tutto era calcolato molto rigidamente. “Purtroppo” il mio stile di vita attuale non mi permette di avere molto tempo per allenarmi: trascorro la maggior parte dell’anno viaggiando, ed è quasi impossibile seguire un piano d’allenamento. La motivazione... e la testardaggine... sono il mio motore principale! Greece Kleisoura - Photo © Alberto Orlandi

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Sei un climber che ha realizzato un po’ in tutte le discipline, ma tra boulder, falesia e multiptch, dove ti senti più in sinergia col mondo dell’arrampicata? Ho esplorato molte discipline, e mi piace molto cercare di essere il più polivalente possibile. Ognuna mi dona emozioni forti e diverse, ed ho spesso fasi in cui prediligo più un aspetto dell’arrampicata rispetto ad un altro. Attualmente tutta la mia attenzione è focalizzata sul multipitch e sulle grandi pareti; la vedo la naturale evoluzione dell’arrampicata sportiva, e questo nuovo “mondo” mi affascina moltissimo. Mi sento sempre più attratto dal mondo dell’alpinismo.

Meglio un 7a dai movimenti entusiasmanti o un 8b di mediocre bellezza? Qual è l’aspetto dell’arrampicata cui non riusciresti a rinunciare? Senza dubbio un 7a dai movimenti entusiasmanti! Non riuscirei mai a rinunciare alla fatto di continuare ad esplorare e scoprire nuovi aspetti di questo sport. Sharma e Ondra, il primo arrampicatore visionario alla ricerca di nuove linee e spingersi oltre i limiti e il secondo una macchina trita gradi. Quale tra queste due interpretazioni della scalata è più vicina al tuo? La prima!... ma credo che tutti e due siano alla ricerca di qualcosa.

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Quale strategia metti in atto e come affronti un passaggio o una via che non si lascia dominare? Sfodero tutta la mia testardaggine ;-)

Greece Kleisoura - Photo Š Alberto Orlandi

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Reunion - Photographer: Damiano Levati / The North Face ®

Sei spesso in giro per il mondo, ora sei in USA (Indian Creek), quale posto ti ha dato le emozioni più forti e lasciato un segno indelebile? C’è una linea che hai visto e che desideri particolarmente salire? Ogni posto mi ha regalato emozioni forti, alcuni per l’ambiente, altri per le persone e altri ancora semplicemente per l’arrampicata che offrono. Il Sud Africa mi ha colpito per la sua natura ed i suoi colori, Ceuse per la sua roccia ... ma Indian Creek mi ha lasciato un segno indelebile per il momento! La semplicità della vita del deserto, i colori, la roccia, la purezza dell’arrampicata in fessura ... insomma, non voglio più andarmene da qui! ;)

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Reunion - Photographer: Riky Felderer / The North Face 速

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Ti motiva maggiormente migliorare il tuo personale livello o ti da più carica il contesto agonistico di una gara? Prendo tutto come una sfida contro me stesso: trovo abbastanza stupido e riduttivo fare qualcosa solo per dire di essere migliore di qualcun altro. L’arrampicata è per me una modo per evolvere come persona, ed ogni piccola sfida mi permette di imparare qualcosa di nuovo e di conoscere meglio me stesso. In questo periodo si percepisce un crescente interesse per le grandi pareti… cosa ne pensi e potrebbero rappresentare il futuro per la tua scalata? Come ho accennato prima, sono molto attratto dalle grandi pareti e dalle loro sfide. Attualmente mi offrono emozioni molto più forti ed intense: è un “gioco” più complesso e completo. Ho intenzione di dedicarmi principalmente a questo nei prossimi anni, cercando di esplorare il più possibile nuovi pareti e di aprire nuove vie. Un sogno: aprire una via dal basso utilizzando solo protezioni mobili, su una nuova parete in un posto isolato! Jerry Moffat ha scritto nel suo ultimo libro che nonostante si facciano tanti sforzi per raggiungere grandi livelli, solo chi crea e/o libera per primo una linea sarà stato capace di dare il proprio contributo all’arrampicata. Cosa ne pensi di questa riflessione? Credo che ognuno di noi dia , nel suo piccolo ed a suo modo, il proprio contributo all’arrampicata. Progetti per il futuro? Groenlandia e Patagonia. Se all’improvviso arrivasse un tizio che risponde al nome Pierre Allain, e ti desse un calcio nel sedere… perché dovresti comunque ringraziarlo? Perché dovrei ringraziare uno che mi tira un calcio nel sedere?!? Scherzi a parte... se si avvicinasse normalmente, lo ringrazierei per le sue idee innovative nello sviluppo dei materiali (...è anche grazie a lui se non scaliamo più con gli scarponi ;)) e per le sue prime salite nelle alpi e a Bleau ...“L’angle Allain” per esempio... il miglior modo per vibrare su un 5+!

Arco - Photo © Alberto Orlandi

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Salutaci con una massima o citazione alla Jacopo Larcher.

Do what you love. Love what you do ! 22

Spain - Ph. Francisco Taranto JR.速


Reunion - Photographer: Riky Felderer / The North Face 速

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PHOTO ANTONELLO LECIS © AT PHOTOGRAPHER


Vademecum Spesso ci si dimentica che molte delle nostre montagne sono “vuote”. Si pensi che in Italia ci sono oltre 35.000 grotte esplorate e inserite nei vari catasti delle cavità delle Regioni. Molte di queste sono caratterizzate da un’alta frequentazione di speleologi di tutta Italia per la loro particolarità e bellezza. Ma è bene ricordare che Speleologi si diventa col tempo nella pratica e non ci si può improvvisare! E’ bene evitare di andare in grotta senza le adeguate conoscenze tecniche ma piuttosto avvicinarsi alla Speleologia attraverso un buon corso di introduzione affidandosi a gruppi organizzati e dotati di apposite strutture didattiche riconosciute dalla Commissione Nazionale Scuole di Speleologia della Società Speleologica Italiana (CNSS-SSI) o dalla Scuola Nazionale di Speleologia del Club Alpino Italiano (SNS-CAI). Una escursione Speleologica SICURA è innanzitutto ben pianificata, è quindi necessario conoscere le caratteristiche della grotta e valutarne la fruibilità anche in relazione alle condizioni meteorologiche e idrologiche. Ogni Speleologo deve conoscere innanzitutto se stesso ed affrontare l’attività nelle giuste condizioni psicofisiche avendo cura di non entrare in grotta già stanco o affrontare escursioni non idonee alle proprie capacità. In particolare deve essere curata l’alimentazione sia prima dell’ingresso in grotta che durante la permanenza in sotterraneo. Evitare gli alcolici e bere invece molta acqua. La Speleologia moderna è caratterizzata dall’impiego di idonee attrezzature individuali e di gruppo. Queste devono essere scelte sulla base delle caratteristiche della grotta e ne deve essere curata la manutenzione e controllata periodicamente l’usura. Da non dimenticare: 1. Un telo termico 2. Un coltellino 3. Un impianto luce di riserva 4. un piccolo kit di primo soccorso per gruppo Nella pratica Speleologica è necessario adottare alcuni accorgimenti: • è buona norma non andare mai in grotta da soli e ricordare che la sicurezza è un problema di tutta la squadra, quindi ci si controlla a vicenda; • pulire le verticali dalle insidie “mobili” ed in ogni caso non sostare mai immediatamente sotto di esse; • controllare sempre in che condizioni si lasciano le corde di progressione; • essere certi che le comunicazioni verso i compagni siano percepite sempre correttamente; • rispettare il passo del compagno più lento ed impostare la progressione di tutto il gruppo su di esso • informare sempre UNA persona riguardo alla grotta in cui si va e al percorso di massima che si intende affrontare e dare un presunto orario di uscita dalla grotta • nonostante si segua pedissequamente tali accorgimenti, nella Speleologia il rischio di incidente è comunque reale ed oggettivo, come in ogni altra attività legata alla montagna. Per incidenti in grotta non si devono intendere solo gli infortuni (eventi traumatici con danni alla persona), ma ogni fatto accidentale accaduto nel corso di una esplorazione o escursione in grotta che ne abbia rallentato, impedito o compromesso lo svolgimento. In caso di incidente: • è meglio sovrastimare la situazione e allertare il soccorso piuttosto che perdere tempo prezioso; • valutare la situazione che ha determinato l’evento e che può ancora rappresentare un rischio; • mantenere la calma ed evitare decisioni avventate; • prepararsi ad assistere un infortunato per un periodo anche prolungato, meglio se si è in due; • acquisire informazioni sull’accaduto circa dinamica dell’incidente e condizioni dell’infortunato; • in tutta sicurezza, due compagni devono guadagnare l’uscita della grotta ed allertare il numero unico per le emergenze sanitarie 118 chiedendo esplicitamente l’intervento del Soccorso Speleologico comunicando le informazioni raccolte ed il luogo dell’incidente. Non abbandonare mai il luogo ed il telefono da cui si allertano i soccorsi per garantire sempre la piena raggiungibilità nel caso la centrale operativa 118 o le squadre del CNSAS abbiano necessità di informazioni più precise.

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You DISCOVER

Rumundu sogno verde in bicicletta l’avventura continua ...

TESTO DI VALENTINA MOREA


L’otto giugno dalla Sardegna Stefano Cucca ha dato la sua prima pedalata lanciando la sua “Cavallina” d’acciaio sulle strade del mondo. Da Sorso la sua Cittadina d’origine, trecentosessantacinque giorni di affascinanti pedalate per trecento tappe, toccando l’Europa, L’America, L’Asia e L’Africa. “Rumundu”, così si chiama il suo giro del mondo in bici: oltre 35.000 km alla ricerca di un nuovo mondo. Un viaggio ecosostenibile per capire attraverso racconti, vite e esperienze diverse, se è possibile rallentare, osservare i luoghi del mondo attraverso gli occhi di chi li abita, dando voce a una comunità di persone, con le loro storie, micro mondi, momenti e stili di vita sostenibili, con il fine ultimo di “riscoprire, valorizzare e diffondere una virtù troppo spesso dimenticata: il buon senso”.

PHOTO © http://www.rumundu.com/

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Dopo le prime tappe europee, Italia, Belgio, Islanda, passando per i Paesi Bassi, il viaggio prosegue nel nuovo mondo...prima in Canada, poi New York ed ora...Chicago! “L’ingresso a Chicago è stato uno dei meno Rumundu” spiega Stefano, scortato da tre musicisti, che gli hanno dato il benvenuto nella “città del vento”, permettendogli di accedervi senza pericoli, bypassando la zona sud, zona ad alto rischio per i conflitti connessi al controllo del traffico di eroina. La prima notte trascorre li, in casa di Annah, Charles

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e Davis, i tre artisti, in un ampio capannone paragonabile ad una casa della musica. Il giorno seguente è lunedì, un tranquillo e ordinato lunedì mattina in terra americana, ben lontano dal caos e dalla frenesia a cui siamo abituati noi italiani. Chicago appare vivibile e sostenibile, ben organizzata con i suoi molteplici servizi che permettono ai cittadini di godersi in piena libertà i meravigliosi spazi verdi affacciati sul lago Michigan. Anche gli incontri al consolato appaiono rilassati, in un clima gioviale e gentile si disbrigano tutte le formalità burocratiche


e si ci perde in lunghe chiacchierate sulla città, sull’America, vista con gli occhi di chi la vive. L’incontro clou di questa tappa americana è l’appuntamento con Barilla USA; non bisogna dimenticare infatti che in questo viaggio la sostenibilità ambientale ha un ruolo particolare, e per Stefano il tema della sostenibilità si sviluppa su tre piani: dove viviamo, cosa mangiamo e come ci muoviamo. Il cosa mangiamo e il come ci nutriamo fanno la differenza tra un’alimentazione sana e un’alimentazione che alla lunga può risultare dannosa per l’organismo e per l’ambiente. PHOTO © http://www.rumundu.com/

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Buona parte delle malattie di cui soffriamo derivano da una scarsa attenzione a ciò che ingeriamo ogni giorno, ed è per questo che la politica della Barilla è orientata da sempre ad una corretta alimentazione attraverso prodotti di uso quotidiano, eccellenti per gusto e nutrizionalmente equilibrati, Barilla si è imposta nel mondo con la qualità dei prodotti frutto di forti investimenti in ricerca, innovazione e tecnologie. Come ci spiega il Presidente la regola in azienda è che “non si devono immettere nel mercato prodotti che non faremmo mai mangiare ai nostri figli”.

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Questi sono i messaggi che fanno la differenza e questi sono i messaggi che un’azienda dovrebbe dare al mondo intero perchè le aziende alimentari hanno un enorme responsabilità nei confronti della popolazione. Non solo dunque cibo “veloce” e industrializzato, promuovere una sana cultura alimentare vuol dire garantire la qualità dei prodotti e la loro provenienza anche attraverso la tutela dell’ambiente circostante. In un periodo in cui si parla tanto di cibi contaminati da rifiuti tossici, di un territorio distrutto da mani avide e irrispettose, di un sistema tante volte più attento alla logica del denaro che alla salute dei cittadini... questo è un bell’esempio di azienda sostenibile, uno spicchio della nostra italianità, un autentico made in Italy nella terra dei fast food.

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CALIFORNIA - PHOTO © http://www.rumundu.com/

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california San francisco

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e adesso...

giappone, Vietnam, Cambogia e Thailandia...


oppure un’altro percorso, che importa, ciò che conta e seguire le storie di vita! PHOTO © http://www.rumundu.com/

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Landscape (Burcei) - Ph. G.Mocci Š AT Photographer


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You DISCOVER

Capo nieddu

TESTO E PHOTO DI GIANCARLO LOTTA HTTPS://WWW.FACEBOOK.COM/GROUPS/SARDEGNASOTTOSOPRA/

La Sardegna ormai è nota per essere meta per l’escursionismo a 360 gradi, ma ci sono alcuni luoghi che ancora oggi sono poco conosciuti e poco valorizzati. Se parliamo di trekking nella nostra isola, subito pensiamo alla re delle aree montane sarde, il “Supramonte”, ma spesso dimentichiamo e lasciamo senza voce angoli di paradiso che per pochi mesi l’anno ci offrono spettacoli incredibili. Uno di questi è senza dubbio la Cascata di Capo Nieddu (Bosa).


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Molti la cercano e non la trovano, altri che ben la conoscono carichi di attrezzatura fotografica la raggiungono per immortalarne la bellezza. È uno spettacolo che a pochi “passi” dalla Spiaggia di Santa Caterina e l’ancora più vicino Su Riu, si presenta prima alle nostre orecchie stuzzicandone la fantasia, poi appare ai nostri occhi, prorompente e maestosa, rispetto ai noti canoni della Sardegna. Il Riu Salighes, che ha inciso questo vasto tavolato di trachite, regala le sue acque alla cascata, che si getta in mare con un salto di circa 40 metri, circondata da un anfiteatro roccioso naturale che le fa da cornice.

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“Una storia, anzi due storie parallele, anonime come milioni di altre storie che potrebbero essere raccontate ad ognuno di noi. Perchè la letteratura non smette mai di appassionarci alla vita degli altri, e perciò alla nostra, rispondendo così a quel primordiale desiderio di conoscenza della parte piu’ intima del nostro essere.”

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Per assaporare e guadagnarsi la vista di questa fantastica meraviglia della natura, il semplice e suggestivo trekking è sicuramente il modo migliore. Questo offre come valore aggiunto una tappa alla Torre di Santa Caterina di Pittinurri (1578), costituita da blocchi di basalto e arenaria calcarea, di li a poco uno splendido terrazzino che permette di osservare uno spettacolare scorcio sulla cascata.


Il percorso è semplice, inizia lungo la scogliera di arenarie calcaree di Santa Caterina, scende verso Su Riu (spettacolare meta balneare fuori dai soliti schemi di spiaggia). Il percorso diventa un sentiero ben visibile lungo le falesie basaltiche che portano a Capo Nieddu. Da qui si risale al pianoro in zona Coduleddu, lo si attraversa fino ad una strada sterrata che portea all’interno di un terreno privato, da dove in 15 min e dopo l’attraversamento di un piccolo guado si raggiunge il terrazzino panoramico che si affaccia sulla cascata di Capo Nieddu, che si mostrerà (nei mesi di piena del Rio) in tutta la sua forza e spettacolarità. Da questo punto la vista si perde sulla distesa multicolore del Mar di Sardegna e alle spalle il massiccio di origine vulcanica del Montiferru. Nelle giornate più limpide sullo sfondo settentrionale, in lontananza, il promontorio di Capo Caccia di Alghero, mentre a Sud Capo Mannu e l’isolotto Mal di Ventre e scendendo ancora il Monte Arcuentu (Oristano). Lungo l’intero percorso è possibile ammirare varie specie botaniche tipiche della macchia mediterranea, come lentischio, mirto, giunchi, rovi e smilaci. Sono inoltre varie le specie di uccelli marini che nidificano in questa zona e molti altri che si fanno ammirare nei cieli circostanti come i marangoni, i falchi pellegrini, le rondini montane, i gabbiani e con un pizzico di fortuna i grifoni e le berte.

Questo facile trekking è sicuramente un buon modo, semplice e stimolante, per chi si approccia al mondo dell’escursionismo a piedi e per i più esperti, l’occasione per andare ad ammirare l’unica cascata a mare dell’isola.

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You DISCOVER

Il Museo Muda a Las Plassas

TESTO DI GIUSEPPE GIULIANI PHOTO ARCH. © MUSEO MUDA / ISEM

Un viaggio multimediale nella Sardegna del Regno d’Arborea. Dietro il Muda, Museo inaugurato a Las Plassas, nella sub regione della Marmilla, nello scorso mese di maggio, ci sono l’idea, il lavoro e la collaborazione di ISEM ( Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea) e locale amministrazione comunale. Tutto parte da ciò che resta del castello di epoca giudicale: mura che sovrastano il paese e lo rendono immediatamente riconoscibile. Gli scavi effettuati intorno al castello riportano alla luce diversi reperti archeologici. A quel punto nasce l’idea del museo.


ATTUALE VEDUTA AEREA DEL CASTELLO ARBORENSE

RICOSTRUZIONE STORICA DEL CASTELLO (FOTOGRAMMA DAL VIDEO REALIZZATO)

Castello di Las Plassas (Landscape) - Ph. B.Valuto © AT Photographer

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Il Medioevo in Sardegna passa per il castello di Marmilla, da qui il progetto per creare un percorso didattico multimediale e far conoscere tutti gli aspetti della vita del Trecento nell’Isola. Si parte con un progetto che valorizzi l’aspetto divulgativo: non un museo per addetti ai lavori, ma comunque un’eccellenza nel mondo dei musei, anche grazie al ricorso alle più moderne tecnologie.

Il viaggio nella Sardegna del Regno di Arborea attraverso il Muda parte in un momento preciso: è il 1363 e il re Mariano IV arriva a Las Plassas con tutte le provvigioni necessarie per affrontare una guerra. La guerra è quella contro i catalano-aragonesi che avevano deciso di invadere la Sardegna per ricostituire il regno di Sardegna e Corsica che gli era stato donato da Bonifacio VIII. Nella “Domu Diana”, una casa campidanese del XIX secolo, sede del Muda, il viaggio inizia nel cortile con un pannello cronologico che descrive parallelamente il percorso storico europeo e quello sardo. MUSEO MUDA SALA DELLA TORRE (RICOSTRUZIONE DELLE VEDUTE DALLE FINESTRE DELLA TORRE DEL CASTELLO)

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SALA DEGLI OGGETTI CHE SI RACCONTANO - MUSEO MUDA

Un nuovo giornale È sempre una bella notizia quando una voce si fa sentire tra le altre, nel panorama dell’informazione. È una voce originale e, soprattutto, appassionata.

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CONCIO FIGURATO - MUSEO MUDA

FLAUTI D’OSSO E DADI - MUSEO MUDA

Si prosegue con la sala del territorio e con quella dell’epigrafe romana. L’epigrafe è quella rinvenuta una ventina di anni fa, risale al I secolo dopo Cristo e testimonia la dedica di un tempio da parte degli Uneritani a Giove Ottimo Massimo. Si passa nello spazio della torre e in quello del concio figurato che si trovava nella muratura del castello e che risale probabilmente al periodo romanico o carolingio. Si chiude con gli ambienti dei reperti e dell’invito a corte. Nel primo è possibile apprezzare anche oggetti che all’epoca venivano utilizzati nel tempo libero, come dadi o piccoli strumenti musicali, nel secondo, un filmato riproduce il momento dell’arrivo di Mariano IV e il suo pranzo con gli ospiti.

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Ogni oggetto, all’interno del Muda, racconta se stesso: storia, provenienza e utilizzo. Un’audioguida in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e tedesco) conduce il visitatore in un viaggio nella vita delle popolazioni rurali della Sardegna medievale.

EPIGRAFE ROMANA - MUSEO MUDA

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at culturam !

antichi mestier bel paese A ’ d e l Val DI GIUSEPPE BELLI

Carissimi amici, a ben ritrovarci ancora insieme. Per tutti coloro che ormai da molti mesi ci seguono in questo fantastico itinerario alla riscoperta del nostro bel paese e delle sue tradizioni locali e folcloristiche legate anche ad antichissimi mestieri, questa volta ci ritroviamo nella più piccola regione italiana, la Valle d’Aosta. Diversamente dalle altre regioni il cui territorio è suddiviso in province, essa è suddivisa in settantaquattro comuni, organizzati in otto comunità montane di cui Aosta è il più popolato. L’amministrazione del territorio gode di una particolare autonomia dal governo italiano. A nord confina con la Svizzera e a ovest con la Francia. Aosta è il capoluogo di regione fondato dai romani nel 25 a.c. Le sue origini romane sono ben visibili nell’impianto urbanistico, lungo la cinta muraria e tra le testimonianze storiche disseminate sul suo territorio. Dell’antica Augusta Praetoria, nome romano di Aosta, restano il teatro romano, il solenne Arco di Augusto,


ri del

Aosta

Porta Praetoria e il criptoportico. Gli antichi mestieri tipici di queste zone sono tanti. La ‘veillà’ che in passato indicava le lunghe serate che si trascorrevano nella stalla a chiacchierare, a giocare a carte e a filare, è oggi una vera e propria manifestazione dove vengono rievocati gli antichi mestieri legati all’agricoltura (battitura del grano, allevamento delle mucche e delle pecore, lavorazione della fontina), all’artigianato (battitura del ferro, i segantini, le sarte e la confezione di landzette, ovvero i tipici costumi di carnevale della Valle d’Aosta), e alla vita sociale (le lavandaie, gli spazzacamini). In Val d’Ayas girando tra i villaggi di Antagnod e Lignod incontriamo i Sabotier, artigiani diventati famosi per le scarpe in legno, il Sabot. Una volta queste scarpe venivano scavate a mano con lo scalpello. Si tagliava il tronco a seconda della lunghezza desiderata per la scarpa e dopo aver ricavato due pezzi di legno di ugual misura si passava all’operazione di sgrassatura usando l’accetta. Dopo aver dato forma alla calzatura si procedeva alla fase successiva scavando la parte interna con un succhiello. Infine, per la rifinitura interna si utilizzava uno scalpello a foglia. Un lavoro da veri artigiani. Oggi invece ci sono le frese che le producono in serie. Da Val di d’Ayas a Cogne il passo è breve. Pittoresco villaggio alpino, sospeso a più di millecinquecento metri di quota, è una rinomata meta turistica alle porte del parco del Gran Paradiso. Posto incantevole ricco di cultura, arte, tradizioni e antichi mestieri che si tramandano nel tempo. Famosi sono “les Dentelles de Cogne” dal francese “dent”, dente, in quanto i merletti da queste parti ricordano molto nella forma i denti. Qui l’arte del pizzo è arrivata dalla vicina Francia e si è tramandata di madre in figlia. Diversamente però dalle francesi, le donne del luogo hanno sempre utilizzato una tecnica diversa nella riproduzione del disegno che anziché basarsi sul copiare da pre-stampati si basava nell’affidarsi alla propria memoria e bravura. Tutti gli appassionati che volessero ammirare da vicino quest’arte possono recarsi in Rue Doct alla Maison de Pitz nel centro storico di Cogne e ammirare due sale ricche di manufatti e vedere dal vivo le merlettaie che lavorano ancora il pizzo come ai vecchi tempi. E se gradite fare un breve ristoro, vi consiglio di assaggiare la famosa ‘zuppa dell’asino’ fatta con pane nero inzuppato nel vino rosso zuccherato, prelibatezze d’altri tempi come questi antichi mestieri che stiamo riscoprendo attraversando il nostro belpaese. A questo punto, come sempre, un arrivederci alla prossima puntata.

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Slow at food

Ravioli di ricotta e bietole

Culurjones de arrescottu TESTO E PHOTO DI ANDRE MASCI © ITALIA FOOD TRAVEL

Il raviolo è una tipica pasta fresca ripiena, preparato tipico della cucina italiana. Può avere diverse forme a seconda delle regioni dove viene fatto. Può essere quadrato o tondo o con forme a goccia (es. culurgiones Oglastrini, come nelle foto) di pasta all’uovo, ripiegato a contenere un ripieno a base di carne, di pesce, di verdure o formaggio, a seconda delle varie ricette locali. Questo tipo di pasta può essere servito in brodo o asciutto accompagnato da sughi o salse o semplicemente con del formaggio (pecorino o caprino stagionato grattugiato). Il tipo di condimento dipende solitamente dal tipo di ripieno dei ravioli. Non esistono notizie certe riguardo le sue origini e o la cultura che gli ha dato i natali, visto che si trovano sia nella cucina occidentale sia in quella orientale. Anche se ne parla Giovanni Boccaccio nel Decameron quando dice: “… niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli….”


Secondo qualcuno una delle ricette pi첫 antiche, risalente tra il 1070 e il 1200, nacque in una locanda della famiglia raviolo, che gli diede il nome. Questi quadrati di pasta fresca contenenti un ripieno di carne o verdura sono diffusi in diversi paesi come la Germania, la Cina e la Thailandia. Alcune notizie dei ravioli si hanno anche nella cucina nomade della Mongolia. In India il raviolo si trova col ripieno di carne tritata, verdure e spezie chiamate Curry Puff, inoltre con ripieno dolce a base di cocco e frutta secca dai nomi improbabili come, Karchikai, Gujiya, Kajjikayalu o Karanji.

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Culurgiones Oglastrini


Anche in Italia hanno dei nomi diversi agnolotto in Piemonte e nelle Marche, tordello o tortello in Toscana con ripieno di ricotta spinaci con noce moscata o pepe nero, pansotti in Liguria, marubino nella zona di Cremona e di Piacenza, capellaccio nel Ferrarese, ravaiuoli in Campania, ravioli o culurgiones in Sardegna con ripieno di ricotta, uova, bietole e zafferano o di patate, formaggio e menta. Proprio di questi ultimi proporremo la ricetta. Con lo stesso nome di Raviolo in molte regioni d’Italia si realizzano dolci, spesso con ripieno di ricotta e fritto.

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Scopri il turis

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Ingredienti per 6 persone (per la pasta sfoglia): 300 g di semola di grano duro 3 uova Sale q.b. Acqua o latte Olio extravergine di oliva (per il ripieno): 500 g di ricotta 300 g di bietole 3 uova 50 g di pecorino grattugiato

Preparazione Far bollire le bietole, scolare completamente dall’acqua e lasciar raffreddare. Preparare le uova sbattute con un pizzico di sale, unirle alla ricotta, alle bietole tritate finemente e allo zafferano. Lavorare il tutto con un cucchiaio sino ad avere un impasto omogeneo. Impastare la semola di grano duro con un po’ d’acqua tiepida e leggermente salata, le uova e un po’ d’olio. Preparare le sfoglie prendendo piccole quantità di pasta, stendendole un po’ col mattarello e passandole più volte nella macchina apposita fino a renderle sottili e pronte a ricevere il ripieno. A questo punto, consiglio di aiutarvi con una sac à poche, sistemate il ripieno al centro della sfoglia, distanziandolo di mezzo centimetro l’uno dall’altro. Ricorprire con la metà della sfoglia, piggiare leggermente sul ripieno, aiutandosi con le mani eliminare tutta l’aria presente all’interno, tra il ripieno e la sfoglia, piggiando la sfoglia intorno al ripieno con le dita. Adesso con la rotella dentata o con il taglia ravioli, ritagliate la pasta formando dei piccoli quadrati. L’eventuale pasta avanzata potrà essere riutilizzata per la sfoglia succesiva. Cuocerli in abbondante acqua salata, condirli con sugo di pomodoro e pecorino grattugiato.

smo attivo senza confini con

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at fantasy

il suono della roccia TESTO E DISEGNI DI LUCA ANDREOZZI

Una storia di fantasia nata dalle esperienze vissute dallo stesso giovane autore e talentuoso climber.

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Buone arrampicate a tutti !

PHOTO © ALDO NIEDDU

Vademecum:

L’arrampicata sportiva, l’alpinismo e le attività di montagna in genere, come tutte le attività all’aria aperta, tra l’altro sempre più diffuse, sono spesso praticate anche da persone inesperte che si sono avvicinate da poco tempo a questo tipo di turismo attivo. In caso di escursioni alpinistiche valutiamo bene che il nostro itinerario “verticale” sia adeguato alla nostra preparazione. Non sempre avere tanto entusiasmo equivale ad avere le “capacità” psico-fisiche e tecniche adeguate. È sempre consigliabile affrontare i primi itinerari di arrampicata solo dopo aver frequentato giusti corsi di formazione o almeno sotto la guida di compagni di cordata esperti. Avere cura di acquisire le adeguate conoscenze tecniche per affrontare l’arrampicata non è cosa banale, spesso gli incidenti (oltre che per fattori imprevedibili come la caduta di un sasso) si verificano proprio per mancanza di preparazione e per sottovalutazione dei pericoli legati a determinate manovre. Bisogna sempre tenere in considerazione che l’arrampicata, che sia essa sportiva che alpinistica, è una attività potenzialmente pericolosa e in qualche caso mortale: • Portare appresso il cellulare con le batterie ben cariche. • Utilizzare SEMPRE il casco in percorsi alpinistici. • Avvisare sempre qualcuno dell’itinerario alpinistico che ci apprestiamo a compiere. • Portare una lampada per il buio, un telo termico e abbigliamento di riserva. • Verificare SEMPRE E PRIMA di ogni uscita il buono stato delle attrezzature da utilizzare (imbrago, corde, moschettoni, fettucce, cordini, rinvii ecc.), e accertarsi di avere al seguito tutto il materiale tecnico necessario per la scalata. • Non utilizzare MAI un solo ancoraggio per calarsi dalla via, sia in falesia e sia in una via di più tiri. • Abituarsi a sbloccare le corde doppie solo per l’ultimo della calata. • In falesia prestare la massima attenzione alla sicura del nostro compagno. • In caso necessita chiamare il numero unico per le emergenze sanitarie 118 e specificare il tipo d’incidente e dove vi trovate, se in montagna o in falesie lontane da strade chiedete esplicitamente l’intervento del Soccorso Alpino. Se vi siete spostati da qualche parte per telefonare NON SPOSTATEVI dal campo telefonico perché la centrale operativa potrebbe richiamarvi per avere notizie più precise.

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ph. B.Valuto Š AT Photographer

CALZATURIFICIO ZAMBERLAN S.r.l. Sede: Via Marconi, 1 36036 Pievebelvicino di Torrebelvicino (VI) Tel. ++39 0445 660.999 Fax ++39 0445 661.652 http://www.zamberlan.com/ zamberlan@zamberlan.com


AT MAGAZINE Cultura, Sport, Turismo, ecc. TESTATA GIORNALISTICA REGISTRATA PRESSO IL TRIB. DI CAGLIARI nr. 24/12 del 10/10/2012 Luogo e anno della pubblicazione: Cagliari, 2012 ANNO I Dati della società: AT di Giampaolo Mocci Via Tagliamento, 19 0932 - Assemini (CA) PI 03442500926 Editore Giampaolo Mocci Direttore Responsabile: Andrea Concas Per contattare il giornale: Cell. +39 3287289926 E-mail: info@atmagazine.it (per informazioni) redazione@atmagazine.it (per la redazione) Per le inserzioni sul giornale: E-mail: atpublimedia@atmagazine.it Informazioni sullo “stampatore”: Il provider che ospita il giornale è DominioFaiDaTe S.r.l. (società provider autorizzata a fornire al pubblico il servizio internet). DominioFaiDaTe S.r.l.

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