UP Magazine 10 - Autunno 2019

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“La città ci ha dato subito fiducia e noi siamo grati ad Arezzo. Ci siamo affermati grazie alla fedeltà degli aretini” “Un modo per rappresentare e celebrare l’unione dei fratelli Stilo”. Un legame di sangue, ma soprattutto un’intesa di sensibilità. “Il segreto delle Chiavi d’oro - suggerisce Teresa - è proprio questo”. L’alchimia si crea naturalmente: Francesco in cucina, Giovanna alla pasticce-

ria, Teresa in sala, con gusto, affinato nel tempo, per i vini di qualità. I piatti nascono dall’estro di Francesco, ma devono passare l’esame di famiglia per essere messi nel menu. Lo stesso dicasi per i vini. “Non c’è etichetta che non abbiamo assaggiato e approvato nella nostra carta”. Bottiglie classiche, ma anche produzioni di nicchia. Perle che le Chiavi d’oro selezionano con cura, con un occhio di riguardo, oltre che per la qualità, anche per artigianalità e “Green”. E che diventano protagoniste in pochi, ricercati, eventi enogastronomici, magari alla presenza del produttore. La giornata scatta alle 8,30, quando Francesco inizia ad impastare pane e pasta e si alza la serranda del laboratorio delle creazioni golose di Giovanna. Alle 10,30 Teresa avvia il servizio per il pranzo. Il triplice fischio arriva a notte fonda, quando la cena si è conclusa. “E adesso abbiamo raddoppiato, perché gestiamo anche la storica Fiaschetteria in via de’ Redi”, aggiunge Teresa. Anche questo locale è marchiato “Chiavi d’o-

ro”, si tratta di un bistrot in cui ci sono poche cose selezionate: espressione di una gastronomia genuina”. E il menù delle Chiavi d’oro? “Cambia quasi settimanalmente, in base alla stagionalità. Da questo punto di vista siamo maniacali. Gli unici punti di riferimento sono tartare di carne, che abbiniamo però a condimenti diversi, e tagliatelle all’anatra: il nostro must”. Riavvolgendo il nastro, gli esordi delle Chiavi d’Oro raccontano di una partenza durissima per l’impegno richiesto, grande curiosità generata e pressione per le aspettative da rispettare. Ma anche di un successo clamoroso, determinato da quella formula familiare via via affinata. E ben piantata su uno stile nuovo, fresco, alleggerito rispetto alla tradizione. “Sono contenta se abbiamo contribuito ad indicare una nuova via. La città ci ha dato subito fiducia e noi siamo grati ad Arezzo. D’altronde molti turisti ci scelgono ma se ci siamo affermati è grazie alla fedeltà degli aretini. E oggi abbiamo una clientela bellissima”.


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