Territori 2020

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2020

Territori d’arte

dialogando con Parma


Progetto cofinanziato da:

Assemblea Legislativa - Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo

Realizzato da:

Associazione Ottovolante Responsabile di progetto: Giuliana Balboni Direttore artistico: Davide Banin Coordinatore delle attività artistiche: Lorenzo Tabacchi Responsabile della logistica: Bruno Mondo

In partenariato con:

Rete di Professionisti e Tecnici dell’Emilia Romagna – PROTER (Argentina), Associazione Nuevas Generaciones Terra (Argentina), Associazione Emiliano Romagnola della Provincia del Chaco (Argentina), Associazione ER di Cordoba – AERCOR (Argentina), Corporazione culturale Giuseppe Verdi (Cile), Associazione Emilia Romagna di Angol (Cile), Associazione Emilia Romagna di Traiguen (Cile), Associazione Emilia Romagna di Victoria (Cile), Associazione Emilia Romagna Puren (Cile), Associazione Emiliano Romagnola Los Angeles (Cile), Circolo Emilia Romagna de Sao Paulo (Brasile), Associazione Emiliano Romagnola Bandeirante de Salto e Itu (Brasile), Associazione Emiliano Romagnoli emigrati in Uruguay – AEREU (Uruguay), Associazione Emiliano Romagnola di Aragua – AERA (Venezuela), Associazione El Abrojo (Uruguay), Fundación Magistra – Centro de recursos italo rioplatense (Uruguay)



Territori 20/21 Un’attesa lunghissima per i sei partecipanti alla residenza artistica a Bologna, residenza che abbiamo voluto realizzare nonostante le innumerevoli difficoltà logistiche, particolarmente accentuate dalla difficoltà di muoversi tra continenti in tempi di pandemia. Permessi, certificazioni, differenti regolamentazioni tra i paesi, un senso di distanza in cui il tempo sembrava essere sospeso indeterminatamente, il senso di qualcosa che stava diventando più un’utopia che la realizzazione di un progetto. Ad accorciare la distanza sono state le videoconferenze tenute da una rosa di artisti e operatori culturali emiliano romagnoli, i comuni interessi dei partecipanti, lo scambio di opinioni e il desiderio di non lasciarsi sopraffare da questo tempo sospeso. E intanto scorrevano come sottotitoli di un film i temi di Parma capitale della cultura 2020, diventata Parma 2021, più che mai attuali: comunicare l’arte, mettere a sistema le opportunità culturali, partecipare attraverso l’arte, le sinergie del territorio. La residenza artistica è iniziata con la quarantena nell’appennino emiliano verso Firenze. Un modo inedito per gli artisti, per noi già positivamente sperimentato. La quarantena è stata l’opportunità di conoscersi, conoscere il lavoro degli altri e far conoscere il proprio, giocando questo tempo dell’attesa nell’immergersi a pieno nel concetto di residenza, di coabitazione, all’insegna della interculturalità e interdisciplinarità. E al termine, l’ennesimo tampone e via verso Bologna. I dubbi sulla possibile realizzazione e il timore di aspettative disattese sono stati totalmente dissipati dall’interesse e dall’impegno artistico profuso in tutto il percorso, dalle visite istituzionali, ai momenti di conoscenza culturale, alle trasferte nelle città, ai lavori per l’evento finale, da quello stare in contatto l’uno con l’altro per restituire una visione artistica del viaggio e del soggiorno dalle mille sfaccettature. Una varietà di lavori ha


riempito gli spazi a partire dalla progettualità condivisa con altri giovani artisti ospiti, artisti emergenti o appartenenti ad altre realtà associative. Echi di fashion design si sono mescolati a progetti di grafica, la street art si è svelata in manufatti con ispirazioni indie, la danza si è unita alla videoarte e all’ironia, la fotografia in bianco e nero collegata in intrecci e nodi ha giocato con le grandi carte dipinte in bianco e nero, che a loro volta facevano da contrasto con le minuziose grafiche di nero e luce: questa la estrema sintesi di una mostra finale, arricchita da tanta musica sudamericana e da performance, producendo un naturale iato con la stasi pandemica e rendendo evidente che l’arte è un volano di energia creativa e mezzo privilegiato di interrelazione. Associazione Ottovolante





6 artisti in residenza

Lucia Fucci (Argentina) Magdalena Lizarraga Nardocci (Cile) German Martinez (Uruguay) Lucia Martinez (Uruguay) Ana Pighin (Argentina) David Serracchiani (Panama / Venezuela)


Lucia Fucci 1985 - Pergamino, Argentina

Due diverse proposte percorse dallo stesso obiettivo: l’ibridazione culturale dei due territori interessati e il desiderio di avvicinare la danza contemporanea ad un pubblico in generale, partendo dall’idea che non sono le sue caratteristiche ciò che la definisce, ma il contesto in cui viene prodotta. La prima proposta giocata sull’umorismo con l’intento di riconsiderare la funzione dell’arte come intrattenimento, presentando il lavoro come un elemento ludico, intrinseco alla natura umana, e l’altra, dello stesso DNA, giocata sul contesto della città di Bologna dove convergono due immagini simultanee, dal vivo e dal vero, che convivono e germogliano in musica, movimento e immagine, grazie all’introduzione dell’audiovisuale, in un territorio sconosciuto e allo stesso tempo noto. Che cosa sarebbe – cara – cosa sarebbe che cosa sarebbe la mazza senza la cava** e cioè, uscendo dall’allegoria, cosa sarebbe la massa senza la spinta rivoluzionaria? ** Dalla canzone La Maza di Silvio Rodriguez







Magdalena Lizarraga 1988 – Santiago, Chile

Nonna ON / OFF L’installazione artistica di Maddalena propone fondamentalmente due temi: da un lato, tramite l’animazione della luce (ON/OFF) rappresenta il dialogo diretto tra una figura stampata e la proiezione di un occhio, mettendo in contrapposizione la dimensione fisica con quella virtuale. Dall’altro lato stabilisce una comunicazione tra il regno dei vivi e quello dei morti, essendo la figura quella della nonna (la abuela), emigrata in Sud America all’età di 20 anni, mentre la proiezione è l’occhio dell’artista che, durante la residenza artistica, torna alla terra d’origine della nonna. L’installazione attribuisce un senso di relatività all’importanza della presenza, giacché, con le nuove tecnologie e applicazioni, oggi riusciamo ad “essere presenti” in molti luoghi, tempi e dimensioni. Attraverso una mini mappa animata e in sincronia con il movimento dell’occhio, l’artista si connette con il proprio passato, in maniera simbolica, con l’uso di mezzi e logiche contemporanee. Quando l’occhio è aperto, entrambe si mettono in contatto, si guardano, si salutano. (luce/ON), quando l’occhio è chiuso non c’è connessione tra loro (luce/OFF). L’installazione si completa con una traccia sonora che evoca il movimento migratorio attraverso il suono del mare, di un porto, una nave, le sue catene, motori e vecchie ferraglie. Musica originale del compositore Leonardo Bolgeri.







German Martinez 1997 – Montevideo, Uruguay

Istruzioni per assemblare la memoria Obiettivo generale dell’installazione è creare uno spazio interattivo di gioco in cui le persone possono assemblare un puzzle che contiene la memoria di migrazioni, senza un ordine preciso. Le tessere intercambiabili permettono di creare diverse composizioni, partendo da una composizione iniziale dipinta in acrilico. Questa immagine deriva dalla raccolta di immagini che costituiscono il racconto delle migrazioni, volti di diversa età, e provenienza, lo sguardo di un anziano e una bambina, un uccello migrante (attraversa l’Atlantico dall’Europa all’America latina) e un gabbiano che simboleggia l’arrivo a terra. Si compone di 12 tessere di legno di forma triangolare con un supporto di legno di forma esagonale delimitato al loro ’interno. Ogni tessera, così come il supporto, ha pezzettini di velcro che ne permettono l’assemblaggio. Nell’installazione le 12 tessere sono sparpagliate su un tappeto di fronte al supporto di legno, per essere collocate. L’ambientazione sonora è a cura di Nicolas Soto. Si tratta di suoni che invitano a giocare e interagire con l’opera. .“Entra, componi, scomponi, non c’è una forma corretta, gioca a comporre i la tua memoria” questa è la frase che accoglie i visitatori dell’opera.







Lucia Martinez 1990 – Montevideo, Uruguay

Nella città vedo veli e manti che nascondono altri oggetti. Si trovano in tutti gli aspetti della vita, mostrano cose concrete ed escludono altre possibilità. Anche la fotografia funziona come un velo che rappresenta, si mette al posto dell’oggetto fotografato, senza essere quell’oggetto. In sé stesse, per la loro complessità come mezzo, le foto possono rivelare ciò che è nascosto, bisogna solo guardare meglio, abbandonare l’apparenza. Da che lato del velo mi trovo? Questa investigazione su ciò che appare e su ciò che è occulto genera un racconto poetico di ricerca di fronte e dietro i veli visibili ad un primo sguardo. E un esercizio di discordanza alla ricerca di altre realtà, strappare il velo. Come le lenti per la vista, i veli sono anche i pensieri dominanti e liberarsi delle lenti è imprescindibile per una critica al mondo in cui viviamo. La forma finale di questo processo è affidata alla realizzazione e stampa di un fotolibro 20X28 cm, rilegato a mano dall’artista e presentato nell’esposizione insieme ad una poesia e alla stampa di una foto 100x70. “Per tenermi nascosto quel gran segreto ti sei servito di un velo Ci sono passata sopra galleggiando con leggerezza. Come specchio del mare nascondevi universi. Mi sono sforzata per passare oltre lo specchio. Ho soffiato alle nuvole per fare limpidi i cieli. Ho attraversato l’arcobaleno per ritrovarmi allo scoperto. Le mie lacrime hanno spazzato via il sale dal mio corpo” Poema de Martín Cerchiari







Ana Pighin 1990 – Santa Rosa, Argentina

Ritrarre Osservo e assimilo. Guardo e disegno L’idea: ritrarre l’intangibile Come? Sfuggendo alla raffigurazione li dipingo gli artisti unisco i frammenti in un unico spazio improvviso profili E’cosi che Dipingo e Ritraggo Il ritmo dello spazio di una danza lo scorrere di una nube passeggera il suono di un disegno la parola notturna un gesto di sincerità.







David Serracchiani 1993 – Maracaibo, Venezuela

Le 4 opere di David Serracchiani sono realizzate per lo più con una base di graffite su carta con alcuni dettagli di pittura bianca. Su questa l’artista dà forma, in modo astratto, a diversi oggetti e situazioni nelle quali si è trovato nel suo viaggio in Italia. L’opera prende elementi rappresentativi e li stravolge per creare una composizione astratta in cui gli elementi sono a volte riconoscibili, a volte no. A sua volta, con l’uso del bianco/nero e forti contrasti, l’artista rappresenta anche il suo sentire durante la realizzazione. Le opere cercano di immergere lo spettatore in uno stato di sogno, In esso gli elementi si mescolano tra loro e a loro volta, creano nuovi elementi. In questo modo ogni spettatore attribuisce un significato unico agli elementi e, contemporaneamente, all’opera.







Bomba de humo



Stampato a Bologna 2021


Il presente progetto è stato realizzato con il contributo dell’Assemblea Legislativa - Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo

Si ringraziano per la disponibilita’ e la collaborazione: Le istituzioni e musei Ambasciata d’Italia a Montevideo Ambasciata d’Italia a Buenos Aires MAMbo Fondazione MAST CSAC di Parma Pinacoteca di Bolognai Castello Estense di Ferrara Le associazioni e spazi artistici Gelateria Sogni di Ghiaccio Parsec Adiacenze Bolognina a colori Mercato Sonato Gli artisti e operatori culturali Irene Adorni Abd Alrahman Andrea Baraldi Luca Campestri Valentino Campisi Jacopo Casamenti Ezia Di Labio Alessandro Garau Francesco Giammarella Antonio Moe Giulia Monte Mattia Pajé Giampaolo Parrilla Filippo Tappi

Associazione Ottovolante info@associazioneottovolante.com www.associazioneottovolante.com


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