Il calciatore Novembre-Dicembre 2017

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Dalla Svezia alle dimissioni di Tavecchio

pi stretti obbligano tutte le componenti a cercare di trovare alleanze e accordi, e per l’AIC c’è naturalmente da valutare se proporre direttamente un proprio candidato, se appoggiare un candidato “esterno” chiedendo una serie di “garanzie” o se proporre l’appoggio ad altra componente. Resta inteso che il nocciolo della questione riguarda il programma che verrà proposto, che per l’AIC non potrà non basarsi su un progetto tecnico. Seconde squadre, settore giovanile, Club Italia: per l’AIC sarà determinante poter “contare” nel momento in cui si parla di progetto tecnico a prescindere dal nome di chi andrà a fare il presidente. Direttamente collegato al momento federale è anche il rinnovo della convenzione AIC/FIGC riguardo le squadre nazionali sul quale, in linea di principio, era già stato trovato un accordo, peraltro non ancora sottoscritto. Erano rimasti infatti in sospeso alcuni dettagli e gli scenari del “post Svezia” hanno chiaramente bloccato la situazione. Tommasi ha chiarito che i contratti di sponsorizzazione della Nazionale sono stati siglati fino al 2018 e quindi, da un punto di vista prettamente “contabile”, la mancata qualificazione al Mondiale non cambia di fatto le cose. Naturalmente mancheranno gli introiti derivanti dai previsti “bonus” del Mondiale di Russia, soldi che la Federazione tenterà di recuperare in parte con la partecipazione ad alcune gare amichevoli. Al momento l’obiettivo è comunque di chiudere l’accordo almeno per ciò che riguarda il 2017 e poi, dal 1° gennaio, cercare di riprendere il discorso.

Caos in FIGC: le tappe della vicenda Sono stati sette giorni di fuoco quelli che hanno sconvolto il calcio italiano, una vera e propria “Apocalisse” (come peraltro preannunciata dallo stesso Tavecchio) che si è scatenata all’indomani della mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. Sette giorni di “cattivi pensieri” (riprendendo il titolo della rubrica di un nostro ben più noto e stimato collega) che ripercorriamo giorno per giorno. Lunedi 13 Italia-Svezia finisce 0-0: azzurri non qualificati ai Mondiali come nel ‘58. Al fischio finale l’unico a parlare, tra le lacrime, è il capitano Gigi Buffon: “Un fallimento, di tutto il movimento”. II ct Ventura in conferenza stampa dichiara: “Chiedo scusa agli italiani, non mi sono dimesso, devo parlare con Tavecchio”. Il Presidente federale annuncia “48 ore di riflessione”. Martedi 14 Tavecchio parla di “insuccesso sportivo”. Il Presidente del CONI Malagò replica: “Fossi in Tavecchio mi dimetterei”. A nome del governo il ministro dello Sport Lotti dichiara che “la scelta spetta a loro, ma questa è l’occasione per ripartire”. Mercoledì 15 Tavecchio riunisce i presidenti di tutte le componenti preannunciando un programma di rilancio. Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, lascia anzitempo la riunione: “Nel momento in cui ho capito che non c’era la volontà di dimettersi sono andato via”. E Ulivieri, n.1 degli allenatori, attacca Malagò: “Non lo riconosco più come mio capo”. Tavecchio, nel corso della conferenza stampa finale, esonera Ventura e si dice “indisponibile alle dimissioni”. Venerdì 17 Ventura in una lettera spiega: “Le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità”. Il nome di Carlo Ancelotti è il più gettonato come suo successore. Sabato 18 Arriva il no di Ancelotti: “Ho altri obiet-

tivi”. La FIGC parla di “notizia senza fondamento e sciacallaggio giornalistico”.

Domenica 19 Gravina annuncia che il direttivo della Lega Pro chiede le dimissioni di Tavecchio. La Lega di B chiede tempo in vista del consiglio federale: “Prima servono le governance di A e B, niente ribaltoni al buio”. Malagò ribadisce: “Mi auguro che Tavecchio si presenti dimissionario in consiglio”. Lunedì 20 Il direttivo della Lega Dilettanti, ago della bilancia per i numeri della fiducia in consiglio, precede la riunione di via Allegri: “Siamo compatti”, si limita a dire Sibilia. Tavecchio si presenta in sala consiglio e annuncia: “Dimettiamoci tutti, io per primo”. Prende atto del cambio di rotta di alcune componenti e punta il dito: “Ambizioni e sciacallaggio politico hanno impedito un dibattito sulle cause del risultato”. Il consiglio resta in carica per l’ordinaria amministrazione, “altrimenti c’è il pericolo che arrivi Malagò e mandi il commissario”, dice Ulivieri. Ora ci sono 90 giorni di tempo per indire nuove elezioni. 15


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