Il calciatore agosto settembre 2016

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Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – 70% NE/VI - Anno 44 - N. 06 Agosto-Settembre 2016 - Mensile

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Agosto Agosto-Setembre Settembre

Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori

VAR: inizia una nuova era Partita la sperimentazione del protocollo IFAB

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di Damiano Tommasi

editoriale

Chiusura olimpica e riforme elettorali

Si è chiuso con entusiasmo il capitolo olimpico e paralimpico di Rio2016 che, come sempre, ha riempito il cuore di storie e riscatti che perpetuano l’energia contagiosa dello sport. Bebe Vio, Zanardi, Viviani, pallavolo e beach volley con le loro medaglie emozionanti ma anche Nibali, Tamberi o Federica Pellegrini con le loro cadute, infortuni o sconfitte. Affranto per il caso Schwazer e le troppe ombre su un’inquietante vicenda molto poco sportiva. Assente ingiustificato il calcio. Si è chiuso (definitivamente?), purtroppo, anche il capitolo candidatura olimpica e paralimpica Roma2024. Il calcio, in questa occasione, sembra essere stato molto più presente forse perché l’eventuale assegnazione olimpica avrebbe dato una mano anche a quelle Federazioni che faticano a qualificarsi. Una speranza, quindi, per il calcio maschile e femminile che dei cinque cerchi sembrano nutrire lo stesso attaccamento dei cinque stelle. Sportivamente parlando le Olimpiadi in casa erano, e ahimè rimangono, un sogno, e per questo abbiamo tifato. Personalmente sono rimasto colpito dalla “soddisfazione” nel dire no, mi aspettavo un “purtroppo non ce la sentiamo” o “purtroppo non ce lo possiamo permettere”. Mi auguro, ora, che l’impegno per impiantistica, sport e scuola o trasparenza non facciano la fine della candidatura olimpica, perché questo era il messaggio che abbiamo sentito, candidatura come unica soluzione. Quest’onda anomala mediatica mi è sembrata molto simile alla parola “Riforme” in questo periodo elettorale. Ha iniziato la UEFA con il nuovo format Champions League che garantisce i grandi club delle grandi Leghe con il benestare del nuovo Presidente Ceferin. Davide fa paura e i casi “Leicester” fanno tre-

mare i grandi investitori. Emblematico che dal 2018 la vincente del campionato nazionale non sia più automaticamente testa di serie nei sorteggi. Il riscatto dei piccoli, vero sale dello Sport, diventa quindi pepe piccantissimo nel piatto dei grandi manager alle prese con il taglio della torta dei diritti TV. E la Figc si accoda, l’aveva già fatto in telefonate passate, con l’allarme delle troppe squadre da ridurre al più presto. La Lega Pro doveva rinascere nel 2012 con il format ridotto a 60 che oggi è diventato il problema. La Serie A a 18 e la B a 18 sono il vero sollievo per il calcio italiano? Il Carpi, il Sassuolo, il Crotone fanno paura e ora ci si mette pure il Cittadella a neutralizzare il mega paracadute che doveva garantire l’effetto yo-yo. Come osa lo Sport ribellarsi al Business? Le elezioni e le poltrone da difendere danno alla parola “Riforme” un significato molto particolare, nulla a che vedere con aria nuova, idee innovative o cambio generazionale. Men che meno con l’idea di progetto sportivo. Il caso Pisa ha messo in discussione le “riforme” del mai più casi Parma, così come i 3 punti tolti all’italianissimo Sassuolo hanno messo a nudo la “riforma” delle rose a 25 per favorire i vivai italiani per non parlare infine dell’aumento dei giovani stranieri che al grido di Opti Pobá avrebbero dovuto lasciare spazio ai giovani nostrani. Temo che l’unico obbiettivo raggiunto sia stato quello di dare anche a mr Ventura una rosa a 25. In questa triste deriva due buone notizie. Una di buon senso con la riforma dei campionati femminili andata in porto in meno di due ore di condivisione e l’altra di grande cuore con la corsa del mondo dello sport ad aiutare le zone colpite dal terremoto. Almeno in quest’ultimo caso confido non si tratti di effetti puramente elettorali.



Poste Italiane SpA – Spedizione

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2016

sommario

Agosto Settembre

editoriale di Damiano Tommasi

Chiusura olimpica e riforme elettorali

primo piano di Pino Lazzaro

VAR: tutto quello che c’è da sapere

Sono passati ormai 30 anni da quando Renato Miele, già difensore di Catania, Pisa e Lazio, oggi affermato avvocato di Roma, ideò e coordinò per l’AIC un centro preparazione precampionato per calciatori senza contratto. Da Pomezia a Coverciano il ritiro AIC ha mantenuto intatte utilità e finalità, perfezionandosi e migliorandosi anno dopo anno.

speciale

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di Nicola Bosio

scatti di Maurizio Borsari l’intervista di Claudio Sottile Rubinho, portiere prezioso

calcio e legge di Stefano Sartori Il nuovo Regolamento del Collegio Arbitrale AIC/Lega Pro

primo piano di Nicola Bosio Consiglio Direttivo AIC

politicalcio di Fabio Appetiti Anna Ascani Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori

foto redazione e amministrazione

tel fax http: e-mail: stampa e impaginazione REG.TRIB.VI

Questo periodico è iscritto all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana

Sergio Campana Gianni Grazioli Nicola Bosio Pino Lazzaro Gianfranco Serioli Stefano Sartori Stefano Fontana Tommaso Franco Giulio Segato Mario Dall’Angelo Claudio Sottile Maurizio Borsari A.I.C. Service Contrà delle Grazie, 10 36100 Vicenza 0444 233233 0444 233250 www.assocalciatori.it info@assocalciatori.it Tipolitografia Campisi Srl Arcugnano (VI) N.289 del 15-11-1972

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direttore direttore responsabile condirettore redazione

Finito di stampare il 22-09-2016

calcio e legge di Stefano Sartori

I calciatori ed i rapporti con le tifoserie

calcio e legge di Federico Trefiletti Applicabilità delle norme FIFA

servizi di Tommaso Franco

Gli “Eroi del Calcio” sbarcano a Genova

regole del gioco di Pierpaolo Romani Campioni in campo e campioni nella vita

femminile di Pino Lazzaro Milena Bertolini

internet tempo libero

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– 70% NE/VI - Anno 44 - N. 06 Agosto-Settembre

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ione Italiana Calciatori

VAR: inizia una nuova era Partita la sperimentazione del protocollo IFAB

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2016 - Mensile


speciale

di Nicola Bosio

A Coverciano dal 18 luglio al 4 agosto scorsi

Ritiro AIC 2016

per calciatori

Sono passati ormai 30 anni da quando Renato Miele, già difensore di Catania, Pisa e Lazio, ideò e coordinò per l’AIC un ritiro a Pomezia per calciatori senza contratto: era il 1986 e Miele, oggi affermato avvocato di Roma, propose all’allora presidente Campana questa iniziativa che, negli anni, è diventata il “fiore all’occhiello” di tutta l’attività dell’Associazione. Da Pomezia a Coverciano, passando da “Il Ciocco” e “Sportilia”, il ritiro AIC ha mantenuto intatte utilità e finalità, perfezionandosi e migliorandosi anno dopo anno, arrivando ad abbinare alla preparazione atletica anche la possibilità di frequentare il Corso allenatori Uefa B, di conseguire quindi il famoso “patentino”, primo passo verso una carriera "alternativa", grande opportunità per proseguire la propria attività nel mondo del calcio anche una volta appese le scarpe al chiodo. Impressioni di… luglio Ogni anno si ha l’impressione che i calciatori che vogliono prendere parte al ritiro organizzato dall’AIC a Coverciano siano sempre di più, ma alla fine, gira e rigira, si casca sempre attorno allo stesso numero 6

(64/66) e sono davvero pochi quelli che, a malincuore, non riusciamo ad inserire in lista. Certo, c’è chi chiama all’ultimo momento e ovviamente non si può accontentare, ma chi si è prenotato per tempo, mettendosi magari in paziente lista di at-

tesa, alla fine “entra”. Detta così sembra quasi un privilegio far parte di questo ritiro, e per certi versi, pur trattandosi comunque di una iniziativa per “senza contratto”, un privilegio lo è: perché riuscire in tre sole settimane a


“senza contratto”

fare una adeguata preparazione fisica (in una struttura di prim’ordine con materiale di prim’ordine) e contemporaneamente frequentare il Corso Uefa B per portarsi a casa il famoso “patentino” di allenatore, non è da tutti. Senza considerare il costo (davvero irrisorio) dato che gran parte della spesa se l’accolla proprio l’AIC che continua a considerare questo ritiro una delle iniziative e dei servizi più importanti per i propri associati. Associati che vivono un momento davvero delicato della propria carriera, quel momento in cui i dubbi sul proprio futuro cominciano ad assalirti in maniera pressante: continuare col calcio

giocato o tracciare una nuova strada che porta al ruolo di “mister”? C’è chi ha le idee ben precise a tal proposito (magari con un accordo per allenare già in tasca…), ma molti, la maggior parte, arrivano a Coverciano un po’ frastornati, un po’ delusi, un po’ spaventati da una condizione, quella di “disoccupato”, che suona davvero male, magari dopo anni di onorata carriera. E il nostro compito sarà proprio quello di fare il massimo per non farli sentire “disoccupati”, anzi. Saranno tutti molto occupati tra allenamenti e lezioni in aula, talmente presi da questa avventura, che non avranno

Prima fila in alto da sinistra: Ceccarelli, Ficagna, Sabato, Zecchin, Tricarico, Jidayi, Trevisan, Lazzari, Ferronetti, Abate, Di Bella, Taino, Schiavini, Thomassen, Vittiglio, Taddei, Marinelli, Zubin. Seconda fila da sinistra: Romeo (coordinatore AIC), Lotti (medico), Adamidis (fisioterapista), Rubenni (medico), Raveggi (fisioterapista), Petranzan (preparatore atletico), Di Salvo (fisioterapista), Pilotto (allenatore), Savarese (coordinatore staff), Bosio (coordinatore AIC), Coppola (collaboratore AIC), D’Arrigo (allenatore), Maestripieri (allenatore), Sorbi (allenatore), Cannavacciuolo (preparatore atletico), Orru (magazziniere), Girolami (magazziniere), Cacciatori (allenatore). Terza fila da sinistra: Russo, Vaccareggi, Barraco, Soncin, Carrus, Vastola, Rocchi, Nordi, Montesin, Marzorati, Ciocca, Gulin, Roselli, Bigoni, Bazzoffia, Mattielig, Lunardini, Bartolucci. Quarta fila da sinistra: Colombini, Allegretti, Ricchiuti, Portanova, Cejas, Maresca, Sperduti, Mauri, Granoche, Piovaccari, Scalise, Fabbro, Pazienza, Miale, Franzese, Amabile, Abbate. Ultima fila da sinistra: D’Agostino, Masini, Chirieletti, Pesoli, La Camera, Zoboli.

il tempo per pensare che manca solo una squadra ed una maglia da indossare per sentirsi ancora parte del mondo del calcio.

Consiglio federale Pronti via e, già al secondo giorno, il primo “intoppo”: a Coverciano si svolge eccezionalmente il Consiglio federale (quello che sancirà l’uscita di scena di Pavia e Rimini) e la presentazione del nuovo tecnico della Nazionale Giampiero Ventura. Piccola parentesi: il vice di Ventura è Salvatore Sullo, nostra vecchia conoscenza visto che nove anni fa il buon Sasà partì proprio da qui, con noi dell’AIC, per iniziare la trafila che 7


speciale

Una sola sconfitta

Le amichevoli in dettaglio Nel corso delle tre settimane di ritiro sono state organizzate alcune partite amichevoli. Questo il dettaglio:

Domenica 24 luglio a Coverciano “13° Memorial Roberto Clagluna” (triangolare tra le tre squadre AIC) vinto dalla Selezione allenata da Francesco D’Arrigo. Mercoledi 27 luglio a Rignano sull’Arno U.S.D. Rignanese - AIC (Sorbi) 0–4 Mercoledi 27 luglio a Pontedera Pontedera – AIC (Maestripieri) 1-2 Domenica 31 luglio a Viareggio Viareggio 2014 – Selezione AIC (D’Arrigo) 0-1 Domenica 31 luglio a Fiumalbo A.C. Prato – Selezione AIC (Maestripieri) 1-2 Domenica 31 luglio a Coverciano Selezione AIC (Sorbi) – Carcere Rebibbia Mercoledi 3 agosto a Coverciano AIC (D’Arrigo) – B Italia 5-2 Mercoledi 3 agosto a Coverciano AIC (Maestripieri) – Colligiana 1-2

lo ha portato (meritatamente) in azzurro. E Sasà, che come direbbero al sud, è “un buon figlio”, non dimentica e quando ci incontra nei corridoi di Coverciano è il primo a ricordarsene. Arriva anche la “delegazione AIC” (Tommasi, Perrotta, Calcagno e il Direttore Generale Grazioli) e c’è il tempo per un veloce saluto al gruppo dei partecipanti con la promessa di rincontrarsi magari a fine ritiro. Consiglio Federale, dicevamo, con l’ovvio via via di consiglieri e personalità, giornalisti e personaggi incravattati, spazi off-limits e orari stravolti. Ma è solo per un giorno, a quanto pare, e da domani tutto dovrebbe partire a regime con un programmino niente male che prevede, grossomodo, sveglia alle 7,15, colazione alle 7,30, alle 8 in campo fino alle 10, quindi in aula fino alle 12,30, pranzo, piccolo riposo, di nuovo in aula dalle 14,30 alle 17,30, alle 18 in campo fino alle 20, alle 20,30 la cena e alle 21,15 ultima ora di lezione. Un programma molto fitto ma inevitabile per riuscire a svolgere tutte le ore del corso previste per accedere all’esame finale. Alla sera si arriva sfiniti, e qualcuno, come battuta (ma nemmeno troppo), ha già chiesto se siamo dotati di “defibrillatore”…

Ventura Giorno di partenze e di… arrivi: qualcuno trova squadra (bene per lui), qualcuno viene “ripescato” dalla lista di attesa e qualcuno parte in “prova” pregandoci di mantenergli il posto perché ancora non è certo della firma su un contratto. Così si riaggiornano le liste e da stasera dovremmo avere un quadro pressoché definitivo della situazione. Graditissima visita dopo pranzo del nuovo CT della Nazionale Giampiero Ventura per il quale interrompiamo un attimo la lezione pomeridiana in aula, giusto per un saluto ed un grosso “in bocca al lupo”

a tutti i partecipanti, sia a chi vorrà continuare a fare il calciatore, sia a chi vorrà intraprendere la carriera di allenatore. Due parole due, ma piene di significato: “Sono partito da queste sedie e sono arrivato ad allenare una Nazionale, con fatica, devozione, lavoro e sacrificio senza mai dimenticare da dove sono partito e senza sponsor, favori o altro. Dicono che il lavoro paga, per molti momenti ho avuto dei dubbi, ma alla lunga è proprio così”.

Formicaio Coverciano la mattina presto sembra un formicaio: le sveglie puntate ai diversi orari danno il via ad una giornata frenetica per tutti, dai camerieri che si affrettano a farsi trovare pronti in cucina per la colazione, ai giardinieri che partono con idranti e macchine tagliaerba, dal personale dell’albergo che si appresta al solito giro per il riordino delle stanze, ai tanti operai che si mettono in moto per proseguire il lavoro nei vari cantieri sparsi all’interno del Centro Tecnico. Quando suona la “nostra sveglia” alle 7,15 il formicaio è già in piena attività e, con il nostro ricco programma, lo sarà fino a sera tardi. Una piccola grande “macchina da guerra” dove ognuno ha un compito preciso e guai se si sbagliassero tempi e modi: tutto funziona alla perfezione con un incastro di orari ed attività che fa impressione. Tanto lavoro e poche soste, proprio appunto come un formicaio, e se, come si continua a ripetere, il lavoro paga, usciremo da qui ancora una volta con qualcosa di prezioso da mettere in valigia… Impegno È il leitmotiv di questo ritiro: impegno. Impegno in campo, impegno in aula, impegno in ogni istante della giornata, senza sosta, senza un attimo di tregua. Impegno fisico, impegno mentale, impegno nei comportamenti, impegno in tut-


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Coverciano in pillole Luogo: Centro Tecnico Federale (Coverciano – Firenze) Periodo: 18 luglio – 4 agosto 2015 Partecipanti: 62 calciatori + 20 elementi staff Si è svolto a Coverciano dal 18 luglio al 4 agosto, presso il Centro Tecnico Federale, l’annuale ritiro precampionato organizzato dall’AIC e riservato ai calciatori senza contratto. Anche quest’anno, grazie alla collaborazione con il Settore Tecnico, è stato possibile far svolgere agli iscritti (62 calciatori) le lezioni per il corso allenatori di base Uefa B. In alto, foto di gruppo con la selezione del Carcere di Rebibbia per l’iniziativa promossa da AIC Onlus. In basso a sinistra, la formazione di D’Arrigo vincitrice del 13° Memorial Clagluna.

to. Perché è quello che serve in un ritiro del genere, è la base sulla quale costruire il proprio futuro, sia esso ancora in campo oppure in panchina. Sessanta persone (+ venti di staff) che viaggiano a ritmi altissimi, facendo ogni giorno un passo avanti, salendo ogni giorno uno scalino, interpretando al meglio quello che tutti definiscono una grande opportunità, un grande momento di crescita umana e professionale. Sta finendo la prima settimana di ritiro e sui volti stanchi dei partecipanti traspare però la consapevolezza di essere quasi dei “privilegiati”, addirittura “fortunati” nonostante una condizione lavorativa non certo ottimale. Ma un ritiro così, come ormai commentano tutti, da chi ha giocato sempre in club importanti a chi invece ha trascorso la carriera nelle categorie inferiori, non lo trovi nemmeno in Serie A. Struttura, materiale tecnico, cucina, organizzazione: insomma “impegno”, quello che AIC e Settore Tecnico mettono da sempre per un perfetto funzionamento, “impegno” quello che mettono quotidianamente questi encomiabili ragazzi.

13° Memorial Clagluna Benché “amichevole”, benché in “famiglia”, benché serva per mettere in mostra tutti i partecipanti e testare lo stato di forma dopo una settimana di “carichi”, il Memorial Clagluna è un triangolare sempre molto sentito. Prima di tutto perché si ricorda un amico, scomparso improvvisamente tredici anni fa, e poi perché vincerlo, anche se da un punto sportivo conta poco o nulla, da un punto di vista del morale e degli stimoli vale tantissimo. Quando si parla di “professionisti”, calciatori o tecnici, vincere è l’unica cosa che conta e questa prima “uscita” ufficiale delle rappresentative AIC, come ogni anno, assume così un valore tutto particolare. Stavolta ad arbitrare è stato chiamato il giovane fischietto di Firenze Matteo Campagni (assistenti Zoppi e Borghi), una new entry. Il risultato finale non conta (lo

Durante le tre settimane, oltre agli allenamenti (2 tutti i giorni) e alle lezioni (6 ore al giorno suddivise in 2 al mattino, 3 pomeriggio e 1 sera) sono state giocate alcune partite amichevoli per mettere in mostra i calciatori e farli entrare nel ritmo partita. Gli iscritti sono stati suddivisi in 3 gruppi ognuno dei quali ha potuto contare su uno staff composto da 1 allenatore, 1 preparatore atletico, 1 medico e da 1 fisioterapista. I gruppi, ripartiti a seconda del ruolo e della carriera dal coordinatore Biagio Savarese, hanno formato tre squadre guidate dai tecnici Francesco D’Arrigo, Marco Maestripieri e Attilio Sorbi. I portieri hanno fatto gruppo a parte e sono stati seguiti dal preparatore Massimo Cacciatori coadiuvato da Dario Pilotto. Questi i calciatori che hanno aderito: Abate Giovanni, Abbate Matteo, Allegretti Riccardo, Amabile Luigi, Ambrosini Alex, Barraco Dario, Bartolucci Giovanni, Bazzoffia Daniele, Bigoni Marco, Carrus Davide, Ceccarelli Fabio, Cejas Massimiliano, Chirieletti Christian, Ciocca Federico, Colombini Francesco, D’agostino Gaetano, Di Bella Fabrizio, Fabbro Alessandro, Ferronetti Damiano, Ficagna Daniele, Franzese Roberto, Granoche Louro Pablo, Gulin Axel, Jidayi Christian, La Camera Giovanni, Lanzano Mattia, Lazzari Andrea, Lunardini Francesco, Maresca Enzo, Marinelli Gianluca, Marzorati Lino, Masini Simone, Mattielig Daniele, Mauri Stefano, Miale Claudio, Montezine Fabio, Nordi Emanuele, Pasquale Giovanni, Pazienza Michele, Pesoli Emanuele, Piovaccari Federico, Portanova Daniele, Ricchiuti Adrian, Rocchi Tommaso, Roselli Mattia, Russo Stefano, Sabato Rocco, Scalise Manuel, Schiavini Giorgio, Soncin Andrea, Sperduti Danilo, Taddei Riccardo, Taino Marco, Thomassen Dan Vesterby, Trevisan Trevor, Tricarico Andrea, Vaccarecci Matteo, Vastola Gaetano, Vittiglio Marco, Zecchin Gianpietro, Zoboli Davide, Zubin Emil Le lezioni in aula sono state tenute da: Savarese, Maestripieri, Sorbi, Cacciatori e D’Arrigo (tecnica e tattica); Rubenni (medicina); Cannavacciuolo, Papini e Petranzan (teoria e metodologia): Trentalange e Baglioni (regolamento di gioco); Proserpio (calcio femminile); Lami (calcio a 5); Croce (psicopedagogia); Ulivieri e Ragonesi (Aiac) e Piani (carte federali). I calciatori hanno inoltre seguito il corso BLSD di 12 ore (pronto intervento) tenuto dalla Dan Europe. Tutti i calciatori hanno superato l’esame finale conseguendo il diploma di allenatore di base Uefa B.


speciale

Lo staff Lo staff era così composto: Biagio Savarese (coordinatore), Massimo Cacciatori, Dario Pilotto, Marco Maestripieri, Attilio Sorbi e Francesco D’Arrigo (allenatori); Maria Grazia Rubenni, Maurizio Checcaglini e Guido Lotti (medici); Michele Petranzan, Vinicio Papini e Fausto Cannavacciuolo (preparatori atletici); Leonardo Raveggi, Marco Di Salvo e Alessandro Adamidis (fisioterapisti); Nicola Bosio, Francesco Romeo, Paolo Bianchet, Danilo Coppola e Andrea Fiumana (responsabili Aic); Arjuna Girolami e Mattia Orru (magazzinieri).

potete comunque leggere nel box delle amichevoli), preferiamo pensare al fair play, ai valori sportivi e all’onesta che ci ha insegnato Roberto Clagluna, un maestro di sport ma soprattutto di vita.

Amichevoli Succede anche questo: succede che salti una partita amichevole già da tempo programmata e ci si metta alla ricerca di possibili “sparring partners” per quello che dovrebbe essere un test “performante” per entrambe le squadre. Succede che ti metti a telefonare a mezzo mondo e la risposta, abbastanza incredibilmente, è quasi sempre la stessa: gara troppo impegnativa, siamo solo all’inizio, abbiamo troppi carichi sulle gambe, siete troppo forti e rischiamo di far brutta figura e via di questo passo. Succede che magari, in effetti, qualche squadra (soprattutto di Serie D) sia partita tardi, ma per le altre… che succede? Non è un segnale molto positivo, sotto molti punti di vista, ma, come dicevamo all’inizio, succede anche questo… Foto Il giorno delle foto ufficiali è sempre un giorno di stupore e nel contempo di “malinconia”: perché se da un lato arriva il nostro Maurizio Borsari, fotografo che solitamente fa le “testine” per le figurine Panini e che ci tratta come una squadra “vera”, dall’altro stavolta sull’album Panini si rischia di non andarci, al massimo si finisce sul “giornalino dell’AIC”. Tra una battuta e l’altra, alla fine, in meno di 20 minuti si passano in rassegna tutti i partecipanti, lo staff e si finisce con il “gruppone” finale, quello che ha aperto questo racconto. Magari qualcuno sull’album Panini ci 10

finirà lo stesso tra poco tempo, ma non con questa maglia, non con il logo AIC stampato sul petto e portato ormai da tutti con orgoglio. E allora quelle testine le conserveremo con cura noi, per dire un giorno che anche “Tizio” è stato dei nostri e che “Caio” è partito da qui per arrivare in alto (Martusciello, Di Carlo, Aglietti, Pecchia…) e vincere pure qualche scudetto… (vero Max Allegri?).

Vincere Vincere aiuta a vincere, si ripete spesso, e se il detto è vero allora le Rappresentative AIC (come ci piace chiamarle) sono partite con il piede giusto: la squadra di Maestripieri va ad “espugnare” Pontedera (2 a 1 con reti in rimonta di Ricchiuti e Jidayi) mentre quella di Sorbi dilaga 4 a 0 (reti di Ceccarelli, Bazzoffia e doppietta di Schiavini) a Rignano sull’Arno contro la Rignanese, già squadra di un certo Matteo Renzi. La squadra di D’Arrigo, “orfana” di avversarie (lo scrivevamo qualche riga più su) resta a Coverciano per una sgambata e per cominciare a mettere a punto le tesi da presentare all’esame. Già, c’è pure un esame da fare e la tensione sale poco per volta. Ma vincere aiuta a vincere e questi ragazzi non avranno problemi davanti a qualsiasi avversario e nemmeno davanti ad una commissione d’esame… Save the children Questo capitoletto del nostro racconto merita un’evidenza speciale. Perché non avere contratto non vuol dire non avere un pensiero per chi sta peggio, non avere una maglia da indossare non vuol dire non pensare a poter aiutare a crescere un

bambino, alla sua salute, alla sua formazione scolastica. Nasce così l’idea di mettere una piccola cifra ciascuno, tutti (staff compreso), e fare una donazione a “Save the children”, un piccolo/grande gesto che arriva dai “disoccupati”, un piccolo/grande messaggio che parte da questo ritiro AIC per volontà dei calciatori e arriva fin dove può, ma arriva comunque lontano…

Con i detenuti di Rebibbia E tanto per stare in tema di “sociale” ecco che a Coverciano arriva un’altra bella iniziativa, promossa da AIC Onlus e condivisa con entusiasmo da tutto il gruppo: una giornata con i detenuti della Casa Circondariale di Rebibbia, invitati a trascorrere qualche ora nella “casa della Nazionale” e giocare un’amichevole che, se da un punto di vista tecnico ha ben poco da dire, da un punto di vista “umano” ha un valore immenso. Così, in un caldo pomeriggio di fine luglio, si intrecciano storie di vita incredibili, ragazzi che hanno trascorsi pieni di guai e, speriamo, un futuro migliore. Magari proprio attraverso il calcio qualcuno potrà prendere una strada diversa, magari attraverso il calcio qualcuno dei “nostri” la strada giusta l’ha già intrapresa… Imbattuti Altra tornata di amichevoli, altri risultati che fanno “morale”: se la squadra di Sorbi resta a Coverciano contro Rebibbia (stavolta il risultato davvero non conta e non lo troverete nemmeno nel box dedicato alle amichevoli), quella di D’Arrigo si impone allo Stadio dei Pini di Viareggio (1 a 0 con gol di Granoche) e quella di Maestripieri vince a Fiumalbo 2 a 1 contro il Prato (reti di Gulin e Allegretti). Vittorie che non muovono nessuna classifica, non portano né trofei né punti, ma che servono a sentirsi “squadra”, proprio l’obiettivo che ci eravamo posti ad inizio ritiro. E in pullman si canta e si esulta come si fosse vinta la Champions, si festeggia e ci si sente sempre meno “disoccupati”…


speciale

Fascino spagnolo Ma che squadra sarà quella che oggi occupa il campo centrale per una seduta di allenamento? Le maglie gialle che luccicano alla luce del sole e la fornitissima attrezzatura dei preparatori atletici incuriosisce non poco. L’accento spagnolo dei “mister” svela l’arcano mistero: è il Celta Vigo che, dopo l’amichevole contro la Fiorentina, si fermerà 3 giorni a Coverciano per un mini ritiro italiano. E tutti lì ad ammirare l’organizzazione e l’impegno della squadra spagnola, attirati da quel fascino che richiama la Liga e profuma di Real e Barcellona. Guardi tutto l’allenamento e ti accorgi che, al di là degli “strumenti” certamente più all’avanguardia, non abbiamo nulla da invidiare: le esercitazioni sono le stesse che da 2 settimane stiamo facendo anche noi, l’impegno è il medesimo, la serietà identica… Certo, cambia la qualità tecnica (e ci mancherebbe), ma per il resto… sarà il fascino spagnolo, noi ci teniamo il nostro “made in Italy”. Col presidente Tommasi Come promesso all’inizio, ritorna il Presidente Tommasi, stavolta per una visita più approfondita, per fare il punto della situa-

Sopra, il Presidente Tommasi in visita a Coverciano.

zione ed un bilancio di fine ritiro. Bilancio senza dubbio positivo, e i complimenti e le testimonianze convinte dei partecipanti testimoniano ancora una volta che il grande impegno profuso dall’AIC ha dato buoni frutti. Ma si parla anche di altro, si toccano vari argomenti, in particolare la situazione delle pensioni (età pensionabile, situazione fondo sportivi, ecc.), le prossime elezioni federali (con il rinnovo delle cariche istituzionali), i rapporti con le Leghe, la riforma dei campionati, i minimi in Lega Pro (da alzare), il vincolo nei dilettanti (continua la battaglia per una rivisitazione) e gli accordi collettivi. Tutti temi “caldi” che in questo ritiro, forse per la particolarità del contesto, si sentono in maniera particolare, si vivono in modo più “interessato”. È quasi come se, improvvisamente, l’anima sindacalista uscisse allo scoperto, come se il sostegno e la vicinanza all’AIC si ri-

svegliassero. E anche questo lo mettiamo nell’annovero degli obiettivi raggiunti…

classico clima da “notte prima degli esami” di “vendittiani” ricordi…

Ultime amichevoli Ultimi giorni, ultime fatiche, ultime amichevoli e poi ci saranno soltanto l’esame per il “patentino” e i saluti. Ma andiamo con ordine: la squadra di Maestripieri (completata da alcuni rinforzi del “gruppo Sorbi”) affronta la Colligiana (alla fine sarà l’unica sconfitta per 2 a 1 con rete di Schiavini) mentre, come ormai da tradizione, a Coverciano arriva la B Italia, la Nazionale Under 21 della serie cadetta guidata da Massimo Piscedda che da tre anni sceglie la nostra rappresentativa per il primo test stagionale. Una partita alla quale teniamo molto, un po’ perché arriva come ciliegina sulla torta a chiudere il ciclo delle nostre amichevoli, un po’ perché si tratta pur sempre di una… Nazionale. E in tribuna non mancano osservatori, giornalisti e interessati speciali (il Ct dell’Under 21 Di Biagio col vice Nunziata, per esempio). Finisce 5 a 2 per l’AIC (con reti di Soncin, Abate, Taino e doppietta di Piovaccari), e la sera si festeggia la fine del ritiro con una cena speciale. Il tempo per il brindisi finale e via a mettere a punto gli ultimi dettagli per l’esame del giorno seguente. E su Coverciano cala il

Si chiude L’ultimo giorno sembra paradossalmente uguale al primo: i corridoi del Centro Tecnico sono un brulicare di persone, un continuo via vai di valigie, un frenetico spostarsi da una stanza all’altra. Ma stavolta non si tratta di “arrivi” ma di “partenze” di chi alla spicciolata, concluso l’estenuante “giro” di postazioni per sottoporsi all’esame delle varie commissioni (tecnica e tattica, psicopedagogia, medicina, regolamento, carte federali, teoria e metodologia) prende armi e bagagli per fare ritorno a casa. Non per tutti è un momento felice: la stanchezza certamente richiama la voglia di “staccare” per qualche giorno, ma se ancora non si hanno certezze, se ancora non si ha un contratto in mano o la possibilità di firmarne uno, tornano i dubbi e le preoccupazioni, torna l’incognita di cosa fare già dall’indomani mattina. È un film già visto, un film che fortunatamente avrà un lieto fine: statisticamente oltre il 95% di chi viene al nostro ritiro trova squadra, ed è un dato che anche quest’anno, ne siamo certi, riusciremo a confermare.

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primo piano

di Pino Lazzaro

Con Roberto Rosetti, responsabile del progetto

VAR: tutto quello che c’è da Lì al video, le immagini della recente partita di Coppa America tra Brasile e Perù. Quel gol di mano tanto contestato dai brasiliani, che è costato la loro clamorosa eliminazione. Immagini su immagini che dapprima non chiariscono del tutto e infine eccola, bella chiara, quella con la giusta angolazione, si vede bene: gol di mano. Rosetti mi mostra quanto nel frattempo è andato avanti il cronometro e sono minuti su minuti: dai, come si fa a non avere compassione di un arbitro, puntualmente solo contro tutti, che non ha visto ma che ha la percezione che qualcosa sia successo ma non viene aiutato a non sbagliare, a non dare quel gol che non doveva essere dato? C’è pure il video della mano di Henry contro l’Irlanda di Trapattoni ma non serve continuare, basta così, è chiaro e semplice: se il tutto sarà veloce e ben coordinato tra l’arbitro in campo e l’arbitro davanti agli schermi, non saranno poche le cose che si metteranno a posto. Con la convinzione – come sta ora succedendo come detto col gol-non gol – che saranno proprio i calciatori a dare meno problemi: è così e basta. Rosetti: “Non sempre per un arbitro è facile accettare che l’unico che deve prendere una decisione determinante per il risultato di una partita è l’unico che non ha la possibilità di vedere tutto quello che in realtà a casa tutti vedono. Non sempre un arbitro ha la giusta prospettiva o angolazione, a volte si è coperti dai giocatori o a volte ancora il gioco è talmente veloce che “sfugge” un particolare. Lo stesso particolare viene visto e rivisto da tutti meno che dall’arbitro. Questo non è corretto. Questa è l’essenza della sperimentazione. In determinate situazioni come un gol segnato con la mano, un fuorigioco e altro ancora, perché non dare la possibilità all’arbitro di sbagliare meno? Questo non eliminerà sicuramente la discussione

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su situazioni interpretabili ma sicuramente verranno evitati errori chiari, evidenti macroscopici. Personalmente ho un esperienza difficile da dimenticare. Un esempio quel “chilometrico” – così dissero in televisione, dopo che avevano visto le immagini però – fuorigioco di Messi nel gol di Tevez contro il Messico al Mondiale 2010. Tutti videro che era un gol da annullare e il “nostro” Mondiale finì lì: non mi avrebbe fatto comodo una video-assistenza?”.

Il ruolo centrale dell’arbitro “Deve continuare a fare quello che da sempre è insito nella figura arbitrale, prendere decisioni, sta sempre a lui l’ultima parola. Diciamo che ora può contare su una sorta di “assicurazione” in caso di una situazione chiara ed evidente a tutti – leggi errore – clamoroso. Per quel che stiamo vedendo, c’è comunque da dire che su una complessiva giornata di campionato della A, dunque comprendendo tutte le partite giocate che noi stiamo monitorando, sono poi complessivamente

VAR (Video Assistant Referee) L’hanno definita una data storica e nel suo piccolo, parlando di pallone, in effetti lo è. A Bari, nell’amichevole tra Italia e Francia dello scorso 1 settembre, è stato per la prima volta sperimentato in Italia l’utilizzo del cosiddetto VAR (video assistant referee). Dopo anni che si dibatte qui da noi sull’utilizzo o meno della moviola in campo e anche se lo stesso presidente Fifa, Infantino, all’indomani dell’amichevole di Bari ha usato proprio la frase “moviola in campo”, c’è da dire che il protocollo preparato dall’Ifab (International Football Association Board) indica in effetti altro. Comunque sia, al di là delle solite e spesso necessarie semplificazioni dei giornali, c’è da dire che la strada intrapresa è quella di dare una mano all’arbitro, aiutandolo in determinate situazioni grazie all’utilizzo delle immagini. Punto d’arrivo è quello perciò di un minor numero di errori, influendo così ancor meno su quello che è il risultato finale della partita. Se vogliamo, una sorta di “para-cadute”, sì, proprio letterale. A noi pare che il tutto potrebbe/dovrebbe avere effetti positivi pure nei confronti dei calciatori che con questi riscontri “oggettivi”, se non proprio cancellati del tutto, vedranno di sicuro abbattuti di molto due o tre le situazioni per giornata in cui il VAR potrebbe dare il suo contributo. Per tutte le situazioni che sono interpretabili o discutibili rimane sempre la decisione dell’arbitro, mi riferisco per esempio ad una situazione di volontarietà on involontarietà di un fallo di mano. Il VAR interviene solo su errori evidenti come per esempio un goal segnato in chiara


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a sapere i casi dubbi, quelli che poi creano proteste, nervosismo e un clima generale sul terreno di gioco che non aiuta certo l’arbitro, ma che non fa bene pure ai calciatori. Vedi quel che sta succedendo ora col gol-non gol: semplicemente non se ne parla più, un qualcosa di “automatico”, punto e basta. Assieme a Australia, Brasile, Germania, Portogallo, Olanda e Stati Uniti, la sperimentazione del protocollo VAR viene così portata avanti anche qui da noi e su indicazione della Figc, indicazione condivisa dalla Lega di Serie A, responsabile del progetto VAR in Italia (project leader, questa l’etichetta) è l’ex arbitro Roberto Rosetti. Ed è proprio a lui che il Calciatore ha chiesto una mano per provare a mettere assieme un quadro generale di cos’è dunque il progetto VAR. Convinti come siamo che una maggiore “trasparenza” saprà contribuire ad una ancor più marcata professionalità della categoria. Come dire il pensare ancor più a giocare: le decisioni al solito spettano all’arbitro ma in futuro, col supporto delle immagini, potranno essere ancora più precise e corrette. Non è poco.

posizione di fuorigioco o per un fallo grave di gioco che mette a repentaglio la salute di un giocatore”.

Il fallo su De Rossi “Prima della partita con la Francia abbia-

I 12 principi fondamentali del protocollo IFAB Il 130° Annual General Meeting (AGM) dell’International Football Board del 5 marzo 2016 svoltosi a Cardiff ha approvato “una sperimentazione dal vivo di gare con la video assistenza arbitrale per chiari errori in situazioni determinanti della gara”. L’esperimento dell’IFAB, di durata inizialmente di due anni, sarà focalizzato su: correggere chiari errori arbitrali in situazioni che determinano un cambiamento della gara; seri incidenti (violenze e falli gravi di gioco) sfuggite al controllo dell’arbitro; analizzare l’impatto della revisione sulla fluidità del gioco e le emozioni collegate al gioco del calcio. Sarà cruciale infine la formazione dei VARs e degli arbitri: l’Ifab autorizzerà il permesso da “offline” a “online”, solo se i requisiti di formazione verranno rispettati. 1) La tecnologia video verrà utilizzata solamente per correggere errori chiari/palesi ed episodi sfuggiti in decisioni predefinite che DETERMINANO l’esito finale della gara (reti, rigore/non rigore, espulsione diretta e se l’arbitro ammonisce o espelle il calciatore errato). 2) La decisione finale verrà sempre presa dall’arbitro. 3) I video assistenti arbitro (VARs) sono ufficiali di gara e le informazioni che il VAR fornisce all’arbitro verranno trattate dall’arbitro alla stregua delle informazioni che riceve da un assistente, da un arbitro addizionale o dal quarto ufficiale. 4) L’arbitro deve sempre DECIDERE prescindendo dalla presenza del VAR. Non è consentito non prendere una decisione e di ricorrere per l’episodio ai VAR. Il VAR, in tempo reale, potrà in ogni caso analizzare la situazione tecnica e supportare l’arbitro. E’ importante notare che se l’arbitro non interrompe il gioco per una presunta infrazione, la decisione di lasciar proseguire il gioco potrà essere rivista. 5) La decisione originale dell’arbitro non potrà essere cambiata salvo che

l’immagine video non mostri chiaramente che la decisione era sbagliata. 6) Solo l’arbitro e/o i VAR possono dare inizio a una revisione. Gli altri ufficiali di gara possono solo suggerire una revisione all’arbitro. 7) Qualunque sia il processo di revisione, non vi deve essere pressione in merito al tempo che prenderà la revisione della decisione dato che l’accuratezza è più importante della rapidità. 8) I calciatori e gli staff tecnici durante la fase di revisione non devono circondare l’arbitro o tentare di influenzare il processo di revisione o la decisione finale. 9) L’arbitro dovrà, nel limite del possibile, rimanere “visibile” durante la fase di revisione per garantire trasparenza. 10) Se il gioco prosegue dopo un episodio che viene poi revisionato, ogni decisione disciplinare già presa/da prendere durante tale periodo non verrà annullata, anche se la decisione verrà cambiata (salvo per ammonizioni/espulsioni relative all’impedire una promettente azione d’attacco o una evidente opportunità di segnare una rete). 11) Si dovrà “lavorare” su un lasso di tempo massimo entro al quale ai VAR sarà consentito identificare una infrazione dopo che essa è stata commessa. 12) Nei limiti del possibile, il protocollo sarà conforme ai principi e alla filosofia delle Regole del Gioco.

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primo piano

La scaletta • Lo scorso 1 settembre, debutto a Bari per la partita amichevole Italia-Francia. In mo-

dalità cosiddetta “online”, con scambio dunque di pareri/osservazioni tra l’arbitro Kuipers in campo e l’arbitro piazzato davanti ai monitor. Prossimo appuntamento il 15/11 per l’amichevole Italia-Germania a Milano.

• La sperimentazione in serie A inizierà dal 1° ottobre (settima di campionato). Sarà in

modalità chiusa (“offline”), dunque senza collegamento. A rotazione (due partite per ogni turno di campionato) saranno interessate tutte le 20 squadre di serie A.

• Negli stadi meno attrezzati l’arbitro-VAR sarà posizionato all’esterno dello stadio, in

un pulmino dotato di tutte le strumentazioni. A San Siro e all’Olimpico di Roma, sarà all’interno, in una apposita postazione.

• Già in questa stagione e almeno per cinque volte, tutti gli arbitri della Can A prove-

ranno a rotazione il ruolo di VAR.

• L’arbitro-VAR non avrà le classiche preclusioni, potrà insomma operare anche in parti-

te in cui è impegnata la squadra della propria città/sezione.

• Dal prossimo gennaio, sperimentazione “online” in partite amichevoli. Si pensa a

partite di Primavera e Allievi, organizzate dalla Lega di Milano.

• Dagli ottavi della Coppa Italia

2017/2018, le partite saranno in modalità “online”, con collegamento dunque tra arbitro e arbitro-VAR.

mo avuto modo (insieme al designatore degli arbitri della FIFA, Massimo Busacca) sul terreno di gioco, di confrontarci e di spiegare la sperimentazione a qualche giocatore della Nazionale come Buffon, Florenzi, Chiellini, De Rossi e altri. I giocatori hanno dimostrato subito positività per la sperimentazione in quanto giustamente ritengono che, al fine di prendere la decisione giusta, è importante dare una mano all’arbitro. E dopo 3’, il fallo subito da De Rossi. In effetti, senza replay, sembrava potesse essere anche da espulsione, l’arbitro Kuipers qualche dubbio inizialmente lo ha avuto chiedendo una verifica da parte del VAR. Le immagini hanno dimostrato che il contatto era accidentale, infatti il francese entrando sul pallone ha messo il piede sullo stesso, scivolando e colpendo accidentalmente la gamba di De Rossi. L’ammonizione risultava corretta e lo stesso De Rossi dopo la

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La scheda Classe ’67, torinese, dopo aver arbitrato in serie C dal 1994 al 1997, Roberto Rosetti ha esordito in B a 29 anni (agosto ’97) e in A nell’aprile del ’98: nella cosiddetta massima serie ha complessivamente arbitrato 189 partite. Internazionale dal 2002, ha al suo attivo la partecipazione a due Mondiali (Germania 2006 e Sudafrica 2010) e all’Europeo 2008 (Austria-Svizzera) ha avuto l’onore e il merito di arbitrare la finale tra Germania e Spagna. Eletto quale miglior arbitro del 2008 dall’IFFHS (Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio), si è aggiudicato per ben cinque volte consecutive (dal 2006 al 2010) l’Oscar Aic, dunque a votarlo sono stati gli stessi calciatori. Designatore dapprima della Can B, alle spalle un’esperienza (due anni e mezzo) quale capo degli arbitri in Russia, poi designatore della Can Pro, è l’attuale responsabile per l’Italia del progetto VAR voluto dall’Ifab. Sposato, due figlie, vive a Torino.


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Come funziona

gara mi ha confermato che non era stato un fallo volontario”.

Il programma “La fase sperimentale in Serie A inizierà in modalità “offline” da ottobre. Un percorso che servirà agli arbitri a familiarizzare con la tecnologia, impararne l’utilizzo, diventare veloci ed accurati nelle valutazioni. Si tratta insomma di fare formazione e tutti gli arbitri avranno modo così di provarsi come “video arbitri”. È importante evidenziare ancora una volta che le situazioni “revisionabili” per i VARs sono veramente poche. Questo indica intanto la qualità molto buona dei nostri arbitri che – posso assicurarlo – è di livello sicuramente ottimale rispetto le altre nazioni europee. Occorre continuare a lavorare, fornendo anche la possibilità agli arbitri di essere aiutati su errori gravi che possono compromettere il risultato di una gara o la stessa carriera. Tutto questo deve essere fatto velocemente e senza perdere troppo tempo al fine da non influire sulla fluidità e sulla bellezza del gioco”.

L’arbitro in campo e l’arbitro-VAR davanti a tutta una serie di schermi, coadiuvato da un tecnico del provider Hawk Eye (quelli del gol-non gol). In uno schermo grande c’è la diretta televisiva; sotto un altro schermo in cui la stessa diretta televisiva viene trasmessa con un ritardo di alcuni secondi. Ci sono poi altri schermi in cui, a formato ridotto, ci sono le immagini trasmesse da tutte le telecamere posizionate all’interno dello stadio. In caso di necessità, ecco che l’arbitro-VAR può con grande rapidità ingrandire l’immagine che meglio sa dare l’eventuale risposta, potendo così suggerire all’arbitro in campo una risposta “certa” (come dunque potesse aver visto quel che poi vedono/avranno visto pure gli spettatori). Basta discussioni? Rosetti: “Beh, di sicuro ce ne saranno di meno, ma ci saranno comunque dei casi che resteranno interpretabili, chi vedrà rigore e chi no. Sì, degli arbitri si continuerà così a parlare…”.

Come l’arbitro nel Rugby Siamo abituati in altri sport – vedi tennis e pallavolo – a vedere gli stessi atleti o i tecnici a richiedere l’utilizzo delle immagini in episodi più o meno dubbi. Il protocollo Ifab non dà invece questa possibilità: solo agli arbitri spetterà dunque la decisione se far verificare o meno questo o quell’episodio. Fermo restando che il tutto è comunque limitato a determinate situazioni: un gol, un rigore che è stato dato o no, una espulsione, dei gesti violenti, uno scambio di persona in un provvedimento disciplinare. Ora come ora l’idea prevalente è quella di far fare all’arbitro sul campo lo stesso gesto (mimando con le mani la forma di uno schermo) che fa l’arbitro di rugby quando richiede l’ausilio delle immagini. Ben visibile a tutto lo stadio. 15


scatti

di Maurizio Borsari

Scelta di‌ cuore Gianpiero Ventura in Italia-Francia 1-3

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scatti Applausi‌

Gianluigi Buffon in Italia-Francia 1-3

Debutto‌

Gianluigi Donnarumma in Italia-Francia 1-3

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amarcord

La partita che non dimentico

Mi ritorni in mente…

Davide Carrus (Castiadas) “Sì sì, la conosco questa rubrica, la leggo sempre. Beh, ne avrei due-tre da raccontarti, ma certo quella che più mi è rimasta nel cuore è la partita di ritorno della semifinale playoff, sono anni ormai: Alessandria-Salernitana (siamo andati a controllare: era giugno 2011; n.d.r.). Noi della Salernitana venivamo da tutta una stagione particolare, erano sei mesi che non prendevamo lo stipendio e sapevamo che se non avessimo vinto quella partita, sperando di arrivare poi alla promozione, ci sarebbe stato al 99% delle probabilità il fallimento della società. Un’annata quella in cui si era venuto a creare un giusto mix con i tifosi che sapevano come stavano le cose e avevano comunque capito quanto attaccamento alla maglia c’era in quella situazione, non era solo un modo di dire. Ricordo, ora come ora, l’immagine lì ad Alessandria della curva dedicata agli ospiti, di come fosse piena di nostri tifosi e chi conosce la tifoseria di Salerno, sa cosa intendo. All’andata avevamo fatto 1 a 1, loro avevano finito la stagione messi meglio in classifica: dovevamo solo vincere per continuare a sperare. Quel giorno ero infortunato, avevo un problema a un tendine di un piede, all’andata ce l’avevo fatta con delle infiltrazioni e parlando con l’allenatore Breda s’era deciso che sarei andato in panchina, però mi ero comunque messo a disposizione, un po’ avrei magari potuto anche giocare, c’era da vedere insomma come si sarebbe messa la partita. S’era sullo 0 a 0, mancava

una mezz'ora alla fine e il mister mi chiama e mi dice di prepararmi, che toccava a me. Ricordo che appena entrai in campo loro fecero l’1 a 0, con una situazione che era così diventata davvero disperata. Poi, nel giro di 15’, è cambiata ogni cosa. Prima un calcio di rigore per noi, sono andato io a tirarlo ed è stato quello un tiro, come dire, “ragionato”: con quella tensione che c’era, con l’importanza che poteva avere quel tiro, immaginavo che il portiere non sarebbe stato fermo, sarebbe andato da una parte e così ho tirato giusto centrale, né forte né piano, un po’ a parabola: 1 a 1. Dopo appena 5’, punizione dal limite per noi. Io lì sulla palla, uno-due con Aurelio e mentre due di loro mi vengono incontro: faccio la finta su uno, lo dribblo e botta vicino al primo palo: 2 a 1 per noi! Pensa alla sensazione che ho provato, lì sul campo, anche a “sentire” i nostri tifosi: ci sono dei video davvero da brividi. Dai, uno dei ricordi più belli della mia carriera, anche la gente lì di Salerno se la ricorda quella partita (poi verso la fine ne facemmo pure un altro di gol e vincemmo così per 3 a 1). Pensa che io abitavo allora in un paesino fuori Salerno e saranno stati cento e più i tifosi lì ad aspettarmi quando me ne tornai a casa. Poi la finalissima l’abbiamo persa col Verona: vinto in casa 1 a 0 (l’ho fatto io il gol, su rigore) e perso 2 a 0 da loro. Niente promozione e ci fu il fallimento della società, come previsto. Comunque, anche lì a Verona, come posso dimenticare lo spettacolo dei nostri tifosi? Che atmosfera! Come detto quel nostro gruppo è ancora e sempre ricordato lì a Salerno, credo che siamo proprio noi una delle squadre che più hanno amato. Sì, quell’anno ci trovammo tutti a remare per davvero dalla stessa parte: tifosi, stampa, calciatori e staff tecnico. Non si prendeva lo stipendio ma è stata comunque una lezione, umana e morale. Tutta la vita la rifarei”.

Francesco Lunardini (Matelica) “Ne ho un paio, dai. Intanto ti dico la pri18

ma, era il gennaio 2009. Nel mercato di riparazione di allora ero passato dal Rimini al Parma, da B a B; era un mercoledì, con me passò al Parma pure il mio compagno di squadra Vantaggiato. Ebbene la domenica dopo l’esordio lo feci proprio a Rimini, la mia città, la squadra della mia vita, lì sono cresciuto nel settore giovanile, giusto in quello stadio insomma. Io che ero abituato a vedere e dare palla al colore biancorosso, mi trovavo a doverlo fare con il gialloblu e i primi cinque minuti furono davvero difficili, uno straniamento tale per cui non sapevo bene a chi passarla. Erano anni belli quelli del Rimini, tifo caldo e ricordo bene i primi palloni che ho toccato, i fischi della gente che non erano però contro di me come persona: avevo cambiato casacca, era questo il problema. Finì 0 a 0 e marcai Adrian Ricchiuti, per tanti anni compagno di squadra. La seconda è stata nell’ottobre del 2009, sempre io col Parma e giocammo a San Siro contro il Milan! Io titolare, perdemmo 2 a 0, marcavo Seedorf (lì a seguirlo in tutte le parti del campo) e con lui c’erano i “miei” Pirlo, Gattuso, Pato, Thiago Silva, Ambrosini e compagnia bella. Il Milan, la mia squadra del cuore: mi pareva di stare al luna park. Talmente bello che m’è pure capitato di pensare lì sul campo che magari sarebbe stata giusto un’unica volta, che non mi sarebbe mai più successa una cosa così. E così è andata, non è più capitato purtroppo”.


amarcord

Primo capitolo Milano, stadio Giuseppe Meazza, 6 maggio 2012 “Javier, mi raccomando, niente sorprese. Per me è già tanto se il mister decide di portarmi in panchina”. “Va bene, Ivan, niente sorprese, te lo prometto”. Javier Zanetti, il capitano, il mio migliore amico in questi dodici, lunghissimi anni all’Inter, mi fissa per qualche istante regalandomi un sorriso sornione. Io ricambio lo sguardo di complicità, lo saluto con una pacca sulla spalla e faccio le ultime raccomandazioni: “Allora mi fido, abbiamo detto niente sorprese, Pupi. Lo sai che poi mi commuovo”. (…) Mi sistemo i calzoncini, mi assicuro che i lacci degli scarpini siano annodati nel modo giusto. Gesti semplici che mi fanno sentire vivo, vitale, l’uomo più fortunato del mondo. Entro in campo, mi lascio abbagliare qualche istante dalle luci dei riflettori puntate su di noi. Non partirò tra gli undici titolari, già lo so, ma non è importante: mi basta essere lì a soffrire e a sperare insieme ai miei amici, e se all’ultimo minuto il mister mi chiamasse con un cenno della mano per dirmi “Ivan, scaldate che tocca a te”, giocherei quei sessanta secondi con lo stesso impegno che avrei messo se fossi stato schierato dall’inizio… (…) Poi, quando meno me l’aspetto, succede l’impensabile, una delle sorprese più belle di tutta la mia carriera. Vedo i miei compagni che si sfilano le pettorine gialle, quelle che indossano per il riscaldamento, e si avvicinano a me quel tanto che basta affinché io possa notare che sfoggiano tutti la stessa maglia, la casacca numero 2 con il mio nome impresso sulle spalle. È il loro modo per salutarmi, per rendermi omaggio e per esprimermi la loro vicinanza in un momento al contempo stupendo e tristissimo. È come mi stessero dicendo: “Noi siamo l’Inter, e oggi l’Inter è Ivan Ramiro Cordoba. Siamo tutti con te, Ivan. Grazie per questi anni”. (…) Vatti a fidare degli amici, mi verrebbe da dire, dovevo immaginare che quel matto di Javier avrebbe organizzato qualcosa il giorno della mia ultima partita a San Siro… (…) Ho trentasei anni, più di quattrocento partite con la maglia dell’Inter alle spalle, che in totale fanno una cosa come più di quarantamila minuti giocati. E ora che tutto sta finendo, che sono arrivato al traguardo e ho deciso di appendere gli scarpini al chiodo, c’è un pensiero che

mi sfiora: l’idea che se oggi sono qui a salutare i miei tifosi in questo modo, a dire addio all’unica squadra nella quale ho desiderato giocare negli ultimi dodici anni, lo devo anche al bambino che sono stato. Un giorno – penso adesso – forse mi verrà voglia di raccontare la sua storia. Ivan Ramiro Cordoba

COMBATTERE DA UOMO Prefazione di Massimo Moratti Introduzione di Edoardo Caldara Mondadori

Ivan Ramiro Cordoba Sépulveda è nato a Medellin (Colombia) nell’agosto del 1976. Cresciuto nel settore giovanile del Deportivo Rionegro, ha debuttato a 16 anni in prima squadra (serie B), passando poi al Nacional Medellin (A). Da qui il trasferimento in Argentina, al San Lorenzo: è da qui che nel dicembre del 1999 arriva poi all’Inter, squadra con cui ha ininterrottamente giocato sino al 2012, sommando complessivamente 455 presenze tra Campionato e Coppe varie. Con la maglia della Nazionale colombiana ha messo assieme invece 73 presenze (l’esordio nel ’97), conquistando da capitano la Coppa America del 2001 (suo il gol decisivo nella vittoria in finale per 1 a 0 sul Messico). Vincitore della Coppa Interamericana nel 1997 con l’Atlético Nacional de Medellin, questo il suo palmares “da interista”: 5 scudetti (2005/2006, 2006/2007, 2007/2008, 2008/2009, 2009/2010); 4 Coppe Italia (2004/2005, 2005/2006, 2009/2010, 2010/2011); 4 Supercoppe Italiane (2005, 2006, 2008, 2010); una Champions League (2009/2010); una Coppa del Mondo per club (2010). Assieme alla moglie Maria Isabel ha fatto nascere nel 2004 la fondazione “Colombia Te Quiere Ver” che ha per obiettivo quello di finanziare progetti in campo sanitario in Colombia, dando priorità alla salute dei bambini colombiani che vivono in situazioni di disagio sociale. General manager all’Inter sino a settembre 2014, come riportato nella terza copertina del libro, oggi “lavora come manager/formatore e aiuta i giovani calciatori colombiani a imporsi ad alti livelli”.

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intervista

di Claudio Sottile

Vita da “terzo” (e in attesa di contratto)

Rubinho, portiere… prezioso Potrà raccontare di aver fatto per quattro anni il portiere nella Juventus, senza incassare nemmeno un gol ufficiale. Rubens Fernando Moedim, oltre a questo primato, a Torino ha conquistato quattro Campionati, due Supercoppe italiane e altrettante Coppe Italia. Un bottino prezioso, adeguato per chi si chiama Rubinho. Una carriera in bianconero passata seduto e in bilico. Tra il desiderio di non essere soltanto un rapido titolo di coda nel giorno dei trionfi e il non portare neanche lontanamente sfiga ai portieri partiti dalla prima fila. Cosa si prova nel prepararsi giornalmente, consapevoli che in occasione della partita il proprio posto sarebbe stato inesorabilmente in panchina? “Si pensa che bisogna essere predisposti fisicamente e psicologicamente per la gara. Anche se non giochi devi essere comunque sul pezzo, caso mai succeda la sfortuna di un infortunio al primo e al secondo portiere. Arrivavo al match come se avessi dovuto difendere la porta, il terzo deve essere pronto. Chiaro che la situazione non è facile, ti alleni e non giochi mai. Mi preparavo assieme agli altri portieri per grandi parti dell’allenamento specifico. Quando la squadra aveva bisogno di un portiere nelle esercitazioni mi aggregavo. Erano allenamenti divisi in due, i miei. Agendo così, l’allenatore dei portieri aveva più spazio per allenare Gigi e il secondo di turno, facendo più attenzione all’intensità e alla qualità delle loro sessioni, mentre io davo appoggio alla squadra in ciò 20

che doveva fare: tiri in porta, parte tattica, qualsiasi esercizio in cui serviva un estremo difensore”. Quanto ne ha ancora Gigi Buffon? “Gigi giocherà fino a quando vorrà. È una potenza fisica, mentale, come approccio agli allenamenti, alla partita. Fin quando avrà questo non ci saranno dubbi… Per chi ama il ruolo vederlo allenare e giocare è un privilegio e un piacere. Un portiere così non è mai esistito, a livello di continuità e di qualità. Penso che lui potrà scendere in campo al top ancora a lungo”. Ma il nuovo Buffon esiste o no? “A me non piacciono tali definizioni. Per me come Buffon c’è solo Buffon, poi direi che l’etichetta di nuovo Buffon è un carico eccessivo per un giovane. Ci sono degli emergenti che faranno una bella carriera. In primis dico Gianluigi Donnarumma, un fenomeno di personalità, è impressionante vederlo districarsi. Un altro è Mattia Perin, sono molto contento della sua esplosione, calcisticamente l’ho visto nascere al Genoa e ora è considerato importante. Militerà tanti anni in Nazionale. Questi due oggi sono dei portieri veramente importanti, sui quali l’Italia potrà puntare per un futuro garantito”. Per te un quadriennio di Juventus, svelaci un aneddoto. “Una volta, provando i rigori in una rifinitura, Andrea Pirlo mi ha voluto fare lo scavino e non sono caduto. Da buon paraculo l’ho preso in giro. Il rigore subito dopo lo ha tirato sotto l’angolino, e allora lui ha iniziato a prendere in giro me. È stata una grande lezione per me. Mai prendere “il Maestro” in giro. Però lo ricor-

do con piacere, per almeno due minuti ho potuto sfottere Andrea Pirlo. Questo siparietto mi ha colpito e mi rimarrà impresso”. Il migliore rigorista incrociato nel periodo bianconero? “Ne posso citare tanti, ne sono passati molti. I più difficili da capire sono stati Nicklas Bendtner, Nicolas Anelka, Claudio Marchisio e Mirko Vucinic. Sarebbe ingiusto fare un nome in assoluto. Andrea Pirlo non sbagliava quasi mai, bravi erano anche Sebastian Giovinco e Leonardo Bonucci. Arturo Vidal quando non era in giornata falliva, ma in partita è strato praticamente infallibile, però in settimana qualcuno lo mancava. Bendtner e Anelka sono stati poco tempo con noi, tuttavia come tecnica individuale e tipologia di calcio erano penalty difficili da prendere”. Ragionando per assurdo: se la maglia da titolare fosse stata lungamente disponibile, Marco Storari e Norberto Neto, i dodici che hai vissuto tu, sarebbero potuti essere dei numeri uno? “Sicuramente. Se la Juve fa una scelta di un secondo portiere, è perché lo considera un primo. Anche se sei dietro Buffon, quando giochi devi fornire le medesime sicurezze e garanzie. Marco le ha dimostrate ogni volta che ha avuto la possibilità, Neto ha giocato poco ma quando l’ha fatto si è districato bene. Sono dei veri numeri uno”. Quali differenze individui tra Antonio Conte e Massimiliano Allegri? “Conte è grintoso. È uno che fa parte della squadra in tutti i modi. Lo guardavo in tv in Chelsea-West Ham, mi ha fatto gioire quando ho visto che è schizzato in tribuna per festeggiare con la gente, come se fosse un giocatore, è un atteggiamen-


intervista

to raro nel calcio moderno. Conte è più rabbioso, nel senso buono. Allegri è uno molto più tranquillo, sereno e pacato, ma comunque quando deve essere energico è sempre presente”. Al di là del tasso tecnico, qual è il segreto della Vecchia Signora? “È la voglia di vincere. Quando si scrive dappertutto “Vincere non è importante: è la sola cosa che conta”, tu vuoi vincere sempre. Nel DNA della Juve c’è il fatto di essere la squadra più vincente d’Italia e una delle più importanti d’Europa. La voglia di vincere ti è messa addosso in una maniera tale che, anche se non giochi, senti la responsabilità e il desiderio di farcela. La fame fa la differenza”. È tutto pronto per tentare l’assalto alla Champions League? “Sì, oggi la squadra ha più consapevolezza della forza e del rispetto acquisito in ambito continentale. Avendo dei giocatori molto importanti nel panorama europeo, la Juve è una delle favorite a vincere il trofeo. Con una rosa così, si può puntare in alto”. Sotto la Mole quali amicizie hai stretto? “Nei miei anni d’Italia, di tutte le squadre che ho girato, la Juve è stata quella nella quale ho coltivato più amicizie. Volevo bene all’intero spogliatoio e credo che mi ricambiasse in toto. Fra tutti, ho legato di più con Gianluigi Buffon, Giorgio Chiellini,

La scheda

Patrice Evra, Paul Pogba e Andrea Barzagli”. Dì la verità: ti è dispiaciuto non incamerare neppure un minuto di gioco nella stagione passata, nonostante lo Scudetto vinto con notevole margine? “Sì. Due anni fa, nell’ultima di campionato, dovevo strappare uno spezzone e mi sono ammalato in settimana, quindi non ho potuto marcare la presenza. L’anno scorso ero disponibile, non ho capito perché non mi hanno schierato. Se avessi giocato almeno un tempo o una partita, il gettone magari mi avrebbe aiutato sul mercato e oggi una squadra mi avrebbe già preso”. Sei pronto per volare nuovamente tra i pali? “Per quattro anni mi sono allenato come un matto per essere all’altezza della Juve. Ho sofferto nel non poter giocare. Ho tanta, tantissima voglia di fare parte di un gruppo, di aiutare una squadra, di essere presente al fianco dei compagni. Vorrei trovare velocemente una sistemazione. Il giocare o non giocare non dipende solo da me, è chiaro che tutti i giocatori vorrebbero essere schierati titolari in tutte le partite, io capisco e conosco la mia condizione odierna. Mi sono sempre allenato con i migliori d’Italia, sforzandomi di essere al loro livello. Spero che le persone lo capiscano e vedano che io sono realmente arruolabile, sia fisicamente sia mentalmente e caratterialmente”.

Rubens Fernando Moedim, noto come Rubinho, è nato il 4 agosto 1982 a Guarulhos (comune del Brasile nello Stato di San Paolo). Fratello minore di Zé Elias (ex calciatore di Inter, Bologna e Genoa), ha iniziato calcisticamente nel Corinthians per passare poi al Vitòria Setùbal (Portogallo) dopo un periodo in prova all’Hellas Verona. Arriva in Italia la stagione successiva con il Genoa, quindi veste le maglie di Palermo, Livorno, Torino e Juventus. Stagione

Cat.

P.

G.

2014-15

Juventus

Squadra

Serie A

0

0

2013-14

Juventus

Serie A

1

0

2012-13

Juventus

Serie A

1

0

2011-12

Palermo

Serie A

0

0

2010-11

Torino

Serie B

26

27

2009-10

Livorno

Serie A

11

20

2009-10

Palermo

Serie A

6

8

2009-10

Genoa

Serie A

0

0

2008-09

Genoa

Serie A

37

37

2007-08

Genoa

Serie A

29

35

2006-07

Genoa

Serie B

29

24

2005-06

Vitoria Setubal

Serie A

12

0

2004-05

Corinthians SC

Serie A

3

0

2003-04

Corinthians SC

Serie A

20

0

2002-03

Corinthians SC

Serie A

1

0

2001-02

Corinthians SC

Serie A

10

0

21


calcio e legge

di Stefano Sartori

Commento al nuovo Regolamento del Collegio

22

Sede e competenza (art. 1 Regolamento) Il Collegio Arbitrale (CA) ha sede presso la Lega Pro, via Jacopo da Diacceto 19, 50123 Firenze. Il CA è competente anche in caso di avvenuta retrocessione della società e/o iscrizione ad un campionato della LND; in caso di promozione o retrocessione ad altra categoria professionistica, la competenza è data dall’appartenenza della società alla Lega Pro al momento della proposizione della domanda.

La mancata designazione dell’Arbitro nonché il mancato deposito in udienza della prova di avvenuta ricezione del ricorso determinano la declaratoria di improcedibilità del ricorso. Il ricorrente, a pena di decadenza, fino a 2 giorni antecedenti la prima udienza, può chiedere con istanza motivata alla Segreteria del Collegio il differimento della prima udienza ai soli fini dell’acquisizione della prova di ricezione del ricorso.

Il ricorso (art.2) Il ricorso, da inviare al CA con raccomandata A.R. o mezzo equipollente, anche informatico ed alla società con le stesse modalità, deve contenere: • la sottoscrizione del calciatore; • generalità e/o rappresentanza legale, residenza e/o domicilio, codice fiscale; • se possibile, l’indirizzo di posta elettronica e dei numeri telefonici e di fax da utilizzare nel corso del procedimento; • la compiuta esposizione della materia del contendere con allegata ogni documentazione utile nonché le conclusioni; • la designazione dell’Arbitro di parte. Nel caso di mancata costituzione della controparte, il ricorrente dovrà depositare entro e non oltre la prima udienza la cartolina di ritorno, o altra prova equipollente, attestante l’avvenuta ricezione del ricorso.

La Segreteria del CA assegna i ricorsi per gruppi di 10, di cui 5 ricorsi e 5 multe/riduzione dei compensi, ai Presidenti nominati mediante sorteggio. I Presidenti via via sorteggiati sono rimessi nell’urna per poter così provvedere alle ulteriori estrazioni. Gli Arbitri e il Presidente che accettano l’incarico devono darne comunicazione in forma scritta alla Segreteria entro il termine di 5 giorni lavorativi dalla data di ricevimento della comunicazione di nomina.

Assegnazione dei ricorsi (art. 3)

La memoria di costituzione (art. 4)

La parte convenuta deve, entro 15 giorni dalla ricezione del ricorso, comunicare con raccomandata A.R. o mezzo equipollente, anche informatico, al CA ed al/alla ricorrente una memoria che deve contenere: • la sottoscrizione del tesserato con l’indicazione dei dati identificativi

(generalità e/o rappresentanza legale, residenza e/o domicilio, codice fiscale) e, se possibile, dell’indirizzo di posta elettronica e dei numeri telefonici e di fax da utilizzare nel corso del procedimento; • la compiuta esposizione delle difese producendo i documenti relativi nonché le conclusioni; • la designazione del proprio Arbitro; La parte resistente può altresì proporre eventuali domande riconvenzionali nella memoria di costituzione, a pena di inammissibilità. In tal caso, la parte ricorrente ha diritto di rispondere con memoria da notificare, con le modalità esposte all’art. 2, entro il termine perentorio di giorni 15 dalla ricezione della memoria di costituzione. Scaduto il termine di 15 giorni senza che la parte resistente abbia provveduto alla nomina del proprio Arbitro, la Segreteria ne dà immediata comunicazione al Presidente della Lega Pro o dell’AIC (a seconda che resistente sia la società o il calciatore), e procede senza indugio alla scelta dell’Arbitro mancante estraendo a sorte il designato.

Il Procedimento Arbitrale Ordinario (artt. 5 - 8) Il Presidente fissa la data della riunione. La comunicazione è effettuata dalla Segreteria almeno 10 giorni prima della riunione. Le parti che intendano svolgere ulteriori difese o allegare nuova documentazione, possono far pervenire memorie e documenti almeno 5 giorni liberi prima della data fissata per la riunione; successivamente a tale termine, non possono essere proposte nuove eccezioni né deduzioni che estendano la materia del contendere. Il Collegio, prima dell’apertura della discussione, deve esperire un tentativo di conciliazione (che può essere eventualmente tentato anche successivamente). Fallito il tentativo di conciliazione, il CA invita le parti alla discussione orale e, se ritiene non necessaria ulteriore attività istruttoria, può nella


2016

Agosto Settembre

speciale

Regolamento Collegio Arbitrale Accordo Collettivo A.I.C. - Lega Pro


speciale Per la stagione 2016-17

Regolamento Collegio Arbitrale Accordo Collet TITOLO I SEDE DEL COLLEGIO, FUNZIONI E COMPETENZA Articolo 1

1.1 Il Collegio Arbitrale ha sede a Firenze presso la sede della Lega Italiana Calcio Professionistico. 1.2 Il Collegio Arbitrale è costituito conformemente alle previsioni dell’art. 4, quinto comma, Legge 23 marzo 1981 n. 91, dell’art. 3, primo comma, Legge 17 ottobre 2003 n. 280, nonché dell’Accordo Collettivo, di cui il presente Regolamento è parte integrante. 1.3 Il Collegio Arbitrale decide tutte le controversie concernenti i rapporti regolati dall’Accordo Collettivo, sottoscritto da AIC e Lega Pro, anche nel caso di avvenuta retrocessione della Società e/o iscrizione ad un Campionato della Lega Nazionale Dilettanti o di assunzione del Calciatore della qualifica di dilettante, purché la controversia sia stata instaurata nei termini. 1.4 In ipotesi di promozione o retrocessione nell’ambito delle categorie professionistiche, ai fini della competenza arbitrale rileva l’appartenenza della Società alla Lega Pro al momento della proposizione della domanda. 1.5 Le persone incluse negli elenchi degli Arbitri e dei Presidenti del Collegio Arbitrale non possono svolgere, neppure indirettamente o per interposta persona, attività di assistenza e rappresentanza avanti lo stesso Collegio. TITOLO II NORME PER LA PROCEDURA ORDINARIA Articolo 2

2.1 Salva la diversa procedura prevista in materia disciplinare dagli Accordi Collettivi, il ricorso deve: a) essere sottoscritto dal tesserato o dalla Società con l’indicazione dei dati identificativi (generalità e/o rappresentanza legale, residenza e/o domicilio, codice fiscale e/o P.IVA) e, ove possibile, dell’indirizzo di posta elettronica e dei numeri telefonici e di fax da utilizzare nel corso del procedimento; b) contenere la compiuta esposizione della materia della controversia, l’allegazione della relativa documentazione e la formulazione delle conclusioni; c) contenere la designazione dell’Arbitro di parte, prescelto fra i nominativi presenti negli appositi elenchi; d) essere inviato al Collegio Arbitrale per raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico. Una copia del ricorso deve essere inviata, con le stesse modalità, ed a pena di nullità, alla controparte, avendo cura di allegare nel plico inviato al Collegio la prova dell’avvenuta trasmissione.

II

2.2 In ipotesi di mancata costituzione della controparte la parte ricorrente dovrà depositare entro e non oltre la prima udienza la cartolina di ritorno, o altra prova equipollente, attestante l’avvenuta ricezione del ricorso. 2.3 La mancata designazione dell’Arbitro prescelto, nonché il mancato deposito in udienza della prova di avvenuta ricezione del ricorso introduttivo determinano la declaratoria di improcedibilità del ricorso. 2.4 L’improcedibilità è rilevata nella prima udienza con provvedimento del Presidente del Collegio regolarmente costituito ed è comunicato dalla Segreteria del Collegio alla parte ricorrente. 2.5 Il ricorrente, a pena di decadenza, fino a due giorni antecedenti la prima udienza, può chiedere con istanza motivata da trasmettersi alla Segreteria del Collegio il differimento della prima udienza ai soli fini dell’acquisizione della prova di ricezione di cui al punto 2.2. Il differimento è disposto con provvedimento del Presidente del Collegio già costituito a mente del successivo art. 3.8 ed è comunicato a cura della Segreteria alle parti. Articolo 3

3.1 La Segreteria del Collegio attribuisce ai ricorsi, immediatamente e nell’ordine in cui pervengono, il numero di protocollo progressivo, che risulta dal relativo registro tenuto dalla Segreteria. 3.2 La Segreteria del Collegio cura l’assegnazione dei procedimenti, per gruppi di dieci, di cui cinque ricorsi e cinque multe/riduzione dei compensi, ai Presidenti nominati mediante sorteggio effettuato, alla presenza di un rappresentante della Lega Pro e di uno dell’A.I.C. 3.3 I Presidenti – nell’ambito della stessa tornata di estrazioni – sono sorteggiati fino ad esaurimento dei procedimenti da assegnare e qualora le vertenze fossero in numero superiore sono rimessi nell’urna onde provvedere, con le medesime modalità, alle successive estrazioni. 3.4 La Segreteria del Collegio cura la redazione di due registriprotocollo: a) per le procedure riguardanti le proposte di multa e di riduzione dei compensi; b) per tutti gli altri ricorsi. 3.5 La Segreteria comunica senza indugio l’avvenuta nomina ai Presidenti estratti, con l’indicazione dei ricorsi loro assegnati. 3.6 Gli Arbitri di nomina di parte e il Presidente dovranno, ove accettino l’incarico, darne comunicazione in forma scritta alla Segreteria entro il termine di 5 giorni lavorativi dalla data di ricevimento della comunicazione di nomina. L’accettazione della nomina da parte degli Arbitri dovrà avvenire mediante sottoscrizione dell’apposito atto recante il testo indicato nel modello Allegato B al presente Regolamento. 3.7 La segreteria deve dare immediata comunicazione alla parte in ordine alla mancata tempestiva accettazione dell’arbitro da essa designato; in tale evenienza la parte, pena l’impro-


speciale

e ttivo A.I.C. - Lega Pro cedibilità, avrà l’onere di provvedere direttamente alla sua sostituzione e di comunicarla al Collegio a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico, e di avvertire il nuovo designato della nomina ai fini dell’accettazione con le modalità di cui al precedente punto. 3.8 Il Collegio si intende regolarmente costituito dal momento dell’ultima accettazione pervenuta alla Segreteria e potrà prendere visione e ottenere copia degli atti della vertenza.

Articolo 4

4.1 La parte contro la quale è proposto il ricorso, entro quindici giorni dalla ricezione dello stesso, dovrà trasmettere una memoria di costituzione diretta al Collegio ed alla parte ricorrente con invio a mezzo raccomandata A.R. o mezzo equipollente, anche informatico ed avendo cura di allegare nel plico inviato al Collegio la prova dell’avvenuta trasmissione alla controparte. 4.2 La memoria di costituzione dovrà: a) essere sottoscritta dal tesserato o dalla Società con l’indicazione dei dati identificativi (generalità e/o rappresentanza legale, residenza e/o domicilio, codice fiscale e/o P.IVA) e, ove possibile, dell’indirizzo di posta elettronica e dei numeri telefonici e di fax da utilizzare nel corso del procedimento; b) contenere la compiuta esposizione delle difese in ordine alla materia della controversia, l’allegazione della relativa documentazione e la formulazione delle conclusioni; c) contenere la designazione dell’Arbitro di parte, prescelto fra i nominativi presenti negli appositi elenchi. 4.3 La parte resistente potrà in ogni caso proporre eventuali domande riconvenzionali, a pena di inammissibilità, nella memoria di costituzione. 4.4 Se è proposta domanda riconvenzionale, la parte ricorrente ha diritto di rispondere con memoria da notificare, con le modalità di cui al precedente articolo 2, entro il termine perentorio di giorni 15 dalla ricezione della memoria di costituzione. 4.5 Ove la parte resistente non abbia provveduto nella memoria di costituzione alla nomina del proprio Arbitro, la Segreteria del Collegio ne dà immediata comunicazione al Presidente della Lega Pro, se resistente sia la Società, ovvero al Presidente dell’A.I.C., se resistente è il Tesserato, i quali provvedono alla nomina tra coloro che risultano indicati nel corrispondente elenco di categoria. 4.6 Gli Arbitri via via sorteggiati sono rimessi nell’urna e si provvede a nuova estrazione. Articolo 5

5.1 Il Presidente, costituito il Collegio, fissa la data della riu-

nione per sentire le parti, personalmente o per mezzo di un loro difensore nominato, e per l’espletamento dell’eventuale istruttoria. 5.2 Tale data è comunicata alle parti con raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico, a cura della Segreteria, almeno dieci giorni prima della riunione. Le parti che intendano svolgere repliche, indicare i mezzi di prova e allegare nuova documentazione devono far pervenire gli ulteriori documenti e le nuove memorie, al Collegio ed alla controparte a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico almeno cinque giorni liberi prima della data fissata per la riunione. 5.3 Successivamente alla scadenza del termine di cui al precedente comma, non possono essere proposte nuove eccezioni né nuove deduzioni, che estendano la materia del contendere o rendano necessari nuovi accertamenti. Articolo 6

6.1 Di ogni riunione del Collegio viene redatto un verbale sottoscritto dal Presidente e dagli Arbitri. La parte, in caso di impedimento dell’Arbitro nominato da essa direttamente designato, ha l’onere di provvedere direttamente alla sua sostituzione, di comunicarla al Collegio a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico e di avvertire il nuovo designato della data della riunione ove già fissata. 6.2 L’assenza di uno solo degli Arbitri designati non impedisce la prosecuzione del giudizio arbitrale. 6.3 La riunione non può essere rinviata, se non per giustificata istanza congiunta delle parti o per grave motivo addotto da una di esse, purché riscontrato dal Collegio. 6.4 Il Collegio, prima dell’apertura della discussione, deve esperire un tentativo di conciliazione, che potrà essere se del caso rinnovato anche in corso di procedimento, e, ove questo abbia esito positivo, il verbale riproducente l’accordo, sottoscritto dalle parti o dai loro difensori nominati e dal Presidente del Collegio, è vincolante tra le parti ed immediatamente esecutivo. 6.5 Qualora il tentativo di conciliazione abbia esito negativo o non possa essere espletato per mancata comparizione di una o entrambe le parti o loro difensori o per difetto del potere di transigere del difensore comparso, il Collegio invita le parti, ove presenti, alla discussione orale e può nella stessa riunione deliberare nel merito, ove non ritenga necessario lo svolgimento di attività istruttoria. Articolo 7

7.1 Il Collegio conduce liberamente l’istruttoria, disponendo circa l’ammissione e l’assunzione di eventuali mezzi di prova, ivi incluse testimonianze, valutazioni di esperti o consu-

III


speciale

lenze tecniche, secondo opportunità o necessità. 7.2 Terminata la fase istruttoria, il Collegio invita le parti, ove presenti, alla discussione orale di cui al precedente art. 6 oppure fissando all’uopo, se ritenuta necessaria, una successiva sessione ed eventualmente autorizzando le parti alla trasmissione di memorie conclusive fissando i relativi termini perentori. 7.3 Il Collegio decide sulla base delle difese e degli atti ritualmente depositati in conformità alle disposizioni regolamentari. 7.4 Documenti non depositati ai sensi del presente regolamento hanno valore meramente indicativo. 7.5 Qualora dall’esame degli atti emergano violazione di disposizioni federali, il Collegio deve inviare copia degli atti alla Procura federale per i provvedimenti del caso. Articolo 8

8.1 Il Lodo, anche quando è formato a maggioranza, è sempre espressione del Collegio e deve recare la menzione dell’Arbitro dissenziente. 8.2 Salvo diverso accordo delle parti, il Collegio deve depositare il dispositivo del Lodo entro trenta giorni dalla riunione in cui si è trattenuta la causa in decisione. Tale dispositivo, redatto per iscritto e sottoscritto dai componenti del Collegio, deve essere immediatamente trasmesso, a cura del suo Presidente, al Presidente della Lega Pro ed al Presidente dell’A.I.C. ed inviato in copia a ciascuna delle parti, con lettera raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico. 8.3 La motivazione può essere depositata anche successivamente, non oltre trenta giorni dal deposito del dispositivo a norma del comma precedente.

10.2 Il ricorso deve essere inviato al Collegio Arbitrale per raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico. Una copia del ricorso deve essere inviata con le stesse modalità e a pena di nullità, alla controparte, avendo cura di allegare al Collegio Arbitrale la prova dell’avvenuta trasmissione. 10.3 In ipotesi di mancata costituzione della controparte la parte ricorrente deve depositare entro e non oltre la prima udienza la cartolina di ritorno, o altra prova equipollente, attestante l’avvenuta ricezione del ricorso da parte della controparte. 10.4 La mancata designazione dell’Arbitro prescelto, nonché il mancato deposito in udienza della prova di avvenuta ricezione del ricorso introduttivo determinano la declaratoria di improcedibilità del ricorso, da rilevarsi e comunicarsi con le modalità di cui agli artt. 2.4 e 2.5. 10.5 Il ricorrente, a pena di decadenza, fino a due giorni antecedenti la prima udienza, può chiedere con istanza motivata da trasmettersi alla Segreteria del Collegio il differimento della prima udienza ai soli fini dell’acquisizione della prova di ricezione di cui al punto 2.2. Il differimento è disposto con provvedimento del Presidente del Collegio già costituito a mente del successivo art. 3.8 ed è comunicato a cura della Segreteria alle parti 10.6. La parte contro la quale è proposto il ricorso, entro sette giorni dalla ricezione dello stesso, dovrà inviare la propria memoria di costituzione al Collegio ed alla parte ricorrente a mezzo raccomandata A.R. o mezzo equipollente, anche informatico ed avendo cura di allegare nel plico inviato al Collegio la prova dell’avvenuta trasmissione alla controparte; detta memoria deve contenere gli elementi di cui al precedente art. 4. Articolo 11

TITOLO III NORME PER LA PROCEDURA D’URGENZA

9.1 È proponibile avanti il Collegio Arbitrale la procedura d’urgenza, disciplinata dagli articoli che seguono, in ordine a ogni controversia il cui il diritto del ricorrente subirebbe irreparabile pregiudizio nel tempo necessario allo svolgimento del procedimento ordinario. 9.2 Il Collegio Arbitrale adito con ricorso d’urgenza, ove ritenga non sussistere le condizioni per detto rito, adotta i provvedimenti idonei per la trasformazione del giudizio in procedura ordinaria.

11.1 Il Presidente del Collegio viene, senza indugio, prescelto con le modalità di cui all’art. 3. In caso di impedimento della persona così designata, si procederà immediatamente a nuovo sorteggio. 11.2 Per la formazione del Collegio si applicano in ogni caso gli artt. 3.6, 3.7, 3.8. 11.3 Il Presidente designato fissa la data della discussione del ricorso. La Segreteria provvede senza indugio all’eventuale sorteggio dell’Arbitro per la parte resistente, che non abbia tempestivamente provveduto alla nomina del proprio Arbitro di parte, tra quelli del corrispondente elenco di categoria. 11.4 Di quanto sopra la Segreteria dà immediata comunicazione alle parti ed agli Arbitri designati.

Articolo 10

Articolo 12

10.1 Il ricorso deve indicare l’Arbitro prescelto a pena di improcedibilità del ricorso stesso e contenere gli elementi di cui al precedente art. 2.

12.1 All’udienza fissata le parti possono depositare ulteriore memoria illustrativa delle proprie difese. 12.2 Il Collegio Arbitrale deve espletare il tentativo di concilia-

Articolo 9

IV


speciale

zione; ove questo non riesca, sentite le parti, ove presenti, decide la controversia. Articolo 13

Per tutto quanto non previsto nei precedenti articoli si applicano le norme sul funzionamento ordinario del Collegio Arbitrale. TITOLO IV EFFICACIA E VINCOLATIVITÀ DEL LODO COMPENSI ARBITRALI – DIRITTI AMMINISTRATIVI Articolo 14

14.1 Il lodo emesso dal Collegio Arbitrale ha natura irrituale. 14.2 Al Lodo si applica la disciplina legale vigente ai fini del conferimento di esecutività attualmente previsto dal decimo comma dell’art. 412 quater c.p.c. e successive modificazioni. Articolo 15

15.1 Nel lodo il Collegio Arbitrale provvede sui diritti amministrativi di cui all’Allegato C, sugli onorari degli arbitri e sulle spese di difesa, secondo il principio di soccombenza. 15.2 Nella liquidazione delle spese di difesa si terrà altresì conto della complessità della controversia, della capacità finanziaria della parti ed in ogni caso saranno parametrati ai compensi arbitrali. 15.3 Nei procedimenti relativi alle proposte di multa e di riduzione dei compensi di cui al registro-protocollo A) dall’art. 3 del presente regolamento, non sono dovute né spese di difesa, né onorari agli Arbitri, intendendosi i relativi incarichi a titolo gratuito, né diritti amministrativi. 15.4 Negli altri procedimenti, gli onorari dei componenti dei Collegi Arbitrali sono determinati dall’allegato A in funzione del valore della controversia. ALLEGATO A AL REGOLAMENTO DEL COLLEGIO ARBITRALE Tabella Onorari Arbitrali Tabella ex art. 15 del Regolamento arbitrale allegato all’Accordo Collettivo fra l’A.I.C. e la Lega Pro

TABELLA DEGLI ONORARI e delle spese DEGLI ARBITRI DELLE CONTROVERSIE FRA LE SOCIETÀ DELLA LEGA PRO E I CALCIATORI La Lega Pro e l’Associazione Italiana Calciatori, in attuazione dell’art. 15 del Regolamento arbitrale, concordano la seguente Tabella: I. per le controversie relative alle proposte di multa e di riduzio-

ne dei compensi di cui al registro‐ protocollo A) dall’art. 3 del Regolamento arbitrale, non sono dovuti onorari, essendo i relativi incarichi accettati a titolo totalmente gratuito; II. per tutte le controversie non rientranti nelle ipotesi sub I. di valore sino ad € 10.000,00 sono dovuti compensi arbitrali per la funzione di Presidente per l’importo omnicomprensivo di € 200,00 e per la funzione di Arbitro per l’importo omnicomprensivo di € 150,00 per Arbitro; III. per tutte le controversie non rientranti nelle ipotesi sub I. di valore compreso tra € 10.000,01 e € 69.999,99 sono dovuti compensi arbitrali per la funzione di Presidente per l’importo omnicomprensivo di € 400,00 e per la funzione di Arbitro per l’importo omnicomprensivo di € 300,00 per Arbitro. IV. per tutte le controversie non rientranti nelle ipotesi sub I. di valore superiore ad € 70.000,00, sono dovuti compensi arbitrali per la funzione di Presidente per l’importo omnicomprensivo di € 600,00 e per la funzione di Arbitro per l’importo omnicomprensivo di € 400,00 per Arbitro. I corrispettivi come sopra concordati, oltre IVA, imposte, tasse, accessori di legge, se ed in quanto dovuti, valgono per l’arco di vigenza dell’Accordo Collettivo e non sono soggetti ad aggiornamenti. L’accettazione della nomina ad Arbitro comporta l’accettazione contestuale ed integrale della presente Tabella. Qualora sia soccombente il Calciatore ovvero sia stata dichiarata la compensazione delle spese di lite, la Società – e nei limiti previsti dall’art. 545 c.p.c. – accantonerà sui successivi ratei mensili del Calciatore l’importo di sua competenza. Gli arbitri dovranno comunicare tempestivamente alla Lega, anche per il tramite della Segreteria del Collegio, l’avvenuto pagamento dei loro onorari. Successivamente, ove gli arbitri non ricevano gli onorari dovuti entro 30 giorni dall’invio della nota pro forma, gli stessi dovranno comunicare l’inadempimento alla Lega PRO la quale, previa acquisizione della relativa fattura intestata alla società sportiva, corrisponderà ai medesimi l’importo dovuto utilizzando la provvista disponibile sul conto campionato della Società, dandone immediata comunicazione alla stessa. Quest’ultima, ove risulti soccombente il Calciatore (anche solo parzialmente), avrà diritto di rivalersi sullo stesso trattenendo definitivamente l’importo cautelativamente accantonato, provvedendo a consegnare al Calciatore - unitamente alla relativa busta paga - la copia dello strumento di pagamento utilizzato. Rimborso spese a piè di lista: la Lega Pro, con cadenza quadrimestrale, liquiderà le spese vive degli Arbitri per vitto e spese di trasporto, in quanto debitamente documentate, avvalendosi del Fondo costituito dai Diritti Amministrativi. Per ogni riunione del Collegio le spese vive documentate oggetto di rimborso non potranno comunque superare l’importo complessivo di € 150,00. La presente procedura si applica anche agli onorari e alle spese vive dovuti dalle parti agli Arbitri per tutte le vertenze pendenti e/o già decise al momento dell’approvazione del presente regolamento e relativi allegati, ed in oggi rimaste insolute nonostante l’invio alle parti della nota pro forma.

V


speciale

ALLEGATO B AL REGOLAMENTO DEL COLLEGIO ARBITRALE Modulo accettazione

DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA E IMPARZIALITÁ PROCEDIMENTO ____________________ Io sottoscritto, __________________________________ [segnare le caselle corrispondenti] ACCETTO

NON ACCETTO

di svolgere l’incarico

di svolgere l’incarico

a. di Presidente

a. di Presidente

b. di Arbitro

b. di Arbitro

secondo le norme del Regolamento del Possono essere di seguito specificati i motivi Collegio Arbitrale che ben conosco e che _____________________________ integralmente accetto e dichiaro di essere _____________________________ e

voler

rimanere

indipendente

e _____________________________

imparziale nella controversia in oggetto. _____________________________ A questo riguardo dichiaro che, a mia _____________________________ conoscenza,

non

c’è

alcun

fatto, _____________________________

circostanza o rapporto che possa incidere _____________________________ sulla mia indipendenza e imparzialità e _____________________________ che non sussiste alcun motivo di _____________________________ incompatibilità ai sensi delle norme del _____________________________ Regolamento.

_____________________________ _____________________________

Data_____________________________

VI

Firma_____________________________


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ALLEGATO C AL REGOLAMENTO DEL COLLEGIO ARBITRALE *** TABELLA DIRITTI AMMINISTRATIVI

I Per tutte le controversie, diverse dalle proposte di multa e di riduzione dei compensi, di valore sino ad € 10.000,00 sono dovuti € 200,00 per diritti amministrativi; II. Per tutte le controversie, diverse dalle proposte di multa e di riduzione dei compensi, di valore compreso tra € 10.000,01 e € 69.999,99 sono dovuti € 300,00 per diritti amministrativi; III. Per tutte le controversie, diverse dalle proposte di multa e di riduzione dei compensi, di valore superiore ad € 70.000,00 sono dovuti € 400,00 per diritti amministrativi; L’incasso dei diritti amministrativi da parte della Lega avverrà tramite la medesima procedura di cui all’all’allegato A. I proventi derivanti dai diritti amministrativi verranno dalla Lega Pro destinati quanto al 50% al rimborso delle spese vive richieste e documentate dagli arbitri, quanto al 50% alla copertura dei costi tutti (spese vive e personale) della Segretaria del Collegio Arbitrale. N.B. Nei procedimenti aventi ad oggetto irrogazione di multe e riduzione dei compensi non sono dovuti diritti amministrativi

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calcio e legge

Arbitrale Aic/Lega Pro stessa riunione deliberare nel merito. Se dall’esame degli atti emergono violazione di disposizioni federali, il CA deve inviare copia degli atti alla Procura Federale. Il Lodo, se formato a maggioranza, deve recare la menzione dell’Arbitro dissenziente. Salvo diverso accordo delle parti, il CA deve depositare il dispositivo entro 15 giorni dalla riunione; il dispositivo, sottoscritto dai componenti, deve essere immediatamente trasmesso ai Presidente di Lega Pro ed AIC ed inviato in copia a ciascuna delle parti. La motivazione va depositata non oltre 30 giorni dalla data di deposito del dispositivo.

Procedura d’urgenza (artt. 9 - 13)

La procedura d’urgenza è proponibile in tutti i casi in cui il diritto del ricorrente subirebbe irreparabile pregiudizio nel tempo necessario allo svolgimento del procedimento ordinario. Il CA, qualora ritenga insussistenti le motivazioni alla base della richiesta, adotta i provvedimenti idonei per la trasformazione del giudizio in procedura ordinaria. Il ricorso deve indicare l’Arbitro prescelto (a pena di improcedibilità) e gli elementi già esposti al precedente art. 2; deve essere inviato al CA per raccomandata con avviso di ricevimento o mezzo equipollente, anche informatico ed una copia del ricorso deve essere inviata (a pena di nullità) con le stesse modalità e a pena di nullità alla controparte. Nel caso di mancata costituzione della controparte, il ricorrente dovrà depositare entro e non oltre la prima udienza la cartolina di ritorno, o altra prova equipollente, attestante l’avvenuta ricezione del ricorso. La mancata designazione dell’Arbitro nonché il mancato deposito in udienza della prova di avvenuta ricezione del ricorso determinano la declaratoria di improcedibilità del ricorso. Il ricorrente, a pena di decadenza, fino a 2 giorni antecedenti la prima udienza, può chiedere con istanza motivata

alla Segreteria del Collegio il differimento della prima udienza ai soli fini dell’acquisizione della prova di ricezione del ricorso. La parte convenuta, entro 7 giorni dalla ricezione dello stesso, dovrà inviare la propria memoria di costituzione al CA ed alla parte ricorrente a mezzo raccomandata A.R. o mezzo equipollente, anche informatico ed avendo cura di allegare nel plico inviato al Collegio la prova dell’avvenuta trasmissione alla controparte. Il Presidente del CA, prescelto con le modalità di cui all’art. 3, fissa la data della discussione del ricorso. La Segreteria provvede all’eventuale sorteggio dell’Arbitro per la parte resistente nel caso in cui non abbia tempestivamente provveduto alla nomina del proprio Arbitro di parte. Di quanto sopra la Segreteria dà immediata comunicazione alle parti ed agli Arbitri designati. All’udienza fissata le parti possono depositare ulteriore memoria illustrativa delle proprie difese. Il CA deve esperire il tentativo di conciliazione e, se questo ha esito negativo, decide la controversia.

Compensi arbitrali (art. 15)

Nei procedimenti relativi alle proposte di multa e di riduzione dei compensi non sono dovute le spese e onorari di difesa, gli onorari agli Arbitri ed i diritti amministrativi.

Negli altri procedimenti, gli onorari dei componenti dei CA sono determinati dalla tabella allegata in funzione del valore della controversia, e cioè: • fino ad € 10.000,00 sono dovuti compensi al Presidente per un importo di € 200,00 e a ciascun Arbitro per un importo di € 150,00; • per le controversie di valore compreso tra € 10.000,01 ed € 69.999,99 sono dovuti compensi al Presidente per un importo di € 400,00 e a ciascun Arbitro per un importo € 300,00; • per le controversie di valore superiore ad € 70.000,00 sono dovuti compensi al Presidente per un importo di € 600,00 e a ciascun Arbitro per un importo € 400,00; • i corrispettivi sono comprensivi di IVA, imposte e tasse se ed in quanto dovute Le spese di difesa sono deliberate dal CA tenendo conto del principio di soccombenza, della complessità della controversia e della capacità finanziaria della parti e devono comunque essere parametrate ai compensi arbitrali. Se gli Arbitri non ricevono gli onorari dovuti entro 30 giorni dall’invio della nota pro forma, la Società, qualora risulti soccombente il Calciatore (anche solo parzialmente), avrà diritto di rivalersi sullo stesso trattenendo definitivamente l’importo e provvedendo a consegnare al Calciatore - unitamente alla relativa busta paga - la copia dello strumento di pagamento utilizzato.

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primo piano

di Nicola Bosio

A Coverciano il 29 agosto scorso

Consiglio Direttivo AIC Tra gli argomenti discussi la delicata situazione dei tesserati del Pisa dopo il rinvio della prima gara di campionato contro la Ternana, la riforma dei campionati, la validità delle visite mediche nei dilettanti, la violenza nei confronti dei calciatori e la proroga dell’Accordo Collettivo in Serie A. Aperta una sottoscrizione per raccogliere fondi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto in centro Italia. Tutela della salute In apertura di riunione il Presidente Tommasi, in riferimento alla tragica notizia della morte sul campo per arresto cardiaco del calciatore Riccardo Pizzi (Promozione umbra), è tornato ad affrontare il tema della validità delle visite mediche nei campionati dilettanti, sottolineandone

ciliari). Una situazione sconcertante che ha portato al rinvio della prima gara di campionato Pisa-Ternana grazie al deciso intervento di AIC (e di Tommasi in prima persona). Paradossalmente, sui calciatori (seguiti nell’occasione dall’avvocato AIC Alessio Piscini), vere “vittime” della situazione, sarebbe ricaduto tutto il peso di

blea Generale del 9 maggio, i consiglieri Coppola e Fiumana si sono dichiarati disponibili a dimettersi per lasciare spazio ad eventuali altri rappresentanti di Lega Pro intenzionati ad entrare in Direttivo. Durante il giro dei ritiro in corso, sono state raccolto alcune candidature e, in occasione della raccolta delle nomine per i delegati alla prossima assemblea federale, si potranno far votare i due nuovi consiglieri da cooptare.

Accordo Collettivo Serie A L’Accordo Collettivo di Serie A è stato prorogato di un altro anno (per la quinta volta) alle stesse condizioni di quello precedente. Anche in questa occasione, la mancanza di dialogo con la Lega ha impedito qualsiasi tipo di variazione. Obiettivo dell’AIC rimane comunque quello di poter sottoscrivere un accordo triennale inserendo la clausola della percentuale da girare al Fondo di Solidarietà.

l’importanza e, ancora una volta, denunciando la scarsa attenzione che le società riservano sull’argomento. A tutt’oggi, purtroppo, sono ancora molte le squadre che non fanno svolgere adeguate visite ai propri tesserati, e molte quelle alle quali manca il defibrillatore o il personale abilitato al suo utilizzo. Quello della tutela della salute dei calciatori è senza dubbio argomento che AIC tornerà ad affrontare con grande attenzione con i vertici della Lega Dilettanti.

Caso Pisa Tommasi ha relazionato poi i presenti sul delicato “caso Pisa”, squadra neopromossa in Serie B che, dopo le dimissioni dell’allenatore Gattuso, ha dovuto autogestirsi per settimane senza staff tecnico, con la tifoserie in rivolta e con una società formalmente in vendita e priva di dirigenti deputati a prendere qualsiasi decisione (il presidente Petroni agli arresti domi24

un eventuale “sciopero” (AIC pronta a dichiararlo qualora Lega e Federazione non si fossero accordate per un rinvio). Naturalmente non devono essere i calciatori a scontare mancanze da parte della società, per la quale è invece giusto infliggere una forte penalizzazione per tutta una serie di inadempienze. Tommasi ha ribadito che la linea AIC in questi casi sarà sempre quella di non scendere in campo qualora non ci siano le condizioni per farlo.

Nuovi consiglieri Come concordato nel corso dell’Assem-

Riforme campionati Per quanto riguarda la riforma dei campionati, ufficialmente l’AIC non è mai stata coinvolta in alcun tipo di progetto dalle Leghe o dalla Federazione, ma da più parti è stata interpellata sulla base solo di ipotesi, che comunque vertono tutte sull’ulteriore taglio di squadre e quindi la conseguente riduzione dell’area professionistica. Ritornati a 60 in Lega Pro, la Serie B sembra ad esempio intenzionata a scendere a 20 squadre nel giro di due anni, tenendo presente che da tempo si parla di un drastico taglio alla Lega Pro (2 gironi da 18 squadre) con la creazione di una Serie “D Elite” (una sorta di campionato semipro). Per attuare qualsiasi tipo di


primo piano

Terremoto centro Italia: aperta una sottoscrizione riforma occorre avere il 75% dei voti in Consiglio federale e quindi anche AIC ed AIAC (che uniti detengono il 30%) avranno un peso non indifferente. L’impressione è che di riforma si tornerà a parlare dopo che verranno rinnovate tutte le cariche istituzionali, di fatto allo stato attuale non esiste ancora un progetto a 360 gradi condiviso da Leghe e Federazione.

Ufficio legale La rete degli avvocati Fiduciari, di cui si è avvalsa per anni l’AIC per il disbrigo delle pratiche dei calciatori su tutto il territorio nazionale, verrà rinnovata: per rendere più operativo questo ambito e per elevarlo da un punto di vista qualitativo, verrà istituzionalizzato un ufficio legale che potrà contare, inizialmente, su 3 avvocati di assoluto livello. Così come è stato fatto per i dilettanti, questo gruppo ristretto di legali si metterà a disposizione per le pratiche dei calciatori professionisti e verrà presentato nel prossimo Direttivo. Report “Calciatori sotto tiro” La terza edizione del report “Calciatori sotto tiro”, che evidenzia ogni anno le situazioni di violenze e minacce nei confronti dei calciatori, verrà presentata a settembre, con tutta probabilità nella sede dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive di cui AIC è membro. Eroi del Calcio Dopo Vicenza, Bari e Milano ad AIC è stato proposto di organizzare una nuova “tappa” della mostra “Eroi del Calcio - Storie di Calciatori” al porto di Genova, presso i Magazzini del Motone. Dopo gli investimenti fatti per le mostre precedenti è stato deciso di non impiegare ulteriore denaro per questa iniziativa ma lasciare l’organizzazione a terzi. Sottoscrizione Tommasi al termine dell’incontro ha relazionato i presenti sull’iniziativa in favore delle popolazioni colpite dal terremoto in centro Italia, già preannunciata con la lettura di un messaggio da parte dei capitani della Serie B prima dell’inizio delle gare della prima giornata di campionato. È stata aperta una sottoscrizione per raccogliere fondi e compito del Direttivo sarà quello di in-

AIC e calciatori, via alla raccolta fondi In occasione della prima giornata del campionato di Serie B, i capitani delle squadre hanno letto un messaggio prima del fischio d’inizio per annunciare l’apertura di una sottoscrizione al fine di raccogliere fondi a favore delle persone colpite dal terremoto del 24 agosto scorso in centro Italia. “Questa sera e nei prossimi giorni scenderemo in campo in Serie B e negli altri campionati per fare il nostro lavoro, per rispettare la vostra passione, ma anche con il cuore segnato dalla tragedia del terremoto che ha seminato dolore e distruzione tra le popolazioni del centro Italia, zona da sempre ospitale nei confronti dei calciatori in occasione dei ritiri estivi. Il nostro pensiero va alle tante famiglie travolte dal lutto reso ancora più drammatico dal destino che ha colpito i bambini. L’Associazione Italiana Calciatori ha deciso di aprire una sottoscrizione tra tutti i calciatori delle squadre professionistiche di serie A, B e lega Pro per raccogliere, con la massima urgenza, fondi da destinare ad azioni concrete a sostegno delle persone sconvolte da questa terribile calamità, per cercare di alleviarne le deva-

stanti conseguenze. Inoltre, AIC ONLUS stanzierà una ulteriore cifra da devolvere alle popolazioni colpite, come ha fatto in passato in occasione di altre gravi calamità naturali. In questa prima giornata della Serie B, il Campionato degli Italiani, giocheremo tutti con il lutto al braccio e osserveremo su tutti i campi un minuto di silenzio per ricordare e pregare, impegnandoci a non dimenticare”. Le donazioni possono essere effettuate tramite l’Iban IT53 D062 2511 8201 0000 0015 549.

dividuare un obiettivo mirato dove devolvere il ricavato in base anche alla cifra raccolta.

ha non raccolto la proposta) di poter effettuare incontri con le Nazionali giovanili sull’argomento. Così come accade per gli atleti paralimpici infine, Tommasi vorrebbe farsi portavoce presso la FIGC per il riconoscimento anche in ambito calcistico dei praticanti affetti da qualsiasi tipo di disabilità, sia fisica che mentale.

Per finire In chiusura di riunione Tommasi ha ribadito la volontà di AIC di istituire corsi di educazione finanziaria chiedendo nuovamente alla FIGC (che lo scorso anno

righe… 8 Rose a 25: effetto boomerang In

di Damiano Tommasi

Si era detto: “La norma aiuterà a contenere i costi delle società e con gli U21 liberi permetterà di rilanciare i vivai italiani” (C. Lotito). Noi l’abbiamo contrastata fin da subito perché temevamo l’effetto boomerang. Risultato, il Sassuolo perde la partita a tavolino per aver fatto entrare in campo un “fuori” lista (italiano). Nelle prime 4 giornate il Sassuolo 3364 minuti per gli italiani e 495 per gli stranieri, le sue avversarie 1379 minuti agli italiani e 2601 agli stranieri. Sembra proprio una norma scritta da chi capisce poco di calcio giocato… la maggioranza del Consiglio Federale l’ha approvata.

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politicalcio

di Fabio Appetiti

Onorevole Anna Ascani

“Nessun indietro per nessun Nell’intervista all’On. Ascani, che la rivista Forbes ha considerato come tra le più autorevoli giovani politiche d’Europa, c’è una piccola provocazione legata alla prossima presidenza della FIGC. Magari potrebbe essere una giovane donna competente, proprio come l’onorevole in questione. Chissà che non sia il modo migliore per portare quella ventata di entusiasmo e rinnovamento nel nostro calcio, visto che ormai l’altra metà del cielo, in fatto di conoscenza e competenza calcistica, non ha più esami e tabù da superare. Un esempio lo abbiamo visto quest’estate quando “la nostra” Katia Serra ha dato lezioni di tattica e tecnica in TV insieme a grandi esperti del calcio italico come Sacchi e Tardelli. Un altro segnale politico è arrivato con la nomina voluta dalla Figc (va riconosciuto il merito in questo caso) di Evelina Christillin nel consiglio FIFA. Forse il futuro del nostro calcio non sarà più nero ma… rosa. Cominciamo con una partita che avrà conseguenze importanti sugli equilibri internazionali e che riguarda tutto l’occidente in modo particolare: la sfida tra Donald Trump e Hillary Clinton… “È una sfida che riguarda il mondo, noi, l’occidente ed è una sfida tra la paura e la speranza, nel senso vero della parola. Trump rappresenta l’istinto di chiusura nei confronti della globalizzazione, dell’emigrazione, l’istinto di chiudersi in se stessi, che è un sentimento che in America non c’è mai stato. Hillary è un tentativo di proseguire su una strada di cambiamento progressista già intrapreso dal presidente Obama. Guardando dall’Italia e dall’Europa sarà molto interessante vedere come l’elettorato americano risponderà a questo tipo di sollecitazioni e cosa sceglierà”. La rivista Forbes ti ha inserito tra le 30 politiche più influenti in Europa sotto i 30 anni, cosa hai provato al momento della notizia? “Senza retorica, quando è uscita la classifica è stato per me molto gratificante e non posso negare che mi ha fatto piacere, ma soprattutto mi vengono in mente le parole di mio padre che, dopo la notizia, ad un giornale locale che gli chiedeva cosa stesse provando ha risposto: “la soddisfazione per me più 26

bella è quando torna a casa da Roma e ci sediamo intorno ad un tavolo e mi racconta del suo lavoro”. Quindi questo riconoscimento è sì una grande soddisfazione, ma le parole di mio padre testimoniano come questo mestiere, per quanto sia difficile e complesso, non mi ha cambiata e sono la stessa Anna di sempre, legata alla mia famiglia e alla mia regione, l’Umbria”. Perché dire Si al referendum costituzionale secondo Anna Ascani? “Perché ho 28 anni e ho assistito a diversi fallimenti di diverse forze politiche per fare una cosa che è chiaro a tutti che è arrivato il momento di fare: modernizzare un impianto istituzionale lento, farraginoso che non funziona e che rende il paese incapace di crescere e svilupparsi come una grande democrazia europea. “Questa è la volta buona” direbbe il presidente del consiglio”. È terminata un’estate sportiva particolare, con Europei, Olimpiadi e Paralimpiadi: il tuo podio di emozioni? “Al primo posto metto gli azzurri arrivati ai quarti di finale, dove abbiamo perso solo ai rigori che sono sempre un’emozione fortissima. Non credevo si arrivasse fin lì visto che era consi-

Anna Ascani è nata a Città di Castello il 17 ottobre del 1987. Membro della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione), è presidente dell’Intergruppo dei Giovani Parlamentari e fa parte della delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

derata da tutti una squadra modesta, senza grosse prospettive. Al secondo la Cagnotto nei tuffi, perché è la storia di una ragazza che è caduta e si è rialzata e ha dimostrato a se stessa, ma anche al Paese, che i fallimenti possono essere un nuovo inizio di qualcosa e non la fine. Terzo: Bolt che è invece l’opposto, è l’uomo eroe, l’invincibile che batte tutti i record: è talmente oltre che sembra un cartone animato, una sorta di superman!”. A proposito di Olimpiadi, Roma 2024 si o no? “Intanto a Roma si sta discutendo di tutto meno che di Olimpiadi. Si discute di assessori e di nomine, ma non di Olimpiadi. Mi piacerebbe invece che si cominciasse a discutere nel merito, non sarebbe male. Personalmente credo che le Olimpiadi sarebbero una grande occasione per una grande città come Roma. Una occasione di aprirsi al mondo, per dimostrare che non siamo la città della mondezza come fino a questa estate, è stata ribattezzata. Un investimento soprattutto su di noi, per


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motivo” dimostrare che siamo in grado di organizzare grandi eventi. Expo è la testimonianza più evidente e recente di uno stile diverso nell’affrontare queste grandi manifestazioni. Penso per esempio al coinvolgimento di personalità come Cantone che sono garanzia di legalità, trasparenza, lotta alla corruzione. Per fermare chi ruba negli appalti non si debbono fermare gli appalti, ma fermare i ladri e metterli in galera”. A proposito di atleti, ti sottopongo anche una battaglia di AIC: quando si spengono le luci della ribalta restano soli con le loro difficoltà. Cosa può fare la politica per risolvere questo tema? “Questo è un grande tema e che riguarda soprattutto i piccoli e medi atleti che sono alla base della piramide da dove poi nascono i grandi campioni. Io vengo da una regione dove c’è un tessuto di società dilettantistiche e professionistiche molto diffuso e dove i calciatori guadagnano il normale e alla fine della carriera hanno il problema del reinserimento nel mondo del lavoro. È un problema serio da affrontare, anche perché a queste persone e a tutti coloro che si occupano di sport, dobbiamo dire grazie per la grande funzione sociale che svolgono nella vita di tutti i giorni. Il criterio deve essere “nessun indietro per nessun motivo” quindi vale anche per gli atleti e dobbiamo trovare soluzioni concrete per loro”. Parliamo della tua passione per il calcio: innanzitutto quello praticato visto che sei tra le più attive promotrice della nazionale delle parlamentari… “Si sa che sono una grande tifosa dell’Inter e non lo nascondo. Sono nata in un condominio di case popolari dove c’erano tutti bambini a parte io e un’altra femminuccia. Per forza di cose lo sport più praticato era il calcio e mio fratello mi insegnava i fondamentali per giocare e il nostro gioco preferito era quello di indovinare i nomi dei calciatori con l’album delle figurine Panini: si diceva il cognome e

bisognava indovinare il nome. Questo ha aiutato la memoria e competenza calcistica. Anche a scuola i professori sono stati aperti all’educazione di genere e si giocavano partite di calcio miste con i maschi. Infine in Parlamento ci siamo trovate insieme con le altre colleghe per dare un calcio ai pregiudizi e per lottare contro le tante discriminazioni che ci sono ancora nel mondo dello sport per le donne. Ci siamo messe in gioco, nel senso vero della parola! Posso dire che è una bellissima esperienza, anche divertente”. A proposito di Inter (mi mostra cover telefono con maglietta nerazzura), è stata l’estate dell’avvento dei capitali cinesi nel calcio italiano: opportunità o rischio? “Il mio sogno sarebbe che molti imprenditori italiani decidessero di investire nel calcio italiano come veicolo di promozione dello sport e di valori positivi. Guardo innanzitutto all’esempio del Sassuolo dove un grande imprenditore ha deciso di investire nel calcio e ha costruito un piccolo gioiello di società. Un modello sicuramente da imitare, dove ci sono molti calciatori italiani bravi come il mio amico e concittadino Magnanelli. Purtroppo però non ne vedo molti di imprenditori italiani che hanno voglia di investire causa anche di una mancanza di regole chiare e di una certa capacità che ancora si registra in questo mondo. In assenza di capitali italiani, con adeguati controlli e la necessaria trasparenza, anche i capitali stranieri possono essere opportunità di crescita di tutto il movimento”. Facciamo un gioco: Anna Ascani Presidente della Figc (una donna nel calcio sarebbe la vera novità): quali i principali provvedimenti per rilanciare il calcio italiano? “Bisogna parlare non solo di Italia ma di Europa. Ci vogliono regole chiare e non ridurre tutto al business ritrovando anche lo spirito più sano del calcio.

Forse un fair play con tetti salariali per le società consentirebbe più Leichester e meno Real Madrid e renderebbe più competitivi tutti i campionati. Poi ci vogliono i vivai per ridare slancio anche alla Nazionale. Più che stabilire le quote di italiani e stranieri, le vere quote che andrebbero fissate sarebbero quelle del bilancio nelle società, che devono essere impegnate nell’investimento sui settori giovanili. Dovrebbe essere un criterio di iscrizione ai campionati. Infine gli stadi e il calcio femminile. Da interista dico che la Juventus, con il suo stadio di proprietà, è un esempio per tutti, mentre per il calcio femminile è arrivato il tempo di investire risorse importanti e non marginali”. Calciatori che non si dimenticano e, per concludere, non puoi esimerti da una top 11 dell’Inter di tutti i tempi… “Ronaldo, Zanetti… e da interista tutta l’Inter del triplete. Ma oltre ai vari interisti, se devo scegliere un calciatore, penso soprattutto a Del Piero, che ha cambiato la percezione del calciatore nel nostro paese per la sua eleganza dentro e fuori dal campo e mi dispiace che con la Juventus non sia finita benissimo. Per la formazione, rimanendo agli interisti della mia generazione, schiererei: Julio Cesar, Maicon, Chivu, Lucio ,Samuel, Zanetti, Cambiasso (Medel), Stankovich, Ronaldo, Milito, Eto”. 27


calcio e legge

di Stefano Sartori

Comma 8 dell’art. 12 CGS

I calciatori ed i rapporti con le tifoserie Nel mese di luglio 2015, considerata la necessità di contrastare ripetuti gravi episodi avvenuti in occasione di partite ufficiali ed allenamenti, la FIGC aveva approvato la modifica dell’art. 12 del Codice di Giustizia Sportiva che prevede disposizioni attinenti i rapporti con le tifoserie organizzate. In particolare, con lo scopo di vietare l’adozione di comportamenti suggeriti e/o imposti dai sostenitori, il nuovo comma 8 dell’art. 12 CGS dispone che “ai tesserati è fatto divieto di avere interlocuzioni con i sostenitori durante le gare e/o di sottostare a manifestazioni e comportamenti degli stessi che, in situazioni collegate allo svolgimento della loro attività, costituiscano forme di intimidazione, determinino offesa, denigrazione, insulto per la persona o comunque violino la dignità umana. Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti e/o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società. In ogni caso detti rapporti devono essere autorizzati dal delegato della società ai rapporti con la tifoseria". Le sanzioni, indicate dall’art. 19.1 CGS, prevedono quanto segue: • per tutti i calciatori, senza distinzioni tra professionisti e dilettanti, la squalifica per una o più giornate di gara; • per i soli calciatori pro, un’ulteriore ammenda così commisurata: € 20.000 per violazioni in ambito di Serie A, 8.000 per violazioni in ambito di Serie B e 4.000 per violazioni in ambito di Lega Pro. Ebbene, con comunicato ufficiale FIGC 3/AA del 5 luglio u.s. è stato emesso un provvedimento nei confronti del direttore sportivo, dell’allenatore e del capitano della società Taranto F.C. 1927 S.r.l., in seguito al seguente comportamento: i tre tesserati di cui sopra, al temine della gara Virtus Francavilla Calcio – Taranto F.C. 1927 del 24/01/16, presso la zona del terreno di gioco posta nelle immediate vicinanze del settore occupato dai tifosi tarantini, sottostavano “ad una plateale manifestazione di protesta inscenata da questi ultimi a motivo 28

della sconfitta subita dal Taranto F.C. 1927 a conclusione del menzionato incontro, protesta che, nel caso di specie, per le sue modalità di svolgimento e per i suoi contenuti si appalesa essere stata tale da aver concretato e costituito una vera e propria forma di intimidazione, nonché, da aver determinato offesa e insulto per la persona oltre che violato la dignità umana”. In sostanza, a nostra conoscenza per la prima volta è stato pedissequamente applicata la disposizione che regolamenta i rapporti con la propria tifoseria e, anche se la sanzione irrogata al calciatore a seguito del c.d. “patteg-

giamento” ex art. 32 sexies del Codice di Giustizia Sportiva è senz’altro mite (1 giornata di squalifica, da scontare nella stagione sportiva 2016/17), va ancora una volta ribadito il dovere di evitare, con attenzione e per quanto possibile, comportamenti suggeriti o soprattutto imposti dai sostenitori, quando questi possano determinare “offesa e insulto per la persona” o violare “la dignità umana”. Quindi, ancora una volta, attenti all’art. 12.8 CGS e occhio alle conseguenze che possono derivare dal togliersi le magliette di gioco o casi simili.

In caso di retrocessione e successiva riammissione

Diritto al premio salvezza ? Un’interessante delibera del Collegio Arbitrale presso la Lega Pro (CU 28/15.04.16) consente di dare risposta ad un quesito che si riferisce al diritto del calciatore di percepire un premio salvezza pattuito con il club. Nel caso in oggetto la richiesta del calciatore era contestata dalla società in quanto, al termine della stagione sportiva, la squadra non si era salvata ma era retrocessa nella serie inferiore e solo successivamente era stata “riammessa” al campionato di Lega Pro 2015/2016 per l’unico e semplice fatto che un’altra società che aveva raggiunto la salvezza sul campo era stata in seguito retrocessa per accertato illecito sportivo. Il punto in questione è quindi chiaro: il diritto del calciatore a percepire il premio salvezza regolarmente pattuito permane anche nel caso in cui, dopo la retrocessione in Serie D determinata dalla classifica finale, sia sopravvenuta una successiva riammissione del club in Lega Pro ? Ebbene, il Collegio Arbitrale ha ritenuto essenziale valutare la ratio della clausola contrattuale che prevede l’eventuale corresponsione del premio, mentre invece irrilevante deve essere considerata ogni valutazione, anche lessicale, sulle differenze o meno esistenti tra fattispecie quali “ripescaggio”, “sostituzione”, “riammissione” o “scorrimento in graduatoria” come invece argomentato dalla difesa del calciatore.

Ciò premesso, ha osservato che ogni voce relativa alla parte di retribuzione variabile, individuale o collettiva, ha la finalità di incentivare l’impegno e lo sforzo professionale dell’atleta ed è strettamente correlata al raggiungimento di un risultato che deve essere diretta conseguenza dello sforzo ed impegno di cui sopra. E quindi, non si vede come il diritto a vedersi riconosciuto un “premio salvezza” possa essere riconosciuto quando il “risultato della salvezza venga raggiunto unicamente e solo in ragione di un intervento del tutto estraneo alla resa lavorativa”, quale deve essere considerata la riammissione al campionato determinata dagli organi della giustizia sportiva. D’altra parte, se la stessa logica non venisse applicata nel caso inverso, si dovrebbe negare il diritto a percepire un premio salvezza nel caso in cui, una volta conquistata la permanenza “sul campo”, dovesse venir meno per ragioni del tutto estranee all’attività professionale del calciatore, quale ad esempio una retrocessione per illecito sportivo o per il mancato conseguimento della licenza nazionale, in entrambi i casi determinati dal comportamento della società. Pertanto, il Collegio non ha ritenuto di dover accogliere la domanda del calciatore determinando quindi, nella fattispecie, l’inesistenza del diritto a percepire il premio salvezza.


calcio e legge

di Federico Trefiletti

Un caso nel Calcio a 5 Serie A2

Applicabilità delle norme FIFA La Corte Sportiva d’Appello, con il comunicato pubblicato il 13 maggio 2016, si è pronunciata in ordine al ricorso avanzato dall’ASD Augusta 1986 in relazione alla gara del Campionato Nazionale Calcio a Cinque di Serie A2, Girone B, disputata contro la società SSD Avis Pleiade Policoro S.r.l. del 23.1.2016, mirante alla sanzione della perdita della gara in danno di quest’ultima. Nel reclamo, l’ASD Augusta 1986 adduceva l’irregolarità del tesseramento dei calciatori Serpa e Calderolli, entrambi provenienti da Federazione estera, nonché l’irregolarità della loro partecipazione alla menzionata partita. Secondo la reclamante, l’Ufficio Tesseramenti della FIGC avrebbe omesso di considerare che, in base alle disposizioni FIFA, per richiedere il rilascio del Certificato Internazionale di Trasferimento (ITC) di un minore proveniente da Federazione estera - a fronte della regola che consente il trasferimento internazionale solo ai calciatori che abbiano più di 18 anni – la Federazione di destinazione è obbligata a verificare il rispetto dei presupposti previsti rispettivamente dall’art. 19 comma 2 e dall’Allegato 2 del Regolamento FIFA sullo Status e sui Trasferimenti dei Calciatori, e quindi ad esigere la documentazione necessaria a corredo della pratica di tesseramento. In pratica, il predetto Ufficio non aveva a suo tempo richiesto al calciatore Serpa di dimostrare, in particolare, la presenza in Italia dei suoi genitori per motivi indipendenti dal calcio. Conclusivamente, la reclamante chiedeva: 1. in via preliminare: l’annullamento con effetto ex tunc del tesseramento dei calciatori suddetti con il conseguente accoglimento del reclamo e l’applicazione della sanzione consistente nella perdita della gara in danno della SSD Avis Pleiade Policoro per aver fatto irregolarmente giocare i medesimi;

2. in via subordinata, la ripetizione della gara nel rispetto della normativa. L’art. 40 quinques delle NOIF, al punto 3 afferma che “I calciatori/ calciatrici di cittadinanza italiana residenti in Italia, anche se provenienti da Federazione estera, sono parificati, ad ogni effetto, ai calciatori italiani. In tale ipotesi è richiesto il certificato internazionale di trasferimento, il certificato di cittadinanza e copia di un documento di identità”. L’art. 19, comma 1, del Regolamento FIFA afferma, che “I trasferimenti internazionali dei calciatori sono consentiti solo se il calciatore ha superato il 18° anno di età”. Al secondo comma vengono indicate tre eccezioni alla regola di cui al primo comma. In particolare il trasferimento internazionale di minori è ammesso se “a) I genitori del calciatore si trasferiscono nel Paese della nuova società per motivi indipendenti dal calcio”. La società Augusta 1986, in udienza, ha sottolineato che i due calciatori sono stati a suo tempo (nel 2009 e nel 2010, quando ancora erano minorenni) tesserati come italiani in conformità alla disciplina allora vigente e che la sopraggiunta normativa FIFA ha dato luogo alla produzione di maggiore documentazione nonché ad adempimenti più rigorosi ai fini del trasferimento internazionale di calciatori minorenni rispetto a quella nazionale. La società reclamante ha rilevato altresì l’esistenza di una “nota riepilogativa” che l’Ufficio Tesseramento della FIGC ha diramato per la stagione sportiva 2015/2016 per richiamare i ricordati principi fissati dalla FIFA per il detto trasferimento. In pratica, al tempo del tesseramento era stato omesso l’accertamento circa la presenza in Italia dei genitori dei calciatori per motivi indipendenti dal calcio cosi come sancito dall’art. 19, comma 2, Regolamento FIFA. Ebbene, la Corte Sportiva d’Appello ha respinto il ricorso adducendo che

l’appellante ha offerto non già puntuali e documentati elementi a sostegno della sua tesi, bensì ha solo espresso “il ragionevole dubbio dell’irregolarità ab origine del tesseramento dei due calciatori e della loro partecipazione alla gara, ritenendo che l’Ufficio Tesseramenti non abbia espletato, con riferimento al tesseramenti ai calciatori suddetti, la doverosa verifica imposta dal Regolamento FIFA sullo status e sui trasferimenti dei calciatori”. La Corte ha specificato in particolare che, ai fini della decisione circa il caso in esame, “non vi è prova che la normativa internazionale della FIFA invocata dall’appellante sia self-executing e che quindi la sola sua esistenza abbia formalmente determinato l’abdicazione e l’ablazione del potere regolamentare nella materia, già riconosciuto in via autonoma alla Federazione italiana, posto che l’intervento della suddetta normativa non comporta di per sé l’automatico effetto della sua meccanica ed incondizionata trasposizione ed applicazione nel diritto interno”. Inoltre la Corte ha rilevato che la disciplina vigente al momento del tesseramento dei calciatori – ovvero nel 2009 e nel 2010 – e concernente le relative operazioni è stata sì oggetto di modifiche intervenute successivamente ma che le modifiche stesse sono comunque idonee a “sindacare e porre nel nulla quanto disposto per le precedenti stagioni sportive nel vigore della relativa disciplina”. Pertanto, e per concludere, la Corte ha affermato due principi di fondamentale importanza: a. è da escludere in modo assoluto che la normativa internazionale, in ordine ad una materia già disciplinata dal diritto nazionale, abbia carattere di esecutorietà tale da renderla applicabile al diritto nazionale in modo diretto ed immediato; b. le eventuali modifiche normative intervenute non possono operare con effetto retroattivo. 29


calcio e legge

di Claudio Sottile

Ettore Mazzilli, Presidente dalla Rex Sport Association

Tutela, contratti, Mondiali L’avv. Ettore Mazzilli, socio AIAS (Associazione Italiana Avvocati dello Sport), nel giugno scorso è stato eletto nuovo Presidente dalla Rex Sport Association, prestigiosa associazione internazionale di avvocati dello sport. Da oltre dieci anni lavora e opera in Qatar per conto della locale Federcalcio. Ettore d’Arabia, ma con il cuore ben piantato in Italia e lo sguardo proiettato al futuro, come la terra che l’ha adottato. In carriera, tra le altre, ha trattato oltre 600 casi alla FIFA e 50 al TAS di Losanna. “Non sono mai stato un fiduciario dell’Associazione Italiana Calciatori” – precisa – “ma ne riconosco i meriti e l’operato”. E allora partiamo da qui: i calciatori italiani sono adeguatamente tutelati? “La legge 91 del 1981 che regola i rapporti tra atleti professionisti, poi modificata successivamente con il riconoscimento del fine di lucro soggettivo per i club, è una legge che tutela i calciatori che però sono ancora considerati dei lavoratori subordinati e, in quanto tali, hanno la protezione giuridica in base a ciò che la legge italiana prevede a favore dei lavoratori con tale status, pur essendo una fattispecie atipica di lavoratore subordinato. Nello specifico, i calciatori professionisti hanno un accordo collettivo che regola i rapporti con le società di calcio. In generale ritengo che i calciatori siano tutelati e, per certi versi, anche più dei club. Faccio una riflessione a respiro internazionale. Ad esempio nel caso in cui sorga una controversia di competenza della FIFA, e quindi quando un calciatore e il club non appartengono alla stessa federazione, o comunque le parti non hanno accettato attraverso una clausola compromissoria di riferirsi solo ad una giurisdizione interna. In questi casi quando un club è condannato dalla FIFA, e il club per ipotesi non ottempera al pagamento di 30

un importo dovuto al calciatore, va sotto procedimento disciplinare e se non paga viene prima sanzionato in via amministrativa, poi ha dei punti di penalizzazione e infine retrocesso, ed è la federazione a cui il club è affiliato responsabile a darne esecuzione. Se la federazione non ottempera viene sospesa essa stessa dalle attività internazionali. Cosa che non avviene quando è un calciatore a non aver ottemperato a quanto previsto da una decisione che lo abbia condannato. Se un calciatore non paga, questi viene sospeso dall’attività calcistica, ma nel caso in cui dovesse ricorrere dinanzi al competente giudice del lavoro, affermando di non esercitare il suo diritto al lavoro, il giudice quasi sempre decide che il calciatore ha diritto di riprendere l’attività sportiva e quindi di poter esercitare la propria professione di calciatore. Tuttavia se ha da corrispondere ad un club la somma a cui è stato condannato dalla FIFA, verrà semplicemente applicata una trattenuta sullo stipendio che andrà al club creditore. Con questo non voglio dire che la situazione dovrebbe cambiare, ma conferma comunque che nel quadro normativo sia giuridico sportivo nazionale che internazionale, i calciatori godono di una certa tutela. Persistono, tuttavia, problematiche e rischi per quei calciatori il cui club di appartenenza venga dichiarato fallito, il che purtroppo avviene sempre più di frequente specie in alcuni Paesi europei, quando il club fallito scompare definitivamente dalla federazione sportiva di rispettiva appartenenza e non viene rimpiazzato da una società che ne rileva il titolo sportivo. Mi viene ad esempio in mente il caso del calciatore Adaílton Martins Bolzan, che ha militato anche in alcuni club italiani”.

Prego. “L’ho rappresentato in un caso alla FIFA contro il club rumeno Vaslui, abbiamo vinto ma nelle more del procedimento il club è stato dichiarato fallito, non partecipa più ad alcuna attività calcistica a nessun livello. Adaílton, che avanzava oltre 390.000 euro più interessi, non ha più recuperato i suoi soldi. Spesso non si ha nemmeno comunicazione del procedimento di fallimento del club, motivo per cui i termini per l’insinuazione allo stavo passivo decadono. Ergo, questo rappresenta un fattore di rischio per i calciatori. Sarebbe pertanto interessante pensare a delle forme di tutela dei calciatori da tali rischi. I calciatori stessi dovrebbero tutelarsi con delle polizze assicurative a tutela del rischio fallimento del proprio club, così da non pregiudicare poi il recupero degli emolumenti maturati e non corrisposti. Situazione questa purtroppo sempre più frequente. Ne ho già parlato con alcuni broker assicurativi che mi hanno confermato la fattibilità. In alternativa, potrebbero essere le stesse istituzioni calcistiche a livello sia nazionale che internazionale a creare dei fondi di garanzia o a stipulare polizze assicurative collettive a tutela di casistiche di questo tipo. Ad esempio se un calciatore ha una decisione passata in giudicato e il club è fallito, ci sarebbe comunque la possibilità di accedere a un fondo di garanzia o ad una liquidazione assicurativa che copra, almeno parzialmente, gli emolumenti non percepiti”. Un’altra piaga è quella del mobbing. Lei ha difeso il calciatore Cristian Daniel Ledesma nel 2009 contro la società SS Lazio. Non entrando nel merito della questione, cosa pensa del fenomeno? “I confini per inquadrare il lavoro di uno sportivo nei parametri del cosiddetto “mobbing” sono molto delicati e difficili da definire con esattezza, specie a livello internazionale. A mio avviso, dovrebbe essere approfondita e meglio dettagliata la procedura nel caso in


calcio e legge

cui un calciatore venga escluso dagli allenamenti o venga fatto allenare a parte. Allo stato attuale il club riceve la notifica con richiesta di integrazione del calciatore, lo reintegra nei termini, ma poi dopo una settimana lo fa di nuovo allenare da solo e la fattispecie si ripresenta. Essendo aspetti che afferiscono e ledono non solo la sfera sportiva professionale e la carriera futura di un calciatore, ma anche la sfera psicologica e morale dell’atleta, è un qualcosa che andrebbe rivisitato per evitare che si usino i cavilli dei termini per porre in essere un’azione che comporta un danno a volte irreparabile e non solo alla mera carriera sportiva di un calciatore. Se ne può concludere che la categoria dei calciatori, pur godendo di certe tutele, non sia poi sempre così privilegiata, specie nel caso di calciatori di club non di primo piano”. Dal febbraio 2001 al marzo 2005 è stato un dirigente dell’AS Bari, occupandosi di marketing, stadio, aspetti legali e commerciali. Un suo ricordo dell’ex Presidente Vincenzo Matarrese, venuto a mancare di recente. “A Vincenzo Matarrese sono profondamente legato. Per dei rapporti di famiglia, prima ancora che per il rapporto professionale. Sono venuto a Bari qualche giorno prima della sua scomparsa e sono andato a trovarlo; ci siamo abbracciati, aveva grande affetto per me e io ricambiavo. Dal punto di vista personale il ricordo è di una persona molto buona e disponibile. Dal punto di vista professionale e degli anni che è stato presidente del Bari, avendo avuto per alcuni di questi la fortuna di lavorare al suo fianco, posso dire che aveva una passione per il Bari che poche volte ho visto in altri presidenti di squadre di calcio. Amava il club al di là degli interessi personali e imprenditoriali, peraltro legittimi. Era profondamente innamorato dei colori biancorossi. Tuttavia, gestire una squadra di calcio per 30 anni, tolte le famiglie storiche del calcio italiano, è un record. Ciò significa che negli ultimi anni di presidenza ha vissuto un calcio completamente diverso da

quello del primo ventennio al timone. Quello che forse gli è un po’ mancato negli ultimi tempi è stato di capire che la società andava gestita diversamente, più come azienda che come squadra di calcio. Bari però è una piazza molto difficile, e questo in qualsiasi settore imprenditoriale. La squadra di calcio, che catalizza passioni come poche altre piazze in Italia, porta a non avere obiettività nelle valutazioni di natura economica e imprenditoriale. Queste mie considerazioni hanno poi trovato riscontro nel fallimento del 2014. Le sofferenze imprenditoriali del Gruppo Matarrese non hanno consentito di investire risorse come era avvenuto in passato e la mancanza di un orientamento al mercato, secondo logiche imprenditoriali del calcio moderno, ha poi inevitabilmente portato al triste e doloroso fallimento del sodalizio biancorosso. È mancata anche un po’ di fortuna per mantenere la continuità e la stabilità in Serie A. Nei momenti in cui la si è cercata non è andata bene, ma nel calcio purtroppo ci può stare e questo va tenuto sempre ben a mente. Non è detto che investendo grandi risorse finanziarie si abbia la certezza di vincere. Gli esempi non mancano”. Nel 2022 in Qatar si svolgerà la ventiduesima edizione della Coppa del Mondo. A che punto è il cammino di avvicinamento? “Sono il direttore legale della Federazione Calcio del Qatar. L’organizzazione dei Mondiali fa capo a un’organizzazione diversa, ma naturalmente sempre sotto l’egida della Federazione. Non ho un coinvolgimento diretto, ma ho ottimi rapporti con il comitato organizzatore specie per questioni di natura legale. Dalla mia prospettiva di osservatore posso dire che tutto procede bene. Siamo ancora a sei anni dall’evento, motivo per cui si sta lavorando in particolare sulla costruzione o la ristrutturazione degli stadi oltre che sulle infrastrutture e la rete di trasporti locali. Venendo a Doha è tutto un cantiere e la città è in un grande fermento. La crisi del petrolio ha interessato tutti i Paesi produttori, ma qui

il budget per i Mondiali non è stato intaccato. Sono convinto che tutto sarà pronto per tempo e sarà uno splendido Mondiale. Sarà la prima volta in cui praticamente si potrà assistere dal vivo a tutte le partite dei Mondiali vista la vicinanza tra gli stadi, tranne naturalmente quelle che si svolgeranno in contemporanea. I tifosi e gli addetti ai lavori si potranno godere in persona molte partite e anche a costi sicuramente inferiori rispetto ad altre edizioni della manifestazione. Abbiamo già organizzato qui a Doha sia la Coppa d’Asia 2011 sia la Coppa d’Asia Under 23 dello scorso gennaio, che era un torneo importante in quanto valeva come torneo di qualificazione asiatico per le Olimpiadi di Rio. Sono stati entrambi eventi di grande successo organizzativo, si è giocato in stadi con manti erbosi perfetti, in condizioni climatiche ideali. Sono convinto che posticipare il Mondiale da giugno a novembre sia stata una scelta oculata e vincente, soprattutto per tutelare i calciatori ma anche per riservare ai tifosi condizioni climatiche adeguate che il periodo torrido estivo non avrebbe consentito. Il progetto iniziale era quello di avere stadi climatizzati e quindi comunque si sarebbe potuto lo stesso giocare senza problemi. Non credo che lo slittamento creerà particolari problemi alle Leghe europee. In molti campionati europei, in quel periodo, è già prevista la sospensione dei campionati e le Top 5 League troveranno delle soluzioni adeguate. Non è un caso che la FIFA abbia poi deciso in tal senso.” 31


servizi

di Tommaso Franco

Fino al 13 novembre ai Magazzini del Cotone

Gli “Eroi del Calcio” sbarcano a Genova Il 15 settembre è stata inaugurata a Genova la mostra “Eroi del Calcio – Storie di Calciatori”, un progetto dell’Associazione Italiana Calciatori organizzata nel capoluogo ligure da Smart Sport, società di marketing che offre consulenza sulla gestione e la preparazione di eventi e sulla gestione dell’immagine. Dopo le tappe di Vicenza, Bari e Milano l’installazione approda nel suggestivo contesto degli ex Magazzini del Cotone al Porto Antico di Genova. L’evento che ha dato il via alla “due mesi” di esposizione, aperta al pubblico dal 16 settembre al 13 novembre, ha visto la partecipazione di alcuni calciatori tra cui Simone Perrotta, Leo Grosso, Enrico Nicolini, Claudio Onofri, Gennaro Volpe. Lungo il percorso della mostra, un viaggio che racconta il calcio dagli albori ai giorni nostri, è possibile ammirare cimeli da tutto il mondo, di club e di squadre Nazionali. Non poteva mancare un tributo alla nostri Azzurri, vincitori del Mondiale 2006 in Germania. E proprio davanti a quelle vetrine Simone Perrotta, uno dei protagonisti di quell’impresa storica, si è fermato a raccontare emozioni ed aneddoti di quello che ha definito come il “momento più bello ed emozionante” della sua carriera professionale calcistica. Il percorso porta il visitatore a spasso per i decenni che hanno visto e vissuto la crescita di questo sport. Dai materiali utilizzati per la fabbricazione di maglie da gioco, scarpe e palloni, all’avvento dei primi sponsor tecnici e commerciali che hanno segnato la fine di un’era. Le maglie da gioco in lana hanno lasciato spazio al cotone e poi all’acrilico; le scarpe con la suola di legno hanno ceduto il passo a pantofole di una leggerezza prodigiosa, anche senza lacci. Dai palloni di pelle ingrassati a mano, con le cuciture a vista, che i calciatori evitavano di colpire di testa, si è passati ai palloni in materiali plastici termosaldati con rimbalzi imprevedibili e traiettorie aeree molto più complicate da interpretare. Ci si immerge così in un’atmosfera quasi surreale dove gli oggetti hanno il potere 32

di riportarci indietro nel tempo, di farci rivivere le emozioni che quel campione, quella squadra, quella Nazionale, ci hanno regalato una manciata di anni fa o anche solamente una settimana prima. Assieme a maglie e palloni, affisse sulle pareti, le prime pagine dei giornali sportivi delle varie epoche sottolineano quanto il tempo abbia anche cambiato il modo di scrivere e titolare i quotidiani: dall’impaginazione, all’utilizzo degli aggettivi, alla modalità per la compilazione di un tabellino, alle réclames antesignane delle moderne pubblicità. Le storiche voci della RAI di Carosio, Martellini e Pizzul fanno da cornice alle maglie e ai palloni che loro stessi hanno raccontato, portandoci anche là, dall’altra parte del mondo assieme alla Nazionale azzurra. E anche qui, abbiamo l’occasione di

attraversare le metamorfosi della cronaca radiotelevisiva. Da Pelé a Cristiano Ronaldo, da Zenga a Buffon, da Maradona a Messi, il calcio è sempre lo stesso. È sempre in grado di regalare emozioni a milioni di appassionati in tutto il mondo, fa sognare i bambini e commuovere i nonni. Forse, la bellezza della mostra sta proprio in questo, nella capacità di attrarre nonni, papà e nipoti

con la medesima forza. Un filo cronologicamente disteso per terra, o fluttuante nell’aria, ad indicare una strada che ha portato il calcio di ieri al calcio di oggi. Con le sue conquiste, le sue criticità, le sue innovazioni e le sue glorie rimarrà sempre… lo sport più bello del mondo.


regole del gioco

di Pierpaolo Romani

Gesti che lasciano il segno…

Campioni nello sport e campioni nella vita Una canzone li ha messi idealmente insieme. Si intitola “Gaetano e Giacinto”. La cantano gli Stadio. Due libri sono stati recentemente dedicati a loro. Si intitolano rispettivamente "C’è un angelo bianconero", scritto da un calciatore, Giorgio Chiellini, e "Il rumore non fa goal". Non stiamo parlando e ricordando solo due grandi calciatori, due capitani indimenticabili delle loro squadre, Juventus e Inter, e della nostra Nazionale ma, prima di tutto, due uomini responsabili che, dentro e fuori dal campo, con il loro esempio ci hanno insegnato che il calcio – come la vita – è passione, impegno, sacrificio, rispetto delle regole e delle persone.

Parliamo di Gaetano Scirea e di Giacinto Facchetti. Li ricordiamo, il primo a 27 e il secondo a 10 anni dalla loro scomparsa, immaginandoci che ovunque essi siano ci stiano guardando con il loro sorriso semplice e malinconico e, senza gridare, un po’ tristi per le sorti che il calcio italiano sta vivendo – stadi semivuoti, mafiosi infiltrati nelle tifoserie, fallimenti, calciatori minacciati, ecc. – ci stiano sussurrando di fare qualcosa per difendere il calcio pulito e onesto, senza rimanere degli semplici spettatori.

Chi fa sport ed è un grande campione può fare delle cose che lasciano un segno. Lo ha fatto certamente Elisa Di Francisca, quando ha festeggiato la sua medaglia d’argento sul podio olimpico di Rio De Janeiro sventolando la bandiera europea. “Il mio gesto è stato un atto d’amore, che mi è venuto dal cuore e che da tempo volevo esprimere. Non c’è un messaggio politico, ma solo di coscienza, per dire che non possiamo fare il “loro” gioco. Ci vogliono [i terroristi, NdR] antagonisti, rivali, vogliono che abbiamo paura uno dell’altro”, ha affermato la fiorettista azzurra, impartendo una lezione di responsabilità civile a tanti parlamenti che in questo momento storico sono più preoccupati di innalzare muri piuttosto che costruire ponti. Un gesto compiuto da un altro sportivo e che merita di essere ricordato è accaduto ad agosto, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, negli Stati Uniti. Durante una visita in una scuola media di Tallahasee, con tutta la squadra, il campione di football americano dei Florida State Seminoles, Travis Rudolph, ha pranzato alla mensa dell’istituto con Bo Paske, un bambino autistico con il quale nessuno dei suoi compagni vuole mangiare. La notizia, anzi la foto che ritrae il giocatore con il bambino mentre mangiano una pizza ed un hamburger lontani dagli altri studenti, ha fatto il giro del mondo in poche ore. Un gesto semplice ma forte, un atto di denuncia e di solidarietà, grazie al quale è stato abbattuto un muro di indifferenza e di ingiustizia che molti, probabilmente, pensavano invalicabile. Questo, a dimostrazione che lo sport ha la capacità di prendere in contropiede la realtà, anche quella che appare più statica e immutabile.

Che la realtà possa essere vissuta e cambiata anche nelle condizioni più difficili ce lo hanno dimostrato alcuni bambini siriani di Aleppo i quali, in piena guerra civile, con la loro fantasia e voglia di giocare, hanno trasformato un cratere provocato dallo scoppio di una bomba, e riempito d’acqua da un temporale, in una piscina naturale, in cui si sono tuffati più volte sorridenti e felici con i loro vestiti colorati e probabilmente unici… nel senso che non ne hanno altri. Che forza sanno trasmettere questi ragazzi e quanto piccoli ci fanno sentire. Una sensazione che si prova anche guardando gli atleti che partecipano alle paraolimpiadi. Persone che hanno saputo affrontare e superare circostanze particolarmente difficili della loro vita, la cui forza di volontà e tenacia sono diventate quello che la pertica rappresenta per i saltatori in alto: uno strumento per andare oltre, per superare un ostacolo difficile, per affrontare e vincere una sfida.

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femminile

di Pino Lazzaro

Milena Bertolini, allenatrice Brescia Calcio femminile

“Le briciole non bastano, dobbiamo cominci

Dice di essere una delle tante di un movimento che comunque sia è sempre ai margini, che ha sempre poca visibilità. Dunque con capacità e passione (sua e di molte altre) disperse nelle pieghe di un mondo che qui da noi non riesce proprio a emergere, non ha piena cittadinanza. Sì, sì, il solito disco che da altre parti non è così, ancora e sempre a parlare di “dato culturale”, di Federazione che chissà se poi ci crede davvero. Come dire che ci sono gli annunci ma poi se vai a ben vedere, si va avanti (?) di qualche passo, con calma, mentre altrove (quasi dappertutto ormai) cercano proprio di correre. Quella che si definisce una delle tante, da qui la vediamo invece come uno dei principali punti di riferimento che abbiamo per quel che riguarda il nostro calcio giocato dalle donne. I due scudetti consecutivi col Brescia potrebbero e possono già bastare naturalmente, ma c’è tanto altro ancora ed è proprio con questo approccio che in questo numero de il Calciatore che anticipa la prossima stagione agonistica, ospitiamo Milena Bertolini, “il mister” che assieme al gruppo e alla società, viene da un paio di stagioni in cui lì a Brescia hanno vinto proprio tutto: campionato, Coppa Italia e Supercoppa. Che aria tira? Finalmente qualcosa si muove? “Non voglio passare per una per forza controcorrente, no, penso soprattutto d’essere una esigente, sono ormai più di 30 anni che sono dentro a questo nostro movimento e sinceramente sono stanca di sentire sempre le stesse cose. Per me in questi ultimi anni il nostro calcio non ha fatto altro che dei passi indietro e c’è voluto quel qualcosa di veramente brutto, la famosa frase di Belloli (ex presidente della Dilettanti, poi costretto a farsi da parte; le sue parole: “Basta dare soldi a quelle quattro lesbiche”; ndr), perché si muovesse qualcosa. È stata l’indignazione del movimento, di calciatrici e allenatrici a costringere la Figc a fare qualcosa e bisogna vedere se l’ha fatto giusto per rimediare o perché davvero ci crede… non lo so… mi piace pensare che ci creda34

no. E comunque sia, sono briciole, niente di più. Il nostro è un ritardo enorme: o noi cominciamo davvero a correre o ci vorranno due-tre generazioni per colmare il gap che si sta sempre più creando con le altre nazioni”. Proposte? “Innanzitutto cercare di arrivare a un cambiamento di cultura e secondo me potrebbe far tanto la Federazione. Si sa, è un qualcosa di tanto radicato qui da noi, ma se si comincia davvero a lavorare, con messaggi diversi, puntando alla comunicazione e investendo in termini di progetti e di risorse, ecco che pure il cambiamento culturale arriva. Certo, ci vogliono idee, ma se non ci metto delle vere risorse, se non dimostro con i fatti che voglio cambiare, allora sono solo slogan o briciole, come nello specifico è l’abbassamento della tassa di iscrizione alla Serie A… Bisogna arrivare alle pari opportunità per bambini e bambine e come si fa a cambiare? Nel mio piccolo a Reggio Emilia qualcosa stiamo facendo (la Bertolini è presidente della locale

Fondazione per lo Sport; ndr). La finale di Champions League è stato l’evento che ci ha dato modo nel territorio di indirizzare risorse allo sviluppo dello sport al femminile, in primis il calcio ed è pure servito quel libro (“Giocare con le tette”; ndr) che ha fatto scalpore e pure creato dell’irritazione a dir la verità. Un libro che vuole invece essere un libro “culturale”, che mostra come noi si sia fermi ancora alla famosa frase “Il calcio non è sport per signorine” (di Guido Ara, mediano e capitano della mitica Pro Vercelli pluriscudettata; frase datata 1909; ndr). È in fondo il modo di pensare di Belloli e ancora della massa, con ragazze che sono lì che mostrano le gambe, dai, come le ballerine nel dopoguerra, un fenomeno da baraccone. Beh, se conosci la storia, forse può esserci pure un cambiamento, soprattutto questo il significato di quel libro”.


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iare a correre”

televisivi, anche qui si dovrebbe parlare di pari opportunità, no? Guardo alla sostanza delle cose, per questo mi sento così poco entusiasta, cerimonie e slogan non mi colpiscono per niente, no”. E allora? “E allora dico che sono qui che alleno, che continuo a crederci, che cerco di dare sempre il massimo. Che assieme a tante altre colleghe siamo qui perché quelle di adesso e di domani abbiano più e meglio di quel che abbiamo avuto noi. Anche nei campionati minori ce ne sono parecchie di donne che potrebbero essere delle risorse ma che non vengono considerate nella scelta delle persone per far svilup-

E gli altri corrono dunque… “Penso al Lione che abbiamo incontrato da poco in amichevole, a suo tempo pure in Champions. Lì hanno a disposizione un budget che è dieci volte quello nostro, con ragazzine che dai 10 ai 14 anni fanno quello che fanno i maschi, ci sono davvero le pari opportunità e questo dai e dai porta più gioco, più spettacolo eccetera eccetera. Da noi invece si dice adesso il contrario: se non date spettacolo, la gente non viene. La sostanza è che la nostra non è vera democrazia: non dovrei, io politico, darmi da fare per eliminare le barriere che ostacolano vere pari opportunità?”. E la proposta delle Under 12 nelle società maschili non è comunque un passo avanti? “Certo, non dico di no, ma se guardiamo alla sostanza? Già quest’anno hanno fatto un passo indietro, annacquando le cose per via della opposizione delle società. Non è stato qualcosa fatto di forza, con convinzione… vuol dire che quella convinzione non c’era. Ci sono società, vedi Fiorentina e altre ancora, che hanno davvero cominciato, ma sono episodi, non vedo una continuità davvero condivisa. Ecco perché torno alle briciole. Ci vogliono soldi e penso pure ai contributi

pare il movimento. Manca ancora il concetto di merito, della competenza. Secondo me, per dare un impulso forte, un vero cambio di marcia, bisognerebbe creare all’interno della Figc una organizzazione (chiamalo settore, fondazione, quel che vuoi) che gestisca il calcio femminile dal vertice alla base, dove insomma possano entrare competenza ed esperienza. Ora ci si trova un po’ tutte sparpagliate all’interno della Federazione ed è un vero e proprio spreco di risorse”. Ma quel terzo posto al Mondiale in Costarica dell’Under 17? Solo un caso? “No, vuol dire che i talenti ci sono, ma qui da noi non vengono poi inseriti in pro-

Qui Brescia Il campo è grande, in erba. Lì, lungo una

fascia, giusto un po’ di metri al di là, corre un tratto di tangenziale. Fornaci, località alle porte di Brescia, Parrocchia San Rocco: è lì, in pratica nell’oratorio, che si allenano le campionesse d’Italia. Oratorio (c’è pure un sintetico) in cui c’è un bel movimento di ragazzini e ragazzine e già questo è un qualcosa che non si vede spesso: non sono anche gli oratori (dalle mie parti si chiamano patronati) entrati nella famosa categoria che “una volta non era così”? Tornando a quel campo grande ed erboso, c’è da dire che non c’è l’impianto di illuminazione, dunque allenamenti al pomeriggio. Un po’ un obbligo (lì a Brescia stanno vedendo se sarà poi possibile allestire almeno un loro terreno di gioco), ma pure una scelta, voluta in buona parte proprio dalle ragazze. Milena Bertolini: “Sì, è così, è due anni che siamo qui all’oratorio. Ricordo due stagioni fa il nostro primo turno di Champions League contro il Lione, noi che avevamo cominciato da poco la preparazione, un paio di partite sulle gambe, loro che ne avevano già fatto una decina, col campionato già iniziato: tra andata e ritorno ne abbiamo presi 14 di gol. Al di là di quelli che sono poi i valori assoluti (loro sono professioniste, noi delle dilettanti) ab-

biamo comunque già dallo scorso anno cominciato prima, a luglio. E sono state le ragazze a volerlo, come pure la doppia seduta, ne facciamo in tutto cinque di allenamenti. Beh, veniamo da un’annata in cui abbiamo continuato a vincere e anche per questo il prossimo campionato sarà molto difficile. Ci sono certo le altre squadre che si sono rinforzate, su tutte la Fiorentina che per me è la favorita, però credo che la maggior difficoltà sia dentro di noi, ci vorranno delle motivazioni che ognuna dovrà cercare di trovare. Io intanto ne ho indicata una di motivazione, per me e per loro: cercare di migliorare la qualità del gioco”. 35


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getti di crescita, le nostre ragazzine non hanno insomma le stesse opportunità di crescere come i maschi, è questo che fanno gli altri. Ok, hai il talento ma ci deve essere poi tutta la fase della costruzione e se vedi bene, già con l’U19 non ce la facciamo più e di questo passo pure con l’U17 faremo sempre più fatica perché gli altri hanno iniziato a lavorare sulle U13… se non ci muoviamo, è un gap destinato a crescere”. E loro, le ragazze? “Sempre più esigenti, vogliono crescere,

con quel loro modo di allenarsi sempre al massimo, ancora e ancora, è una delle cose belle del nostro calcio questa. E questo per me è uno stimoli per non sedermi, perché non ci sia una sorta di assuefazione. Nel tempo mi accorgo che è stato proprio questo mondo di relazioni a cambiarmi, prima ero più rigida, sì. Ora il calcio che voglio fare è un calcio in cui loro, le ragazze, siano delle persone indipendenti e autonome, sono loro sul

La scheda Milena Bertolini ha iniziato col calcio a 13 anni con il Csi, approdando poi alla Reggiana femminile (in B), squadra con cui poi ha conquistato la Serie A. Difensore centrale, ha giocato via via con Prato, Sassari, Bologna, Agliana, Monza, Modena, Pisa e Foroni Verona. Quattro le sue presenze in Nazionale (“la prima a Wembley, che fortuna ho avuto”) e ha iniziato il suo percorso da tecnico come allenatrice in seconda al Foroni Verona. Dopo aver allenato per sette stagioni la Reggiana, cui è seguito un anno sabbatico dedicato allo studio e all’aggiornamento, è alla sua quinta stagione col Brescia. Come “mister” ha vinto due scudetti col Brescia, tre Coppe Italia (una con la Reggiana e due col Brescia) e due Supercoppe italiane col Brescia (occasione per fare tris il prossimo 28 settembre allo stadio “Mercante” di Bassano del Grappa – con diretta Raisport 1 – contro l’Agsm Verona). Laureata in Scienze Motorie, patentino di preparatore atletico, ben sei volte vincitrice della “Panchina d’oro”, avendo frequentato pure il corso di prima categoria Uefa Pro, è l’unica donna qui in Italia (assieme alla Morace) ad avere i titoli per allenare nella serie A maschile 36

campo, io ci sono ma lì a fianco, se serve. Un qualcosa che ho la presunzione possa loro servire anche fuori del campo. Spero diventino fortissime, che vadano all’estero, che giochino un bel calcio in modo da rompere gli stereotipi. Mettendoci dentro pure il fair-play, il rispetto in campo, ognuno con le proprie qualità e ragionando come squadra, come gruppo. Mi piace pensare a una squadra che esprime calcio, che si applica per farlo e che in campo si diverte, sì, “giocando”. Non è facile, lo so, ma questa per me è la strada. Certo, finora le cose sono andate anche abbastanza bene, ma sono consapevole che se cominciassimo a perdere, non so bene come si metterebbero le cose, è normale. Ma io sono così, questa è la mia strada, se chiamano me, sanno pure a chi si rivolgono. Certo, non sono fuori dal mondo, si sa che a volte gli obiettivi non li raggiungi e non ce la fai. Ripeto però che per me la strada non può essere che quella”.


scritto per noi

di Alessandro Comi

Chiara Marchitelli, consigliere AIC

Più attenzione e meno disparità Il 9 maggio scorso, insieme a Marta Mason, è entrata a far parte del nuovo Consiglio Direttivo AIC “in quota calcio femminile”: Chiara Marchitelli, portiere del Brescia e per anni nel giro della Nazionale azzurra, non nasconde il proprio orgoglio per questa nomina che ritiene “sicuramente una bella esperienza, in un ambiente positivo dove si può lavorare e far valere i propri valori e le proprie idee. Penso anche che, se si vuole che le cose cambino, ci si deve mettere in gioco in prima persona, questo è il motivo per il quale ho accettato la nomina e perché vorrei che le calciatrici capissero questa cosa in modo che ci sia sempre più gente che dà il proprio “contributo”. Spero di dare una visione e una voce maggiore al calcio femminile in Italia e contribuendo con la mia esperienza sul campo a dare informazioni necessarie per migliorare la situazione attuale. Situazione che, a tutt’oggi, ci parla di un divario ancora troppo ampio tra calcio maschile e quello femminile…: “Le regole sono le stesse, a livello tattico e tecnico penso grossomodo che si possano raggiungere gli stessi livelli, unica eccezione è dovuta comunque ad una diversità fisico- atletica, normale tra uomo e donna . Per il resto, a livello culturale, siamo certamente ancora lontani rispetto a paesi del Nord Europa, Francia e Stati Uniti dove il calcio femminile è più considerato ed evoluto. Il calcio all’estero viene inserito più facilmente in tenera età ed è meno discriminato, anche se per esempio a livello di retribuzioni economiche restano evidenti disparità. Recentemente c’è stata la protesta delle calciatrici della nazionale americana di calcio che hanno vinto tutto ma a livello retributivo non sono considerate alla pari della nazionale americana maschile”. Romana, del maggio ’85, può vantare nel suo palmarès ben dieci titoli nazionali complessivi, conquistati con quattro diverse squadre (Lazio, Tavagnacco, FiammaMonza e Brescia); quattro scudetti, tre Coppe Italia e tre Supercoppe. Una carriera ricca di soddisfa-

zioni, iniziata in giovanissima età con le formazioni miste fino al tesseramento con la Lazio femminile, dove l’allenatore della prima squadra Sergio Guenza, futuro selezionatore della Nazionale, ne riconoscerà le doti da portiere indirizzandola verso questo ruolo: “Ho iniziato come centrocampista da ragazzina” – ricorda – “poi per sbaglio con la Lazio sono finita in porta in una gara amichevole perché mancava il portiere. Guenza mi disse che ero tagliata per quel ruolo e ci vide lungo, anche se inizialmente non ero molto contenta di mettere i guanti, e ci ho messo un annetto per convincermi. A conti fatti devo ammettere che fu un’intuizione fortunata e una scelta azzeccata per la mia carriera”. Da promettente centrocampista ad affermato portiere quindi: dopo la trafila nelle giovanili della Lazio e il debutto in prima squadra, passa all’Atletico Oristano, dove rimarrà per una sola stagione, quindi al FiammaMonza dove risulterà decisiva contribuendo alla conquista dello scudetto, primo titolo in bacheca per la società monzese. Entra nel giro della Nazionale, passa alla Roma, al Tavagnacco per tre stagioni e infine dal 2013 al Brescia, sua attuale squadra. E nel futuro…: “Per il momento gioco il più a lungo possibile finché riesco e poi mi piacerebbe fare l’allenatrice dei portieri, fare un corso base di preparatori per portieri e magari girare all’estero per studiare le varie metodologie d’allenamento”. Chiara Marchitelli è nata a Roma il 4 maggio 1985. Ha vestito le maglie di Lazio, Atletico Oristano, Fiammamonza, Tavagnacco e Brescia. Numerose le sue presenze anche con la maglia della Nazionale.

Nel calcio femminile

Accordi economici pluriennali Una delle conquiste dell’AIC per il calcio femminile, a fronte dello sciopero dell’ottobre 2015, è rappresentata dalla possibilità di firmare accordi economici pluriennali, a partire dalla nuova stagione 2016/17, consentendo così alle calciatrici di legarsi alle società per più tempo, fino ad un massimo di 3 anni. Una novità storica per la categoria che apre la strada a nuove forme di tutela. Molte le migliorie, tra le quali vanno sottolineate: • la tutela del diritto alla maternità, non più oggetto di rescissione: terminato il periodo della gravidanza la calciatrice tornerà a giocare alle stesse condizioni pattuite precedentemente • la reintroduzione dello svincolo per morosità • innalzamento del massimale a 28.158 lordi annuali che può essere superato in ogni singola stagione con una sottoscrizione pluriennale. 37


internet

di Mario Dall’Angelo

I link utili

Nazionale Italiana Calcio Amputati Come potrebbe essere giocare a calcio senza un arto? Forse un giocatore professionista non si pone mai la questione ma il caso si è verificato alcuni anni or sono anche in Italia. Julio Gonzalez, attaccante paraguaiano, vicecampione olimpico ad Atene 2004, nel torneo di Serie B 20042005 si era messo in mostra a suon di gol con il Vicenza. Poi, a fine anno, un brutto incidente d’auto lo privò di un braccio. Julio non si perse d’animo e spinto da una forte motivazione e dai valori in cui crede provò a tornare in campo. In Italia però gli venne negata l’idoneità agonistica, così tornò in Paraguay dove venne ingaggiato dal Tacuary, che il 16 novembre del 2007 lo schierò nella gara con l’Olimpia Asunción. Il rientro all’attività professionistica fu breve ma la tenacia e la forza morale dimostrata nell’avversità hanno valso a Gonzalez nel 2006 l’attribuzione della prima edizione del premio internazionale Giacinto Facchetti - “Il bello del calcio”, istituito dalla “Gazzetta dello Sport” in memoria del capitano dell’Inter e della Nazionale, quale esempio di correttezza e lealtà. Oggi Julio è coordinatore di Inter Campus Paraguay. Ciò che potrebbe sembrare impossibile o quasi è invece la realtà quotidiana per gli atleti della Nazionale amputati. Il Centro Sportivo Italiano ha istituito la rappresentativa nel dicembre del 2012, quando la Nazionale ebbe il suo primo raduno ad Assisi. L’idea nacque dalla forte volontà di Francesco Messori, al tempo tredicenne, privo di una gamba ma appassionato di football al punto da non voler rinunciare a praticare il suo gioco preferito. Francesco e Julio, destini diversi ma accomunati dalla passione per il calcio e dalla grande forza di volontà che ha consentito loro di giocare nonostante gli ostacoli che hanno incontrato nella vita. Il Csi decise così di aggiornare i suoi regolamenti, permettendo a Francesco di partecipare ai tornei, in particolare a un quadrangolare under 14 in cui segnò la sua prima rete sulle stampelle. Lo scorso anno Francesco si è tesserato per l’emiliana Virtus Mandrio, società con una squadra nel campionato Csi di calcio a sette. Il presidente Massimo Achini lanciò un concetto: “Crediamo che siano le regole a dover essere cambiate a favore della vita e non 38

il contrario. Il regolamento di gioco del Csi è stato modificato in tempo di record per permettere a Messori e ad altri ragazzi come lui di inseguire i propri sogni. Vederlo giocare e segnare è meraviglio-

a causa di uno scontro di gioco mi sono procurato la frattura ad un braccio che, complicandosi, ne ha causato l’amputazione. La Nazionale amputati Csi mi ha permesso di poter continuare a vivere la mia passione per questo sport nello stesso ruolo di prima. Andare in Messico, per me e per tutti i miei compagni, è un sogno che si realizza, quello di giocare un mondiale con la maglia Azzurra. Obiettivo? Il sogno è di arrivare fino in fondo, la promessa è quella di dare tutto”. Per sostenere l’attività e le partecipazioni della squadra alle manifestazioni in Italia e all’estero, il Csi ha lanciato nel periodo di Natale dello scorso anno una campagna di solidarietà intitolata Stampelle Azzurre. I nostri Azzurri, mentre scriviamo, sono in ritiro ad Asiago per preparare la partecipazione a un torneo internazionale - Amp Football Cup 2016 - in programma in settembre in Polonia, manifestazione a cui partecipano anche Inghilterra, Spagna, Russia e Francia. Un’attività sempre di alto livello, quindi, e ben comunicata attraverso la pagina Facebook della squadra. Tanti aggiornamenti, quasi in tempo reale, e tante foto e video per seguire le attività della squadra. Anche su Youtube sono disponibili numerosi video, in particolare quelli del Mondiale messicano, che consentono di rivivere le emozioni dei nostri rappresentanti nella loro prima esperienza al massimo torneo.

so. Sono queste le cose importanti della vita e il nostro lavoro di educatori deve concentrarsi per il raggiungimento di simili traguardi”. Un bel messaggio da parte del Csi, che non ha esitato a cambiare i suoi regolamenti per offrire una speranza e un obiettivo a chi non chiedeva altro. E anche un’espressione concreta del concetto affermato da Luca Pancalli, presidente del comitato paralimpico, riguardo la valenza dello sport quale strumento di politiche attive sul territorio, in sostanza una componente del nostro welfare. Una Nazionale talmente determinata che a dicembre del 2014 – appena due anni dopo la sua fondazione – ottenne la prima partecipazione a un Mondiale, organizzato in Messico dalla World Amputee Football Federation www.worldamputeefootball.com), organismo sostenuto dalla Fifa, dalla Uefa e che ha per testimonial diversi calAntonio Floro Flores @FloroFlores83 ciatori professionisti. La NaÈ impossibile vincere le grandi scommesse della vita zionale italiana amputati senza correre dei rischi, e le più grandi scommesse sono quelle relative alla casa e alla famiglia. si distinse alla manifestazione vincendo il proprio girone e poi, tanto per confermare la regola, calci di rigore fatali nell’ottavo di finale contro Haiti. Giorgio Chiellini @chiellini Prima del Mondiale mes“Fin da piccolo volevo fare il calciatore. Poi da grande ci sono riuscito. Ecco, io penso che sia sicano il portiere azzurro, un sogno”. Parole semplici di un campione il livornese Daniel Priasemplice, onesto, umile. Di un uomo normale mi, ha raccontato la sua che aveva realizzato i suoi sogni e che era grato alla vita per questo. Un esempio. Un ricordo storia e suoi obiettivi: che non passa. Grazie Gaetano #Scirea “Giocavo in Serie D fino al 2006, nel Cecina, ma proprio

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Gianluigi Donnarumma@gigiodonna1 “Fai della tua vita un sogno, e di un sogno, una realtà” (cit.) oggi si realizza uno dei miei!!


internet

di Stefano Fontana

Calciatori in rete

Benatia e Dani Alves: novità bianconere www.medhibenatia5.com Riflettori puntati sul sito ufficiale di Medhi Benatia, tenace difensore francese naturalizzato marocchino recentemente giunto tra le fila della Juventus e capitano della Nazionale del Marocco. Una volta collegati al sito si rimane subito conquistati dalla grafica semplice e di forte impatto, caratterizzata da una decisa impronta social e da suggestive immagini utilizzate come sfondo. La navigazione è possibile in tre lingue: italiano, inglese e francese. Approfondendo il tema dei social network, è sufficiente scorrere verso il basso con il cursore per conoscere le statistiche riguardanti il numero di fan di Benatia su Facebook, Instagram e Twitter. Non manca, ovviamente, il link diretto per accedere alle rispettive pagine personali. Ad esempio, sul re dei social network ideato

ttando

da Mark Zuckerberg, Benatia vanta oltre 415.000 seguaci. Continuando a scorrere verso il basso approdiamo alla sezione dedicata alle notizie, con le ultime news su Medhi accompagnate da foto. La generosa galleria fotografica propone scatti provenienti dal profilo Instagram del giocatore, come accade sempre più spesso nei siti personali delle celebrità sportive. In questo modo il navigatore ha a disposizione una moltitudine di scatti “freschi” ogni giorno. Non manca poi una video gallery ove ammirare le prodezze del nuovo difensore bianconero. Nel sito trova spazio anche una sezione dedicata alla carriera del giocatore. Troviamo menzione di tutte le squadre dove Benatia ha giocato con tanto di immagini dedicate. Il risultato è una timeline in grado di ricostruire nella sua interezza l’avventura sportiva di Medhi. Chiudiamo la nostra visita citando la possibilità di contattare direttamente Benatia compilando l’apposito form. Siamo di fronte ad un sito moderno e ben realizzato, perfettamente fruibile anche con dispositivi mobili quali smartphone e tablet.

www.danialves.com Un altro difensore in forze alla Juventus trova posto questo mese nella nostra rubrica internet: ci riferiamo a Dani Alves, brasiliano classe Gervinho@GervinhOfficial 1983. Oltre ad aver I miei pensieri e preghiere vanno a tutte le vittime militato in prestigiosi e famiglie colpite dal terremoto ad Amatrice club come Siviglia e Barcellona, Alves è una colonna portante della Nazionafernando llorente @llorentefer19 le carioca. Caratterizzato da Sono vicino a tutte le famiglie e persone colpite da questa tragedia #ForzaItalia #SiamoFratelli ottime qualità tecniche e da una resistenza fuori dal comuStevan Jovetic´ @sjovetic Sono devastato per quello che è successo in centro Italia. Oltre alla mia personale donazione voglio aiutare la Croce Rossa a raccogliere ulteriori fondi e per questo ho deciso di mettermi all’asta per un aperitivo. Con voi. Spero nella vostra generosità, ogni piccolo aiuto può fare la differenza.

Antonio Floro Flores @FloroFlores83 non servono parole… ci rialzeremo anche da questa brutta catastrofe… #arquata #amatrice #accumoli #forzaitalia

ne, questo vulcanico giocatore è in grado di rivelarsi un osso particolarmente duro per anche per gli attaccanti più titolati. Il sito ufficiale di Dani Alves è una vera e propria miniera di informazioni, perfettamente organizzata e fruibile. Il sito è tradotto in quattro lingue: spagnolo, catalano, brasiliano ed inglese. Data la nuova maglia bianconera indossata da Alves, ci aspettiamo che presto il materiale venga interamente tradotto anche in italiano. Degna di nota la sezione biografica, divisa in ulteriori sottosezioni. È possibile approfondire temi quali la storia personale di Daniel a partire dall’infanzia, la carriera calcistica ed il prestigioso palmarès. Troviamo infine una pagina dove Alves risponde personalmente a molteplici domande riguardo le sue preferenze su cibo, musica, cinema… tutte piccole

cose, legate alla quotidianità, che però aiutano moltissimo il tifoso/navigatore ad entrare in contatto con il protagonista del sito. La galleria fotografica è molto ampia e caratterizzata da scatti di alta qualità. Sono disponibili immagini di Dani con la maglia dei vari club dove ha militato e con la mitica divisa verde oro della Nazionale brasiliana. La videogallery è altrettanto interessante: sono letteralmente decine i filmati a portata di clic, pronti ad entusiasmare grazie alle prodezze di uno dei difensori più forti in circolazione. Resta molto altro da scoprire in questo ottimo sito personale: lasciamo a voi il piacere di farlo. 39


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di Nicola Bosio

frasi, mezze frasi, motti, credi proclamati come parabole, spesso vere e proprie “poesie”

Alle volte il calcio parlato diverte di più del Ci sono momenti e momenti: ti capita di essere incudine o martello; ecco, il ct è solo… incudine – Antonio Conte (Chelsea) Credo che un buon allenatore debba avere equilibrio, duttilità, competenza. Ed è ormai fondamentale l’aspetto psicologico – Vincenzo Montella (Milan) Ma credo che l’intelligenza di un tecnico stia anche nel leggere le differenze degli spogliatoi e nell’inventare ogni volta la giusta ricetta per la specifica situazione – Vincenzo Montella (Milan) In Brasile si dice quello che semini raccogli. Se semini bene raccogli solo bene… se semini il male quello ti toma indietro – Jorginho (Napoli) Le nostre motivazioni nascono dai sogni. Anche per me è stato un piacere allenare

Gianluigi Buffon portiere della Juventus “Autoregolazione” Le regole sono il modo per giocare nella vita, come nel campo di calcio, alla pari con tutti, evitando la sopraffazione del più furbo o del più prepotente. Anche se la prima regola la devi trovare dentro di te nell’autodisciplina , nel saperti comportare . Anzi, sai che ti dico? Che le regole dovrebbero essere tirate in ballo solo in ultima istanza. Dovrebbe ciascuno di noi prima di tutto autoregolarsi. 40

questo gruppo, ho trovato giocatori e soprattutto ragazzi straordinari che mi hanno agevolato il compito. Se si divertono significa che possono dare quell’uno per cento in più che a volte fa la differenza – Maurizio Sarri (Napoli) Non esistono tecnici giovani o vecchi. Esistono idee e la capacità di metterle in pratica – Giampiero Ventura (C.T. Nazionale) Vincere aiuta a vincere e ti migliora – Leonardo Bonucci (Juventus) Quando vinci dormi meglio. Ma, in verità, impari meno – Vincenzo Montella (Milan) Si può vincere anche senza partire favoriti – Emanuele Giaccherini (Napoli) Avere chi ti insegna a percepire dove sono i tuoi compagni, ti aiuta ad aiutare e ad essere aiutato – Daniele De Rossi (Roma) Rimpiangere il passato è una cosa che toglie energie: meglio pensare a come migliorare – Simone Scuffet (Udinese) Ci sono dei piccoli eventi che a livello di entusiasmo ti possono togliere o dare qualcosa in più. Per crescere bisogna anche assimilare rapidamente queste situazioni – Maurizio Sarri (Napoli) Voglio progredire, cercare la perfezione, anche se quando gioco il mio obiettivo non è quello d’impressionare gli spettatori. Io utilizzo il mio stile, come ho sempre fatto: a volte mi hanno rimproverato d’esagerare, ma a dire il vero io ho sempre seguito solo il mio istinto – Paul Pogba (Manchester United) Il pubblico spesso pensa che un grande atleta sia anche un grande uomo. Ma non è così. La ricerca di un atteggiamento maturo e responsabile è qualche cosa che non viene da sé insieme ai meriti sportivi. E invece il risultato di un lavoro costante che devi fare su te stesso per migliorarti – Gianluigi Buffon (Juventus) Un portiere ora non può essere sbruffone, anche se un po’ di follia c’è. Devi avere qualcosa di non normale – Simone Scuffet (Udinese) Io ringrazio la gavetta che ho fatto, perché so bene da dove vengo e quello che ero. Mi sento una persona pulita, semplice, che nella vita ha avuto la fortuna di saper giocare a calcio – Emanuele Giaccherini (Napoli) Io mi pongo obiettivi stagione per stagione,

che poi sono sempre legati al migliorare sempre – Paulo Dybala (Juventus) Questo pensiero che a 19 anni sono quasi finito, solo perché ho fatto un anno in B, non mi riguarda. Ho giocato 34 partite e

Nicola Rizzoli arbitro “Italians do it better” Nel prossimo campionato faremo un esperimento con la moviola offline. Per il pubblico non cambierà niente. Il progetto è molto complicato, di sicuro essendo gli italiani tutti calciatori, arbitri, allenatori e dirigenti, provare questa tecnologia da noi sarà molto probante. Se funziona qui, funziona in tutto il mondo. mi serviva. Sono come un portiere che esce dalla Primavera e va in B: il percorso di un ragazzo normale – Simone Scuffet (Udinese) È giusto che se un giocatore ha qualità e può bruciare le tappe vada a maturare, magari subito in B come ho fatto io, a 17 anni. In Primavera va bene starci una stagione – Vittorio Parigini (Chievo) C’è una differenza enorme tra Primavera e prima squadra. In Serie A tutto è più veloce, devi pensare prima, leggere in anticipo le situazioni di gioco. E poi devi andare sempre a mille all’ora, in partita come in allenamento – Davide Calabria (Milan) Il massimo, a vent’anni,


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calcio giocato cos’è? Essere ambiziosi e avere voglia di migliorarsi – Lorenzo Pellegrini (Sassuolo) La Serie B di giovani ne fa giocare tanti e molti provengono dai settori giovanili. La mia speranza è che questi settori crescano sempre di più, meglio se con giocatori italiani, ma soprattutto le società devono avere la forza di saperli formare e poi dargli fiducia – Massimo Piscedda (allenatore B Italia) Qui in Italia si punta sui giocatori più maturi e i talenti faticano a emergere e trovare spazio, così non crescono – Paulo Dybala (Juventus) Il nostro calcio ha bisogno di una sterzata. Bisogna chiudere le frontiere nel pallone e fare qualcosa per i nostri giovani. L’Italia ha sempre sfornato tanti giovani, ma gli stranieri costano meno – Emanuele Giaccherini (Napoli) In Italia ci sono giovani più forti di quello che si possa pensare – Giampiero Ventura (C.T. Nazionale) Se le seconde squadre sono proiettate a far crescere e formare i nostri giovani ben vengano. Sono con-

Emanuele Giaccherini centrocampista del Napoli “Stereotipi” Penso che i giocatori siano dei privilegiati e solo chi si rende conto di esserlo è una persona vera, con dei valori. Detto questo, al di là degli stereotipi, ci sono tanti ragazzi che danno importanza a quello che conta davvero.

trario se, invece, si usano per far giocare chi non gioca la domenica. Devono servire per mettere in luce i nostri giovani perché abbiamo un grande patrimonio. Bisogna capire che c’è del buono anche nel nostro giardino – Massimo Piscedda (allenatore B Italia) Quell’Inter-Udinese senza un italiano titolare è una macchia per il campionato. Giovani bravi ne abbiamo, manca il coraggio per farli giocare – Andrea Belotti (Torino) Mi piace essere sottovalutato, così quello che faccio risalta di più. Ma in Italia quelli sottostimati sono tanti. Proprio Conte alla Juve mi ribattezzò Giaccherinho , per sottolineare che gli stranieri da noi hanno più importanza degli italiani – Emanuele Giaccherini (Napoli) Servirebbe maggiore tutela per i giocatori di talento che speso vengono picchiati un po’ troppo – Paulo Dybala (Juventus) La gente ti vede come un maschiaccio e presumibilmente lesbica. La cultura italiana è molto chiusa,

si ferma all’apparenza. All’estero c’è più apertura mentale. Non interessa se si veste da uomo o da donna, la calciatrice è comunque vista come una ragazza – Martina Rosucci (Brescia) Per me il calcio è una scuola di vita. Mi dà equilibrio. Ogni sconfitta e ogni vittoria mi insegnano a non esaltarmi né a sotterrarmi troppo. Dentro e fuori dal campo – Martina Rosucci (Brescia) Al calcio femminile italiano

Stephan El Shaarawy attaccante della Roma “Questione di equilibrio” I complimenti fanno sempre piacere, così come la visibilità ti stimola a fare di più, ma devi cercare di avere equilibrio. I media ti possono portare in alto in un attimo e subito dopo farti sprofondare. Occorre concentrazione. Se arrivi al top, devi avere la forza mentale per saperci restare.

servono investimenti concreti. In tutto il mondo il calcio femminile sta crescendo, noi siamo fermi. Il nostro obiettivo è farci riconoscere come professioniste – Martina Rosucci (Brescia) II calcio è meraviglioso perché è imprevedibile, come la vita. Riserva storie fantastiche – Vincenzo Montella (Milan) In Italia ci si difende tanto e bene. È un calcio tattico: le squadre piccole non giocano in modo incosciente come fanno le piccole spagnole che poi magari prendono otto gol – Paulo Dybala (Juventus) Il calcio è strano e il Leicester lo ha confermato. Se credi in quel che fai e fai le cose per bene, nessun obiettivo è precluso – Andrea Belotti (Torino) La mia storia può insegnare che l’altezza non conta: il calcio non è il basket – Emanuele Giaccherini (Napoli) 41


tempo libero

musica

libreria Youcanprint

Il tesoro della Dea

di Roberto Pelucchi – 368 pagine - € 16,90

Estate 1867, oceano Atlantico: un mozzo viene trovato impiccato all’albero di maestra della nave Valoroso dopo essersi perdutamente innamorato di una polena ritrovata in mare. Ottobre 1944, La Spezia: durante la seconda guerra mondiale un ufficiale tedesco si spara un colpo di pistola alla tempia dopo aver scritto una lettera d’amore. Febbraio 2014, Bergamo: un ottantenne si suicida con il cianuro e lascia al nipote il primo di dieci indizi per la ricerca di un tesoro. Il tesoro della dea. Che cosa lega questi suicidi apparentemente senza senso? E perché è così importante trovare il misterioso tesoro? Quattro ragazzi si mettono alla ricerca della verità, con un unico filo conduttore: Atalanta. E il premio non sarà come se l’erano immaginato.

Minerva

Red Hot Chili Peppers

di Lorenzo Galliani – 142 pagine - € 15,00

Di strada ne hanno fatta davvero tanta in più di trent’anni i Red Hot Chili Peppers, band californiana capeggiata da Anthony Kiedis: dal 1983 ad oggi ne hanno viste di cotte e di crude, passando da vicissitudini di ogni genere e fallimenti clamorosi, a successi planetari che resteranno nella storia della musica. Oggi, ormai ultracinquantenni, hanno ancora molte cose da dire, ma soprattutto ancora molte cose da “insegnare” quando si parla di rock in tutte le sue più svariate sfaccettature, dall’heavy al funk, dall’hard al rap, dal punk al pop. “The Getaway”, ultimo lavoro in studio, ne è la prova provata: disco godibilissimo, ricco di spunti e di pezzi di alto livello. Sembra quasi un riassunto della loro carriera, un disco dove i “peperoncini” mettono tutto il loro talento e lo spruzzano con qualcosa di nuovo: c’è il rock funkeggiante di sempre, c’è la ballata struggente, c’è il pianoforte che acquista sempre più importanza, c’è il basso di Flea che disegna linee imponenti, c’è il coro, c’è la chitarra di Josh Klinghoffer che si fa strada e la batteria di Chad Smith che tiene un tempo che sembra non passare mai. Ogni componente della band diventa così, a modo suo, leader del gruppo e ogni singola nota suonata diventa ingrediente prezioso per la riuscita del gustoso piatto finale.

René Pontoni

René Alejandro Pontoni (Santa Fé 1920-1983) è stato uno degli attaccanti argentini più forti di sempre. Trascinatore del San Lorenzo che nel 1946 vinse il campionato nazionale. Quell’anno, un piccolo JorgeMario Bergoglio (9 anni) non si perse neppure una gara casalinga. Lo chiamavano “Huevito”, Pontoni, perché da bimbo andava a vendere uova. Il calcio fu la strada del riscatto. L’esplosione nel Newell’s, i trionfi con la Nazionale e con quel San Lorenzo che, vinto il campionato, si fece conoscere in Europa sommergendo di reti alcune delle più forti selezioni spagnole e portoghesi. Chiusa la carriera (troppo presto, per colpa di un infortunio), Pontoni aprì una pizzeria, “La Guitarrita”,assieme al cognato Mario Boyé, compagno nella nazionale argentina dominatrice dei campionati sudamericani, avversario temibile per René quando vestiva la maglia dei rivali del Boca Juniors.

Minerva

Schiavio – Il segreto dell’Angelo di Carlo F. Chiesa – 288 pagine - € 15,00

Angelo Schiavio è stato il più grande campione della storia del Bologna e di Bologna. Autore di oltre duecentocinquanta reti, a lui è legato il periodo più felice della ultracentenaria parabola del club di calcio cittadino, coronato da quattro scudetti, due Coppe dell’Europa Centrale e un Torneo dell’Esposizione. Ad essi vanno aggiunti un titolo mondiale (il primo conquistato dall’Italia) e due Coppe internazionali con la maglia azzurra della Nazionale, di cui fu parimenti protagonista assoluto nell’età dell’oro guidata da Vittorio Pozzo. La biografia del più grande campione rossoblù, che aveva un segreto che fu la chiave del suo successo e questo libro lo svelerà per la prima volta. 42

The Getaway


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