Arvalia A-E

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impegnerà schiere di successori, e il suo finanziamento con la vendita delle indulgenze provocherà lo scisma luterano. Bramante accetta entusiasta il compito, distratto solo minimamente da commesse minori, come il ninfeo al Castello della Magliana e noncurante del nomignolo stizzoso di “Ruinante” (“rovinatore”) che gli ha affibbiato il rivale Sangallo. è la ferrea volontà di papa Giulio a chiedere tutto questo: distruggere e ricostruire, quasi mai restaurare. Papa Giulio fa nell‟arte quello che fa in politica: è capace di progettare, buttare all‟aria e cominciare da capo: l‟indifferenza morale per gli strumenti adottati lo rende spietatamente efficiente. Consolidato il potere a Roma, papa Giulio muove gli eserciti contro le signorie ribelli di Perugia e Bologna. La prima a cadere è Perugia (1506), da dove scaccia i Baglioni. Poco dopo tocca a Bologna, dove sottomette i Bentivoglio, sostenuti dalla Repubblica di Venezia. La voce popolare di Pasquino per l‟occasione apostrofa papa Giulio addirittura in una sboccatissima lingua veneta: “Ritorna o Padre santo al tuo Sanpietro / e string‟el fren al tuo caldo dexir! / El Bentivoj non vorà partir / benché vi sia chi te sping‟ogn‟hor da rietro. / Bàstiti esser provisto de Corsso, Tribiam i Malvasìa / e de‟ bei modi assai de sodomìa. / Et men biasmo te fia nel Sacro palazo / tenir a bocha il fiasco, e in cul il cazo”. Ma papa Giulio non ha tempo per gli agi di palazzo: le guerre non sono che all‟inizio. Espugnata Bologna la strada per le valli del Nord Italia è aperta, e bisogna cercare appoggi 14


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