l'Artugna n. 155

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DIGNITÀ di Mario Povoledo

tribuito il seguente significato: «la condizione di nobiltà ontologica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a sé stesso». La dignità, Sergio Mattarella, nel suo discorso agli Italiani il giorno del suo reincarico a Presidente della Repubblica, l’ha declinata 18 volte, accostandola ai diversi mali che affliggono tutt’ora il nostro Paese. Andando indietro di sette anni, (3 febbraio 2015) nel discorso davanti ai Grandi Elettori, Senatori, Deputati e Rappresentanti regionali, venne l’invito a cogliere l’essenziale del servizio che un Capo di Stato è chiamato a svolgere giorno per giorno. Un servizio affidato dalla Costituzione, sulla quale ha prestato giuramento di fedeltà e che i cittadini sono chiamati a conoscere per poterlo condividere e sostenere nella costruzione del bene comune. «Mi auguro – diceva in quel discorso – che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. I volti preoccupati degli anziani, soli e in difficoltà, il volto di chi soffre, dei malati e delle loro famiglie che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quelli di chi il lavoro lo ha perduto, o sono morti». Richiamava anche i volti degli imprenditori, dei volontari, di quanti lottano per la giustizia e la legalità, delle donne; così concludeva: «questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale». 7 anni dopo, siamo nel 2022, si è cercato di dare un volto al nuovo Presidente, sapendo che Mattarella lo aveva chiaramente fatto capire, che il suo posto era fare il nonno e non ricaricarsi sulle spalle un peso evidente, che l’alto ufficio impone. L’avviso ai naviganti (leggi politici) era chiaro, cercare l’accordo per trovare una persona con un profilo alto, super partes, che non può venire da una mediocrità di pensiero e da calcoli

che poco o nulla hanno a che fare con le attese di un popolo la cui sovranità è affidata al Parlamento, che, purtroppo, ha dimostrato ancora una volta di disattendere le reali necessità degli italiani. La sua lungimiranza ha sbloccato una situazione parlamentare ingarbugliata che poteva portare solamente ad una palude istituzionale e governativa dagli esiti imprevedibili, proprio in un momento assai critico, contrassegnato dalla persistente pandemia, da un debito pubblico alle stelle, con riforme importanti ancora tra gli scogli delle due camere. Quel senso di responsabilità che gli ha fatto dire di non potersi sottrarre e che il sacrificio di altri sette anni ha prevalso su «prospettive personali differenti». L’avvilente spettacolo che abbiamo assistito, con riunioni notturne di capi partito, conciliaboli, veti incrociati, candidature di profilo bruciate nel giro di poche ore, nomi nelle schede che nulla avevano a che fare con la realtà e il momento solenne della votazione, è stato demoralizzante ed ha aumentato nella gente la disaffezione e la sfiducia verso una politica che è incapace di volare alto. Tant’è che Mattarella ha voluto ricevere, nel rispetto delle prerogative del Parlamento, non i segretari dei partiti, ma i presidenti dei gruppi parlamentari, per metterli di fronte alle loro responsabilità, nel rispetto della Costituzione. Nel suo articolato discorso che ha toccato tutti i problemi in campo, il Presidente ha lanciato un monito a chi traduce solo in numeri, in percentuali, in grafici, le sofferenze, le fatiche, le speranze e le aspirazioni delle persone e delle comunità. Quella parola dignità ha scavato, sicuramente non solo il cuore ma anche l’anima di tutti. I cittadini, in questa complessa realtà che stanno vivendo, tutti sulla stessa barca, si attendono d’ora in poi, che le parole nobili pronunciate si trasformino in realtà. Auguri Presidente e che Dio ce la mandi buona!

APRILE 2022 / 155

S e si apre il vocabolario, alla parola dignità viene at-

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