La piccola Gianna era spesso ospite della prozia Attilia Bocus, a Dardago, nelle case dei Rosit.
Giovanni Malisani TENENTE DEGLI ALPINI DELLA BRIGATA ALPINA JULIA di Luciano Bocus La Seconda Guerra Mondiale era terminata. Il Ten. Giovanni Malisani Giovanin, ritorna dalla prigionia. Sul suo diario, il 27 luglio 1945, annota: «Finalmente, dopo due anni, rivedo il suolo italiano alle ore 17,05 precise. Al Brennero sono sceso dal treno e ho baciato un pugno di terra. Dopo mezz’ora si riparte alla volta di Verona». Dopo l’esperienza della guerra e della prigionia, Giovanni Malisani di Udine, classe 1921, desiderava lasciare l’Esercito, per dedicarsi al suo lavoro. I suoi superiori lo pregarono insistentemente di riprendere la carriera militare e lui rimase. Aveva tutte le doti di un vero comandante alpino; era un uomo forte, instancabile, esperto di montagna, rocciatore. Era caparbio, autorevole, ma altruista e con un grande cuore come hanno testimoniato molti Alpini dardaghesi che prestarono il servizio di leva nella Compagnia da lui comandata: la famosa 6 a, «La Bella». Nel 1948 conobbe Teresa Parmesan che divenne in seguito sua
moglie. Venivano spesso a Dardago, a casa nostra, dai nonni e zii di Teresa. Io mi affezionai subito, avevo 12 anni e lui mi voleva molto bene. Mi raccontava tutte le sue vicende e avventure passate in guerra e in prigionia e mi insegnava le tecniche per salire in montagna. Per me era come un fratello maggiore. Ottobre 1953. Le nostre forze militari del nord est vennero convogliate verso il confine con la Jugoslavia di Tito: era ancora aperta la «Questione di Trieste» e i rapporti
Il Tenente Giovanni Malisani a Madonna di Campiglio per un corso di specializzazione di roccia (anno 1950).
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