Artribune Magazine #30

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tista, diventa location della mostra, frutto delle azioni e dei progetti portati avanti nel periodo di preparazione, dei workshop e di un programma d’incontri. Si dorme e si mangia, in maniera sostenibile, alla Locanda dei Buoni e dei Cattivi, un progetto della onlus Domus della Luna, che assiste e cura bambini, mamme e ragazzi in situazioni di grave difficoltà. Alcuni di loro li troverete in locanda, un ristorante con camere premiato per ben tre volte dal Gambero Rosso per la qualità della sua ospitalità. “Il popolo sardo, come i popoli venuti ultimi alla civiltà moderna e già fattisi primi, ha da rivelare qualcosa a se stesso e agli altri, di profondamente umano e nuovo”, ha detto lo scrittore e politico militante Emilio Lussu. La Sardegna, invece, che David Herbert Lawrence ha definito “fuori dal tempo e dalla storia”, per il suo autore contemporaneo più noto, Marcello Fois, “da quando Domineddio l’ha scagliata al centro del mare è stata sempre granaio, miniera e serbatoio di carne da combattimento, di botoli feroci, per l’Italia da farsi”. Il tempo eterno eppur antichissimo che caratterizza l’isola, e questa idea di laboratorio del presente, trova compimento nella sua trilogia, conclusasi da poco per Einaudi (Stirpe, Nel tempo di mezzo e Luce perfetta) che segue i passi della famiglia Chironi (ogni riferimento è puramente causale) nella storia del mondo. Ma non è l’unico dei molti contributi e omaggi che Fois dà alla sua terra. Da segnarsi sicuramente in agenda c’è anche l’importante appuntamento con Isola delle Storie, il festival da lui diretto che ogni estate porta nell’incantevole paese di Gavoi, nel cuore della Barbagia, il gotha della letteratura mondiale. Barbaricina è anche Maria Lai, scomparsa il 16 aprile del 2013. Se desiderate renderle omaggio, a tre anni esatti dalla sua morte, un modo potrebbe essere quello di visitare Stazioni dell’Arte a Ulassai, nella provincia dell’Ogliastra, un

museo a cielo aperto costruito nella vecchia stazione ferroviaria del borgo, che da oltre trent’anni porta avanti la ricerca e oggi l’eredità dell’artista, nel suo paese d’origine. Andando verso Orani, invece, po-

trete visitare il Museo Nivola, oggi con un nuovo allestimento concepito per raccontare l’artista Costantino Nivola, che ha diviso la sua vita tra l’Italia e New York e la sua opera, di cui è conservata la più grande collezione, in un allestimento progettato con la sua vedova Ruth Guggenheim. Seconda tappa gourmet da S’Apposentu di Casa Puddu, il ristorante di Roberto Petza, che si autodefinisce “un progressista e un conservatore” e che parte dai piatti della tradizione, come il maialino e la pecora per costruire una esperienza. Ultima data da segnarsi, fra tradizione e sperimentazione, è la festa di Sant’Efisio a Cagliari, il 1° maggio, una delle più antiche processioni religiose italiane, con 65 chilometri di percorso e fedeli in costumi tradizionali provenienti da tutta la Sardegna. Roba da far perdere la testa ai performer!

MO(N)STRE

di FABRIZIO FEDERICI

CROCEVIA CAGLIARITANO La cattedrale di Cagliari [nella foto] si para davanti al visitatore con una maestosa facciata romanica. Una facies che non sorprende, se si pensa alla fioritura di splendide chiese in stile romanico pisano che caratterizza l’isola (dalla celeberrima Trinità di Saccargia a San Pietro di Sorres, fino alla Basilica di San Gavino a Porto Torres). Tuttavia, a guardarla meglio, la facciata, ci si accorge che il suo romanico si merita il prefisso “neo”: si tratta infatti di una creazione recente. All’inizio del Novecento la facciata seisettecentesca fu distrutta, con il pretesto del distacco di alcuni marmi e nella speranza di ritrovare al di sotto di essa la facciata originaria. Che non si trovò, e così la chiesa rimase “nuda” per un paio di decenni. Nel 1933 fu realizzato l’attuale prospetto, episodio di quell’immane ondata di restauri di ripristino che, tra il XIX e il XX secolo, sacrificarono il Barocco sull’altare della ricreazione dell’aspetto medievale di importanti chiese. Se però entriamo nello splendido duomo, il Medioevo pisano lo troviamo per davvero: addossate a quella stessa facciata, che da fuori colpisce per il suo stile “fintage”, risplendono due cantorie assemblate con elementi scultorei provenienti dal pergamo che, tra il 1159 e il 1162, maestro Guglielmo scolpì per la cattedrale di Pisa e che nel 1312 lasciò la città toscana alla volta di Cagliari. La stessa impressione di una città, e di un’isola, ieri come oggi al centro di una rete di scambi e connessioni, la si ricava se dal duomo facciamo pochi passi ed entriamo nel Palazzo di Città, uno degli spazi espositivi in cui si articolano i vivaci Musei Civici. Se nell’estate del 2015 era stata qui ospitata la bella rassegna Il Di/Segno del cinema, dedicata ai disegni e alle pitture di noti registi italiani (sardi e “continentali”), quest’anno – fino al 10 aprile – vi si può visitare la vasta esposizione Eurasia, che ripercorre lo sviluppo della civiltà in epoca preistorica ed è il primo frutto di un protocollo di collaborazione triennale tra la città e l’Ermitage di San Pietroburgo.

L’ALTRO TURISMO

di STEFANO MONTI

DESTAGIO… CHE? È circa un decennio che si ripetono come grani di un rosario parole-chiave che assolvono dai peccati gli esperti di ogni professione. Alle volte vengono usate con senso critico, altre per comodità, altre ancora per una necessaria attività di mediazione tra chi le pronuncia e chi vuole sentirsele dire: più o meno utilizzi legittimi. Ciò che dovrebbe ormai essere chiaro in comparti come quello della cultura, delle industrie culturali e creative e dell’industria turistica, è che le strategie di lungo periodo non esonerano dall’operatività del breve. Cosa significa de-stagionalizzare i flussi turistici? Cosa significa diversificare le strategie di turismo, verso un turismo sostenibile? Che significa attuare strategie di medio periodo per il rilancio del traffico marittimo? C’è davvero un’idea concreta di quali routine applicare per ottenere questi risultati? In alcuni territori del nostro Paese sono state avviate delle iniziative volte a massimizzare gli obiettivi di medio periodo, mentre in altri questa visione rimane ancorata ai powerpoint, persa tra i pdf, i GANNT e nel filo che collega il microfono all’altoparlante. Per avere la prova di quanto sia reale questo approccio, basta guardare due semplici dati (forniti su base quinquennale da fonti del Governo) legati a una regione. Per essere ancora più incisivi non prendiamo una regione qualunque (ammesso che sul versante turistico ce ne siano) ma prendiamo una circoscrizione territoriale che punta molto sul comparto turistico, quale può essere la Sardegna. Con una breve ricerca su Google si possono tranquillamente reperire notizie contenenti la parola destagionalizzazione già nel 2001, eppure, a guardare l’andamento degli ultimi anni, non sembra ci si sia proprio mossi in questa direzione. Allora guardiamoli, i dati: il primo è l’indicatore di turismo nei mesi non estivi, che misura il rapporto tra le giornate di presenza turistiche nei mesi non estivi e la popolazione di un territorio; l’altro, l’indicatore di capacità di attrazione di consumi turistici, è il rapporto tra le presenze e gli abitanti. Entrambi evidenziano un calo delle presenze turistiche, ancora più evidente quando non si prendono in considerazione i mesi di punta, la cosiddetta alta stagione. Il fatto che ci sia una più alta percentuale di turisti durante i mesi estivi, per un territorio come quello sardo è del tutto naturale. Il problema è che i dichiarati sforzi e le risorse pubbliche impiegate per attenuare il divario tra l’alta e la bassa stagione non hanno portato a risultati concreti.

PERCORSI

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