Artribune Magazine #18

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Ma cosa si intende per Polesine? Soprattutto la Provincia di Rovigo, che si estende fino al Delta del Po e che vi consigliamo di visitare se, nelle vostre rotte verso la Biennale Architettura a Venezia, avrete qualche giorno da dedicare alle vacanze. Si tratta di una terra dal paesaggio naturale straordinario, se si pensa alla varietà di opportunità che offre agli amanti delle escursioni e del bird-watching. Ma è in grado di accontentare anche i turisti più esigenti, a caccia di occasioni culturali. Ad esempio, a Palazzo Roverella è in corso fino al 22 giugno una mostra che mette a confronto le teste di serie Böcklin, Klimt, Munch con la pittura italiana. Intito-

lata L’ossessione nordica, cerca di raccontare come l’influsso spirante dal nord, dalla Scandinavia, abbia ispirato gli artisti nostri connazionali, suggestionati dalla pennellata vibrante, passionale e austera di quei maestri. Divenne una sorta di chiodo

fisso, magnifico, che colpì soprattutto i colleghi del Norditalia, contaminandoli in un confronto avvincente che ingaggiarono pittori come de Chirico, Sartorio, Previati, Fortuny e tanti altri ancora. L’affezione alla cultura ha una lunga storia, qui. Non a caso, è la patria della famosa, bellissima, visitatissima Villa Badoer disegnata da Andrea Palladio, a Fratta Polesine, anche detta La Badoera, per il nome del suo committente, unica al mondo e per questo tutelata dall’Unesco dal 1996 [nella foto in basso]. Sede del Museo Archeologico Nazionale, è circondata da molte sorelle, come la Villa Molin, degli allievi dell’architetto padovano, Villa Dolfin, Villa Oroboni e tante altre. Non solo mostre, inoltre: il Polesine è, infatti, terra di turismo liturgico, che quest’anno si concretizza in un particolarissimo Festival Biblico e di cultura religiosa, diffuso in ben quattro città venete. Si svolgerà dal 22 maggio al 2 giugno. Una curiosità? Sono state oltre 45mila le presenze che hanno affollato questa manifestazione nel 2013. Sull’altro “lato della carreggiata”, nella vicina Ferrara, a soli 38 chilometri segnaliamo, in un itinerario ideale che collega questi luoghi di terra e acqua, il Buskers Festival, manifestazione conosciuta in tutto il mondo e dedicata alla musica e al teatro di strada. Le date sono dal 22 al 31 agosto, per un avvenimento che porta 1.000 artisti dall’intero globo e tanti spettatori. Da segnare in agenda. Se siete, invece, a caccia di un’esperienza gourmand, vi consigliamo la Locanda Al Pizzon, ristorante, albergo (locanda, appunto) ed ecomuseo. Voluta da Maurizio Barotto e dalla sua compagna, di origine marocchina, offre dormite fiabesche e un appassionante menu, in un vecchio mulino che rispetta le istanze della tradizione. Protagonisti sono naturalmente il pane e la pinza veneta, un impasto ricco, corposo, cotto al testo. Un altro indirizzo valido, ad Arquà Polesine, è la ultracentenaria Trattoria degli Amici, della famiglia Chiarion, anch’essa radicata in maniera viscerale al territorio, come dimostra la sua Sopa Coada, di carne di piccione ed interiora.

MO(N)STRE

di FABRIZIO FEDERICI

CITTÀ D’ARTE DI NUOVA GENERAZIONE I centri espositivi italiani sorti negli ultimi due decenni sono innumerevoli. La volontà di ritagliarsi uno spazio nel panorama culturale della Penisola, e ancor più di intercettare il consistente flusso turistico legato all’esplosione della “mostrite”, è stata alle origini della proliferazione, che ha riguardato città grandi e (soprattutto) piccole, distribuite in tutto il Paese, e in particolare in un Nord-Est allargato che comprende Lombardia ed Emilia-Romagna. Alcuni di questi centri sono durati l’espace d’un matin (è mancato il sostegno della città, oppure rivolgimenti politici ne hanno decretato la prematura fine), altri hanno proseguito il loro cammino fino a oggi. Particolarmente interessante l’esempio di quelle sedi, teatro di “grandi mostre”, che hanno decretato l’ingresso nell’olimpo delle città d’arte e delle mete culturali di città che prima non ne facevano assolutamente parte. È il caso di Palazzo Roverella a Rovigo, che propone rassegne incentrate soprattutto sull’arte fra Otto e Novecento, privilegiando i movimenti più che le singole figure e ponendo l’accento sulle connessioni fra artisti italiani e stranieri, come avviene nell’esposizione attualmente in corso, L’ossessione nordica [nella foto: Cesare Laurenti, Visione Antica, 1901]. Alla Rovigo di Palazzo Roverella si può accostare la poco distante Forlì dei Musei di San Domenico. Significative le tangenze tra le due sedi espositive: la collocazione in edifici storici, la convivenza tra raccolte civiche d’arte antica e mostre temporanee, la gestione demandata dal Comune alla fondazione della locale Cassa di Risparmio, l’anno di avvio delle attività (2006) e persino il periodo in cui si tengono le mostre di maggior richiamo (la prima metà dell’anno). In entrambi i casi si ha a che fare con “grandi mostre” (per le dimensioni, l’appeal degli argomenti trattati, l’entità degli investimenti e l’insistenza del battage pubblicitario), ma non con inutili parate di capolavori. Goldin, per intenderci, da queste parti non ha mai messo piede. Finora.

L’ALTRO TURISMO

di STEFANO MONTI

POLESINE, DESTINAZIONE EMERGENTE “Terra ospitale tra due fiumi”: questa è la descrizione presente sul sito di promozione turistica del Polesine, territorio situato tra il basso corso dei fiumi Adige e Po e il Mar Adriatico. Fuori dalle rotte ufficiali del turismo e nelle vicinanze di una delle mete più visitate d’Italia, il Polesine è la dimostrazione di come un’attenta opera di organizzazione e la messa a rete delle competenze distintive del territorio e delle risorse pubbliche e private siano in grado di aumentare l’attrattività di una destinazione turistica. Definita la “terra più giovane d’Italia”, avendo mutato le vesti nel 1604 in seguito alla deviazione del fiume che ha dato vita al Delta del Po, il Polesine si caratterizza per la presenza di una natura incontaminata e dei suoi corsi d’acqua. L’attivazione di itinerari turistici lenti, percorsi ciclabili e fluviali capaci di racchiudere in un’unica filiera aree naturalistiche, in cui acqua e terra si uniscono a una cultura rurale, connotandone i ritmi e l’enogastronomia, e a un patrimonio culturale diffuso sono l’esito di un approccio collaborativo alla valorizzazione turistica. Utilizzando le risorse provenienti dall’Unione Europea per la cooperazione transfrontaliera, il Polesine ha attivato sinergie con la Slovenia e la Francia. Avviata con il progetto Slow Tourism, la cooperazione con la Slovenia si è evoluta nel MoToR – Mobile Tourist Incubator, in cui natura e cultura si fondono con le nuove tecnologie. Il risultato? Junaio, un’app che, sfruttando la realtà aumentata, conduce i turisti alla scoperta dei luoghi più belli dell’area. Al via anche l’iniziativa di promozione turistica congiunta dei territori e dei prodotti tipici del Polesine e della Camargue. E se la collaborazione transfrontaliera è - e sarà nei prossimi anni - fondamentale, altrettanto deve dirsi delle sinergie pubblico/privato attivate nel territorio. Un esempio? La grande mostra L’ossessione nordica, organizzata a Rovigo dalla Fondazione Cariparo in collaborazione con le istituzioni locali, che ha attratto 2mila visitatori nel solo weekend d’inaugurazione, il 22 e 23 febbraio scorsi. Natura, patrimonio storico-artistico e un’offerta culturale di qualità sono i tratti distintivi di questa destinazione turistica emergente.

PERCORSI 85


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