Gioca Estate 2 - Narrativa

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Sabina Gnerre

Amici delL’ambiente

ARDEA

UNA VACANZA AVvENTUROSA 2


I G G A N O S R E P I A I R O T S A L L E D MAM MA RACH ELE PAPÀ MICH ELE

MARIUCCIA TO N IN O

M E D U SA O M B R 2

ET TA


PIPPO OT TO B RACCIA

ARTU R O IL PELLICAN O

D OT TO R U G O

SIG N O RA G RAN CH IOT TA

E MARITO 3


LA PARTENZA Tutte le estati si ripeteva la stessa storia per la famiglia Granchietti: un imprevisto all’ultimo momento e… addio vacanze! Ma quest’anno per nessun motivo avrebbero rinunciato a partire. – Guarda come mi sono ridotta: ho persino le occhiaie viola! – esclamò mamma Rachele. – Spiegati meglio, non riesco a capire! – disse il marito. – Mi riferisco ai figli dei nostri vicini, che usano lo scoglio come trampolino per i loro continui tuffi.

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L’altro giorno sono stata sommersa da una montagna di spruzzi e di alghe, poi ho scoperto due pesciolini che si agitavano tra i miei capelli e poi… – E poi? – Ho buttato in acqua i pesciolini e sono andata dal dottore col cuore a pezzi per lo spavento.

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Per non parlare dei paguri, delle ostriche e delle cozze, che lasciano i loro gusci davanti alla porta della nostra casa! – concluse mamma Rachele. – La mamma ha ragione, è molto stanca, ha bisogno di svago e di riposo. – intervennero Tonino e Mariuccia – Anche noi abbiamo bisogno di cambiare aria. – Vera mi chiama “Pelosetta” – precisò Mariuccia mortificata – e mi fa anche la pernacchia e, mentre lei ride, io puntualmente piango.

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– È davvero antipatica! – puntualizzò Tonino porgendo alla sorellina il fazzoletto che ben presto si inzuppò di lacrime. Papà Michele guardò amorevolmente moglie e figli e decisero di organizzare subito la partenza. Ma dove andare in vacanza? – Andiamo in montagna, un po’ di aria buona è quel che ci vuole, esploreremo i boschi e i prati – propose papà Michele.

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– Andiamo in un villaggio turistico, dove possiamo divertirci e sgranchirci un po’ a suon di musica! Bagni, tuffi, risate e tanta tanta allegria! – propose mamma Rachele. – Evviva! L’idea della mamma è davvero fantastica! – gridarono in coro i granchietti abbracciando papà Michele fino a togliergli il respiro. – Come sempre la mamma ha trovato una soluzione – esclamarono i fratellini facendo gli occhi a cuoricino e visibilmente compiaciuti, abbracciarono mamma Rachele e papà Michele. – Ti confesso che anch’io sono stanco: non tollero più l’astice Filippo, è diventato vecchio, litigioso e più sordo di una campana. Spesso mi divertivo a giocare a carte con lui ma, da circa un mesetto, imbroglia e quando glielo faccio notare, nega e mi fa persino gli occhiacci – concluse papà Michele.

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La partenza fu fissata per il mattino del giorno seguente. – Non vedo l’ora di poter indossare i miei vestiti nuovi! E tu mamma vorresti che li lasciassi qui?! – piagnucolò la piccola Mariuccia.

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La mattina seguente, alle ore sette, la sveglia di casa Granchietti iniziò a suonare ininterrottamente. Tonino e Mariuccia erano già svegli da un pezzo, quindi saltarono giù dal letto per vestirsi in fretta e correre in cucina. – È l’odore inconfondibile della crostata di papà! – esclamarono i fratellini, che già avevano l’acquolina in bocca. – È la prima volta che vi vedo schizzare come frecce al primo squillo della sveglia! – ridacchiò papà Michele mentre infilava un angolo di tovagliolo nella canottiera.

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– Oggi è un giorno speciale: finalmente partiamo per le vacanze! – esclamarono in coro i due birichini. – Dobbiamo sbrigarci o non troveremo posto in nessun villaggio – continuava a ripetere mamma Rachele. – Mentre voi finite di sistemare le valigie, io vado in cerca del sasso giusto per chiudere l’uscio di casa, non vorrei che al nostro ritorno la trovassimo occupata! – concluse. Dopo un po’, papà Michele sistemò i bagagli nell’auto.

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– Graziosa, vero? Con Verdolina faremo un figurone! Tutti ce la invidieranno. È un’auto formidabile fatta di alghe verdi esiccate al sole d’agosto – puntualizzò papà Michele rivolgendosi ai figli che, impegnati com’erano a sistemare i secchielli, le formine e le palette, non gli diedero alcuna risposta. – Hai fatto il pieno di benzina? Hai controllato le ruote? – chiese più volte mamma Rachele salutando la signora Granchiotta, che in quel momento rientrava a casa sottobraccio al marito.

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– Siete in partenza? Andate in vacanza? In quale località? Per quanti giorni? Chi innaffierà le piante del vostro giardino? Avete dimenticato qualcosa? – La pazienza! Sì, abbiamo dimenticato la pazienza! – ripeté mamma Rachele entrando nell’auto e salutandoli. Papà Michele strombazzando allegramente si allontanò subito.

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UN VIAGGIO AVVENTUROSO – C’è un sole meraviglioso! – esclamarono Tonino e Mariuccia guardando fuori dal finestrino l’incantevole paesaggio che scorreva davanti ai loro occhi: casette bianche col tetto rosso, fattorie, pecore che brucavano placidamente l’erba, immensi prati punteggiati di fiori colorati.

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– Sotto il ponte scorre un fiume! – esclamarono stupiti i fratellini. – Ma noi andiamo verso il mare e precisamente al famoso villaggio: ”Il Pino Solitario”. – Solitario?! Perché il villaggio è formato da un solo pino che è triste perché è solo? – chiesero i piccoli rammaricandosi. Papà Michele e mamma Rachele scoppiarono in una fragorosa risata. Poi improvvisamente il sole scomparve dietro nuvoloni neri.

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– Santo cielo! – esclamò papà Michele, diventando improvvisamente pensieroso. – Si avvicina un temporale. Un lampo illuminò il cielo e subito dopo si sentirono due tuoni fortissimi. Mamma Rachele sbiancò di colpo e, portandosi le mani nei capelli, fece cadere il cappellino nuovo di paglia; papà Michele balbettò poche parole mentre i due fratellini si erano abbracciati ed erano rimasti ad occhi chiusi per paura di essere accecati da un nuovo lampo.

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Intanto cresceva la furia del temporale. Goccioloni d’acqua cadevano spaventosamente dal cielo. Nell’auto calò un silenzio spaventoso, interrotto da strani rumorini. – Scommetto che hai le rane nella pancia – disse con un filo di voce mamma Rachele rivolgendosi al marito. – Anche i rospi! Sai benissimo che quando mi impressiono nella mia pancia c’è un’orchestrina – e, mentre cercava di mantenersi calmo, il motore dell’auto dapprima singhiozzò e poi si spense con un rumore assordante.

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– E ora che facciamo? – chiesero preoccupati Mariuccia e Tonino. – Aspettiamo che Verdolina si riprenda dallo spavento – rispose mamma Rachele. Per non impressionare i piccoli e per farsi coraggio iniziò a cantare la canzoncina della pioggia canterina:

Dal cielo scendi giù e cantando allegramente ti diverti sempre più. Un forte temporale di lampi e di tuoni nel cielo si sentono tanti, tanti suoni. Cic ciac cic ciac cic ciac la festa ormai è finita la pioggia è svanita il sole splenderà questa è la novità. 18


I fratellini applaudirono e sorrisero, ma la pioggia continuava a cadere sempre più fitta. – Mamma, ma il sole quando spunterà? – chiese Tonino. – Domani, vero? – intervenne Mariuccia. – E noi dove trascorreremo la notte? Ma dove siamo? – Siamo qui! E qui rimarremo per tutta la notte! – intervenne papà Michele, regalando a tutti un sorriso rassicurante per mascherare la paura che gli stringeva il cuore.

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QUANTE SORPRESE! L’indomani mattina si svegliarono accecati da un sole caldo e luminoso che mise tutti di buon umore. – Rachele, leggi bene l’indirizzo del nostro villaggio turistico, qui ci sono tanti stabilimenti! Guarda la pianta e cerca di non sbagliare! – disse papà Michele alla moglie procedendo con l’auto a passo di formica.

MARIO

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– È quello! È quello laggiù! Si vedono gli ombrelloni a spicchi rossi, gialli e verdi. Finalmente siamo arrivati! – annunciarono trionfanti i due fratellini. E si lanciarono fuori dalla macchina non appena questa si fu fermata. Mamma Rachele continuava a chiamarli, ma i due birichini si erano precipitati alla reception e parlavano fitto fitto con il bagnino Mario, il nome lo aveva stampato sulla canotta rosso fuoco.

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– Io sono Mariuccia, questo è mio fratello Tonino; siamo in vacanza con i nostri genitori. Dov’è il nostro ombrellone? Speriamo in prima fila perché papà non sopporta sentirsi imbottigliato, mamma soffre il caldo e noi vogliamo fare tanti castelli di sabbia sulla battigia. – Mariuccia, smettila di fare domande a raffica, sembri una mitragliatrice! – la rimproverò sua madre con il fiato corto per il troppo correre.

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Un’ora dopo, papà Michele ronfava sotto l’ombrellone, mamma Rachele leggeva un libro e controllava i figli, che facevano l’ennesimo bagno della giornata. In acqua c’erano anche dei polpi che giocavano a pallavolo. Tonino e Mariuccia chiesero a uno di loro il permesso di partecipare. – Potreste bucare il pallone! E poi non siete abbastanza allenati! E poi siete due autentiche frane! E poi... andate via, perché ci state disturbando! – fu la risposta del polpo che riprese con gli altri la partita sollevando una montagna di spruzzi.

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LA GROTTA MISTERIOSA La mattina seguente, Mariuccia si svegliò presto: aveva deciso di andare a perlustrare una strana caverna di cui aveva sentito parlare sulla spiaggia da un anziano granchio che prendeva il sole per curare i reumatismi. “Esplorando caverne misteriose, si possono fare delle scoperte emozionanti: conoscere luoghi sconosciuti e straordinari; trovare tesori sommersi e dimenticati”, continuava a ripetersi Mariuccia.

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La coraggiosa granchietta convinse suo fratello a seguirla. Quando finalmente raggiunsero il posto, notarono che le pareti rocciose della grotta erano molto scure. – E voi che cosa fate qui? – chiese il polpo Pippo Ottobraccia muovendo i suoi lunghi tentacoli e tossendo fino a rimanere senza respiro. – Siamo in vacanza, non vedevamo l’ora di esplorare le bellezze di questi luoghi a noi sconosciuti, ma tanto decantati alla tivù – rispose pronta Mariuccia, per poi proseguire, con tono canzonatorio:

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– Tu, piuttosto, vedo che hai finito da un bel pezzo la partita. Ora te ne stai lì, buono buono, con le braccia ciondoloni e l’aria abbattuta, mentre ieri facevi lo spaccone insieme ai tuoi compagni; davvero una bella squadra la tua! Per un po’ nella grotta si sentì solo il respiro affannoso di Pippo Ottobraccia; poi, all’improvviso, la sua voce ruppe il silenzio: – Ho una fitta tremenda qui – disse indicando uno dei suoi otto tentacoli – e poi mi manca il respiro… Forse sto morendo? – chiese sbiancando di colpo.

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– In effetti non hai un bell’aspetto: gli occhi sono diventati molto, molto grandi e cerchiati di viola, la lingua e le guance poi sono piene di puntini rossi – puntualizzò Mariuccia. – A dir la verità, sei alquanto buffo e fai proprio ridere! – concluse Tonino, soffocando la risata. In quel momento arrivò la medusa Ombretta che, con la sua cuffietta fosforescente, illuminò la grotta e il povero Pippo, il quale riprese a lagnarsi. – E tu chi sei? – chiesero i granchietti. – Da dove sbuchi?

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– Ho sentito che Pippo si lamentava e sono corsa in suo aiuto. Presto, presto! Non c‘è tempo da perdere. Pippo respira sempre più a fatica, bisogna chiamare un chirurgo! – gridò allarmata Ombretta, tirando fuori dal cappello gelatinoso una strana conchiglia a forma di telefono. Dopo un po’, Dino il delfino, con un balzo acrobatico, approdò all’ingresso della caverna. Dal suo dorso scese, traballante e con la testa frastornata, il chirurgo Ugo. Il dottore si avvicinò al povero Pippo per visitarlo, ma questi incominciò a contorcersi anche per la paura.

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Inaspettatamente i suoi tentacoli si accorciarono e si annodarono. – Sono grave, dottore? – chiese con un filo di voce il povero Pippo. – Devi essere operato d’urgenza! Ho bisogno di un medico anestesista e di un infermiere – decretò, preoccupato, il luminare. Ombretta, senza farsi pregare, fece un paio di telefonate e subito arrivarono i dottori pesce Sega e pesce Martello.

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– Devo urgentemente aprirgli la pancia e districare i tentacoli se vogliamo salvarlo! – puntualizzò l’illustre chirurgo osservandoli attentamente con una speciale lente di ingrandimento. A quelle parole Pippo Ottobraccia incominciò a disperarsi, pianse così tanto che i granchietti Tonino e Mariuccia si commossero e neppure loro riuscirono a trattenere le lacrime. – Dov’è l’anestesista? – gridava spazientito il dottor Ugo.

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– Ma sono qui da un pezzo! – intervenne il dottor pesce Martello. – Sono pronto a dargli una martellata in testa. È un’anestesia rapida ad effetto immediato. In quel momento arrivò un giovane infermiere, un simpatico polpo che, capita la situazione, con una delle sue ventose sigillò la bocca di Pippo mandandolo nel mondo dei sogni. Il dottor pesce Sega, senza perdere tempo, con un colpo netto, praticò un lungo taglio alla pancia di Pippo.

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– Guardate qua che roba! Non ho mai visto una cosa del genere! La sua pancia sembra una pattumiera: pezzi di bottiglie, frammenti di piatti, bicchieri e buste di plastica! – esclamò il bravo chirurgo. – E ci sono persino un cotton fioc, un cerotto e il tappo che aveva ostruito la faringe! – aggiunse, dopo avergli esplorato la gola. – È davvero incredibile! – esclamarono sconcertati Tonino e Mariuccia. Nel frattempo Pippo Ottobraccia aveva riaperto gli occhi e, con sommo stupore, aveva potuto notare che i suoi lunghi tentacoli fluttuavano dolcemente:

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– Mi sento molto bene e poi... – E poi? – gli chiesero tutti in coro. – E poi ho una fame da lupo – precisò Ottobraccia, lasciando tutti senza parole. Il medico, con uno sguardo di rimprovero, gli disse: – Per carità! Frena l’appetito! Per una pronta guarigione, ti prescrivo una dieta leggera ma, allo stesso tempo, ricostituente e miracolosa! Colazione: polpa fresca di tre ricci di mare e un sorso di olio di fegato di merluzzo. Pranzo: brodino di stelle marine. Merenda: frullato di alghe. Cena: bieta marina saltata in padella. Prima di andare a letto, bere una conchiglia di latte scremato.

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EMERGENZA INQUINAMENTO! – C’è un’emergenza! Il telegiornale del mare ha appena trasmesso un’edizione straordinaria: causa petroliera in avaria, un liquido nero si è riversato al largo della spiaggia “Il Pino Solitario”. Molti sono i bagnanti “contaminati”, alcuni dei quali mostrano gravi segni di intossicazione – intervenne la medusa Ombretta sopraffatta da un terribile presentimento.

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– È il nostro villaggio, lì ci sono mamma e papà – mormorarono Mariuccia e Tonino con gli occhi pieni di lacrime. – Dobbiamo intervenire subito, molti pesci rischiano di morire – continuava a ripetere la medusa Ombretta diventando ora verde, ora rossa, ora blu a causa della forte agitazione. – Dobbiamo raggiungere il villaggio, non c’è tempo da perdere! – esclamarono tutti col cuore che batteva a mille.

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Ombretta estrasse il suo cellulare e chiamò Arturo il pellicano. – Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo raggiungere il villaggio “Il Pino Solitario”. I dottori e i due fratellini presero posto nella sacca del becco del pellicano, che portò a termine la missione in un battibaleno. Appena arrivati, Tonino e Mariuccia videro dei pesciolini agonizzanti che, di tanto in tanto, emergevano in una larga chiazza di liquido scuro e vischioso.

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– La situazione è molto grave – commentarono preoccupati i due fratellini. – I pesciolini sono neri come il carbone e respirano a fatica. Nel frattempo sentirono una voce a loro familiare: – Dai, forza, aggrappati alle mie chele! Era papà Michele che, a capo di una lunga fila di granchietti, tirava fuori i pesciolini imprigionati in quella pozza mortale, per passarli a sua moglie, la quale, a sua volta, li affidava al granchietto successivo e così via, fino ad arrivare all’ultimo della fila che li metteva in salvo sulla spiaggia.

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E, intanto, la medusa Ombretta e i dottori Ugo, pesce Sega e pesce Martello riuscirono a salvarne tanti. – Finalmente respiro! – mormorò nonno merluzzo. – Temevo di non farcela – disse rivolgendosi ai dottori. – Potrò riabbracciare i miei nipotini – mormorò in un sussurro nonna triglia, che si era appena ripresa dallo spavento. Una vera catena di montaggio che diede i suoi frutti: molti pesciolini riuscirono ad evitare la morte. Si erano formate tre squadre: oltre quella già operativa dei granchietti, avevano dato il loro contributo: quella dei pesci pulitori, capitanati da un’infaticabile Pezzetta; quella dei pesci aspiratori, guidati dall’intrepido Cavalluccio Marino; quella dei pesci trasportatori, con in testa il pesce Palla che, una volta raccolto il petrolio, lo riversava nei crateri dei vulcani marini. 38


Alla fine di quella terribile giornata il mare era così pulito che ci si poteva specchiare.

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FINALMENTE La medusa Ombretta e i bravi dottori si complimentarono con il granchio Michele e con sua moglie Rachele. – Sprezzanti del pericolo, avete messo in salvo migliaia di pesciolini – disse il dottor Ugo congratulandosi.

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Il granchio Michele, con la voce rotta dall’emozione, riuscì appena a mormorare: – Salvare la vita di chi è in pericolo è un dovere. Vi ringrazio. – aggiunse con la voce rotta dal pianto. – Mamma, papà siete dei campioni! – esclamarono Mariuccia e Tonino e li abbracciarono forte forte, tempestandoli di baci. – Quello che adesso vogliamo davvero, è tornare subito a casa a bordo di Verdolina e finalmente ri-po-sa-re!!!

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– Un ultimo bagno e poi ancora un altro e... un altro ancora – implorarono i fratellini. – Ti prego, ti prego, papino! Ti prego! – insistette Mariuccia con voce implorante. Mamma Rachele guardò amorevolmente i suoi figli, poi lanciò uno sguardo di intesa al marito, che ricambiò con un radioso sorriso. Armati di pinne, braccioli e ciambella, mamma Rachele, Tonino e Mariuccia avanzarono verso la riva ed entrarono in acqua, mentre papà Michele preferì distendersi sul materassino e farsi dolcemente cullare dalle onde.

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– Micheleee, Micheleee! Svegliati! – era il gabbiano Gaetano che, sorvolando le acque limpide del mare in cerca di cibo, si era accorto che la corrente stava trascinando il materassino contro gli scogli. Non c’era tempo da perdere: scese in picchiata e, con uno sforzo enorme, riuscì a spingerlo sulla spiaggia. – Oh, mio Dio! Cullato dalle onde, mi sono addormentato! Grazie, Gaetano! – mormorò papà Michele riprendendosi dallo spavento. Poi, ancora frastornato per lo scampato pericolo, passandosi una mano sulla testa calva, vide Tonino, Mariuccia e mamma Rachele, che si divertivano da pazzi e il suo cuore si riempì di gioia.

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DENTRO LA STORIA Nel racconto ci sono molti personaggi. Disegna quello che ti è più simpatico.

Quale delle avventure marine di Mariuccia e Tonino ti sarebbe piaciuto vivere? Perché?

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Rispondi alle domande. Rendere il mare bello e pulito è possibile soltanto con la collaborazione di tutti, sei d’accordo? Quali sono le regole da osservare? Scrivile e, una volta tornato a scuola, confrontale con quelle dei tuoi compagni. Sono le stesse?

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Tra quelle scritte, quale regola ti risulta più difficile da rispettare? Perché?

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Come pensi di poter contribuire a ridurre la quantità di plastica che finisce in mare?

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Il petrolio disperso in mare cosa può causare?

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LABORATORIO

UN SOGNO DIVERTENTE Ho fatto un sogno divertente. Ho sognato una triglia con un dente, un merluzzo col ciuccio in bocca un pesce che mangiava un’albicocca. C’erano una seppia con la parrucca una sogliola vecchia e brutta. C’era anche un polpo col cappello che inseguiva un piccolo nasello. In questo sogno c’era un’orata tanto triste e raffreddata. C’erano una spigola col morbillo e il gamberetto Camillo. R. Dattolico

Disegna e colora in maniera originale i personaggi della filastrocca.

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1. Inserisci in un tubo di cartone alcuni sassolini. 2. Chiudi, agita piano e ascolta.

oppure... 1. Riempi d’acqua una bacinella. 2. Con una mano muovi dolcemente l'acqua contenuta nella bacinella: sentirai il mormorio delle onde.

VARIOPINTO 1. Disegna sul cartoncino un grazioso pesciolino. 2. Ritaglia e incolla sul pesciolino tante perline colorate. 3. Utilizza la perlina più scura per l´occhio.

Occorrente: • cartoncino bianco • matita • forbici • colla

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LABORATORIO Usa la fantasia per costruire un‘opera d‘arte con alcuni elementi del mare. A lavoro ultimato descrivi le tue emozioni.

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