Eco del Seminario 2012

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PERIODICO DEL SEMINARIO ARCIVESCOVILE DEI CHIERICI DI CATANIA MARZO 2012

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Bisogno di imitazione

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Seguimi

5 6 8 10 12 14 15 20 21 22 23 28

Mons. Salvatore Gristina Don Giuseppe Schillaci La Sequela

Don Salvatore Genchi Tre nuovi seminaristi

Giuseppe Maenza, Matteo Minissale, Ugo Rapicavoli Propedeutico e VI anno pastorale all’insegna della pastorale giovanile

Don Salvo Gulisano

La comunità del Seminario Grazie per questa esperienza di comunione e di vita

Paolo Catinello

I nuovi presbiteri

Don Rosario Balsamo

Una fraterna testimonianza per ricordare Mons. Giuseppe Scuderi

Don Agatino Caruso

Un ricordo di Mons. Antonino Minissale

Don Francesco Aleo

Un mese intero in compagnia di Dio

I seminaristi del III anno

Benedetto Dio che ci ha scelti per essere santi e irreprensibili nell’amore

I seminaristi del II e del IV anno

Dal diario del Seminario Album

REDAZIONE

Seminario Arcivescovile dei Chierici viale Odorico da Pordenone, 24 95126 Catania telefax 095 333331 e-mail: seminariochiericict@libero.it conto corrente postale 11 66 79 53

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iventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (cfr. 1Cor 11,1). Le parole di San Paolo, che quest’anno sono risuonate con forza nella Liturgia della sesta Domenica del Tempo Ordinario, indicano quale sia il cammino della vita: l’imitazione di Cristo. È un’imitazione di cui, però, se intesa in senso volontaristico, nessuno è capace. Solo coloro cui Cristo stesso dà la grazia di conoscerLo e di imitarLo, di vivere cioè quella totale immedesimazione con Lui che è la nostra santificazione, possono riuscirvi. Il santo Padre Benedetto XVI nel messaggio per la XLIX Giornata di preghiera per le Vocazioni, che celebreremo il prossimo 29 aprile, evidenzia come la capacità di imitazione di Cristo si fonda e trae forza solo nel Suo amore preveniente: «Si tratta di un amore senza riserve che ci precede, ci sostiene e ci chiama lungo il cammino della vita ed ha la sua radice nell’assoluta gratuità di Dio. […] E’ Lui a compiere il “primo passo” e non a motivo di una particolare bontà riscontrata in noi, bensì in virtù della presenza del suo stesso amore “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo”» (cfr. Messaggio per la XLIX Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni). La vita di quanti, come l’Apostolo Paolo ed i ministri della Chiesa, accolgono totalmente questa grazia, diviene poi occasione di incontro e di reale sequela del Signore anche per i fratelli. E’ questa la maggiore sfida della formazione dei futuri ministri del Signore: aiutarli a comprendere il “valore alto ed esigente” del dono della chiamata, il bisogno di imitazione, l’impegno di una loro totale disponibilità all’opera di Dio – l’opera che Dio vuole compiere in ciascuno di noi – e la loro prontezza nell’aderire, con tutto se stessi, alla Sua Volontà. Preghiamo, quindi, il Signore che ci aiuti in questo cammino cominciato con

il Battesimo, un cammino di identificazione con Cristo che si realizza sempre di nuovo nell’Eucaristia come ci ricorda la terza Preghiera eucaristica: “Diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito”. Le considerazioni che precedono ci fanno comprendere come sia delicata la missione di formare i sacerdoti. La formazione proposta nel seminario deve essere, perciò, esigente, poiché sarà una porzione del popolo di Dio a essere affidata alla sollecitudine pastorale dei futuri sacerdoti, quel popolo che Cristo ha salvato e per il quale ha dato la propria vita. È bene che i seminaristi si ricordino che se la Chiesa si mostra esigente con loro, è perché dovranno prendersi cura di coloro che Cristo ha a così caro prezzo attratto a sé. Le attitudini richieste ai futuri sacerdoti sono, infatti, numerose: la maturità umana, le qualità spirituali, lo zelo apostolico, il rigore intellettuale... Per conseguire queste virtù, i candidati al sacerdozio non solo devono poter esserne i testimoni fra i loro formatori, ma ancor di più devono poter essere i primi beneficiari


di queste qualità vissute e dispensate da quanti hanno il compito di farli crescere. La giornata del Seminario aumenti il nostro impegno e la preghiera personale e comunitaria, affinché, ad imitazione di san Paolo, i nostri cari Seminaristi non si stanchino di incontrare Cristo nell’ascolto, nella lettura e nello studio della Sacra Scrittura, nella preghiera e nella meditazione personale, nella liturgia e in ogni altra attività quotidiana. Molto volentieri alla preghiera aggiungiamo anche la nostra cordiale e fattiva vicinanza e solidarietà nei riguardi del Seminario, incrementando l’attenzione che in modo esemplare, particolarmente l’OVS, già testimonia. Profitto anche di questa circostanza per sottolineare l’impegno che tutti, e particolarmente i parroci, dobbiamo dimostrare, affinché in tutte le nostre parrocchie ci sia la provvidenziale attività delle benemerita Opera Vocazioni Sacerdotali.

La Madonna “Regina degli Apostoli” ci dia questa fiducia, ci prenda per mano, ci guidi, ci aiuti nel cammino dell’essere uniti alla volontà di Dio, come Lei lo è stata sin dal primo momento esprimendo questa unione nel suo “Fiat”. Catania, 14 febbraio 2012 Festa dei Santi Cirillo e Metodio

X Prot. 37-2012

Salvatore Gristina


1. Nel nostro tempo cercare di dire, in modo Seguimi… più autentico possibile, il senso del nostro essere cristiani è una questione cruciale e per far questo, credo che, non possiamo sottrarci dal lasciarci seriamente interpellare da una 1. Nel nostro temposequela cercaredidiGesù dire, Cristo. in modo sempre più radicale Il che signipiù significa autenticoriscoprire possibile,e attualizzare il senso delilnostro ficato un’adesione di un’apparessereprofondo cristiani èdiuna questioneecruciale e per tenenza. Siamo cristiani perché ci siamo pofar questo, credo nonSiamo possiamo sottrarci sti alla sequela di che, Cristo. cristiani nella misura in cui seriamente diventiamo sempre più discepodal lasciarci interpellare da una li. Ora, chi si prepara a diventare presbitero sempre più radicale Gesù Cristo. nella Chiesa sa che sequela non puòdiassolutamente trascurare questariscoprire dimensione fondamentale, Il che significa e attualizzare il ma porvi una particolare cura con una contisignificato profondo di un’adesione e di nua meditazione e revisione. A me pare che, un’appartenenza. Siamo cristiani perché ci nella situazione spirituale e culturale in cui noi oggiposti ci troviamo e ci moviamo, siamo alla sequela di Cristo.occorra, Siamo anche da un punto di vista formativo, mettecristiani in sulla cui diventiamo re semprenella di piùmisura l’accento condizione esempre sulla qualità del nostroOra, essere di più discepoli. chidiscepoli si prepara Gesù Cristo. Essere sempre più discepoli di a diventare presbitero nella Chiesa sa che Cristo, questo è il presupposto e la dimennon assolutamente trascurare questa sionepuò fondamentale che più deve contraddistinguere coloro che si preparano dimensione fondamentale, maa guidare porvi domani, con autentico spirito di servizio una particolare cura con una discepoli continua evangelico, le comunità cristiane: al servizio di ealtri discepoli. Discepoli che meditazione revisione. A me pare che, hanno a cuore il proprio discepolato, per quenella situazione spirituale e culturale in cui sto motivo si prendono cura del discepolato noi oggi Ilci seminarista troviamo e cidocile moviamo, occorra, di altri. e diligente in questa non può di dimenanche prospettiva da un punto di pensare vista formativo, ticare o di mettere tra parentesi il suo essere mettere di più l’accento discepolo sempre di Gesù. Anzi in forza di questasulla sua condizione, sempre consapecondizione econ sulla qualitàmaggiore del nostro essere volezza, cammino, cercando discepolisidimette Gesùin Cristo. Essere sempre con più tutto se stesso di vivere il tempo della sua fordiscepoli di Cristo, è il presupposto mazione, alla scuola questo del Maestro, con grande serietà, equilibriofondamentale e radicalità, senza maideve cese la dimensione che più sare di educare ed alimentare il suo desiderio contraddistinguere coloroEgli che si di imparare ad imparare. si preparano fa sempre più docile domani, e docibile. il candidato al a guidare conPerciò autentico spirito di presbiterato, come ogni buon cristiano, non servizio evangelico, le comunità cristiane: pone mai termine alla sua sequela Christi. discepoli al servizio di altri discepoli. 2. Colui cheche si èhanno posto alla sequela Gesù Discepoli a cuore il di proprio ha riconosciuto anzitutto la sua Signoria: è discepolato, per questo motivo si prendono Lui che chiama! L’iniziativa è Sua. È Gesù di Nazareth che ci ha di raggiunti continua a cura del discepolato altri. Il eseminarista raggiungerci. È la sua Parolaprospettiva che ha dischiudocile e diligente in questa non so nella nostra vita una pienezza di senso per può dimenticare di mettere tra cui lapensare nostra di esistenza vale lao pena non solo

viverla pienamente, ma ancor di più metterla in gioco, donarla per amore e solo per amore. Il porsi in ascolto umile del Maestro permette al discepolo di ritrovare ininterrottamente il fascino e la bellezza del suo primo incontro. Chi ha accolto il suo invito si è lasciato mettere in questione, ha accettato di lasciarci interpellare dalla sua Persona, per cui non solo ha saputo ascoltare una volta, ma sa ascoltare con assiduità, con docilità e con fedeltà la sua Parola, si confronta incessantemente con Lui, da Lui impara e a Lui continuamente ricorre. Il discepolo è colui che ascolta e invoca, invoca ed ascolta. Non vi è alcuna sequela senza ascolto e senza preghiera. Il primato di una iniziativa ci colloca quindi in un orizzonte dentro il quale non siamo stati noi a scegliere il Signore Gesù, ma è Lui che ha scelto noi. L’essere stati scelti non va inteso certo come una sorta di privilegio, di diritto o di merito, ma come un’autentica grazia che ci è venuta incontro. Non un’ostentazione, ma un compito, una missione da portare a termine, una testimonianza da offrire ogni giorno; i discepoli, accogliendo il dono della chiamata, vale a dire l’essere stati scelti, si dispongono, con semplicità di cuore e franchezza apostolica, a lavorare senza presunzione o faziosità come umili operai nella vigna del Signore. 3. La sproporzione tra Colui che chiama e il chiamato rimarrà sempre. Mai il discepolo si sentirà adeguato e all’altezza della chiamata e della missione. Il solo dirsi cristiani fa tremare i polsi! Il Signore è venuto per ridare all’umanità la giusta direzione di marcia ed indicare all’uomo la via della felicità e della salvezza. Chi ha accolto il suo


invito a seguirlo partecipa di questo compito inaudito ed entusiasmante che conduce a donare un significato nuovo alla realtà, alla vita. Aver incontrato Gesù Cristo significa entrare in questa meravigliosa avventura. È l’avventura del Figlio di Dio fatto uomo che non ha trattenuto niente per sé, ma consegnandosi ha donato totalmente se stesso per gli altri. Egli è venuto ad offrire la sua vita per dare vita al mondo. Il discepolo condivide questa avventura sempre nuova. È l’avventura di Dio che ama l’uomo, alla quale ogni discepolo prende parte con il proprio assenso e con la propria vita. L’avventura di Dio diventa in tal modo l’avventura del discepolo, il quale è chiamato ad entrare sempre più in sintonia con questa volontà di salvezza che si esprime secondo la logica del dono e dell’offerta di sé. Tutto ciò comporta, per colui che vive la sequela con verità e purezza di spirito, l’abbandono di qualsiasi logica che privilegia invece le proprie cose, il proprio io, la propria esistenza, per assumere un altro modo di pensare e di essere: il discepolo è chiamato ad entrare nella volontà di un Altro e a farla propria perché diventi progressivamente il criterio di giudizio e di azione nella sua vita. Giudica, valuta, discerne, sceglie ogni cosa lasciandosi guidare dalla volontà del Signore dove trova pace, equilibrio e unità interiore. 4. Il discepolo, all’interno di questo quadro di riferimento, guarda sempre al suo Signore dal quale egli riceve luce, energia e vita. L’esemplarità della Persona di Cristo e della sua esistenza sta sempre davanti a colui che si è posto alla sua sequela come chiave di comprensione e misura di ogni cosa. La chiamata nello specifico investe tutta un’esistenza e decide del destino di una vita. Il discepolo ponendosi docilmente alla sequela del Signore gli consegna non una parte ma la propria vita nella sua interezza. Egli contempla continuamente l’esistenza di Gesù che si manifesta essenzialmente come una pro-esistenza e si misura quindi con il Suo essere che è per eccellenza un essere per gli altri: il Suo esser con che si esprime radicalmente nel Suo essere per. Il discepolo, che accoglie il suo invito a seguirlo, abbraccia perciò un progetto di

amore indiviso e di donazione radicale di sé incarnando questo preciso programma di vita: essere con ed essere per gli altri. Il discepolo vive certamente la sua scelta con la consapevolezza che la distanza dal Maestro rimarrà sempre, perché come discepolo si è posto alla Sua scuola e ha pur sempre bisogno di imparare da Lui e di essere amato e redento. Tale distanza è sempre il Signore a colmarla. Tuttavia il discepolo, pur esperimentando sempre la propria inadeguatezza, non smette di ripete il suo eccomi: “ti seguirò Signore con tutte le mie opacità di coscienza, con i miei fragili propositi, con la mia umanità da portare a termine, desiderando sempre, di vero cuore, aderire alla tua volontà Signore al fine di farne alimento e sostegno così da compierla nella vita di ogni giorno”. 5. La giornata del Seminario di quest’anno vuol essere un’occasione, per la nostra Chiesa di Catania, di preghiera e di riflessione sul significato profondo della nostra chiamata. Un giorno tutti noi abbiamo sentito, con modalità diverse, questa parola: Seguimi… Abbiamo accolto l’invito a metterci dietro di Lui. Andare dietro di Lui vuol dire seguirlo lungo il cammino che Egli ha percorso per primo. È la strada ardua ma sempre nuova e aperta della rinuncia a se stessi, della croce, della donazione totale di sé, dell’abbandono alla volontà del Padre, dell’obbedienza, del servizio, dell’amore. Gli anni di seminario sono molto preziosi per mettere a frutto il senso di questa sequela d’amore. La preghiera, lo studio, la direzione spirituale, la vita comunitaria, le esperienze pastorali non hanno altro scopo che portare, coloro che si preparano al presbiterato, a vivere con serietà e impegno questa Sequela Christi. Le preghiere e il sostegno materiale di tanti di voi, cari amici, esprimono un proposito e una speranza, perciò intendono favorire con generosità la formazione di preti che autenticamente amino, seguano, servano con sempre rinnovato entusiasmo il Signore Gesù Cristo nei loro fratelli.

Don Giuseppe Schillaci Rettore


Gesù inizia il suo ministero messianico, rivolgendosi al popolo con queste parole: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,14). Il suo messaggio è subito chiaro per chi ascolta: il tempo dell’attesa è finito, inizia il percorso definitivo, per chiunque voglia camminare verso Dio e Gesù si propone come l’unica Via da percorrere, per realizzare una autentica conversione. Convertirsi, lo sappiamo, significa cambiare mentalità, ma può anche significare girare lo sguardo verso qualcuno o anche svoltare, per rimettersi sulla strada giusta. La mentalità da assumere è quella del vangelo, che il Maestro annunzia e che coincide con la Sua Persona. Colui verso il quale volgere lo sguardo è sempre Lui, bellezza irresistibile; la Via giusta, di conseguenza, non può essere che Lui. Gesù non offre un insegnamento distinto dalla Sua Persona, l’invito è «venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini. E subito, lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,17-18). È l’esperienza di Pietro e Andrea, di Giacomo e Giovanni, ma è l’esperienza di tutti gli Apostoli e di tutti i chiamati di ogni tempo e di ogni luogo, rintracciati negli impegni della vita quotidiana. Non c’è più tempo da perdere “il tempo è compiuto”, bisogna convertirsi, bisogna seguire questo maestro, che parla con “autorità”, che convoca attorno alla Sua Persona. L’invito ovviamente è rivolto a tutti, ma alcuni sono fatti segno di particolare predilezione, sono i «Dodici, che chiamò Apostoli, perché stessero con Lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni» (Mc 3,13-14). La predilezione per alcuni,

sta proprio nel fatto, che essi sono chiamati a stare sempre con lui, non per un godimento personale fine a se stesso, ma perché pieni di lui, della sua bellezza, della sua grazia, del suo amore, possano essere credibili annunziatori del vangelo, conosciuto non «per sentito dire» (Gb 42,5), ma perché contemplato e vissuto in intima comunione e amicizia con il Signore. Gesù non chiama i suoi ad una vita facile e comoda: «Venite in disparte e riposatevi un po’». Erano, infatti, molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare» (Mc 6,30-31). Gesù non offre garanzie umane (Mt 8,1621), Gesù non promette privilegi particolari o sogni carrieristici da realizzare (Mt 20,20ss), al contrario dice con chiarezza, che tutte queste cose sono un peso ingombrante, un bagaglio di cui liberarsi: «Va vendi quello che hai dallo ai poveri, poi vieni e seguimi» (Mc 10,31). In tutto questo certamente c’è una radicalità. che non ammette ambiguità o sotterfugi, ma c’è la certezza di una gioia vera, che nessuno può mettere in pericolo, perché essa è conservata nei cieli (Mt 5,12). Tutto questo è possibile naturalmente,solo se si coglie il suo sguardo, che penetra e conquista «lo guardò, lo amò e gli disse: se vuoi essere perfetto vieni e seguimi» (Mt 10.31-32). Certo si può anche non cogliere tanta delicatezza, non comprendere la dolcezza e la forza del suo amore; il rischio è quello di non imboccare il sentiero della gioia, ma quello della tristezza: «se ne andò triste, perché aveva molti beni» (Mc 10.32). Egli, ieri come oggi, passa ancora e si propone, con semplicità e forza a chi vorrà aprirsi alla sua chiamata: «Vieni e seguimi», «non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» «non vi chiamo servi, ma amici». Solo chi comprende la passione e la forza di questa parola, può assaporare il gusto unico del suo amore, la gioia della sua intimità e diventare strumento adatto, per annunziare il Vangelo. Solo chi è disposto a fidarsi di lui e a giocarsi la vita per lui, può comprendere la forza del suo invito e la gioia di sentirsi scelto: «tu seguimi». La chiamata è tutta Sua, la risposta è tutta nostra.

Don Salvatore Genchi


Grazie all’aiuto e all’esempio di alcuni sacerdoti ho deciso di iniziare un periodo di discernimento che è passato anche attraverso la mia permanenza per più di un anno nel seminario di Nicosia. Conseguito il diploma di maturità scientifica, il 3 ottobre 2011 ho iniziato gli studi di teologia per completare il mio discernimento vocazionale, con la speranza di poter arrivare un giorno al sacerdozio! Una certezza mi accompagna: “So a chi ho dato la mia fiducia”!

Sono Giuseppe Maenza, della comunità parrocchiale di San Pietro Apostolo adesso costituita in Unità Pastorale con la parrocchia di Sant’Antonio di Padova in Agira (EN), Diocesi di Nicosia. Oggi ho 23 anni… come tutti, anch’io, da bambino, mi chiedevo che cosa avrei fatto da grande: a volte immaginavo che sarei diventato un bravo insegnante o un famoso dottore; a volte invece desideravo diventare un missionario per poter aiutare tutti coloro che ne avrebbero avuto bisogno. A poco a poco ho abbandonato i sogni dei bambini e dentro di me ho cominciato a maturare la volontà di seguire il Signore più da vicino; in realtà avevo un po’ di timore e non trovavo il coraggio di parlare di una vera scelta vocazionale. Fondamentale nella mia formazione è stata la vicinanza con le mie comunità parrocchiali, in particolar modo la mia parrocchia di origine, dove fin da piccolo sono cresciuto nella fede. Lì, ho frequentato le attività catechistiche per poi cominciare ad impegnarmi attivamente nel gruppo dei ministranti prima e nel coro dopo. Come tanti ragazzi anche io durante il periodo dell’adolescenza mi sono allontanato dalla Chiesa, troncando radicalmente i rapporti con la mia parrocchia. Ma, nonostante questo mio momento di rifiuto, la chiamata del Signore si faceva sentire sempre più forte dentro me.

Sono Matteo Minissale e provengo dalla parrocchia S.S. Trinità – chiesa Madre – in Bronte. Ho 21 anni e sono l’ultimo di tre figli, nati in una famiglia unita e ricca di valori. Ho conseguito il diploma di ragioniere e subito dopo mi sono iscritto alla Facoltà di Economia di Catania dove ho frequentato per un anno, prima di interrompere gli studi per entrare nella comunità propedeutica del Seminario. A settembre ho iniziato il primo anno di formazione e di discernimento al Seminario di Catania. Fin da piccolo ho frequentato la mia parrocchia, una comunità simpatica e vivace, dove sono cresciuto nella fede e nello spirito del servizio. In essa ho avuto la possibilità di fare molte esperienze che mi hanno aiutato a confrontarmi con gli altri, imparando a non giudicare dalle apparenze, ma ad andare oltre, conoscendo l’altro, standogli vicino e offrendogli la mia amicizia e disponibilità. Nonostante la mia vita attiva in parrocchia, il divertimento con gli amici, lo studio universitario, non mi sentivo realizzato: qualcosa mi mancava. Inizialmente, continuai a vivere cercando di non dare importanza a


questa insoddisfazione, ma poi, sentivo come di non poter continuare ad ignorarla e vivere sereno. Mi misi alla ricerca di questo qualcosa che mi mancava. Il Signore non ha tardato a dare risposte alle mie domande. Mi accorgevo che l’idea di una vocazione sacerdotale, che fino ad allora avevo cercato di tenere lontana, ritornava spesso in mente. Cominciai a riflettere seriamente su questa chiamata particolare del Signore e mi decisi a partecipare al campo vocazionale. Lì ho potuto meditare sulla figura del profeta Giona, un uomo molto simile a me: in tutti i modi cerca di fuggire la chiamata di Dio, ha una fede debole, non vuole lasciare tutto per seguirlo. Dio prende l’iniziativa, gli chiede di avere fiducia nella sua Parola e così Giona scopre che ciò che compie non è quello che Dio vuole da lui. Questo è successo anche a me! Nella mia vita il Signore ha sempre preso l’iniziativa; è inutile fuggire dalla sua volontà che si realizzerà. Inoltre, ho compreso questo grande amore che il Signore ha verso di me. Forse ho resistito per diversi anni perché questo amore del Signore nascosto e misterioso mi intimoriva. Alla fine ho deciso di “affrontare” questa chiamata. Con il sostegno del mio parroco e della mia famiglia sono entrato con entusiasmo e gioia al Propedeutico, dove ho potuto fare diverse esperienze: la vita comunitaria, la preghiera giornaliera, il servizio caritativo con le suore di San Vincenzo de Paoli. Ho avuto la possibilità di rivedere la mia vita e di decidermi per l’ingresso in seminario, dove ora cerco di crescere e di rafforzarmi nella vita spirituale, umana e culturale, affidandomi ai superiori e alla Chiesa per discernere sulla mia chiamata. Ringrazio il Signore per tutto quello che mi ha donato e mi continua a donare. Approfitto di queste poche righe per ringraziare coloro che mi sono vicini nella mia scelta e in modo particolare la mia famiglia, il mio parroco padre Vincenzo Saitta e i miei amici. Mi affido alle vostre preghiere per continuare ad andare avanti in questo cammino di discernimento.

Mi chiamo Ugo Rapicavoli, ho 26 anni e provengo dalla comunità parrocchiale San Giuseppe in Ognina di Catania. Ringraziando il Signore, posso ben dire che sin da bambino ho ricevuto dai miei cari genitori, oltre a tanto affetto e premura, una buona formazione umana e religiosa: un ruolo speciale lo ha svolto mia nonna materna, che è venuta a mancare qualche mese fa, attraverso la sua quotidiana testimonianza di fede e di amore. Dopo aver ricevuto i sacramenti dell’iniziazione, ho cominciato a frequentare il “Gruppo giovani” della mia Parrocchia, ma poi l’ho lasciato in quanto, su invito di un mio amico di infanzia, ho iniziato a frequentare la fraternità della Gioventù Francescana che, si riuniva presso il Santuario San Francesco d’Assisi all’Immacolata di Catania. In quella fraternità ho avuto modo di sperimentare l’incontro intimo col Signore e con i fratelli e comprendere quanto fosse importante nella mia vita la preghiera, la formazione ed il servizio. Quel particolare momento l’ho vissuto con profondo entusiasmo: i propositi di crescere erano tanti sia a livello personale sia comunitario, ma lo scontro interiore che ho vissuto – ero combattuto tra la voglia di dedicare sempre più tempo alla fraternità, quindi ai miei amici, e gli obbiettivi professionali che mi ero prefissato – è stato il trampolino di lancio che mi ha portato ad intraprendere nel 2005, un cammino di discernimento vocazionale accompagnato da fra’ Antonio Parisi OFM conv., cercando così di capire cosa volesse il Signore e come avrei dovuto impiegare la mia vita. Ringrazio i frati che, ancora oggi, con particolare affetto e stima mi hanno sempre sostenuto e guidato all’incontro personale con Cristo. Da lì a due anni, durante i quali continuai gli studi in ingegneria ed architettura, il 15 settembre del 2007, facevo il mio ingresso presso la Casa di Accoglienza Vocazionale dei Frati Minori Conventuali sita nel convento


Q di Marineo, un paesino del palermitano. L’anno successivo sono passato nella Comunità del Postulato di Palermo presso la Basilica San Francesco d’Assisi. Durante questo periodo ho svolto molteplici ed appassionanti impegni: dai servizi in convento, allo studio e alle attività caritative e pastorali. Durante quegli anni, i primi dubbi vocazionali iniziavano ad emergere, ma mi promisi di non prendere nessuna decisione avventata fino a quando non avessi fatto verità sulla mia vita. Così, arrivai a febbraio del 2010, quando, con il consenso del mio Rettore, decisi di recarmi presso la casa di spiritualità dei PP Gesuiti ad Altavilla Milicia, sotto la guida di padre Carlo Aquino che già in quegli anni era stato la mia guida spirituale. La cura paterna di padre Carlo, i lunghi momenti di preghiera e di meditazione, gli esercizi di discernimento e i frequenti colloqui di verifica, mi hanno condotto a ritrovare me stesso, confermandomi nel desiderio di spendere la mia vita come sacerdote, ma da secolare. Arrivato a Catania, il 6 febbraio, subito mi recai dal mio Parroco, don Domenico Rapisarda, che avevo già conosciuto nei mesi precedenti, per esporgli le mie intenzioni. Don Domenico, con particolare premura, si mise subito in contatto con don Salvo Gulisano. Così il 27 settembre, dopo aver frequentato da febbraio a luglio gli incontri di discernimento vocazionale, mi è stata data l’opportunità di riprendere il cammino presso la Comunità del Propedeutico. Da quel momento ad oggi, soprattutto grazie a mons. Salvatore Genchi, direttore spirituale del Seminario – devo riconoscere con estrema gratitudine che il Signore ha posto sempre nel mio cammino delle validissime guide spirituali – sto approfondendo sempre meglio il mio rapporto con il Signore, soprattutto anche in vista di una eventuale ordinazione. In tal senso mi sento ancora confermato dal Signore nel proseguire questo speciale ed impegnativo cammino, avendo sempre come obiettivo primo ed ultimo Cristo stesso il quale, ci ha chiamati affinché stessimo con lui (cfr. Mc 3,14). «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).

uest’anno il Propedeutico conta ben nove ragazzi, di cui uno della Diocesi di Caltagirone e ben otto della nostra, e per di più rappresentativi di tutto il nostro territorio diocesano: Città (1), zona Bosco (3), zona Circum (4, di cui 2 del 15°Vicariato). Insomma, si spera in un nuovo slancio alla vita sacerdotale, che ritengo alimentato, oltre che dalle nostre attività vocazionali, dall’ormai conosciuta struttura del Centro Vocazionale di Via Raciti a Catania, nella quale si sa di poter essere accolti e di poter fare esperienza comunitaria, ma soprattutto dal movimento creato dalla visita pastorale del nostro Arcivescovo nelle parrocchie dei vari vicariati. La novità di quest’anno è rappresentata dal nuovo incarico che l’Arcivescovo mi ha affidato lo scorso ottobre, la direzione dell’Ufficio diocesano di Pastorale dei Giovani (UPG). I seminaristi del VI anno, già dal 2010, sono stati inviati all’UPG per perfezionare anche tra i giovani la loro esperienza pastorale. L’anno Propedeutico, invece, non avrebbe di per sé un indirizzo pastorale, ma essendo un tempo di discernimento, viene orientato a far fare agli aspiranti tutte le esperienza delle realtà che un domani potrebbero essere gli ambiti del loro eventuale ministero. La Pastorale Giovanile è certamente, tra gli altri, un buon banco di prova per capire se il desiderio di essere sacerdote è veramente sentito; inoltre, favorisce i contatti tra i propedeutici e il mondo giovanile, in modo da avere la possibilità di una comunicazione che possa spingere i lontani verso il Signore, e che possa fare interrogare i “vicini” sulla “chiamata” della loro vita. Anche quest’anno il “connubio” tra Propedeutico e VI anno sta dando i buoni frutti evidenziati negli anni passati: se da un lato gli aspiranti vedono coloro che sono in prossimità del ministero, ne sentono la testimonianza, ma ne vedono anche le difficoltà con la possibilità di farne tesoro in modo da trovarsi meglio quando saranno al loro posto; dall’altro lato, i seminaristi vedono la freschezza e la gioia delle nuove vocazioni, e questo fa loro riscoprire la loro prima spinta verso il sacerdozio e la fa assaporare nel momento in cui sta per tradursi nella realtà, sognata per sei anni e ora finalmente giunta. C’è quindi una reciproca silenziosa testimonianza che spesso io riesco ad avvertire, anche perché i giovani del VI anno, un tempo, sono stati i propedeutici che ho seguito io stesso in questa stessa struttura. Ne colgo l’evoluzione, ne vedo la crescita umana e spirituale, cerco di dare i consigli


giusti per essere domani buoni sacerdoti dopo aver dato loro, anni prima, quelli iniziali per essere buoni seminaristi. E anche loro, i giovani del VI anno, danno ai propedeutici i loro buoni consigli sulla vita del seminario, e mi aiutano a cogliere le sbavature che ancora al Propedeutico possono essere ammesse ma che in Seminario dovranno essere assolutamente evitate. Insomma, è un reciproco aiuto, dove i più grandi aiutano i più piccoli, come nelle famiglie numerose. Per il resto, propedeutici e seminaristi seguono i loro percorsi formativi separati. Gli aspiranti continuano la loro formazione e, dopo aver affrontato l’esame del piccolo corso interno di inglese (curato dalla professoressa La Spina) e i due esami allo Studio Teologico (Corso di Filosofia antica e Corso di Storia della Chiesa antica) con ottimi risultati, si apprestano a continuare gli studi già iniziati della lingua latina e della lingua greca con maggiore impegno e (speriamo!) profitto. Infatti, dal punto di vista degli studi, queste due materie rappresenteranno il loro impegno nei prossimi mesi, un impegno che sarà messo a dura prova dai nostri due validi professori, la professoressa Ferlito e il professore Cavallaro. Le altre lezioni già iniziate dal primo giorno (Catechismo della Chiesa Cattolica curato da me e dal Padre Spirituale don Salvatore Genchi e Letteratura curata dalla professoressa Mirone), insieme alle riunioni formative fatte durante la settimana e alle riunioni di pastorale curate da don Nino Vitanza, saranno integrate da un incontro settimanale con il Rettore del Seminario, don Giuseppe Schillaci, che introdurrà i ragazzi agli anni di preparazione al sacerdozio che seguono il periodo propedeutico. Ancora, i giovani continueranno la loro preparazione alla scenetta di fine anno con il professore Caruso e la professoressa Amato, e potranno usufruire della consulenza della psicologa, dott.ssa Buscemi, riguardo alcune tematiche relative alla formazione umana. Naturalmente, l’aspetto spirituale viene molto curato (Lodi, Vespri

e Compieta, S.Messa giornaliera, Lectio Divina una volta alla settimana, Adorazione Eucaristica, S.Rosario, meditazione, ritiri spirituali periodici), così come l’aspetto caritativo (servizio con le Suore Vincenziane). Ma conta soprattutto l’aspetto relazionale umano, messo alla prova dalla vita comunitaria. Infine, come già detto, si colgono tutte le occasioni che possano mostrare ai ragazzi i vari campi di ministero: dalle testimonianze di sacerdoti (tra i quali, i loro parroci) alle visite a parrocchie, uffici di Curia, case di riposo, orfanotrofi, basi militari e quant’altro, alle scuole nelle quali fare la propria testimonianza nell’ambito dei loro esercizi spirituali. Il VI anno, invece, oltre che dare la possibilità di completare gli studi, offre l’opportunità di usufruire delle lezioni di pastorale (messa poi subito in pratica nelle parrocchie nelle quali si presta servizio pastorale), di acquisire la competenza relativa alle pratiche parrocchiali con un piccolo corso curato dall’economato della Curia, e di approfondire i vari ambiti di pastorale. Non mi resta che fare la solita ma necessaria richiesta a coloro che leggeranno questo articolo: abbiamo bisogno della vostra preghiera. Tra i tanti aiuti che possono essere fatti al Seminario, quello della preghiera resta sempre il principale.

Don Salvo Gulisano


Rettore

mons. Giuseppe Schillaci

I ANNO

Vice-rettore

Blandino Alessandro - Noto Maenza Giuseppe - Nicosia Minissale Matteo SS. Trinità - Bronte Rapicavoli Ugo S. Giuseppe in Ognina - Catania

don Vincenzo Savio Nicolosi P. Spirituali

mons. Salvatore Scribano mons. Salvatore Genchi Amministratore

don Vincenzo Savio Nicolosi

II ANNO Abate Francesco Ss. Filippo e Giacomo – Adrano Pasquarelli Marco S. Cristoforo – Catania Pitrolo Andrea – Noto Zisa Pietro – Noto

III ANNO Campagna Vincenzo – Nicosia Fano Giancarlo S. M di nuova luce – Monte Po Fiore Marco S. Alfio – Trecastagni Kalimsenga Davide Morris Natività del Signore – Catania Lipera Alfio S. Caterina – S. Pietro Clarenza Portale Antonino SS Trinità – Bronte


IV ANNO Catinello Paolo – Noto Napoli Alessandro S. M. del Carmelo - Canalicchio Ndanzi Silvanus Sacro Cuore al Fortino – Catania Pagliaro Maurizio Sacra Famiglia – Catania Proietto Luigi – Nicosia Wissa Romanus Maris Stella – Catania

V ANNO Conti Santo S. Rocco – Trappeto (S. G. La Punta) Di Stefano Giuseppe – Noto Di Luca Giovanni – Noto Gulisano Raffaele S. Giuseppe in Ognina – Catania Mazzeppi Giovanni S. Agata al Borgo – Catania Mazzola Rosario San Giovanni Battista – San Giovanni La Punta Paolino Alessandro – Noto

VI ANNO Carambia Armando Crocifisso della Buona Morte - Catania Mirone Giuseppe S. Maria delle Grazie – Misterbianco


Raccontare e fare sintesi dell’esperienza triennale fatta nel Seminario arcivescovile di Catania da parte di noi netini, è cosa molto ardua. La difficoltà nasce dall’esigenza di entrare in profondità e cogliere il volto e la volontà di Dio, che ci ha chiamati a momenti di fraternità e di comunione, abbattendo i muri del pregiudizio e della precomprensione che ci isolano dentro il pretesto della “nostra diocesanità”. Quello che il Signore ci sta facendo vivere è innanzitutto una esperienza ecclesiale; noi siamo inseriti dentro una traditio che ci precede e ci seguirà; abbiamo il dovere di accogliere tutto questo con gratitudine e riconoscenza non dimenticando mai le meraviglie che il Signore compie quotidianamente nella nostra vita. I formatori, che con grande fedeltà ci seguono, sono il segno visibile della cura che Dio ha per ciascuno di noi. Il rettore padre Ginseppe Schillaci ha donato tanto in questi anni con la sua grande capacità di favorire un clima sereno, necessario per un sano discernimento e poi ha saputo incarnare quella paternità di Dio che sa sostenere i suoi figli anche nei momenti difficili. Il vice-rettore padre Vincenzo Savio Nicolosi, fissato con le regole (siamo arrivati a 800 norme comportamentali), è capace di spendersi per il seminario e la sua generosità rende manifesto un cuore sacerdotale. Le riflessioni illuminate e illuminanti di padre Scribano: chi in questi anni non ha percepito la paternità di Dio grazie alle sue omelie e ritiri spirituali credo sia da ricoverare. Tutti noi abbiamo potuto sperimentare la vicinanza e la disponibilità di padre Genchi, capace di fare respirare la misericordia di Dio. Un ricordo speciale per padre Minissale, innamorato di Dio e della Sacra Scrittura. Era bello poter parlare con lui di tutto: porterò sempre con me la sua capacità di sorridere alla vita e il suo impegno nello studio fino all’ultimo giorno della sua esistenza. La sua capacità di leggere la realtà contemporanea lo rendeva estremamente moderno e attuale.

Padre Minissale non smetta di pregare per noi! Un grazie ai professori che vivono con noi in seminario padre Capizzi e padre Aleo che con grande fedeltà e amore si spendono nello studio e non ci fanno mai mancare quelle riflessioni che allargano il nostro orizzonte di comprensione del mistero di Dio e della Sua Chiesa. Un ringraziamento anche alle “mamme” del seminario che cercano di rendere più gradevole il nostro soggiorno catanese con piatti graditi e con la pulizia degli ambienti da noi occupati. Il cammino di formazione intrapreso con i fratelli di Catania e Nicosia ci permette di confrontarci, arricchirci e anche scontrarci, consapevoli che solo in una dialettica schietta e rispettosa delle differenze, è possibile riconoscere la presenza di un Dio che trasforma la nostra povera esistenza in una storia di salvezza. Mi vengono all’attenzione tutti i volti dei seminaristi di Catania che in questi anni ci hanno fatto respirare l’aria di casa e la difficoltà della convivenza non fa che aumentare il nostro senso di gratitudine. Amare è un po’ morire e tutti loro hanno attuato questo con la condivisione di formatori, spazi, nonché con la tolleranza dei nostri ritardi. La critica costruttiva che intendo fare è rivolta in primo luogo ai nostri amati Vescovi. Se il seminario è il cuore della diocesi allora urge una presenza più nutrita di formatori. I documenti parlano di formazione personalizzata: siamo lontani! Urge una presenza più assidua di “professionisti nelle scienze umane”. Anche il Concilio Vaticano II parla di sinergie e quindi urge una relazione costante con le nuove forme di povertà (noi siamo gli specialisti dell’umano!), capace di annientare la comodità borghese che alberga nel nostro cuore. Urge ancora, una relazione intima con i nostri vescovi, necessaria perché l’obbedienza di domani venga percepita nella dimensione dell’amore e non dello sterile autoritarismo.


Questa è ovviamente la sfera del perfettibile, dove la responsabilità è in primo luogo dei vescovi, ma dove noi seminaristi abbiamo il dovere, per amore alla Chiesa e a Cristo, di dare il nostro prezioso contributo pagando se è il caso in prima persona. Mi riferisco alla nostra colpevole reticenza tutte le volte che per paura non costruiamo con i nostri superiori rapporti sani e schietti. Tutti sono in formazione anche loro! Una cosa in conclusione voglio condividere con voi. L’esperienza del seminario di Catania mi ha fatto maturare che il più grande fallimento nella vita non è cadere, non è scontrarsi con i fratelli, non è non accettare i limiti dell’altro, ma il più grande fallimento è accontentarsi di una vita senza slanci verticali che ti porta ad uno stile di autosufficienza e a contemplare in eterno il tuo obeso ego. Se la vita non diventa una pro-esistenza come quella di Cristo allora tutto perde di significato. Concludo con le parole di Paolo VI: «Impariamo a trarre argomento di amore da tutto quello che da oggi in poi il sentiero della vita civile ci serberà, sia gioia, sia

tristezza, sia salute, sia malattia, sia l’incontro con la gente, sia la solitudine, sia la povertà, sia la ricchezza, sia il riuscire, sia il non riuscire: ogni cosa non avrà che una sola risultante: Signore, ti amo. Signore, in questa maniera tu ami me, e in questa maniera io amo te. Ogni punto di esperienza per noi deve essere un punto di contatto con Cristo, e un contatto con Cristo si risolve in amore e carità. Ebbene: l’estrema conclusione di tutta la nostra preparazione sacerdotale entro la nostra esperienza sarà questa: Signore, anche noi vogliamo essere ministri dell’amore». Con cuore grato per tutto quello che avete fatto per noi vi auguro tutto il bene in Cristo nostro Signore.

Paolo Catinello Seminarista IV anno


Il 3 Gennaio scorso, il sottoscritto insieme a Fabio Vassallo e Nuccio Puglisi, abbiamo vissuto una giornata indimenticabile: quella della nostra ordinazione presbiterale. Personalmente, nei miei anni passati ho raggiunto altri traguardi importanti e belli, ma la gioia di questo evento non ha paragoni. Sapere che d’ora in poi agirò in persona Christi è veramente un qualcosa di meraviglioso. Celebrare l’Eucaristia in cui il pane diventa il Corpo di Gesù e il vino il suo Sangue, significa rendere presente, in modo incruento quell’unico Sacrificio del Calvario, e sapere che lo strumento per operare questo immenso miracolo d’amore sono io che agisco in persona Christi lascia davvero senza parola per spiegare questa immensa grazia. Essere consapevoli che nel nome di Gesù potrò amministrare quei sacramenti della guarigione, quali l’Unzione degli infermi e la Confessione, sacramenti che riconciliano con Dio e con la Chiesa e liberano dalla schiavitù del demonio le anime, è stupendo. Essere coscienti di tutto ciò mi rende felice ma nello stesso tempo conscio della grande responsabilità che ho assunto. Il sacerdote non è come un impiegato statale che dopo le ore di lavoro, smette di essere impiegato per diventare altro; il sacerdote diventa un altro Cristo e lo è sempre, in ogni ora della giornata, quando è solo e quando è in compagnia; e questo è fonte di una

grande responsabilità: un sacerdote con il suo comportamento può portare tante anime al Cielo ma può anche trascinarle con la sua cattiva condotta all’inferno. Noi sacerdoti e chi si prepara a diventarlo, dobbiamo essere ben consapevoli che non è possibile vivere una doppia vita e dare scandalo alle anime, come purtroppo in questi ultimi tempi è avvenuto; il monito di Gesù deve esserci sempre presente: guai a colui che da scandalo “È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!”. Seguire Gesù significa conformarsi a Lui, essere come Lui. La meditazione del Vangelo, che in un sacerdote non deve mai mancare, ci consentirà di conoscerlo sempre più a fondo e di imitarlo sempre; ciò porterà ogni sacerdote ad essere con tutti, amici e nemici, simpatici ed antipatici, piccoli e grandi, sempre accogliente e disponibile, allegro ed amabile, umile e povero di spirito, buono e magnanimo. La scelta di seguire la chiamata del Signore deve essere fatta senza rispetti umani, senza vergogna, ma con santo orgoglio che deve infonderci il coraggio di subire le derisioni, le discriminazioni o addirittura il martirio se questo ci viene richiesto. Attualmente, nella nostra nazione, il martirio con la vita non ci viene richiesto ma forse qualche derisione o discriminazione si comincia a subirla e ciò può insinuare la tentazione di nascondere il proprio essere prete, anche solo evitando qualsiasi segno di riconoscimento esterno; questo non deve avvenire. Nutriamo senza paura il “santo orgoglio” di essere altri Cristi, facciamo a tutti vedere la bellezza di seguire Gesù più da vicino, non nascondendo il nostro essere sacerdoti sia con le nostre parole e i nostri comportamenti ma anche con i segni esterni della nostra consacrazione al Signore. Se giungeranno le derisioni o le discriminazioni subiamole con gioia così come li subirono i primi Apostoli che erano lieti di essere oltraggiati per amore del nome di Gesù. Preghiamo la Madonna perché per sua intercessione il Signore ci doni santi sacerdoti; e preghiamola anche perché Lei che è madre di Gesù e di tutti i sacerdoti, ottenga per i suoi figli la santità; che il Signore faccia di noi sacerdoti, in un mondo che si ostina a vivere nelle tenebre, esempi luminosi e splendenti di Cristo Signore.

Don Rosario Balsamo


Premessa

In seminario

Non intendo presentare una biog r a f i a d i Mons. G. Scuderi ma soltanto offrire una testimonianza personale per un confratello che a me è stato padre e maestro nella vita sacerdotale. Ho mosso i primi passi nel ministero sacerdotale sotto la sua guida: appena ordinato presbitero sono stato nominato vice-parroco di mons. Scuderi nella parrocchia S. Maria delle Grazie in Misterbianco. Era il 1962. I nostri cammini spesso si sono avvicinati l’uno all’altro, fino al punto di trovarci successore l’uno dell’altro. Ma soprattutto negli ultimi anni della sua vita, il Signore mi ha concesso la grazia di essere illuminato dai suoi consigli e di godere della sua fraterna amicizia. Nella ricorrenza del 60° d’ordinazione sacerdotale mons. G. Scuderi così descriveva l’inizio del suo cammino verso il sacerdozio, usando la metafora dell’albero. “I frutti di un albero sono per prima cosa i fiori, poi si formano i frutti, prima acerbi, man mano diventano maturi, e infine sono pronti e gustosi per essere mangiati. La stessa cosa è stata per me: prima c’è l’albero: mio padre, mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle, fra questi rami dell’albero Dio ha scelto me, lo ha divelto dall’albero e lo ha trapiantato in seminario dove è cresciuto, è diventato albero, è diventato sacerdote” Nato a Misterbianco il 22 settembre del 1922, è cresciuto sotto la guida dello zio sacerdote, don Giuseppe Scuderi fratello del papà, primo ed unico parroco di Misterbianco dal 1926, nella Chiesa Madre di Misterbianco dedicata a Santa Maria delle Grazie.

Dopo le scuole elementari, lo zio lo portò in seminario. Allora il seminario si trovava a Porta Uzeda, in città, accanto al Duomo. Ma il ragazzo non vi restò e dopo due anni decise di ritornare a casa: non era stata una sua scelta ma piuttosto il desiderio dello zio. Dopo un anno il Signore chiamò, in seguito ad un fulminante malessere, lo zio al premio eterno. Il nipote Giuseppe “nell’osservare, con le lacrime agli occhi, lo zio sacerdote, rivestito dai sacri paramenti, inerte, sul letto di morte, si chiese se per caso non toccasse proprio a lui rimpiazzare il posto rimasto vacante. “Ci pensò sopra qualche giorno, poi alla domanda diede una decisa risposta, e chiese di rientrare in seminario. Era l’anno 1938”. Scrive Mons. Mauro Licciardello, compagno di seminario sin dal 4° ginnasio fino all’ordinazione, forse riportando una confidenza personale raccolta durante gli anni trascorsi insieme. Sempre Mons. Licciardello nota che il seminarista Giuseppe Scuderi “mi è stato d’esempio per la sua inappuntabile osservanza delle regole del seminario, per il suo caparbio e costante impegno nello studio, per la sua vita di pietà senza bigottismo o rispetto umano, per il suo humor e per la sua perenne gioia, aperta e spontanea, specchio inequivocabile della sua anima, che si manifestava a tempo e a luogo e sempre nel rispetto della dignità altrui”. Ricorda ancora Mons. Licciardello, che Mons. Pennisi, rettore in quegli anni del seminario, si ispirò a Peppino Scuderi quando ebbe la felice idea di scrivere quelle sue intramontabili farse e


commedie, nel creare quel famoso personaggio di “Massaru Carmelo Trinnaschi”. Possedeva, Giuseppe Scuderi, una spiccata attitudine alla comicità che coniugata con una particolare capacità di imitazione, ne rendeva gradita e piacevole la compagnia. Ordinato Sacerdote Il 19 ottobre 1947 avvenne l’ordinazione sacerdotale per le mani di S. Ecc. Mons. Carmelo Patanè, nella Chiesa Madre di San Giovanni La Punta. Il primo novembre dello stesso anno fece l’ingresso solenne a Misterbianco accolto datutti i fedeli del paese e dal parroco sacerdote Salvatore Paratore. Il quale, impegnandolo subito nel ministero della parola, gli chiese di tenereil discorso al cimitero nella ricorrenza della commemorazione dei fedeli defunti, cioè il giorno 2 novembre. Lo stesso Mons. Scuderi ricorda che parlò con tanto calore ed entusiasmo della verità che si semina un corpo mortale e che risorge immortale”, che qualcuno degli ascoltatori ebbe a dire: “guarda come ha parlato così bene della morte, tanto che conviene davvero morire”. Il parroco, sac. Paratore lo educò con intelligenza e prudenza, scrive don Scuderi, affidandogli prima i giovani di A. C., poi gli altri rami di essa, comprese le donne ed infine le giovani. Gli diede il compito di tenere le catechesi nella messa domenicale delle ore 12,00, mentre lui (p. Paratore) che celebrava la messa, a quel punto, si sedeva ed ascoltava. Padre Paratore andava preparando il giovane sacerdote a succedergli in Chiesa Madre nel ministero di parroco. Infatti il primo novembre 1950, avendo dato p. Paratore le dimissioni, gli succedeva nella qualità di parroco. Era il terzo parroco in quella parrocchia dove era stato primo parroco lo zio don Giuseppe Scuderi. Parroco a Misterbianco Per quindici anni si donò senza risparmiarsi nel servizio della parola e dei sacramenti. Ricordo quando, da seminarista ritornavo in parrocchia, nel periodo delle vacanze, le discussioni che facevamo nella sagrestia della Chiesa Madre, su argomenti teologici. Con entusiasmo si prendeva la tematica del rapporto

tra la Grazia di Dio e la libertà dell’uomo. Richiamava i teologi Bagnez e Molina, situati su posizioni diverse. L’equilibrio non era sempre facile quando si parlava della predestinazione divina. Mons. Scuderi era di intelligenza vivace e continuava con serietà ed entusiasmo ad approfondire le scienze sacre. Univa insieme, in modo esemplare, preghiera, studio e attività pastorale. Tante volte lo vedevo inginocchiato dinnanzi all’altare del Santissimo Sacramento in Chiesa Madre con la Sacra Scrittura in mano a meditare la Parola di Dio. Sempre fedele nella recita quotidiana dell’ufficio (L. H.) celebrava con raccoglimento e con molta devozione la Santa Messa. Mi colpiva il suo distacco dal denaro: mai l’ho visto litigare con qualche fedele a proposito delle offerte per i sacramenti. Anzi spesso vedevo che soccorreva persone che venivano a chiedere aiuto. In modo particolare vorrei ricordare il modo come si relazionava con me, suo vice-parroco, a proposito del denaro. A quel tempo non c’era l’Istituto per il Sostentamento del Clero e quindi non c’era il contributo mensile per tutti i sacerdoti. Lo Stato italiano dava la cosiddetta “congrua” soltanto ai parroci ma non ai vice-parroci. L’assegno era di 60.000 Lire ogni due mesi. Ricordo che ogni due mesi mi chiamava nel suo studio della casa canonica e sotto i miei occhi divideva le 60.000 Lire in due parti uguali e ne dava 30 a me come suo vice-parroco. Curò in profondità l’istruzione catechistica e la formazione spirituale delle coscienze. Si preoccupò di restaurare la Chiesa Madre, ancora danneggiata dagli eventi bellici della 11 guerra mondiale. Completò il restauro nel 1963 e in quell’anno curò, dopo molti anni, nei primi giorni del mese di agosto, la celebrazione della festa solenne del Santo Patrono, Sant’Antonio Abate. Prevosto parroco a Paternò Ma il momento più difficile della sua vita sacerdotale, credo sia stato il trasferimento da Misterbianco a Paternò nella qualità di prevosto-parroco della parrocchia Santa Maria


dell’Alto, avvenuto il primo novembre 1965. Il 31 ottobre 1965 Mons. L. Bentivoglio convocava il clero di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia nella canonica della Chiesa Madre di Misterbianco per comunicare la notizia del trasferimento di P. Scuderi a Paternò. Glielo aveva comunicato la mattina dello stesso giorno mentre ci trovavamo nel territorio di Motta Sant’Anastasia in occasione della benedizione del cimitero dei soldati tedeschi caduti in Sicilia nella II guerra mondiale. Mi ero accorto che Mons. Scuderi era stato chiamato dall’Arcivescovo e dopo il dialogo, mentre ritornavamo a Misterbianco, mi era sembrato di umore diverso dall’andata. Per lui fu un grande sacrificio dire “sì” alla proposta dell’Arcivescovo. Anche se Mons. Bentivoglio volle mitigare la sofferenza ottenendogli l’onorificenza pontificia di “Cappellano di Sua Santità”, quindi del titolo di “Monsignore”. Ricordo di averlo sorpreso, più volte, in quei giorni con le lacrime agli occhi. Ma per Mons. Scuderi l’obbedienza era una virtù fondamentale nella vita del sacerdote. L’accoglienza a Paternò all’inizio è stata un po’ fredda. Era un fatto insolito che un sacerdote di provenienza non paternese reggesse la parrocchia più importante del paese. Ma la bontà e soprattutto l’umiltà del nuovo parroco riuscì a far breccia nel cuore dei paternesi. Prima nel laicato e lentamente anche nel clero. Per 25 anni si donò con impegno e dedizione nel nuovo campo di lavoro affidatogli dalla volontà di Dio. Certamente ha inciso profondamente nella crescita cristiana dei fedeli affidati alla sua cura di pastore.

Parroco a Sant’Angela Merici in Misterbianco Ma il Signore preparava per Mons. Giuseppe Scuderi altre tappe nel suo cammino di fede e di servizio alla Chiesa. Nel 1990 l’Arcivescovo Mons. Luigi Bommarito trovandosi a Paternò, lo faceva chiamare presso l’Istituto delle Orsoline dello stesso paese e gli diceva di avere un problema: era necessario nominare il nuovo parroco nella Parrocchia Sant’Angela Merici di Misterbianco. Pertanto gli chiedeva: “lei, chi mi consiglia di mettere come parroco nella chiesa di Sant’Angela a Misterbianco? Io non oserei chiedere a lei di venire a Misterbianco nella parrocchia di S. Angela, poiché dalla Chiesa Madre di Paternò, essere trasferito in una parrocchia secondaria, non mi permetterei dirglielo!” A queste parole, scrive ancora Mons. Scuderi, abbozzai un sorriso e dissi: “Gesù lasciò il cielo per venire sulla


Terra ed io avrei difficoltà di lasciare la Chiesa Madre di Paternò per venire a Misterbianco? L’Arcivescovo chiuse subito il discorso e mi disse di non parlare con nessuno di ciò che mi aveva detto”. Frutto di quell’incontro è una lettera che l’Arcivescovo inviò il 10 febbraio 1990 a Mons. Scuderi, nella quale tra l’altro si diceva: “Carissimo Mons. Scuderi, so l’immenso bene che lei ha seminato a Paternò dov’è molto stimato per la sua spiritualità e saggezza e il suo zelo sacerdotale. Tengo a precisare, caro Monsignore che la mia è solo una proposta di fronte alla quale lei deve mettersi con grande serenità di spirito. Nella preghiera il Signore le suggerirà quel che è meglio...” continuava invitandolo a tenere riservata la proposta. Scrive ancora Mons. Scuderi : “A prescindere dalle parole di apprezzamento da parte dell’Arcivescovo nei miei riguardi, poiché alla fine dobbiamo dire con le parole del Vangelo: “servi inutili noi siamo”, risposi subito sì all’Arcivescovo, il quale mi disse di metterlo per iscritto, inviandogli una lettera e di mantenere ancora il segreto, fino a nuovo ordine”. Quando mi fu detto di sciogliere il segreto e di comunicare la notizia ai fedeli, si formarono subito delle commissioni per andare dall’Arcivescovo allo scopo di impedire il mio trasferimento a Misterbianco. Ma il mio sì, fu fermo e definitivo e non tornai per nulla indietro, riconoscendo che era ormai chiara la volontà di Dio: dovevo succedere a Mons. Caruso come secondo Parroco nella Parrocchia S. Angela a Misterbianco, verificandosi così quando io andavo scherzevolmente dicendo: “sono il successore del mio successore”. “Preso possesso canonico della Parrocchia, con decreto dell’Arcivescovo Mons. Luigi Bommarito, in data 4 marzo 1990, accolto con favore dalle Orsoline locali e dalla popolazione di Misterbianco, nonché dai confratelli sacerdoti, accompagnato dai fedeli di Paternò, dopo la cerimonia che si svolse all’aperto nel cortile della Casa S. Angela, con la celebrazione della S. Messa, alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Bommarito, iniziai il mio lavoro parrocchiale, prendendo atto della realtà della nuova Parrocchia.”

Nella qualità di Parroco guida la parrocchia di Sant’Angela in Misterbianco fino al 24 ottobre del 2000 continuando come amministratore parrocchiale fino al 7 giugno 2001. Sono stati anni di intenso lavoro pastorale, condotto in piena comunione con le Orsoline, secondo una convenzione stipulata dall’Arcivescovo Mons. D. Picchinenna il 18 aprile 1988 con la superiora diocesana della Compagnia di S. Orsola, signorina Angelina Patti. La convenzione ha un valore di 29 anni ed è rinnovabile. Svolgeva il suo ministero pastorale nella chiesa dove riposavano i resti mortali dello zio sac. Giuseppe Scuderi. Traslati dal cimitero di Misterbianco alla chiesa Sant’Angela il 7 maggio 1967. Si diede da fare per ottenere dall’amministrazione comunale di Misterbianco il terreno per costruire la nuova chiesa parrocchiale, fino al punto di partecipare con tutto il consiglio pastorale parrocchiale ad una seduta del Consiglio Comunale nella quale fu bocciata la proposta della designazione di una zona del territorio dove costruire la chiesa parrocchiale. Era la notte del 19 agosto 1997. Continuò la sua battaglia facendo affiggere per le strade del paese un manifesto in cui denunciava il fatto che il Consiglio Comunale di Misterbianco aveva bocciato la richiesta dell’area di terreno per costruire la chiesa della nuova parrocchia Sant’Angela Merici. Il sindaco di Misterbianco rispose con un altro manifesto con cui si impegnava a riaprire il discorso. Infatti nel nuovo Piano Regolatore Generale (PRG) del paese si contemplò nella zona “Toscano” un terreno per i servizi sociali e quindi anche per il culto. Un terreno che il 10 agosto 2006 sarà acquistato dall’Arcidiocesi con l’aiuto di offerte dei fedeli. Nel frattempo Mons. Giuseppe Scuderi, l’8 giugno 2001 lasciava la parrocchia e veniva nominato dall’Arcivescovo S. Gristina, Rettore della chiesa 5. Orsola (Santa Lucia) in Misterbianco dove poter esercitare il ministero sacerdotale celebrando ogni giorno l’Eucaristia e continuando nel ministero al quale sempre si era dedicato con cura, il ministero della Confessione e direzione spirituale. Inoltre celebrava la Santa Messa la domenica nella chiesetta della Madonna


degli Ammalati. Ma il Signore gli riservava ancora un’altra tappa nel suo cammino di servizio alla Chiesa. Amministratore parrocchiale della Divina Misericordia Eretta dall’Arcivescovo la nuova parrocchia dedicata alla Divina Misericordia, nella zona “Toscano”, il 3 dicembre del 2005 ne veniva nominato amministratore parrocchiale. Lui stesso racconta nell’omelia del suo 6Omo di sacerdozio come sono andate le cose: “ricevetti una chiamata dall’Arcivescovo per telefono, il quale mi chiese come stessi di salute, inavvertitamente risposi: benissimo! Prese allora a dirmi: poiché lei sta bene e sa che è stata eretta la parrocchia della Divina Misericordia, sarebbe bene che prossimamente con la prima domenica di Avvento, 27 novembre 2005, lei andasse a celebrare la messa domenicale e festiva in detta parrocchia, la quale ha sede temporanea nella casa dei coniugi Alfredo Milazzo e Distefano Angela.” Il 18 gennaio 2005 dopo la celebrazione della Santa Messa si ritirò a casa con la febbre. Febbre che non lo lasciò per diversi giorni e gli tolse l’appetito. Ne seguì un primo ricovero presso la clinica Motta a Catania. Lo sostituì per oltre 40 giorni il sac. Salvatore Reina, che gli succedette come Amministratore Parrocchiale il 22 ottobre 2006 e che il 5 di ottobre del 2007 veniva insediato dall’Arcivescovo come primo parroco della parrocchia della Divina Misericordia. Nelle messe celebrate in vari luoghi Paternò, Misterbianco...) in occasione del 60mo esortava i fedeli al offrire contributi per l’erigenda chiesa della Divina Misericordia, almeno per un prefabbricato dove potessero svolgersi le attività pastorali ordinarie. E così avvenne. Sempre nella stessa omelia dice: “alla domanda che adesso mi si fa: è lei contento di essere sacerdote? Rispondo: sono adesso contentissimo più del primo giorno dell’ordinazione sacerdotale, perché con l’aiuto di Dio e la protezione materna di Maria Santissima ho adempiuto fimo ad oggi la mia missione e spero di adempierla fino a quando verrà il Signore vi invito, pertanto, a pregare per me.

Il Signore viene... E il Signore si avvicinava, infatti il dolore una volta avvertito si faceva più insistente. Le visite mediche si susseguivano con somministrazione di diversi farmaci. Si è giunti al ricovero nel centro catanese di medicina e chirurgia il 22 maggio 2008. Ne viene dimesso il 29 dello stesso mese, per essere ancora una volta ricoverato nella casa di cura Musumeci (Gegas) dal 3 giugno 2008 al 9 dello stesso mese nel reparto di oncologia. La diagnosi è: “neoplasia pancreatica con secondarismi epatica ed ascite”. Gli viene data una cura per la terapia domiciliare. Si aggrava di giorno in giorno. Soffre molto ma in silenzio. È pienamente consapevole che si avvicina il giorno della venuta del Signore. È preparato all’incontro. Gli amministro il Sacramento dell’Unzione degli Infermi. Quando nelle ultime settimane della sua vita gli offrivo la possibilità di ricevere l’Eucaristia ogni giorno, mi rispondeva: “basta la domenica, io vivo ogni giorno in comunione con la volontà di Dio”. Domenica 10 agosto quando ha ricevuto per l’ultima volta l’Eucaristia, appariva chiaro che il Signore gli chiedeva di restare sulla Croce, conformato a Cristo Crocifisso. Si preparava al “tutto è compiuto.” Così avvenne l’11 agosto 2008. Avrebbe compiuto 86 anni il 22 settembre. Nell’immaginetta ricordo del suo 60mo di presbiterato scriveva: “ai giovani: conoscere, amare, annunziare Gesù è l’avventura più bella della vita. agli anziani: dire sempre “si” al Signore è il preludio del Cielo ormai vicino”. Era il suo testamento spirituale. Tutta la vita ha sempre detto “si” al Signore e adesso partecipa in cielo della Gioia Eterna. Catania 9 febbraio 2012

Don Agatino Caruso


«Benvenuto Aleo!». Con questo semplice ma caloroso saluto, Mons. Antonino Minissale mi accoglieva poco più di un anno fa, quando, inviato dall’Arcivescovo a Catania per esercitare il ministero di docente presso lo Studio Teologico S. Paolo, mi trasferii nel “corridoio dei professori”, nel Seminario Arcivescovile dei chierici. Docente di Sacra Scrittura e precisamente di Esegesi dell’Antico Testamento, nei miei anni di Teologia la sua limpida testimonianza di sacerdote mi ha accompagnato, nel corso della mia formazione, in Seminario. A lui devo l’amore e la fedeltà alla Parola di Dio, preservataci nelle Sacre Scritture, che egli ha saputo infondere a generazioni di seminaristi e di studenti. La “passione” che lo animava, pura e sincera, non era in contrasto con la sua “acribìa” filologica e la sua profondissima conoscenza della “lettera” della Scrittura. “Passione”, trasfusa nelle sue lezioni agli studenti; “passione”, tratto del suo temperamento fermo e combattivo; “passione”, amore vivo e vero alla Parola. Amore alla Parola che non languiva mai nella pedanteria o nell’aura “professorale”, sempre animato com’era da una gentilezza e da un’affabilità, unite ad una signorilità del tratto umano, proprie di altri tempi, che ne valorizzavano la guida spirituale e la squisitezza della compagnia. Devo alla sua discrezione, segno tangibile della carità intellettuale, se nel corso dei miei primi anni di sacerdozio e di ulteriore approfondimento dei miei studi ho potuto e saputo ancora di più apprezzare l’umanità che comunica, nella materialità della “lettera”, la grazia della rivelazione divina e l’apporto della modernità all’avanzamento ed all’approfondimento degli studi teologici e biblici. Sacerdote autentico del Concilio Vaticano II, la sua conoscenza vastissima della filologia biblica, innervata dei contatti numerosi e qualificatissimi con la cultura ebraica contemporanea e con le chiese riformate europee, ne facevano indubbiamente uno studioso di primo piano ed un punto di riferimento importante per chi volesse allargare i propri orizzonti culturali ed

umani. La sua cultura vastissima ed approfondita, ad un primo approccio, poteva ingenerare l’impressione di una certa pedanteria, questa impressione si rivelava subito errata, beneficiando con la confidenza, di una sensibilità che porgeva la sua preparazione indiscussa come chiave e ponte che apriva e metteva in comunicazione il Dogma con la vita dell’uomo, nelle sue forme ed in tutte le sue dimensioni, dalla politica, all’etica, alla sociologia. Il rapporto dell’Umano con la Scrittura, io ritengo egli abbia sempre privilegiato, nell’urgenza di presentare il messaggio della rivelazione biblica, sempre presente e sempre attuale, nella formazione e nell’ethos dell’uomo contemporaneo. Gentilezza, affabilità, signorilità d’altri tempi, dicevo, unite ad una pazienza e ad una ricerca minuziosa nella “lettera” della Scrittura. Erano queste le qualità che lo inducevano, naturalmente, a valorizzare l’impegno e la fatica dell’agiografo nell’Ispirazione scritturistica. Il Mistero verso il quale Mons. Minissale si è incamminato in punta di piedi ed in silenzio, in un pomeriggio di Luglio dello scorso anno, passando serenamente dal sonno alla Pace eterna, ora lo comprende e lo abbraccia. Il suo “timore e “tremore” dinanzi al Mistero dell’ispirazione scritturistica, nonostante il suo rigore scientifico che si avvaleva di un bagaglio filologico e metodologico attrezzatissimo, hanno aperto una nuova “porta” di comprensione e d’intelligenza delle Scritture. Tuttavia, è stata la sua vita di nascondimento e di studio laborioso a manifestare quell’amore del prossimo che ha sempre riversato su chi volesse soffermarsi con lui anche solo per un momento di distensione o di fraterna compagnia. Addio, anzi, arrivederci Mons. Minissale, il suo umorismo discreto e la sua simpatia continueranno ad insegnarmi l’importanza della delicatezza e della discrezione nella vita e nel ministero di un sacerdote quale lei è stato.

Don Francesco Aleo


30 giugno 2011, ore 16.00 circa; si parte alla volta di Altavilla Milicia, nei pressi di Palermo. Siamo in cinque a conclusione del II anno di Seminario. In autostrada ognuno di noi, a modo suo, inizia a immaginare questa esperienza che ci apprestiamo a vivere. Riemergono quei mille interrogativi circa il mese ignaziano, interrogativi che avevamo accantonato, perché troppo impegnati con lo studio e con gli esami; interrogativi che quasi diventano paura di non farcela, anche per il pensiero delle esperienze raccontateci da altri seminaristi. Finalmente arriviamo: sono passate da poco le 19.00. Ad attenderci c’è p. Carlo Aquino, una nostra vecchia conoscenza (aveva guidato la settimana di esercizi spirituali in seminario nel settembre 2010). Ci attende con il suo contagioso sorriso, dandoci il benvenuto assieme ad Enza Maria, guida e collaboratrice di p. Carlo, che sarà poi con noi per tutto il mese. Dopo le presentazioni e la conoscenza della casa di preghiera “La Nuza”, il giorno successivo iniziamo ad entrare nel clima di silenzio che caratterizzerà tutto il mese. P. Carlo ci consegna simbolicamente una candela accesa dicendo a ciascuno di noi: «L’incontro con il Signore illumini il tuo silenzio». Ognuno di noi ha risposto: «Si, lo voglio». Così iniziamo a sperimentare pian piano, cosa significa fare silenzio. E mentre osserviamo, da lontano, le auto che affollano l’autostrada in quel periodo che molti dedicano alle ferie, noi iniziamo a “gustare” il silenzio, tra gli ulivi del giardino e le giare fiorite, in un luogo che ci ha aiutato a metterci in atteggiamento di ascolto della Parola di Dio, mentre riecheggiavano in noi quelle parole con cui Gesù invitava i suoi discepoli ad

andare con Lui in un luogo in disparte. Le meditazioni e le contemplazioni fatte in queste quattro settimane ci hanno fatto percepire l’amore di questo Dio che ci sta di fronte e che vuole camminare con noi, rendendosi presente nella nostra storia. Tanti sono stati i momenti di vera intimità con il Signore, come la scoperta di una vicinanza inimmaginabile, che ci accompagneranno sempre. Tante sono state le grazie avute scrutando i doni che la Parola ci suggeriva. Tanti i sentimenti di pura gratitudine per un Dio che abbiamo sentito vicino. Un percorso spirituale, un cammino umano e un itinerario di fede, secondo l’esempio di Sant’Ignazio, per un incontro con Dio che in tanti anni ha segnato la vita di tanti cristiani, che hanno potuto scoprire e sperimentare la Parola di Dio e la vita alla luce della stessa Parola. Un itinerario condiviso, seppure nel silenzio, con altri, alla comune ricerca del discernimento sulla volontà di Dio per ciascuno. In questa esperienza siamo stati sostenuti anche dalla preghiera dei villeggianti che si riunivano nella cappella della casa, per la celebrazione della messa domenicale. In poche righe non si può condensare un’esperienza così intensa… ma possiamo affermare con forza che comunque è un esperienza che lascia il segno! Al termine del mese, il 30 luglio, abbiamo portato la gioia di quanto sperimentato, nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie e tra i nostri amici. È stato bello ritornare, dopo tutto quel silenzio, alle “parole”, ma certamente rimarrà in ciascuno di noi un rapporto speciale con la Parola.

I seminaristi di III anno


A cominciare il nuovo anno di seminario, come ormai da tradizione, sono diventate quelle care e agili note dell’inno Veni Creator Spiritus, che segnano l’avvio delle meditazioni e delle riflessioni proposte per la settimana di esercizi spirituali. Dopo le vacanze estive, che vedono noi seminaristi impegnati nelle proprie amate comunità parrocchiali, in famiglia, o in particolari esperienze ecclesiali, tali esercizi annuali costituiscono un momento bello per rifocalizzare l’attenzione su noi stessi, per rimetterci più in contatto con la vita di Gesù, per tornare alla scuola della preghiera e del silenzio, allo scopo di comprendere e scegliere ciò che Dio vuole da noi. Rivolti in ascolto dello Spirito Santo, quest’anno ci siamo lasciati guidare da padre Rosario Gisana - sacerdote della diocesi di Noto e professore allo Studio Teologico San Paolo - per confrontarci con una dimensione fondamentale dell’esistenza cristiana: essere discepoli, alla luce delle beatitudini. Esse, infatti, rappresentano una “scala discepolare”, una via spirituale, certamente esigente, ma imprescindibile dal cammino umano e di fede di ogni cristiano, che ci dispone sulla via dell’imitazione di Gesù: di gradino in gradino le beatitudini descrivono bene il modo e lo stile del discepolo e allo stesso tempo tratteggiano il volto del Signore, presenza viva, a cui costantemente il discepolo cerca di configurarsi. In questa trasformazione di Cristo e del cristiano, ci viene rivolto un coraggioso e appassionato invito ad andare oltre il fosso della mediocrità che la società postmoderna oggi spesso ci veicola: noi siamo fatti per Dio! L’identità del cristiano, soprattutto oggi, non può che essere questa: l’essere per Dio. Non possiamo chiuderci dentro il nostro “io”; la nostra identità più profonda è l’essere per l’altro. «Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro

cuore è inquieto se non ha dimora in Te», afferma sant’Agostino. La nostra guida per gli esercizi spesso, infatti, ci consigliava la lettura dei Padri della Chiesa e di altri santi, proprio per invitarci a cercare la compagnia di grandi maestri e di santi luminosi, come voci che ci richiamano a non lasciarci portar via dalle ondate della tempesta, a non cedere egoisticamente al nostro “io”, ma da seguire per farci aiutare sempre a guardarci intorno e più avanti, a rialzare il capo e a riprendere a sperare. Ogni cristiano con questa “etica delle beatitudini” è invitato a riscoprire la propria trasfigurazione battesimale che lo chiama alla santità. Che meraviglia e grande stupore, al pensiero di diventare santi! Forse ciascuno deve essere più consapevole che Dio ci ha scelti per essere santi e irreprensibili nell’amore! Anche il Papa Benedetto xvi, nel messaggio per la xlix Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, ci invita ad aprire la nostra vita a questo amore, ad amare “come” Dio, nel dono totale di sé fedele e fecondo: infatti, egli sottolinea le vocazioni come dono della carità di Dio, che nascono e crescono come frutto di quest’apertura all’amore di Dio. Tale amore, che si concretizza verso il prossimo, costituisce la spinta decisiva che fa del sacerdote un suscitatore di comunione tra la gente e un seminatore di speranza. Il percorrere, dunque, la “scala discepolare”, non ci deve abbattere: è Gesù stesso che aiuta noi a salire, con l’assidua frequentazione della Parola e dei Sacramenti, in particolar modo dell’Eucaristia, centro vitale di ogni cammino vocazionale. Con Pietro possiamo dire: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”.

I seminaristi del II e del IV anno


16 - 20 agosto 2011

Il tradizionale appuntamento che segna l’inizio del nuovo anno per la vita della comunità del Seminario arcivescovile dei Chierici di Catania, è la settimana estiva. Anche quest’anno siamo stati accolti presso il villaggio San Giuseppe dell’ICAM (Istituto Catechistico Annunciazione di Maria), fondato dal compianto mons. Santo D’Arrigo. L’occasione è sempre assai particolare per poter vivere dei giorni di riposo e di vacanza, nonché per confrontarci anche su temi di spiritualità e vita comunitaria. Importanti sono stati i momenti di incontro, di riflessione e di condivisione delle esperienze e opinioni personali in particolare traendo spunto dal tema proposto quest’anno incentrato sulle virtù umane. Continuando, difatti, il percorso già compiuto durante gli incontri comunitari del lunedì sera in seminario durante tutto l’anno scorso, che hanno riguardato la formazione umana nel cammino di discernimento verso il presbiterato, si è puntata l’attenzione sulle virtù proprie di ogni uomo. A dare il loro contributo sono intervenuti i padri spirituali del seminario mons. Scribano e mons. Genchi. Don Carmelo Politi, parroco della comunità di Maris Stella a Catania, con il suo stile diretto e semplice, ci ha donato la sua esperienza nel vivere le virtù nella vita sacerdotale. Sintetizzando la sua riflessione, si può sottolineare il suo invito a cercare delle belle figure sacerdotali, che siano di esempio nella nostra formazione, persone belle e sane, veri uomini di Dio, che hanno accompagnato i libri di teologia con la zappa del lavoro e dell’impegno sociale e umano. Quest’anno la nostra settimana estiva ha visto anche la festa in onore di Sant’Agata, e quindi tutti insieme il 17 agosto pomeriggio ci siamo recati in cattedrale per la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro arcivescovo e per la processione con il busto reliquiario: un altro momento di fede popolare vissuto insieme, anche con il

significativo e ormai tradizionale atto, affidato a noi seminaristi, di scendere dall’altare la santa patrona di Catania per consegnarla ai devoti. Significativa è stata la presenza dei sacerdoti della diocesi, giorno 18, per la concelebrazione eucaristica con l’arcivescovo, dopo la presentazione dei seminaristi di primo anno. In questa occasione è stato dato l’annuncio del nuovo incarico per il vice- rettore don Vincenzo Nicolosi che sarà anche l’amministratore e l’economo del Seminario.

19 - 23 settembre 2011

L’inizio del nuovo anno di formazione per la nostra comunità, coincide con la settimana di Esercizi Spirituali in seminario. Come sempre gli EE.SS. rappresentano un momento unico per noi al fine di per poter vivere al meglio il percorso di discernimento e di formazione. Quest’anno le riflessioni sono state proposte da don Rosario Gisana, professore di ebraico ed esegesi, ex rettore del Seminario di Noto, e da quest’anno vice Preside dello studio Teologico S. Paolo di Catania. Gli spunti per tutte le meditazioni si traducevano concreta-


mente nel “salire e scendere i gradini della scala discepolare” al centro della quale ci sta la beatitudine della misericordia. Le meditazioni sono state sempre precedute dalla lettura del brano del capitolo 5 di Matteo. Inoltre, siamo stati guidati da due grandi maestri: un padre della Chiesa, Giovanni Crisostomo, e un altro “padre della Chiesa”, non da intendersi nel senso classico, ossia il nostro papa Benedetto XVI con l’ausilio del suo primo volume su Gesù di Nazareth. Momenti nuovi durante gli esercizi sono stati una collatio, cioè una verifica con la condivisione dell’esperienza e una liturgia penitenziale con lo spazio per le confessioni.

29 settembre 2011

Con l’Ora Media, in cappella inizia il nuovo anno di discernimento e di formazione in Seminario. Nello stesso giorno l’incontro formativo con il Rettore e il lancio del tema che sarà affrontato quest’anno negli incontri del lunedì, ossia la formazione pastorale, segnano anche il cammino ufficiale della nuova comunità che si ritrova per vivere un intenso anno si Seminari

2 ottobre 2011

Nel giorno della memoria dei Santi Angeli custodi, i nostri compagni netini, Peppe Di Stefano e Alessandro Paolino ricevono il ministero del Lettorato.

4 ottobre 2011

È tempo di inizi… ed anche questo è un inizio! Riprendono le lezioni allo Studio Teologico S. Paolo. Lo studio, d’altra parte, ha un posto importante per la nostra vita in Seminario.

7 ottobre 2011

In diocesi, festeggiamo il XIX anniversario dell’Ordinazione Episcopale del nostro Vescovo. Partecipiamo insieme, svolgendo il servizio liturgico, alla solenne Celebrazione Eucaristica in cattedrale, che segna anche l’inizio del nuovo anno pastorale.

10 ottobre 2011

La novità di quest’anno sono gli incontri liturgico-pastorali del lunedì. Una serie di “lezioni” su temi molto cari al nostro vescovo, come la catechetica, con don Pietro Longo, in mattinata e due appuntamenti nel pomeriggio, il primo di tecniche di comunicazione con il nostro trainer prof. Filippo Anfuso e a seguire lezioni pratiche di liturgia sull’uso del messale con don Vincenzo Nicolosi.

20 ottobre 2011

A Noto siamo tutti presenti per la Celebrazione Eucaristica durante la quale il vescovo S.E. Mons. Antonio Staglianò, ammette tra i candidati all’ordine del presbiterato Paolo Catinello e Giorgio Cicciarella.

27 ottobre 2011

Giorno ricco di impegni e di “celebrazioni in Seminario! A pranzo ci ritroviamo per festeggiare l’88° compleanno di mons. Salvatore Nicolosi, presenza significativa della nostra comunità. Nel pomeriggio si tiene l’Assemblea Generale dell’OVS con il quale si apre ufficialmente il XXXII anno associativo per i tanti membri di questa famiglia diocesana che vive e opera accanto al Seminario, per aiutarci nel cammino di formazione al presbiterato. Viene presentato tutto il programma per il nuovo anno e le iniziative che lo accompagneranno, insieme al progetto “adotta i seminaristi della tua diocesi”. Presso


la chiesa Regina Apostolorum, viviamo un importante momento di gioia e di ringraziamento al Signore con la Celebrazione Eucaristica durante la quale S.E. Mons. Arcivescovo ha ordinato diacono Roberto Interlandi, seminarista catanese, che ha completato gli studi presso l’Almo Collegio Capranica di Roma.

28 ottobre 2011

Inaugurazione Anno Accademico alla Studio Teologico S. Paolo. In mattinata tutti i sei vescovi dello studio sono presenti in seminario. Nel pomeriggio la Celebrazione Eucaristica è presieduta da S.E. Mons. Antonio Staglianò. A seguire lectio magistralis del prof. Severino Dianich.

1 dicembre 2011

Ritiro di Avvento dell’OVS e Celebrazione Eucaristica.

2 dicembre 2011

Presso il centro “Le Ciminiere”, Il Seminario al completo prende parte all’incontro «La fede in un mondo secolarizzato» con un colloquio dibattito tra S.E. Mons. Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, e il prof. Pietro Barcellona, insigne docente universitario della Facoltà di Giurisprudenza di Catania.

8 novembre 2011

È bello poter vivere anche un’esperienza di lavoro, raccogliendo le olive nel terreno attorno al seminario. Così possiamo gustare a tavola un po’ di olio fresco e genuino!

10 novembre 2011

La comunità del Seminario è ospite della comunità Parrocchiale di San Giovanni la Punta per partecipare alla Celebrazione Eucaristica in memoria della Venerabile Lucia Mangano, presieduta dall’arcivescovo. Insieme si condivide poi la cena e un bel momento di fraternità.

17 novembre 2011

Altro appuntamento del cammino annuale dell’Opera Vocazioni Sacerdotali della nostra diocesi: la celebrazione dei fedeli defunti. La memoria dei defunti ha dato la possibilità di ricordare durante la celebrazione Eucaristica i tanti membri di questa Opera che ci hanno lasciato nel corso degli anni, insieme a tanti parenti, amici e benefattori defunti

30 novembre 2011

. In seminario festeggiamo il X anniversario di ordinazione presbiterale di don Salvo Gulisano, presente insieme al Propedeutico e al VI anno Pastorale.

5 dicembre 2011

La comunità del Seminario anima una veglia di preghiera mariana presso la chiesa di san Francesco all’Immacolata, ospite della comunità dei frati francescani conventuali.


12 dicembre 2011

Ordinazione presbiterale di don Armando Fidone e don Nello Garofalo p e r l ’ i m p o s i zione delle mani di S.E. Mons. Anton i o Staglianò , nel l a cat t edral e neti n a .

16 dicembre 2011

23 dicembre 2011

Festa con i genitori e tradizionale scambio di auguri tra l’Arcivescovo, i Superiori e le nostre famiglie, per un’occasione particolarmente felice, con la Santa Messa, il Concerto natalizio, la commedia teatrale “A prumisa”, e il momento di fraternità conclusivo.

Ad Aci Sant’Antonio ritiro spirituale di avvento per gli studenti dello Studio Teologico S. Paolo.

19 dicembre 2011

Santa Messa presieduta dall’arcivescovo con la partecipazione del Serra Club e concerto di musica natalizia.

3 gennaio 2012

Grande gioia per la Chiesa catanese ed anche per la comunità del Seminario: i diaconi Rosario Balsamo, Nuccio Puglisi e Fabio Vassallo sono ordinati presbiteri per l’imposizione delle mani di S.E. Mons. Salvatore Gristina, nella chiesa Cattedrale.

8 gennaio 2012

Il nostro caro Rettore, mons. Giuseppe Schillaci, compie gli anni e per tutta la comunità è l’occasione per far festa con lui.

11 gennaio 2012

22 dicembre 2011

Serata di festa con la tradizionale tombolata natalizia, con in palio tanti libri!!!

Grande gioia e anche commozione: i neoordinati presbiteri don Rosario, don Nuccio e don Fabio, celebrano con noi l’Eucaristia nella cappella del Seminario. Insieme hanno ringraziato il Signore durante la Santa Messa, per un grande momento di famiglia con l’invito a curare la preghiera e il rapporto privilegiato con il Signore, durante gli anni del Seminario.


1 febbraio 2012

Passaggio di consegne ufficiale in seminario tra don Antonio Gentile e don Vincenzo Savio Nicolosi che si alternano nella carica di economo-amministratore del Seminario Arcivescovile dei Chierici di Catania. Con la Celebrazione Eucaristica, don Antonio ha voluto ringraziare tutti noi, superiori e alunni del seminario, per i cinque anni che lo hanno visto impegnato in questo ruolo così delicato ma indispensabile per la vita nostra e di questa grande struttura.

11 gennaio 2012

È ufficiale! Don Vincenzo Savio Nicolosi è il nuovo Economo-amministratore del Seminario.

13 gennaio 2012

In Seminario si è svolto uno degli appuntamenti più cari per la grande famiglia dell’OVS diocesana: la giornata dell’Agape fraterna, quale incontro che esprime la grande attenzione e concretezza che viene manifestata a noi seminaristi. Un grazie va a loro per le tante offerte, che in occasione della Colletta Alimentare, i nostri amici benefattori hanno riversato nel nostro refettorio, mostrandoci come l’amore e la fiducia nella Provvidenza deve sempre accompagnare il nostro percorso di discernimento, di formazione e di vita comunitaria in Seminario. Non è mancata la Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Salvatore Gristina.

3-5 febbraio 2012

Festeggiamenti agatini per tutta la comunità del Seminario che partecipa attivamente ai vari momenti celebrativi, dalla processione del tre, per l’offerta della cera al solenne Pontificale di giorno cinque, presieduto quest’anno dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità.

9 febbraio 2012

Incontro dell’OVS per la presentazione della figura presbiterale di mons. Giuseppe Scuderi, con la conferenza tenuta dal Vicario Generale dell’Arcidiocesi mons. Agatino Caruso. Partecipano in particolare le comunità parrocchiali di Misterbianco e di Paternò.

13febbraio 2012

18 gennaio 2012

Come ogni anno arrivano i temutissimi “pericula”! Inizia oggi la sessione invernale di esami allo Studio Teologico.

La comunità del Seminario, è ospite della Parrocchia Santuario SS. Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino di Trecastagni, per la preghiera del Vespro, la Celebrazione Eucaristica e per la condivisione fraterna con la comunità parrocchiale.

14 febbraio 2012

Inizia il secondo semestre di lezioni allo studio teologico S. Paolo.




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