Eco del Seminario 2017

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Venite e vedrete. Andarono e videro dove egli dimorava

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La storia del Seminario dei Chierici di Catania

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Gli orari della nostra vita comunitaria

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STAMPA

GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Giosuè Messina Antonio Sanfilippo

La comunità del Seminario Un nuovo fratello Salvatore Timpanaro

Venite e vedrete La comunità del Propedeutico

I Seminaristi rispondono ...

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Intervista all’Arcivescovo

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Quattro nuovi presbiteri

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Tipolitografia Urzì Via G. Fava, 9 - 95123 Catania Tel. 095 350351 e-mail: tipografiaurzi@gmail.com

Don Giuseppe Schillaci

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S. E. Mons. Salvatore Gristina

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REDAZIONE Seminario Arcivescovile dei Chierici viale Odorico da Pordenone, 24 95126 Catania telefax 095 333331 e-mail: seminariochiericict@libero.it conto corrente postale 11 66 79 53

Messaggio dell’Arcivescovo

Enrico Catania, Ivan Incognito, Pietro Domenico Rapisarda, Ivan Garofalo, Placido Andrea Consoli, Giuseppe Palazzo, Filippo Maria Rapisarda, Vincenzo Giuliano Mascali, Nunzio Schilirò, Matteo Minissale, Andrea Pellegrino

Una vocazione indimenticabile. Nino Cannata Cristiano Calì - Don Giuseppe Schillaci Francesco Abate, Pietro Belluso, Francesco Nicolosi, Ugo Rapicavoli

Un ritiro sui passi di S. Francesco Antonino Carbonaro

Dialogo dei Seminari di Sicilia Angelo Fichera - Giuseppe Licciardo

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L’O.V.S. al servizio delle Vocazioni al Sacerdozio Ministeriale

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Calendario O.V.S. 2017

Lina Lo Faro

Diario in flash Album

IN COPERTINA: Venite e vedrete

Acquerello del seminarista Vincenzo Giuliano Mascali “«Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui” (Gv 1,39) Il versetto che abbiamo scelto come titolo dell’edizione dell’eco di quest’anno è la spiegazione più immediata dell’immagine di copertina. È Gesù Cristo che avvolge in un immenso abbraccio cosmico uomini, terra, cielo e mare. Ecco allora l’attimo in cui scatta l’amore “erano circa le quattro del pomeriggio”. Tutto tende verso Gesù che segna la strada ed invita i discepoli a seguirlo nella sua via: la Croce.


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nche quest’anno la pubblicazione Eco del Seminario giunge in occasione della Giornata che focalizza l’istituto che sempre più deve avere un posto privilegiato nel cuore della comunità diocesana. La celebrazione della prossima Giornata del Seminario si svolge nel contesto provvidenziale di due eventi significativi nella vita di ogni Chiesa particolare. Il primo è costituito dalla pubblicazione, 1’8 dicembre 2016, del documento della Congregazione per il Clero Il dono della vocazione presbiterale. Il testo descrive ampiamente ed autorevolmente gli aspetti della formazione dei candidati al sacerdozio. Molto opportunamente esso riporta in apertura due espressioni di Papa Francesco: «Si tratta di custodire e far crescere le vocazioni, perché portino frutti maturi. Esse sono un“diamante grezzo” da lavorare con cura, rispetto della coscienza e pazienza, perché brillino in mezzo al popolo di Dio» (6 ottobre 2014). Il Seminario costituisce il tempo e il luogo di questa lavorazione affidata a persone chiamate a tale compito difficile ed entusiasmante, ed accompagnata costantemente dall’attenzione orante e solidale dell’intera comunità diocesana. Al riguardo, la pubblicazione del documento offre l’occasione propizia, da non sprecare, per approfondire il rapporto tra Seminario e parrocchie, forme di vita consacrata, Opera Vocazioni Sacerdotali, associazioni, gruppi e movimenti. Esso deve così diventare sempre più un insostituibile punto di riferimento qualificante l’identità ecclesiale, personale e comunitaria, di quanti ci onoriamo dì appartenere alla Santa Chiesa catanese. L’altro evento riguarda la pubblicazione (13 gennaio 2017) del Documento preparatorio della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, che si svolgerà nel 2018. Per l’occasione, Papa Francesco ha indirizzato a tutti i giovani una toccante e coinvolgente lettera. L’assemblea sinodale riguarda tutte le Chiese particolari nella loro azione pastorale verso le nuove generazioni. Tutto ciò ha un rapporto diretto con l’identità e le finalità del Seminario. Infatti, i giovani singolarmente e comunitariamente, sono il campo in cui il Divin Seminatore sparge con abbondanza semi di vocazione al sacerdozio, e dove gli educatori sono chiamati ad individuare i “diamanti grezzi” da lavorare in Seminario. Il corale coinvolgimento della comunità diocesana nel cammino in preparazione all’Assemblea sinodale del 2018 costituirà, pure, un momento privilegiato di concorde azione pastorale sulla vocazione che vedrà coinvolti anche gli uffici diocesani. Ringraziamo il Signore che ci permette di celebrare la Giornata del Seminario 2017 in questo straordinario contesto ed impegniamoci tutti a rendere la Giornata ricca di abbondanti frutti di simpatia, attenzione, preghiera e sostegno nei riguardi del Seminario. Accompagno molto volentieri tale impegno con un affettuoso ringraziamento e una paterna benedizione. Catania, 26 gennaio 2017

Salvatore Gristina


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iovanni il Battista ha mostrato, testimoniandolo, ai suoi discepoli Gesù, come l’Agnello di Dio che toglie, prendendo su di sé, il peccato del mondo; essi vanno da Gesù e si presentano ponendogli questa domanda: “Maestro dove dimori?”. Essi pensano alla sua dimora non come a un luogo fisico o ad una dimensione esteriore, ma come il suo essere, la sua Persona. Dove abita il Maestro è il suo essere stesso, la sua identità. Ora, per capire il suo essere bisogna stare con Lui; dimorare con Lui, che è condividere la sua stessa vita; stabilire una comunione di vita, stare con Lui e in Lui! Nella misura in cui i discepoli accolgono il suo invito si lasciano condurre, si mettono nella condizione di lasciarsi plasmare dal suo stile di vita; il Suo stile di vita diventa il loro stile di vita; è lo stile che la Chiesa è chiamata ad incarnare e a manifestare; è lo stile che fa di noi i discepoli di Gesù. Nella domanda dei discepoli e nella risposta del Maestro desiderio e ricerca di senso si intrecciano con una proposta concreta. Bisogna fare esperienza, non si può rimanere soltanto nell’ambito della pura astrazione, dell’idee o delle semplici intenzioni. È questa la chiamata! Un mistero nel quale si tesse la mirabile trama fatta di un’iniziativa che viene da un Altro, che viene da Dio, alla quale si collega una risposta libera dell’uomo. È Dio a cominciare per primo; è Dio che si coinvolge e si scommette, l’uomo è chiamato ad offrire la sua risposta, anch’egli invitato a coinvolgersi. Dio chiama e l’uomo liberamente risponde. Anche nella nostra vita, come nella vita dei primi discepoli, c’è stato un momento, un’ora, in cui questa proposta, questa chiamata, è giunta interpellandoci e


noi abbiamo risposto. Non si dimenticano momenti, occasioni, nei quali abbiamo avvertito il Signore che ci chiamava a dare la nostra risposta, mai con costrizione e violenza, mai limitando o offuscando la nostra libertà, sempre con infinito rispetto e discrezione come solo il Signore sa fare. La proposta del Signore raggiungeva e colmava il nostro desiderio, la nostra ricerca, la nostra vita, offrendo a noi un senso di pienezza e di gioia. “Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato” scriveva B. Pascal. A tutti il Signore viene incontro perché coloro che lo cercano lo possano trovare. Nello specifico, ad alcuni Egli rivolge un invito singolare a condividere la sua stessa vita; a stare con Lui, a stare più vicino a Lui; fare parte della sua compagnia ed assimilare sempre più il suo insegnamento, le sue parole, il suo stile, la sua vita. Stare con Lui, dimorare con Lui, vivere con Lui e di Lui e così vivere per Lui. Perché di Lui non si può parlare se non si vive come Lui. Ed amare come lui Ama! Egli ha detto che non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici… I suoi amici non hanno altro desiderio che parlare di Lui, il Signore, e testimoniarlo, ma perché questo accada bisogna abitare dove Egli abita con fedeltà, infaticabilmente, senza interruzioni, sempre. Si comunica ciò che si vive! Egli non abita i nostri luoghi: i luoghi del perbenismo, del giudizio, della separazione, dell’esclusione, delle comodità facili, delle scorciatoie, del compromesso, della discordia, della violenza. Egli abita il luogo dell’incontro, dell’inclusione, del dialogo, dell’amicizia, della radicalità, della denuncia, della profezia, della concordia e della pace. Dove c’è amore lì c’è Dio, lì c’è Gesù Cristo, lì c’è la comunità dei discepoli: c’è la Chiesa! Il luogo in cui abita il Figlio è il Padre, nell’unità dello Spirito Santo: è la comunione la vera dimora; è l’amore! Il Figlio non cerca la sua volontà, ma la volontà di Colui che lo ha mandato: il Padre suo. Egli non è venuto per essere servito ma per servire, dare la vita per tutti. Non per pochi né per alcuni, ma per tutti. La volontà del Padre è che nessuno vada perduto; è solo volontà di salvezza. Il chiamato è invitato ad abitare in questa vita che è e deve essere la sua inquietudine. Una sana inquietudine ispirata sempre al Vangelo; la chiamata è un dono ricevuto senza merito alcuno che si alimenta nel momento stesso in cui si rifà dono; un dono che si

ri-dona, in cui il chiamato si consegna; la chiamata è una vita che si dona senza pensare di ricevere alcuna ricompensa. La ricompensa sta nel proprio donarsi: la misura alta del dono che è Cristo stesso! La ricerca della volontà del Padre e la salvezza degli uomini sono i beni a cui Cristo anela. I chiamati non hanno altro desiderio: il cuore di Cristo stesso, i suoi sentimenti, i suoi beni, la sua vita. Il Signore ci conceda di desiderare sempre quello che Lui desidera, di amare come Egli ama, per essere veramente suoi, al servizio del Vangelo nella sua Chiesa come fratelli; perché possiamo testimoniare gioiosamente con la vita, prima ancora delle parole, il suo amore, lasciandoci ogni giorno plasmare dall’azione creatrice e trasformante dello Spirito Santo.


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a fondazione del Seminario di Catania risale all’episcopato di mons. Antonio Faraone, precisamente la data dell’atto di fondazione risale al 18 aprile 1572, anche se il vescovo non poté completare l’opera in quanto morì il 29 luglio 1573. Tuttavia l’anno seguente il vicario episcopale comprò la prima casa dove vennero ospitati i primi alunni, sita vicino alla Cattedrale, che crollò nel terribile terremoto del 1693. Prima della costituzione dei seminari, la formazione dei chierici avveniva nelle Chiese parrocchiali, dove i futuri chierici venivano formati da un sacerdote dotto e pio. Tuttavia il clero era poco formato, incapace di predicare al popolo, aveva una scarsa conoscenza della lingua latina, conosceva a memoria le formule per la celebrazione della Santa Messa. Nell’atto di riforma, il Concilio di Trento pose termine a questa ignoranza del clero, decretando la costituzione di collegi-seminari in tutte le Chiese particolari, anche se di fatto la fondazione dei seminari e il buon funzionamento si avrà solo nei secoli successivi. Il 15 luglio 1563, alla sessione XXIII del Concilio di

Trento venne emanato il decreto Cum adolescentium aetas, che stabilisce la nascita dei seminari. Così il decreto recita: «Siano ammessi in questo collegio quelli che hanno almeno dodici anni e sono nati da legittimo matrimonio, che abbiano imparato a leggere e a scrivere e la cui indole e volontà dia speranza che essi sono disposti ad essere sempre a servizio della Chiesa. […] Perché, poi, possano essere istruiti più facilmente nella disciplina ecclesiastica, prenderanno subito la tonsura e indosseranno sempre la veste clericale; impareranno la grammatica, il canto, il computo ecclesiastico e le altre conoscenze utili; attenderanno con ogni attenzione allo studio della Sacra Scrittura, dei libri ecclesiastici, delle omelie dei santi, al modo di amministrare i sacramenti, - specie per ascoltare le confessioni, - e impareranno le regole dei riti e delle cerimonie. Il vescovo procuri che ogni giorno assistano al sacrificio della messa; che almeno ogni mese si confessino, e secondo il giudizio del confessore, ricevano il corpo del nostro signore Gesù Cristo e che nei giorni festivi servano in cattedrale e nelle altre chiese del luogo». Gli alunni che abitavano il seminario catanese, al mo-


mento della sua nascita, erano un numero esiguo, in situdini, più volte è stato chiuso, quanto la stessa struttura non aveva rendite alte e gli ma riaperto negli anni successivi. alunni non potevano permettersi il pagamento di vitto Tra le tante calamità naturali ricordiamo il terremoto ed alloggio, pertanto continuavano la formazione nelle del 1693 che distrusse il seminario, costruito nel 1610 canoniche o frequentavano solo di giorno il seminaaccanto al vecchio sito della chiesa di S. Martino dei rio; infatti, durante gli episcopati di Marco A. Gussio Bianchi. L’incameramento dei beni ecclesiasti del 1847 e Michelangelo Bonadies, l’incidenza del seminario fu ad opera dei Borbone ha sottratto parte dell’antico Painsignificante: nel 1655 vivevano in seminario solo 10 lazzo dei Chierici, costruito nei primi del ‘700 dal vebambini. Sappiamo anche che la vita del seminarista nel scovo Andrea Riggio sulle mura della città, per farne 1734 era ben strutturata: vi sono regole per la vita spiriuna caserma militare. I seminaristi ormai da tempo nutuale e temporale, momento dello studio presso i gesuiti merosi, furono accomodati nella parte nord del restante dove impartivano lezioni di grammatica, retorica, filoSeminario. A partire dal 1943 a causa del II conflitto sofia, teologia speculativa e morale. mondiale i seminaristi lasciarono il Seminario vicino Un opera di grande riforma presso il seminario cataalla Cattedrale (verrà distrutto dai bombardamenti), nese fu attuata dal vescovo Salvatore Ventimiglia, infatti egli lamentava il Nella pagina accanto Prospetto del nuovo Seminario negli anni ‘50 del ‘900 fatto che nel clero fossero state accolte persone ignoranti, dissolute e Sotto Seminaristi adraniti in uscita alla Solicchiata - 1930 prive del patrimonio, nonché della stessa vocazione. Così invitò docenti da Palermo e di altre città della penisola istituendo nuove cattedre: teologia dogmatica e morale, filosofia, geometria, sacra eloquenza, lettere latine e greche. I docenti fecero del seminario un’istituzione culturale tanto che la stessa struttura possedeva una propria tipografia che poteva gareggiare con l’Università. Proprio in questo periodo fu anche arricchito il patrimonio librario della “Biblioteca Agatina” del seminario, che già conteneva preziosi volumi appartenuti al can. G. B. De Grossis, donati nel 1688. Successivamente il vescovo Corrado M. Deodato istituì anche una cattedra di diritto canonico. Furono anni di grande splendore del seminario catanese. Era ancora uso che alcuni seminaristi vivessero a casa per motivi vari (anche economici). Questi venivano chiamati foristi, seguivano le lezioni, la S. Messa, gli esercizi di pietà durante il giorno e la sera facevano rientro nelle proprie case. Questa prassi fu in uso fino ai primi decenni del ‘900. Il seminario affrontò varie vicis-


per stabilirsi presso il Seminario estivo di San Giovanni la Punta, fatto costruire dal vescovo rettore Antonino Caft, inaugurato nel 1881 ed ampliato negli anni 1932-33, fino alla costruzione dell’attuale Seminario inaugurato il 15 agosto del 1951. Il Concilio Vaticano II si occupò anche della formazione dei futuri chierici, promulgando il 28 ottobre 1965 il decreto Optatam Totius, dove vengono espressi gli orizzonti educativi del seminario: retta intenzione, approfondita vita spirituale, senso d’obbedienza alla Chiesa, educazione alla castità, dominio di sé, tirocinio pastorale, studio filosofico e teologico, nonché l’attenta educazione allo spirito missionario. L’arcivescovo Domenico S. Picchinenna volendo rece-

pire quanto il concilio aveva auspicato, nel 1987 pubblicò il nuovo regolamento del Seminario maggiore di Catania, strutturando la formazione in quattro pilastri fondamentali: formazione spirituale ed umana, formazione filosofica e teologica, vita comune, esperienza pastorale, rielaborando e facendo propri tutti gli enunciati del decreto citato. Attualmente il nostro Seminario, guidato dal retSopra Cappella dell’antico Seminario in Piazza Duomo - 1922 tore mons. Giuseppe Schillaci, offre una formazione piena e integrale; la formazione filosofica e Sotto Il seminario estivo di S. Giovanni la Punta in costruzione teologica è affidata dal 1969 allo Studio Teologico San Paolo, sito nella stessa struttura del Seminario, così anche la formazione umana e spirituale è curata dai direttori spirituali. Lo svolgimento della vita comunitaria ed incontri interni ai seminaristi sono organizzati dallo stesso rettore. Per volontà dell’attuale arcivescovo Salvatore Gristina, si tengono anche dei corsi interni di dottrina sociale della Chiesa, pastorale, prassi della comunicazione e musica sacra.


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a vita comunitaria che il seminario ci offre, pur nella sua ciclicità, è sempre scandita da momenti formativi, liturgici, di studio e di attività pastorali che, nel corso del tempo, danno l’occasione a noi seminaristi di poter discernere e far maturare sempre più il germe di vocazione che il Signore ci ha dato. Apparentemente ogni settimana è uguale alle altre, eppure con lo scorrere del tempo ognuno di noi può, con la grazia del Signore, aggiungere un piccolo tassello alla propria formazione che costituisce la base su cui si fonda il ministero al quale ci prepariamo. Abbiamo quindi pensato, nella semplicità, di condividere con voi lettori gli orari della nostra settimana fornendovi così un piccolo specchio delle giornate che trascorriamo in seminario:

Ore 10.00: Incontri pastorali Ore 12.45: Celebrazione dell’Ora media Ore 13.00: Pranzo Ore 16.30: Incontri pastorali Ore 19.30: Santa Messa e vespri Ore 20.30: Cena Ore 21.30: Incontro comunitario Ore 22.30: Grande silenzio

Ore 7.30: Celebrazione della Santa Messa e Lodi Ore 8.30: Colazione Ore 9-12.30: Lezioni Ore 12.45: Celebrazione dell’Ora media Ore 13.00: Pranzo Ore 16.00: Studio Ore 19.00: Adorazione Eucaristica e vespri Ore 20.30: Cena Ore 22.30: Grande silenzio

Ore 7.30: Celebrazione della Santa Messa e Lodi Ore 8.30: Colazione Ore 9-12.30: Lezioni Ore 12.45: Celebrazione dell’Ora media Ore 13.00: Pranzo e attività pastorali (Sabato e Domenica).

Ore 7.30: Meditazione e celebrazione delle Lodi Ore 8.30: Colazione Ore 9-12.30: Lezioni Ore 12.45: Celebrazione dell’Ora media Ore 13.00: Pranzo Ore 16.00: Studio Ore 19.30: Santa Messa presieduta dal Padre Spirituale Ore 20.30: Cena Ore 22.30: Grande silenzio

Ore 7.30: Meditazione e celebrazione delle Lodi Ore 8.30: Colazione Ore 9-12.30: Lezioni Ore 12.45: Celebrazione dell’Ora media Ore 13.00: Pranzo Ore 16.00: Studio Ore 19.30: Santa Messa presieduta dal Padre Spirituale Ore 20.30: Cena Ore 21.30: Visione di un film Ore 23.00: Grande silenzio

Questo, in linea di massima, è lo stile che seguono le nostre settimane in seminario. A ciò dobbiamo aggiungere che una volta a mese la comunità del seminario si ritrova insieme già da domenica sera per vivere un giorno di ritiro guidato dai padri spirituali. Altresì un lunedì la comunità rientra in seminario il lunedì sera già per la Celebrazione Eucaristica: in questo modo non viene meno l’occasione di vivere ancora un po’ di tempo con la propria famiglia. Gli orari naturalmente sono soggetti a cambiamenti, soprattutto quando la comunità si trova impegnata in eventi diocesani o viene invitata nelle varie comunità parrocchiali della diocesi per rendere testimonianza di quell’Amore che ancora oggi chiama a seguirLo nella donazione alla Chiesa e ai fratelli. Ore 7.30: Celebrazione della Santa Messa e Lodi Ore 8.30: Colazione Ore 9-12.30: Lezioni Ore 12.45: Celebrazione dell’Ora media Ore 13.00: Pranzo Ore 16.30: Lectio Divina Ore 19.30: Celebrazione dei vespri Ore 20.30: Cena Ore 22.30: Grande silenzio


Rettore Mons. Schillaci Giuseppe Direttore spirituale del Biennio Sac. Fatuzzo Vincenzo Direttore spirituale del Triennio Mons. Scribano Salvatore Economo Sac. Nicolosi Vincenzo Savio

Consoli Placido Andrea S. Caterina V.M. San Pietro Clarenza

Fichera Angelo

Diocesi di Nicosia

Licciardo Giuseppe Diocesi di Nicosia

Schilirò Nunzio

Sacri Cuori di GesĂš e Maria Maletto

Spampinato Marcello S. Francesco di Paola Catania

Timpanaro Salvatore Diocesi di Nicosia


Catania Enrico

S. Maria dell’Idria Viagrande

Cedro Paolo

B.M.V. dell’Angelo Annunziata Biancavilla

Rapisarda Pietro Domenico Cristo Re Paternò

Carbonaro Antonino

Mascali Vincenzo

S. Pietro Oratorio Maria SS. del Rosario Adrano

Palazzo Giuseppe

S. Francesco Adrano

Risurrezione del Signore in Librino Catania

Garofalo Ivan

Diocesi di Nicosia Diocesi di Nicosia

Palazzolo Carlo

Calì Cristiano

Ss. Angeli Custodi Catania

Incognito Ivan

Pellegrino Andrea

S. Maria della Salute Catania

Sanfilippo Frittola Antonio

S. Agata Bronte

Madonna del Divino Amore in Zia Lisa Catania

S. Barbara Paternò

S. Massimiliano Kolbe in Belsito Misterbianco

Messina Giosuè

Minissale Matteo

S. Giovanni Battista San Giovanni La Punta

Rapisarda Filippo Sacra Famiglia Catania

*Le parrocchie menzionate si riferiscono alle sedi di svolgimento dell’ esperienza pastorale dei seminaristi.

Serafica Gabriele


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alve a tutti, sono Salvatore Timpanaro, nato a Leonforte (EN); ho 37 anni, provengo dalla parrocchia Maria SS. della Catena, Diocesi di Nicosia. Finalmente, dopo anni di discernimento, sono felicissimo di far parte della comunità del Seminario di Catania. Posso dire con certezza, che il Cristo risorto fa parte della nostra vita, ma dobbiamo aver la capacità di disporre il nostro animo nel far sì che lo Spirito Santo possa agire dentro di noi. Così solo possiamo capire quale sia la strada che Cristo ci mette dinanzi con amore. Tutto comincia in tenera età, con una prima passione per la parrocchia, cosa che mi affascinava molto: pregare, stare insieme, giocare. Ma, senza ancora capire quello che fosse realmente la vera fede. Come un po’ tutti i ragazzi, dopo aver ricevuto la Confermazione, mi sono un po’ allontanato dalla realtà della parrocchia, tuttavia, ho portato con me un “qualcosa” che pian piano andava crescendo dentro di me. Non ho mai smesso di pensare a Cristo, di pregarlo e di volergli bene, chiedendogli anche delle grazie per i miei fratelli. Crescendo negli anni e maturando nella fede, sentivo che Cristo si manifestava sempre di più nella mia vita. Ricevevo da lui molti segni, non necessariamente da parte di alcuni sacerdoti, quanto dalla semplice gente che attenzionavano in me qualcosa che avevo già percepito, ma che ancora, per così dire, non riuscivo a credere. Avrei avuto voglia di esplodere in certi momenti della mia vita, rivolgendomi a tutti per comunicare il desiderio di voler diventare sacerdote, ma non totalmente sicuro che questa fosse la volontà di Dio, ritornavo sui miei passi. Si alternavano periodi di silenzio a periodi di forti riflessioni su tutto ciò, periodi di pianto e di preghiera. Chiedevo al buon Dio se tutto ciò fosse una mia convinzione, oppure il suo volere. Nel frattempo, sentivo dentro un fuoco che pian piano mi faceva sempre più forte, sempre più sicuro di me. Tuttavia, a causa della mia perenne convinzione di scoprire la verità a riguardo, del mio attaccamento alla natura e alla mia campagna, restavo lontano dal fare il primo passo. Devo dire che Cristo pazientemente mi aspettava e si prendeva cura di me. Molti sono stati quelli che mi esortavano ad

intraprendere la strada verso il sacerdozio, ed io rispondevo: “Se è volontà di Dio sarò tutto suo”. Sono stato sempre devoto della Santa Vergine, che ci aiuta sempre in questo lungo cammino. Tutto giunse ad una svolta il giorno dell’Immacolata del 2015, quando alla fine della solenne processione, inginocchiato dinanzi al Santissimo Sacramento e al simulacro della Beata Vergine, guardandola negli occhi, ella mi ha fatto capire ciò che suo Figlio voleva da me. Ho pianto di gioia una notte intera! Dopo quel momento, ho capito che quello che avvertivo era davvero il volere di Dio. Dopo aver parlato con il mio parroco e con il Vescovo, i quali mi hanno accolto con molta gioia, ho iniziato questo splendido cammino entrando in seminario nel mese di ottobre dell’anno 2016. Ringrazio Dio per tutti coloro che mi hanno sostenuto con la preghiera, e che ancora lo fanno, e per la mia bellissima famiglia, la quale è molto contenta della strada intrapresa. Prego Dio affinché mi sostenga in questo cammino e che alla fine possa arrivare alla meta sperata. L’invito che faccio a tutti, è quello di farvi amare dal Signore, affinché si possa compiere in ognuno la primavera del Cristo Risorto, che porta il profumo dei fiori della salvezza. Vostro fratello Salvatore Timpanaro I anno – Diocesi di Nicosia


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enite e vedrete» (Gv 1, 39) è l’invito che Gesù rivolge ai primi discepoli quando si accorge che questi, seguendo le parole di Giovanni «Ecco l’agnello di Dio!», lo stanno seguendo e cercano qualcosa da Lui. «Che cosa cercate?» – «Rabbì dove dimori?» – «Venite e vedrete» conclude Gesù che chiama questi uomini ad una esperienza personale alla sua sequela. La loro risposta non tarda ad arrivare: «Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui». Mettersi in cammino, vedere, stare sono i primi atteggiamenti del discepolo di Gesù, che ponendosi alla presenza del Maestro, abitando nella sua casa, conosce Dio e conosce sé stesso e a quale missione il Signore lo chiama. Su queste esperienze è impostato il percorso di formazione e di discernimento vocazionale per il presbiterato nelle sue diverse fasi, tra le quali il tempo propedeutico il cui obiettivo, indicato anche recentemente dalla nuova Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, “consiste nel porre solide basi alla vita spirituale e nel favorire una maggiore conoscenza di sé per la crescita personale”. Ciò, continua la Ratio, diviene possibile grazie all’avviamento alla preghiera “attraverso la vita sacramentale, la Liturgia delle Ore, la famigliarità con la Parola di Dio la quale viene considerata anima e guida del cammino, il

silenzio, l’orazione mentale, la lettura spirituale”. Tutte queste esperienze scandiscono nel quotidiano la vita della comunità del propedeutico, che, in quest’anno, conta due giovani in discernimento vocazionale. La comunità propedeutica diviene perciò luogo di esperienza e di incontro con il Signore, ma anche luogo di condivisione e di scambio reciproco accanto al quale si pone il percorso di formazione culturale, una “prima e sintetica conoscenza della dottrina cristiana attraverso lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica” e lo sviluppo della “dinamica del dono di sé nell’esperienza parrocchiale e caritativa”. Nelle giornate del tempo propedeutico le molteplici esperienze e incontri riconducono sempre a quel venite e vedrete iniziale che fa degli incontri l’Incontro e delle esperienze l’Esperienza, che è quella di Gesù Cristo, Luce che illumina i passi di ogni discepolo. A Maria SS., presso la quale il Verbo prese dimora, la comunità del propedeutico affida il suo cammino affinché si realizzi in tutto e in tutti la volontà del Signore.


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ggi, diverse sono le esperienze che permettono al seminario di farsi conoscere oltre le sue mura. Queste occasioni, tuttavia, non esauriscono la curiosità di molti ed in particolare dei giovani (dei quali si occuperà il prossimo Sinodo ordinario dei Vescovi) su questa importante realtà della Chiesa. Per questo motivo, abbiamo deciso di lasciare la parola a loro, aprendoci alle diverse domande che hanno voluto rivolgerci. A tal riguardo, prima di rispondere all’intervista, ci sembra doveroso ringraziare i giovani della Comunità parrocchiale Resurrezione del Signore di Librino (Ct) e i giovani che hanno rappresentato la nostra diocesi a Cracovia, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, per le domande che ci hanno rivolto. Come si entra in Seminario? Hai avuto difficoltà ad intraprendere il cammino in Seminario? Se si, come le hai superate? Il discernimento, gli incontri vocazionali ed il costante confronto con la propria guida spirituale sono elementi essenziali per cercare di fare chiarezza in se stessi e per capire se si vuole veramente intraprendere il cammino in Seminario. Il primo passo da compiere è entrare a far parte della comunità del Propedeutico per iniziare un percorso formativo costituito da diverse esperienze e dallo studio di alcune materie di teologia. Dopo aver concluso questo tempo propedeutico, se ci si è decisi ad incamminarsi verso il Sacerdozio, è possibile entrare in Seminario per continuare la formazione. Credo che la difficoltà più grande da superare sia quella di riuscire a fare chiarezza dentro di sé e capire se Dio chiede di lasciare tutto e seguirLo. Personalmente ho trovato qualche difficoltà a rispondere “Eccomi” ma grazie all’aiuto di Dio, della mia guida spirituale e dei responsabili del Propedeutico, quando ho trovato il coraggio di aderire a questo progetto divino la mia gioia è stata immensa e tutti i miei timori si sono dissolti. Enrico Catania - Seminarista di III anno Cosa ti ha spinto a intraprendere questo nuovo percorso della tua vita? Salve a tutti. Sono Ivan Incognito, ho ventiquattro anni e sono seminarista di quinto anno. A spingermi ad intraprendere questo cammino di discernimento vocazionale è stato il Signore Gesù, che, in qualche modo, attraverso dei segni che si sono presentati nella mia vita, mi ha fatto capire che Egli mi stesse chiamando a seguirlo. Questa “chiamata”, che ho percepito sin da bambino, si rafforzava sempre più man mano che maturavo. Nella maggior parte dei casi, la chiamata del Signore si fa sentire tramite delle persone, che lo stesso Signore Gesù ci mette accanto nel nostro percorso, e per me queste persone, che reputo assai importanti nel mio cammino, sono state le mie due nonne - oggi in cielo - le quali, da ottime seminatrici hanno seminato in me il seme della fede. Il Signore, oltre alla figura delle mie nonne, si è servito del mio parroco, che, attraverso il suo stile di vita, mi ha testimoniato Cristo, facendomi innamorare sempre più della figura del presbitero, introducendomi in questa scommessa di vita. Ivan Incognito - Seminarista di V anno


Hai certamente fatto una scelta contro corrente, come hanno reagito i tuoi cari e i tuoi amici? Prima ancora di raccontare la reazione che i miei cari e i miei amici hanno avuto in ordine alla mia scelta, vorrei cominciare condividendo la mia. Oggi, il mondo che ci circonda sostiene che è difficile accettare la vita che propone il Vangelo e, a tal proposito, prima di intraprendere questo percorso, una frase che mi metteva in crisi era quella del Vangelo di Luca: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso…» (Lc 9,23). Pensavo, dunque, prima di entrare in Seminario, che fosse impensabile, inaccettabile rinunciare a quello che avevo: il lavoro, la mia indipendenza, per seguire Dio. Alcune persone dinanzi a questa mia scelta si chiedevano cosa mi avesse spinto ad intraprendere questo cammino, pensando, dunque, ad un problema lavorativo o una delusione d’amore. Nessuno comprendeva la mia scelta e pensava che fosse da folli lasciare un lavoro stabile come quello che avevo. Oggi, scegliere il presbiterato è considerato contro corrente, come, anche, fermarsi per strada per aiutare un automobilista in panne, oppure chiedere ad una collega come mai sia triste senza che lei possa pensare che ci stai provando, è controcorrente lavorare onestamente. Si! Oggi è controcorrente andare la Domenica a messa, è controcorrente battezzare i figli perché, oggi, si pensa che debbano essere loro a scegliere da adulti. Mia madre, mia sorella e mio cognato non hanno ostacolato la mia scelta di vita, anzi la sera che andai via, ricordo che mia madre, anche se nel suo cuore sicuramente provava un po’ di tristezza, mi benedisse. Tuttavia, conosco persone i cui i genitori non hanno condiviso la scelta. I miei amici e, in modo particolare, uno di essi, venendo a conoscenza della mia scelta, mi disse che ero sempre stato strano e che rispetto agli altri andavo sempre verso la direzione opposta. Tuttavia, non nascondendomi che da me si sarebbe aspettato qualcosa di strano, mi fece gli auguri per questo mio nuovo percorso e mi disse amichevolmente: «Sei un pazzo!». Nella vita, esistono persone che ti conoscono veramente e ti accettano per quello che fai e per le scelte che prendi, altri, invece, che cercano di farti divertire in tutti i modi seguendo la moda, il consumismo, ma alla fine sappiamo benissimo che tutto ciò lascia un vuoto dentro che non si riesce mai a colmare. Questa è in qualche modo la mia risposta, frutto di una esperienza vissuta. Penso che il cristiano sia una persona che non si lascia influenzare delle mode o dagli amici e, a volte, neanche dalla famiglia che lo circonda, perché è sicuro della sua scelta e di ciò che ha nel cuore, perché dentro ha una gioia che vorrebbe gridare a tutti. Pietro Domenico Rapisarda - Seminarista di III anno

Quali suggerimenti ti senti di dare ad un giovane che si mette alla ricerca della Volontà che Dio ha sulla sua vita? Come trovare il coraggio per fare una scelta contro corrente? Credo che ognuno di noi provi a capire quale sia la volontà che Dio ha sulla propria vita. Spesso ci si interroga su cosa fare, quale sia la via migliore. Una risposta pronta non c’è, ma ciò è normale, perché ognuno di noi ha un rapporto singolare con il Signore, per cui bisogna trovare la propria chiamata. Per far ciò è necessaria la preghiera, che può e deve essere combattuta: non formule fatte, ma il proprio relazionarsi con Lui, sapendo ascoltare anche i Suoi silenzi; e per poter essere attenti a ciò che il Signore ci dice è altrettanto importante avere una figura di riferimento che abbia provato l’esperienza della vocazione e che ci può guidare nell’ascolto di Dio. Volendo rispondere alla seconda domanda, vi confido di aver vissuto in prima persona il peso di fare una scelta controcorrente. Molte volte i timori sono i peggiori nemici da affrontare in quanto veniamo assaliti da tutti i “Ma...”, e allora posticipiamo sempre, cerchiamo di non pensarci e facciamo finta di nulla. Ma in realtà il problema più grande è fare una scelta che sia definitiva, avere il coraggio di dire Sì verso una strada che ci faccia prendere la responsabilità delle nostre azioni con il Signore, sia questa scelta il presbiterato, il matrimonio o la consacrazione. A volte purtroppo la difficoltà maggiore è relazionarsi con la famiglia, pensando che non si verrà accettati, ma molte volte siamo noi stessi a porre troppi problemi. Un cordiale saluto a tutti i lettori. Ivan Garofalo - Seminarista di IV anno


Intraprendendo il cammino in Seminario per il sacerdozio hai mai temuto o temi che possa mancarti l’amore di una donna? Come vivi dunque il celibato? Prima di intraprendere il percorso di discernimento la parola “celibato” e l’idea che ne avevo mi spaventava non poco. Può sembrare strano che un ragazzo possa, nella società attuale, scegliere di vivere senza la persona amata accanto con la consapevolezza di privarsi di amore, affetto, momenti di intimità e tutto quello che di meraviglioso riserva l’amore. Posso in realtà dire che, con il mio sì a Dio, non ho affatto rinunciato all’amore e alla sua dolcezza. Ho incontrato il vero Amore, che riesce a trascinarmi ovunque voglia e a darmi emozioni sempre nuove. Mi chiederete come, vi rispondo dicendo che le mie attenzioni sono ormai rivolte a chiunque incontri nel mio cammino, senza poter tralasciare nessuno. Spogliandomi del mio egoismo ho riscoperto l’importanza di chi mi circonda e tutto il bene che avrei dedicato un tempo alla mia fidanzata ora è donato a chi ha bisogno del mio sostegno e della mia vicinanza. Come vivo il celibato? Non lo so, posso dirvi come vivo l’amore! Placido Andrea Consoli - Seminarista di II anno Vita cristiana e Seminario. Percorso semplice? Intraprendere il cammino formativo in seminario non significa appena “prepararsi a diventare prete”, con tutto ciò che questo implica in termini di preparazione teologica, ma significa innanzitutto approfondire sempre di più il rapporto con Dio e la sequela di Cristo, nostro Maestro. Ciò comporta un esercizio continuo di adesione alla Persona che rende bella la nostra vita, attraverso l’ascolto della Parola, l’obbedienza a essa, e con un rapporto sempre più intimo con i sacramenti. E questo in linea di massima è ciò che dovrebbero fare tutti i discepoli di Gesù, o almeno quelli che prendono sul serio l’esperienza di fede e di vita cristiana: in ciò il seminarista è prima di tutto cristiano tra i cristiani, chiamato a vivere pienamente l’esperienza umana dell’incontro con Cristo, con il di più di essere chiamato anche a mettere la sua vita totalmente a servizio della Chiesa. Questo non sempre è semplice e facilmente realizzabile, ma sappiamo di non essere soli in questo cammino, sappiamo di poter contare su Colui che ci ha chiamato: questa coscienza ci ridesta continuamente e ci fa sperimentare nella quotidianità la positività della realtà che siamo chiamati a vivere. Giuseppe Palazzo - Seminarista di IV anno - Diocesi di Nicosia Qual è il tuo modello sacerdotale? Ciao a tutti, sono Filippo Maria Rapisarda ho 36 anni. Volendo tentare di dare una risposta a questa domanda, confesso che mi si rallegra il cuore nel vedere come il Signore, ancora oggi, chiama operai nella sua messe per essere costruttori di pace, gioia e di speranza tra gli uomini. Nella mia esperienza di vita, ho incontrato tanti sacerdoti, e ognuno con tante belle qualità, con tanti doni. Personalmente, la figura sacerdotale che mi aiutò ad intraprendere questo mio cammino vocazionale, e che divenne poi, mio padre spirituale, era un uomo di Dio, un “presbitero”, che con semplicità e umiltà, con cuore aperto e generoso, mi ha fatto dono di tutto ciò che aveva, ossia la sua disponibilità e il suo tempo, testimoniandomi quella carità tipica di un padre, che è attento e premuroso ad ascoltare il proprio figlio. Oggi alla luce della mia esperienza, posso dire che il sacerdote è testimone della Via, Verità e Vita che è Cristo stesso, un uomo, capace di mettersi all’ascolto dei problemi della gente, un uomo di carità e di preghiera, affinché con il suo esempio, possa testimoniare a tutti la misericordia del Padre. Filippo Maria Rapisarda - Seminarista di VI anno La Chiesa sta affrontando una crisi delle vocazioni e non solo nei seminari. Quali sono secondo te le cause? Quali soluzioni? La Chiesa riguardo alle vocazioni sacerdotali, al matrimonio e alla vita consacrata sta vivendo un momento di grave difficoltà causato, a parer mio, in parte da un grave difetto di relazioni umane, mature, libere ed autentiche che partano da un desiderio d’amore per l’altro; d’altra parte invece assistiamo al disfacimento di molte famiglie, che sono esse stesse la fonte di ogni vocazione. Alla base di ciò, c’è nel contesto cristiano l’assenza in famiglia, in parrocchia e nel presbiterio di figure che diano la testimonianza di una fede matura che si spende totalmente e senza riserve per la crescita dell’amore dei figli e per i figli, in maniera autentica. Moltissimi ragazzi della mia età sono sfiduciati dai rapporti umani e si vedono sulle strade del mondo piegati su loro stessi, sul loro ombelico, o meglio sul proprio smartphone, attaccati alle mode e da esse condotti. La soluzione richiede un grande impegno che ci faccia uscire da questa lunga adolescenza non tramite le parole ma dimostrando concretamente a noi stessi e agli altri di essere follemente innamorati di Cristo! Vincenzo G. Mascali - Seminarista di IV anno - Diocesi di Nicosia


Cosa significa vita comunitaria per un Seminario? Quanto la ritieni fondamentale per un candidato al sacerdozio? Salve a tutti, sono Nunzio Schilirò, ho 22 anni. Volendo dare una risposta a questa domanda postami, posso dire che la vita comunitaria, a mio modesto punto di vista, è un fattore decisivo per il cammino di un candidato al sacerdozio. Lo è molto importante per il cristiano in sé, per lo specifico stile di vita che vive nell’essere una parte di una realtà grandissima quale è la Chiesa come comunità riunita nel nome dell’unico Cristo “Padre” e Fratello, ma lo è ancor di più per chi si prepara al sacerdozio ministeriale, perché si cresca nella consapevolezza, sin dall’inizio del percorso, che nel futuro non si diventa “preti” per se stessi, ma membri di una più grande comunità diocesana di appartenenza. Infatti non si è chiamati a vivere una vita rinchiusa nella parrocchia che il vescovo affida, bensì a vivere nella piena e totale dedizione al popolo che è stato affidato alle proprie cure pastorali e nella fraternità sacerdotale con coloro che il Signore ha chiamato allo stesso ministero, quindi a vivere il “Presbiterio” in cui ci si è formati e di cui si fa parte. E quale tempo migliore se non quello del seminario per imparare a prendere consapevolezza di ciò, non crescendo con, dentro e per se stessi, ma con e per gli altri, non facendo chiaramente mancare momenti di intimo raccoglimento col Signore, ma non facendo mancare, in altri momenti della giornata, un sano e intenso rapporto di crescita con l’altro. Nunzio Schilirò - Seminarista di II anno Che importanza dai alla Preghiera e alla Liturgia e quale rapporto hai con esse? Il prete è l’“uomo di Dioˮ e per diventarlo è fondamentale vivere una relazione personale con Dio. Per noi seminaristi, il Seminario è il tempo in cui ci apriamo a questa relazione, impariamo a vivere a stretto contatto con Gesù, lasciamo che il nostro cuore si sintonizzi con il Suo cuore: è un vero e proprio “fidanzamentoˮ con la persona di Gesù. La preghiera è il momento in cui ci si incontra con Gesù, per dialogare con Lui, per affidare a Lui le nostre oscurità, non è quindi appena dire continuamente parole di preghiera. Il mio rapporto giornaliero con il Signore ruota attorno all’ascolto-confronto con la Parola di Dio, momento in cui mi lascio interpellare da Gesù che mi parla. L’altro centro è la partecipazione all’Eucaristia, in cui incontro Gesù Risorto sperimentando la bellezza di rimanere con Lui, lasciando che Lui plasmi la mia vita. Un momento della preghiera è la liturgia, che permette di unire la propria preghiera a quella degli altri, in modo particolare la celebrazione eucaristica, la quale è non semplicemente un pregare insieme ma è un diventare un’unica cosa in Cristo, cioè vivere un cuor solo e un’anima sola tra noi seminaristi. Matteo Minissale - Seminarista di VI anno Oltre alla preghiera e allo studio come trascorre il suo tempo in seminario un seminarista? E le vacanze? Il tempo che trascorro in seminario è scandito da momenti di preghiera, di studio e di confronto con i seminaristi di Catania ed anche con altri seminaristi con cui studio ogni mattina allo Studio Teologico San Paolo. Il tempo del seminario mi permette di relazionarmi con diverse realtà, quali l’O.V.S. e il SERRA CLUB, gruppi che, riunendosi mensilmente a “casa nostra”, dimostrano a tutti noi la loro vicinanza e il loro affetto; non mancano ancora altri momenti in cui possiamo sperimentare la gioia di testimoniare il Vangelo. Ogni anno, poi, arriva il tempo delle vacanze! Tempo sempre atteso, ma da vivere nel distendimento e nel discernimento. L’estate passata ho pensato di regalarmi un’esperienza diversa e ringrazio il Signore che, per mezzo di Maria, mi ha chiamato a svolgere un ulteriore servizio nella Sua vigna, direzionando il mio sguardo soprattutto sulla parte sofferente della Chiesa, ma anche sulla fratellanza e sulla fede, che ho sperimentato al santuario di Lourdes. Che esperienza straordinaria! Le piscine, le celebrazioni eucaristiche, i flambeaux, le visite ai luoghi di Bernardette e la via Crucis sono stati tanti tasselli che hanno composto, attimo dopo attimo, il mio soggiorno nel magnifico borgo dei Pirenei. Lì, alla grotta di Massabielle, non ho incontrato solo persone, ma ho conosciuto vite, storie, sofferenze, malattie, dolori e tanta voglia di vivere. Sì, proprio un inno alla vita si innalza da quella grotta! Grazie a Dio la fede fa superare ogni difficoltà e ciò che può apparire un ostacolo alla gioia, si affronta con la certezza di avere accanto Cristo, sempre pronto a condividere con noi il peso delle nostre difficoltà quotidiane. Tanti i seminaristi provenienti da ogni parte del mondo e anche da diverse diocesi siciliane, tra cui Acireale e Noto, accompagnati, questi ultimi, dal loro rettore don Luigi Vizzini. Tutti insieme, coordinati dal cappellano di lingua italiana, padre Nicola Ventriglia (OMI) abbiamo coperto diversi ruoli e svolto diversi servizi per permettere ai pellegrini di entrare nel Santuario non da turisti ma da figli prediletti del Padre che Maria chiama sempre al suo cuore. Non è stata un’esperienza tra le tante ma un passo decisivo che incide nel mio cammino di formazione al presbiterato. Possa la Vergine Maria guidarmi sempre nel mio cammino e aiutarmi ad essere prossimo di coloro che incontrerò nella mia strada. Andrea Pellegrino - Seminarista di V anno


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ccellenza Reverendissima, l’anno che si è concluso ci ha dato la gioia di rimanere, ancora, accanto a lei in occasione del suo 70 compleanno; mentre l’anno che si è aperto ci spinge a prepararci spiritualmente, accompagnandola nella preghiera ad un’altra tappa fondamentale del suo ministero: il suo XXV anniversario di episcopato. Dinanzi a tanta grazia, noi seminaristi abbiamo pensato di porgerle qualche domanda per attingere da lei, così come fa un’apprendista dal “mastro”, quella “sapienza artigianale”, che, da fedele discepolo di Nostro Signore Gesù Cristo, ha appreso camminando assieme al nostro comune maestro e modello.

Che importanza hanno avuto i suoi genitori nel suo percorso vocazionale e durante il suo ministero? C’è un ricordo particolare che desidererebbe condividere? Che ricordo ha, a proposito, del suo ingresso in seminario?

Molto spesso e soprattutto incontrando i ragazzi durante la Visita pastorale in corso, ho la possibilità di rispondere a domande come queste. Lo faccio sempre volentieri, ricavandone gioia e, spero, lasciando buoni spunti di riflessione. E sarei veramente grato al Signore se rendesse tutto ciò occasione propizia ed efficace per una Sua chiamata nei riguardi dì qualche giovane di oggi, facendolo diventare futuro sacerdote nella nostra Chiesa. I miei genitori hanno seguito il mio percorso vocazionale con rispetto, lasciandomi libero, seguendomi con affetto e responsabilizzandomi. Il 17 maggio 1970, giorno della mia ordinazione sacerdotale, fu giorno di intensa gioia anche per loro, come pure per i tre fratelli e le tre sorelle della nostra famiglia. Sono entrato in Seminario a undici anni e tre mesi, nell’ottobre del 1957: allora ciò era assai frequente, anche se oggi è motivo di grande meraviglia. Il mio ingresso in Seminario? L’ho descritto nella prima lettera che indirizzai ai genitori: assegnato a una “camerata” (si chiamavano così i vari gruppi) e trasferito subito in un’altra con la conseguenza del momentaneo smarrimento della valigia. La prima cena: riso, che per me era il cibo della malattia, con conseguenti rimostranze circa la mia buona salute. Parlavo pure dei primi contatti con i compagni in un enorme edificio e delle prime gradite giornate di scuola. Sottolineavo che ero stato accolto con affetto da due sacerdoti, il Rettore Mons. Morvillo e il Padre spirituale Mons. Bottari, che poi mi avrebbero sempre accompagnato fino alla loro morte, recentemente avvenuta. Questo fu l’inizio di un lungo cammino, ricco di avvenimenti, che adesso per me sono diventati ricordi, ma soprattutto l’origine di un percorso guidato dal Signore, come oggi posso riconoscere e testimoniare con commosso stupore e tanta gratitudine.


All’inizio di ogni vocazione c’è sempre un incontro. Qual è stato l’incontro da cui è maturata la sua vocazione sacerdotale? Qual è l’aspetto più bello, il dono più grande dell’essere presbitero?

È vero che all’inizio di ogni vocazione c’è sempre un incontro. Oggi, entrando in Seminario giovani con età ed esperienze già mature, l’incontro può assumere contorni molto più precisi e definiti rispetto a quanto poteva accadere allora per un ragazzino di undici anni. Tuttavia, cito spesso e volentieri il parroco Don Salvatore Nuccio perché fece sorgere in me il desiderio di diventare sacerdote come lui. E questo significava tutto ciò che ora posso sintetizzare nell’indovinata espressione di Papa Francesco: sacerdote “con l’odore delle pecore”. Padre Nuccio lo era davvero e lo posso affermare insieme ai miei coetanei di Sciara. L’aspetto più bello di essere presbitero amo scorgerlo nelle parole “vero fratello di tutti gli uomini”. Si tratta delle parole che aggiunsi nel ricordino dell’ordinazione sacerdotale che riportava quasi interamente la preghiera che il sacerdote diceva per se stesso, invocando dal Signore di essere sempre fedele ministro della Sua Parola e dei Sacramenti. Le aggiunsi per ricordare quello che Padre Nuccio era stato per tutti noi sciaresi, piccoli e grandi, nel breve, a causa della morte prematura, ma intenso tempo del suo ministero a nostro favore.

Quanto sono state importanti nel suo ministero, sacerdotale e poi episcopale, la comunità e il dialogo con gli altri confratelli?

I quasi 47 anni di ministero sacerdotale e i quasi 25 di quello episcopale, mi hanno permesso di sperimentare che non può esistere sacerdote o vescovo “battitore libero”. Il sacramento dell’ordine mi ha inserito anzitutto nel presbiterio della Chiesa palermitana e successivamente nel collegio dei vescovi. Le modalità di luoghi e di tempo per l’esercizio del ministero non sono dipesi da me. Sarò sempre grato ai Cardinali Carpino e Pappalardo, Arcivescovi di Palermo, perché all’inizio, il primo, e durante il ministero sia sacerdotale che episcopale il secondo, mi hanno permesso di crescere libero e mi hanno insegnato ad essere disponibile. Non mi stanco di augurare ai presbiteri di comportarsi allo stesso modo. Ai cari seminaristi ripeto ancora una volta di crescere avanzando in questo binario di libertà e di disponibilità nei riguardi dei formatori e del vescovo per rispondere generosamente al progetto che il Signore ha nei loro riguardi.

Alla luce di quel grande dono del Signore che è stato il Giubileo della Misericordia, quali sono le sue attese per il Seminario?

Ho indicato alla comunità diocesana di vivere il Giubileo della Misericordia divenendo sempre più Oasi di Misericordia nello stile di vita personale e comunitaria. Il Seminario deve essere un luogo e un tempo privilegiato per tale meta. Essere oggi seminaristi misericordiosi, cioè persone che sperimentano la misericordia del Padre e la condividono con i fratelli di comunità, costituisce certamente una buona premessa per essere domani sacerdoti abbracciati dal Signore misericordioso e capaci di far giungere agli altri tale abbraccio con tutto il ministero e specialmente con il sacramento della Riconciliazione. Vorrei pure che i nostri seminaristi sì distinguessero sempre più per la loro profonda gratitudine nei riguardi delle numerose persone, e particolarmente quelle che fanno parte dell’O.V.S e del Serra Club, che pregano per loro e li sostengono cordialmente ed anche generosamente. Auguro loro di essere davvero riconoscenti, vivendo con impegno il tempo della formazione umana, culturale, spirituale e pastorale. Potranno, così, domani da sacerdoti essere motivo di giusto vanto per coloro che oggi pongono una grande fiducia in loro.


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gni anno l’Opera Vocazioni Sacerdotali sceglie di ricordare un sacerdote, un uomo che nella sua vita consacrata totalmente al Signore ha scelto di lasciarsi fare da Lui e lasciar fare a Lui. Ricordare è importante, perché non solo permette di godere di momenti di vita vissuta, ma permette anche di cogliere la ricchezza di quanti ci hanno preceduto in questo cammino terreno per farne tesoro nella strada della vita che si apre dinanzi a ciascuno di noi. Lasciarsi fare da Cristo, camminare, strada, sono parole che si addicono particolarmente a don Nino Cannata, sacerdote per soli tre mesi, che lo scorso 16 febbraio abbiamo voluto ricordare qui in seminario, grazie alla testimonianza di mons. Gaetano Zito (padre spirituale di don Nino), del signor Massimiliano Spoto e di altri presbiteri e laici che hanno avuto la gioia di condividere un tratto di cammino insieme a lui. Proprio a una di queste testimonianze, quella di mons. Giuseppe Schillaci (al tempo padre spirituale dei seminaristi, oggi rettore del nostro seminario) voglio lasciare la parola, per permettere a colui che leggerà, di cogliere con la stessa intensità e lo stesso vivo ricordo di chi scrisse alcuni mesi dopo la morte, la bellezza di una vita donata per il Vangelo. Cristiano Calì

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ei stato sacerdote di Cristo, per tre mesi, a servizio della Chiesa di Dio e dei fratelli. Noi abbiamo riconosciuto le meraviglie del Signore e del suo amore incontrandoti, conoscendoti, carissimo Nino. Negli anni trascorsi in Seminario, tu hai lasciato una traccia indelebile nei cuori di molti seminaristi. Non pochi tuoi amici si sono così espressi: ci manca! Ci manchi tanto carissimo Nino! Ci manca il tuo dinamismo, la tua vitalità, la tua voglia di vivere, la tua voglia di amare e di rischiare. Tu amavi rischiare. Chi ama rischia. Lo hai imparato, certamente, nel tuo lungo itinerario scout. Da questa lunga palestra di servizio e di vita sei approdato quasi naturalmente nel nostro Seminario di Catania. Il tuo cammino di formazione al sacerdozio ebbe inizio nel settembre del 1996 all’Oasi di Aci Sant’Antonio, con gli esercizi spirituali, lì dove si è concluso il 31 agosto 2001. Varcavi il portone del Seminario senza perdere nulla della tua tradizionale capacità di instaurare rapporti umani sereni. Il tuo inserimento nella comunità del Seminario lo hai vissuto con intensità, come un fatto naturale. Per questo non sei passato inosservato. Quando è giunto il momento hai pronunciato il tuo eccomi. Con questa “parola breve e impegnativa” hai affidato la tua vita, lasciandoti condurre da Colui che ti ha scelto e amato. Così hai detto il tuo sì davanti alla Chiesa. Il tuo Sì gioioso, pronto, generoso, spontaneo, lo hai pronunciato fino alla fine. Sentiamo echeggiare, ancora vive, come un autentico programma di vita, quelle tue parole che ci hai consegnate per la tua ammissione tra i candidati

all’ordine del presbiterato: «Grazie, Signore, per questo dono, con il quale vuoi servirti di me. Fa’ che nei momenti di stanchezza, di sconforto o di paura (non mancano mai), mi ritorni vivido alla mente il ricordo gioioso di questo primo eccomi, perché possa continuare a dirti Sì, anche quando la strada diventa salita, anche quando i sassi e le buche mi faranno inciampare, anche quando mi capiterà di cadere. Anche allora, Signore, fa’ che possa ridirti “SÌ, eccomi!” e rialzarmi su ali d’aquila perché possa continuare la mia strada verso Te, Signore» Nel continuare la tua strada verso la meta, verso il tuo e nostro Signore della vita, non hai desistito. Lo hai rinnovato con convinzione e fiducia il tuo “eccomi”. Hai vinto i momenti di paura e di sconforto, ti sei lasciato modellare come creta nella mani del vasaio. Tu hai fatto veramente sempre del tuo meglio, per essere ciò che il Signore ha voluto tu fossi. Ti ringraziamo, Signore, per averci dato Nino! Ce lo hai dato per troppo poco tempo come sacerdote, ma abbiamo avuto il tempo di apprezzare la sua amabilità, la sua disponibilità; come abbiamo potuto apprezzare il suo infaticabile servizio volto a cogliere e a vivere sempre quell’essenziale che è invisibile agli occhi, ma evidente al cuore. Così lo abbiamo visto sempre fermo, deciso a vivere fino in fondo l’avventura della vocazione per fare della sua vita un’offerta, un dono, a immagine di Cristo che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per tutti. Sac. Giuseppe Schillaci


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ll’inizio del nuovo anno, all’interno della cornice liturgica del tempo di Natale, il 4 gennaio scorso, alle 18:00 presso la Basilica Cattedrale “S. Agata V. M.”, il nostro Arcivescovo ha ordinato quattro presbiteri per coadiuvarlo nel servizio alla Chiesa di Catania. L’ordinazione è stata preceduta dalla bella veglia di preghiera diocesana che si è svolta il 2 gennaio alle ore 19:00 nella Chiesa monumentale “San Benedetto” in via Crociferi, preparata ed animata dalle Monache benedettine e presieduta da mons. Gaetano Zito. Ecco i nuovi presbiteri: - don Francesco Abate (27 anni) della comunità parrocchiale “Santi apostoli Filippo e Giacomo” in Adrano, ha conseguito il baccalaureato presso lo Studio Teologico San Paolo con una tesi sulla riforma della musica sacra in diocesi; ha svolto la sua esperienza pastorale presso le parrocchie Chiesa Madre di Adrano, “Cuore Immacolato di Maria” e “Resurrezione del Signore” a Catania, dove attualmente collabora. - don Pietro Natale Belluso (32 anni) della Famiglia Ecclesiale di Vita Consacrata “Missione Chiesa-Mondo”, proveniente dalla comunità parrocchiale “B.V.Maria in cielo Assunta alla Plaia” di Catania, già dottore in lettere moderne ha conseguito il baccalaureato presso lo Studio Teologico San Paolo con una tesi dal titolo “La periferia in Pier Paolo Pasolini, un intellettuale dalla parte de-

gli ultimi”; da diacono ha svolto il servizio pastorale a “Santa Maria di Ognina” e attualmente collabora nella parrocchia “San Nicolò” in Misterbianco. - don Francesco Nicolosi (35 anni) della comunità parrocchiale “Sant’Antonio Abate” in Pedara, ha conseguito il baccalaureato presso lo Studio Teologico San Paolo con una tesi sulla serva di Dio Giuseppina Faro; dal diaconato presta servizio pastorale nelle parrocchie “Santa Maria di Nuovaluce” a Monte Po e “Santa Croce” al Villaggio Sant’Agata. - don Ugo Rapicavoli (32 anni) della comunità parrocchiale “San Giuseppe in Ognina”, è cultore di canto sacro, collabora presso la comunità del Propedeutico ed ha conseguito il baccalaureato presso lo Studio Teologico San Paolo con una tesi di esegesi biblica. I quattro novelli sacerdoti incarnino nelle loro vite le virtù umane e spirituali di Gesù Buon Pastore e Buon Samaritano, perché possano rendere presente attraverso il ministero presbiterale lo stesso sacerdozio di Cristo, nella Chiesa e nel mondo. La loro azione pastorale permetta al Signore Gesù di continuare ad essere balsamo per le ferite e i cuori affranti degli uomini e delle donne del nostro tempo.


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ll’inizio di questo nuovo anno di formazione, dal 24 settembre al 2 ottobre 2016, su proposta dei formatori, la Comunità del Seminario Arcivescovile di Catania ha avuto modo, diversamente dagli altri anni, di svolgere gli esercizi spirituali in Umbria, presso i luoghi tanto amati del Santo d’Assisi. Ad accompagnarci in questo itinerario di ritiro, tra spiritualità e arte francescana, ci è stato di prezioso ausilio fra Egidio Canil, già conoscente di vecchia data del nostro padre spirituale don Enzo Fatuzzo, il quale, insieme al rettore, ha proposto di farci da guida. L’alloggio, effettuato presso il Centro Tau in Capodacqua d’ Assisi (Pg), ha favorito - tra accoglienza premurosa e gentile ospitalità, clima mite, amena collocazione e ampi squarci di panorami naturali - il raccoglimento interiore adatto per poter assimilare al meglio quanto ci è stato offerto durante il giorno come spunto di meditazione. La programmazione giornaliera (sottolineata dal silenzio orante, dalla Liturgia delle Ore e della Santa Messa) si è basata, a partire dalla mattinata, sulle meditazioni proposte da fra Egidio, ricche di Parola di Dio, Fonti Francescane e storia. Subito dopo, essendo - come evidenziato sopra - un ritiro non statico ma “itinerante”, ci siamo recati, per ciascun giorno della permanenza, nei luoghi ove Francesco d’Assisi ha percorso tutto il suo vivere terreno, tra gioie, consolazioni e lotte spirituali, caratteristiche di chi, secondo la norma evangelica, si mette alla sequela di Cristo Signore. La vastità dei luoghi visitati non ha esaurito la contemplazione: sulla base delle meditazioni proposteci al mattino, e le spiegazioni di carattere spirituale, storico e artistico, abbiamo avuto modo, durante i vari momenti, di coglierne il ricco messaggio evangelico che si incarna nel “cuore” di

San Francesco, interrogandoci su come seguire un così prezioso esempio, peraltro sempre attuale. Ma le domande interiori sono una delle cose che di più prezioso l’uomo può avere. Sono come l’allarme mattutino di una sveglia che ti invita ad alzarti e a non addormentarti. Perché un uomo, un cristiano che non si pone domande, non è un cristiano che vuole crescere. Una delle caratteristiche fondamentali è stata la stessa comunità, ritrovatasi tutta insieme a condividere questi momenti inusuali, con la gioia della fraternità nella comunione con il Signore. I continui confronti con il padre spirituale hanno permesso il migliore apprezzamento del ritiro, di gustare i momenti di meditazione e di silenzio in modo ottimale. Dopo la visita alternata dei luoghi più significativi, come la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, la chiesa di S. Maddalena (del Lebbrosario) a Rivotorto (Assisi), ecc., uno dei momenti più incisivi, a conclusione dei giorni di ritiro, è stata la giornata dedicata alla visita - con relativa meditazione – dell’Eremo di San Francesco. Credo che questo sia stato il posto più caratteristico che abbiamo visitato in questo periodo di ritiro. Le varie stazioni dell’Eremo delle Carceri e il meraviglioso panorama naturale, hanno aperto ancor più il cuore all’ascolto della Parola, aiutati dagli insegnamenti di San Francesco. L’ultimo giorno è stato caratterizzato anche dalla Celebrazione Eucaristica presso la Basilica Inferiore del Santo d’Assisi, accolti nel coro della Chiesa dai frati francescani, dei quali abbiamo apprezzato la gioiosa accoglienza. A conclusione, ciò che non dimenticheremo sarà la serenità accumulata nel cuore e la gioia che non necessariamente deve far rumore, ma che lascia nell’animo un senso intimo di comunione con Dio, il quale non ci abbandona un solo istante da soli. Mai. Antonino Carbonaro


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nche quest’anno ha avuto luogo il tradizionale appuntamento del “Dialogo dei seminari di Sicilia” che è splendidamente giunto alla sua 38° edizione. L’organizzazione dell’evento, a cadenza annuale, è stata affidata quest’anno ai seminaristi della diocesi di Caltagirone. Nella città calatina hanno ricevuto ospitalità e accoglienza le delegazioni dei seminari di Noto, Piazza Armerina, Acireale, Siracusa, Messina, Catania e anche noi seminaristi della diocesi di Nicosia, che viviamo, ormai da tanto tempo, la bella ed edificante esperienza di formazione nel Seminario arcivescovile di Catania. Il numero dei partecipanti è stato alquanto ridotto a causa della mancata partecipazione dei seminari della Sicilia occidentale, purtuttavia, il numero esiguo ha permesso comunque uno scambio intenso di relazioni tra noi seminaristi, cosicché l’evento ha potuto incarnare maggiormente la dimensione del dialogo fraterno, arricchito sia dalle significative testimonianze che sono state date nei vari gruppi di lavoro, sia dalle relazioni tenute da don Salvatore Rumeo (diocesi di Caltanissetta) e dal prof. Maurilio Assenza (diocesi di Noto). Non potevano mancare i cordiali e affettuosi saluti del vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, il quale ha messo subito in evidenza il fatto che «noi [i presbiteri] abbiamo in mano la salute eterna delle persone: abbiate coscienza di questa responsabilità», ponendo l’accento sull’importanza della fraternità presbiterale poiché «nella Chiesa – ha continuato – non esiste il singolo, ma è la comunità che costruisce il singolo». Interessante e critico lo spunto dato da mons. Fragnelli, vescovo delegato per il Dialogo, che, partendo da una riflessione di Paola Bignardi in relazione all’opera La prima generazione incredula di A. Mattei, si è chiesto se è vero che i giovani d’oggi siano così increduli e come mai si ritrovino molto spesso al di fuori del “recinto”; forse, ciò accade per il fatto che la “casa” (la Chiesa) non emana più quel profumo di Cristo, proprio perché, coloro i quali dovrebbero diffonderne l’odore, non ne sono più capaci. Don Rumeo ha dato inizio al Dialogo con il lancio del tema, avente come titolo “Oasi di misericordia in Sicilia: accompagnare, discernere, integrare le fragilità giovanili”. Facile notare una forte attinenza con il Giubileo della Misericordia indetto da papa Francesco nell’anno appena trascorso. Durante la relazione, don Salvatore ha ripercorso a grandi linee

il pontificato del papa argentino ed ha utilizzato l’immagine della strada (prendendo spunto da un testo di G. Gaber) come metafora dell’incontro dell’uomo con Dio: La Scrittura stessa afferma che Dio “abita la strada”, ed è la stessa strada che può essere vista come metafora della lotta. Parafrasando Nietzsche, don Salvatore continua dicendo che la morte di Dio corrisponde alla morte dell’uomo e che la crisi religiosa è in definitiva una crisi antropologica, una crisi dove predomina tristemente l’indifferenza. Dunque, è necessario rimettere al centro la persona «per guarire dalla malattia dell’indifferenza occorre recuperare il volto dell’altro». L’intervento si conclude con una proposta: innalzare un’opera di misericordia in ogni città. Nella mattinata di domenica 23 ottobre è stato dato l’avvio ai laboratori, dove lo scambio di esperienze è stato favorito dal piccolo numero di cui erano costituiti i vari gruppi. I responsabili hanno raccontato come materialmente cercano di vivere e di trasformare in oasi di misericordia realtà difficili come il carcere o le case di accoglienza per donne e bambini in difficoltà. Noi della diocesi di Nicosia abbiamo avuto la gioia di partecipare al gruppo guidato dal prof. Maurilio Assenza, il quale ci ha raccontato della bella esperienza della Casa don Puglisi, dove ci si occupa delle donne in difficoltà. Si tratta di una struttura gestita da volontari, uno dei quali, al suo interno, ha avuto modo di comprendere la propria vocazione sacerdotale, raccontando di essersi sentito figlio e di aver imparato a fare il padre. L’ultimo giorno abbiamo avuto modo di visitare la città di Mineo, passando, in modo particolare, per i luoghi in cui ha vissuto ed abitato il noto scrittore Luigi Capuana. Il tutto si è concluso con la Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Calogero Peri. Riteniamo, in conclusione, che l’esperienza del Dialogo sia stata ricca di frutti dovuti anche e soprattutto alla preghiera comunitaria della Liturgia delle Ore e alle Celebrazioni Eucaristiche. Il Dialogo dei seminari di Sicilia si è rivelato, ancora una volta, una bella opportunità per intessere relazioni tra noi seminaristi, in vista dello splendido cammino che ci prepara a vivere e a testimoniare il Cristo a tutti gli uomini, desiderosi di una Parola che salva e che dona speranza. Angelo Fichera e Giuseppe Licciardo II anno – diocesi di Nicosia


L

a nascita dell’Opera Vocazioni Sacerdotali è, in qualche modo, legata alla nascita dei Seminari; quando, in applicazione dei decreti del Concilio di Trento, si sentì il bisogno di avviare la formazione dei futuri presbiteri in una apposita struttura per una più idonea formazione culturale e spirituale. E allora nacque la necessità di un adeguato sostegno per incrementare la costruzione di nuovi seminari, ma anche per sostenere quei seminaristi (chierici) le cui famiglie non erano in grado di affrontare le spese per mantenere il proprio figlio in Seminario: molti dei ragazzi, infatti, provenivano da famiglie poco abbienti. Un primo riferimento all’Opera si ebbe con Papa Pio IX, nell’Enciclica “ Singulari quidem “ in cui esortava i vescovi e tutto il popolo di Dio a collaborare per la costruzione di nuovi Seminari e per fornire una congrua dote per educare i chierici adolescenti. L’Opera delle Vocazioni Sacerdotali (precedentemente chiamata O.V.E. Opera Vocazioni Ecclesiali) prese istituzionalmente forma nel 1883 quando fu fondata a Parigi; ebbe una rapida diffusione e numerosi gruppi sorsero in tutto il mondo. Papa Pio XI nel 1922 sollecitava ad istituire nelle Diocesi e nelle parrocchie l’Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche a sostegno della formazione dei ragazzi che manifestavano il desiderio di formarsi al Sacerdozio. Infine il 4 novembre 1941 Papa Pio XII, con il Motu Proprio “ Cum nobis “, istituiva l’Opera delle Vocazioni Sacerdotali con il compito di «intensificare tra i fedeli il desiderio di promuovere, custodire ed aiutare le vocazioni ecclesiastiche, divulgare la retta conoscenza della dignità e necessità del sacerdozio cattolico; unire i fedeli di tutto il mondo in comunione di preghiera». L’Opera viene riconosciuta valida dal Concilio Vaticano II che, nel decreto su «La formazione sacerdotale “ Optatam totius”» afferma come la «fattiva partecipazione di tutto il popolo di Dio all’opera delle vocazioni corrisponde all’amore della Provvidenza». Nella nostra Arcidiocesi di Catania l’O.V.E., nata per iniziativa di Mons. Emilio Ferraris il 7 febbraio 1917, fu eretta canonicamente il 28 gennaio 1928 dal Card. Giuseppe Francica Nava mettendola sotto il patrocinio di Sant’Agata.

Nella festa dell’Immacolata Concezione del 1947 fu aggregata alla Pontificia Opera delle Vocazioni Sacerdotali prendendo la denominazione di O.V.S. L’Opera ebbe una grande diffusione in tutta la Diocesi; nel 1928 erano 51 i seminaristi sostenuti dall’O.V.S. e nel 1947, dopo l’affiliazione alla Pontificia Opera delle Vocazioni Sacerdotali, nonostante il difficile periodo del dopoguerra, ebbe una tale risonanza da costituire un valido sostegno ai seminaristi, tanto materiale con le collette, quanto spirituale con le preghiere e l’Adorazione Eucaristica personale e di gruppo. Tutto ciò è stato reso possibile dalla dedizione di numerose donne, dette “zelatrici” che hanno costituito un valido anello di congiunzione fra il Seminario e le parrocchie. La storia dell’O.V.S. che ci è stata così scrupolosamente restituita grazie anche alla ricerca e alla splendida Relazione di Mons. Gaetano Zito in occasione dell’85° anniversario della fondazione dell’O.V.S. e pubblicata sull’Eco del Seminario nel marzo 2014, vuole essere da noi ripresa, custodita e valorizzata perché niente vada perduto e affinché possa essere, per noi, ulteriore stimolo nel nostro impegno a servizio del Seminario, delle Vocazioni e del Sacerdozio Ministeriale. Certamente il contesto sociale in cui viviamo è alquanto diverso: alle povertà materiali, che ancora oggi purtroppo sussistono, sono subentrate le povertà spirituali, l’indifferenza, la mancanza di ideali, di punti di riferimento validi; l’attenzione ai problemi del mondo in cui viviamo, l’esigenza dell’impegno sociale e politico, l’allergia a ciò che è “sacro”. Tutto ciò ha distolto l’attenzione da ciò che costituisce la sostanza del Sacerdozio Ministeriale secondo il mandato di Cristo. L’O.V.S. oggi in linea con la tradizione e in continuità con quanto indicato dal Concilio Vaticano II, il quale afferma «il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana.....e che le Opere delle vocazioni, già erette o da erigersi nelle singole Diocesi e Parrocchie a norma delle direttive pontificie, debbono organizzare in maniera metodica e armonica l’azione pastorale per le Vocazioni, senza trascurare nessuna utile indicazione o iniziativa per favorire una più profonda coscienza vocazionale di tutto il popolo di Dio e con discrezione e zelo la promuovano», intende attivarsi instancabil-


mente per continuare ad essere a 360 gradi a servizio delle Vocazioni e del Sacerdozio secondo le direttive dello Statuto dell’Opera stessa. Il gruppo O.V.S. vuole essere lievito Cosa è l’OVS? L’Opera Vocazioni Sacerdotali è un una in ogni parrocchia per sensibilizzare il realtà a livello diocesano, che raccoglie donne e uomini popolo di Dio alla realtà del Seminario, che amano profondamente la Chiesa e dimostrano questo luogo privilegiato per la formazione amore rivolgendo particolari attenzioni a quella realtà che dei nostri sacerdoti, per creare una costituisce il cuore di ogni chiesa particolare, il seminario. nuova coscienza vocazionale, il bisogno di L’OVS ha una dimensione prettamente parrocchiale, ogni pregare perché il Signore susciti nel cuore parrocchia – ribadisce spesso il nostro Arcivescovo – dodi giovani generosi il desiderio di rispondere alla sua chiamata, per far acquisire la vrebbe avere al suo interno questo gruppo in cui si assicura retta consapevolezza della dignità, della nela preghiera per le vocazioni al ministero ordinato, e si cessità e della insostituibilità del Sacerdote cresce nella vicinanza al nostro seminario, seminaristi e (“Senza di me non avete più nulla” dice il formatori. È proprio in seminario che mensilmente i vari Signore), soprattutto attraverso la nostra gruppi OVS si riuniscono per momenti di preghiera, di testimonianza, coscienti della grandezza del ritiro, di confronto. Questi i prossimi appuntamenti…. compito cui sono stati chiamati i sacerdoti, ci sentiremo solidali con loro nella comune 9 marzo - Ritiro di Quaresima vocazione cristiana. Ore 16:00 Celebrazione e Adorazione Eucaristica. La quantità e la qualità della formazione dei Seminario Arcivescovile nostri sacerdoti dipende da noi, dalle nostre preghiere, dal nostro sostegno, dalla nostra 12 marzo - Giornata del Seminario solidarietà, così che possano essere pronti Giornata diocesana di preghiera e di colletta pro-Seminario. ad affrontare le sfide del mondo di oggi e nel 8 maggio - Pellegrinaggio Eucaristico-Mariano contempo, come dice Papa Francesco, essere “ Testimoni generosi del Vangelo”, per dire 25 maggio - Adorazione Eucaristica per le vocazioni agli uomini di oggi, in un mondo che tende a Ore 16:00 Seminario Arcivescovile. toglierci la speranza, che il Signore ci ama e dà un senso a tutta la nostra vita. L’O.V.S. diventa così un ponte, un anello di congiunzione fra le parrocchie e il Seminario, fiore all’occhiello della nostra Diocesi. Le attività sono tutte volte alla santificazione del popolo di Dio, affinché il Seminario possa diventare sempre più, per noi, per le nostre parrocchie, per i nostri sacerdoti, punto di riferimento. L’O.V.S. è così come noi la vogliamo, dipende dal nostro impegno, dal nostro crederci, come ci ricordava sempre Don Vincenzo Savio Nicolosi, vice rettore del Seminario, nonché nostra guida spirituale e coordinatore dell’Opera stessa. Desideriamo ringraziarlo anche da queste pagine dell’Eco del Seminario per il servizio attivo, attento e scrupoloso svolto in seno all’Opera Vocazioni Sacerdotali, assicurandogli sempre le nostre preghiere, dovunque il Signore lo chiamerà a svolgere il suo Ministero. La fecondità del nostro servizio è legata alla collaborazione con i nostri parroci e alla reciprocità del servizio stesso. E’ vero, l’O.V.S. è una associazione laica a livello diocesano, ma è il parroco a nominare secondo il carisma di ciascuno, almeno un responsabile che si premurerà , insieme ad altri collaboratori di organizzare il gruppo, che si impegna e opera nella parrocchia a servizio del Sacerdozio . Noi auspichiamo sempre la collaborazione con i nostri parroci e in modo particolare in questo anno in cui nella nostra Diocesi, secondo le indicazioni del nostro Arcivescovo, saremo chiamati a riflettere sulla Sinodalità. La Chiesa Sinodale è una Chiesa dell’ascolto, del dialogo, in cui ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro, in cui ci si confronta , insieme si affrontano i problemi e insieme si trovano soluzioni “l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo”. Le attività dell’O.V.S. sono molteplici e altre possono essere sempre sperimentate, con l’aiuto dello Spirito Santo e la collaborazione di tutti. Che il Signore ci conceda di servirlo sempre con amore e con gioia, la gioia vera che viene dalla certezza che Lui è sempre con noi e guida il nostro cammino. Lina Lo Faro Presidente O.V.S.


Come è previsto dal progetto educativo del nostro seminario, la comunità tutta si ritrova, nel periodo estivo, per una settimana di distensione del corpo e dello spirito insieme all’Arcivescovo. Ospiti dell’ICAM, presso il Villaggio San Giuseppe, abbiamo sperimentato ancora una volta la gioia di stare insieme, fra risate, bagni in piscina, giocate a carte. La settimana ha avuto, come è consuetudine, diversi momenti di confronto sul celibato sacerdotale, grazie alle riflessioni di don Enzo Fatuzzo, mons. Salvatore Scribano, e don Duilio Melissa. Giorno 17 siamo scesi in cattedrale per la Messa solenne e la processione con le reliquie di sant’Agata, nell’anniversario della loro traslazione da Costantinopoli a Catania. Due serate le abbiamo invece trascorse a Nicolosi e san Giovanni La Punta, ospiti dei parroci, don Nino Nicoloso e don Orazio Greco. Si dà così avvio ufficiale alla vita comunitaria per l’anno formativo 2016-17!


Quest’anno gli esercizi spirituali li abbiamo vissuti ad Assisi, sulle orme di san Francesco e assaporando il suo amore a Cristo e alla Chiesa, grazie alle meditazione di fra Egidio Canil. Gli esercizi, che si sono svolti in modo itinerante nei vari luoghi della vita del poverello di Assisi, sono stati incastonati da due momenti altrettanto significativi. Domenica 25 settembre abbiamo fatto una sosta a Roma per partecipare alla Santa Messa presieduta dal Santo Padre Francesco sul sagrato della Basilica Vaticana. Lungo il viaggio di ritorno invece abbiamo omaggiato la Vergine Santissima recandoci al santuario della Madonna del Rosario in Pompei.

3 ottobre 2016

La vita comunitaria non può che iniziare con una ricorrenza così lieta: il XXIV anniversario di ordinazione episcopale del nostro amato vescovo Salvatore.

4 ottobre 2016 Neanche il tempo di rientrare e già ci si mette a lavoro: oggi sono iniziate le lezioni!

13 novembre 2016

La comunità del seminario vive un evento straordinario insieme a tutta la chiesa che è in Catania. In cattedrale l’Arcivescovo ha concluso il giubileo straordinario della Misericordia, senza chiudere la porta santa, quella porta della misericordia del Padre che rimane sempre aperta.

Nonostante le piogge scroscianti e funeste, la comunità del seminario non fa mancare la sua vicinanza ai fratelli Vincenzo Mascali e Giuseppe Palazzo nel lieto evento del conferimento del ministero dell’Accolitato. La comunità, infatti, si è recata a Troina, nella Chiesa di san Silvestro, per la Celebrazione Eucaristica, presieduta da mons. S. Muratore, e per un momento di festa con i nuovi accoliti.


21 dicembre 2016

Ogni tanto anche i seminaristi abbandonano lo studio e le incombenze per concedersi un po’ di svago. È così questa sera abbiamo fatto la “tombola degli orrori” (che giunge alla sua seconda edizione), occasione per svuotare i cassetti da tutta la roba inutile che vi trova spazio nel corso dell’anno.

Si sa, il Natale è la festa della famiglia, e come ogni anno abbiamo accolto le nostre famiglie qui in seminario. La messa presieduta dal nostro Arcivescovo, il concerto curato da noi seminaristi (che ci ha visto per ore occupati in estenuanti prove) e magistralmente diretto da Ivan Garofalo, e la cena, hanno caratterizzato la gioia di questa giornata che permette alle singole famiglie di essere un’unica grande famiglia, quella del seminario.

Vigilia di Natale… in musica. Si è ripetuta, come già da alcuni anni, la sveglia in musica in questo giorno di vigilia. Puntuale alle ore 06.00 del mattino, il suono di musiche natalizie, con Ivan Incognito alla fisarmonica e Filippo Rapisarda al friscaletto, ha risuonato per i corridoi del seminario invitando a destarci dal sonno per preparare la venuta del Signore. Le ore di attesa all’imminente nascita del Redentore sono state poi vissute nella riflessione, con la visione di una video-riflessione di don Tonino Bello su san Giuseppe, e con la preghiera dei Primi Vespri solenni del Natale del Signore.

Il nuovo anno inizia con un dono grandissimo del Signore per il seminario e per tutta la Chiesa catanese: quattro nuovi presbiteri. Alle ore 18.00, nella Basilica Cattedrale, Sua Ecc. Mons. Arcivescovo ha imposto le mani e pronunciato la preghiera di ordinazione su don Ugo Rapicavoli, don Francesco Abate, don Francesco Nicoli e don Pietro Belluso (della famiglia ecclesiale Missione Chiesa-Mondo), annoverandoli all’ordine sacro nel grado del presbiterato.


11 gennaio 2017

La Messa vespertina è presieduta dal novello sacerdote Ugo Rapicavoli.

12 gennaio 2017

I Membri dell’OVS si ritrovano in seminario per la giornata dell’agape fraterna, caratterizzata dalla Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo, da un momento di festa insieme, e dal classico sorteggio del Bambinello. Ancora una volta percepiamo la vicinanza e l’affetto di queste persone che fanno parte della famiglia del seminario.

18 gennaio 2017

Ancora emozionato per il dono del sacerdozio, don Francesco Abate presiede l’Eucaristia in seminario e ricorda a noi seminaristi: «qui est ad sacerdotium non est in otium».

La comunità del seminario accoglie il padre missionario Alberto Rovelli.

23 gennaio 2017

Inizia la sessione invernale degli esami

La comunità del seminario prende parte alle celebrazioni clou della festa di Sant’Agata: l’offerta della cera, la Messa dell’aurora, il Solenne Pontificale presieduto dal Sig. Card. Agostino Vallini (vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma), la Messa pomeridiana prima dell’uscita del busto reliquiario per il cosiddetto “giro interno”.

17 febbraio

Il seminarista Matteo Minissale raggiunge un altro traguardo, discute la tesi per il baccalaureato in Sacra Teologia.





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