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Il design della pagina

Il design della pagina

Nel caso di materiale stampato, si può fare una distinzione tra i fogli che hanno la carta intestata disegnata su tutta la larghezza della pagina e quelli che mostrano solo il nome della società, più o meno ornato, eventualmente prolungato dall’indirizzo, nell’angolo superiore sinistro. Alcune stampe che mostrano le teste così rudimentali appaiono molto eleganti proprio per un certo ordine in contrasto con il vero e proprio horror vacui di altri fogli. Esempi provengono dal mercante di legname Ignaz Franzelin e si trovano su due fatture emesse nel 1885 e nel 1889 (nn. 25, 26). Che questi fogli provengano dalla tipografia Mahl è discutibile.

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Un altro esempio è una ricevuta di piccolo formato del “Hôtel zur Post” di Eduard von Grebmer, datata 17 luglio 1910 (n. 27). La tipografia relativamente semplice in Antiqua e caratteri grotteschi (Grotesk), che lascia molto spazio bianco, è completata solo da due piccoli e discreti ornamenti. Anche una fattura di Franz Harrasser, emessa il 12 febbraio 1904, appare elegante (n. 28), sebbene il foglio sia stato densamente scritto e infine coperto da una marca da bollo.

nn. 25, 26

Alois Josef Hölzl ha portato questo tipo di understatement all’estremo; il suo nome è stampato in lettere relativamente piccole nell’angolo superiore delle sue fatture (1908, 1910, 1923, nn. 29–31). Sul retro di un foglio che mostra il solito modulo di fattura (datato 1901, n. 23), c’è una descrizione della società che elenca i suoi servizi e le informazioni di contatto in una serie di caratteri diversi, con il nome “A.J. Hölzl” stampato in una scrittura basata sui caratteri cinesi. Il blocco di informazioni sembra essere inscritto in un rettangolo, mentre il resto del foglio – ad eccezione della linea della data prestampata – rimane vuoto.

nn. 27, 28

nn. 29, 30

nn. 31, 32

nn. 33, 34

Altri esempi di carta intestata ridotta ad un angolo del foglio sono una fattura del doratore, pittore di botti e decorazioni Anton Huber (datata 1906, n. 32), il nome del commerciante di salumi e generi affumicati Josef Horak incastonato in una cornice Art Nouveau su una fattura del 1910 (n. 33), e quello del proprietario terriero Hans Hofer su una ricevuta del 1914 (n. 34).

Nel caso degli stampati di Anton Huber, si vede bene come la moda di far apparire la pagina essenzialmente bianca sia stata seguita da un’intestazione ampia e a scatola che si estende per tutta la larghezza del foglio e occupa circa un quarto dell’estensione verticale della pagina (nn. 35, 36). Questo sviluppo, tuttavia, non è (solo) dovuto a un cambiamento di gusto, ma alla necessità di ospitare più testo in caratteri relativamente grandi sull’intestazione. Un’elegante e fantasiosa carta intestata del fabbro ferraio Friedrich Mair (datata 1915, n. 37) mostra che le intestazioni larghe a cornice non devono far apparire il foglio sovraccarico.

nn. 35, 36, 37

Un altro esempio di stampa minimalista è un foglio di fattura di Michael Kostner (“Gasthaus zur Traube, Bruneck Am Graben”), datato 1915 (n. 38). La cornice è simile a quella del foglio di fattura di Franz Harrasser (n. 28), ma è composta da altre forme (modanature e ornamenti di linea, una stella a sei punte e Rollwerk). Apparentemente, questi elementi potevano essere combinati tra loro in tipografia, a seconda delle necessità.

Anche la carta intestata della locanda “Goldener Stern” di Josef Mayr junior (fattura del 1901, n. 24) è particolarmente elegante. Anche in questo caso, ogni linea è stata impostata in un carattere diverso, gli ornamenti sono limitati a due piccoli fasci di linee sottili.

Una forma molto decorativa di piccola carta intestata nell’angolo superiore sinistro del foglio fu usata anche da “Starch’s Wein- und Branntwein-Handlung” nella Via Centrale di Brunico (1915, n. 39).

La “Pusterthaler Schafwollwaren-Fabriken” di Josef Mössmer a Campo Tures e Brunico aprì la strada dal 1907 in poi con una variante più sobria di queste forme, che in gran parte rinunciava a forme ornamentali e (con un’eccezione nel 1922) usava caratteri senza grazie (privi dei tratti terminali delle aste, nn. 40–42). Questa nuova tradizione è ancora più evidente in una carta intestata della “Impresa di Costruzioni Domenico Madile Brunico” su un foglio iscritto nel 1926, stampato in un semplice carattere grottesco (n. 43).

nn. 38, 39

nn. 40, 41, 42, 43

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