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Anno XXVII - no 6 Novembre/Dicembre 2013

Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano


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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI (F.W.V.F.A.)

N OVEMBRE /D ICEMBRE 2013

RIVISTA UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI

Direttore Responsabile Antonio Ascanio MANGANO Segreteria Editoriale Fabio MARANGONI Comitato di Direzione PRESIDENTE NAZIONALE: Roberto MUGAVERO PRESIDENTE D’ONORE: Gino GRONCHI VICE PRESIDENTI NAZIONALI: Luca BONELLO, Rolando FAGIOLI e Giuseppe PARRINELLO CONSIGLIERI NAZIONALI: Lorenzo AROSIO, Sergio AURELI, Claudio BALLESIO, Paolo BARBIN, Alberto BIDDOCCU, Diego CORIASCO, Erminio CAPPARONI, Paolo CORBETTA, Giancarlo GIACHINO e Damiano LANDI. Inviato di Redazione Francesco MAZZILLI Impaginazione e Grafica SATECO sateco.tel@fastwebnet.it Editore incaricato, ufficio abbonamenti Sede centrale Sicurezza Aziendale s.r.l. Via Palmieri, 47 - 20141 Milano tel. 02/89.500.256 - fax 02/89.500261 Agenzie per l’Italia CEAT tel. 02/89.500.256 DIFFUSIONE S.M. tel. 055 2590284 Stampa: LITOGRAFIA STEPHAN – GERMIGNAGA (VA) Abbonamenti: Gratuita a Comandi e Distaccamenti dei VV.F. Sostenitori € 70,00 Benemerito da € 70,00 in su Una copia € 8,00 Arretrati € 10,50 L’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari è estranea alla gestione economica della rivista. Gli articoli firmati corrispondono al pensiero dell’articolista e non impegnano né la Rivista né l’Associazione. La Redazione si riserva il diritto di rifacimenti e correzioni di quegli articoli che a sua discrezione riterrà opportuno modificare. E’ vietata la riproduzione anche parziale di articoli, fotografie, disegni qui pubblicati, Il personale addetto alla raccolta di abbonamenti, non appartiene al Corpo Nazionale VV.F. Garanzia di riservatezza per gli abbonati L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilita di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione, scrivendo a: Sicurezza Aziendale srl - Via Palmieri, 47 20141 Milano. Le informazioni costudite nell’archivio elettronico dell’Editore saranno utilizzate al solo scopo di inviare la rivista o comunicazioni concernenti l’abbonamento (Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali). Pubblicità Inferiore al 70%

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DI COPERTINA:

CORPO VIGILI

DEL

FUOCO VOLONTARI MADONNA DI CAMPIGLIO (PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO).

EDITORIALE DEL PRESIDENTE

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EDITORIALE [A LATO]

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ORGANI D’INFORMAZIONE E VVF SI CAMBIA

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IL PAPA CON L’ELMO D’UN VF VOLONTARIO

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ANVVFV DAI VVF DI SUA SANTITÀ

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IL SAVOIR FAIRE DI GRONCHI

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LETTERA AD ALFANO

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SENTENZE CORTE COSTITUZIONALE

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CENT’ANNI NONOSTANTE TUTTO…

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L’IMMIGRAZIONE VIA MARE UNA VERA E PROPRIA CALAMITÀ

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POMPIERI TERMALI

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BOCCI: NUOVE SEDI VVF VOLONTARI

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16 POMPIERI VOLONTARI AL SERVIZIO DELLA VAL CAMONICA

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DECENTREREMO LA GESTIONE ROMANA

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Aut. Trib. Milano n. 855/89 Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano


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L’editoriale che suggella la chiusura dell’anno 2013 non può non essere centrato sull’incontro dell’Associazione con il Santo Padre avvenuto in occasione dell’Udienza Generale del 16 ottobre scorso in Piazza S. Pietro. L’Udienza, in una piazza gremita da circa 70.000 fedeli e a cui hanno presenziato 150 associati e accompagnatori provenienti da tutta Italia, è stata caratterizzata dall’emozionante saluto rivolto ai Vigili del Fuoco volontari da Papa Francesco, il quale ha anche abbracciato il figlioletto di uno dei Vigili presenti, e dal “fuori programma” che ha visto il Santo Padre stupire tutti i presenti prendendo l’elmo offertogli da un volontario per poi indossarlo sorridente. L’atto ha suscitato la più grande gioia ed emozione sia nei Vigili del Fuoco che nella piazza la quale ha accolto il gesto con un immenso applauso. Giornali, televisioni e siti internet italiani e di tutto il mondo hanno subito rilanciato la notizia, le foto ed i video dell’avvenimento battezzando Papa Francesco come “Papa Pompiere” e questo, oltre a costituire il massimo onore per l’Associazione e per la famiglia dei Vigili del Fuoco tutta, ha costituito un sicuro sprone nel sempre maggior impegno per l’adempimento dei nostri doveri quali credenti, cittadini e Vigili del Fuoco. L’altro importantissimo evento che ha caratterizzato la vita associativa in chiusura d’anno è stato lo svolgimento, il 9 dicembre scorso presso la Camera dei Deputati in Roma, della Cerimonia Biennale “Pro Vita Restituta” durante la quale sono state consegnate le Benemerenze Associative conferite per atti a difesa e tutela della vita umana o per elevatissimi meriti conseguiti nell’ambito di attività istituzionali e di volontariato. L’evento ha visto la presenza del Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Prefetto Alberto di Pace il quale, nell’elogiare l’operato dell’Associazione e dei Vigili del fuoco volontari, ha espresso la propria vicinanza alla componente garantendo al contempo la massima attenzione istituzionale verso il nostro volontariato. Presenti alla cerimonia numerosi e prestigiosissimi ospiti ed autorità dei Vigili del Fuoco, militari e civili tra cui il Dott. Roberto Giarola, Dirigente Responsabile del Servizio Volontariato del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, l’Ing. Alberto Flaim e l’Ing. Mauro Donati, rispettivamente Presidente e Direttore della Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco Volontari della Provincia Autonoma di Trento, l’Architetto Valerio Cappelletti, Presidente dei Vigili del Fuoco Volontari del Corpo Valdostano dei Vigili del Fuoco, l’Ing. Paolo De Angelis, Ufficiale Addetto del Corpo dei Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano, ed il Dott. Mauro Casinghini Direttore del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta. La loro presenza ha rappresentato ancora una volta un’importantissima occasione per il confronto il dialogo e lo scambio all’interno della grande famiglia dei Vigili del Fuoco, sia del Corpo Nazionale che delle Regioni e Provincie Autonome, e del più grande sistema della Protezione Civile nazionale. A tale proposito è da sottolineare come l’Associazione stia proseguendo l’opera di sostegno e supporto della componente profondendo tutte possibili possibile energie per porre a soluzione le numerose e serie problematiche che interessano i volontari del Corpo Nazionale e che influiscono, molte volte negativamente, sulla vita e sull’attività di vigili e distaccamenti. Nei recenti e diversi incontri avuti con il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Prefetto Alberto di Pace e con il Direttore Centrale delle Risorse Umane VVF, Prefetto Marilisa Magno, i rappresentati nazionali associativi hanno con forza ribadito l’assoluta necessità che l’Amministrazione ponga attenzione alle problematiche presenti sia a livello nazionale che in ambito locale promuovendo con determinazione tutte le possibili azioni per la risoluzione delle stesse. A valle di ciò il Dipartimento ha richiesto un quadro definito delle problematiche con segnalazioni di tipo circostanziato al fine di promuovere le opportune verifiche interne volte all’adozione delle idonee iniziative per la risoluzione delle problematiche di volta in volta segnalate. Per questo è stata predisposta ed inviata a tutti i soggetti associativi, Coordinatori Regionali, Presidenti Provinciali e Presidenti di Delegazione, una “scheda censimento” attraverso la quale poter definire sia un quadro generale che dettagliato dello stato dell’arte, delle necessità e delle criticità esistenti ponendo l’Associazione nelle condizioni di intervenire con idonee segnalazioni sulle problematiche sia locali che di interessepiù generale.

w w w. a n v v f v. it A conclusione dell’anno 2013, nel ringraziarVi ancora una volta per l’impegno, l’abnegazione ed il senso del dovere che ha caratterizzato anche quest’anno la vostra attività volta a garantire la protezione e salvaguardia del Paese e delle comunità locali, nella speranza che il prossimo possa essere un anno nel quale poter affrontare e vincere le piccole e grandi sfide che l’impegno civile, sociale e professionale ci prospetta quotidianamente, auguro a tutti Voi, alle Vostre famiglie e ai Vostri cari un Natale pieno di serenità e pace. Roberto Mugavero

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andando a stampare quest’ultimo numero dell’anno del nostro organo associativo, il Dipartimento (VVF-SPDC) ha pensato bene di farci un regalo di Natale (non graditissimo). Infatti il 12 dicembre il Capo del Corpo Nazionale, Alfio Pini, (scordandosi che esisterebbe una Commissione Mista [Dipartimento/ANVVFV] riconosciuta e decretata) ha convocato i signori: Mugavero, Zanin e Zoppi. Il primo, come sapete, è il nostro presidente nazionale; il secondo è stato Segretario Generale ANVVFV, milita da sempre nel distaccamento volontario di Nizza Monferrato (Asti) ed è ora presidente della Onlus “Coordinamento Regionale Ass.ni VVF volontari del Piemonte”. L’ultimo – inizia sempre per zeta – è il presidente dell’FNC (Coordinamento Discontinui), che poco (o nulla) hanno a che fare con noi. Nell’incontro romano, Pini ha illustrato la famosa bozza di riforma del DPR 76/2004 (quella che pare essere nel cassetto ormai da anni). Le principali novità: il ritorno a elenchi separati, con l’aggiunta di un “quadro” per orchestrali e sportivi; anche se i volontari dei distaccamenti potranno comunque fare 80gg di richiamo all’anno. Verrà (verrebbe) stabilito un tetto massimo di 60 vigili per ciascun presidio volontario (non uno di più); ma anche un tetto minimo di dieci unità. Il decreto d’iscrizione agli aspiranti vigili (che continueranno a pagare 400 e rotti euro di visita medica d’ingresso) arriverà/arriverebbe solo dopo aver svolto e superato il corso di formazione delle 120 ore (che sono destinate ad aumentare). Tra i requisiti per l’iscrizione occorrerebbe la residenza nell’ambito territoriale di competenza del distaccamento volontario (ma poi si scrive che i comandanti provinciali possono accettare anche i residenti in province limitrofe). Il personale permanente (volontariamente cessato) potrà/potrebbe transitare negli elenchi dei volontari e mantenere le qualifiche e le specializzazioni (inclusa quella d’istruttore) se transitato nell’elenco B (quello dei volontari c/o i distaccamenti). Verrebbero cancellati d’ufficio, invece, gli FTAV e i CRV (funzionari volontari e capi reparto) che dovrebbero scegliere di transitare negli elenchi dei vigili o dei CSV – entro 60 gg dall’emanazione del nuovo DPR – pena la cancellazione da tutti gli elenchi (?!!). L’ANVVFV non è intenzionata ad accettare, supinamente, un regolamento che (qualora venisse veramente riformato) dovrà tutelare – innanzitutto – la nostra dignità.

Buona lettura Ascanio

Che sia un anno di cambiamento, ma non l’inizio della fine…auguri!

direttorevfv@me.com

twitter@pompieri

https://www.facebook.com/pompieri.vfv

h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i

Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Luigi Manfredi, Elvio Arimondi, Fabio Marangoni, Giuseppe Parrinello, Alessandro Benetti, Clara Rüsi e Luigi Saitta.

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EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ]

Cari lettori/pompieri,

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ORGANI D’INFORMAZIONE

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SI CAMBIA

Anche per via della crescente rilevanza che il sistema della comunicazione ha assunto nel moderno contesto delle relazioni istituzionali, il Dipartimento dei vigili del fuoco ha recentemente riorganizzato radicalmente l’Ufficio Comunicazione Esterna. Suddivisa in settori la struttura (Comunicazione d’Emergenza; Informazione Dipartimentale; Memoria e Patrimonio storico). Giro di vite anche sull’utilizzo d’immagini riprese, a qualsiasi titolo, dai a cura della redazione vigili sugli interventi di soccorso.

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arà un Primo Dirigente del Corpo Nazionale il responsabile dell’Ufficio Comunicazione Esterna, e supporterà il Capo Dipartimento nei rapporti con gli organi d’informazione, anche coadiuvando il Capo Ufficio di Gabinetto nello sviluppo delle relazioni esterne. Potrà avvalersi di specialisti di settore per garantire il corretto contenuto tecnico alle attività di comunicazione del Dipartimento. Lo stesso Dirigente coordinerà anche l’attività di comunicazione locale dei Referenti per l’Informazione e la Comunicazione (RIC).

Il Settore della Comunicazione in Emergenza è invece affidato ad un Funzionario del CNVVF. Nelle situazioni di crisi il responsabile del settore curerà la diffusone di comunicati e i rapporti con i media, anche rilasciando interviste e/o dichiarazioni sulle operazioni in atto. Cura i rapporti con i media - e la partecipazione di personale VVF a trasmissioni televisive/radiofoniche – anche in “tempo di pace” avvalendosi di specialisti di settore di ciascuna Direzione Centrale. Sarà sempre un Funzionario del Corpo ad occuparsi del Settore Informazione Dipartimentale. Curerà la comunicazione rivolta ai cittadini, alla collettività e agli altri enti al fine d’illustrare l’attività del dipartimento e favorire la conoscenza di disposizioni normative.

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Progetterà e svilupperà anche campagne di comunicazione sui temi della prevenzione e protezione dai rischi, oltre che occuparsi della rassegna stampa quotidiana e periodica. Attraverso la valorizzazione del retaggio storico, delle tradizioni e della memoria dei vigili del fuoco, un altro Funzionario seguirà il Settore Memoria e Patrimonio storico del CNVVF. Il Responsabile svolgerà funzioni di conservazione e ordinamento del patrimonio documentario d’interesse storico, anche emanando direttive sulla conservazione ed acquisizione della documentazione. Per la gestione della comunicazione – sia ordinaria che emergenziale – risulta fondamentale il ruolo del Responsabile Ufficio Comunicazione Esterna (RUCE). Tale coordinamento vale per garantire, oltre a corrette tecniche e modalità di comunicazione, anche per l’applicazione di direttive politico-amministrative previste dal regolamento di Servizio del CNVVF (DLGS 13 ottobre 2005 n.217). Per garantire l’esercizio della funzione comunicazione, specie in ambito emergenziale, intervengono i Referenti Informazione e Comunicazione (RIC) che dovranno dare comunicazione immediata al RSCE in caso d’emer-

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VVF & MEDIA genze che possano rivestire interesse di carattere nazionale. curano e verificano sul proprio territorio l’applicazione delle linee guida impartite dal Dipartimento, in materia di comunicazione; curano la documentazione foto/video sia per promuovere l’immagine del Corpo sia ai fini didattico/formativi e d’analisi critica; mantengono rapporti coi media in ambito regionale e provinciale; redigono notizie e acquisiscono immagini da pubblicare sul sito web istituzionale; Nell’ordinario la comunicazione (locale) in emergenza è affidata ai comandanti provinciali e direttori regionali, anche con l’impiego di comunicatori e operatori video territoriali a disposizione in ciascuna regione. Nelle emergenze a rilevanza nazionale – non troppo rilevanti mediaticamente – il RCE potrà operare a distanza rapportandosi con le redazioni giornalistiche centrali. Quando s’assiste, invece, all’insediamento di troupe sugli scenari dell’evento, può essere necessario l’invio di più referenti locali nell’attesa che giunga il Responsabile della Comunicazione in Emergenza (RCE). E’ fondamentale disporre d’una figura presente in loco – non incardinata nel sistema di soccorso – le cui informazioni consentiranno al RCE di valutare l’opportunità di rilascio d’interviste o

dichiarazioni al telefono prima dell’arrivo sul posto. Ragioni di tutela della privacy, del segreto istruttorio e anche motivi di semplice opportunità, rendono delicata la diffusione d’immagini foto/video d’interventi di soccorso. L’utilizzo delle immagini a livello nazionale dovrà essere autorizzato dal RCE. Le immagini relative all’attività di soccorso tecnico urgente poste in essere dai VVF nei teatri d’operazione rimangono in ogni caso di proprietà dell’Amministrazione, indipendentemente dal ruolo e dalla posizione degli operatori che le hanno realizzate. E’ evidente, infatti, come anche qualora si tratti di personale che abbia operato riprese al di fuori di una propria specifica attività di soccorso tecnico urgente o abbia utilizzato in servizio strumenti tecnologici personali, abbia potuto effettuare le riprese in un contesto emergenziale solo in virtù della propria appartenenza al Corpo, atteso che in tale contesto ai cine-operatori privati viene normalmente precluso l’accesso al teatro delle attività. Il personale del Corpo Nazionale, pertanto, dovrà astenersi da qualsiasi utilizzo privato delle immagini comunque acquisite nei contesti operativi ovvero dal diffondere le medesime al di fuori della procedura disciplinata dalla circolare emanata recentemente dal Capo Dipartimento.

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IL PAPA

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CON L’ELMO D’UN

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VOLONTARIO

Lo scorso 16 ottobre una nutrita rappresentanza della nostra Associazione ha partecipato all’udienza di Papa Francesco tenutasi in Piazza San Pietro (Roma). Particolare risalto è stato dato dalla stampa italiana ed estera al “contatto” fra il Papa e la delegazione dell’Associazione Nazionale VVF Volontari presente con circa 150 soci fra i quali molti VVF volontari con la divisa del Corpo Nazionale. a cura del nostro inviato si ringrazia il VV Elvio Arimondi per il materiale fotografico

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UDIENZA preso in braccio il figlio di un VF volontario romano per poi baciarlo sulla testa. Anche la bimba d’una collega di Volpiano (TO) è stata presa in braccio affettuosamente dal Santo Padre. L’intera mattinata è stata un’esperienza indimenticabile per tutti i colleghi intervenuti. Ad una settimana esatta dalla visita dei nostri volontari, i neo vigili del fuoco (permanenti) del 72° Corso – accompagnati dai vertici del Dipartimento e del Corpo – hanno anch’essi ricevuto la benedizione dal Santo Padre. Durante l’udienza generale, a Papa Francesco è stato donato un elmo bianco personalizzato (Déjà vu?). Il discorso ai fedeli

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e Il Papa ha tra le mani apostolica». Non so se avete mai rifletl’elmo tesogli da un tuto sul significato che ha l’espressione collega volontario di Dongo «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza entocinquanta VVF volontari associati al nostro degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita sodalizio (ed alcuni familiari) hanno partecipato per portare e testimoniare il Vangelo.

C

all’udienza generale del mercoledì del Santo Padre presso piazza San Pietro. Oltre che volontari del Lazio, sono giunte delegazioni ANVVFV da un po’ tutta la penisola: Puglia, Sicilia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte e Lombardia. Durante il giro fra i pellegrini - a bordo della Papa Mobile - Francesco ha indossato per qualche attimo l’elmetto tesogli da un collega VF volontario. Non era un casco bianco (come quello appositamente realizzato per Benedetto XVI), e neppure rosso come quello da CS che Berlusconi indossò a L’Aquila, in occasione d’una visita istituzionale postsisma. Color oro (o bronzo) era l’elmo donato all’allora Ministro degli Interni Maroni (con tanto di nome stampigliato). Il casco indossato stamani da Papa Francesco era un semplice elmetto nero da vigile che poi è stato reso, dal Santo Padre, al legittimo assegnatario – il collega avrebbe avuto qualche problemino col magazziniere se “Francesco” non gliel’avesse restituito - (le foto scattate in quegli istanti hanno fatto il giro del web e sono state diffuse anche dalle agenzie di stampa). Anche il TG1 ha messo in onda un servizio sull’udienza e ha dato risalto all’aneddoto dell’elmo, sottolineando che si trattasse d’un gruppo di VVF volontari. I colleghi intervenuti - visibilmente emozionati - hanno goduto della Benedizione Apostolica del Papa che ha anche

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Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Vangelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.

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Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa. 1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso. San Paolo scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 1920); paragona, cioè, i cristiani a pietre vive che formano un edificio che è la Chiesa, e questo edificio è fondato sugli Apostoli, come colonne, e la pietra che sorregge tutto è Gesù stesso. Senza Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apostoli hanno vissuto con Gesù, hanno ascoltato le sue parole, hanno condiviso la sua vita, soprattutto sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto, non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda su Cristo stesso. E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è in tutto il mondo. 2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con quella testimonianza, come può giungere fino a noi quello che hanno vissuto gli Apostoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857). La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli – nonostante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona

la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo ci ha comunicato? 3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,1920). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad “andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci: siamo missionari con la nostra parola, ma soprattutto con la nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la testimonianza davvero? La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli, testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – ,di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa e nel passato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la propria identità; una Chiesa chiusa tradisce la propria identità! Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

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SUA SANTITÀ

Una delegazione della nostra Associazione, guidata dal presidente nazionale Mugavero, in occasione dell’udienza papale, ha visitato la caserma dei pompieri vaticani. Un Corpo di vigili del fuoco a servizio dello Stato indipendente più piccolo del globo. a cura del nostro inviato a Roma.

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I N V I S I TA Fu Papa Pio XII nel 1941 ad istituire un vero e proprio servizio antincendi con 10 uomini alle dipendenze (formati presso le SCA di Capannelle). Dal 2002 il Corpo è transitato dalle dipendenze della Direzione dei servizi tecnici alla Direzione dei servizi di sicurezza e protezione civile (cui appartiene anche la Gendarmeria).

I

vertici dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari - a Roma per l’udienza del Santo Padre - sono stati ricevuti dal Comandante dei vigili del fuoco dello Stato Città del Vaticano. L’Ingegner Paolo De Angelis ha invitato il presidente nazionale Mugavero ed il vice Parrinello a visitare la locale caserma e le attrezzature in dotazione; ad accompagnarli c’erano anche i consiglieri Sergio Aureli (dal comasco) e Damiano Landi (dalla Toscana).

Già Corpo dei Pompieri - armato e militarmente organizzato - (1820 Stato Pontificio); agli inizi ‘900 il servizio si riduce ad una sola Guardia ai Fuochi.

I VVF vaticani operano quasi esclusivamente all’interno del territorio “nazionale”: s’occupano della verifica estintori e impianti antincendio, oltre che svolgere servizio di prevenzione nell’eliporto vaticano. Non mancano le verifiche strutturali agli edifici, interventi di soccorso tecnico urgente per infortuni, allagamenti e sinistri stradali. I VVF vaticani hanno anche partecipato alle operazioni di soccorso post-sisma ad Onna (AQ) nel 2009 con 8 unità. Sono 30 i vigili del fuoco in servizio - che s’avvicendano su 3 turni giornalieri da 5 unità - arruolati tra i cittadini maschi, celibi, con diploma di scuola media superiore (21/25 anni); oltre all’idoneità fisica è necessario professare e praticare la fede cattolica (caratteristica comprovata da lettera di presentazione del proprio parroco). Lo Stato della Città del Vaticano è il più piccolo Stato indipendente del mondo con meno di 1.000 abitanti ed una superficie di 0,44 Kmq.

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Gronchi col Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri.

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SAVOIR FAIRE DI

GRONCHI

Pur “pensionato” il Cavalier Gronchi continua a spendersi per la nostra comune causa. Tra gli ospiti d’onore ad un importante convegno tenutosi nel Verbano, non ha risparmiato a ministri e altre grosse personalità un discorsetto sul volontariato VVF nel Paese e sull’arretratezza del sistema. a cura della redazione

plesso, stratificato, a volte ridondante e ormai non più adeguato alle reali necessità della nostra componente. Un convegno altamente qualificato, in platea il mondo imprenditoriale, bancario, finanziario, politico; ma anche amministratori regionali, provinciali e sindaci. Gronchi ha incontrato l’amico Michele Vietti (Presidente del CSM) e Maurizio Sella (Presidente di ASSONIME, già presidente ABI), tra gli altri, Pier Ferdinando Casini (Presidente Affari Esteri del Senato), Luigi Lasero (Viceministro Economia e Finanze); Attilio Befera (Direttore Agenzia delle Entrate), oltre 20 assessori regionali di Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il convegno promosso dalla Fondazione Inziativa Subalpina che ha richiamato il “gotha” della politica italiana. “Le regole dell’economia” il titolo dell’incontro di quest’anno. Al covegno sono intervenuti tra gli altri, il Ministro della Giustizia Cancellieri. Il vice presidente del CSM Michele Vietti e i Ministri Quagliariello e Zanonato. I lavori sono stati aperti dai saluti del

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Presidente Nazionale d’Onore Gronchi, tra le personalità invitate al convegno “Le regole dell’economia” organizzato dalla Fondazione Iniziativa Subalpina e svoltosi a Stresa lo scorso 19 ottobre. Tra i relatori i ministri: Annamaria Cancellieri (Giustizia); Enzo Moavero Milanesi (Affari Europei); Gaetano Quagliariello (Riforme Costituzionali); Flavio Zanonato (Sviluppo Economico). Nel suo intervento il Cavalier Gronchi ha ricordato come i vigili in servizio nei distaccamenti volontari fossero anche imprenditori, artigiani, commercianti, dirigenti, professionisti. Come spesso accade, quasi nessuno era a conoscenza di questo tipo di volontariato nel nostro Paese; tra l’altro, proprio a Stresa, c’è una storica caserma di VVF volontari a tutela del territorio. Gronchi - nel corso del pranzo, riservato a soli 18 invitati, ha sensibilizzato i ministri sulla grave situazione in cui versa il volontariato pompieristico nella nostra penisola, anche per via d’un impianto normativo com-

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Maurizio Sella (presidente ASSONIME)


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Sindaco di Stresa, del Presidente della Provincia del VCO (Verbano Cusio Ossola) e del Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Valerio Cattaneo. “Ringrazio il Presidente Cristiano Picco e il Presidente Michele Vietti perché ormai da anni offrono al Verbano Cusio Ossola e al Piemonte l’opportunità di vivere una giornata sulla ribalta nazionale, grazie anche agli illustri ospiti che oggi come in passato hanno onorato con la loro presenza questo appuntamento. Non mi addentro nei temi che verranno approfonditi in misura molto più competente dai relatori. Mi sia però concesso osservare che l’argomento proposto quest’anno è non solo di attualità, ma di estremo interesse per chiunque abbia un ruolo nelle istituzioni.

On.le Pier Ferdinando Casini

Da un lato infatti il fenomeno della globalizzazione dell’economia comporta che le dinamiche del mercato siano inquadrate in regole certe, per le quali i confini nazionali stanno sempre più stretti. Dall’altro, è di estrema importanza che le attività economiche possano muoversi in un quadro giuridico ben definito, in un ambiente in cui gli operatori possano far valere le proprie ragioni.

On.le Gaetano Quagliarello

Una giustizia “giusta” e anche celere è certamente un elemento in più per attrarre investimenti e promuovere nuove attività e noi qui lo sappiamo bene in una terra che è la cerniera tra Italia ed Europa e che è il primo bacino turisico piemontese, tra i primi in Italia per le presenza di stranieri. Permettetemi poi di ringraziare i Ministri oggi presenti per il lavoro difficile e impegnativo teso a recuperare per l’Italia credibilità e rispetto a livello internazionale e a vincere la sfida di far ripartire il motore dell’economia. Se riparte questo motore riparte il Paese!”

On.le Flavio Zanonato

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LETTERA AD ALFANO: «VORREMMO SOLTANTO

CONTINUARE A

SVOLGERE IL NOSTRO VOLONTARIATO SENZA BASTONI TRA LE RUOTE!» Il Comitato di Presidenza del nostro Ente Morale - portavoce di 6.000 vigili del fuoco, operanti in 300 distaccamenti volontari - ha inviato una missiva al Ministro degli Interni, Angelino Alfano, al fine di sensibilizzare l'Amministrazione dell'Interno sulle principali deficienze organizzative che gradualmente stanno portando alla chiusura delle sedi volontarie del Corpo. a cura della redazione – ha collaborato Fabio Marangoni (Segretario Generale ANVVFV).

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Roma, 31 novembre 2013 Ill.mo On. Angelino ALFANO Ministro dell’Interno Piazza del Viminale, 1 – 00184 Roma Signor Ministro, l’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari, Ente Morale ed erede della Federazione Tecnica Italiana dei Corpi Pompieri fondata nel 1872, da circa cinquant’anni è portavoce dei 6.000 vigili del fuoco operanti nei circa 300 Distaccamenti volontari del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Pur consapevoli della miriade di impegni che giornalmente incombono sul Suo dicastero non possiamo esimerci dall’esprimere le nostre preoccupazioni, anche alla luce di recenti servizi giornalistici che hanno, a nostro parere, in parte distorto la realtà del nostro volontariato, sulla critica condizione cui versano gli oltre 300 distaccamenti volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, diretti dai Comandi provinciali e presenti sul territorio da più di due secoli, assicurano con competenza ed abnegazione la propria opera di soccorso nelle 24 ore di tutti i giorni dell’anno. Se ristrettezze economiche ed una visione più europea impongono una maggiore valorizzazione ed impiego del volontariato VVF, risorsa con una considerevole esperienza nel soccorso tecnico urgente e disponibile a costi irrisori per il contribuente, questo non pare essere stato concretizzato, né previsto per il futuro, dalle strategie messe in campo per il potenziamento del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ed ha come diretto effetto la graduale riduzione delle capacità tecnico-operative delle sedi volontarie dei Vigili del Fuoco con conseguenze, a livello locale, sull’efficacia ed efficienza del soccorso reso a favore delle popolazioni servite da tali sedi. I circa 6.000 vigili del fuoco volontari in forza agli appositi Distaccamenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (da non confondere con coloro che effettuano il servizio “discontinuo”, ovvero a tempo determinato, presso i Comandi Provinciali) non chiedono soldi, non chiedono stabilizzazioni nè tanto meno assunzioni temporanee: essi auspicano di poter continuare a svolgere il loro volontariato come fatto, pur tra mille difficoltà, sin prima della nascita del Corpo. E’ pur vero però che, per poter continuare a svolgere questo servizio a favore della collettività, si richiedono a favore della componente impegni tecnico-organizzativi che da qualche anno non risultano essere più garantiti. Nell’allegato documento ci permettiamo di rimarcare quali sono le principali deficienze organizzative che gradualmente stanno portando alla chiusura delle sedi volontarie del Corpo. Certi che non mancherà di sensibilizzare l’Amministrazione dell’Interno, da Lei presieduta, sulla grave situazione cui versano i Distaccamenti dei Vigili del Fuoco Volontari, restiamo a disposizione per fornire tutta la collaborazione necessaria anche pel tramite della Commissione Mista con compiti di studio, elaborazione e formulazione di proposte (ma mai convocata nell’ultimo triennio) nella quale la scrivente Associazione è stata chiamata a farne parte per l’analisi e la discussione delle problematiche e delle necessità del volontariato del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Nel ringraziare per l’attenzione concessa, ed in attesa di un cortese riscontro, si inviano i più cordiali saluti. Il COMITATO DI PRESIDENZA V F V N OV E M B R E / D I C E M B R E 2 0 1 3

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ALLEGATO ALLA LETTERA DEL 31 NOVEMBRE 2013

Criticità gravanti sui Distaccamenti volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Arruolamento di neo personale volontario Dopo l’emanazione della “Legge di Stabilità 2012” con Circolare del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile n. 23536 del 10/08/2012 è stato disposto che “non potranno essere istruite nuove richieste di iscrizione qualora il numero dei volontari già decretati e in attesa di corso di formazione iniziale, sommato con le richieste di iscrizione pervenute al Comando entro la data del 31/12/2011, sia superiore al limite massimo triennale della provincia”. Il Dipartimento ha altresì disposto che la limitazione non si applica agli aspiranti volontari in ingresso nelle sedi volontarie purché gli interessati dichiarino l’incondizionata disponibilità a prestare servizio presso la sede di ingresso per almeno un triennio. Il 10 agosto 2012 il Dipartimento ha inoltre fissato il limite massimo di neo Vigili del Fuoco volontari che possono essere arruolati presso ogni Comando Provinciale. Allo scopo di aggiornare tale limite ogni Comando deve comunicare la situazione relativa agli arruolamenti del personale volontario entro il 31 maggio di ogni anno. Attualmente risulterebbe che dei circa 100 Comandi Provinciali italiani solo una minoranza abbia ottemperato a tali obblighi i cui effetti si stanno notando con la riduzione dell’attività di soccorso delle sedi volontarie alcune delle quali già inattive per l’inoperosità dei Comandi provinciali dai quali dipendono. Visite mediche Sempre per effetto della “Legge di stabilità 2012” tutti gli aspiranti neo Vigili del Fuoco volontari saranno soggetti al pagamento degli oneri per lo svolgimento degli accertamenti sanitari per il proprio arruolamento (circa 450 euro a persona). Più volte sono state presentate richieste affinché al personale destinato ai Distaccamenti volontari venga garantita la copertura degli importi a carico dell’Amministrazione oltre alla possibilità di poter effettuare gli accertamenti sanitari presso le strutture sanitarie pubbliche (ASL), per non penalizzare coloro residenti in luoghi distanti dai Centri delle Ferrovie dello Stato convenzionati. Situazione previdenziale Frequenti sono stati i contatti con il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile per confrontarsi e concordare le necessarie azioni al fine di ottenere la definitiva equiparazione dei VVF volontari nei trattamenti assicurativi e previdenziali già previsti per il personale permanente e vittima di infortunio in itinere, durante il servizio di soccorso e di istituto ed in addestramento. Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, pur avendo dimostrato una disponibilità alla soluzione della problematica, ha evidenziato però come la definitiva equiparazione non possa che passare attraverso un’ulteriore azione parlamentare e legislativa. Corsi di formazione Aspiranti VVF volontari Il Dipartimento è stato più volte sensibilizzato nell’adoperarsi affinché agli aspiranti Vigili in attesa essere inquadrati nei Distaccamenti volontari sia data precedenza nello svolgimento del Corso di Primo Ingresso di 120 ore. Questo anche in ottemperanza con quanto previsto dalla Lettera Circolare n. 23536 del 10/08/2012 che, come già citato, prevede una precedenza nell’arruolamento dei VVF destinati alle sedi volontarie. Per ovviare alle dichiarate carenze di personale permanente abilitato alla formazione, il Dipartimento ha disposto con Decreto Ministeriale del 10 agosto 2012, art. 5, che nei corsi di formazione il Comandante Provinciale possa disporre di personale volontario in supporto al personale formatore permanente.

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A tutt’oggi le succitate disposizioni risultano, nella sostanza, inapplicate. Corsi di formazione per neo personale qualificato Come previsto dal DPR 76/2004 è stato più volte rappresentato ai vari livelli del Dipartimento l urgente necessità di una ricognizione nazionale sulle vacanze organiche di personale qualificato Capo Reparto volontario e Capo Squadra volontario ed una immediata successiva programmazione di nuovi corsi di qualificazione. Questo anche alla luce delle disposizioni contenute nel DPR 28 febbraio 2012, n. 64 (in particolare all’art. 66) il quale prevede, nella regolare composizione una squadra per APS, ancorché volontaria, la necessaria presenza di una figura qualificata in qualità di Capo Posto. Più volte è stato rimarcato come, l’attuale estrema carenza di Vigili volontari qualificati, di fatto spesso impedisca la regolare gestione del servizio di soccorso e di istituto anche in presenza, nei distaccamenti volontari, del numero minimo di unità per la squadra operativa in servizio APS. Consci delle attuali ristrettezze economiche più volte negli ultimi anni è stato, invano, proposto lo svolgimento dei corsi di qualificazione replicando l esperienza acquisita in occasione dell ultimo corso per CS Volontari ove, grazie alle tecniche di formazione “a distanza” (e-learning), i costi da sostenere a carico dell Amministrazione si sono rivelati contenutissimi. Orari di svolgimento dei corsi E’ stata rappresentata la necessità che i corsi di formazione di primo ingresso, per l’aggiornamento professionale, per l’avanzamento di qualifica o per il conseguimento dell’abilitazione alla conduzione di automezzi di soccorso VVF, siano effettuati presso i Comandi Provinciali e/o le Direzioni Regionali in giorni ed orari idonei ad agevolare la presenza di personale volontario gravato da impegni lavorativi. Fra i pochi Comandi provinciali che ancora organizzano i corsi di formazione ve ne sono alcuni che ne propongono lo svolgimento in orari proibitivi. Corsi per patenti di guida Per facilitare l’attuazione dei corsi per il conseguimento delle patenti di guida, fondamentali per lo svolgimento dell’attività dei Distaccamenti volontari, la scrivente Associazione ha presentato istanze affinché il personale istruttore permanente possa essere supportato da personale volontario; il requisito individuato, e proposto, per l’assolvimento di tale funzione è essere personale qualificato (FTAV – CRV – CSV) con una patente di guida VVF di 3° grado da almeno 10 anni. Anche questa proposta, ad oggi, risulta priva di riscontri concreti. Impiego del personale qualificato CRV e FTAV Per queste figure la scrivente Associazione ha richiesto chiarimenti, da tradurre in opportune circolari ministeriali di indirizzo, per l’idoneo ed efficiente utilizzo del personale volontario qualificato CRV e FTAV secondo quanto previsto dalle vigenti disposizioni in materia inerenti l’impiego di risorse umane nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Questo anche alla luce della disomogenea e disorganica applicazione, sul territorio, di quanto attualmente previsto dalla normativa vigente

In merito alle azioni programmate per il breve-medio termine come è noto il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile sta da tempo lavorando alla revisione del Regolamento per l’arruolamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario VVF (l’attuale DPR 76/2004) allo scopo di giungere all’emanazione di un nuovo decreto al passo con le necessità ed esigenze attuali. A tutt’oggi l’Associazione nulla conosce in merito ai contenuti di quanto finora ipotizzato ed elaborato dal Dipartimento e per questo ha richiesto, prima di una definitiva approvazione del testo, sia al Capo Dipartimento che al Capo del Corpo un confronto sulla materia nell’ambito di una specifica riunione della “Commissione Mista con Compiti di Studio, Elaborazione e Formulazione di Proposte sulle Problematiche relative alla Componente Volontaria dei Vigili del Fuoco”, riconfermata con Decreto Ministeriale n. 994 del 23 Gennaio 2013.

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A tale proposito si deve registrare nell’attuale, a fronte della fattiva collaborazione avuta nel corso della redazione dei passati Regolamenti approvati con i DPR n. 62/2000 e n. 74/2004, una completa assenza di confronto tra Amministrazione ed Associazione che pure, nell’ambito delle sue finalità istituzionali, è sicuramente portatrice di interessi diffusi inerenti la categoria del volontariato VVF. Solo alcuni informali contatti vi sono stati con la Direzione delle Risorse Umane del Dipartimento VVF nei quali, l’Associazione, ha evidenziato le seguenti esigenze come necessari punti da trattare all’interno del disposto normativo in fase di elaborazione: Le criticità riscontrate nell’applicazione dell’attuale Regolamento per l’arruolamento, avanzamento ed impiego del personale volontario VVF, DPR 76/2004, rendono nuovamente necessaria la suddivisione del personale volontario VVF in due elenchi distinti: elenco A ed elenco B. - nell’elenco A sarà iscritto il personale volontario per le esigenze operative del Comando Provinciale (con richiami in servizio discontinuo) - nell’elenco B sarà iscritto il personale volontario per le esigenze operative prevalentemente dei distaccamenti volontari e dei posti di vigilanza, il quale potrà essere richiamato in servizio presso i Comandi previo nulla osta del Capo Distaccamento. E’ noto infatti che l’attuale presenza di tutti i volontari VVF (sia quelli in servizio nei distaccamenti che i cosiddetti “discontinui” richiamati a 20 giorni) in un unico elenco finisce per penalizzare proprio il personale afferente ai distaccamenti volontari poiché, nelle decretazioni e nello svolgimento dei corsi di formazione, essi sono comunque obbligati a rispettare l’ordine cronologico nella presentazione delle domande indipendentemente dall’impiego operativo.

Esclusivamente per coloro che prestano servizio presso un Distaccamento volontario si richiede la creazione della qualifica, in aggiunta alle attuali già previste dal DPR 76/2004, di Vigile volontario coordinatore (o Capo Posto) per le esigenze di impiego operativo della squadra volontaria. Tale figura consentirebbe, in assenza del Capo Squadra volontario, di poter svolgere le funzioni di Capo Posto, così come attualmente avviene per il personale permanente, assicurando la funzionalità del servizio di soccorso e di istituto. Ovviamente con tale figura non si intende sostituire il Capo Squadra con il Vigile coordinatore (il primo è comunque sempre un Ufficiale di Polizia Giudiziaria mentre il secondo resta ancora Agente) anche perché resta immutata la necessità che, al più presto, avvengano nuovi avanzamenti per personale qualificato Capo Squadra Volontario e Capo Reparto Volontario. Tale previsione tuttavia garantirebbe una maggiore capacità operativa e potenzialità delle squadre volontarie nello svolgimento delle proprie attività. Al personale volontario del Corpo Nazionale VVF dovrà essere riconosciuta la professionalità acquisita nel servizio presso il CNVVF relativamente alle figure previste dal Testo Unico in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs 81/2008) integrato dal Decreto Legislativo 3 agosto 2009 n. 106. L’Italia pare infatti essere l’unico Paese europeo dove il Vigile del Fuoco volontario non può legalmente far valere la qualifica e l’esperienza acquisita nel Corpo Nazionale e questo lo porta ad essere penalizzato qualora egli necessiti di tale riconoscimento nell’ambito della propria attività lavorativa e/o professionale svolta durante la vita civile costringendo talvolta lo stesso, o il proprio datore di lavoro, ad inutili investimenti di denaro per il conseguimento, ad esempio delle abilitazioni date dai Corsi Antincendio di Basso, Medio e Alto Rischio necessarie per svolgere attività all’interno delle squadre antincendio aziendali. Dovrà essere eliminato l’obbligo per i Vigili volontari ex ausiliari di leva di presentare domanda di riammissione entro sei mesi dalla cancellazione d’ufficio dall’elenco del personale volontario per raggiungimento dei limiti di età (45 anni). Si ritiene infatti paradossale che un volontario VVF (ed ex ausiliario nel Corpo) che presti attivamente servizio in un Distaccamento debba presentare un’apposita domanda per la permanenza nell’ambito dei quadri del Corpo. Nel reclutamento ed iscrizione nell’elenco dei quadri volontari VVF, il personale permanente cessato volontariamente dal servizio ed impiegato in un Distaccamento volontario, dovrà poter mantenere le abilitazioni pro-

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fessionali e specialistiche conseguite nonché le qualifiche di istruttore del CNVVF. Ciò al fine di consentire ai Distaccamenti volontari un utile potenziamento nella propria organizzazione e funzionamento dati dalla presenza di personale ex permanente qualificato e professionalmente specializzato. La responsabilità del Capo del Distaccamento volontario sulla manutenzione dei beni dell’Amministrazione, attualmente prevista dal DPR 76/2004, dovrà essere compatibile con le risorse messe a sua disposizione. Questo perché ad oggi il Capo Distaccamento è comunque gravato di tale onere anche in assenza di specifico supporto economico. Il personale volontario VVF in forza presso i Posti di Vigilanza e i Distaccamenti misti dovrà essere impiegato analogamente con quanto previsto per il personale dei distaccamenti a totale conduzione volontaria. Il personale volontario VVF dovrà essere inserito, con proprio assenso, negli organici delle Colonne Mobili Provinciali e Regionali per essere impiegato in caso di calamità su tutto il territorio nazionale. Tale previsione, seppur contemplata da precedenti normative, non ha mai trovato una concreta applicazione e, le purtroppo frequenti calamità che hanno colpito il nostro Paese, hanno testimoniato da una parte l’utilità e la necessità di una partecipazione del volontariato VVF nell’ambito Colonne Mobili Provinciali e Regionali del Corpo e dall’altra hanno, ogni volta, costituito un grande motivo di frustrazione nel mancato coinvolgimento della componente VVF volontaria in tali attività ove, dall’altro lato, ha avuto un ruolo rilevantissimo un’altra realtà di volontariato ovvero quella di Protezione Civile. Negli interventi congiunti fra squadre permanenti e volontarie la direzione delle operazioni spetterà al qualificato permanente (CS-CR) in possesso di un grado pari o più elevato di quello del responsabile della squadra volontaria così come prevede l’attuale normativa. Per il personale volontario VVF, in particolare quello qualificato, dovrà essere prevista la partecipazione all’attività formativa, nell’ambito della propria componente, anche con l’affidamento di attività di docenza sia teorica che pratica.

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«VIGILI

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CORTE COSTITUZIONALE: DEL FUOCO VOLONTARI NON

HANNO

FUNZIONE SUPPLETTIVA BENSÌ EMERGENZIALE» Anche il supremo organo ha escluso che tra PA e volontari dei vigili del fuoco (incluso il personale discontinuo ovviamente) ci sia un rapporto di lavoro. Si tratterebbe d’una mera gerarchia funzionale. Anche in altri casi il legislatore ha previsto che privati cittadini possano partecipare come «volontari» allo svolgimento di funzioni pubbliche, quali la difesa militare e la protezione civile. a cura della redazione a Corte Costituzionale in merito alle cause intentate contro il Ministero dell’Interno da parte di alcuni vigili discontinui per vedersi riconosciuto lo status di “precario”, s’è espressa con una sentenza (la n° 267 del 6 novembre u.s.). La questione era stata sollevata dal Tribunale Ordinario di Roma (prima sezione lavoro) che aveva fatto riferimento all’art. 117 della Costituzione e all’accordo quadro (CES, UNICE CEEP) sul lavoro a tempo determinato allegato alla direttiva 1999/70/CE.

L

Secondo la Corte Costituzionale - tra PA e personale volontario dei VVF - “non vi è un rapporto di lavoro ma di servizio”. Si legge nella sentenza: ...In conclusione, il rapporto tra la pubblica amministrazione e il personale volontario del Corpo dei vigili del fuoco, per l’esercizio di funzioni straordinarie e collegate ad eventi di natura eccezionale e di durata ed entità non prevedibili, consiste in una dipendenza di carattere esclusivamente funzionale. I volontari dei vigili del fuoco non ricadono quindi nell’ambito di applicazione dell’accordo quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE, perché tale accordo si applica “ai lavoratori a tempo determinato con un contratto di assunzione o un rapporto di lavoro disciplinato dalla legge.” Il vicepresidente nazionale Parrinello ha così commentato la sentenza: «Nell’incontro col Capo del Personale Dr.ssa Magno - avevo proprio trattato questi punti: I VVF volontari non sono supplementari ma complementari e quindi devono avere pari dignità e organizzazione gerarchica funzionale, inserita nella catena del Comando provinciale. Oggi lo dicono anche i giudici.”. Ma ecco cosa sosteneva la difesa statale, alla quale la Corte Costituzionale ha dato praticamente ragione:

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…la distinzione del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in una componente «permanente» e una «volontaria», il cui «connotato essenziale» è «la temporaneità delle prestazioni» risale alla legge 27 dicembre 1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi). Si rileva che tale «natura temporanea della prestazione» costituisce «l’esclusiva e diretta conseguenza della peculiarità del servizio prestato e non già espressione della volontà dell’Amministrazione di apporre un qualsiasi termine di durata al richiamo in servizio». Poi il Presidente del Consiglio dei ministri sottolinea che già l’art. 1, comma 3, del DPR 6 febbraio 2004, n. 76 (Regolamento concernente disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco) specifica che «Il personale volontario non è vincolato da rapporto di impiego con l’amministrazione ed è chiamato a svolgere temporaneamente i propri compiti ogni qualvolta se ne manifesti il bisogno»; previsione successivamente confermata dal d.lgs. n. 139 del 2006. Infine, la difesa statale ricorda come già la legge n. 1570 del 1941 prevedeva che, nel caso di richiamo temporaneo in servizio del personale volontario, i datori di lavoro, pubblici o privati, hanno l’obbligo di lasciare disponibili i propri dipendenti, «conservando loro il rispettivo posto di lavoro e considerando l’assenza giustificata ad ogni effetto di legge», e come anche tale previsione sia stata confermata dalla disciplina successiva. Ad avviso della difesa statale, quindi, l’articolo 4, comma 12, della legge n. 183 del 2011, censurato dal giudice rimettente, nel prevedere l’inapplicabilità della direttiva comunitaria concernente gli abusi derivanti dall’utilizzo improprio dei contratti a tempo determinato, si limiterebbe a «chiarire in modo definitivo» che «il rapporto che intercorre tra il

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vigile del fuoco volontario e l’Amministrazione non è riconducibile [...] ad un rapporto di lavoro subordinato ma, piuttosto, si tratta di attività di volontariato al servizio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco», al quale «non può ritenersi applicabile la normativa prevista per il pubblico impiego ed in particolare la normativa sul contratto a termine». Nel documento, molto interessanti sono alcuni passi compresi nella sezione “Ritenuto in fatto”: la difesa statale osserva che la distinzione del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in una componente «permanente» e una «volontaria», il cui «connotato essenziale» è «la temporaneità delle prestazioni» risale alla legge 27 dicembre 1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi). E inoltre: La disciplina riguardante i volontari del Corpo dei vigili del fuoco costituisce un sottosistema peculiare, ma non isolato. In altri casi, infatti, il legislatore ha previsto che privati cittadini possano partecipare come «volontari» allo svolgimento di funzioni pubbliche, quali la difesa militare e la protezione civile. Similmente, altri ordinamenti – come quello tedesco – hanno attribuito a personale volontario e non professionale un’ampia parte delle attività di protezione civile. In particolare, i volontari del Corpo dei vigili del fuoco non hanno una funzione suppletiva, bensì emergenziale. Questa peculiare figura di volontari, infatti, è stata introdotta in pieno periodo bellico, dalla legge 27 dicembre 1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi), per sopperire a esigenze straordinarie. A conferma di ciò, ancora oggi l’art. 9, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 (Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo

nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229), stabilisce che i volontari possano essere richiamati innanzitutto «in occasione di calamità naturali o catastrofi». I richiami hanno la durata massima di centosessanta giorni all’anno, sono disposti a rotazione e devono essere adeguatamente motivati dall’autorità che opera il richiamo, con ragioni strettamente collegate alla funzione principale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (calamità naturali, catastrofi, soccorso pubblico, altre emergenze). Detti richiami, quindi, sono disposti non per «qualsivoglia» necessità dell’amministrazione, ma «in caso di necessità» funzionali allo svolgimento dei summenzionati compiti, per il «soccorso pubblico» e per i «corsi di formazione» a questo scopo. Del resto, i volontari – al contrario del personale permanente del Corpo dei Vigili del fuoco – non sono scelti a sèguito di pubblico concorso, ma su domanda presentata dai diretti interessati e dopo un periodo di addestramento. Inoltre, questi volontari possono avere un rapporto di lavoro con altro soggetto: per quest’ultimo – che può essere anche un privato – vi è l’obbligo di lasciare disponibili, in caso di loro richiamo, i dipendenti iscritti negli appositi elenchi e di conservare loro il posto di lavoro (art. 8, comma 4, d.lgs. n. 139 del 2006), atteso che «l’assenza dal servizio deve considerarsi giustificata a ogni effetto di legge» (art. 22 del D.P.R. 6 febbraio 2004, n. 76 «Regolamento concernente disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco»). Per tutte queste ragioni, il legislatore ha per ben tre volte escluso esplicitamente che tra i volontari del Corpo dei vigili del fuoco e la pubblica amministrazione vi sia un rapporto di lavoro.

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SENTENZA N. 267 ANNO 2013 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: - Gaetano SILVESTRI Presidente - Luigi MAZZELLA Giudice - Sabino CASSESE “ - Giuseppe TESAURO “ - Paolo Maria NAPOLITANO “ - Giuseppe FRIGO “ - Paolo GROSSI “ - Giorgio LATTANZI “ - Aldo CAROSI “ - Marta CARTABIA “ - Sergio MATTARELLA “ - Mario Rosario MORELLI “ - Giancarlo CORAGGIO “ - Giuliano AMATO “ ha pronunciato la seguente SENTENZA nel giudizio di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e 12, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2012), promosso dal Tribunale ordinario di Roma nel procedimento vertente tra Caravassilis Daniele ed altri e il Ministero dell’interno con ordinanza del 6 dicembre 2012, iscritta al n. 110 del registro ordinanza 2013 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 21, prima serie speciale, dell’anno 2013. Visto l’atto di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri; udito nella camera di consiglio del 23 ottobre 2013 il Giudice relatore Sabino Cassese. Ritenuto in fatto 1.— Con ordinanza del 6 dicembre 2012, depositata nella cancelleria di questa Corte il 6 maggio 2013 (reg. ord. n. 110 del 2013), il Tribunale ordinario di Roma, prima sezione lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e 12, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2012), per violazione dell’art. 117, primo comma, della Costituzione, in riferimento alla clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 28 giugno 1999, n. 1999/70/CE (Direttiva del Consiglio relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato). La clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro dispone che «Per prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una suc-

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cessione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, gli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali a norma delle leggi, dei contratti collettivi e della prassi nazionali, e/o le parti sociali stesse, dovranno introdurre, in assenza di norme equivalenti per la prevenzione degli abusi e in un modo che tenga conto delle esigenze di settori e/o categorie specifici di lavoratori, una o più misure relative a: a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti; b) la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato successivi; c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti». 2.— L’articolo 4, comma 11, della legge n. 183 del 2011 modifica la lettera a) del comma 2 dell’articolo 9 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 (Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229). Secondo la formulazione originaria di quest’ultima disposizione, il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco poteva essere richiamato in servizio «in caso di particolari necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale»; secondo l’attuale formulazione, tale richiamo può avvenire «in caso di necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale motivate dall’autorità competente che opera il richiamo». L’articolo 4, comma 12, della legge n. 183 del 2011 modifica invece il comma 1 dell’articolo 10 del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368 (Attuazione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso dall’UNICE, dal CEEP e dal CES), inserendo la lettera c-bis), che esclude dal campo di applicazione del d.lgs. n. 368 del 2001 i richiami in servizio del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, precisando che essi «ai sensi dell’articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, non costituiscono rapporti di impiego con l’Amministrazione». 3.— La questione di costituzionalità è stata sollevata nel corso di un giudizio che – secondo quanto riferisce il Tribunale rimettente – ha ad oggetto la richiesta di sette iscritti negli elenchi del personale volontario del Dipartimento dei Vigili del fuoco del Ministero dell’interno, con distinti atti depositati tra il 14 e il 18 ottobre 2011, volta a ottenere: il riconoscimento della sussistenza tra le parti di un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato; la dichiarazione di nullità e inefficacia dei termini apposti a detti «contratti», sul presupposto che i richiami dei volontari «integrino dei contratti di lavoro subordinato a tempo determinato»; la conversione dei rispettivi rapporti di lavoro in rapporti di lavoro a tempo indeterminato; l’accertamento del loro diritto alla stabilizzazione e la condanna del Ministero convenuto alla loro immissione in ruolo; in ogni caso, la condanna del Ministero convenuto al risarcimento del danno da illegittima reiterazione di contratti a tempo determinato.

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Il Tribunale ordinario di Roma, prima sezione lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e 12, della legge n. 183 del 2011 . 4.— Ad avviso del giudice rimettente, i commi 11 e 12 dell’articolo 4 della legge n. 183 del 2011, nel consentire «il richiamo in servizio a tempo determinato del personale volontario dei Vigili del Fuoco in caso di (qualsivoglia) necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale, al di fuori dell’applicazione dei principi di cui al d.lgs. n. 368/2001», determinerebbero «una successione potenzialmente illimitata di contratti a tempo determinato, e comunque svincolata dall’indicazione di ragioni obiettive o dalla predeterminazione di una durata massima o di un numero certo di rinnovi» e sarebbero quindi in contrasto con la clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, in violazione dell’art. 117, primo comma, Cost. Secondo il giudice a quo, l’attività dei volontari dei vigili del fuoco non è in alcun modo riconducibile al volontariato, la cui caratteristica è la gratuità (art. 2 della legge 11 agosto 1991, n. 266 – Legge-quadro sul volontariato), ma presenterebbe tutti gli elementi propri del rapporto di lavoro, caratterizzato dalla subordinazione, come si evincerebbe dalle disposizioni del d.lgs. n. 139 del 2006, in base alle quali «Al personale volontario richiamato in servizio temporaneo, per l’intera durata di tale richiamo, spetta il trattamento economico iniziale del personale permanente di corrispondente qualifica, il trattamento di missione, i compensi inerenti alle prestazioni di lavoro straordinario» (art. 10) e al medesimo personale si applicano sanzioni disciplinari, quali la censura, la sospensione dai richiami e la radiazione (art. 11). Tuttavia – prosegue il giudice rimettente – al personale volontario dei Vigili del fuoco non troverebbe applicazione la disciplina interna in materia di rapporti a tempo determinato, prevista dal d.lgs. n. 368 del 2001, di attuazione della direttiva n. 1999/70/CE. Dato che le disposizioni impugnate consentirebbero che il richiamo dei volontari possa avvenire per «qualsivoglia» necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, per essi non varrebbe «alcuna delle norme limitative dettate al fine di dare attuazione alla citata direttiva europea del 1999», né sotto il profilo della sussistenza di «situazioni eccezionali o di emergenza», né sotto il profilo dei «limiti temporali». Nell’osservare che vi sarebbe un contrasto tra le disposizioni impugnate e la direttiva comunitaria in materia di contratti a tempo determinato, il giudice rimettente rileva di non poter egli stesso disapplicare le disposizioni interne ritenute incompatibili perché la direttiva europea è priva di effetto diretto. Come affermato dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (ex multis, sentenze 23 aprile 2009, C-378, 379 e 380/07, e 15 aprile 2008, C-268/06), infatti, la clausola 5 dell’accordo quadro, lasciando agli Stati il potere di scegliere, in modo discrezionale, una o più delle misure elencate in detta clausola o di ricorrere a norme equivalenti in vigore, non sarebbe «sufficientemente preci-

sa per poter essere invocata da un singolo dinanzi a un giudice nazionale». Il giudice rimettente ritiene che la questione sia rilevante, in quanto «tutti i ricorrenti risultano assunti in forza di atti privi dell’indicazione dei motivi ed in assenza di ragioni giustificatrici obiettive (che non possono comunque risolversi in esigenze permanenti del datore di lavoro, in fabbisogni tendenzialmente immutabili o dalla durata non preventivabile) e alcuni di loro per una durata complessiva di oltre trentasei mesi, e ciò in difetto di specifiche, valide ed applicabili indicazioni su durata massima dei contratti o rapporti e numero dei loro rinnovi», e quindi la eventuale pronuncia di accoglimento della Corte «schiuderebbe le porte alla domanda di risarcimento dei danni, proposta dai ricorrenti in via subordinata» rispetto alla richiesta di conversione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato. 5.— Il Presidente del Consiglio dei ministri è intervenuto in giudizio, chiedendo che la questione sia dichiarata non rilevante, inammissibile e infondata. Ad avviso del Presidente del Consiglio, non si comprenderebbe dall’ordinanza di rimessione «se i ricorrenti lamentino l’illegittimità del termine finale apposto al contratto di lavoro con il Ministero perché privo di una ragione obiettiva e/o lamentino la reiterazione di rapporti di lavoro a termine con il Ministero». Nel caso in cui il giudizio a quo vertesse sul primo rapporto di lavoro a termine intercorso tra i ricorrenti e il Ministero, la questione sarebbe non rilevante dato che la Corte di giustizia dell’Unione europea ha più volte precisato che la direttiva n. 1999/70/CE «non ha lo scopo di impedire o limitare la stipula di rapporti di lavoro a termine», ma «di evitare l’abusiva reiterazione dei rapporti a termine». Nel merito, secondo la difesa statale la questione non sarebbe fondata, in primo luogo, in quanto la direttiva n. 1999/70/CE «non stabilisce le condizioni precise in base alle quali si può far ricorso al contratto a tempo determinato», ma «sancisce soltanto l’adozione, qualora il diritto nazionale non preveda norme equivalenti, di almeno una delle misure enunciate alla clausola 5, punto 1, che attengono, rispettivamente, a ragioni obiettive che giustificano il rinnovo di tali contratti o rapporti di lavoro, alla durata massima totale degli stessi contratti o rapporti di lavoro successivi ed al numero di rinnovi di questi ultimi». Secondo il Presidente del Consiglio, la disciplina che consente il richiamo dei volontari «in caso di necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale motivate dall ’autorità competente che opera il richiamo» costituirebbe «norma equivalente» ai sensi della clausola 5 dell’accordo quadro e non vi sarebbe, quindi, alcun contrasto con la normativa comunitaria, anche in ragione della previsione – nella disciplina interna – di un limite massimo di centosessanta giorni all’anno per detti richiami. In secondo luogo, la difesa statale osserva che la distinzione del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in una componente «permanente» e una

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«volontaria», il cui «connotato essenziale» è «la temporaneità delle prestazioni» risale alla legge 27 dicembre 1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi). Si rileva che tale «natura temporanea della prestazione» costituisce «l’esclusiva e diretta conseguenza della peculiarità del servizio prestato e non già espressione della volontà dell’Amministrazione di apporre un qualsiasi termine di durata al richiamo in servizio». Il Presidente del Consiglio dei ministri sottolinea, poi, che già l’art. 1, comma 3, del d.P.R. 6 febbraio 2004, n. 76 (Regolamento concernente disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco) specifica che «Il personale volontario non è vincolato da rapporto di impiego con l’amministrazione ed è chiamato a svolgere temporaneamente i propri compiti ogni qualvolta se ne manifesti il bisogno»; previsione successivamente confermata dal d.lgs. n. 139 del 2006. Infine, la difesa statale ricorda come già la legge n. 1570 del 1941 prevedeva che, nel caso di richiamo temporaneo in servizio del personale volontario, i datori di lavoro, pubblici o privati, hanno l’obbligo di lasciare disponibili i propri dipendenti, «conservando loro il rispettivo posto di lavoro e considerando l’assenza giustificata ad ogni effetto di legge», e come anche tale previsione sia stata confermata dalla disciplina successiva. Ad avviso della difesa statale, quindi, l’articolo 4, comma 12, della legge n. 183 del 2011, censurato dal giudice rimettente, nel prevedere l’inapplicabilità della direttiva comunitaria concernente gli abusi derivanti dall’utilizzo improprio dei contratti a tempo determinato, si limiterebbe a «chiarire in modo definitivo» che «il rapporto che intercorre tra il vigile del fuoco volontario e l’Amministrazione non è riconducibile […] ad un rapporto di lavoro subordinato ma, piuttosto, si tratta di attività di volontariato al servizio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco», al quale «non può ritenersi applicabile la normativa prevista per il pubblico impiego ed in particolare lanormativa sul contratto a termine». Considerato in diritto 1.— Con ordinanza del 6 dicembre 2012, il Tribunale ordinario di Roma, prima sezione lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e 12, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2012), per violazione dell’art. 117, primo comma, della Costituzione in riferimento alla clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 28 giugno 1999, n. 1999/70/CE (Direttiva del Consiglio relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato). 2.— In via preliminare, va esaminata l’eccezione di inammissibilità sollevata dal Presidente del Consiglio dei ministri, ad avviso del quale non si comprenderebbe dall’ordi-

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nanza di rimessione se si lamenti «l’illegittimità del termine finale apposto al contratto di lavoro con il Ministero [dell’Interno] perché privo di una ragione obiettiva e/o lamentino la reiterazione di rapporti di lavoro a termine». Secondo la difesa dello Stato, laddove il giudizio principale vertesse sul primo rapporto di lavoro a termine tra i volontari e la pubblica amministrazione, la questione difetterebbe di rilevanza perché la Corte di giustizia dell’Unione europea avrebbe più volte precisato che la direttiva n. 1999/70/CE «non ha lo scopo di impedire o limitare la stipula di rapporti di lavoro a termine», ma «di evitare l’abusiva reiterazione» di tali rapporti. L’eccezione non è fondata, in quanto la questione di legittimità è inequivocabilmente riferita all’illegittima reiterazione dei rapporti intercorsi tra i volontari del Corpo dei vigili del fuoco e il Ministero dell’interno: infatti, il giudice rimettente precisa che le disposizioni sono censurate nella parte in cui consentono una «successione potenzialmente illimitata di contratti a tempo determinato». 3.— Ancora in via preliminare, va precisato che la questione sollevata con riferimento alla violazione della clausola 5 dell’accordo quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE risponde ai requisiti di ammissibilità individuati dalla giurisprudenza costituzionale. Nell’ambito di un giudizio in via incidentale, le norme comunitarie possono costituire elementi integrativi del parametro di costituzionalità di cui all’art. 117, primo comma, Cost., soltanto se tali norme siano prive di effetto diretto: circostanza che ricorre per la clausola 5 dell’accordo quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE, come già rilevato dalla Corte di giustizia (sentenza 15 aprile 2008, C- 268/06) e da questa Corte (ordinanza n. 207 del 2013). 4.— La questione relativa all’articolo 4, commi 11 e 12, della legge n. 183 del 2011 deve quindi essere esaminata nel merito. Il Tribunale ordinario di Roma ritiene che le disposizioni censurate consentirebbero al Ministero dell’interno di richiamare il personale volontario del Corpo dei Vigili del fuoco per «qualsivoglia» necessità dell’amministrazione, escludendo inoltre tali eventuali richiami dall’applicazione del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368 (Attuazione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso dall’UNICE, dal CEEP e dal CES). Ciò sarebbe in contrasto con la clausola 5, punto 1, del citato accordo quadro, prevista «per prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato», con conseguente violazione dell’art. 117, primo comma, Cost. Secondo il Presidente del Consiglio dei ministri, invece, il personale volontario dei Vigili del fuoco «non è vincolato da rapporto di impiego con l’amministrazione ed è chiamato a svolgere temporaneamente i propri compiti ogni qualvolta se ne manifesti il bisogno». 4.1.— La questione non è fondata.

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Il giudice rimettente muove dal presupposto interpretativo che tra i volontari dei Vigili del fuoco e la pubblica amministrazione vi sia un rapporto di lavoro a tempo determinato. Tale presupposto è però escluso dalle norme che regolano la materia. La disciplina riguardante i volontari del Corpo dei vigili del fuoco costituisce un sottosistema peculiare, ma non isolato. In altri casi, infatti, il legislatore ha previsto che privati cittadini possano partecipare come «volontari» allo svolgimento di funzioni pubbliche, quali la difesa militare e la protezione civile. Similmente, altri ordinamenti – come quello tedesco – hanno attribuito a personale volontario e non professionale un’ampia parte delle attività di protezione civile. In particolare, i volontari del Corpo dei vigili del fuoco non hanno una funzione suppletiva, bensì emergenziale. Questa peculiare figura di volontari, infatti, è stata introdotta in pieno periodo bellico, dalla legge 27 dicembre 1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi), per sopperire a esigenze straordinarie. A conferma di ciò, ancora oggi l’art. 9, comma 1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 (Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229), stabilisce che i volontari possano essere richiamati innanzitutto «in occasione di calamità naturali o catastrofi». I richiami hanno la durata massima di centosessanta giorni all’anno, sono disposti a rotazione e devono essere adeguatamente motivati dall’autorità che opera il richiamo, con ragioni strettamente collegate alla funzione principale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (calamità naturali, catastrofi, soccorso pubblico, altre emergenze). Detti richiami, quindi, sono disposti non per «qualsivoglia» necessità dell’amministrazione, ma «in caso di necessità» funzionali allo svolgimento dei summenzionati compiti, per il «soccorso pubblico» e per i «corsi di formazione» a questo scopo. Del resto, i volontari – al contrario del personale permanente del Corpo dei Vigili del fuoco – non sono scelti a sèguito di pubblico concorso, ma su domanda presentata dai diretti interessati e dopo un periodo di addestramento. Inoltre, questi volontari possono avere un rapporto di lavoro con altro soggetto: per quest’ultimo – che può essere anche un privato – vi è l’obbligo di lasciare disponibili, in caso di loro richiamo, i dipendenti iscritti negli appositi elenchi e di conservare loro il posto di lavoro (art. 8, comma 4, d.lgs. n. 139 del 2006), atteso che «l’assenza dal servizio deve considerarsi giustificata a ogni effetto di legge» (art. 22 del d.P.R. 6 febbraio 2004, n. 76 «Regolamento concernente disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco»). Per tutte queste ragioni, il legislatore ha per ben tre volte escluso esplicitamente che tra i volontari del Corpo dei vigili del fuoco e la pubblica amministrazione vi sia un rapporto di lavoro. Il censurato art. 4, comma 12, della legge n. 183 del 2011, infatti, nel prevedere che «i richiami in servi-

zio» di tale personale volontario «non costituiscono rapporti di impiego con l’Amministrazione», si limita a ripetere quanto già stabilito per la medesima categoria di soggetti dall’art. 6 del d.lgs. n. 139 del 2006 («Il personale volontario non è legato da un rapporto d’impiego all’Amministrazione») e dall’art. 1, comma 3, del d.P.R. n. 76 del 2004 («Il personale volontario non è vincolato da rapporto di impiego con l’Amministrazione»). 4.2.— In conclusione, il rapporto tra la pubblica amministrazione e il personale volontario del Corpo dei vigili del fuoco, per l’esercizio di funzioni straordinarie e collegate ad eventi di natura eccezionale e di durata ed entità non prevedibili, consiste in una dipendenza di carattere esclusivamente funzionale. I volontari dei vigili del fuoco non ricadono quindi nell’ambito di applicazione dell’accordo quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE, perché tale accordo si applica «ai lavoratori a tempo determinato con un contratto di assunzione o un rapporto di lavoro disciplinato dalla legge» (clausola 2); nel caso in esame, non vi è un rapporto di lavoro, ma di servizio. La questione, dunque, non è fondata per l’erroneità del presupposto interpretativo da cui muovono le censure prospettate dal giudice rimettente (ex multis, sentenze n. 236 e n. 229 del 2013). PER QUESTI MOTIVI LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e 12, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2012), sollevata dal Tribunale ordinario di Roma, prima sezione lavoro, con l’ordinanza indicata in epigrafe, in riferimento all’art. 117, primo comma, della Costituzione e alla clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 28 giugno 1999, n. 1999/70/CE (Direttiva del Consiglio relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato). Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 6 novembre 2013. F.to: Gaetano SILVESTRI, Presidente Sabino CASSESE, Redattore Gabriella MELATTI, Cancelliere Depositata in Cancelleria il 13 novembre 2013. Il Direttore della Cancelleria F.to: Gabriella MELATTI

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THIENE: CENT’ANNI NONOSTANTE TUTTO… L’unica caserma volontaria del vicentino a sopravvivere alla “riorganizzazione” del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco. Le consorelle di Gallio, Roana e Valdagno cancellate d’ufficio nei primi anni ’60 e altri 5 presidi trasformati dapprima in misti, poi permanenti. Thiene resiste e, con il tifo dell’amministrazione comunale, implementa organico, mezzi e sede. Buon compleanno! a cura di Alessandro Benetti

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n’intera giornata dedicata a festeggiare l’importante traguardo dei 100 anni del corpo volontario dei Vigili del Fuoco di Thiene. Un grande tricolore ad accogliere i tanti partecipanti, caserma aperta, i mezzi di eccellenza in mostra per il divertimento dei bambini e tante autorità presenti, a sottolineare l’importanza del lavoro che questi 50 uomini svolgono. Un aiuto costante e sempre presente, silenzioso ma importantissimo nel momento del bisogno: non solo in caso di incendi ma anche alluvioni, terremoti e addirittura bombardamenti agli albori della loro storia. Dal 1913 infatti i vigili del fuoco volontari thienesi rischiano la vita, assumendosi enormi responsabilità.

visitato ed esplorato i mezzi dei loro ‘eroi’. Chissà che proprio tra questi bimbi non vi siano dei futuri angeli custodi in divisa. La necessità di creare dei corpi comunali antincendio, per far fronte a eventi calamitosi con personale addestrato e attrezzato, vide Thiene dotarsi del suo nel 1913.

Un ruolo che il Sindaco Gianni Casarotto ha voluto sottolineare nella loro giornata: «I nostri vigili del fuoco sono un vero esempio da seguire. Di fronte a piccole e grandi emergenze, ogni giorno rischiano la loro incolumità, mettendoci la faccia e il cuore. I politici di oggi dovrebbero imparare da questi grandi uomini».

Il tema dell’esempio e della responsabilità è stato il filo rosso che ha guidato la mattinata, tra l’alzabandiera, la Messa dove è stato letto un passo della Genesi, e i festeggiamenti. Una bella occasione per la cittadinanza per conoscere da vicino l’attività di questo corpo su cui ognuno di può sempre contare. Tanti anche i bambini presenti, che curiosi hanno V F V N OV E M B R E / D I C E M B R E 2 0 1 3

Il 19 Settembre di quell’anno, la Giunta votò la delibera per la sua creazione e il 16 Dicembre il sindaco Zuccato bandì un concorso in cui si richiedevano “7 pompieri effettivi e 4 allievi, per i quali erano richiesti i requisiti d’età dai 18 ai 30 anni, costituzione fisica robusta, statura non inferiore a 1,60m, abitazione all’interno del capoluogo, nessuna condanna per reato infamante, saper leggere e scrivere”: nasce così il primo gruppo organizzato di Pompieri a Thiene. L’attività proseguì anche dopo l’istituzione del Corpo Nazionale dei

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diventarono distaccamenti prima misti, poi permanenti. Thiene rimase per molti anni l’unico distaccamento Volontario in provincia fino all’apertura, nel 2008, della sede volontaria di Recoaro Terme. Nel 1983, in occasione del 70° anniversario, il Distaccamento Volontario è stato insignito del prestigioso “Premio Città di Thiene” Col passare del tempo però la carenza di personale e risorse portò a un grande ridimensionamento sia di volontari che di mezzi e attrezzature e il baricentro del soccorso si sposto verso le sedi permanenti, anche per l’introduzione del numero unico 115 nel 1985.

Vigili del Fuoco, avvenuta nel 1939 e terminata con la Legge 1570 del 27 Dicembre 1941, entrando così il presidio di Thiene, nell’organigramma del 92° Corpo Provinciale di Vicenza. Dal 1961, con il riordino del Corpo Nazionale, Thiene diventa distaccamento volontario del Comando Provinciale di Vicenza assieme a Valdagno, Gallio e Roana che tuttavia sono scomparsi nel tempo, mentre Arzignano, Asiago, Bassano del Grappa, Lonigo e Schio

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Una grande svolta si ebbe nel 2004 quando l’Amministrazione Comunale di Thiene e il Comando Provinciale di Vicenza, decisero di rinforzare e valorizzare il distaccamento e renderlo più operativo; a tal fine il Comandante di allora istituì il 1° corso provinciale per Vigili del Fuoco Volontari ed entrarono così in organico una trentina di nuovi vigili , che, aggiunti ai più anziani e a quelli che sono stati formati con i corsi successivi, hanno fatto toccare al distaccamento le 49 unità che erano tutti presenti ai festeggiamenti: Sono iniziati anche i corsi professionali di guida

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il primo cittadino di Thiene, Gianni Casarotto; alla sua destra il capodistaccamento CSV Guido Casarotto.

dei mezzi pesanti in soccorso, i corsi TPSS (tecniche di primo soccorso sanitario), i corsi SAF (Speleo Alpino Fluviale), gli addestramenti mensili obbligatori di 5 ore sono diventati continui e più formativi, dando così ai Volontari una professionalità al passo con i tempi. Nel 2008 Il Corpo Nazionale ha indetto un corso /concorso per Capo Squadra Volontario che ha portato a Thiene 4 graduati. Il 4 Marzo 2012 è stata inaugurata la nuova sede del Distaccamento Volontario in Via dell’Aeroporto a Thiene, una bellissima struttura , moderna e funzionale .

Il personale di Thiene, dai primi Pompieri ai Vigili del Fuoco, ha operato attivamente in occasione delle grandi calamità che hanno afflitto la nostra Nazione, quali, ad esempio, in tempi addietro, i bombardamenti nelle nostre zone durante il secondo conflitto mondiale, poi il disastro del Vajont, il terremoto in Friuli, il disastro di Stava e, più recentemente, il terremoto in Abruzzo e quello in Emilia Romagna, la grande alluvione di Vicenza e Caldogno del 2010 e quella seppur minore del 2012. Tutto ciò oltre ad affiancar il Comando Provinciale col servizio di soccorso urgente per incendi e interventi di varia natura, per un numero che, ultimamente, si attesta su una media 100 interventi all’anno.

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L’IMMIGRAZIONE VIA MARE È DA CONSIDERARE UNA VERA E PROPRIA CALAMITÀ I recenti naufragi disastrosi di Lampedusa hanno messo in evidenza sia un mancato approccio italiano ad un problema squisitamente di protezione civile (salvataggio di persone in mare nelle nostre acque territoriali) sia la latitanza dell’Unione europea nel riconoscere che l’esigenza non è solo italiana. a cura di Luigi Manfredi *

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recenti disastri di Lampedusa hanno acceso i fari su un’emergenza che esiste da anni e che, per quanto riguarda l’immigrazione diretta verso l’Italia, ha provocato presumibilmente più di 6.000 morti in mare. C’è voluto l’evento eclatante, il naufragio di un solo barcone con centinaia di morti per muovere improvvisamente le coscienze della politica e attivare la solita esplosione di dolore, esecrazione e propositi d’intervento radicale per risolvere il problema. Il tutto in un fervore di accuse e controaccuse tra Italia e Unione europea.

Siamo ormai abituati a simili comportamenti a tutti i livelli, Stato, Regioni, Province e Comuni. La caratteristica che contraddistingue questo fenomeno è il difetto di capacità di previsione e di prevenzione. E’ una miopia che costringe a ricorrere a provvedimenti tardivi, decisi (e non sempre poi attuati) a rimorchio di eventi che non si prevedevano oppure si sperava che non succedessero.

Prevedere e prevenire sono attività importanti in tutti i settori della vita di una nazione, dall’economia, alla giustizia fino all’ambiente per citarne solo qualcuno. In protezione civile non sono solo importanti. Sono comandamenti inderogabili. La loro teorizzazione è stata il fondamento della legge sulla protezione civile (legge 225/1992).

Torniamo all’immigrazione massiccia dal mare. Essa costituisce problema ovviamente per i Paesi

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dell’Unione europea che si affacciano Mediterraneo, primo fra tutti L’Italia.

sul

Che cosa ha fatto difetto nella gestione della stessa? La risposta è semplice e non c’è bisogno di spiccata fantasia. Sul piano europeo, siamo una Comunità ma sono assolutamente prevalenti gli interessi di ogni singola Nazione. Non abbiamo una politica di difesa comune, non abbiamo una politica estera comune e ogni questione internazionale ci coglie sostanzialmente impreparati perché divisi. Anche nel campo della protezione civile non si vede, non ostante le fascinose teorizzazioni messe a punto dal Consiglio d’Europa, una concreta politica comune che dovrebbe essere sostanziata soprattutto da interventi concreti su tutto il territorio dell’Unione.

Nella fattispecie alla nostra attenzione, i morti di Lampedusa hanno fatto gridare allo scandalo e alla recriminazione per un fenomeno che coinvolge tutto il territorio dell’Unione ma che l’Italia ha affrontato da sola, per quanto riguarda il proprio territorio, ormai da anni.

Anche se l’ha riconosciuto il Presidente del Consiglio europeo Schulz, le accuse italiane sono state contestate dagli altri principali Paesi, primo fra tutti la Germania, perché si sostiene che l’immigrazione dai Paesi del terzo mondo interessa l’Italia in misura decisamente inferiore ad altri Paesi, primo fra tutti la Germania, appunto.

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EMERGENZE

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Da tali argomentazioni appare evidente l’errore di fondo. Si confonde la gestione degli immigrati, approdati in qualche modo sul suolo dell’Unione, con l’emergenza della loro salvezza quando non sono ancora approdati. Si tratta di due aspetti assolutamente distinti che esigono politiche e interventi differenziati. Nel primo caso si tratta di un problema d’integrazione nel tessuto delle varie Nazioni. Nel secondo siamo in presenza di uno squisito problema di protezione civile. Problema finora ignorato dall’Europa. E l’Italia? Ha affrontato l’emergenza, che abbiamo definito di protezione civile, in modo corretto? In primo luogo, diamo uno sguardo alla nostra legislazione vigente in tema, appunto, di protezione civile. La legge base risale al 1992 e ormai da più anni mostra la sua inadeguatezza. In Parlamento, in Senato in particolare, sono stati presentati disegni di legge per adeguarla ai tempi. Inutilmente. Solo nel 2011 è stata approvata una cosiddetta “nuova legge di protezione civile”( 1). L’abbiamo esaminata e ci è apparsa deludente. Secondo la pessima consuetudine italiana di fare le leggi, essa non abolisce la precedente del 1992 ma si limita ad inserirvi modifiche e integrazioni, che non innovano la filosofia complessiva della materia.

Dobbiamo, peraltro, riconoscere che almeno la nuova legge modifica opportunamente le condizioni necessarie per dichiarare lo stato di emergenza, giustificato non solo al verificarsi delle calamità bensì anche nell’imminenza delle stessa. In altre parole, anche per prevenirle ( 2). Ciò premesso, come si è comportato lo Stato di fronte all’immigrazione via mare? Essa, non lo ripetiamo mai a sufficienza, è da considerare una vera e propria calamità perché mette in pericolo di vita masse di persone indifese.

Il 12 febbraio 2011 il Governo ha dichiarato, fino al 31 dicembre dello stesso anno ( 3), lo stato di emergenza nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti al Nord Africa. Bene. Che cosa è stato predisposto di conseguenza? Lo ricaviamo da un’audizione del Capo del Dipartimento della Protezione civile, Prefetto Gabrielli ( 4) ( 5): “le iniziative che caratterizzarono l’attività del Commissario furono volte al reperimento di strutture e allestimenti, anche emergenziali, utili a contenere e gestire questi stranieri, soprattutto per consentirne la loro identificazione e conseguentemente la loro espulsione”.

1 Decreto-legge n. 59 del 15 maggio 2012 convertito dalla legge n. 100 del 12 luglio 2012: disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile 2 Dichiarazione dello stato di emergenza. Lo stato di emergenza può essere dichiarato anche “nell’imminenza” e non solo “al verificarsi” di calamità naturali oppure connesse all'attività dell'uomo che per intensità ed estensione devono essere fronteggiate con immediatezza di intervento con mezzi e poteri straordinari. Lo stato di emergenza viene deliberato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, di un Ministro con portafoglio o del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Segretario del Consiglio. La richiesta può giungere anche dal Presidente della Regione interessata, di cui comunque va acquisita l’intesa. Viene definita la durata e l’estensione territoriale dello stato di emergenza. La durata non può, di regola, superare i 90 giorni e può essere prorogata, di regola, per un massimo di 60 giorni, con ulteriore deliberazione del Consiglio dei Ministri. 3 Il provvedimento non è stato rinnovato o sostituito da altro analogo. 4 Audizione del 19 aprile 2011 del Commissario delegato per l’emergenza immigrazione dal Nord Africa, Prefetto Franco Gabrielli al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’Autorità di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. 5 A margine ci si permetta un’osservazione. Anche per questa esigenza il Commissario delegato per l’emergenza immigrazione dal Nord Africa è il Capo del Dipartimento della Protezione civile. Lo ritroviamo Commissario delegato anche per altre emergenze, come quella del naufragio della Costa Concordia. Si è perplessi: non ci sono in Italia esperti che possano assumere tali incarichi affinché non ricada tutto sulle spalle del Capo del Dipartimento della protezione civile che ne dovrebbe, a nostro parere, essere invece il coordinatore?

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problema squisitamente di protezione civile (salvataggio di persone in mare nelle nostre acque territoriali) sia la latitanza dell’Unione europea nel riconoscere che l’esigenza non è solo italiana.

In altri e più chiari termini, si trattò di gestire l’afflusso e la distribuzione degli immigrati nelle varie Regioni ma non c’è traccia di attività finalizzate al salvataggio di persone in mare. A nostro parere, tra le finalità della dichiarazione dello stato d’emergenza in parola manca quella che avrebbe dovuto essere la principale attività, proprio in un’ottica squisitamente di protezione civile. Non ci si stupisca, quindi, che conseguentemente non sia stato predisposto ed attuato un piano d’intervento per il controllo delle rotte di avvicinamento dei barconi verso l’Italia e la salvezza delle centinaia di derelitti che vi vengono ammassati a bordo.

Una notazione a margine: Lo stato di emergenza decretato allora non è stato rinnovato o sostituito da altro analogo. L’attività di gestione degli afflussi è, quindi, continuata non in stato di emergenza. Domanda legittima: per quello scopo fu allora proprio necessario decretarlo?

Finalmente si sta correndo ai ripari. L’Italia ha predisposto interventi di forze e mezzi per l’individuazione e l’assistenza in mare degli immigrati. Il compito non è facile. Ci troviamo in una fattispecie particolare, dove la gestione complessiva del rischio è in tempo reale. In altri termini, prevenzione e intervento si svolgono in stretta successione e quasi coincidono.

Ci si augura, infine, che anche l’Unione europea riveda la sua politica di protezione civile, non si limiti a sole risoluzioni del Consiglio ma intervenga concretamente in aiuto ai Paesi che sopportano tutto il peso di questa emergenza. Emergenza a forte rischio della vita umana che non accenna a diminuire, anzi. Cambierà qualcosa? Speriamo. Come recita il proverbio, “meglio tardi che mai”. ( *) Luigi Manfredi è Generale di Corpo d’Armata, in congedo. Laureato in scienze strategiche; è stato Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia a Bonn e Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino. Ha ricoperto la carica di Capo del Dipartimento per la Protezione Civile.

Tor niamo, per concludere, al nostro tema. I recenti naufragi disastrosi di Lampedusa hanno messo in evidenza sia un mancato approccio italiano ad un V F V N OV E M B R E / D I C E M B R E 2 0 1 3

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TRASFERTE

POMPIERI

TERMALI

E’ a Leukerbad il più grande centro termale delle Alpi dov’è possibile nuotare sotto una tormenta di neve in acqua quasi bollente. Grazie a Clara della Federazione Svizzera dei pompieri, abbiamo visitato la locale caserma. Ovviamente sono pompieri di milizia, cioè volontari, come quasi tutti i 100mila in servizio in Svizzera. a cura di Antonio Ascanio Mangano

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vento, pronti per essere indossati di volata in caso d’allarme. Quando c’è l’intervento trillano i cercapersone e la chiamata viene “ripetuta” automaticamente anche sui telefoni cellulari dei pompieri del paese. Ma si tratta di allertamenti “selettivi” a seconda del livello d’allarme, vengono attivati da due a tutti i pompieri. Mezzi ovviamente all’avanguardia: una fiammante APS Rosenbauer, ma anche una sorellina più anzianotta Magirus Deutz con la quale accedere nelle viuzze Il comandante dei pompieri di Leukerbad, Markus Kiechler, con Clara Rüsi più strette. Poi un paio di furgoni, ed della rivista 118 Swissfire. un fuoristrada per il comandante; l’autoscala c’è – ma senza motrice – cioè una scala carrellata da 24 metri da trainare (e sviluppare) persino nei vicoli più angusti. n francese si chiama Loèche-les-Bains ma qui siamo nel Cantone Vallese, di lingua tedesca, e quindi tutti Sia chiaro, Clara non è venuta solo a farci da interprete: dicono Leukerbad (si pronuncia loicherbad). Circa mastica perfettamente la materia perché, oltre ad esse1.600 abitanti per il comune situato in fondo alla Valle re una giornalista della rivista ufficiale dei pompieri svizdella Dala, 15 Km a nord di Leuk dove c’è anche la stazione ferroviaria. Per una viaggio sereno, rispettoso anche dell’ambiente, suggeriamo di raggiungere la località con un comodo treno delle ferrovie svizzere (3 ore da Milano centrale FS). Leukerbad detiene il primato assoluto di stazione termale più grossa delle intere Alpi: per sentieri d’estate e in inverno sci alpino e di fondo. Poi centri termali di lusso ma anche uno più popolare, il Burgerbad (ora chiamato Leukerbad Therme) con piscine, scivoli, grotte e terapie per grandi e piccini.

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Ma veniamo al lato pompieristico della visita: sulla facciata della caserma di Leukerbad c’è scritto Stuzpunktfeuerwehr, si tratta d’una sorta di presidio avanzato e non d’un semplice “magazzino” (così vengono chiamate le caserme dei pompieri in Svizzera). Ad accoglierci davanti alle autorimesse c’è il comandante Markus Kiechler, accompagnato dal collega Francois Fugnanesi, quest’ultimo parla un po’ d’italiano. Il supporto di Clara resta comunque fondamentale, anche perché il vallesano stretto fatica a capirlo anch’ella… Marcus e Francois indossano una felpa dei pompieri ma dev’essere una forma di cortesia nei nostri confronti, abbiamo rubato un’ora del loro lavoro, e di mestiere non fanno certo i vigili del fuoco. Infatti nell’autorimessa della caserma – sede mai presidiata, non vi sono letti – sono appesi sessanta Nomex, altrettanti elmi e stivali da inter-

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zeri (118 Swissfire), è egli stessa un pompiere. E’ capo intervento, oltre che istruttore, in un piccolo Corpo vicino Berna, e fa turni di guardia anche in squadre miste coi colleghi professionisti. In ufficio ha il suo completo antifiamma e – in caso d’allarme, quando di picchetto – indossa i DPI e si reca direttamente sul luogo del sinistro a comandare le squadre intervenute; in Svizzera è la normalità. Veniamo alla domanda tipica da pompieri: quanti interventi in un anno a Leukerbad? Risponde Francois: «Forse un centinaio, ma di questi un buon 90% sono falsi allarmi – i rilevatori di fumo degli alberghi ad esempio – guai comunque a sottovalutare questo tipo di chiamate.» - incendi, incidenti…- «Incidenti stradali, si qualcuno l’abbiamo fatto quest’anno, incendi…ah si a ferragosto partì un petardo e finì nel bosco, incendiando un albero. Quest’anno un incendio c’è stato». Ci scherza su Francois, ma è solo grazie ad anni di prevenzione, di educazione, ed una rigorosa normativa edilizia, se il numero d’interventi di rilievo si sono ridotti notevolmente. E poi, quasi tutti i sinistri – anche perché affrontati tempestivamente – vengono risolti sul nascere. Qualche grattacapo lo ha anche il comandante di questi pompieri – quasi al pari d’un nostro capo distaccamento

(volontario) italiano – specialmente nelle ore diurne feriali sono pochi i vigili a disposizione in paese, molti lavorano fuori. Si può contare tuttavia su un paio di dipendenti municipali e qualcuno che lavora in proprio…e la “partenza” la si manda fuori. Un piccolo particolare, qui l’APS ha soli tre posti e non ci sono astruse regole sulla composizione minima degli equipaggi: per gli interventi minori bastano addirittura due pompieri. Meglio pochi e subito che tanti e dopo mezz’ora no? V F V N OV E M B R E / D I C E M B R E 2 0 1 3

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BOCCI: NUOVE

VVF VOLONTARI MA PER LA FORMAZIONE S’USINO SOLO ISTRUTTORI PERMANENTI SEDI

Sono 35mila gli interventi svolti dai distaccamenti volontari del Corpo nel 2012; nel nord della Penisola sono concentrati il 70% dei presidi a conduzione non permanente. Secondo il sottosegretario è “imprescindibile l’esigenza di assicurare l’operatività dei distaccamenti volontari esistenti, favorendo anche lo sviluppo di nuove sedi.”. Ma di svolgere le 120 ore iniziali sotto la responsabilità dei capi-distaccamento volontari non se ne parla neppure, piuttosto si rimetta mano all’e-learning: il sistema usato per formare i CSV nel 2007 vinse addirittura un concorso nazionale sulla formazione nella Pubblica Amministrazione. a cura della redazione

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opo cinque mesi dalla “Interrogazione a risposta scritta”, presentata dall’On.le Paolo Grimoldi al Ministro dell’Interno - in merito alla possibilità di svolgere il percorso formativo d’ingresso (120 ore) direttamente presso i distaccamenti volontari - è arrivata la risposta del Sottosegretario Bocci, il quale ha affermato che “l’utilizzo di istruttori professionali in servizio permanente risulta preferibile anche al fine di garantire uniformità negli interventi formativi e standard qualitativi equivalenti su tutto il territorio nazionale” - è tuttavia allo studio l’ipotesi d’istruire gli aspiranti vigili volontari anche attraverso la formazione a distanza (FAD), così come sta avvenendo presso il Comando Provinciale di Torino.

Nella dettagliata risposta, il Sottosegretario di Stato (per l’Interno, con delega ai VVF) - Gianpiero Bocci - ha affermato che, in base ad una recente ricognizione, nelle regioni del nord sono concentrati il 70% dei distaccamenti volontari della Penisola (233 presidi contro la totalità nazionale di 326 distaccamenti volontari). Nel corso del 2012 le caserme rette da solo personale volontario hanno eseguito 35.000 interventi di soccorso pari a circa l’11% sul totale degli interventi svolti dal CNVVF. Bocci scrive dell’imprescindibile esigenza di assicurare l’operatività dei distaccamenti volontari esistenti, favorendo anche lo sviluppo di nuove sedi, specie in quegli ambiti territoriali caratterizzati da particolari situazioni orografiche, dove, altrimenti, sarebbe difficilmente possibile garantire il soccorso tecnico urgente alla popolazione entro tempi accettabili. Ma diamo uno sguardo ai nostri vicini di casa: in Provincia Autonoma di Trento (233 comuni, 239 Corpi/caserme VVF volontari) ci sono 60 “istruttori VVF volontari” e 15 “istruttori VVF permanenti”; a questi se ne aggiungeranno altri 20, sempre volontari, che stanno seguendo, proprio in questi giorni, un percorso formativo a Montelibretti (Roma) presso la Scuola di Formazione Operativa (SFO) del CNVVF. Il Corpo Valdostano dei Vigili del Fuoco, da quest’anno può contare su 164 nuovi “formatori volontari” (su 1.459 vigili volontari attivi nei 76 distaccamenti - uno per ogni municipalità). Anche alcuni colleghi (volontari/formatori) della Valle d’Aosta seguiranno un percorso formativo presso la SFO prossimamente. A proposito di FAD (Formazione A Distanza), Il 16 novembre 2013 è iniziato al Comando provinciale di Torino il primo corso italiano a distanza (“elearning”) per la formazione di 86 aspi-

ranti vigili del fuoco volontari destinati a prestare servizio presso le 41 sedi della provincia. Questo significativo progetto, organizzato dal Comando provinciale di Torino in collaborazione con la Sezione provinciale di Torino della ANVVFV, vedrà coinvolti tutti i Funzionari volontari per la parte teorica (investe di tutor) ai quali si aggiungeranno i CSV e VV dei distaccamenti volontari per la successiva parte pratica. Per il mese di aprile 2014 è previsto l’inizio del secondo corso formativo con identiche modalità. Rifacendosi all’esperienza maturata nel corso dell’ultimo corso organizzato a livello nazionale per formare i Capi Squadra volontari, questo corso dovrebbe permettere di contenere i costi legati alla formazione del personale volontario e a mantenere inalterato lo standard qualitativo della formazione gestita da alcuni Funzionari permanenti i quali, come anzi scritto, saranno “collaborati” dal personale volontario qualificato. Per due dei 12 moduli formativi sono anche previste lezioni in aula degli aspiranti VVFVV, questo a testimoniare che le parti più importanti sono approfondite a tu per tu anche con il docente permanente. Il termine del corso è previsto per il mese di febbraio 2014. Il Corso per il passaggio a capo squadra, primo e unico nel suo genere, iniziò il 5 dicembre 2006 e si concluse - per la parte didattica - il 21 aprile 2007. Quasi mille gli aspiranti CSV (capi squadra volontari) che vi parteciparono, distribuiti in 55 Comandi Provinciali. Terminarono il percorso – con esami in aula presso i comandi – 796 neo-capisquadra volontari. il Percorso E-Learning per il Passaggio a Capo Squadra dei Vigili Volontari del C.N.VV.F. fu vincitore del Primo Premio Assoluto Sezione “Progetti Formativi” VI Edizione Premio Basile 2007 per la Formazione nella Pubblica Amministrazione. Organizzatrice del concorso, l’AIF Associazione Italiana Formatori, Settore Nazionale Pubblica Amministrazione.

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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00716 CAMERA Camera dei Deputati

Legislatura 17 ATTO CAMERA

Sindacato Ispettivo

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA : 4/00716 presentata da GRIMOLDI PAOLO il 05/06/2013 nella seduta numero 29 Stato iter : CONCLUSO Ministero destinatario : MINISTERO DELL’INTERNO Attuale Delegato a rispondere : MINISTERO DELL’INTERNO , data delega 05/06/2013 Partecipanti alle fasi dell’iter : NOMINATIVO GRUPPO oppure MINISTERO/CARICA DATA evento 15/11/2013

RISPOSTA GOVERNO BOCCI GIANPIERO SOTTOSEGRETARIO DI STATO, INTERNO Fasi dell’iter e data di svolgimento : RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/11/2013 CONCLUSO IL 15/11/2013 Termini di classificazione dell’atto secondo lo standard Teseo : SIGLA O DENOMINAZIONE : CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00716 CAMERA

TESTO ATTO Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-00716 presentato da GRIMOLDI Paolo Mercoledì 5 giugno 2013, seduta n. 29 GRIMOLDI. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che: nel nord la maggior parte dei vigili del fuoco sono volontari; difatti, molti distaccamenti dei vigili del fuoco in questa parte del Paese garantiscono il servizio di emergenza grazie ai vigili del fuoco volontari; i vigili del fuoco volontari vengono formati attraverso dei corsi della durata di 120 ore; la carenza di tali corsi compromette l’attività dei distaccamenti, che rischiano quindi di chiudere in mancanza di vigili del fuoco volontari formati; l’eventuale problema dei costi di questi corsi di preparazione può essere risolto attraverso l’organizzazione dei corsi direttamente presso i distaccamenti volontari, attraverso idonea garanzia e responsabilità del comandante dei vigili del fuoco volontari di ciascun distaccamento e successivo esame presso il comando provinciale –: se il Ministro non ritenga opportuno salvaguardare i distaccamenti dei vigili del fuoco volontari attraverso la promozione dei corsi formativi di 120 ore rivolti ai vigili del fuoco volontari. (4-00716)

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RISPOSTA ATTO Atto Camera Risposta scritta pubblicata Venerdì 15 novembre 2013 nell’allegato B della seduta n. 119 4-00716 presentata da GRIMOLDI Paolo

Risposta. Fin dalla sua istituzione, nel 1941, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è composto sia da personale permanente che volontario. A differenza di quello permanente, il personale volontario non è vincolato da un rapporto di impiego con l’amministrazione ed è chiamato a svolgere i propri compiti temporaneamente, secondo quanto indicato dal Capo II del decreto legislativo n. 139 del 2006. La diversità delle tradizioni locali ha determinato una diffusione disomogenea dei distaccamenti volontari dei vigili del fuoco sul territorio; in base a una recente ricognizione, infatti, nelle regioni del nord se ne contano 233 – con un’elevata concentrazione nelle province di Torino, Belluno e Cuneo – e dunque oltre il 70 per cento rispetto al totale dei 326 presenti sull’intero territorio nazionale. Nel corso del 2012, i 233 distaccamenti volontari hanno effettuato, in autonomia o con il supporto delle squadre permanenti, oltre 35 mila interventi, pari a circa l’11 per cento del totale degli interventi svolti dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco nelle regioni in esame. La disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è attualmente regolamentata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004. In particolare, l’articolo 2 prevede l’istituzione di un unico elenco del personale volontario (vigili volontari discontinui e vigili volontari utilizzati presso i distaccamenti volontari) presso ciascun comando provinciale, mentre l’articolo 18 definisce le modalità del loro impiego. Risulta evidente, pertanto, l’imprescindibile esigenza di assicurare l’operatività dei distaccamenti volontari esistenti, favorendo anche lo sviluppo di nuove sedi, specie in quegli ambiti territoriali caratterizzati da particolari situazioni orografiche, dove, altrimenti, sarebbe difficilmente possibile garantire il soccorso tecnico urgente alla popolazione entro tempi accettabili. Al fine di una corretta pianificazione territoriale dei nuovi reclutamenti del personale volontario, la legge n. 183 del 2011 ha previsto, tra l’altro, l’emanazione di un piano programmatico con cadenza triennale, che stabilisce il contingente massimo dei nuovi reclutamenti a domanda per ciascun comando provinciale dei vigili del fuoco. Sulla base delle criticità emerse nelle diverse realtà territoriali, il Ministero dell’interno ha provveduto a comunicare le prime indicazioni in materia, per rispondere alle esigenze operative dei distaccamenti volontari presenti sul territorio provinciale. Entro tale quadro, i comandanti provinciali e direttori regionali dei vigili del fuoco avviano i processi di formazione e, dove necessario, di reclutamento del personale volontario al fine di garantire l’operatività dei distaccamenti volontari. I vigili volontari a domanda devono superare un corso di formazione iniziale a carattere teoricopratico della durata di 120 ore. Tali corsi sono tenuti da formatori e istruttori che fanno parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; inoltre si svolgono nei comandi provinciali di appartenenza durante l’orario di lavoro e pertanto, senza alcun onere per l’Amministrazione (articolo 28 decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004). L’utilizzo di istruttori professionali abilitati in servizio permanente risulta preferibile anche al fine di garantire uniformità negli interventi formativi e standard qualitativi equivalenti su tutto il territorio nazionale. Infine, per rendere maggiormente fruibile e attuabile l’attività di formazione del personale volontario, è allo studio l’ipotesi di istruire gli aspiranti vigili volontari anche attraverso la formazione a distanza. In questo modo, le conoscenze teoriche verrebbero acquisite dagli aspiranti tramite postazioni internet private, in orari completamente discrezionali e commisurati alle esigenze lavorative individuali. La preparazione dei singoli potrebbe essere valutata attraverso verifiche periodiche intermedie e valutazioni finali: in tal modo, al personale istruttore professionale sarebbe demandata l’organizzazione diretta dei soli corsi di formazione pratica.

Il Sottosegretario di Stato per l’interno Gianpiero Bocci

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1989 del Distaccamento permanente di Darfo) comprendente tutta la media e bassa Valle Camonica e poi più ridimensionato. Attualmente i comuni di competenza sono 12 serviti dai 16 Vigili Volontari che compongono l’organico operativo del Distaccamento. Mediamente il numero di interventi in un anno si attesta intorno ai 150. Questi ultimi dieci anni sono stati caratterizzati da cambiamenti radicali che hanno completamente trasformato il Distaccamento. Vi è stato un ricambio generazionale che ha visto lasciare per raggiunti limiti di età il ceppo storico dei Vigili e contemporaneamente il subentro degli attuali militi. La cosa ha fatto si che il già attivo Distaccamento fosse rinvigorito da idee ed energie nuove. Anche con l’aiuto dei “ Vecchi “ che sempre sono rimasti al fianco dei “ Giovani” si è cercato di rinnovare il vetusto parco macchine. Nel 2003 grazie alla collaborazione con numerose associazioni del paese (prima tra tutte la Pro Loco) si è potuto acquistare un Mitsubishi L200. Nel 2008 grazie alla collaboSono in attività da quasi cent’anni i volontari di Breno, nel razione con Comunità Montana, bresciano. Dodici municipalità da servire come primo impiego, in caso BIM di Valle Camonica e Provincia di soccorso tecnico ed un parco auto rinnovato anche grazie a enti di Brescia si è potuto mandare in locali e la stessa popolazione. Un gruppo di pompieri più “tecnologico” pensione la vecchia APS 79 e sostiha anche messo a punto un innovativo sistema d’allertamento, in grado tuirla con un moderno ed attrezza- oltre che attivare la squadra in pochi secondi - di conoscere in tempo tissimo Eurocity 2000. Si è provvereale la “forza” disponibile in caso d’allarme. V’è anche una nota duto inoltre a modernizzare tutta stonata: i nuovi reclutamenti e la formazione sono quasi impossibili, l’attrezzatura sostituendo i vecchi autoprotettori, acquistando un a causa dei corsi (ingresso, patenti e specializzazione) - alcuni esplosimetro ecc. della durata di 3 settimane - in orario diurno: «Se abbiamo raggiunto livelli d’efficienza e modernità è anche grazie al sostegno dalla popolazione che, a cura di Roberto Tanzini apprezzando e riconoscendo il nostro operato, ci sostiene e ci supporta ogni qualvolta Distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari di si intraprende un nuovo progetto.» - dice il capo distacBreno è posto nella media Valle Camonica in camento Giacomo Botticchio. Provincia di Brescia in un territorio piuttosto La vicinanza tangibile della gente al sodalizio si può tocvariegato che va dal fondovalle nel quale scorre il Fiume care con mano in due occasioni dell’anno che sono Oglio salendo poi in quota fino a raggiungere monti di ormai diventati appuntamenti fissi per la gente della discreta altezza. Valle e per il Distaccamento. Un primo momento è la Documenti ritrovati abbastanza recentemente testimomanifestazione di “ Pompieropoli “ inserita nella festività niano la nascita del distaccamento nel 1920. Da tal data, del Ferragosto Brenese dedicata in modo particolare ai il gruppo di Volontari ha operato ininterrottamente su un bambini. La seconda è la festività di Santa Barbara dove, territorio dapprima molto vasto (prima della nascita nel

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sempre con il sostegno dei Vigili in pensione, si preparano Trippa e galline bollite per coloro che vogliono visitare il Distaccamento che per l’occasione apre le porte a tutti «Vi garantisco che ogni anno i passaggi sono veramente numerosissimi» - ricorda Botticchio. Sempre rimanendo in tema di innovazione del soccorso, nel 2011 è nata l’idea di dotare il Distaccamento di un sistema di allertamento non più legato alla vecchia sirena che suona in paese o alle radio trasmittenti di cui ci eravamo dotati o al giro di telefonate. Appoggiandoci ad una ditta di professionisti, la Computer T.M.di Leno (BS), si è realizzato un sistema di allertamento che può raggiungere sei Vigili contemporaneamente nel giro di pochissimi secondi. Questo sistema ci permette di gestire le squadre, le reperibilità, permette ai vigili di attivarsi rendendosi disponibili ad essere chiamati oppure disattivarsi lasciando al sistema l’onere di cercare altri vigili attivi fino alla composizione della squadra minima avvisando il Capo Distaccamento se il numero di Vigili attivi scende sotto il minimo per la partenza.

Per i Vigili del fuoco è, infatti, molto importante la rapidità di intervento: con questo presupposto, a febbraio 2011 il distaccamento ha preso la decisione di valutare un’alternativa agli strumenti di allerta in uso. In collaborazione con la ditta COMPUTER T.M. di Mascarello Tiziano (Leno – BS) hanno realizzato Quick Alert, che è in uso da circa 2 anni ed è ormai operativo a tutti gli effetti, con ottimi risultati! I tempi di allerta si sono notevolmente ridotti: da circa 6 minuti impiegati per le telefonate in fase di allertamento, s’è passati ad un tempo di contatto di circa 10 secondi! Tutto tempo risparmiato per l’intervento, di fondamentale importanza. V F V N OV E M B R E / D I C E M B R E 2 0 1 3

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Specifiche funzionali L’obiettivo del sistema è quello, in caso di allarme, di avvisare telefonicamente i volontari, fino a raggiungere il numero minimo di persone necessarie a formare una squadra. In base al tipo di allerta (personalizzabile dall’amministratore del distaccamento, fino ad un massimo di 6 tipologie), è possibile specificare il numero di volontari necessari in modo che il sistema continui ad effettuare telefonate fino al raggiungimento del numero richiesto. L’avvio dell’allerta può avvenire via web oppure telefonicamente: nel momento in cui l’allertatore riceve dalla centrale dei vigili del fuoco (115) la chiamata per un intervento, potrà effettuare una telefonata al numero del sistema e selezionare il tipo di intervento da effettuare (da 1 a 6): il volontario che riceve la chiamata di allerta, rispondendo conferma la propria partecipazione e, restando in linea, può ricevere l’informazione del tipo di allerta in corso. Le telefonate vengono effettuate ai soli utenti che risultano disponibili nel sistema, ossia quegli utenti che si sono precedentemente impostati come “attivi” (tramite sito web o menù telefonico): in questo modo, la probabilità che gli utenti rispondano positivamente all’allerta è molto più alta che non con le telefonate a cascata. Inoltre durante la procedura di allerta, il sistema verificherà che nella squadra che si sta allertando ci sia sempre almeno un “capo squadra” ed un autista. Una volta terminato il giro di chiamate, l’allertatore verrà contattato dal sistema con un messaggio che comunicherà il numero di volontari che ha accettato l’allerta. Durante l’allerta sarà possibile visualizzare in diretta in un’apposita pagina del sito le operazioni che sta effettuando il sistema e le risposte che sono state date dai volontari contattati, identificandole graficamente in tempo reale con i seguenti colori: 1. in grigio verranno visualizzati i nomi dei volontari che stanno ricevendo la chiamata dal sistema; 2. in verde i nomi dei volontari che hanno confermato la partecipazione all’allerta; 3. in rosso i nomi dei volontari che hanno negato la partecipazione all’allerta o non hanno risposto alla chiamata. Terminata l’allerta, gli amministratori potranno verificarne il dettaglio visualizzando data e ora di ogni chiamata effettuata e l’esito; potranno inoltre confermare i nomi dei partecipanti e aggiungere delle note prima di chiuderla e archiviarla nell’apposita sezione “RAPPORTI

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INTERVENTI”. Dopo ogni allerta i nomi dei volontari nelle liste viene modificando in base alle risposte ricevute dal sistema durante le chiamate: chi ha risposto positivamente viene “accodato” alla lista delle chiamate.

Disponibilità e sottonumero In fase di non allertamento, è possibile visualizzare nel sistema l’elenco dei volontari evidenziando in rosso chi NON risulta essere disponibile e in verde chi è disponibile: tale stato può essere modificato in completa autonomia direttamente dai volontari tramite un apposito menù telefonico o tramite sito web. Se il numero di volontari disponibili dovesse scendere sotto il numero minimo necessario per formare una squadra d’intervento, viene effettuato un giro di chiamate per cercare nuove disponibilità e, qualora non venisse raggiunto il limite minimo, verrà avvisato il responsabile della situazione di sottonumero.

Funzioni aggiuntive Quick Alert mette inoltre a disposizione altri strumenti di analisi, quali: · statistiche elaborate sia sull’utente singolo che in generale sulle allerte; · gestione degli utenti reperibili in festività o disponibili in sede, che avranno priorità nelle chiamate nelle allerte; · possibilità di ricevere tramite mail ad ogni variazione l’elenco degli utenti attivi.

In continua evoluzione Quick Alert è un sistema in continua evoluzione e nei mesi scorsi sono state implementate ulteriori funzionalità, quali: · la gestione della qualifica dell’autista, ossia possono essere indicati gli utenti con la qualifica di AUTISTA e, in caso di allerta, il sistema farà il possibile per includere nelle chiamate almeno UN autista (così come già avviene per il caposquadra); · la gestione delle disponibilità a calendario (in alternativa alla gestione a liste giornaliere), ossia ogni utente potrà calendarizzare le proprie disponibilità; · l’aggiunta di numerose operazioni nella sezione della GESTIONE DIPARTIMENTO, che è stata notevolmente ampliata per personalizzare e perfezionare sempre più il sistema in base alle esigenze di ogni distaccamento.

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Informazioni Per qualunque informazione inerente al funzionamento del sistema e ai costi, è possibile contattare:

ecc. Tutti problemi che senz’altro sono comuni ed affliggono tutti i Distaccamenti Volontari della Penisola. In occasione dell’inaugurazione della nuova sede dove si potrà tra l’altro ammirare la pompa (unica in Italia) restaurata di recente da un appassionato amico dei Vigili del Fuoco di Breno.

Rif. Quick Alert Mascarello Elena 348.5826688 Mascarello Tiziano 329.8610812

Si offre la possibilità di ATTIVARE GRATUITAMENTE E SENZA IMPEGNO Quick Alert per 60 giorni (incluse un massimo di 50 allerte) Tempi di attivazione: 5 giorni avorativi

Conclusioni e ringraziamenti A distanza di 2 anni dall’attivazione del sistema, grazie alla collaborazione instauratasi tra il distaccamento di volontari di Breno e la Computer TM, Quick Alert si è dimostrato stabile ed affidabile, rendendo notevolmente più efficiente il metodo di allertamento e quindi più rapidi gli interventi dei volontari. Insomma, sono stati anni in cui l’idea trainante è stata quella di rendere il Distaccamento di Breno sempre più efficiente e rispondente alle crescenti e nuove esigenze di cui il soccorso tecnico urgente dei giorni nostri necessita. Una rinnovata sfida sarà la nuova sede che il Comune di Breno in collaborazione con il BIM di Valle Camonica è in procinto di costruire. Purtroppo, tra tante belle cose, vi è anche una nota stonata che purtroppo non dipende dalla buona volontà dei volontari. In questi ultimi anni, l’arrivo di nuovi giovani è stato molto limitato e quindi il naturale ricambio di personale è abbastanza problematico. Questo è dovuto soprattutto al fatto di dover pagare le visite mediche per poter accedere al Corpo, ai corsi di formazione di tre settimane consecutive – in orario lavorativo - che sono inaccessibili per chi ha una famiglia ed un posto di lavoro V F V N OV E M B R E / D I C E M B R E 2 0 1 3

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INCONTRI Guia Federico, e il Sindaco di Catania Enzo Bianco. Un nutrito plotone di Vigili del Fuoco, con una larga rappresentanza della componente volontaria operativa nei Distaccamenti di Maletto, Linguaglossa e Vizzini, ha dato il benvenuto al Sottosegretario e al Capo Dipartimento. Presente anche il Vice Presidente A.N.VV.F.V, Giuseppe Parrinello. Il Plotone, comandato dall’Ing. Enzo Andò, rappresentava quasi tutte le specialità del Corpo presenti nel Comando di Catania.

B OCCI : «D ECENTREREMO

LA GESTIONE ROMANA MA BASTA CON LE ESASPERAZIONI SINDACALI »

Il sottosegretario agli Interni – nel suo percorso itinerante per la Penisola - ha visitato il Comando di Catania, ad attenderlo anche una nutrita rappresentanza di vigili del fuoco volontari. C’erano inoltre il Capo Dipartimento Di Pace, prefetto di Catania Federico ed il primo cittadino Enzo Bianco.

Il Sottosegretario Bocci, parlando nell’aula didattica del Comando, ha voluto sottolineare che in poco tempo, oltre ad assumere altri 1000 Vigili del Fuoco, necessari per rimpinguare l’esile organico, si sono ottenute anche altre conquiste necessarie a migliorare il Corpo. Infatti pare si stia lavorando alla modifica dell’ordinamento dei Vigili del Fuoco al fine di decentrare la gestione romana dando più autonomia alle direzioni regionali ed ai comandi provinciali e quindi dare risposte concrete ed efficaci alle richieste di aiuto dei cittadini.

Il Sottosegretario a poi fermamente affermato che è l’ora di finirla con le esasperazioni sindacali, specificando che, pur essendo giusta e sacrosanta la difesa degli interessi dei lavoratori, questo non può trascendere in interferenze sulle attività decisionali dell’Amministrazione.

a cura di Luigi Saitta e Giuseppe Parrinello

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isita al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Catania del Sottosegretario all’Interno, con delega ai vigili del fuoco, On. Gianpiero Bocci e del Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Prefetto Alberto di Pace. Ad attendere le due personalità, oltre al Comandante Provinciale di Catania, Ing. Maurizio Lucia, anche i Comandanti di Enna, Ing. Gianfranco Scarciotta, di Messina, Ing. Salvatore Rizzo, e di Siracusa, Ing. Aldo Comella, presenti all’incontro il Direttore Regionale, Ing. Emilio Occhiuzzi, e l’Ing. Ferdinando Franco. Ad accompagnare gli ospiti, il Prefetto di Catania, Maria

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Il Capo Dipartimento Di Pace, invece, oltre a ricordare i tanti bei momenti passati accanto ai Vigili del Fuoco di Catania (città in cui è stato Prefetto per diversi anni), ha specificato che a breve, ci saranno altre importanti novità, sempre nell’ottica di un continuo miglioramento e rinnovamento. Parole di stima verso i pompieri, sono state dette sia dal di Prefetto Catania Federico, che dal Sindaco Bianco.

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