Antognolla Magazine Autunno/Inverno 2025

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AntognollaMAGAZINE

Fairways and Railways

IL GOLF IN ITALIA CON LA DOLCE VITA

ORIENT EXPRESS

L'arte dei caffè Italiani

DOVE OGNI SORSO RACCONTA

UNA STORIA Atelier Giuditta Brozzetti

ALL'INTERNO DI UNO DEGLI ULTIMI

LABORATORI DI TESSITURA A MANO IN ITALIA

Luca Faloni

ORGOGLIOSAMENTE MADE IN ITALY

Giuseppe Lavazza

IL CAFFÈ È NEL DNA DELLA MIA FAMIGLIA

technogym

CORPO SANO; MENTE SANA

Six Senses Special

UN VIAGGIO DI BENESSERE

SENZA EGUALI

In questo numero esploriamo la bellezza, l'innovazione e la profondità culturale che si celano dietro il marchio "Made in Italy"

Cari lettori,

Benvenuti nell'edizione Autunno/Inverno 2025 di Antognolla Magazine, dedicato all'essenza senza tempo del Made in Italy.

L'iconica espressione "Made in Italy" ha un significato culturale profondo che va ben oltre l'indicazione dell'origine di un prodotto. Rappresenta un ricco patrimonio di artigianato, design e qualità coltivato nel corso dei secoli. Questa percezione non è radicata solo nei materiali o nelle tecniche utilizzate, ma anche nell'orgoglio culturale e nella tradizione che ogni artigiano italiano mette nel proprio lavoro. Significa un impegno a preservare metodi tradizionali abbracciando l'estetica moderna, dando vita a creazioni senza tempo e contemporanee.

La storia del marchio "Made in Italy" risale al secondo dopoguerra, quando l'Italia iniziò a ricostruire la propria economia e ad affermarsi come uno dei leader mondiali nella moda, nel design e nella produzione. Quello che era nato come un marchio di origine si è rapidamente evoluto in un simbolo di eccellenza, fino a rappresentare uno stile di vita caratterizzato da creatività, eleganza e raffinatezza.

In questo numero esploriamo la bellezza, l'innovazione e la profondità culturale che si celano dietro il marchio "Made in Italy", dall'artigianato nella moda, nel tessile e nel design all'arte della cultura del caffè e dei caffè storici. Troverete interviste esclusive a tre straordinari ambasciatori dell'eccellenza italiana: il designer Luca Faloni, le cui collezioni riflettono una filosofia di slow fashion; Giuseppe Lavazza, presidente del Gruppo Lavazza, che parla del rituale e del simbolismo culturale del caffè italiano; e Pierluigi Alessandri, vicepresidente di Technogym, che condivide il suo impegno di una vita per il benessere, e molto altro ancora.

Vi portiamo anche a bordo de La Dolce Vita Orient Express – The Golf Train, un viaggio che incarna l'anima stessa dell'Italia.

Sebbene non tutte le storie di questo numero siano di origine italiana, tutte riflettono i valori che ammiriamo nell'artigianato italiano.

Con affetto dall'Umbria,

N ovità

A N tog N oll A

Il patrimonio storico e culturale di Antognolla sta suscitando un interesse crescente da parte di studiosi e istituzioni, rafforzando la sua importanza nel più ampio contesto del patrimonio religioso e architettonico dell'Italia centrale.

All'inizio di quest'anno, la professoressa Nadia Togni dell'Università di Ginevra, rinomata esperta di storia dei manoscritti e studi monastici, ha visitato la cappella e la cripta dell'Antognolla nell'ambito delle sue ricerche per un libro di prossima pubblicazione sui monasteri benedettini della regione. Il suo studio documenterà oltre 300 luoghi di culto, tra cui l'Antognolla avrà un ruolo di primo piano.

A maggio, don Giacomo Sorbaioli, vicario episcopale dell'Arcidiocesi di PerugiaCittà della Pieve, ha effettuato un primo sopralluogo nella cappella e nella cripta per valutare il potenziale recupero dei manufatti che potrebbero essere ancora conservati dalla Chiesa umbra. Nello stesso mese, i professori Mirco Santanicchia e Francesca Funis dell'Università di Perugia hanno esplorato il sito, gettando le basi per una possibile collaborazione accademica e future ricerche.

Il patrimonio storico e culturale di Antognolla

sta suscitando un interesse crescente da parte di studiosi e istituzioni

Racconti da Antognolla

Antognolla è più di una destinazione: è un luogo dove secoli di storia plasmano il presente e sono espressione vivente del ricco patrimonio dell'Umbria. Con radici che risalgono a un monastero benedettino e coronata dallo splendido

Castello dell'Antognolla del XII secolo, la storia di Antognolla è fatta di continuità, reinvenzione e rispetto per la terra.

Dalla cripta e dalla cappella medievale alle nobili famiglie che un tempo la chiamavano casa, ogni angolo racconta una storia. Oggi, questo patrimonio viene accuratamente conservato e reinterpretato nell'ambito del Six Senses Antognolla Resort and Residences. Prima di guardare al futuro di Antognolla, prendiamoci un momento per ripercorrere il suo passato: un luogo di fede, potere, mistero e bellezza senza tempo.

DA DOVE DERIVA IL NOME ANTOGNOLLA?

Le origini dei primi proprietari del castello, la famiglia Antognolla e il suo fondatore, Ranalduccio, sono sconosciute. Tuttavia, il nome Antognolla compare regolarmente nella storia di Perugia, a partire dal 1260 e fino al XVII secolo.

Una teoria suggerisce che il nome potrebbe derivare da Lucio Antonio, un comandante romano che secondo quanto riferito si rifugiò a Perugia durante l'assedio del 40 a.C. Un'origine più probabile risale all'abate Attone, una figura benedettina legata al monastero.

Nel 1399, Antognolla aveva acquisito una tale importanza che papa Bonifacio IX la elevò a feudo, concedendola al conte Ruggero d'Antognolla. La famiglia rimase amministratrice della tenuta fino al 1628, quando il conte Cornelio Oddi la acquistò dai quattro fratelli Antognolla. La vendita fu approvata personalmente da papa Urbano VIII. Nel 1836, il marchese Giovanni Battista Guglielmi, un imprenditore romano, acquistò la tenuta dalla famiglia Oddi. I suoi discendenti vissero nel castello fino agli anni '70.

QUAL ERA LA FUNZIONE PRINCIPALE DEL CASTELLO DELL'ANTOGNOLLA?

Per oltre 700 anni, il Castello dell'Antognolla si è adattato ai cambiamenti dei tempi, trasformandosi da fortezza militare a residenza nobiliare e, infine, a rifugio di campagna. Il primo insediamento risale all'XI secolo ed era caratterizzato da a due funzioni principali: la difesa e la religione. Il cuore militare della tenuta era una torre di guardia alta 30 metri, che si ritiene sia stata costruita nell'XI o XII secolo e che ancora oggi è la parte più alta del castello. Nel XIX secolo, sotto la famiglia Guglielmi, il ruolo militare del castello era ormai tramontato. I lavori di ristrutturazione si concentrarono sul comfort, l'eleganza e l'abbellimento degli interni. Infatti, i registri catastali del 1820 lo descrivono come un "palazzo di villeggiatura".

PER COSA È FAMOSA LA CRIPTA?

Dal XII secolo, il nucleo religioso della tenuta dell'Antognolla è costituito da una cripta e dalla chiesa soprastante. La cripta era in origine una piccola chiesa benedettina, un semplice oratorio con tetto a falde e abside semicircolare. Il lato nord della chiesa era costruito nella montagna, che forniva una base stabile e protezione dai nemici, oltre a consentire un risparmio di materiali da costruzione. Quando la chiesa fu trasformata in cripta nel XII secolo, subì una sostanziale ricostruzione e fu parzialmente demolita. L'interno della chiesa era un tempo decorato con affreschi raffiguranti la vita di Cristo, dalla Natività all'Ultima Cena. Purtroppo, la maggior parte di queste opere d'arte sono andate perdute, anche se alcuni frammenti sono sopravvissuti, nascosti dietro le pareti della cripta per oltre 800 anni.

La cripta prese il nome da Herculanus, vescovo e martire vissuto nel VI secolo e santo patrono di Perugia. Nel 1378, nella cripta furono rinvenute delle reliquie ritenute appartenere al Martire, che in seguito furono trasferite nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia. Tuttavia, in seguito si discusse a lungo se si trattasse dei resti autentici di Herculanus o di un altro martire. La cripta fu utilizzata come luogo di sepoltura per molti anni, fino a quando fu abbandonata e parzialmente interrata, per poi essere riscoperta dalla famiglia Oddi durante i lavori nella chiesa superiore.

LA CHIESA SUPERIORE

Nel 1430 la famiglia Antognolla costruì una nuova chiesa sopra la cripta, dedicandola a Sant'Agata. Seguendo le tracce dell'oratorio originario, la nuova chiesa mantenne l'abside e l'altare rivolti verso est. Ancora oggi, all'interno della nicchia dell'altare originario è visibile un'immagine di Sant'Agata.

Intorno al 1782, il conte Lodovico Oddi decise di avviare la ricostruzione della chiesa superiore costruita dalla famiglia Antognolla, che a quel tempo era in parte rovinata e abbandonata. Il nuovo edificio, pur essendo stato costruito sulle stesse fondamenta di quello antico, presentava una nuova pianta tipica del XVIII secolo, con tre altari invece di uno, di cui quello centrale era ora rivolto a sud invece che a est. L'ingresso alla nuova chiesa

era stato realizzato sul lato nord e accanto ad essa era stato costruito un nuovo campanile.

I tre altari furono decorati con dipinti risalenti al periodo tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo.

Secondo la leggenda, un tempo esisteva un passaggio segreto tra il Castello e la cascina Boiola.

CURIOSITÀ

A N tog N oll A

Un nuovo capitolo italiana dell'ospitalità

Una volta completato, Antognolla diventerà un resort di campagna con un castello del XII secolo ristrutturato, residenze con servizio “chiavi in mano”, un hotel da 71 camere e un centro benessere di 3.000 metri quadrati, oltre a un campo da golf da competizioni internazionali a 18 buche progettato da Robert Trent Jones Jr, vincitore di tre premi e nominato Miglior Campo da Golf d'Italia ai World Golf Awards. La tenuta di 540 ettari è circondata da boschi, uliveti e vigneti ed è collegata a una rete di parchi naturali. Il progetto è eccezionale anche per l'uso di tecnologie moderne, con un'infrastruttura in fibra ottica che garantisce una connessione internet veloce e affidabile in tutto il resort.

In qualità di gestore di Antognolla, Six Senses introdurrà la sua distintiva attenzione al benessere e alla sostenibilità, dando forma a un'esperienza residenziale che va oltre la proprietà per offrire un nuovo stile di vita nella campagna nel cuore verde d’Italia, coinvolgente e raffinato.

Costruire il futuro preservare il passato

federico ricci, ceo di antognolla, sul futuro dell'ospitalità attraverso la storia, il design e la sostenibilità

Nessuno conosce l'Umbria come Federico Ricci. Nato e cresciuto nella regione, con una brillante carriera che include l'incarico di capo di gabinetto del presidente dell'Umbria, Ricci offre una rara combinazione di profonda conoscenza del territorio e prospettiva globale.

In qualità di amministratore delegato di Antognolla, Ricci è oggi alla guida di uno dei progetti alberghieri più attesi in Italia, il Six Senses Antognolla Resort and Residences, che mira non solo a preservare il passato, ma anche a ridefinire il futuro dell'ospitalità, ridefinendo il concetto di resort di campagna nell'era moderna.

Ad Antognolla, la storia non viene semplicemente protetta, ma riscoperta, offrendo un nuovo modello di vita rurale raffinata, radicata nella cultura, nella sostenibilità e in un profondo senso del luogo. Sotto la guida di Ricci, questa tenuta un tempo medievale sta emergendo come simbolo di una rigenerazione ponderata, dove natura, design, comfort contemporaneo e comunità si fondono in armonia.

In questa intervista esclusiva, l’Ad Ricci condivide la sua passione per l'Umbria, le sue riflessioni sull'equilibrio tra tradizione e innovazione e la sua visione di Antognolla come destinazione affascinante nel Mediterraneo.

QUAL È STATO IL MOMENTO PIÙ EMOZIONANTE DA QUANDO È ARRIVATO AD ANTOGNOLLA?

Da italiani, spesso ci abituiamo alla bellezza dei nostri paesaggi e del nostro patrimonio culturale. Ma la prima volta che ho visto il panorama dal nostro vigneto a Pavia – la strada bianca che conduce ad esso, le rose che punteggiano il percorso e, sullo sfondo, il nostro campo da golf, il castello e il resort in costruzione – è stato emozionante. Proprio come quando ho visto gli affreschi incredibilmente ben conservati nella nostra cripta. Ed è una sensazione che vedo spesso riflessa negli occhi dei nostri ospiti.

ESSENDO ORIGINARIO DELL'UMBRIA, COME DESCRIVEREBBE L'ESSENZA DELLA REGIONE A CHI LA VISITA PER LA PRIMA VOLTA?

Uno scrigno di bellezze tutte da scoprire, apprezzate per la loro autenticità incontaminata, nonostante si tratti di una regione moderna con eccellenti standard di servizio.

Qui lo stile di vita è incentrato sul mantenimento dei legami con l'ambiente e con i propri cari, con una forte attenzione all'equilibrio tra vita personale e responsabilità. Allo stesso tempo, è moderno, laborioso e profondamente radicato in una forte etica del lavoro.

Federico Ricci, CEO di Antognolla

QUALI ASPETTI DEL PATRIMONIO CULTURALE O NATURALE DELL'UMBRIA TI SENTI PIÙ LEGATO PERSONALMENTE?

Dal punto di vista culturale, mi sento profondamente legato al messaggio di San Francesco, precursore dello sviluppo sostenibile per l'uomo e l'ambiente, un messaggio che oggi appartiene al mondo intero. A livello naturale, sono particolarmente affezionato al profilo inconfondibile del nostro paesaggio e credo che la tenuta Antognolla ne sia un perfetto esempio.

COME VEDE L'INTERAZIONE TRA PATRIMONIO E INNOVAZIONE IN QUESTO PROGETTO?

Una delle missioni principali di Antognolla è preservare il patrimonio locale. Il resort conserverà tutta l'architettura storica originale e i nuovi edifici rifletteranno la storia, lo stile e la bellezza dell'Umbria. Il team di Antognolla ha anche intrapreso un percorso impegnativo che porterà al restauro del Castello e della chiesa di Sant'Agata, basato su una meticolosa ricerca negli archivi storici per ricrearne l'aspetto originale.

L'edificio principale del resort (che ospiterà la reception, l'area benessere, le suite con accesso privilegiato alla spa, le aree ricreative e altro ancora), insieme alla nuova club house del golf club e a tutti gli altri spazi in costruzione o in fase di ristrutturazione, forniranno uno sfondo contemporaneo che completerà lo storico Castello dell'Antognolla.

Qui lo stile di vita è incentrato sul mantenimento dei legami con l'ambiente e con i propri cari, con una forte attenzione all'equilibrio tra vita personale e responsabilità. • •

MOLTE DESTINAZIONI DI LUSSO PUNTANO SULL'ESCLUSIVITÀ, MA ANTOGNOLLA CELEBRA ANCHE L'AUTENTICITÀ. QUANTO È IMPORTANTE QUESTO EQUILIBRIO NEL PLASMARE LA SUA IDENTITÀ?

L'autenticità è un concetto che mi sta molto a cuore e sono felice che sia uno dei nostri valori fondamentali. Oggi è molto raro trovare esperienze autentiche: Antognolla offre proprio questo. E questo lo rende davvero esclusivo, perché è raro. Con pietra locale, piastrelle speciali e artigianato unico, il design delle residenze e delle suite del resort offrirà agli ospiti un autentico spazio di vita umbro.

Detto questo, i nostri ospiti scopriranno, ad esempio attraverso la cucina, il vino e l'olio d'oliva prodotti localmente, di trovarsi in un luogo con un'identità locale incredibilmente affascinante. Il nostro ristorante, La Boiola, ne è una grande espressione. Il nostro obiettivo è offrire un'esperienza gastronomica unica ai nostri ospiti e visitatori. Antognolla collabora con l'enologo di fama mondiale Riccardo Cotarella per produrre vini i alta qualità da circa 8 ettari di terreni di pregio della tenuta, valorizzati da un terroir unico.

VEDE ANTOGNOLLA NON SOLO COME UNA DESTINAZIONE, MA ANCHE COME UN CONTRIBUTO ALLA COMUNITÀ LOCALE? COME INTERAGIRÀ CON IL RESTO DELLA REGIONE?

Credo fermamente che un'azienda faccia parte di un ecosistema vivente. Anche se ci rivolgiamo a un pubblico globale, siamo

già profondamente legati e immersi nella comunità locale. Tutti qui conoscono noi e il nostro progetto, e c'è un diffuso senso di sostegno perché le persone sono consapevoli di ciò che Antognolla ha dato - e può continuare a dare - a questa comunità.

I valori di sostenibilità alla base dei marchi Antognolla e Six Senses riflettono ciò che questa regione ha sempre aspirato a rappresentare sulla scena mondiale. In questo senso, vedo Antognolla come uno dei migliori ambasciatori del territorio. Qui, la dimensione innovativa del progetto, la celebrazione della bellezza e il patrimonio storico e artistico si fondono perfettamente.

IN PRECEDENZA HA MENZIONATO IL FASCINO INTERNAZIONALE DI ANTOGNOLLA. COME CONCILIA GLI STANDARD GLOBALI DEL LUSSO CON IL FASCINO LOCALE DELL'UMBRIA?

Antognolla è un marchio internazionale e un'affascinante destinazione mediterranea.

L'Umbria è un luogo curato, senza tempo e modestamente esclusivo. È la patria di marchi e prodotti di nicchia eccezionali. Tuttavia, c'è una chiara esigenza di offrire un'ospitalità di livello globale, cosa che Antognolla si impegna a fare, insieme alle nostre innovative residenze a marchio Six Senses. Questi obiettivi sono già stati raggiunti dal nostro pluripremiato campo da golf e credo che saranno raggiunti anche con il resort e le residenze.

Novità all'Antognolla Golf | Fairways and Railways | Un viaggio che incarna l'anima stessa dell'Italia | Corpo sano; Mente sana | Golf al vertice del mondo

all'Antognolla Golf Novità

RAIN BIRD

Rain Bird, leader mondiale nel settore dell'irrigazione, ha scelto Antognolla Golf come campo di punta in Italia, a riconoscimento del nostro impegno verso l'eccellenza nella sostenibilità. Ad aprile, Antognolla ha completato l'installazione di CirrusPRO, l'ultima tecnologia software avanzata di Rain Bird.

Antognolla era già dotata della tecnologia di controllo dell'irrigazione più avanzata sul mercato, il sistema IC di Rain Bird, ma CirrusPRO massimizza le caratteristiche del sistema e consente un'irrigazione di precisione assoluta, combinando capacità diagnostiche superiori con la possibilità di inviare messaggi in tempo reale all'utente sullo stato del sistema. La nuova configurazione monitora continuamente le condizioni del campo e invia avvisi in caso di potenziali problemi, garantisce una maggiore precisione e frequenza di irrigazione, misurate in secondi, rotazioni e millimetri, e consente a più dispositivi del team agronomico di controllare il sistema.

PROAM +ENERGIA

Il 14 giugno, Antognolla Golf ha ospitato la seconda edizione del ProAm +Energia. L'evento ha riunito 132 partecipanti, tra cui i migliori professionisti europei di Long Drive e appassionati di golf provenienti da tutta Italia, sottolineando la duplice attenzione del club allo sviluppo del golf a livello nazionale e locale. Un ospite d'eccezione, l'icona del golf italiano e ambasciatore di Antognolla Costantino Rocca, ha aggiunto prestigio all'evento.

LA STAGIONE 2025 DEL LONG DRIVERS EUROPEAN TOUR

Il 14 e 15 giugno, l'Antognolla Golf ha ospitato la tappa italiana del campionato internazionale Long Drivers European Tour Golf Championship, riservato a professionisti e dilettanti. Il diciottenne Jenson Evans (inglese) ha conquistato la sua prima vittoria da professionista e ha scritto il suo nome nell'albo d'oro come il campione più giovane nella storia del Long Drivers European Tour.

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Fairways Railways: il golf in Italia con La Dolce Vita

Orient Express

Per chi misura un viaggio non solo in termini di distanza percorsa, il 2025 riserva una novità assoluta.

Già noto per i suoi itinerari eleganti e il design coinvolgente, il leggendario La Dolce Vita Orient Express lancia ora un nuovo itinerario per chi cerca qualcosa di più di una semplice fuga. Chiamato– The Golf Train, il nuovo itinerario è un'esperienza golfistica di quattro giorni a bordo del leggendario treno.

‘Questo viaggio è pensato per i veri appassionati di golf, per chi vuole vivere l'Italia’

OFFRIRE

i campi da golf selezionati per questo viaggio sono stati accuratamente scelti per rappresentare il meglio che l'Italia ha da offrire. Ogni club è stato selezionato per la sua eccezionale qualità, gli elevati standard di manutenzione del campo e la reputazione all'interno delle comunità golfistiche nazionali e internazionali. Particolare attenzione è stata riservata alle strutture che combinano percorsi impegnativi e progettati in modo professionale con strutture eccellenti e un'ospitalità raffinata. Questi campi non solo soddisfano le aspettative dei golfisti esperti, ma offrono anche una bellezza paesaggistica e un forte senso del luogo, che riflettono la ricca varietà culturale e naturale dell'Italia. Il risultato è un'esperienza golfistica davvero esclusiva, che bilancia l'eccellenza tecnica con un ambiente indimenticabile.

Quando non giocano, gli ospiti possono usufruire delle strutture messe a disposizione dai golf club partner a loro desiderio. Sono

inoltre previste numerose attività per gli accompagnatori che non giocano, con esperienze su misura incentrate sul benessere, la cultura, l'artigianato e la scoperta del territorio. Tutte le stazioni ferroviarie lungo il percorso si trovano a non più di 30 minuti di auto dai campi da golf e sarà disponibile un servizio di trasferimento privato. Tutti gli alloggi sono previsti a bordo.

Il treno La Dolce Vita Orient Express Golf sarà disponibile ogni mese da marzo a novembre, ad eccezione di luglio e agosto, con l'obiettivo di offrire una partenza settimanale una volta che il terzo treno sarà operativo il prossimo anno.

Le prenotazioni per i prossimi viaggi sono già aperte e possono essere effettuate direttamente sul sito web di La Dolce Vita Orient Express.

Un viaggio che Incarna l'anima stessa dell'Italia

l'azienda dietro il

la dolce vita orient express

La Dolce Vita Orient Express nasce da una collaborazione visionaria tra Arsenale e Orient Express. Arsenale è stata la forza trainante del progetto, concependo l'idea e mettendo il treno sui binari, con tutto ciò che un'impresa così grande comporta. Orient Express, invece, è responsabile della gestione del marchio, conferendogli il fascino e il prestigio che lo contraddistinguono, grazie anche al suo status iconico. Da menzionare anche il prezioso sostegno di Trenitalia-Gruppo Ferrovie dello Stato, Fondazione FS e Treni Turistici Italiani.

Noi di Arsenale ci consideriamo ambasciatori dell'identità italiana. La nostra missione non è semplicemente quella di costruire treni o hotel di lusso, ma di esportare un modello di ospitalità tipicamente italiano, che coniuga un'eleganza senza tempo con un design all'avanguardia e un profondo senso del luogo.

Ogni progetto che intraprendiamo affonda le sue radici nell'artigianato, nell'estetica e nella sensibilità culturale italiani, ma viene reinterpretato per parlare a un pubblico globale che apprezza l'autenticità e il significato delle proprie esperienze.

Il "Made in Italy" non è solo il nostro marchio di fabbrica, ma anche la nostra responsabilità di portare il meglio dell'Italia nel mondo, in modo innovativo e fedele alla sua essenza. E La Dolce Vita Orient Express è l'incarnazione stessa di questo approccio.

Con questo progetto abbiamo voluto offrire ai viaggiatori la possibilità di vedere l'Italia in modo diverso, non solo attraverso le sue città famose, ma anche attraverso le regioni meno conosciute, che offrono altrettanta bellezza e profondità culturale.

La nostra visione del viaggio di alta gamma è sempre stata radicata nella storia e nelle emozioni. Il lusso oggi non è solo comfort. È significato. È personalizzazione, memoria e senso del luogo. Con La Dolce Vita Orient Express non offriamo solo un mezzo di trasporto. Curiamo esperienze. Ogni carrozza, ogni itinerario, ogni dettaglio è stato progettato per consentire ai viaggiatori di vivere il viaggio come se fosse la destinazione stessa.

Abbiamo creato questo treno con un obiettivo chiaro: restituire valore al tempo, offrire ai viaggiatori l'opportunità di riscoprire cosa significa attraversare un luogo, non solo passarci accanto. L'idea è semplice ma potente: quando si rallenta, tutto diventa più significativo. Le conversazioni si svolgono in modo diverso. I pasti hanno un sapore migliore. Il paesaggio diventa parte dei ricordi. In questo senso, il viaggio non ti porta semplicemente da qualche parte: è il luogo stesso.

Per noi, "viaggiare con intenzione" significa rifiutare la fretta e abbracciare un ritmo più lento e consapevole. Significa scegliere di immergersi completamente nel percorso, non solo nella destinazione finale.

Questo è ciò che rappresenta La Dolce Vita: un ritorno a un viaggio significativo, emozionante e indimenticabile.

Questo progetto è il nostro omaggio al patrimonio italiano e il nostro modo di proiettarlo nel futuro, con orgoglio, creatività e con il fascino inconfondibile che solo l'Italia sa offrire. I treni hanno sempre fatto molto di più che trasportare persone da un luogo all'altro. Hanno collegato paesi, culture e comunità, trasportando idee, storie ed emozioni attraverso i paesaggi. E in un'epoca in cui la velocità spesso va a discapito della profondità, ho visto l'opportunità di riportare in auge il valore della lentezza. La Dolce Vita non è solo un nome, è uno stato d'animo. Riflette uno stile di vita italiano senza tempo, ricco di eleganza, autenticità e gioia.

Viaggiare in treno mi offre la rara opportunità di rallentare e ritrovare la giusta prospettiva. È una finestra sui paesaggi e spesso anche sui propri pensieri. Ha un ritmo sia fisico che mentale, simile a quello del golf. È silenzioso, strategico e riflessivo. È da lì che spesso nasce l'ispirazione •

CEO di Arsenale SpA, Paolo Barletta
© La Dolce Vita Orient Express 2025
© La Dolce Vita Orient Express 2025
Foto: Mr.Tripper
© La Dolce Vita Orient Express 2025 Foto: Mr.Tripper
© La Dolce Vita Orient Express 2025 Foto: Mr.Tripper

Corpo sano, Mente sana

PIERLUIGI ALESSANDRI su benessere, innovazione e lo spirito di technogym

Prima che sorga il sole, mentre la maggior parte del mondo dorme ancora, Pierluigi Alessandri è già in movimento. Per lui, l'allenamento mattutino non è un dovere, ma, secondo le sue parole, un rituale sacro, gelosamente custodito. Tre volte alla settimana entra in uno spazio di silenziosa disciplina, dove segue un programma personalizzato in sintonia con il ritmo delle stagioni: in primavera si prepara per le piste da sci invernali, in inverno per le gite in bicicletta e le partite di golf estive.

Alessandri è cofondatore e vicepresidente di Technogym, una delle aziende più iconiche d'Italia. Technogym ha rivoluzionato la biomeccanica delle attrezzature progettate per l'allenamento specifico, introducendo il primo software al mondo per la gestione dell'allenamento, le prime macchine per il fitness con schermi TV integrati, le prime attrezzature connesse a Internet e la prima piattaforma cloud dedicata al fitness e al benessere; è stata persino pioniera nella tecnologia indossabile, ben prima della rivoluzione mobile.

Senza visionari come Nerio, il fratello di Pierluigi, aziende come Technogym non esisterebbero. Quello che è iniziato nel garage di famiglia è diventato una delle più grandi storie di successo imprenditoriale in Italia e un pioniere globale nel settore del benessere e del fitness. Ciò che oggi diamo per scontato nelle palestre di tutto il mondo ha preso forma grazie alla passione, alla precisione e all'impegno incessante verso l'innovazione.

In questa conversazione esclusiva, Alessandri racconta come il benessere sia per lui un rituale personale e una missione globale. Dall'allenamento mattutino alle innovazioni pionieristiche di Technogym, il suo approccio unisce la disciplina a un profondo amore per la cultura e il design italiani. Parliamo del significato del "made in Italy", del ruolo dell'azienda nelle prossime Olimpiadi di Milano-Cortina e di come anche qualcosa di semplice come il caffè possa riflettere una filosofia di vita sana, equilibrata e bella.

TECHNOGYM È CONOSCIUTA IN TUTTO IL MONDO COME "AZIENDA DEL BENESSERE". COME DEFINISCE PERSONALMENTE IL BENESSERE NEL MONDO FRENETICO DI OGGI?

Il wellness è uno stile di vita coniato da Technogym nel 1993, basato su tre pilastri fondamentali: l'esercizio fisico regolare, il piacere associato a uno stile di vita sano e una dieta equilibrata. Questi elementi consentono alle persone di vivere

meglio, alle aziende di essere più efficienti e al nostro Paese di ridurre la spesa pubblica. Nel corso degli anni, il wellness si è rivelato un'opportunità per molti attori - aziende, governi e cittadini - e oggi è riconosciuto come un potente valore sociale.

Il "Made in Italy" è un grande patrimonio che ci è stato tramandato

TECHNOGYM È UNA DELLE GRANDI STORIE DI SUCCESSO ITALIANE. COSA SIGNIFICA PER VOI IL "MADE IN ITALY" AL DI LÀ DELLA SEMPLICE QUALITÀ? HA UN SIGNIFICATO CULTURALE O EMOTIVO?

Il "Made in Italy" è un grande patrimonio che ci è stato tramandato. Il lavoro svolto dai nostri predecessori, con la loro attenzione al design, alla qualità, alla bellezza, al buon gusto e allo spirito della dolce vita , è un'eredità che, se valorizzata e promossa da ogni imprenditore nella propria attività, può essere di grande beneficio. Ma come tutte le eredità, se trascurate, rischiano di andare perdute.

TECHNOGYM HA UN LEGAME DI LUNGA DATA CON I GIOCHI OLIMPICI. MENTRE IL MONDO RIVOLGE LA SUA ATTENZIONE A MILANOCORTINA 2026, COME CI SI SENTE A SOSTENERE UN MOMENTO COSÌ STORICO PER L'ITALIA?

Technogym è fornitore ufficiale delle ultime 10 Olimpiadi e siamo molto orgogliosi di sostenere l'edizione Milano-Cortina, che si terrà nel nostro Paese. Le Olimpiadi sono sicuramente una grande opportunità per continuare a promuovere i valori dello sport, del lavoro di squadra, del sacrificio nel perseguimento di un obiettivo e dell'importanza dell'attività fisica per la salute.

HAI VINTO LA SETTIMA EDIZIONE

DELL'ANTOGNOLLA OPEN . COSA SIGNIFICA PER TE IL GOLF E COME SI INSERISCE NELLA TUA

VISIONE DI UNO STILE DI VITA EQUILIBRATO?

Ci sono diversi elementi nel golf che mi toccano personalmente: il piacere di stare all'aria aperta, condividere una passione con gli amici, il movimento atletico e la competizione. Quattro elementi che si adattano molto bene al mio carattere e che si allineano perfettamente con la piramide dello stile di vita del benessere - che abbiamo promosso nel 1983 - che ha tre componenti principali: alimentazione sana, movimento e un approccio mentale positivo.

QUAL È LA SUA ROUTINE QUOTIDIANA PER IL BENESSERE? HA UNA FILOSOFIA DI VITA CHE

Mi alleno tre volte alla settimana la mattina presto! È un rituale sacro che custodisco gelosamente. Seguo un programma di wellness propedeutico alla preparazione agli sport che pratico nel tempo libero. In primavera, di solito inizio a prepararmi per essere in forma per sciare in inverno. Al contrario, in inverno mi preparo per le gite in bicicletta estive o le giornate sul campo da golf.

DA ITALIANO, IL CAFFÈ È PROBABILMENTE UN RITUALE QUOTIDIANO. QUAL È IL TUO RAPPORTO CON IL CAFFÈ? LO CONSIDERI PARTE DELLA TUA ROUTINE DI BENESSERE O PIÙ UN PIACERE CULTURALE?

Purtroppo sono uno di quegli italiani che amano il caffè e spesso ne bevo un po' troppo. Devo dire che lo trovo così piacevole che spesso me lo preparo da solo. Mi ricorda alcuni giorni trascorsi a Napoli, in un caffè molto famoso in Piazza del Plebiscito. La persona davanti a me alla cassa non solo ha pagato la sua colazione, ma ha anche lasciato un "caffè sospeso". Per curiosità ho chiesto cosa significasse e sono rimasto stupito nello scoprire questo rituale genuino, così radicato da essere parte integrante della cultura locale, in cui alcune persone pagano in anticipo un caffè per qualcuno che non può permetterselo.

Pierluigi Alessandri, CEO di TechnoGym © Technogym
Pierluigi Alessandri ispezione delle attrezzature © Technogym

Golf al vertice del mondo

I Campi Più Settentrionali Della Terra

Immaginate di giocare una partita a golf in uno degli scenari più straordinari del Mondo. Dai paesaggi mozzafiato delle isole vulcaniche dell'Islanda al mare ghiacciato della Groenlandia, dal sole di mezzanotte all'aurora boreale, i campi da golf estremi offrono molto più che semplici luoghi dove giocare: sono terreni avventurosi negli angoli più selvaggi e settentrionali della Terra.

© Björkliden Golf Course

CAMPO DA GOLF BJÖRKLIDEN

LAPPONIA, SVEZIA

250 KM A NORD DEL CIRCOLO POLARE ARTICO

Nell'estremo nord della Svezia, in estate il sole non tramonta mai, proiettando un bagliore dorato sul paesaggio aspro del Campo da Golf Björkliden. Immerso nelle montagne artiche, questo campo a 18 buche è una vera delizia per gli occhi e una sfida per i golfisti. Il campo è aperto tutto l'anno, ma durante i mesi estivi i golfisti possono godere del fenomeno della luce diurna 24 ore su 24, che permette loro di giocare a qualsiasi ora, anche a mezzanotte. In inverno, il campo scompare sotto strati di neve, ma con l'arrivo dell'estate si trasforma in un'oasi verde lussureggiante circondata da ghiacciai, cascate e cime scoscese. Ciò che distingue Björkliden è la perfetta combinazione di avventura all'aria aperta, golf di livello mondiale, sci, slitte trainate da cani e la possibilità di ammirare la magica aurora boreale, offrendo un mix perfetto di sport e bellezze naturali.

CAMPO DA GOLF DI AKUREYRI

ISLANDA SETTENTRIONALE

VICINO AL CIRCOLO POLARE ARTICO

Situato tra le montagne del nord dell'Islanda, l'Akureyri Golf Course è un gioiello non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per la sua posizione unica come campo da golf a 18 buche più settentrionale dell'Islanda. Il terreno accidentato è completato da una vista mozzafiato sui fiordi: si gioca a golf letteralmente nel cuore della natura. Circondato da vette imponenti e da una vegetazione rigogliosa in estate, Akureyri offre un ambiente sorprendentemente lussureggiante per un campo situato così vicino al Circolo Polare Artico.

Il campo gode di una stagione golfistica breve ma intensa. Aperto dalla tarda primavera all'inizio dell'autunno, sfrutta appieno il sole di mezzanotte, consentendo ai golfisti di godersi lunghe giornate (e notti) di gioco. Ogni giugno, il campo ospita l'Arctic Open, dove i golfisti giocano sotto un sole che non tramonta mai.

© Akureyri Golf Course
© Akureyri Golf Course
© Akureyri Golf Course

CAMPO DA GOLF DI UUMMANNAQ, GROENLANDIA

563 KM A NORD DEL CIRCOLO POLARE ARTICO

Il campo da golf di Uummannaq in Groenlandia offre una delle esperienze di golf più estreme ed emozionanti al mondo. Il paesaggio brullo e ghiacciato, punteggiato da imponenti ghiacciai e iceberg, fa da sfondo surreale a un gioco che è tanto una questione di sopravvivenza quanto di abilità.

Situato in una delle regioni più remote del mondo, si tratta di da golf a 9 buche tracciato sul ghiaccio marino congelato, dove le temperature possono scendere fino a -45 °C. Il campo rappresenta una vera prova di resistenza fisica e mentale. A differenza dei percorsi tradizionali, il tracciato del campo di Uummannaq cambia ogni anno, poiché il ghiaccio si muove e si crepa, costringendo i giocatori ad adattarsi a nuovi ostacoli come orsi polari, tane di foche e pericolosi crepacci.

Ogni inverno, il campo ospita il Campionato mondiale di golf su ghiaccio, dove i golfisti si sfidano non solo tra loro, ma anche contro il freddo pungente e il ghiaccio instabile.

TROMSØ GOLF CLUB NORVEGIA

350 KM A NORD DEL CIRCOLO POLARE ARTICO

Il Tromsø Golf Club, situato ai piedi delle Lyngen Alps, nel nord della Norvegia, è il campo da golf a 18 buche più settentrionale del mondo. Qui l'estate sembra eterna, con il sole di mezzanotte che splende basso nel cielo, proiettando una luce surreale sul campo. La stagione golfistica di Tromsø è breve, solo pochi mesi, ma durante questo periodo i golfisti possono giocare in pieno giorno, a mezzanotte o in qualsiasi momento della giornata, con una luce costante per giorni e giorni.

Durante i mesi invernali, Tromsø è un luogo privilegiato per ammirare l'aurora boreale, che aggiunge un tocco magico all'esperienza golfistica. Come se non bastasse, il campo è immerso in un ambiente dove le megattere nuotano nei fiordi vicini e le renne vagano per i fairway. Con le cime innevate in lontananza e la magica aurora boreale sopra la testa, una partita al Tromsø Golf Club offre molto più che semplice golf: offre l'opportunità di immergersi in uno degli ambienti più spettacolari del pianeta.

VESTMANNAEYJAR GOLF COURSE ISLANDA

VICINO AL CIRCOLO POLARE ARTICO

Se desiderate un campo dove il terreno stesso racconta una storia di fuoco e furia geologica, recatevi al Vestmannaeyjar Golf Course, che si trova su un'isola vulcanica al largo della costa meridionale dell'Islanda. Situato su un vulcano dormiente, questo campo a 9 buche offre un mix sorprendente di roccia vulcanica, terreno accidentato e bellezza costiera. Le spettacolari pareti vulcaniche del campo e i venti imprevedibili rendono ogni buca una nuova sfida. Rinomato per i suoi green eccezionalmente curati, il campo offre un piacere raro in una terra caratterizzata da condizioni meteorologiche mutevoli. In una vera prova di abilità e capacità, i golfisti devono costantemente adeguare i loro colpi alle raffiche di vento che soffiano dal mare.

© Tromsø Golf Club
© Tromsø Golf Club
© Tromsø Golf Club
© Vestmannaeyjar Golf Course

Una conversazione

polo: uno degli sport più belli conosciuti dall'uomo

una conversazione con NICOLAS COLQUHOUN-DENVERS su eredità, accessibilità e l'anima del gioco

Con una storia che risale a oltre due millenni fa, il polo è spesso considerato uno sport dei re. Menzionato per la prima volta nella poesia persiana intorno al 600 a.C., questo antico gioco si è evoluto attraverso diverse culture prima di assumere la sua forma moderna nel nordest dell'India. Fu proprio lì, nel Manipur, che un giovane ufficiale britannico vide questo strano gioco praticato dai principi locali e lo menzionò in un dispaccio inviato al Ministero degli Esteri britannico.

Un giornalista della rivista The Field lesse uno di questi resoconti e scrisse un articolo sull’“hockey a cavallo”, che attirò l’attenzione di alcuni ufficiali impegnati in esercitazione nei pressi di Aldershot, i quali decisero di provare questo nuovo gioco. Il resto, come si suol dire, è storia. Poiché all’epoca la Gran Bretagna aveva un impero, e negli anni 1860 la maggior parte delle persone si spostava a cavallo, il polo galoppò attraverso l’Impero britannico, trovando casa in Australia, Nuova Zelanda, Africa, Europa e nelle Americhe.

Winston Churchill, appassionato giocatore e coautore delle regole dell'Indian Polo Association, disse una volta una frase famosa: "L'handicap nel polo è un passaporto per il mondo".

Nonostante la sua diffusione globale, il polo ha lottato a lungo con un'immagine di esclusività. Ma per Nicolas Colquhoun-Denvers, presidente della Federazione Internazionale di Polo (FIP) dal 2014 al 2018 e presidente di lunga data di uno dei più antichi club di polo del Regno Unito, questo sport non è definito dal prestigio o dai privilegi, ma dalla passione, dalla famiglia e dalla comunità. Per lui, il polo non è solo uno sport, è uno stile di vita.

Dopo aver giocato a polo per quasi mezzo secolo, ColquhounDenvers ha contribuito ad aumentare la visibilità e la popolarità internazionale di questo sport durante il suo mandato alla guida della FIP.

In questa conversazione, riflette su una vita dedicata al polo da ormai quasi cinquant'anni, offrendo spunti di riflessione sul patrimonio duraturo di questo sport, sui valori che condivide con il golf, sulle sue aspirazioni olimpiche e su come potrebbe evolversi per le generazioni future senza perdere la sua anima.

SIG. COLQUHOUN-DENVERS, COME È NATA LA SUA PASSIONE PER IL POLO E QUALI ASPETTI

DI QUESTO SPORT LA AFFASCINANO DI PIÙ: LO STILE, LA STRATEGIA O IL SENSO DI COMUNITÀ?

Ho iniziato a giocare a casa mia in Australia alla fine degli anni '60, a Canberra, e poi, per assecondare la mia passione, mio padre mi ha fatto entrare nell'esercito britannico, il che mi ha permesso di giocare in Inghilterra, Germania e Hong Kong, pur continuando a prestare servizio come ufficiale. Per molti versi, il polo non è solo uno sport, è uno stile di vita, anche se purtroppo ora sta diventando sempre più uno "sport lifestyle" per alcuni. È sempre stato uno sport di famiglia e in tutto il mondo si vedono molte mamme e papà giocare con i propri figli. Attualmente è praticato in oltre 75 paesi.

IN QUALITÀ DI PRESIDENTE DELL'HAM POLO CLUB, LEI È STATO AL CENTRO DEL POLO BRITANNICO. COME VEDE IL RUOLO DEL CLUB NELLA STORIA DI QUESTO SPORT E NEL PANORAMA ATTUALE?

Sono stato presidente dell'Ham Polo Club (HPC) di Londra per 24 anni e sono orgoglioso di aver giocato principalmente a livello amatoriale per quasi mezzo secolo. L'HPC era un club di polo a basso livello di goal, ma nel corso degli anni ha formato numerosi patron attivi nel circuito high-goal. È stato l'ultimo di circa 13 club fondati nella Grande Londra a partire dal 1860 e conserva ancora oggi i suoi splendidi terreni sulle rive del Tamigi, alle porte del Richmond Park, che era una delle tenute di caccia di Enrico VIII.

IL POLO, INSIEME AL GOLF, È SPESSO DESCRITTO COME UNO "SPORT DA VERI GENTILUOMINI". SECONDO LEI, IN CHE MODO LO STILE E LO SPIRITO DEL POLO E DEL GOLF SI RIFLETTONO FUORI DAL CAMPO, NEI MODI, NELLA MODA E NELLA CULTURA SOCIALE? VEDE DELLE AFFINITÀ TRA QUESTE COMUNITÀ SPORTIVE?

C'è sicuramente una sinergia tra il polo e il golf. Molti giocatori di polo praticano il golf sia per rilassarsi che per migliorare il loro swing e la loro battuta. Credo sia stato Sylvester Stallone a dire che "il polo è come giocare a golf durante un terremoto". Nel corso degli anni, sia i club di polo che quelli di golf hanno stabilito regole di comportamento per i propri membri a un livello più elevato rispetto alla maggior parte degli altri sport.

DURANTE IL SUO MANDATO ALLA GUIDA DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DI POLO, UNA DELLE SUE AMBIZIONI ERA QUELLA DI VEDERE IL POLO TORNARE AI GIOCHI OLIMPICI. RITIENE

Nicolas Colquhoun-Denvers

conversazione con i professionisti

CHE QUESTO RIMANGA UN OBIETTIVO CHE LA COMUNITÀ DEL POLO DOVREBBE CONTINUARE A PERSEGUIRE?

Il polo è stato praticato per l'ultima volta come sport olimpico alle Olimpiadi di Berlino del 1936 ed è ancora uno sport riconosciuto dal CIO, ma purtroppo, a mio modesto parere, il nostro sport non tornerà mai alle Olimpiadi estive, poiché i costi delle infrastrutture sono troppo elevati rispetto agli introiti derivanti dagli spettatori e i Giochi Olimpici sono diventati piuttosto commerciali nel corso degli anni. Potrebbe esserci una possibilità che il polo arena (giocato a tre contro tre) possa candidarsi per il riconoscimento olimpico, ma probabilmente è troppo tardi.

HA ANCHE PARLATO DI POLO SULLA NEVE. SI TRATTA PIÙ DI UNO SPETTACOLO O DI UNA

NATURALE EVOLUZIONE DELLA TRADIZIONE?

QUAL È IL SUO RAPPORTO PERSONALE CON IL POLO SULLA NEVE?

C'è anche la possibilità che il polo sulla neve entri a far parte degli sport olimpici invernali, il che alleggerirebbe l'onere finanziario delle infrastrutture di base. Nel 2024, una squadra della United States Polo Association ha affrontato una squadra francese a Chantilly per celebrare il centenario della partita olimpica giocata nel 1924. L'evento ha registrato un'ottima affluenza ed è stato molto divertente.

COME VEDE IL RUOLO DELL'ITALIA NEL PANORAMA INTERNAZIONALE DEL POLO?

L'Italia ha alcuni campi da polo straordinari. Roma ha un club. La FIP ha disputato le finali del Campionato Europeo a Villa a Sesta alcuni anni fa, con grande successo, e credo che il Campionato Europeo Femminile FIP si disputerà in Italia nel 2026.

IL POLO RICHIEDE CONDIZIONI MOLTO SPECIFICHE: TERRENO, CAVALLI, INFRASTRUTTURE. SECONDO LEI, COME SI PUÒ RENDERE QUESTO SPORT PIÙ ACCESSIBILE E VISIBILE IN TUTTO IL MONDO SENZA COMPROMETTERNE L'ESSENZA? GUARDANDO AL FUTURO, CHE TIPO DI FUTURO IMMAGINA PER IL POLO?

Il polo ha sempre sofferto di una sfortunata immagine elitaria. Si tratta di un'arma a doppio taglio. Da un lato, l'immagine di esclusività, regalità e ricchezza facilita le sponsorizzazioni e attira i patron, ma dall'altro tende a intimidire molti cavalieri di vero talento, che non osano nemmeno provarlo. Sono sempre stato orgoglioso di aver giocato a un livello che potevo permettermi, e di godermi ogni momento di uno degli sport più meravigliosi che l'uomo conosca. •

© Francis Deane

Gastronomia

Cosa c'è di nuovo a La Boiola? | L'arte dei caffè italiani | Giuseppe Lavazza: Il caffè è nel DNA della mia famiglia

C os A C ' è di N uovo A La Boiola?

La Boiola vi accoglie con la sua raffinata interpretazione dei classici italiani, proponendo il meglio dei prodotti locali accompagnati da una selezione accurata di vini pregiati. Fedele a questo spirito, il nostro chef Filippo Amenduni dà nuova vita a ricette tradizionali, traendo ispirazione dalla ricca tradizione culinaria dell'Italia centrale.

Uno di questi piatti, la faraona arrosto ripiena di salsiccia e tartufo, attinge da diversi strati del patrimonio culinario italiano, fondendo sapori rustici con ingredienti aristocratici. Introdotta in Europa dall'Africa attraverso il Portogallo nel XV secolo, la faraona divenne popolare nelle cucine nobiliari italiane durante il Rinascimento. Era considerata un'alternativa più raffinata al pollo o alla selvaggina e spesso era presente nei piatti delle feste e delle celebrazioni.

In questa interpretazione, Filippo combina la rustica salsiccia di maiale con il famoso tartufo nero dell'Umbria per creare un ripieno sostanzioso e aromatico, che riflette fedelmente il sapore intramontabile di questa regione. Ora potete portare il gusto di questa tradizione nella vostra cucina, grazie alla ricetta che il nostro chef condivide con voi per ricrearla a casa vostra.

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Per 4 persone

1 faraona disossata (circa 1 kg)

100 g di tartufo fresco estivo

150 g di salsiccia

100 g di Parmigiano Reggiano grattugiato

1 uovo

1 rametto di rosmarino

1 rametto di timo

1 foglia di alloro

1 carota

1 cipolla piccola

1 bicchiere di vino rosso

Olio extravergine d'oliva

Sale e pepe

Tempo di preparazione totale: 150 minuti

Togliere il budello dalla salsiccia, sbriciolare la carne in una padella e cuocere fino a doratura.

In una ciotola, sbattere l'uovo e aggiungere metà del tartufo, precedentemente tritato, il Parmigiano Reggiano e la salsiccia raffreddata; condire con sale e pepe. Mescolare il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo, anche se leggermente granuloso.

Prendete la faraona disossata (se sono rimaste delle piume, passatela sulla fiamma prima di lavarla e asciugarla), apritela su un piano di lavoro e riempitela con il composto. Arrotolate la faraona e legatela bene con dello spago da cucina. Rosolate la faraona in una casseruola con olio, aggiungete il rosmarino, il timo, l'alloro, la cipolla e la carota (precedentemente tritati).

Bagnate con metà del vino e, una volta evaporato, trasferite il tutto in una teglia e cuocete in forno a 200°C per circa un'ora e mezza. Se necessario, aggiungete altro vino di tanto in tanto. A cottura ultimata, sfornate e tagliate a fette. Servite irrorando la carne con il suo sugo di cottura e guarnendo con tartufo.

Caffè Florian

Dove ogni sorso racconta una storia L'arte dei caffè italiani

In Italia, il caffè è molto più di una semplice bevanda energizzante quotidiana: è un rituale, un'occasione di incontro e un simbolo intramontabile della vita italiana. Sorseggiato velocemente al bar o gustato lentamente in un caffè storico, il caffè è parte integrante del tessuto culturale del Paese.

Il caffè arrivò in Italia nel XVI secolo, attraverso Venezia dall'Egitto. I primi caffè seguirono poco dopo e Venezia divenne per un certo periodo la capitale europea del caffè. Questi primi caffè si trasformarono rapidamente in importanti centri sociali, luoghi dove si scambiavano idee, si discuteva di politica e si preparavano rivoluzioni dietro piccole tazzine di questa bevanda intensa e aromatica. Nel corso dei secoli, questi locali sono diventati templi non solo del gusto, ma anche del pensiero, dell'arte e della cultura.

Oggi il caffè è la seconda bevanda più consumata in Italia dopo l'acqua in bottiglia, con il 78% degli italiani che lo beve regolarmente. E mentre in tutto il paese ci sono innumerevoli caffè moderni e bar specializzati in espresso, sono i locali storici, molti dei quali secolari, che continuano ad affascinare i visitatori con i loro interni eleganti, il loro passato leggendario e la loro dedizione incondizionata all'arte del caffè.

Entriamo nel mondo dei caffè storici più iconici d'Italia, dove ogni tazza racconta una storia e ogni sorso è intriso di secoli di storia.

CAFFÈ FLORIAN

VENEZIA (FONDATO NEL 1720) "ANDIAMO DA FLORIAN!"’

Situato in Piazza San Marco, il Caffè Florian non è solo il caffè più antico d'Italia, ma anche la più antica caffetteria d'Europa. Aperto nel 1720 con il nome di Alla Venezia Trionfante, divenne presto noto come "Florian", dal nome del suo fondatore, Floriano Francesconi.

Per oltre tre secoli, il caffè ha accolto una straordinaria varietà di ospiti, dai nobili veneziani e pensatori politici ad artisti e scrittori internazionali. Durante la rivolta del 1848, le sue sale riccamente decorate servirono persino da rifugio per i feriti. È degno di nota il fatto che sia rimasto aperto anche durante i periodi di guerra, rimanendo un luogo amato per un pasto leggero, un rinfresco e una conversazione amichevole. I suoi interni, restaurati nel XIX secolo da Lodovico Cadorin, sono un capolavoro dello stile veneziano. Con i suoi specchi dorati, gli affreschi e i tavoli in marmo, il Florian rimane un simbolo di eleganza e continuità e ancora oggi risuona la frase "Andemo da Florian" ("Andiamo da Florian!").

© Caffè Florian
© Caffè Florian
© Caffè Florian

ANTICO CAFFÈ GRECO

ROMA (FONDATO NEL 1760) – "IL CAFFÈ GRECO"

L'Antico Caffè Greco, spesso chiamato semplicemente Caffè Greco, è il bar più antico di Roma e il secondo più antico d'Italia, dopo il Caffè Florian di Venezia. Fondato da Nicola di Madalena, un caffettiere proveniente dal Levante, il caffè divenne ben presto un luogo di incontro per artisti, scrittori, filosofi e intellettuali provenienti da tutta Europa e oltre. Nel corso del tempo, si è guadagnato la reputazione non solo di caffè, ma anche di luogo di creatività e riflessione.

L'arte ha trovato una dimora distintiva all'interno della rete di sale e corridoi intimi del caffè, adornati dalle ormai iconiche pareti rosso pompeiano, dai tavoli in marmo grigio e dagli specchi dorati. Con oltre 300 opere esposte, il Caffè Greco possiede la più grande collezione d'arte privata al mondo aperta al pubblico. Da oltre 250 anni è un rifugio per pensatori, politici e scrittori, persone in cerca di privacy e ispirazione. Oggi continua a rappresentare lo spirito internazionale di Roma, offrendo non solo caffè, ma anche un senso di ricchezza culturale senza tempo.

CAFFÈ AL BICERIN

TORINO (FONDATO NEL 1763)

Il Caffè Al Bicerin è stato fondato nel 1763 da Giuseppe Dentis, un produttore di bevande al limone, in un piccolo negozio di fronte al Santuario della Consolata. Il caffè originale era arredato in modo modesto, con semplici panche e tavoli in legno. L'edificio attuale, progettato dall'architetto Carlo Promis e completato nel 1856, ha conferito allo spazio il suo aspetto elegante, con pareti rivestite in legno adornate da specchi e lampade, insieme a piccoli tavoli rotondi in marmo bianco.

Il successo del caffè si basava sulla creazione del bicerin , una bevanda che si è evoluta dalla bavareisa del XVIII secolo, un popolare mix di caffè, cioccolato e latte, servito in grandi bicchieri. Mentre in origine gli ingredienti erano serviti separatamente, nel XIX secolo venivano combinati in piccoli bicchieri senza manico, chiamati bicerin. La bevanda era disponibile in tre varianti, ma la "n poc 'd tut" (che significa "un po' di tutto"), che combinava tutti e tre gli ingredienti, divenne rapidamente la più popolare e duratura. Alla fine si diffuse in altri caffè e divenne un simbolo della cultura del caffè torinese.

Il caffè è sempre stato un luogo di incontro abituale per personaggi importanti, come Cavour, Nietzsche, Dumas, Puccini e Calvino. Mentre la maggior parte dei caffè dell'epoca erano spazi riservati agli uomini, Al Bicerin era unico: sebbene fondato da un uomo, fu presto gestito da donne. Questo lo rese uno dei pochi luoghi rispettabili dove le donne potevano riunirsi da sole in pubblico.

© Caffè Al Bicerin
© Antico Caffè Greco

CAFFÈ PEDROCCHI

PADOVA (FONDATO NEL 1831) – "IL CAFFÈ SENZA PORTE"

Il Caffè Pedrocchi è il caffè più iconico e storico di Padova, fondato nel 1831 da Antonio Pedrocchi, un famoso produttore di caffè di Bergamo. La sua visione era quella di creare "il caffè più bello del mondo" nel cuore della città. Affidò questo compito all'architetto veneziano Giuseppe Jappelli, che progettò un edificio maestoso che divenne ben presto un simbolo architettonico di Padova e un capolavoro della cultura caffetteria del XIX secolo.

All'apertura, era conosciuto come "il caffè senza porte" perché era l'unico locale di Padova che, prima del 1916, era sempre aperto e pronto ad accogliere i clienti. Più che una semplice caffetteria, era un vivace punto di incontro per intellettuali, scrittori, uomini d'affari e viaggiatori. Ospitava di tutto, dalle discussioni letterarie alle riunioni massoniche, dai balli alle feste. Amato da molti, tra cui lo scrittore francese Stendhal, che lo definì "il miglior ristorante d'Italia", il Caffè Pedrocchi rimane un luogo raffinato dove gustare caffè, cucina e eventi culturali nel cuore di Padova.

© Caffè Pedrocchi
© Caffè Pedrocchi
© Caffè Pedrocchi

Giuseppe Lavazza Il caffè è nel DNA della mia famiglia

una conversazione esclusiva con GIUSEPPE LAVAZZA , un uomo che unisce tradizione, innovazione e amore per il golf.

Da un modesto negozio nel cuore di Torino a uno dei marchi di caffè più rispettati al mondo, la storia di Lavazza è una storia di tenacia, visione e passione tramandata attraverso quattro generazioni.

Oggi Giuseppe Lavazza, pronipote del fondatore Luigi Lavazza, guida l'evoluzione dell'azienda. Entrato nell'azienda di famiglia nel 1991, ha contribuito a trasformarla in una realtà globale, ricoprendo ruoli di leadership strategica prima di diventare presidente del consiglio di amministrazione di Luigi Lavazza S.p.A. nel 2023.

È anche membro del Comitato direttivo dell'International Coffee Partners, un'organizzazione che promuove programmi dedicati al sostegno dei produttori di caffè, e presidente del Comitato Italiano del Caffè. Nel 2019 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella, onorificenza già conferita a suo padre Emilio nel 1991.

Per Giuseppe Lavazza, il caffè non è mai stato solo un prodotto. Lo considera piuttosto un rituale profondamente personale, radicato nella famiglia, nella cultura e nelle relazioni. Nella sua intervista esclusiva alla rivista Antognolla, riflette sul percorso di 130 anni di Lavazza e sull'equilibrio tra innovazione e tradizione. In qualità di presidente del Golf Club Claviere, parla anche dei parallelismi che vede tra il caffè e il golf: due passioni che richiedono precisione, pazienza e rispetto per il ritmo.

QUAL È LA SUA ROUTINE QUOTIDIANA CON IL CAFFÈ? QUANTI CAFFÈ BEVE AL GIORNO E QUALE TIPO PREFERISCE? UN ESPRESSO FORTE O FORSE UN LATTE MACCHIATO O UN CAPPUCCINO?

Il caffè fa parte della mia routine quotidiana. Appena mi sveglio, inizio sempre con un espresso appena fatto: un rituale semplice ma essenziale. In media bevo tre o quattro caffè al giorno. Preferisco un gusto deciso e intenso, anche se a volte opto per miscele più aromatiche o per un cappuccino, magari a metà mattina. È un rituale che mi ispira e mi sostiene, qualcosa di cui non potrei fare a meno.

COSA RAPPRESENTA IL CAFFÈ PER GLI ITALIANI, NON SOLO COME BEVANDA MA COME PARTE FONDAMENTALE DELLA VITA QUOTIDIANA? E COSA SIGNIFICA PER TE PERSONALMENTE?

Per gli italiani il caffè è un atto culturale, un'occasione di incontro, una pausa che arricchisce la vita quotidiana. Fa parte della nostra identità collettiva. Per me è nel DNA della mia famiglia, una passione profonda e una responsabilità. Rappresenta il punto d'incontro tra tradizione e innovazione: da un lato le nostre radici, dall'altro la sfida di guidare un marchio riconosciuto a livello mondiale.

Giuseppe Lavazza © Lavazza

LAVAZZA FESTEGGIA IL SUO 130° ANNIVERSARIO. IN QUESTO LUNGO PERCORSO, L'AZIENDA È CRESCIUTA DA PICCOLA BOTTEGA TORINESE A MARCHIO GLOBALE. SECONDO LEI, QUAL È IL SEGRETO DEL SUCCESSO DURATURO DI LAVAZZA?

Il nostro successo risiede nel perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. Fin dall'inizio abbiamo unito la visione imprenditoriale a forti valori familiari, costruendo un modello che si è evoluto senza perdere la sua essenza. La qualità del prodotto, l'attenzione alle persone e l'impegno per la sostenibilità sono sempre stati i nostri capisaldi.

Abbiamo scelto di investire con una prospettiva a lungo termine, anticipando i cambiamenti ed esplorando nuovi mercati, sempre con coerenza. Per Lavazza il caffè non è mai stato solo un prodotto: è un linguaggio, un'esperienza, un ponte tra culture. La capacità di accogliere il cambiamento senza perdere la nostra autenticità ci ha permesso di crescere rimanendo sempre attuali. Credo che questo sia il vero significato del nostro percorso aziendale.

LAVAZZA SOSTIENE DA TEMPO IL MONDO DELLO SPORT E LEI È ANCHE PRESIDENTE DEL GOLF CLUB CLAVIERE. COME CONCILIA LA SUA PASSIONE PER IL CAFFÈ CON L'AMORE PER IL GOLF?

Il caffè e il golf hanno molto in comune: entrambi richiedono concentrazione, equilibrio e rispetto dei tempi. Il golf insegna la pazienza, la concentrazione e il rispetto per l'ambiente, ma offre anche l'opportunità di ricaricarsi, riflettere e costruire relazioni. Il sostegno allo sport è in linea con la nostra visione di ricerca dell'eccellenza e del miglioramento continuo, valori fondamentali anche per affrontare le sfide quotidiane.

QUAL È LA BUCA DEL GOLF CLUB CLAVIERE CHE OFFRE IL PANORAMA PIÙ MOZZAFIATO? COSA RENDE QUESTO CAMPO COSÌ SPECIALE PER I GOLFISTI?

Ci sono diversi punti panoramici, come il tee della buca 4, conosciuta come La Catinella, o le buche 6 e 7, il tee della buca 1 e il putting green vicino alla buca 3. Ma è il campo nel suo insieme a distinguersi davvero: giocare al Claviere significa giocare in un giardino di montagna, circondati da un magnifico bosco di larici, tra marmotte e scoiattoli, sotto lo sguardo maestoso di cime iconiche come il Monte Chaberton e il Monte Janus.

IN ITALIA IL CAFFÈ È UN RITO QUOTIDIANO E IL CALCIO È QUASI UNA RELIGIONE. LE PIACEREBBE VEDERE IL GOLF OCCUPARE UN POSTO SIMILE NELLA CULTURA ITALIANA?

COSA POTREBBE AIUTARE QUESTO SPORT A CRESCERE E AD ESSERE PIÙ APPREZZATO COME PARTE DELLO STILE DI VITA E DELLA CULTURA ITALIANA?

Assolutamente sì. Il golf ha tutte le qualità necessarie per diventare più popolare in Italia. Ciò che serve è un cambiamento culturale, soprattutto tra i giovani: dovremmo promuovere il golf nelle scuole, presentarlo come uno sport accessibile che avvicina le persone alla natura. Gli eventi a porte aperte possono dare a molti la possibilità di provarlo per la prima volta. E forse, alla fine di una partita, un buon caffè potrebbe rendere l'esperienza ancora più piacevole e memorabile.

Giuseppe Lavazza © Lavazza

Moda

Luca Faloni: Orgogliosamente Made in Italy | Atelier Giuditta Brozzetti: di uno degli ultimi laboratori di tessitura a mano in Italia

Giuditta Brozzetti Atelier

l u CA F A lo N i ORGOGLIOSAMENTE MADE IN ITALY

LUCA FALONI : scriviamo "proudly made in italy" su ogni articolo per dimostrare il nostro impegno reale verso il nostro amato paese

L a maggior parte degli italiani cresce con un innato senso dello stile, e Luca Faloni non ha fatto eccezione. Cresciuto a Torino, era circondato da artigiani che realizzavano camicie di altissima qualità, un ambiente che ha alimentato la sua attenzione per i dettagli sartoriali. Questo livello di artigianato raffinato è spesso inaccessibile al di fuori dell'Italia.

Durante la sua carriera nella consulenza strategica, ha scoperto il modello di business direct-to-consumer, che ha fatto scattare in lui una nuova idea. Spinto da una passione di lunga data e da una chiara opportunità commerciale, ha intravisto il potenziale di portare l'artigianato italiano di lusso e lo stile senza tempo a un pubblico globale, senza il tradizionale ricarico del lusso. Il suo istinto si è rivelato corretto. In meno di un decennio, Luca Faloni è diventato un nome di riferimento nell'abbigliamento maschile, guadagnandosi il riconoscimento di personalità di spicco, tra cui membri della famiglia reale.

All'inizio di quest'anno, Antognolla ha ospitato il servizio fotografico per la collezione Primavera 2025 di Luca Faloni,

Aria di Primavera. Lo storico Castello di Antognolla ha fatto da sfondo suggestivo e simbolico per un marchio il cui motto è "Orgogliosamente Made in Italy". Il suo ricco patrimonio e la sua bellezza senza tempo hanno completato perfettamente lo spirito della collezione, un omaggio all'eleganza, dove ogni dettaglio raccontava una storia di stile disinvolto e versatilità.

Nella sua intervista esclusiva con Antognolla Magazine , Luca Faloni condivide la sua filosofia della slow fashion, cosa significa veramente per lui il "made in Italy", come il marchio è stato abusato nel corso del tempo e la sua visione per un marchio che va ben oltre i confini geografici.

QUAL È LA SUA IMPRESSIONE DELL'UMBRIA?

C'È QUALCOSA DI QUESTA REGIONE CHE LA COLPISCE PARTICOLARMENTE O CHE HA INFLUENZATO IL SUO MARCHIO?

Per me l'Umbria incarna perfettamente lo spirito del dolce far niente , e c'è una bellezza unica nella semplicità della vita in

Luca Faloni nel suo studio
© Luca Faloni

questa regione. Tutto è volutamente lento, ponderato, e molti elementi fondamentali del patrimonio e della cultura italiana sono conservati in questa regione. Il suo carattere senza tempo, l'eleganza sobria e le tradizioni profondamente radicate riflettono naturalmente molti dei valori che ci stanno a cuore, rendendola un luogo che ci sembra intuitivamente familiare e in sintonia con il nostro modo di pensare.

IL VOSTRO MARCHIO ABBRACCIA LA "SLOW FASHION". PERCHÉ QUESTA FILOSOFIA È IMPORTANTE PER VOI?

Per noi, abbracciare la "slow fashion" significa concentrarsi su un numero limitato di capi realizzati con maestria eccezionale, in grado di resistere alla prova del tempo, sia in termini di qualità che di stile. In un mondo saturo di produzione veloce e tendenze effimere, crediamo nella creazione di un lusso duraturo. Ogni

‘l'Umbria incarna perfettamente lo spirito del dolce far niente ’ • •

IL MOTTO DI LUCA FALONI È "ORGOGLIOSAMENTE MADE IN ITALY". COSA SIGNIFICA PER TE QUESTA FRASE E QUALE MESSAGGIO SPERI CHE TRASMETTA AI TUOI CLIENTI IN TUTTO IL MONDO?

Purtroppo, la frase "made in Italy" è stata abusata nel corso degli anni e, a volte, anche se su un prodotto viene svolto un lavoro minimo nel Paese, questo viene comunque classificato come "made in Italy". La tradizione dell'artigianato di lusso risale a secoli fa ed è un pilastro della cultura italiana, oltre che uno stimolo vitale per l'economia.

Nel corso del tempo, molti marchi hanno abbandonato la produzione in Italia, ma per il mio marchio era importante sostenere e difendere questo settore sin dall'inizio. Dall'approvvigionamento dei tessuti alla realizzazione dei capi, fino al controllo qualità, tutto avviene in Italia. Per questo scriviamo "Proudly Made in Italy" su ogni articolo, per dimostrare il nostro impegno reale nei confronti del nostro amato Paese.

LUCA FALONI SI È GIÀ AFFERMATO COME FORTE SOSTENITORE DI EVENTI SPORTIVI, TRA CUI IL BMW OPEN E ALTRI. CON LE PROSSIME OLIMPIADI INVERNALI CHE SI TERRANNO IN ITALIA NEL 2026, IL MARCHIO HA INTENZIONE DI PARTECIPARE A QUESTO MOMENTO STORICO? SE SÌ, QUAL È LA STRATEGIA ALLA BASE DI QUESTO COINVOLGIMENTO?

Ospitare i Giochi Olimpici Invernali in Italia è un momento di orgoglio nazionale, e siamo entusiasti di farne parte. Stiamo attualmente pianificando una serie di iniziative per celebrare l'occasione, tra cui campagne out-of-home pensate per mettere in risalto i nostri capi in cashmere. È un'occasione naturale per celebrare l'eccellenza italiana sulla scena mondiale e riaffermare il nostro impegno verso l'artigianato senza tempo e i capi invernali di alta qualità. Maggiori dettagli saranno rivelati a tempo debito, ma è sicuramente un momento che intendiamo onorare in modo coerente con i valori del nostro marchio.

IN APPENA UN DECENNIO, LUCA FALONI È DIVENTATO UN MARCHIO DI RIFERIMENTO NELL'ABBIGLIAMENTO MASCHILE, CON RICONOSCIMENTI DA PARTE DI PERSONALITÀ DI SPICCO, TRA CUI MEMBRI DI FAMIGLIE REALI. QUAL È IL FUTURO DEL MARCHIO?

Il prossimo capitolo per Luca Faloni sarà all'insegna di una crescita ponderata, sia dal punto di vista geografico che dell'offerta di prodotti. Quest'anno continueremo la nostra espansione nel settore retail, con l'apertura di nuovi negozi a Londra, negli Stati Uniti e in Canada, portando il nostro caratteristico artigianato italiano in altre città del mondo. Ma la nostra visione va oltre i luoghi.

articolo deve essere realizzato con uno scopo preciso, utilizzando materiali di prima qualità e un design senza tempo, in modo da poter essere indossato e apprezzato per molti anni a venire. Questo approccio non solo promuove uno stile di vita più consapevole, ma contribuisce anche a ridurre gli sprechi e il nostro impatto ambientale.

A lungo termine, puntiamo a diventare un punto di riferimento per l'abbigliamento maschile di alta gamma, in grado di offrire tutto ciò di cui un uomo ha bisogno per un guardaroba raffinato, realizzato in Italia con uno stile intramontabile e una qualità eccezionale. Ciò significa espanderci in nuove categorie rimanendo fedeli ai nostri valori fondamentali: design intramontabile, produzione responsabile e artigianato tradizionale. Siamo inoltre impegnati a rafforzare la nostra presenza digitale e a migliorare l'esperienza dei clienti online e in negozio. Ogni passo è guidato dalla nostra missione di portare il meglio dell'Italia a un pubblico globale, senza compromettere l'autenticità.

© Luca Faloni

VIAGGI SPESSO PER LAVORO, SPOSTANDOTI TRA DIVERSE CITTÀ. COME GESTISCI LA TUA

ROUTINE QUOTIDIANA CON UN PROGRAMMA COSÌ FITTO? HAI QUALCHE RITUALE O ABITUDINE

A CUI TI AFFIDI PER MANTENERE I PIEDI PER TERRA, INDIPENDENTEMENTE DA DOVE TI TROVI, MAGARI UN ESPRESSO ITALIANO PER INIZIARE LA GIORNATA? ?

Dato che viaggio molto, devo sfruttare il tempo a mia disposizione nel modo più efficiente possibile. Mi affido al timeboxing per assicurarmi di dedicare la giusta attenzione a ogni area dell'azienda e utilizzo strumenti come Asana per organizzarmi e tenere sotto controllo le priorità. Poiché la nostra produzione ha sede in Italia, faccio del mio meglio per rispettare i fusi orari europei, anche quando lavoro fuori dall'Italia, in modo da rimanere raggiungibile e allineato con il team. E sì, il caffè gioca un ruolo fondamentale per far funzionare tutto: iniziare la giornata con un buon espresso italiano è imprescindibile!

A PROPOSITO DI CAFFÈ, CI SONO DEI LOCALI PARTICOLARI CHE CONSIGLIERESTI AI LETTORI?

Apprezzo sempre i locali che servono un espresso italiano genuino, preparato con cura e autenticità. Quando sono nella mia città natale, Torino, mi piace particolarmente andare al Caffè Platti, un locale classico che incarna alla perfezione la ricca tradizione del caffè della regione. Questi caffè locali incarnano il vero spirito della cultura italiana del caffè e mi ricordano di assaporare i semplici piaceri della vita, indipendentemente da dove mi trovo.

© Luca Faloni
© Luca Faloni
© Luca Faloni
Servizio fotografico ad Antognolla
© Luca Faloni
L'interno del bellissimo studio dell'Atelier Giuditta Brozzetti
© Giuditta Brozzetti Atelier

Atelier Giuditta Brozzetti

all'interno di uno degli
ultimi laboratori di tessitura

a mano in Italia

da oltre un secolo, l'atelier giuditta brozzetti custodisce il patrimonio della tessitura artigianale di perugia, mantenendo vive le antiche tradizioni tessili umbre su telai del xviii e xix secolo.

Nel 1921, all'indomani della prima guerra mondiale, Giuditta Brozzetti, direttrice della scuola elementare di Perugia, durante una visita alle scuole rurali scoprì una tradizione di tessitura a mano che era sopravvissuta silenziosamente nelle case della campagna umbra. Affascinata dall'artigianato, divenne un'appassionata conoscitrice di questi tessuti, selezionando i migliori esemplari da vendere in città. Nello stesso anno, fece rivivere i motivi e i disegni tradizionali umbri e fondò un laboratorio di tessitura a mano dedicato alla produzione di tessuti artistici di alta qualità per la decorazione della casa.

A distanza di oltre un secolo, l'atelier è ancora attivo, ora ospitato nella magnifica chiesa trecentesca di San Francesco delle Donne a Perugia, e continua a utilizzare telai a pedali tradizionali a quattro licci per i tessuti rurali e telai Jacquard del XIX secolo per i damaschi.

L'arte della tessitura è stata tramandata di madre in figlia per quattro generazioni. Nel 1957, la figlia di Giuditta, Eleonora, ha rilevato l'atelier e ha ulteriormente ampliato l'attività. Per molti anni, sua figlia Clara, appassionata studiosa di storia e iconografia, ha lavorato al suo fianco, studiando e riproducendo le tovaglie perugine.

Oggi l'Atelier Giuditta Brozzetti è uno degli ultimi laboratori di tessitura a mano rimasti in Italia e l'unico a Perugia che produce ancora le rinomate tovaglie perugine utilizzando tecniche secolari. L'eredità è ora portata avanti da Marta Cucchia, maestra tessitrice e pronipote di Giuditta Brozzetti.

Sebbene Marta abbia trascorso innumerevoli pomeriggi da bambina ad ammirare i tessitori al lavoro, non ha mai avuto intenzione di entrare nell'azienda di famiglia. Il suo sogno era quello di diventare una designer. Nell'estate del 1993, però,

Marta Cucchia al lavoro nel suo studio © Giuditta Brozzetti Atelier
© Giuditta Brozzetti Atelier
© Giuditta Brozzetti Atelier
© Giuditta Brozzetti Atelier

tutto cambiò. Sua madre Clara era sul punto di chiudere l'atelier. Nessuno in famiglia sapeva come utilizzare i telai e Marta capì che era giunto il momento di intervenire.

‘ Da allora, lavorare al telaio è diventata una necessità per l'anima ’

"Da allora, lavorare al telaio è diventata una necessità per l'anima", afferma.

Dopo aver conseguito la laurea in design nel 1994, Marta è tornata a Perugia. Un anno dopo, ha rilanciato l'attività come cooperativa insieme alla madre.

Marta spiega che la tessitura in Umbria ha radici antiche e che il suo prodotto più iconico sono le tovaglie perugine, tessuti riccamente decorati fatti a mano che alla fine del XII secolo venivano usati come tovaglie d'altare nelle chiese di tutta l'Italia centrale. Le famose tovaglie sono raffigurate nei dipinti dei più importanti artisti medievali e rinascimentali, tra cui Giotto, Ghirlandaio e Leonardo da Vinci, e conservate in musei di fama mondiale.

"Questa antica arte è sopravvissuta per necessità grazie alle abili mani delle donne della campagna umbra e ha vissuto una vera e

propria rinascita all'inizio del Novecento", racconta Marta. "Giuditta Brozzetti ha recuperato la tecnica e i telai tradizionali che vengono utilizzati ancora oggi, con l'intento di preservare questo sapere e queste tecniche tramandate oralmente da secoli".

L'atelier, dice, ha una vasta biblioteca di motivi decorativi che rappresentano diversi stili dal Medioevo ad oggi.

"Ogni oggetto è un progetto unico, sviluppato in base alle richieste del cliente o all'ispirazione del momento", spiega Marta. "I disegni sono composti con combinazioni stilistiche e cromatiche originali; i nostri prodotti attraversano il tempo rimanendo attuali in qualsiasi contesto".

Marta dice che ama "vedere il cambiamento nell'attenzione e la scintilla che si accende negli occhi delle persone quando si rendono conto di aver visto manufatti umbri in centinaia di dipinti".

"Possedere anche un piccolo oggetto assume un significato profondo", dice Marta, "e rende i visitatori partecipi di un progetto di conservazione e ricerca continua".

A suo dire, il ricamo è profondamente radicato nell'identità della città di Perugia e "deve essere preservato e raccontato per comprendere meglio la storia e la cultura locale".

Per quanto riguarda il significato globale del "Made in Italy", Marta lo vede come una filosofia di cura, eccellenza e continuità culturale: "Il savoir-faire e la produzione dei nostri artigiani tramandati di generazione in generazione sono l'espressione della nostra cultura. L'atelier Brozzetti è una delle tante eccellenze italiane da preservare, poiché rappresentano il patrimonio immateriale inestimabile che rende la nostra nazione unica al mondo".

© Giuditta Brozzetti Atelier

Incontra la gente del posto

il giardino di un'artista al confine con l'umbria

Di Sarah Bradpiece, affermata artista internazionale, giardiniera e scrittrice che vive in Umbria da oltre 20 anni. Ha esposto in molti dei principali musei e gallerie britannici.

Originaria dell'Inghilterra, Sarah ha trovato ispirazione nei fiori selvatici, nella storia medievale e nella luce dorata della regione, che permeano il suo lavoro di pittrice e scrittrice. Sarah ha trascorso molti anni a sviluppare e creare il suo bellissimo giardino in Umbria. Ora si definisce un'artista giardiniera. Ha anche progettato e realizzato molti giardini in Toscana e Umbria.

In questo articolo riflette sul viaggio straordinario che l'ha portata nel luogo che chiama il suo "Paradiso Superiore", in Umbria, un giardino che ha conquistato il suo cuore e la sua mente.

Sarah Bradpiece nel suo "Paradiso Superiore"

© Sarah Bradpiece

Molto, molto tempo fa, ho fatto l'autostop con il fratello di un amico per andare in Italia. Avevo 16 anni.

Arrivammo su una collina che conduceva al luogo di nascita di Leonardo da Vinci e, durante la lunga salita verso Vinci, rimasi affascinata dalla profondità di campo del paesaggio illuminato dal sole italiano. Riuscivo a vedere tutto.

Sia il primo piano che lo sfondo sembravano fondersi in un fuoco perfetto e armonioso. I semi sull'erba accanto alla strada erano ingranditi, così come gli alberi minuscoli a centinaia di chilometri di distanza nella pianura sotto la collina.

"Voglio vivere qui", ho deciso. Vent'anni dopo ho affittato una casa colonica a Umbertide con mio figlio piccolo per capire come dare vita al mio sogno. Ho iniziato a creare giardini. Ho anche iniziato a dipingere quadri di semi di fiori selvatici locali ingranditi molte volte, che fluttuavano sopra la campagna umbra. Spesso, insieme a un amico, andavo a fare passeggiate sulle colline intorno a Umbertide e rivivevo quel momento vicino a Vinci in cui tutto era perfettamente nitido. Com’è tipico in Umbria, castelli in rovina sono presenti sulla cima di colline, eredità delle guerre tra comuni e signorie nel XIII secolo.

Un giorno, mentre passeggiavamo, ci imbattemmo in un sentiero ricoperto di vegetazione che conduceva a uno di questi castelli in rovina. Entrando nel groviglio di rovi e erbacce del giardino abbandonato, capii immediatamente che quello sarebbe stato il mio posto al mondo. "Questo è il mio giardino", dissi al mio amico, appropriandomi metaforicamente della caotica natura selvaggia del giardino, dove attraverso l'erba alta potevo percepire di nuovo la stessa magia che mi aveva affascinato sulla strada per Vinci.

Passarono molti altri anni. Mio figlio crebbe come italiano e lasciò il nido, e nel tempo avevo completamente dimenticato la strada per tornare al castello dove esisteva il "mio giardino perfetto" senza di me, anche se era ancora stoicamente impresso nella mia mente.

Un giorno una vecchia amica mi chiamò dall'Inghilterra e mi disse che suo fratello stava pensando di acquistare una proprietà in Umbria e mi chiese se potevo aiutarlo. Era lo stesso fratello che aveva fatto il trekking con me a Vinci vent'anni prima. Non lo vedevo da allora!

© Sarah Bradpiece
© Sarah Bradpiece
© Sarah Bradpiece
© Sarah Bradpiece
© Sarah Bradpiece
© Sarah Bradpiece
© Sarah Bradpiece

Così mi misi d'accordo con diverse agenzie immobiliari per far vedere al fratello e alla sua famiglia alcune case che potevano andare bene, e loro vennero a Umbertide per visitarle. Visitammo molte case e rovine e, finalmente, l'ultimo giorno, arrivammo all'ultima.

Quando l'auto dell'agente si fermò sotto le mura di un vecchio castello e salimmo lungo i bastioni diroccati, mi resi conto con gioia che quello era proprio il mio magico giardino perduto di vent'anni prima!

"È il mio giardino", esclamai. Ero estasiata per averlo ritrovato. Il gruppo di potenziali acquirenti non riusciva a vedere oltre le rovine e i rovi. Non erano impressionati. Ma io ne ero follemente innamorata! "Lo compro", sbottai all'agente sorpreso.

Non avevo intenzione di comprare nulla quando mi ero alzata quella mattina, ma a volte la magia accade. Il mio giardino e io ci eravamo ritrovati. Mi misi al lavoro per un imponente progetto di restauro, preservando la patina antica della casa e lasciando che la luce calda accarezzasse le pareti rovinate, creando un’atmosfera luminosa e intensa.

A quel punto sapevo molto di restauro. Vent'anni di vita in Italia avevano affinato le mie capacità nel mantenere l'essenza autentica di un edificio.

E vent'anni di progettazione di giardini mi avevano fornito gli strumenti per rinvigorire gli antichi alberi da frutto e lasciare che i fiori selvatici crescessero liberi. Quando la mia amica inglese venne a trovarmi all'inizio dei lavori di restauro, vivevo ancora nella casa colonica in affitto.

Lei chiamava la casa "Paradiso Inferiore" e il giardino appena scoperto al castello "Paradiso Superiore".

Ora sono la felice custode del "Paradiso Superiore" e saluto ogni seme che vola sopra il paesaggio umbro sottostante.

Sarah x

©
Sarah Bradpiece

Six Senses Kyoto: un viaggio di benessere senza eguali

Di NICOLAS BLACK , Direttore Generale, Six Senses Kyoto

Tutti gli hotel Six Senses sono speciali, ognuno profondamente radicato nella propria cultura e nel proprio paesaggio, ma fin dall'inizio sapevamo che Kyoto era destinata a occupare un posto unico. Cuore culturale e spirituale del Giappone, Kyoto ci ha offerto una cornice unica: una città dove la tradizione, la storia e un profondo senso del luogo continuano a plasmare la vita quotidiana.

Quando abbiamo aperto le nostre porte nell'aprile 2024, siamo diventati non solo la prima struttura Six Senses in Giappone, ma anche il secondo hotel Six Senses in un contesto urbano, a testimonianza della nostra convinzione che Kyoto meritasse qualcosa di veramente straordinario, qualcosa che potesse incarnare la profondità, la bellezza e la saggezza secolare della città. È così che è nato Six Senses Kyoto, non solo come hotel, ma come un vero e proprio santuario

Situato nello storico quartiere di Higashiyama, a pochi passi da un mix inebriante di templi buddisti, santuari shintoisti, palazzi e case da tè, il nostro rifugio trae la sua anima dall'antico Giappone. L'architettura e gli interni del Six Senses Kyoto affondano le loro radici nell'estetica del periodo Heian (794-1185), un'epoca d'oro in cui le arti fiorirono. Fu durante questo periodo che la capitale del Giappone fu trasferita a Heian-kyō (l'odierna Kyoto) e con essa emersero ideali estetici come il mono no aware (la bellezza agrodolce dell'impermanenza), lo yūgen (la bellezza misteriosa e sottile) e il wabi-sabi (l'eleganza dell'imperfezione).

Il visionario studio di design BLINK ha dato vita a questa eredità con raffinata eleganza: linee pulite, una palette ispirata alla natura e dettagli tratti dal folklore locale e dalla letteratura classica, tra cui riferimenti al Racconto di Genji e al mitico Coniglio Lunare. La hall è caratterizzata da un maestoso murale composto da 504 piastrelle Raku-yaki fatte a mano che raffigurano il sacro Monte Kurama a Kyoto. C'è una rivisitazione in chiave moderna del Choju-giga (I rotoli degli animali che giocano), il manga più antico della storia giapponese, che si lega al lato divertente e stravagante del concept del marchio.

Troverete anche un forte legame con la natura grazie al design biofilico, che permette ai nostri ospiti di rilassarsi e godersi momenti di pace nei numerosi cortili interni dell'hotel.

Le nostre 81 camere e suite, che vanno dai 42 ai 238 metri quadrati, offrono una vista sui tranquilli cortili, sui giardini del santuario o sui suggestivi tetti di Kyoto. Il fiore all'occhiello è la nostra Penthouse Suite con tre camere da letto, un ampio rifugio ideale per famiglie o riunioni private, completo di terrazza sul tetto. Un altro punto di forza è la Premier Suite Garden, che offre un giardino giapponese privato dove gli ospiti possono rilassarsi e entrare in contatto con la natura.

‘ Abbiamo creato qualcosa qualcosa di unico, radicato nelle tradizioni curative giapponesi e nei principi zen ’

Al centro della filosofia Six Senses c'è un profondo impegno per il benessere e a Kyoto abbiamo creato qualcosa di unico, radicato nelle tradizioni curative giapponesi e nei principi zen, integrato da una scienza intelligente e dall'innovazione moderna. Il Six Senses Kyoto è l'unico hotel della città a offrire una piscina privata Watsu, un'esperienza acquatica terapeutica che combina stretching delicato, massaggio e meditazione galleggiante. Il Watsu favorisce un profondo stato di rilassamento potenziando il sistema nervoso parasimpatico, alleviando la tensione e migliorando la mobilità articolare.

Nicolas Black © Six Senses
© Six Senses
© Six Senses

Il benessere al Six Senses Kyoto va oltre la spa. Il programma giornaliero include yoga, yoga in volo e meditazione, mentre la Recovery Lounge offre terapie avanzate di biohacking, dal recupero dal jet lag al massaggio compressivo con dispositivi di recupero all'avanguardia. Gli ospiti possono anche esplorare il nostro Alchemy Bar, dove possono miscelare erbe locali e ingredienti naturali per creare prodotti spa personalizzati, o visitare il nostro Earth Lab e il giardino delle erbe aromatiche per imparare a vivere in modo sostenibile.

Naturalmente, il benessere non si limita alla spa, ma si estende ad ogni assaggio, ad ogni aroma, ad ogni momento in cui ci nutriamo con consapevolezza e cura. Il nostro concetto Eat With Six Senses prende vita a Kyoto attraverso esperienze culinarie stagionali, sensoriali e sostenibili. I menu si ispirano all'antico calendario micro-stagionale giapponese 24- sekki , un sistema agricolo introdotto dalla Cina nel VI secolo che divide l'anno in 24 sottili fasi stagionali. Originariamente utilizzato per guidare la semina e il raccolto, il sistema sekki mantiene ancora oggi la sua rilevanza culturale.

Al Six Senses Kyoto, questa filosofia si esprime in menu che cambiano ogni due settimane, riflettendo il ritmo della natura attraverso ingredienti e tecniche a rotazione, tra cui la fermentazione e la conservazione tradizionali giapponesi. I menu omakase e il tè pomeridiano cambiano ogni due settimane, con ingredienti freschi, della rispettiva micro-stagione. Gli ospiti possono cenare nel nostro rilassante ristorante micro-stagionale o al sushi bar in stile bancone, scegliendo di mangiare all'interno o all'aperto.

Gli ospiti possono poi varcare una porta riservata alnostro intimo cocktail lounge, dove infusi giapponesi ed europei sono preparati solo con liquori e distillati giapponesi.

Crediamo che viaggiare debba essere un'esperienza trasformativa. Ecco perché Six Senses Kyoto offre agli ospiti la possibilità di immergersi profondamente nella cultura locale, attraverso tour personalizzati a piedi, visite ai templi o esperienze pratiche guidate da artigiani di Kyoto. Dalle strade antiche ai mercati nascosti, ogni uscita diventa un viaggio nel tempo e nella tradizione.

Mentre il Giappone continua ad affascinare con il contrasto tra usanze secolari e innovazione ultramoderna, Six Senses Kyoto si erge come un ponte tra passato e presente, un luogo dove benessere, sostenibilità e scoperta sensoriale si incontrano.

Non vediamo l'ora di accogliere gli ospiti in questo santuario, non solo per soggiornare, ma per riconnettersi, riflettere e riscoprire ciò che conta davvero.

© Six Senses
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