Viaggio in Tunisia.Costantino Dardi e il paesaggio mediterraneo

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Quaderni Iuav. Ricerche

a cura di Roberta Albiero

Viaggio in Tunisia. Costantino Dardi e il paesaggio mediterraneo

Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work

Collana a cura di Sara Marini, Massimiliano Condotta, Università Iuav di Venezia

Comitato scientifico

Caterina Balletti, Università Iuav di Venezia

Alessandra Bosco, Università Iuav di Venezia

Maurizio Carlin, Padiglione Venezia

Michele Casarin, Accademia di Belle Arti di Venezia

Alessandro Costa, Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità

Giovanni Dell’Olivo, Fondazione di Venezia

Giovanni Marras, Università Iuav di Venezia

Progetto grafico

Centro Editoria Pard / Egidio Cutillo, Andrea Pastorello

Viaggio in Tunisia. Costantino Dardi e il paesaggio mediterraneo a cura di Roberta Albiero

ISBN 979-12-5953-165-0

Prima edizione: aprile 2025

Impaginazione: Elisa Plank

Immagine di copertina

Architetture berbere in Tunisia, 1971-1975. Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti, fondo Costantino Dardi; Collezione MAXXI Architettura, Roma.

Anteferma Edizioni Srl, via Asolo 12, Conegliano, TV Stampa: Grafiche Antiga, Crocetta del Montello, TV

Copyright: Opera distribuita con licenza CC BY-NC-ND 4.0 internazionale

Volume edito nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia all’interno del progetto Iuav at Work quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia.

Volume realizzato con i fondi relativi all’attività di collaborazione fra Fondazione Iuav, Università Iuav di Venezia, Fondazione di Venezia e Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità.

Laddove non diversamente specificato, tutte le immagini provengono dall’Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti, fondo Costantino Dardi; Collezione MAXXI Architettura, Roma. Si ringrazia l’Archivio Progetti Iuav, Teresita Scalco e Sabina Carboni, per la concessione delle immagini presenti in questa pubblicazione.

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Nella terra dei mangiatori di loto

Roberta Albiero

I. Saggi

10 Costantino Dardi e Italconsult nella Tunisia degli anni Settanta

Roberta Albiero, Adriano Venudo

20 Lungo le piste di sabbia i solidi platonici nella luce africana

Roberta Albiero

36 Recinti del loisir: i progetti tunisini di Costantino Dardi

Adriano Venudo

II. Disegni

50 Il progetto come teoria a cura di Elisa Plank

95 Bibliografia

I progetti presentati in questo volume costituiscono, all’interno dell’opera di Costantino Dardi, un importante momento di verifica, nella prima metà degli anni Settanta, del rapporto tra geometria e paesaggio, tra configurazione della forma architettonica e contesto, tra architettura e natura, sintetizzato dall’architetto friulano con la definizione di “relazioni contestuali”. La ricerca delle relazioni intercorrenti tra assetto morfologico preesistente e intervento architettonico modificatore è, infatti, una costante della poetica dardiana. “Il piacere del contesto”, secondo una definizione dello stesso Dardi che intende fornire un contrappunto al più noto “piacere del testo”.

I progetti analizzati riguardano un’esperienza condotta su incarico della società italiana Italconsult in Tunisia tra il 1971 e il 1975. Il primo viaggio di Dardi in Tunisia segna un momento importante della sua vita, come Ariella Zattera, che collabora con lui ai quattro progetti, scrive in occasione del convegno in memoria di Dardi organizzato a Roma nel 1992 a pochi mesi dalla sua scomparsa:

Voglio solo ricordare la sua grande felicità quando per la prima volta andò per lavoro in Tunisia. Non gli piaceva viaggiare, i suoi viaggi erano delle rapide incursioni per vedere solo quello che già sapeva e gli interessava. Quella volta fu diverso, aveva incontrato la sua architettura: i suoi amatissimi solidi platonici erano là, bianchi, sotto la luce, liberamente organizzati nello spazio. Era felice ed emozionato, appena si ripresentava l’occasione ci tornava; nel frattempo riapriva per la centesima volta i libri di Le Corbusier.1

In Tunisia, dunque, Dardi, vede per la prima volta gli amati solidi platonici disposti nel paesaggio. Una punteggiatura tra le distese desertiche, animate da oasi, palmeti, uliveti e agavi. Il paesaggio nel quale vivono i mangiatori di loto, che attrae e cattura Ulisse, ancora immerso in un’immensa quiete.

1 A. Zattera, Il colpo d’ala, in AA.VV., Costantino Dardi. Testimonianze e riflessioni, Electa, Milano 1992, pp. 181-182.

Nella terra dei mangiatori di loto

Si tratta di quattro progetti non portati a termine, compresi in un vasto piano di sviluppo infrastrutturale e turistico che vede impegnati sul territorio tunisino diverse figure professionali in qualità di consulenti coordinati da Italconsult su incarico del governo locale.

Risultato di un lungo processo di programmazione, di studi pluridisciplinari, di discussione e decisioni cominciato nel 1969 e coordinato senza soluzione di continuità dall’Ufficio Nazionale del Turismo Tunisino (ONTT), i piani di sviluppo dettagliati di cui è incaricato Costantino Dardi comprendono due settori della zona turistica di Zarzis e, successivamente, due aree costiere sull’isola di Djerba.

Questi progetti raccontano la ricerca di Dardi verso un’architettura fortemente integrata con il paesaggio. Un’architettura che, a partire dalle sue ragioni fondative, utilizza le “figure del paesaggio” come figure della composizione e giunge fino alla definizione spaziale e materico-costruttiva del progetto attraverso l’utilizzo della luce, il disegno del suolo e il disegno delle masse arboree e in generale della vegetazione quali materiali essenziali alla definizione delle qualità spaziali dell’architettura.

Il volume che ricostruisce, senza pretesa di completezza, la vicenda tunisina di Costantino Dardi, si è concentrato in modo particolare sulla relazione tra piano e progetto, scala territoriale e architettonica, geometria e natura con l’obiettivo di evidenziare la novità dell’approccio dardiano. Tale studio è stato condotto soprattutto attraverso un’attenta analisi e comparazione dei documenti grafici d’archivio.

Roberta Albiero
Roberta Albiero, Adriano Venudo

Costantino Dardi è chiamato da Giancarlo Guarda, direttore del settore urbanistico di Italconsult, a partecipare alla realizzazione di un piano di sviluppo a carattere turistico-ricettivo nell’area di Zarzis e Sousse in Tunisia.

Dardi lavora complessivamente a quattro progetti tra il 1971 e il 1975, elaborando circa un progetto all’anno a testimonianza di un quinquennio di assidua attività sul tema dello sviluppo della costa tunisina. Inizialmente elabora i piani di zona di HalkEl-Menjel a Sousse (1973), Ogla-Lalla Mariem a Zarzis (1974) e, successivamente nell’isola di Djerba lavora ai piani per Ras Taguermess (piano turistico per un nuovo insediamento nel 1974 e per il piano sul centro storico nel 1975). Questi progetti riflettono in maniera molto evidente, e in alcuni casi anche al limite del dottrinale, l’interesse di Dardi per una ricerca di un’architettura in forte integrazione con il paesaggio, a partire dalle ragioni fondative, con l’utilizzo delle figure del paesaggio1 come figure della composizione, per arrivare fino alla definizione spaziale e materico-costruttiva, con l’utilizzo della luce, il disegno del suolo e il disegno delle masse arboree e in generale della vegetazione come principali materiali nella definizione delle qualità spaziali dell’architettura.

Prima di trattare più attentamente i progetti tunisini è necessario però aprire una finestra su quel periodo storico per capire meglio alcune scelte di campo e contestualizzare l’intero percorso, “il viaggio in Tunisia” di Costantino Dardi.

Costantino Dardi arriva in Tunisia all’inizio degli anni Settanta con l’Italconsult, che all’epoca non era esattamente uno sviluppatore immobiliare, bensì la più importante società di ingegneria italiana per la fornitura di servizi di consulenza tecnico-specialistica. Fu anche la prima impresa a entrare nel panorama internazionale dell’epoca delle “pre-engineering”, società che progettavano in tutto il mondo grandi opere infrastrutturali, come dighe, porti, ponti. Italconsult nacque dall’intuizione di Aurelio Peccei che negli anni Cinquanta comprese la necessità di realizzare in Italia uno “strumento” che contribuisse alla diffusione, nel periodo

1 A. Venudo, Dal linguaggio al paesaggio, in A. Venudo (a cura di) Costantino Dardi. La tassellatura terrestre, EUT, Trieste 2022.

Costantino Dardi e Italconsult nella Tunisia degli anni Settanta

postbellico, del “saper fare italiano” nei paesi in via di sviluppo. Lo scopo principale della società non sembrava essere il solo profitto, sebbene il petroldollaro costituisse l’orizzonte a cui tutti aspiravano, ma piuttosto quello di assumere un ruolo di “ambasciatore” della nuova Italia emergente dopo la devastazione della guerra. Italconsult sviluppa così un trend di forte crescita anche grazie all’appoggio del governo italiano, in ragione di un interesse nazionale e di immagine del made in Italy. Se inizialmente Italconsult operò esclusivamente come “consulting engineer” – profilo professionale allora poco diffuso in Italia ma ben noto al mondo anglosassone – estese successivamente l’attività anche alla realizzazione di opere di bonifica e alla progettazione e costruzione di impianti industriali2 .

Nei primi cinque anni di attività, Italconsult si aggiudicò 52 commesse per studi, progettazione e direzione lavori in diverse aree geografiche del mondo, tra cui Africa, America Latina, Medio Oriente, Asia, Oceania, Italia ed Europa. Tra i principali progetti realizzati negli anni successivi, rilevanti per il periodo di collaborazione di Costantino Dardi e di altre figure del mondo accademico, in particolare quello veneziano dello Iuav e quello romano della Sapienza, si evidenziano la progettazione della strada costiera in Libia (1962-1972), gli studi e i progetti nel campo delle risorse idriche e dell’agricoltura in Argentina e Perù (1962-1972), la progettazione e la realizzazione dell’impianto di dissalazione di acqua marina ad Al Khobar in Arabia Saudita (1962-1972), il piano regolatore per la bonifica e la valorizzazione agricola di una vasta area semidesertica del medio Nilo in Egitto (dal 1959).

Negli anni Settanta gli incarichi per Italconsult aumentarono notevolmente includendo grandi progetti stradali e infrastrutturali

2 I settori di attività di Italconsult erano vasti e comprendevano: piani di sviluppo socio-economico; progetti di miglioramento agricolo, irrigazione, bonifica e “colonizzazione”; piani regolatori di grandi bacini idrografici; progetti di dighe a scopo di produzione di energia elettrica e irrigazione; progettazione e direzione lavori di infrastrutture stradali, ferroviarie e aeroportuali; progettazione e direzione lavori di impianti di dissalamento; progettazione, costruzione e messa in marcia di impianti industriali.

in Arabia Saudita e Libia, Algeria, Grecia, Argentina e Colombia, e nel settore impiantistico per insediamenti produttivi, sempre in Algeria e Libia. Nello stesso periodo il panorama azionario di Italconsult vide un crescente peso della Montedison, che arrivò a detenerne la maggioranza. Ciò ebbe un effetto rilevante sulla successiva evoluzione della società, e portò a un progressivo disimpegno degli altri azionisti e a un orientamento sempre più direzionato al settore industriale.

La fine degli anni Settanta fu caratterizzata da una crisi economica e da un andamento non positivo a causa di un’importante commessa impiantistico-produttiva in Algeria che ebbe un fortissimo impatto negativo su tutte le altre, segnando così anche l’inizio di una fase di contrazione della società. La situazione raggiunse l’apice nel 1980 con la decisione di porre la società in liquidazione e il successivo commissariamento. Tuttavia, dato il ruolo economico, e anche politico che la società esercitava nel difficile contesto africano e mediorientale, lo Stato intervenne (legge Prodi del 1980) e il commissariamento si concluse positivamente nel 1984 con l’ingresso di un nuovo gruppo di azionisti.

Costantino Dardi, come si è detto, collabora in maniera intensa allo sviluppo di quattro importanti progetti nel momento di maggior ascesa della società e della sua espansione in Africa. Italconsult, come già anticipato, pur fornendo servizi integrati, era una società principalmente di ingegneria (industriale e infrastrutturale). Solo nella seconda parte degli anni Sessanta, di fronte alla continua crescita ed espansione dei propri ambiti di specializzazione e applicazione, costituisce, all’interno della costellazione delle proprie controllate, una nuova società, la Valtur spa. Si inaugura così un vero e proprio fronte di conquista del nascente “mercato della vacanza”, dedicato alla progettazione e alla realizzazione di villaggi turistici, centri di servizi, infrastrutture balneari e strutture per il tempo libero. Le due imprese operano separatamente in un’ottica di collaborazione e di integrazione dei servizi offerti. Il settore residenziale-turistico, infatti, era complementare e strettamente correlato all’attività principale (urbanizzazione e infrastrutturazione di regioni in via di sviluppo), e completava la domanda che nasceva quasi spontaneamente nei territori su cui

Costantino Dardi e Italconsult nella

Italconsult progettava e realizzava le prime grandi opere infrastrutturali. Alla infrastrutturazione primaria seguiva naturalmente la campagna di “prima turistificazione” in aree, come le coste africane, che erano ancora vergini e promettenti in termini di “bellezze paesaggistiche” e quindi di attrattività turistica. La Tunisia, come anche altri stati africani e del Medio Oriente diventarono, oltre che nuovi “bacini da sfruttare”, veri e propri laboratori di sperimentazione progettuale per tutti i consulenti e affiliati. Molte delle teorie che si stavano sviluppando all’interno delle facoltà di architettura italiane di allora poterono trovare un terreno di riflessione, applicazione e sviluppo grazie alle commesse “semi-governative” di Italconsult.

Seppur non siano emerse in questa prima ricognizione documenti che colleghino direttamente le attività di espansione e le logiche di turistificazione di Valtur con i progetti sviluppati da Dardi per la Tunisia, è tuttavia importante al fine di comprendere il quadro complessivo e l’atmosfera che si respirava allora negli ambienti romani, la ricostruzione del contesto storico-politico ed economico della campagna africana in cui operò anche Costantino Dardi.

Valtur, acronimo di “Valorizzazione Turistica”, fu creata nella seconda metà degli anni Sessanta da Raimondo Cavalieri, allora direttore di Italconsult, con un capitale sociale di cinquanta milioni di lire sottoscritto pariteticamente da Italconsult e ACI. Lo scopo di questa nuova società era quello di studiare, progettare e promuovere lo sviluppo di luoghi e servizi turistici in Italia e soprattutto all’estero, con l’obiettivo di “sfruttare” principalmente le bellezze naturali (in quanto esotiche) a fini economico-turistici. Inizialmente, si rese necessario un aumento di capitale con l’ingresso di nuovi soci che rivestirono un ruolo decisivo nell’orientare le attività di sviluppo di promozione turistica di Valtur in relazione anche alle commesse principali, quelle più tecnico-ingegneristiche di Italconsult. Fra questi nuovi soci investitori ricordiamo Alitalia, che orientò molto scelte e piani strategici in funzione dello sviluppo di nuovi aeroporti e di nuovi collegamenti aerei tra l’Italia, l’Africa e il Sud America, Warburg Pincuss che in tema di investimenti immobiliari incise notevolmente sulle scelte localizzative

dei grandi progetti in relazione a “criteri di reddittività” degli investimenti (alcune fonti parlano di varie operazioni speculative) e la Compagnie Lambert, una banca belga di investimenti già attiva in Africa con la storica Banque de Bruxelles inserita nel quadro complessivo di gestione dei grandi investimenti postcoloniali degli ex-protettorati africani. Successivamente, ci furono ulteriori aumenti di capitale e tra il 1969 e il 1971 vennero aperti i primi due villaggi turistici di Ostuni e Brindisi in Italia, e poi Capo Bon in Tunisia. Questi ultimi su progetto di Ludovico Quaroni, Adolfo De Carlo e Luisa Anversa3. Italconsult cedette la propria quota azionaria a Valtur tra la fine del 1974 e l’inizio del 1975, al termine quindi dell’esperienza per lo studio territoriale di sviluppo turistico-balneare, Plan Italconsult pour le développement touristique de la Tunisie4, che interessò tutta la costa nord-est della Tunisia, da Tunisi fino al confine con la Libia. Questo studio fu poi alla base delle strategie turistico-immobiliari e di sviluppo e marketing di Valtur per la promozione della costa tunisina come nuovo mercato della vacanza. I quattro siti di cui si è occupato Costantino Dardi rientrano all’interno di questa grande area di sviluppo. Nello specifico Dardi elabora direttamente per il governo tunisino, l’Office National du Turisme et du Thermalisme, un piano complessivo per lo sviluppo turistico della costa lungo il Golfo del Gabes, e dei progetti di dettaglio per questi siti, l’Etude de plans d’amanagement detailles et de la protection de l’environnement dans les zones turistiques de Tunis-Sud, Hammamet, Sousse, Djerba, Zarzis. Dai materiali d’archivio emerge chiaramente che sono tutti progetti con finalità turistica, le tavole e le relazioni riportano infatti sempre il titolo generale di Projet Infrastructure Turistique.

3 D. Ruggeri, Brucoli, in F. De Dominicis e B. di Donato, Piccoli Paradisi, Anteferma, Conegliano 2023, p. 98.

4 R. V. Iossa, Costantino Dardi per Italconsult SpA. Geometrie italiane in Maghreb e in Medio Oriente, «DAr», 2, 2022, p. 92.

Costantino Dardi e Italconsult nella Tunisia degli anni Settanta

Costantino Dardi, Progetti per insediamenti turistici in Tunisia, 1973-1975. Copertina di un fascicolo di appunti e schizzi.

Costantino Dardi e Italconsult nella Tunisia degli anni Settanta

Documento da Etude de plans d’amanagement detailles et de la protection de l’environnement dans les zones turistiques de Tunis-Sud, Hammamet, Sousse, Djerba, Zarzis.

Lungo le piste di sabbia i solidi platonici nella luce africana

per Italconsult per la quale ricopriva il ruolo di direttore della pianificazione territoriale, in particolare per i paesi del nord Africa e dell’Africa subsahariana come Libia, Tunisia, Algeria, Egitto. Italconsult a partire dall’inizio degli anni Sessanta si era occupata prevalentemente di progetti ingegneristici e di infrastrutture 3 . In Tunisia, sul fronte del turismo, nonostante la forte vocazione a divenire luogo delle vacanze, non vi erano, alla fine del decennio, adeguate risposte alla richiesta internazionale. Le infrastrutture di accoglienza erano frutto di iniziative private interessate al guadagno e incuranti di strategie insediative che rispondessero alle necessità di servizi di supporto alle residenze alberghiere e turistiche, dei collegamenti con le spiagge e di luoghi di intrattenimento. Che sarebbe a dire: luoghi molto belli ma noiosi e scomodi.

Dardi, come altri architetti italiani coinvolti nel processo di trasferimento all’estero delle competenze italiane, accetta l’incarico di elaborare i progetti di sviluppo delle zone turistiche lungo la costa di Zarzis e successivamente di Djerba. Il viaggio in Tunisia gli dischiude le porte del paesaggio mediterraneo, fatto di distese di sabbia, oasi, palmeti, uliveti, agavi e disseminato di piccole architetture bianche che si stagliano con la purezza dei loro volumi semplici nell’accecante luce africana. Annota la composizione delle piccole moschee, dei minareti, dei pozzi, che punteggiano il territorio; visita le costruzioni berbere, aggregazioni di volumi costituiti da un unico ambiente e scavati dall’ombra dell’unica apertura; è attratto dal contrasto tra le distese di sabbia, le oasi rigogliose, l’orografia dolce dei rilievi collinari, le lagune, il cielo terso. E soprattutto legge di questo paesaggio la misura intima e cosmica al tempo stesso: quella degli artefatti e quella degli elementi naturali che insieme tessono l’atmosfera di sospensione temporale. Questa dimensione sarà al centro del lavoro di Dardi in Tunisia che cercherà di rileggerne gli elementi costitutivi del paesaggio.

3 Il piano idrico per il nord della Tunisia (1969-1975), la consulenza per l’aeroporto di Djerba (1962-1963) e per il porto commerciale di Gabes (1968-1974) in Tunisia, il progetto della stazione ferroviaria di Tunisi (1969-1971), la modernizzazione delle linee ferroviarie Tunisi-Sfax e Tunisi-Borj Cédria (1970-1971).

Il viaggio in Tunisia permetterà a Dardi di scoprire quanto già sapeva, ovvero la forza assoluta della composizione dei volumi lecorbusieriani nella calda e accecante luce africana. Dardi ne parlerà più volte, tornando con la memoria a quel momento di folgorazione, di scoperta e anche di emozione che lo accompagnerà ogni volta che si recherà nell’isola dei mangiatori di loto. Così descrive l’incontro con gli amati solidi platonici nel paesaggio africano:

Ho scoperto i solidi platonici su una mensola polverosa della prima aula di disegno che ho frequentato; li ho visitati nella pittura di Cézanne; li ho amati nelle fascinose pagine di Le Corbusier di Verse une architecture; li ho trovati nel Libellus de quinque corporibus regularibus di Piero della Francesca, ma è nella città araba che queste figure assolute, queste condizioni limite della figurazione della forma mi hanno rivelato qual è il loro paesaggio più vero: percorrendo le piste di sabbia, abbordate dalle agavi, dell’isola di Djerba, ho scoperto centinaia di piccole moschee ove forme primarie dei solidi platonici, il cubo, la sfera, un cilindro, un prisma, ogni volta diversi per dimensione e dislocazioni, combinano le loro relazioni sempre nuove secondo mutazioni che sembrano guidate da una norma matematica.4

Sono gli anni in cui Dardi si muove su due fronti: da un lato la messa a punto del suo linguaggio e le prime sperimentazione sui volumi puri, che definisce configurazioni primarie: il concorso per il Padiglione italiano all’Esposizione Internazionale di Osaka 1968, i progetti per Agip (1968-1971), il ponte sullo Stretto di Messina (1969), il monumento alla resistenza a Milano (1971) e ancora il concorso per il teatro di Udine (1974). A questi progetti, raccolti nella sezione delle configurazioni primarie e centrali

4 C. Dardi, L’Acquedotto di Spoleto in C. Dardi, Semplice lineare complesso: l’acquedotto di Spoleto , A.A.M. Architettura Arte Moderna: Kappa, Roma 1987, p. 41; C. Dardi, Architettura parlante e archeologia del silenzio in M. Costanzo (a cura di), Costantino Dardi, Architettura in forma di parole, Quodlibet, Macerata 2009, p. 130.

di Semplice lineare complesso segue lo sviluppo delle configurazioni lineari e complesse tra le quali rientrano i progetti tunisini. Nello stesso arco temporale Dardi lavora parallelamente a una serie di progetti alla grande scala. È l’epoca dei concorsi che sperimentano la grande dimensione, l’idea di città-territorio: centri direzionali, università, ospedali, complessi residenziali. Tra il 1967 e il 1973 Dardi partecipa con Carlo Aymonino ai concorsi per il nuovo Ospedale psichiatrico di Mirano, (1967), per l’Università degli studi di Firenze (1971), di Cagliari (1972) e della Calabria (1973), e per il Centro Direzionale di Perugia (1971). Già tra il 1962 e il 1964 aveva preso parte, con Giuseppe Samonà, ai concorsi per il centro direzionale di Torino, la nuova Sacca del Tronchetto e al progetto per il centro urbano di Longarone. Ed è, ancora, con il gruppo coordinato da Domenico Chirivi per il progetto del nuovo ospedale di Venezia (1963). Il tema della grande dimensione e della relazione tra architettura e urbanistica era stato al centro della lezione di Samonà che vedeva nell’unità architettura-urbanistica un nucleo teorico e operativo inscindibile per l’architetto. Dardi, che di Samonà era stato uno dei migliori allievi se non il migliore, indaga quanto il disegno della figura architettonica non sia una questione meramente dimensionale ma, piuttosto, di capacità figurativa che il progetto è in grado di esprimere alle diverse scale. Dalla lezione di Samonà, Dardi deriva la passione per i solidi primari lecorbusieriani, il valore figurativo della struttura architettonica e la capacità di lettura delle relazioni tra ambiti differenti: l’edificio a corte, i tessuti minori, i tracciati, gli assi, i segni della topografia e gli elementi naturali, l’acqua, la vegetazione. Nei progetti con Carlo Aymonino sperimenta alcune figure che tornano anche nei progetti tunisini, in particolare quelli per Djerba. La corte quadrata, in particolare, intesa come recinto architettonico che organizza gerarchicamente lo spazio e che corrompendosi apre a una dialettica con l’elemento naturale determinato dalla forma organica.

In questa fase di riflessione e costruzione di un linguaggio autonomo, il cui esito è anticipato nelle pagine del suo primo testo teorico, Il gioco sapiente, pubblicato nel 1971, compare un altro concetto di matrice samonaniana, sul quale Dardi lavora a più

il secondo contesto spaziale ci interessa da vicino. Questo fa riferimento al progetto all’interno di un

territorio aperto dei grandi spazi naturali, per il quale sono ipotizzabili vaste e profonde trasformazioni configurate e incernierate in funzione di quegli elementi che nei diversi contesti (pianura, montagna) emergono appunto, per la loro naturalità, come caratterizzanti (e nei confronti dei quali ogni intervento non potrà risultare che eterogeneo).7

Da un lato, dunque, Dardi esplora il mondo delle geometrie assolute, dei volumi puri, dall’altro afferma che il sistema dei vincoli, che si rivelano attraverso il dispositivo della cerniera, costituiscono un valore e producono la necessaria motivazione “creativa”.

L’architettura rivela il reale attraverso la geometria delle sue figure, mediante scarti dimensionali, variazione di misure, rotazioni, l’uso di pattern figurativi che richiamano le pagine di Emilio Sereni e le immagini dei territori rappresentate da geografi e fotografi. I principi di crescita organica della natura intervengono alla costruzione di un equilibrio dinamico che permette di restituire e leggere la complessità del reale. Dardi parla di composizione contestuale come costruzione di un equilibrio dialettico tra il nuovo e l’ambiente, la configurazione e i vincoli. Tale relazione è verificata attraverso il disegno dalla congruenza tra configurazione e dimensione, tra la spazialità della configurazione e la dimensione pertinente al sito.

Se analizziamo i quattro progetti tunisini, ritroviamo gli stessi temi declinati secondo variazioni suggerite dai vincoli del programma ma soprattutto dalla topografia.

Del piano di sviluppo turistico per le zone di Zarzis e Sousse, primo incarico di Dardi da parte di Italconsult, vengono sviluppati i progetti dettagliati di attrezzature turistiche, residenze alberghiere e attrezzature per il loisir, disposte nel paesaggio secondo un principio insediativo che rendesse possibile preservare i valori ambientali-ecologico-paesaggistici attraverso alcuni principi normativi. Il paesaggio della fascia costiera è infatti

7 C. Dardi, Il Gioco Sapiente, cit., p. 202.

Lungo le piste di sabbia i solidi platonici nella luce africana

particolarmente ricco di elementi di pregio e di rara bellezza: lagune, spiagge, uliveti, palmeti, oasi. Un paesaggio non ancora compromesso dalla speculazione messa in atto dagli investitori privati che muoveva allora i primi passi. Si trattava di stabilire alcune regole che impedissero lo sviluppo a macchia di leopardo, di natura non tanto quantitativa ma di tipo strutturale. Il progetto per Zarzis, nel suo insieme, è basato su un’organizzazione bipolare: da un lato la stazione turistica di Lalla-Mariem e dall’altro, il polo urbano di Zarzis, con la sua zona turistica recuperata grazie alla ristrutturazione di Souhael. Tra i due poli l’elemento paesaggistico dell’oasi di Ogla, mantenuto e preservato nel suo aspetto naturale e nel suo equilibrio ecologico. Il tema del nucleo/cerniera viene introdotto come sequenza lineare di cinque centri principali disposti lungo un boulevard attrezzato parallelo alla linea di costa nel quale vengono indicate la posizione delle aree e le modalità di suddivisione delle stesse, la prescrizione di realizzare un impianto radio-centrico, l’individuazione di settori per gli edifici bassi e settori per gli edifici alti. Tali norme vengono trasferite nel piano attraverso il disegno che definisce la struttura e la configurazione dei settori del piano. Il piano confluisce naturalmente nel progetto, come raccontano i disegni preparatori nei quali la zonizzazione e la configurazione del progetto sono contigui. Ciascun nucleo di configurazione radiocentrica contiene gli hotel e i servizi connessi alle spiagge da viali alberati. Così descrive Dardi il progetto nelle pagine di Semplice lineare complesso:

Gli insediamenti turistici si concentrano in cinque poli di residenza, integrata ad attrezzature e servizi, posti sulla falaise, mentre i caratteri naturali dell’oasi e della spiaggia vengono protetti e conservati. I cinque poli sono disegnati secondo un impianto centrale, con disposizione radiale o concentrica dei corpi di fabbrica. Una fascia di alberature attraversa il nucleo e determina un percorso pedonale che raggiunge l’oasi e la spiaggia.8

8 C. Dardi, Piano di zona di Ogla – Lalla Mariem a Zarzis, Tunisia, in C. Dardi, Semplice lineare complesso, Magma, Roma 1976, p. 128.

Il materiale naturale è per Dardi parte integrante del sistema linguistico, «alternativo ma complementare, diverso ma necessario, all’interno di qualsiasi esplorazione figurativa della grande dimensione» 9. Nel costruire una dialettica con il contesto, la topografia è trasformata in elemento della composizione. Le cinque cerniere, rappresentate dalla ripetizione della configurazione a circus, determinano una sequenza di spazi costruiti e vuoti nei quali la contaminazione con la forma organica naturale e la conseguente rottura delle figure rigide e assolute determina una sequenza lungo l’asse longitudinale e al tempo stesso una continuità nel paesaggio tra la spiaggia, la vegetazione e le zone umide delle lagune. Tale asse diventa idealmente un boulevard “urbano”, connessione ma anche luogo sul quale si agganciano le infrastrutture del loisir.

Il rapporto tra configurazione della forma architettonica e forma naturale è determinante anche nel progetto per la parte del piano riguardante la laguna di Halk-El-Menjel a Sousse. La figura del circus si duplica e si apre verso il mare mentre la laguna e la vegetazione si insinuano al suo interno a contaminarne l’assolutezza geometrica. Scrive Dardi:

Una strada panoramica dopo aver attraversato la laguna esce in diagonale dalle colline verso il mare. Su di essa si attesta un insediamento, caratterizzato dal nucleo delle attrezzature ad andamento lineare, sul quale gravitano le espansioni radiali della residenza in linea, le piastre quadrate della residenza tessuto, i grandi circus degli alberghi. Su di esso insistono anche i percorsi pedonali, dalle attrezzature culturali e sportive tra le colline, alle attrezzature nautiche sul mare.10

Il modo di restituire graficamente la relazione che costruisce le ragioni della forma del progetto come dialettica tra regola geometrica e forma organica avviene su due registri opposti e

9 C. Dardi, Semplice lineare complesso, cit., p. 37.

10 C. Dardi, Piano di zona di Halk-El-Menjel a Sousse, Tunisia, in C. Dardi, Semplice lineare complesso, cit., p. 130.

apparentemente contradditori: lo schema configurazionale e la prospettiva a volo d’uccello. Lo schema configurazionale, attraverso l’astrazione del segno, chiarisce la struttura della forma. La prospettiva a volo d’uccello coglie alla grande scala l’equilibrio instabile e le contaminazioni tra segni artificiali e naturali, tra architettura e paesaggio. L’apparente contrapposizione tra le due modalità di rappresentazione, schema configurazionale e prospettiva è, in realtà, espressione della dialettica tra geometria, strumento autonomo e le accidentalità che disegnano i luoghi. Strumenti, quindi, antagonisti ma complementari e imprescindibili. Seppur apparentemente narrative, le prospettive a volo d’uccello mostrano l’impossibilità di pensare senza il paesaggio e ancora più ci suggeriscono come il paesaggio sia esso stesso opera. Scrive Dardi a tale proposito:

La relazione contestuale mediando geografia ed estetica, topografia e storia, geometria e tradizioni, deve pertanto cogliere quelle connessioni di misura e di figura che sole costituiscono il principio di esistenza del nuovo rapporto e legittimano sia l’intervento che la modificazione.11

Per Dardi, dunque, il progetto è il luogo nel quale si concretizzano le complesse relazioni contestuali tra il nuovo intervento, nella sua assoluta autonomia, e il contesto, inteso come spazio unico, individuo, costruitosi nel tempo.

Ma è a partire dal 1974 che questo repertorio si impone in modo tassativo e la ricerca assume quasi un aspetto combinatorio di tenore matematico. E allora non è senza significato ricordare Djerba, quel lavoro sull’isola delle palme che affiora accanto alla costa meridionale della Tunisia, luogo di fascinosa bellezza, “still in an immense stillness”, come direbbe Conrad, la terra dei mangiatori di loto che instilla per un momento la felice amnesia dell’oblio nella determinazione

11 C. Dardi, La sindrome dell’Oregon Trail, in M. Costanzo (a cura di), Costantino Dardi, Architetture in forma di parole, cit., p. 154.

I disegni di studio mostrano le prove di rottura della corte che fa entrare l’acqua all’interno trasformandosi in un edificio-rada che si attesta sul limite. Alcune prospettive mostrano lo spazio acqueo delimitato da un bordo articolato che riprende la serialità e la variazione degli agglomerati berberi seppure con dimensioni più estese. L’immagine è quella di un porto turistico animato, immerso tra acqua e vegetazione.

Nel caso del progetto di Ras Taguermess del 1975, Dardi propone nuovamente una configurazione lineare a doppia gradonata:

Una piazza quadrata con terrazze digradanti verso un sistema di vasche d’acqua; percorsi e corpi in linea che escono da questa secondo diversi orientamenti e raccordano le attrezzature culturali, quelle nautiche e balneari, gli impianti sportivi, le piccole lagune interne e i nuclei trattati a verde: questi gli elementi che concorrono a determinare la complessità dell’insieme.14

Il rapporto tra architettura e natura di cui i progetti analizzati sono espressione e verifica, è descritto in questo brano, che rende inscindibile il fare e il conoscere dell’architetto:

Il rapporto con la natura costituisce, come è noto, nelle affinità elettive di Goethe una sorta di liaison dangereuse destinata a svelare i sentimenti ed a scandirne i movimenti. Invitato da Edoardo al Castello con il compito di rilevare i suoi possedimenti, il Capitano colpisce ben presto l’attenzione di Carlotta con i suoi consigli, suggerendole di spezzare un unico spigolo roccioso per meglio tracciare la strada che sta realizzando. Misurare e rappresentare la natura, da un lato, progettare e trasformare la natura, dall’altro, paiono quindi porsi come le due polarità, le condizioni limite di un rapporto con la natura che ha caratterizzato da sempre l’intervento dell’uomo, e Goethe, all’alba dei tempi nuovi e sulla soglia dei nuovi mondi, ripropone con grande chiarezza. Perché

14 Ivi, p. 251.

Lungo le piste di sabbia i solidi platonici nella luce africana

matica chiarezza e razionalità che le sono proprie con le stratificate figure che altrove solo il tempo distilla» 17. Al termine di questo breve viaggio nella Tunisia di Dardi, le figure circolari dei circus di Zarzis si trasformano nell’anfiteatro romano di El Djem, e nella trasfigurazione, all’improvviso, traspare la nostalgia per la città di stratificazione.

17 Ivi, p. 139.

Costantino Dardi con Ariella Zattera, Piano di zona per l’insediamento turistico di Ogla-Lalla Mariem a Zarzis, 1974. Disegno, schizzo prospettico.

Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work

La serie di volumi della collana Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work è edita nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, all’interno del progetto Iuav at Work, quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia. L’elenco dei volumi pubblicati è presente al link accessibile dal seguente QR code.

Dardi, come altri architetti italiani, accetta nel 1971 l’incarico da parte di Italconsult di elaborare in Tunisia i progetti di sviluppo delle zone turistiche di Zarzis, Sousse e di Djerba. Il viaggio in Tunisia gli dischiude le porte del paesaggio mediterraneo, fatto di distese di sabbia, oasi, palmeti, uliveti, agavi e disseminato di piccole architetture bianche che si stagliano con la purezza dei loro volumi semplici nell’accecante luce africana.

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