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Supplemento di OFFICINA*
ISSN 2421-1923
N.08 settembre 2025
Supplemento di OFFICINA*
ISSN 2421-1923
N.08 settembre 2025
a cura di Maria Antonia Barucco
Organizzato da:
Con la partecipazione di:
Con il patrocinio di:
responsabili scientifici
Maria Antonia Barucco, Elti Cattaruzza in collaborazione con Emilio Antoniol, Caterina Carpinato, Ligia Moretto, Rosaria Revellini, Matteo Silverio con il supporto di Margherita Ferrari
OFFICINA* Toolbox
direttore editoriale Emilio Antoniol progetto grafico Margherita Ferrari foto Luca Pilot
Proprietario
Associazione Culturale OFFICINA* via Asolo 12, Conegliano, Treviso
e-mail officina.rivista@gmail.com editore Anteferma Edizioni
Stampa PixartPrinting, Quarto d’Altino (VE) Tiratura 150 copie
Copyright opera distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commercialeCondividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
L’editore si solleva da ogni responsabilità in merito a violazioni da parte degli autori dei diritti di proprietà intelletuale relativi a testi e immagini pubblicati.
Vetro Futuro è un progetto congiunto tra l’Università Ca’ Foscari Venezia e l’Università Iuav di Venezia e, con un titolo di due parole, mette a fuoco un concetto molto importante.
La parola vetro, in tutte le lingue, ha un’etimologia che rimanda allo splendore, alla luce che riluce e scintilla. Questo suo tratto originario (non solo dal punto di vista linguistico) è più forte della trasparenza, che è invece una qualità recente e legata alla purezza e alla lavorazione industriale dei vetri contemporanei.
La parola futuro non fa riferimento a una semplice proiezione: è una responsabilità. Nel pensiero antico, i posteri erano “coloro che vengono dopo”, alle nostre spalle. È così che immaginiamo il futuro: il vento della storia ci spinge con la schiena verso ciò che non vediamo, studiamo il passato per cercare orientamento e agiamo affinché chi verrà dopo di noi non trovi solo macerie. Proprio come nell’Angelus Novus di Klee. Vetro Futuro nasce quindi nell’intento di lasciare un’eredità scintillante ai posteri. Venezia, patria di cultura e di vetro, ci insegna ogni giorno quanto sia necessario abitare il tempo con intelligenza, responsabilità e immaginazione. E gli studenti che hanno partecipato agli hackathon sono i posteri dei maestri, dei designer e dei docenti che li hanno guidati e, già oggi, sono i protagonisti del vetro che verrà. A loro auguriamo fortuna, fiducia e coraggio. E a chi legge rivolgiamo un invito: che questa pubblicazione sia pungolo e occasione per avviare nuove sperimentazioni, incontri e progetti.
Maria Antonia Barucco
n.08 settembre 2025
Vetro Futuro
Introduzione di Maria Antonia Barucco
Introduzione di Elti Cattaruzza e Caterina Carpinato
Il luogo. Venezia, laboratorio di saperi, spazio per il confronto
poroVE
wearGLASS muraNEWABLE
Il materiale. Il vetro come materia da ripensare
LUxOS
Ve_Traccio
Vetro Adagio
Committee for Glass Scholarships 4 8 16 24 32 34
Le persone. Tecnologie e saperi in dialogo per il futuro
VE-cteria
VeTrame VeroPigà
La mostra. Visioni, alleanze e responsabilità
Antonia Barucco, Università Iuav di Venezia
Il vetro è ovunque: negli edifici e nelle architetture rappresentative, nelle facciate continue e negli oggetti di design, nelle vetrate sacre e negli schermi digitali. Il vetro definisce una gamma ampia di identità ma siamo talmente abituati a vederlo che può capitare di dimenticarne la complessità e la consistenza storica, tecnica, ambientale. Prima di essere simbolo e identità di molti spazi della vita quotidiana, il vetro è un prodotto della tecnica: è il risultato di trasformazioni, di saperi accumulati nel tempo, di capacità e di catene produttive complesse. Venezia è un esempio di questo: se l’arte del vetro ha prosperato in Laguna è perché la città era al centro delle grandi rotte commerciali. Vi giungevano le sabbie silicee bianche, le terre rare, i materiali e i minerali preziosi. Ma Venezia, soprattutto, era crocevia di saperi, tecniche, idee e visioni: fu fucina di innovazioni culturali e tecniche prima che fornace di vetri preziosi.
Significato e uso del vetro si intrecciano con le condizioni della produzione: ogni evoluzione tecnica ha generato nuovi impieghi, e ogni impiego ha stimolato ulteriori innovazioni e mutamenti simbolici. Il vetro in architettura è un’idea di spazio, di luce, di mondo. Ogni salto tecnologico (dalla soffiatura alla colatura, dalla produzione in lastra ai vetri camera) ha abilitato nuovi impieghi e, con essi, nuovi significati. Il vetro delle cattedrali gotiche, attraversato dalla luce divina, differisce profondamente da
quello borghese dei boulevard ottocenteschi o da quello specchiante dei grattacieli. Quindi anche oggi innovare il vetro significa ridefinire gli obiettivi del progetto, interrogarsi su quali nuove qualità cercare, quali prestazioni privilegiare, quale immaginario produrre.
Il Crystal Palace di Paxton è l’emblema di un’architettura modellata sulle possibilità produttive: una macchina per esporre, progettata secondo i limiti e le misure del vetro disponibile. Oggi, la stessa relazione tra tecnica e progetto si ripropone in forme nuove. Il vetro che usiamo, e come lo usiamo per raccontare cosa, continua a definire l’orizzonte culturale ed etico del progetto. Per questo, innovare il vetro significa immaginare anche un nuovo significato del costruire.
Se l’architettura contemporanea è chiamata ad affrontare la complessità climatica, sociale ed economica, il vetro non può sottrarsi a questi temi e deve dimostrare di essere un materiale consapevole. Può diventare il materiale simbolo di un patto evolutivo tra produzione, progetto e valori umani. Servono competenze e capacità progettuale e già molte ricerche lavorano a questi fini: vetri trasparenti non solo alla luce, ma anche nella trasmissione di dati, nella descrizione di processi, nella comunicazione di impatti. Un vetro veramente “trasparente” è quello di cui conosciamo la provenienza, il ciclo di vita, la capacità di essere rigenerato, reintegrato e, soprattutto, restituito al progetto con senso.
In questo scenario fondato sulla consapevolezza, la scelta del vetro non sarà legata esclusivamente al costo o alla prestazione d’uso, ma potrà rispondere a scale valoriali più complesse: si potrà scegliere un vetro che racconta la propria economia circolare, un vetro che meglio si integra con l’edificio esistente (specialmente se storico), che incorpora energia pulita, o quello che esprime un’identità produttiva e culturale. Questi scenari possono apparire lontani, sono invece concreti e plausibili. Se guardiamo al recente passato troviamo che meno di vent’anni fa le certificazioni ambientali erano strumenti marginali; oggi sono invece indispensabili per comunicare le qualità di ogni qualsiasi progetto in architettura, design, moda e non solo. Alcuni anni fa coglievamo i primi segnali di un profondo interesse per le informazioni connesse al progetto, una questione che oggi sta rivelando le proprie potenzialità e virtuosità anche nel monitoraggio del ciclo di vita e del funzionamento del costruito.
Alla base di questo crescendo di complessità e di informazioni vi è una altrettanto crescente capacità di dialogo, comunicazione e integrazione. Potremo definire nuove categorie di vetro e nuove filiere di senso, capaci di orientare il progetto verso scelte responsabili e condivise. Con un particolare approfondimento alle aspettative nel comparto del progetto per le costruzioni e il design, è possibile individuare più di un’innovazione che attende il
vetro. Avremo a disposizione fotovoltaici completamente trasparenti, capaci di trasformare ogni superficie vetrata in una fonte di energia pulita. Alcuni vetri potranno essere biodegradabili o programmabili nel decadimento: potranno forse ridurre l’impatto ambientale del packaging o della moda. Fibre e materiali vetrosi riciclabili o inerti troveranno svariati ambiti di impiego sostituendo alcune plastiche. Già disponiamo di vetri intelligenti che integrano sensori, reagiscono alla luce, al calore, alla presenza umana, che contribuiscono al comfort ambientale dei luoghi progettati e costruiti: certamente le loro applicazioni potranno crescere e le loro peculiarità potranno ampliarsi.
La costruzione di catene tracciabili potrà aiutare a capire e valorizzare i processi artigianali o industriali che danno vita a ogni prodotto e possono guidarne i processi di riciclo. Infine, ma non ultima per importanza, c’è la possibilità di sviluppare progetti e prodotti su misura. Perché il vetro più bello che verrà impiegato per gli edifici del futuro sarà disegnato lastra per lastra, progettato per corrispondere a svariate esigenze e monitorato nel suo comportamento: già oggi abbiamo gli strumenti per fare questo.
Queste innovazioni possibili sono tra i temi affrontati negli hackathon che questa pubblicazione presenta: descrivono possibilità concrete se sostenute dalla ricerca, dall’industria e da sempre vive e interagenti culture del progetto.
Lunga vita al vetro! Ma quando ci si è accorti per la prima volta che il vetro esisteva? Pensiamo all’ossidiana, che si forma grazie a lave vulcaniche ricche in silicati e raffreddate rapidamente. Essa venne utilizzata nella preistoria per produrre strumenti da taglio ma anche elementi decorativi. A partire dall’età Neolitica, verso il 6000 a.C., l’ossidiana fu oggetto della prima serie di scambi commerciali su lunga distanza – e questa è forse la prima testimonianza di vita del vetro.
Pochissimi altri sono gli esempi di vetro naturale: la folgorite, che si può formare quando un fulmine colpisce un terreno sabbioso; la tectite, che può originarsi in conseguenza dell’impatto di meteoriti e asteroidi sulla superficie terrestre. Gli Dei, presuntuosi, hanno sempre voluto dire all’Uomo che il vetro era unicamente loro prerogativa, potendo solo loro governare l’energia del vulcano, la potenza della folgore, la forza delle meteoriti… Ma l’essere umano è attento, guarda, impara e sa afferrare il caso. Che accadde? Scrive Plinio il Vecchio, nell’opera Naturalis historia (77-78 d.C.) “fama est adpulsa nave mercatorum nitri”… (si narra che, approdata una nave di mercanti di natron, cominciando questi, sbarcati sulla spiaggia, a preparare le cibarie e non essendovi una pietra adatta a sostenere il focolare, presero dalla nave dei pani di natron; dai quali, una volta accesi, mescolati con la sabbia della spiaggia, cominciarono a fluire ruscelli trasparenti di un nuovo liquido e
questa fu l’origine del vetro). Pur risultando debole sia dal punto di vista storico sia scientifico, il racconto suggerisce sensatamente che la scoperta del modo di realizzare il vetro - come non di rado accade per le scoperte scientifiche - sia riconducibile ai capricci del caso.
La produzione “artificiale” del vetro pare risalire attorno al 3000 a.C. (Età del Rame), come da reperti rinvenuti in Mesopotamia: plausibilmente, le prime forme di vetro artificiale furono ottenute in maniera casuale e indesiderata durante le fusioni di metalli in cui erano presenti impurità, quali sabbie o simili. In due scritti cuneiformi su tavolette d’argilla (oggi al British Museum), reperite in scavi archeologici in Iraq e risalenti l’una attorno al 1400-1200 a.C. e l’altra intorno al 650 a.C., si parla per la prima volta di produzione di vetro: la più antica riporta una ricetta per realizzare il vetro rosso, la seconda ricette di vari tipi di vetro. Da circa 5000 anni, quindi, il vetro da noi creato accompagna le nostre vite. Il vetro è un materiale straordinariamente peculiare: chiunque ne può apprezzare luce e luminosità negli oggetti di tutti i giorni come i bicchieri e in quelli più ricercati come le perle, ma anche lo scienziato - che ne conosce ed esplora i comportamenti più reconditi – vede sempre con stupore quanto esso si beffi delle regole usuali degli altri materiali comuni. Il vetro è nella coppa trasparente con cui possiamo bere il nettare rosso amato dagli Dei, ma quella coppa è fatta con un materiale diabolico. Quello stes-
so vetro sa renderci la vita quotidiana migliore: pensiamo alle smart windows, alle fibre ottiche, ai vetri flessibili dei cellulari, al Bioglass in grado di stimolare la rigenerazione ossea… Il vetro è anche altamente riciclabile e riutilizzabile, ma a fronte di tutte le conoscenze che abbiamo resta un materiale per molti versi misterioso, articolato, poliedrico, inafferrabile. Le sue proprietà non sono mai semplicemente hic et nunc, ma sono interconnesse alla storia termica che lo ha portato alla sua forma finale… e sarà poi essa davvero quella definitiva? O è solo il nostro desiderio di umani che vorrebbero essere Dei a pretenderlo eterno, statico, come fosse un caposaldo della nostra capacità di dominare la materia?
Vorremmo possederti, fonderti, farti liquefare ma tu ti ribelli, non scorri, rammollisci e ti aggrappi, ti fai plasmare solo con mille sforzi, e la tua stabilità futura è una scommessa fatta con i tempi, le temperature e le atmosfere, necessita di conoscenza scientifica e di abilità da artigiano… Con te, vetro, è sempre un’eterna sfida, che non termina mai. Oggi si sa molto della tua struttura intima, delle tue differenti composizioni, delle tue variegate proprietà, dei motivi per cui appari colorato o trasparente… L’essere umano continua a indagare le magiche danze dei tuoi atomi, che sin da quando ti trovi allo stato viscoso si stringono l’uno all’altro in geometrie e disposizioni curiose, quasi sempre irregolari se non a cortissimo raggio. Ed ecco che
questi tuoi atomi, che hai saputo mettere a loro agio, sanno donarti la potenza delle possibilità: il colore che mostri a chi ti ammira, o la trasparenza quando a tutti vuoi essere sfuggente; la durezza quando devi essere intransigente, o la flessibilità quando è giusto adattarsi.
Ti si apprezza con mente e cuore: in ogni tua forma sei sempre scienza e arte, libertà e rigore, ragione e follia. Il tuo cammino è partito dalla magia per arrivare alla scienza, senza mai perdere nel tempo il sigillo della Bellezza. Dalle terre lontane dei Fenici, gli uomini e le donne d’Occidente hanno imparato ad apprezzarti e a realizzarti.
Ti raccontiamo e studiamo da qui, da Venezia. Sulle coste dell’Adriatico, in un contesto unico e complesso, nei primi secoli del primo millennio d.C. comincia la storia di questa città che, con il vetro, è fragile e resistente, duttile e sfuggente, liscia e colorata, aguzza e piacevolmente capiente, reale e immaginaria nei mille riflessi della luce e delle ombre sull’acqua. Le tessere di vetro dei mosaici veneziani raccontano come la bellezza di questa città consista nell’impegno collettivo e collaborativo, nel rispetto del ruolo di ogni piccolo elemento, nella consapevolezza che grazie a tante energie e competenze si può realizzare non solo l’utile ma anche il bello.
Da millenni, ormai, Venezia e il vetro sono realtà multiculturali, polifoniche e plurime. Venezia e il vetro si sorridono: lunga vita a Venezia (di vetro).
Venezia, Murano e il Veneto non sono solo territori produttivi ma veri e propri poli culturali e strategici
Nel 2022, proclamato dall’ONU l’anno internazionale del Vetro, si è svolto il primo hackathon Vetro Futuro, promosso da Università Ca’ Foscari Venezia e da Università Iuav di Venezia con il supporto di Fondazione Iuav. Questa attività didattica residenziale e intensiva testimonia l’impegno delle università coinvolte nel sostegno delle culture del fare e lavorare con il vetro, per lo sviluppo di un sapere antico quanto nuovo. Vetro Futuro propone inoltre Venezia come un laboratorio simbolico e reale: una città-fucina di saperi, punto di incontro tra generazioni, culture, mestieri, un luogo dove persone, tecnologie e materiali possono costruire il nuovo futuro. Venezia e la sua laguna sono il contesto e, al tempo stesso, la materia stessa della riflessione sviluppata dagli studenti partecipanti oltre che da tutti coloro che li hanno supportati, incontrati e ascoltati. Le giornate di lavoro sono culminate in un momento seminariale aperto al pubblico.
Nell’edizione del 2022 il vetro è stato indagato come materiale del futuro: capace di flettersi e riflettere, di proteggere e connettere, di rinnovarsi attraverso scarti e nuove tecnologie. I temi affrontati (energia verde, riciclo, sostenibilità econo-
mica, innovazione) hanno incrociato le necessità urgenti di descrivere e progettare le filiere produttive in accordo con la visione di una Europa che, nel 2050, sarà il primo continente a impatto ambientale zero. Rehub, spin-off Iuav, ha offerto il suo sguardo industriale e tecnologico sul riuso del vetro. Anteferma Edizioni ha supportato gli studenti nell’impiego di strategie di comunicazione efficaci. La materioteca ArTec ha messo a disposizione le schede descrittive dei prodotti in vetro più innovativi. Docenti di progettazione tecnologica, design, fisica, storia e chimica si sono avvicendati a Maestri vetrai e rappresentanti dell’industria.
Grazie alla connessione con The Venice Glass Week è emerso con forza che Murano e il Veneto non sono solo territori produttivi ma veri e propri poli culturali e strategici. Sono luoghi della storia del vetro ma anche della sua evoluzione, in cui università, associazioni, industria e creatività possono collaborare per rispondere alle sfide del vetro futuro, insieme, attraverso gli occhi e le mani di una nuova generazione di progettisti.
info: antifragile.glass@iuav.it hackathon
Laboratorio intensivo e residenziale organizzato in convenzione tra Università Ca’ Foscari Venezia e Università Iuav di Venezia e grazie alla collaborazione di Fondazione Iuav, REHUB e Anteferma Edizioni. Evento di The Italians Glass Weeks
docenti e collaboratori
Emilio Antoniol , Maria Antonia Barucco , Caterina Carpinato , Elti Cattaruzza , Rosa Chiesa , Margherita Ferrari , Chiara Pagani , Matteo Silverio , Rosaria Revellini
22>23.9.2022
Campo dei Gesuiti 4878 Venezia ore 9>19
poroVE trasforma gli scarti vetrosi dell’edilizia in filtri porosi capaci di addolcire e depurare acqua potabile o tecnica. Il vetro, sinterizzato in ambiente basico a 650 °C, sviluppa una rete graduata di micro e macropori che adsorbono metalli pesanti fino a 20 ppm.
L’inerzia chimica del materiale ne consente l’impiego in dispositivi di varie scala: cartuccia integrata nel tappo di una borraccia, taniche per emergenze idriche, filtri di lavatrici e lavastoviglie (per trattenere microplastiche), colonne di trattamento in comunità prive di acquedotto. Ogni filtro è estraibile,
rigenerabile e riutilizzabile, estendendo il ciclo di vita del vetro e riducendo rifiuti. Possibili funzionalizzazioni, ad esempio con carboni attivi, aprono la strada all’abbattimento di contaminanti biologici. poroVE unisce recupero di rifiuti locali, design modulare ed economia circolare, limitando l’estrazione di materie prime vergini e i costi delle infrastrutture idriche.
Il progetto dimostra, grazie alla collaborazione tra designer e scienziati, come la tradizione vetraria veneziana possa generare soluzioni globali di sostenibilità.
●CHIARA GHIDINI
SARA LABIDI
IRENE MARTIN
ILENIA PESSOTTO
Possibili applicazioni di poroVE: (a sinistra) come filtri in uscita per microplastiche e tensioattivi o per depurazione dell’acqua; (a destra) schizzi e rendering di una borraccia con filtro nel nuovo materiale.
Il vetro è un materiale ubiquitario, onnipresente nel nostro quotidiano con una molteplicità di applicazioni che lo rendono insostituibile alle nostre necessità di vita. Essendo inoltre un “materiale permanente”, ovvero un materiale le cui proprietà intrinseche non cambiano durante l’utilizzo o in conseguenza del riciclo ripetuto infinite volte per realizzare nuovi prodotti, l’industria del vetro sta investendo nella ricerca e nello sviluppo di processi che siano sempre più volti alla sostenibilità. Una diretta conseguenza dell’ampio impiego fatto del materiale è la
produzione di scarti per lo più inutilizzati. Tra i più abbondanti a livello industriale ci sono quelli del settore edilizio a cui si aggiungono quelli del settore del vetro artistico; per esempio solo dalla realtà di Murano derivano 800t di sfridi da reiterare. Una possibile soluzione è sfruttare la composizione di questi scarti per la produzione di materiali altamente performanti come gli aerogel. Tali composti trovano largo impiego in molteplici settori grazie a qualità funzionali come leggerezza, impermeabilità, isolazione termica e ignifugazione.
NICOLA MASSIMI
MICHELE MESCOLIN
L’applicazione più innovativa può essere nel settore tessile pensato come fibra o imbottitura, portando alla sostituzione di sostanze chimiche dannose attualmente impiegate (PFAS). È così che il vetro, nato per creazioni artistiche e per scopi industriali, continua il suo ciclo di vita e dà vita a soluzioni innovative e sostenibili.
muraNEWABLE immagina il futuro energetico di Murano, patria millenaria del vetro artistico, proponendo un modello circolare che sostituisce il metano dei forni con biogas prodotto da microalghe specifiche, identificate tramite selezione adattativa o editing genetico, coltivate in fotobioreattori alimentati da scarti vetrosi.
Le alghe, fertilizzate con silice e oligoelementi rilasciati dal vetro macinato, crescono rapidamente assorbendo CO2 dai camini e restituendo biomassa valorizzabile; la digestione anaerobica genera metano rinnovabile, mentre il digestato si ricicla
come nutriente, chiudendo il ciclo. L’energia così ottenuta copre il fabbisogno delle fornaci e può alimentare rete elettrica e trasporti lacustri, riducendo dipendenza da fonti fossili e costi volatili.
Il progetto amplia lo sguardo: Murano diventa hub di produzione energetica verde per l’intera laguna di Venezia, sostenendo artigiani, comunità e turismo con un brand culturale improntato alla sostenibilità. muraNEWABLE dimostra che tradizione e innovazione non sono inconciliabili: il vetro non è solo arte da preservare ma catalizzatore di processi bio-energetici che gene-
GIULIA CAZZADOR
GIANMARCO GNOATO
DANIELE VENDRAME SOFIA ZANANDREA
rano valore condiviso, nuova occupazione qualificata e resilienza climatica. Un’economia blu-verde per la laguna di Venezia.
La materia vetro si è fatta superficie fertile per un dialogo inedito tra saperi, contribuendo a immaginare nuovi modi di produrre e lavorare nelle isole e nel territorio veneziano
L’edizione 2023 dell’hackathon Vetro Futuro è stata dedicata a allenare il pensiero progettuale di gruppi con background accademici eterogenei, chiamati a immaginare il vetro come materiale al crocevia tra artigianato e industria, storia e innovazione. Attraverso un brainstorming collettivo e interdisciplinare sono stati prodotti visioni e scenari di futuro in cui il vetro è supporto, interfaccia, materia di studio e oggetto tanto tecnico quanto artistico. Il vetro non è mai un materiale “neutro”: è il risultato di trasformazioni chimico-fisiche complesse, di saperi accumulati nel tempo, di catene produttive distribuite nello spazio. La sua trasparenza, spesso data per scontata, dipende dalla disposizione disordinata delle molecole di silice, che lo rendono amorfo e otticamente permeabile alla luce. Bello pensare che stia proprio nel disordine l’essenza di tanta meraviglia: per chi ha lavorato in questi hackathon ciò è metafora efficace della vivacità delle idee che emergono dal confronto tra gli studenti delle due università veneziane. Inoltre, il vetro può assumere infinite forme e funzioni: dal vetro float impiegato nell’edilizia contemporanea, al vetro sodico-calcico dei
laboratori industriali, fino al vetro artistico di Murano, arricchito da ossidi metallici e pigmenti. Ogni sua composizione è una scelta tecnica e culturale, che apre possibilità diverse di impiego e racconto. Gli studenti e le studentesse, compresa questa complessità, hanno scelto di valorizzarla elaborando tre proposte progettuali che affrontano alcune grandi sfide del vetro futuro: il controllo dell’impatto ambientale, la valorizzazione del lavoro artigianale, e l’individuazione di nuovi possibili impieghi del vetro abilitati dall’innovazione scientifica. Architetti, designer, scienziati, comunicatori e artisti hanno messo in comune linguaggi e metodi, scambiandosi strumenti e visioni. Il vetro è diventato punto di incontro tra discipline e stimolo per ridefinire il senso stesso del fare progetto oggi. La materia vetro, letta nella sua complessità, si è fatta superficie fertile per un dialogo inedito tra saperi, contribuendo a immaginare nuovi modi di produrre e lavorare nelle isole e nel territorio veneziano.
Laboratorio intensivo e residenziale organizzato in convenzione tra Università Ca’ Foscari Venezia e Università Iuav di Venezia e grazie alla collaborazione di Fondazione Iuav, REHUB e Anteferma Edizioni. Evento di The Venice Glass Week
docenti e collaboratori
Emilio Antoniol , Maria Antonia Barucco , Caterina Carpinato , Elti Cattaruzza , Rosa Chiesa , Margherita Ferrari , Ligia Moretto , Rosaria Revellini , Matteo Silverio , Baptiste Traca glass@iuav.it IG: @iuav_glass
12>13.9.2023
ANNA BRUNETTA ALESSIA MAZZARANO
FRANCESCA REGNOTTO RACHELE BRAIDO
Bioluminescenza, stupore primordiale e semplicità organica: da questa fascinazione e dal forte legame concettuale e produttivo con Murano nasce LUxOS – LUminosity x ecO System.
Il sistema prevede l’installazione in laguna di elementi galleggianti in vetro di scarto soffiato, modellati come semisfere trasparenti e resistenti, ispirate alla tradizione delle nasse. Ogni semisfera, ottenuta da vetro di riciclo muranese, diventa una lanterna d’acqua che ospita noci di mare — piccoli ctenofori bioluminescenti — la cui luce naturale, azzurra e pulsante, illumina le
acque senza alcun apporto energetico artificiale.
Ciascun modulo galleggiante integra tre funzioni: filtrazione dell’acqua, allevamento controllato di specie luminose e micro-itticoltura sostenibile, grazie alla struttura stratificata e riciclabile in vetro. Ancorati con cime elastiche, i dispositivi sono manutenibili da piccole barche. Il primo tratto lagunare da illuminare simbolicamente è il canale Murano–Venezia: la “strada del vetro” si trasforma così in un percorso notturno ecologico e suggestivo. LUxOS offre un’alternativa poetica alla luce artificiale, riduce
l’inquinamento luminoso e celebra la simbiosi fra natura, scarti e patrimonio vetrario. Replicabile su barene e percorsi acquei, il sistema immagina un arcipelago luminoso in grado di narrare Venezia con nuovi occhi.
A sinistra: il principio di funzionamento dei moduli semisferici, ispirati alle nasse tradizionali, che ospitano organismi bioluminescenti e combinano luce naturale, filtrazione e micro-itticoltura sostenibile. A destra: un arcipelago di luce capace di connettere ecologia, design e memoria muranese.
VE_TRACCIO affronta un problema spesso ignorato: non tutto il vetro è realmente riciclabile. Solo alcune tipologie, come bottiglie e vasetti in vetro sodico-calcico, possono essere reimpiegate nei circuiti industriali del riciclo. Altre – come il vetro borosilicato (Pyrex), il cristallo al piombo, gli specchi – compromettono la qualità del materiale rifuso e causano scarti. Il progetto propone un sistema di marcatura invisibile del vetro alla fonte, grazie a nanoparticelle fluorescenti resistenti ad alte temperature e inerti chimicamente. Questi marcatori, integrati già in fase di produzione, permetto-
no di tracciare ogni oggetto lungo il suo ciclo di vita e, al momento dello smaltimento, facilitano la differenziazione automatica tramite appositi bidoni intelligenti.
Il sistema è accompagnato da una app dedicata, pensata per informare cittadini e operatori sull’identità del vetro che si sta gettando, i vantaggi del riciclo selettivo, l’impatto ambientale delle pratiche corrette. La raccolta diventa così un’azione consapevole e partecipata.
VE_TRACCIO rende possibile una valorizzazione più efficiente del vetro, riducendo gli scarti e promuovendo filiere trasparenti e sostenibili.
ARIANNA ABBAFATI
GIULIA BABOLIN
CHIARA CARRARA
GIORGIA FERRARO
Un passo concreto per trasformare il vetro da rifiuto generico a materiale tracciato, rigenerabile e coerente con un’economia circolare avanzata.
Le immagini illustrano il funzionamento integrato del ciclo: dalla marcatura iniziale alla raccolta selettiva, fino all’interazione con un’app dedicata per il riconoscimento e la gestione consapevole dei rifiuti.
Vetro Adagio è un progetto che rovescia il paradigma millenario del vetro come materiale eterno. Nasce da una domanda semplice ma radicale: e se il vetro non fosse fatto per durare per sempre? Abbandonando la consueta composizione silicea, gli studenti hanno sperimentato l’impiego del fosforo come vetrificante, dando origine a un vetro fosfato capace di degradarsi lentamente nel tempo. Il ciclo di vita del materiale può essere calibrato modulando la quantità di additivi stabilizzanti, in modo da progettare manufatti dalla durata controllata: pochi anni, decenni, oppure secoli.
In un territorio come Murano, dove il vetro ha costruito la propria identità sull’ambivalenza tra eterno ed effimero, questo approccio assume un valore simbolico e tecnico insieme. Il vetro diventa materia a tempo, non più destinata a diventare rifiuto indistruttibile, ma capace di scomparire secondo un ritmo progettato. L’intuizione apre nuovi scenari per prodotti a uso temporaneo, per il packaging, per l’arte ambientale e per l’architettura effimera, dove la sostenibilità si misura anche nella capacità di svanire. Vetro Adagio è una riflessione materica e poetica sul tempo, sulla
ISAAC CASTELLAN
CRISTIAN
FERRETTI
GIACOMO GALLI
MARIA RACHELE SESTERZI
responsabilità del progetto e sul ruolo della chimica nel definire nuove narrazioni per uno dei materiali più antichi dell’umanità.
A sinistra: la produzione del vetro artistico di Murano, gli scarti vetrosi e le materie prime.
A destra: campioni di vetro fosfatico sottoposti a diversi livelli di stabilizzazione e sequenza del loro degrado programmato nel tempo.
Diventa fondamentale costruire occasioni di confronto tra studenti, tecnici, maestri e formatori. Valorizzare i saperi della tradizione è tanto importante quanto partire dai desideri e dalle competenze delle nuove generazioni
L’edizione 2024 dell’hackathon Vetro Futuro è stata dedicata a chi vorrà fare del vetro il proprio mestiere. La questione chiave che ha guidato il lavoro è semplice ma decisiva. Siamo certi che, se gli studenti di oggi diventeranno i protagonisti del vetro di domani, saranno proprio loro a definire le condizioni necessarie: con le loro domande, competenze, visioni e anche e con il loro impegno. Il settore del vetro, soprattutto a Murano, vive una fase delicata, segnata da crisi produttive, calo occupazionale e difficoltà nel garantire un ricambio generazionale. A questa situazione si affianca una domanda crescente di competenze innovative nell’industria della terraferma, dove si lavora con vetri ad alte prestazioni per l’edilizia, la medicina, la tecnologia. Anche i vetri che contraddistinguono il Made in Italy necessitano oggi di figure professionali capaci di unire artigianalità e progettazione avanzata, dialogando con culture e committenti globali. Diventa allora fondamentale costruire occasioni di confronto tra studenti, tecnici, maestri e formatori. Valorizzare i saperi della tradizione è tanto importante quanto partire dai desideri e dalle competenze delle nuove generazioni. Solo così sarà possibile innovare con consapevolezza.
In questo scenario, anche gli strumenti cambiano. La progettazione digitale e l’intelligenza artificiale offrono nuove possibilità di dialogo tra materiali e idee, tra culture produttive diverse, tra sapere artigiano e visione sistemica. L’incontro tra utensili tradizionali e ambienti digitali non sostituisce, ma potenzia l’inventiva: una fresa e un algoritmo sono entrambi strumenti di progetto. Per questa ragione, inserire la serie di hackathon Vetro Futuro all’interno di The Venice Glass Week ha significato trasformare questa esperienza in uno spazio pubblico: un’occasione concreta per sensibilizzare sull’importanza della cultura del vetro e, al tempo stesso, per immaginare nuove comunità del fare e del sapere, in cui artigianato e tecnologia si incontrano per dare forma al vetro del futuro.
VE-cteria affronta uno dei nodi critici del riciclo del vetro: la decolorazione dei vetri policromi, oggi non trattabili nei cicli industriali. Murano, con oltre 1000 tonnellate l’anno di vetro artistico, è l’esempio più emblematico di questa complessità. La presenza di pigmenti a base di rame, cobalto, manganese, ferro e oro impedisce il reintegro di questi scarti nei processi di rifusione, compromettendo la purezza della materia prima. Lo stesso problema riguarda anche la filiera del vetro cavo, oggi l’unica realmente riciclata su larga scala: a ogni ciclo di rifusione, il vetro tende a scurirsi, a cau-
sa della presenza di sfridi colorati, frammenti di vetro più scuro e altre impurità non separabili.
VE-cteria propone una soluzione radicale: l’impiego di batteri selezionati per attaccare gli ossidi metallici responsabili della colorazione. Attraverso processi naturali di bioleaching e bioaccumulo, i microrganismi riescono a restaurare la trasparenza del vetro frantumato, recuperando al contempo metalli puri da reimmettere sul mercato. Il processo, ispirato alla microbiologia ambientale, è scalabile e non impiega reattivi chimici aggressivi. Il risultato è duplice: da un lato, un
ALBERTO LAZZARA ALESSIA LOSINNO MATILDE MAGON GIOVANNI ZANUSSO
vetro recuperabile e riutilizzabile anche in filiere ad alta purezza; dall’altro, un sistema circolare capace di trasformare lo scarto pigmentato in risorsa. VE-cteria immagina un passaggio “dalla tomba alla culla” per il vetro colorato, ribaltando i limiti tecnici in una frontiera di sostenibilità biotecnologica.
Sequenza sperimentale che mostra l’azione di batteri selezionati nel processo di biolisciviazione: i vetri policromi, inizialmente opachi o pigmentati, vengono progressivamente decolorati fino a recuperare trasparenza e purezza, rendendoli nuovamente compatibili con i cicli di riciclo industriale.
VeTrame propone di sostituire la plastica nei tessuti con un materiale nobile, sostenibile e abbondante: il vetro. Ogni anno, secondo l’UNEP, il lavaggio dei tessuti sintetici immette negli oceani circa 13.000 tonnellate di microplastiche: un inquinamento invisibile ma pervasivo, che colpisce aria, acqua, suolo e catene alimentari. A oggi esistono già in commercio filati in fibra di vetro impiegati in edilizia, spesso combinati con materiali sintetici. Il progetto VeTrame si ispira a queste tecnologie, ma punta a un utilizzo nel settore tessile, in particolare nella moda e nell’arredamento.
Attraverso la funzionalizzazione della superficie vetrosa con molecole ricavate anche da oli esausti, le fibre vengono rese compatibili con l’intreccio, sicure al contatto e flessibili. VeTrame può essere filato da solo o intrecciato con fibre naturali come canapa, cotone, lana o juta, dando origine a tessuti resistenti, biodegradabili e completamente privi di plastica.
Le sperimentazioni richiamano l’approccio interdisciplinare del Bauhaus, in particolare il laboratorio tessile, dove materiali inediti venivano intrecciati in trame e orditi innovativi. VeTrame non è solo
GIADA D’AMBROSIO
LEONARDO
MARTA LAIN
GIOIA PIZZO
GENESIN
un tessuto, ma una dichiarazione di cambiamento: un intreccio di materia, memoria e innovazione per ridurre l’impatto ambientale della nostra quotidianità. Un filo di vetro per ricucire il futuro.
A sinistra: una rappresentazione della reazione di funzionalizzazione della superficie vetrosa con molecole ricavate da oli esausti.
A destra: il legame tra le superfici funzionalizzate e le fibre rende il vetro compatibile con l’intreccio tessile.
VeroPigà reimmagina radicalmente il ruolo del vetro nell’industria del packaging. In un’epoca in cui la plastica monouso è destinata a scomparire per effetto delle normative europee, e le alternative attualmente in commercio – carta, bioplastiche, materiali compositi – mostrano gravi limiti ambientali, il progetto propone un ritorno al vetro, ma in una forma inaspettata e pieghevole.
Ispirandosi al waterglass (vetro solubile a base di silicati di sodio), VeroPigà sviluppa un materiale vetroso trasparente, modulabile, leggero e igienico, adatto a confezionare alimenti, prodotti sanitari
o cosmetici. L’aggiunta di additivi naturali come zuccheri e potassio ne migliora flessibilità, solubilità e prestazioni. Il materiale, prodotto con processi idrotermici o convenzionali, può assumere spessori e consistenze differenti, da pellicola a gel adesivo, e si scioglie in acqua a pH basico oltre i 70 °C quando non serve più.
Nascono così sacchetti di vetro, riutilizzabili o usa e getta, che coniugano i vantaggi igienici e visivi del vetro con la logica d’uso della plastica. Con VeroPigà, il vetro non è più solo fragile e rigido, ma entra nel campo della flessibilità, piegan-
GAIA CASTELLI
ELEONORA FABRIS
ALICE GREGUOLDO GIULIA NOCIVELLI
dosi — pigà , in dialetto veneziano — alle nuove esigenze di sostenibilità e riduzione degli scarti.
A sinistra: una rappresentazione delle modifiche alla composizione chimica tradizionale del vetro e le possibili applicazioni del materiale vetroso ispirato al lavoro di Matteo Silverio con Stefano Bullo (TOUCH-ME).
A destra: un campione di “vetro piegato” modellato in forma di sacchetto.
Una mostra negli spazi di un’università e in occasione di un evento dalla risonanza internazionale non può essere solo un’esposizione. È un’azione rappresentativa di didattica, ricerca e dialogo con il territorio, le imprese e la cittadinanza, di ciò che l’università è
Dopo aver dedicato attenzione al luogo (Venezia), alla materia (il vetro) e alle persone (studenti, vetrai, designer), l’edizione 2025 di Vetro Futuro è stata progettata come un momento di esposizione pubblica delle istituzioni.
Nel momento in cui si sceglie di allestire una mostra all’interno della The Venice Glass Week, è fondamentale interrogarsi su come farlo. Una mostra negli spazi di un’università e in occasione di un evento dalla risonanza internazionale non può essere solo un’esposizione. È un’azione rappresentativa di didattica, ricerca e dialogo con il territorio, le imprese e la cittadinanza, di ciò che l’università è. Ci siamo chiesti come verrà interpretato Vetro Futuro 2025 da chi visiterà la mostra, come verranno letti e osservati gli elaborati e come verrà ricordato il nostro lavoro. Anche definire il tono e la modalità di comunicazione è stato un atto di cura e una assunzione di ruolo. In questo ci hanno accompagnato gli architetti Giulia Conti e Alessandro Virgilio Mosetti, che hanno progettato l’allestimento.
Vetro Futuro 2025 è organizzato come uno showroom di grande studio di progettazione: è uno spazio espositivo e anche uno spazio di lavoro. Ogni elaborato e ogni materia-
le è utile per sviluppare nuove idee e nuove soluzioni per progetti futuri. La mostra è un invito a lavorare insieme: Università Ca’ Foscari Venezia e Università Iuav di Venezia aprono il loro spazio a un pubblico ampio, fatto di studenti, ricercatori, imprenditori e istituzioni. Si lavora attorno a un tavolo e su tavole di progetto; l’allestimento richiama l’essenza del cantiere, con materiali semplici e funzionali. Le tavole sono affiancate da prototipi, materiali, fotografie e disegni; quelle appese si susseguono dense, per costruire connessioni tra idee, proposte e soluzioni.
Esponiamo gli esiti di ricerche finanziate su bando competitivo, di attività svolte nell’ambito del protocollo “le università per il vetro futuro”, un convegno internazionale, numerose pubblicazioni e il frutto di molti laboratori didattici rivolti a studenti e studentesse delle università veneziane e internazionali, grazie al programma Erasmus+ BIP. Offriamo il nostro lavoro, fatto di progetti, prototipi, pubblicazioni, laboratori e alleanze operative. Documentiamo ciò che è stato e proponiamo la condivisione di un metodo. Per aprire strade nuove: tra arte e industria, tra ricerca e formazione, tra memoria e progetto.
Università Iuav di Venezia
Università Iuav di Venezia
Mostra e pubblicazione sviluppate da Università Ca’ Foscari Venezia e Università Iuav di Venezia e grazie alla collaborazione di Fondazione Iuav, Servizio Promozione e Orientamento, rehub e Anteferma Edizioni. Evento di The Venice Glass Week.
Conservazione di architetture monumentali e parchi storici
docenti curatori e collaboratori
Emilio Antoniol , Maria Antonia Barucco , Caterina Carpinato , Elti Cattaruzza , Giulia Conti, Alessandro Virgilio Mosetti, Rosaria Revellini , Matteo Silverio
saranno riconosciuti 2 CFU tipologia D alle studentesse e studenti magistrale Architettura e 2 CFU SSIBAP tipologia G info: ssibap.eventi@iuav.it
mostra 12>22.9.2024 Cotonificio atrio
1>5.9.2025 Castello di Racconigi (CN)
Nel 2025, presentato nella cornice internazionale della The Venice Glass Week, nasce il Committee for Glass Scholarships: un nuovo impegno collettivo per il vetro futuro. Infatti, The Venice Glass Week non è solo spazio espositivo e celebrativo ma è una piattaforma generativa capace di catalizzare reti e prospettive di lungo respiro: il Comitato ne è testimonianza.
Il Committee for Glass Scholarships è composto da Corning Museum of Glass, Fondazione Giorgio Cini, Laguna~B, Pentagram Stiftung, Università Ca’ Foscari Venezia, Università Iuav di Venezia. Venezia e The Venice Glass Week sono stati scelti come punto di partenza per definire una visione comune sul futuro del vetro, sulla trasmissione dei suoi saperi e sullo sviluppo della sua produzione.
Il Committee for Glass Scholarships immagina un futuro per il vetro che non sia soltanto conservazione, ma anche creazione, studio e innovazione. Per dare concretezza a questo scenario, il Comitato sceglie di unire sguardi diversi, competenze complementari, approcci culturali differenti ma convergenti. L’identità del Comitato è infatti quella di una piattaforma internazionale capace di collegare musei e imprese, università e fondazioni, artigiani e curatori, studenti e designer. La dimensione intergenerazionale è un’altra caratteristica costitutiva di questo patto: da una parte il sapere
sedimentato di chi ha costruito nel tempo il prestigio del vetro, dall’altra la domanda, l’urgenza e l’energia di chi oggi si forma, ricerca e sperimenta. L’impegno del Committee for Glass Scholarships è infatti dedicato a chi, con forze e idee nuove, vuole dedicare il proprio lavoro, studio e ingegno al vetro.
Il principale e più urgente impegno è rivolto allo sviluppo di nuove opportunità per chi studia, progetta, lavora o ricerca nel mondo del vetro. Per questa ragione, il Comitato avvia le proprie attività dando visibilità alle già importanti ricerche attivate e in corso di attivazione che hanno per oggetto il vetro e a cuore il legame con Venezia. Composta da una rete di contatti e connessioni, è disponibile all’interno del sito del Corning Museum of Glass una piattaforma che raccoglie i bandi per lo sviluppo di ricerche su questi temi.
Inoltre, a breve verranno presentati in forma di infografica gli esiti della condivisione di contatti e collaborazioni dedicati al vetro. Gli stakeholders saranno invitati all’implementazione di questa mappa che, con l’evidenza grafica, supporta il lavoro di anni di impegno di tutti i componenti del Committee for Glass Scholarships. Mantenendo vivo, attivo e relazionato a Venezia questo network di realtà e di ricerche, il Comitato si impegna a operare come catalizzatore e proponente di programmi di mobilità e scambio internazionale: sosterrà
borse di studio e percorsi di alta formazione, promuoverà attività di co-teaching, supporterà l’organizzazione di summer school, seminari, esposizioni, residenze artistiche e laboratoriali.
In particolare, l’attenzione del Comitato è rivolta al sostegno e alla valorizzazione di una cultura interdisciplinare che favorisca il dialogo tra scienze e discipline umanistiche, tra saperi pratici e teoria, tra conservazione e innovazione. Ampio rilievo verrà dato al saper fare e al legame tra progetto e produzione; verranno agevolati i contatti tra chi vuole lavorare il vetro, i Maestri vetrai che ne custodiscono i saperi antichi e gli innovatori che sviluppano nuove ricette e forme. Così il vetro diventa materia di studio, di sperimentazione, di identità ma anche di futuro lavorativo e culturale.
Il progetto del vetro assume così nuove valenze che travalicano discipline, stili, epoche e culture: Venezia si conferma una città campus internazionale, luogo di investimenti in formazione interdisciplinare, dove la comunicazione si apre verso l’Europa e il mondo, dove la cooperazione tra istituzioni sostiene un’offerta formativa capace di attrarre studenti, ricercatori e professionisti da ogni contesto.
Il vetro si conferma un materiale tanto antico quanto proiettato nel futuro. E così anche Venezia si conferma la più antica città del futuro.
Il Committee for Glass Scholarships e Venezia città campus, sono un luogo di incontro, confronto e impegno scientifico e culturale in cui Corning Museum of Glass, Fondazione Giorgio Cini, Laguna~B, Pentagram Stiftung, Università Ca’ Foscari Venezia, Università Iuav di Venezia aprono la propria collaborazione ad altri partner culturali e produttivi per sviluppare progetti comuni e concreti.
Il Committee for Glass Scholarships è quindi uno strumento operativo e al contempo un atto culturale e politico, che riconosce nel vetro un materiale chiave per ripensare le relazioni tra tradizione e innovazione, tra formazione e lavoro, tra locale e globale. In un mondo che cambia rapidamente, questa alleanza è una presa di posizione: l’investimento sui giovani, sulla ricerca, sull’interdisciplinarietà e sull’internazionalizzazione non è accessorio, ma essenziale. La qualità delle istituzioni coinvolte garantisce solidità e visione; la partecipazione studentesca e professionale, invece, assicura movimento, sperimentazione, apertura.
Vetro Futuro, in questo senso, è più di un titolo: è una direzione comune. E questo Comitato è uno dei modi migliori per svilupparla insieme.
Ringraziamenti
VETRO FUTURO, in ogni sua edizione, è stata un’occasione di incontro e di confronto. Non avremmo potuto lavorare con frutto senza il supporto degli uffici dedicati all’orientamento di Università Iuav di Venezia e di Ca’ Foscari Venezia.
Abbiamo dedicato il nostro impegno al vetro del futuro e, ancora di più, ai vetrai del futuro. Ma senza ricerca e didattica, senza un onesto dialogo con le imprese del territorio, le istituzioni e le associazioni, non ci sarebbero oggi i maestri per chi oggi si sta formando e, un giorno, forse, sarà tra coloro che producono, lavorano o progettano il vetro e i suoi usi.
Vogliamo quindi ringraziare quanti, negli anni, sono stati interlocutori degli studenti coinvolti, e ai quali abbiamo dato visibilità in questa pubblicazione. Ringraziamo l’assessore Sebastiano Costalonga del Comune di Venezia, il Maestro Cristiano Ferro, Pietroluigi Genovesi e Chiara Squarcina per MUVE e Muve Academy, Luciano Gambaro e Sergio Malara del consorzio Promovetro Murano, in rappresentanza del Distretto del vetro artistico di Murano e del vetro del veneziano.
Grazie ad Adriana Casalin, che cura con passione la materioteca ArTec di Iuav, a Carlo Donà, che ci ricorda di credere sempre nella formazione; a Nicolò Padoan di Pilkington Italia e a Serena Panighello di Stevanato Group per aver accolto il confronto con le nuove generazioni.
Un ringraziamento speciale va anche a The Venice Glass Week, che, accogliendo i nostri laboratori e le nostre mostre tra i suoi eventi, ci ha dato la possibilità di lavorare con continuità, visibilità e grande soddisfazione.
Infine, ma non ultime per importanza, le persone che ci hanno sempre accompagnato nel lavoro con gli studenti. Eccellenti tutor, ponti tra generazioni, linguaggi e attese: Emilio Antoniol, Margherita Ferrari, Matteo Silverio, Rosaria Revellini.
Per ogni informazione in merito alle attività sviluppate dal Cluster GLASS: www.sites.google.com/iuav.it/iuavcluster/glass www.instagram.com/iuav_glass/
ASSOCIAZIONE CULTURALE OFFICINA*
L’associazione OFFICINA* è stata fondata nel gennaio del 2015. Il progetto culturale nasce nel 2013 sulla spinta dei tre soci fondatori, dottorandi in Nuove tecnologie per il territorio, la città e l’ambiente (ambito della Tecnologia dell’Architettura) dell’Università Iuav di Venezia, che hanno dato avvio alle prime iniziative del gruppo all’interno del laboratorio ArTec (Archivio delle Tecniche e dei materiali per l’architettura e il design industriale). Nel corso del primo anno di attività il gruppo di OFFICINA* è cresciuto con la partecipazione di nuovi dottorandi e assegnisti di ricerca, andando così a dare consistenza al progetto che nei primi mesi del 2015 è stato trasformato in un’associazione culturale. Questa ha come intento primario quello di mettere in comunicazione il mondo della ricerca con quello dell’azienda, della professione e più in generale della collettività, al fine di instaurare e promuovere un dialogo e un confronto su temi legati all’architettura e alla tecnologia dell’edilizia. I principali ambiti in cui opera sono la riqualificazione dell’esistente, la sostenibilità ambientale, economica e sociale, la valorizzazione del territorio e l’innovazione tecnologica, con particolare attenzione alle questioni legate all’efficienza energetica e all’uso appropriato dei materiali e delle tecnologie costruttive.
Per informazioni: www.officinajournal.it officina.rivista@gmail.com