Post Sostenibilità

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Quaderni Iuav. Ricerche

Post Sostenibilità

Benno Albrecht

Quaderni Iuav. Ricerche

Post Sostenibilità

Benno Albrecht

Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work

Collana a cura di Sara Marini, Massimiliano Condotta, Università Iuav di Venezia

Comitato scientifico

Caterina Balletti, Università Iuav di Venezia

Alessandra Bosco, Università Iuav di Venezia

Maurizio Carlin, Padiglione Venezia

Michele Casarin, Accademia di Belle Arti di Venezia

Alessandro Costa, Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità

Giovanni Dell’Olivo, Fondazione di Venezia

Giovanni Marras, Università Iuav di Venezia

Progetto grafico

Centro Editoria Pard / Egidio Cutillo, Andrea Pastorello

Post Sostenibilità

Benno Albrecht

ISBN 979-12-5953-140-7

Prima edizione: aprile 2025

Impaginazione: Giulia Bersani, Davide Zaupa

Immagine di copertina

George Wharton James, The Roking Stone, Tandil, Argentina, 1926.

National Library of Poland

Anteferma Edizioni Srl, via Asolo 12, Conegliano, TV

Stampa: Grafiche Antiga, Crocetta del Montello, TV

Copyright: Opera distribuita con licenza CC BY-NC-ND 4.0 internazionale

Volume edito nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia all’interno del progetto Iuav at Work quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia.

Volume realizzato con i fondi relativi all’attività di collaborazione fra Fondazione Iuav, Università Iuav di Venezia, Fondazione di Venezia e Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità.

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Introduzione alla Post Sostenibilità

I. Teorie per un nuovo paradigma

14 Oltre la Sostenibilità. Come definire un Post

20 Nuove prospettive. Cronache di una trasformazione

34 Prefigurazioni e alterazioni. Progettualità proattiva

II. Tattiche e strategie

54 Roma MDCC. Progetto condizionato

66 Cipro. Progetto processo

76 Cosmopolis. Progetto totale

III. Iconografia della Post Sostenibilità

88 Immaginari retroattivi

148 Bibliografia

Il pensiero della Post Sostenibilità può mostrare, con cinismo, secchezza e decisione nuove, l’interdipendenza complessiva delle azioni umane estese al pianeta intero che è oggi in evidente crisi, e può convincere che questa crisi deve essere dominata grazie a una nuova progettualità, pena la nostra distruzione completa. Il mondo è sempre più fragile, complicato, interconnesso, soggetto a eventi inaspettati e inimmaginabili sempre più ricorrenti. Le linee di faglia geopolitiche del globo incominciano a corrispondere a una nuova geografia dettata dai cambiamenti climatici. Ci accorgiamo che il paradigma della Sostenibilità oggi non è proponibile per le situazioni climatiche estreme in cui ci troviamo. È necessario intravvedere un nuovo orizzonte mentale che chiamiamo della Post Sostenibilità, che permetta di fronteggiare situazioni impensabili e cambiamenti geografici, sociali ed economici di difficile previsione, e di conseguenza adattare e inventare gli strumenti intellettuali, progettuali e operativi. La progettualità necessaria a fronteggiare un contesto di rischio perenne è di ordine nuovo e vasto. Abbiamo bisogno di una nuova forma di progettualità e nuove idee che riescano a confrontarsi con tutti i rischi e le minacce che incombono nel tempo dei grandi cambiamenti, della concordanza delle catastrofi ambientali, economiche e sociali, a cui oggi già assistiamo, senza pietismi e illusioni di ipotetiche salvezze e redenzioni umanitarie. A Venezia, nella città dove Francesco Sansovino ha «veduto l’impossibile nell’impossibile»1, bisogna osare pensare l’impensabile, immaginare l’inimmaginabile, curare l’incurabile e di progettare ciò che oggi non riusciamo a prevedere, e avere una visione del mondo della Post Sostenibilità. Come diceva Michail Aleksandrovič Bakunin «è ricercando l’impossi1 «V[eneziano]: Ditemi per cortesia gentil’uomo che vi par di questa Città? F[orestiero]: S’io vi dirò il vero voi non lo mi crederete. V: Dite pure il vero: percioche dicendolo si loda Dio. F. Ella (per quel ch’a me pare) non è se non fattura divina; si per rispetto del sito; per lo quale viene in questa Città tutto quello che le bisogna, come anco per i maravigliosi edifici, e per lo gran concorso di genti che ci sono e veggo hora. […] A me par gran cosa perch’io ho veduto l’impossibile nell’impossibile». F. Sansovino, Delle cose notabili che sono in Venetia, Giovanni Nicolò Doglioni, Venezia 1583, vol. II, p. 77.

bile che l’uomo da sempre ha realizzato e riconosciuto il possibile, e coloro che saggiamente si sono limitati a cosa sembrava loro possibile, non hanno mai fatto un solo passo avanti»2 .

Traiettorie di un nuovo sentire

È necessario un nuovo sentire, nuove prospettive e nuove capacità tecniche. L’architettura assume, o forse riassume, nuovo valore etico fondante ed è responsabile del diverso rapporto fiduciario tra azioni umane e natura e può essere riassunta nel motto «devi, dunque fai, dunque puoi»3. Questa responsabilità, un’etica pubblica basata sulla prudenza e sul risparmio, si esplica su di un’apertura temporale di lunga durata. In questo senso ha valore la cura da assumersi oggi per le generazioni future che è stato uno dei temi teoricamente fondanti le politiche della Sostenibilità. Significa rinnovare quel pensiero e adattarlo a nuovi rischi. Bisogna forse, nell’epoca della Post Sostenibilità, sacrificare qualcosa del presente in vista delle possibilità di controllare i rischi legati al futuro e «dall’estasi dei bisogni sempre crescenti e del loro soddisfacimento illimitato si torni ad un livello che sia compatibile con l’ambiente a ciò necessario»4 . È necessaria un’educazione alla prudenza, quasi alla phrónesis, la virtù dell’azione giusta, la saggezza pratica d’Aristotele che supera il sapere tecnico e «mira al migliore dei beni realizzabili per l’uomo secondo il calcolo»5. Forse l’annunciazione della catastrofe

2 «Est en cherchant l’impossible que l’homme a toujours réalisé et reconnu le possible, et ceux qui se sont sagement limités à ce qui leur paraissait le possible n’ont jamais avancé d’un seul pas». M.A. Bakunin, Considérations philosophiques sur le fantôme divin, le monde réel et l’Homme, Entremonde, Genève 2010; trad. it. Considerazioni filosofiche. Il fantasma divino, il mondo reale e l’uomo, La Baronata, Lugano 2000, p. 102.

3 H. Jonas, Das Prinzip Verantwortung: Versuch einer Ethik für die technologische Zivilisation, Insel Verlag, Frankfurt am Main 1979; trad. it. Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, a cura di P.P. Portinaro, Einaudi, Torino 1990, p. 160.

4 H. Jonas, Sull’orlo dell’abisso, Conversazioni sul rapporto tra uomo e natura (1993), a cura di P. Becchi, Einaudi, Torino 2000, p. 4.

5 Aristotele, Etica Nicomachea (IV sec.), Laterza, Roma 1999, p. 13.

segnala allo stesso tempo non solo che l’ordine è stato turbato6 ma anche che l’ordine vuole e vorrà essere ristabilito. Per affrontare questa fatica ci appoggiamo con quanto diceva Johann Wolfgang von Goethe: «Quegli individui che in senso più nobile potremmo definire i creatori, sono produttivi nel senso più alto; poiché partendo sempre dalle idee esprimono sempre l’unità del tutto»7 . Il rinnovamento più importante che possiamo concepire è cambiare il nostro punto di vista, la direzione del nostro sguardo, invertire il lato da cui guardare il foglio da disegno, e traguardare il mondo in maniera diversa. Possiamo cambiare stato e regione, città e paese, quartiere e casa, studio e lavoro, ma rimanere sempre uguali a come siamo sempre stati e guardare alle cose sempre allo stesso modo. Ma se cambiamo il punto di vista, il nostro angolo visuale muta profondamente, la parallasse mostra cose diverse, il nostro tutto cambia e appare in forma completamente nuova. Le nostre visioni, le nostre prospettive, le nostre priorità, i nostri valori, i nostri giudizi, le nostre attività e i nostri stessi desideri cambiano e prendono nuova forma, nuovo senso e nuovo vigore. Nel pensiero occidentale questa trasmutazione totale, questo sconvolgimento assoluto segna sempre l’inizio di una nuova vita, una rinascita, un nuovo modo di essere. È una svolta profonda della propria vita, è una metànoia, un profondo mutamento, un cambiamento radicale di vita e di prospettiva nel modo di pensare8, di sentire, valutare, di giudicare il mondo e le sue cose e opere9. Oggi siamo al punto,

6 E. Jünger, Al muro del tempo (1959), Adelphi, Milano 2000, pp. 153-165.

7 J.W. Goethe, Conversazioni con il Cancelliere Friedrich von Müller, Astrolabio, Roma 1946, p. 54.

8 Cfr. A. Ellwanger, Metanoia, Rhetoric, Authenticity, and the Transformation of the Self, The Pennsylvania State University Press, Philadelphia 2020.

9 «The most important change that people can make is to change their way of looking at the world. We can change studies, jobs, neighborhoods, even countries and continents and still remain much as we always were. But change our fundamental angle of vision and everything changes – our priorities, our values, our judgments, our pursuits. Again and again, in the history of religion, this total upheaval in the imagination has marked the beginning of a new life.... a turning of the heart, a “metanoia”, by which men see with new eyes and

volenti o nolenti, coscienti o costretti, in cui è necessario fare un cambiamento totale di punto di vista, e passare dall’indifferenza per il paradigma della Sostenibilità alla necessità di attenzione a quello più stringente, adeguato e severo della Post Sostenibilità.

La città come scenario futuro

Lo scenario futuro della Post Sostenibilità si giocherà negli ambienti antropizzati, in quelli modellati a somiglianza dell’uomo, in quelli completamente artificiali, nelle nostre città. Ci accorgiamo con preoccupazione che la nuova geografia determinata dai cambiamenti climatici in atto mostra che la Comunità degli uomini deve oggi affrontare problemi che sono di scala planetaria e che coinvolgono tutti.

Il Climate Change è interesse globale convergente perché ci troviamo di fronte a problemi e strategie di dislocazione nello spazio delle risorse, che non tengono conto di frontiere nazionali ma che sono a scala planetaria. Problemi che sono extra-territoriali e al di fuori dalle giurisdizioni nazionali presuppongono soluzioni a scala mondiale e locale allo stesso tempo. La crisi ambientale di oggi è quella del rapporto tra uomini, istituzioni e il territorio che accoglie i beni comuni, che sono il prodotto socialmente condiviso delle risorse e hanno valore intergenerazionale.

Vediamo che la nostra epoca è anche determinata e formata da un implacabile fenomeno di compressione dello spazio e del tempo, prodotto dalle nuove tecnologie di comunicazione, di trasporto e dai fenomeni di concentrazione che regolano l’economia globale. La coscienza e la percezione che tempo e spazio sono sfuggiti al controllo razionale è uno dei significati che risiedono nel termine globalizzazione.

Allo stesso tempo è diventata operativa una nuova forma di intelligenza digitale che certamente produrrà degli effetti di vasta portata culturale, tecnica, etica, con grandi risvolti fisici. Nasce

understand with new minds and turn their energies to new ways of living». L’autore interpreta quanto scritto in Commission on Global Governance, Our Global Neighborhood: the Report of the Commission on Global Governance, Oxford University Press, Oxford 1995, p. 27.

l’idea normativa di un nuovo insediamento completo, come la città antica, ma esteso a tutto il territorio occupato che include virtualmente tutto lo spazio trasformato dall’uomo e le infrastrutture necessarie al suo funzionamento: un’Orbe-Urbe con le proprie architetture civili pensate alla loro scala adeguata, i suoi monumenti, le architetture del mondo, che possa competere e adattarsi alla nuova geografia del pianeta. Questo nuovo insediamento sarà reso necessario dallo spostamento immane di popolazioni a causa delle mutate condizioni geografiche e ambientali che si propagano su tutto il globo. Come anticipare le scelte che bisognerà fare è un compito nuovo, sapendo di dover sempre stare davanti ai cambiamenti.

Per una progettualità Post Sostenibile

La progettualità è la tendenza, la disposizione e la propensione a produrre idee, a ideare, programmare, ad attivare trasformazioni, a inventare e definire processi nell’epoca della Post Sostenibilità. Il termine progettualità è più adeguato, perché il progetto riguarda l’idea e i relativi piani per l’esecuzione di un lavoro, di un’opera o di un proposito. La progettualità del territorio, dello spazio urbano e architettonico, è essenziale per dare corso a politiche mirate allo sviluppo Post Sostenibile. Il territorio è il telaio portante dove appoggiare ogni strategia politica-civica. In un mondo dove la città è diventata globale, il suo progetto diventa determinante per il futuro stesso dell’umanità. È un’acquisizione di valore involontaria, non per merito proprio della disciplina architettonica ma per demerito di altri programmatori. È necessario avere la coscienza della responsabilità che grava su politici, amministratori, tecnici, progettisti che devono approntare ora strategie di progetto capaci di un approccio multilaterale10. Bisogna considerare che:

Il confine tra “polis” e “natura” è stato cancellato. La città degli uomini, un tempo enclave nel mondo non-umano, si estende ora alla totalità della natura terrena e ne usurpa il posto.

10 Cfr. B. Albrecht, Conservare il futuro. Il pensiero della sostenibilità in architettura, Il Poligrafo, Padova 2012, pp. 45-46.

La differenza tra l’artificiale e il naturale è sparita, il naturale è stato fagocitato dalla sfera dell’artificiale; e nel contempo la totalità degli artefatti, le opere dell’uomo che, come mondo, operano su e per mezzo di lui, producono un tipo nuovo di “natura”, ossia una peculiare necessità dinamica, con la quale la libertà umana si trova a essere confrontata in un senso del tutto nuovo.11

Nella città mondo12 e in un contesto climatico compromesso e in rapido cambiamento, lo stato senza condizione dell’università permette che: «L’università fa professione della verità. Essa dichiara, promette un impegno senza limiti nei confronti della verità»13 e si assume la responsabilità dell’individuazione delle strategie adatte al proseguimento della vita su questo pianeta.

Paradossalmente le città sono campo di scontro e luogo di maggior presenza della popolazione; gli esperti in città sono fondamentali per il futuro dell’umanità e questi esperti siamo noi. Oggi è proprio dal nostro punto di vista, dalla vedetta di una università tematica e dedicata alla progettualità che è possibile traguardare nuovi orizzonti di senso, fisici e di responsabilità collettiva ed estesa. Il riferimento al pensiero di John Ruskin è costante, sempre confortante e mostra la sua grande lungimiranza:

Osserva, ci sono due grandi doveri reciproci riguardanti l’industria, da scambiare costantemente tra i vivi e i morti. Noi, mentre viviamo e lavoriamo, dobbiamo sempre pensare a coloro che vengono dopo di noi; che ciò che facciamo può essere utile, per quanto possiamo farlo, a loro, così come a noi. Poi, quando moriamo, è dovere di coloro che vengono dopo di noi accettare questo nostro lavoro con ringraziamenti e ricordo,

11 H. Jonas, Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, cit., p. 14.

12 Cfr. B. Albrecht, Nostra Patria è il mondo intero, in F. De Dominicis, Il progetto del mondo. Doxiadis, città e futuro, 1955-65, LetteraVentidue, Siracusa 2022, pp. 16-21.

13 J. Derrida, P.A. Rovatti, L’università senza condizione (2001), Raffaello Cortina, Milano 2002, p. 10.

non mettendolo da parte o abbattendolo nel momento in cui pensano di non averne bisogno. E ogni generazione sarà felice o potente solo nel tono che dovrebbe essere, nell’adempiere a questi due doveri per il passato e il futuro. Il suo stesso lavoro non sarà mai fatto correttamente, anche per sé stesso – mai buono, o nobile, o piacevole ai suoi occhi – se non lo prepara anche per gli occhi delle generazioni a venire. E i suoi beni non saranno mai sufficienti per lui, e la sua stessa saggezza non sarà mai abbastanza per essa, a meno che non si avvarrà con gratitudine e tenerezza dei tesori e della saggezza che gli vengono in eredità dai suoi antenati.14

14 «Observe, there are two great reciprocal duties concerning industry, constantly to be exchanged between the living and the dead. We, as we live and work, are to be always thinking of those who are to come after us; that what we do may be serviceable, as far as we can make it so, to them, as well as to us. Then, when we die, it is the duty of those who come after us to accept this work of ours with thanks and remembrance, not thrusting it aside or tearing it down the moment they think they have no use for it. And each generation will only be happy or powerful to the pitch that it ought to be, in fulfilling these two duties to the Past and the Future. Its own work will never be rightly done, even for itself – never good, or noble, or pleasurable to its own eyes – if it does not prepare it also for the eyes of generations yet to come. And its own possessions will never be enough for it, and its own wisdom never enough for it, unless it avails itself gratefully and tenderly of the treasures and the wisdom bequeathed to it by its ancestors». J. Ruskin, The Political Economy of Art (1857), in Idem, The Complete Works of John Ruskin, a cura di E.T. Cook, A. Wedderburn, George Allen Unwin, London 1871, vol. XVI, p. 63; trad. it. Economia politica dell’arte, Castelvecchi, Roma 2016, p. 56.

I. Teorie per un nuovo paradigma

Oltre la Sostenibilità. Come definire un Post

Il paradigma della Sostenibilità aveva tentato di mettere in guardia gli uomini e le loro amministrazioni per oltre quarant’anni sulle possibili terapie da adottare per correggere i rapporti tra uomini e il loro ambiente, ma oggi questo paradigma non è più percorribile.

Il dentifricio è ormai uscito dal tubetto e nessuno può rimetterlo dentro. La nuova condizione climatica è una prospettiva Post Sostenibile, è una nuova geografia che porta a un altro paradigma mentale e culturale, a un differente panorama geografico e geopolitico. Già si vedono nuove emergenze causate da enormi spostamenti di popolazioni spinte dalla inabitabilità di grandi regioni, e oggi comprendiamo le nuove esigenze di sostentamento locale e di autoproduzione quasi autarchica legate a filiere di approvvigionamento corte, dopo che quelle lunghe e planetarie hanno mostrato tutta la loro fragilità nel periodo della pandemia.

Siamo coscienti che ci approssimiamo a un controllo nuovo e capillare delle connessioni fisiche su tutte le dimensioni dello spazio, fisico e immateriale, che avrà come contraltare uno sviluppo tecnologico mirato alla messa in equilibrio e alla difesa da ogni insidia e alla messa in sicurezza dei colli di bottiglia delle comunicazioni continentali, i choke points strategici del commercio mondiale.

Il fallimento della Sostenibilità

La definizione di Sostenibilità è stata divulgata attraverso un mantra ripetuto continuamente in ogni contesto. Dal Rapporto Brundtland del 1987 deriva la definizione di sviluppo Sostenibile più divulgata e sempre citata in ogni libro e intervento che riguarda la Sostenibilità, e ne è diventata il motto e lo slogan per eccellenza, «l’umanità ha le capacità di sviluppare uno sviluppo Sostenibile in modo da soddisfare le esigenze dell’oggi senza compromettere quelle delle future generazioni»1 .

1 «Humanity has the ability to make development sustainable to ensure that it needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs. The concept of sustainable does imply limits not absolute limits but limitations imposed by present state of technology and social organization on environmental resources and by the ability of biosphere to absorb the effects of human activities. But technology and social organization can be both managed way and

Oltre

La dizione di Post Sostenibilità che oggi potremmo adottare è che: l’umanità ha il dovere di mettere in sicurezza l’oggi per dare un domani alle future generazioni. In altro luogo abbiamo trattato dell’origine e dello sviluppo del pensiero della Sostenibilità e dimostrato che non era un pensiero originale2, a discapito di quello che pensano in molti, e prendeva origine in tempi passati, nelle critiche operative alla rivoluzione industriale, non appena incominciata.

Abbiamo descritto il pensiero della prima critica all’industrializzazione di Georges-Louis Leclerc de Buffon e Nicolas de Condorcet; le proposte operative dell’utopia energetica di John Adolphus Etzer e il pensiero totalizzante dei trascendentalisti americani; la concezione di salvaguardia delle future generazioni espressa da John Ruskin, William Morris e George Perkins Marsh è diventata in qualche forma realtà parzialmente operativa. Poi negli anni Settanta del secolo passato il dispositivo culturale della Sostenibilità ha preso corpo, è diventato cogente e si è espanso al dominio del pubblico. La Sostenibilità, e il conseguente green imperative 3, è diventata oggi pervasiva in molti aspetti della nostra cultura, anche se spesso solo come strumento di marketing, e ha mostrato al grande pubblico le manifestazioni più tecniche, anche se solo molte volte di green washing, senza esporre il proprio, vasto e complesso, retroterra culturale. La Sostenibilità ha posto problemi spaziali, di scelte di dislocazione delle risorse,

improved to make way to a new era of economic growth. The Commission believes that widespread poverty is no longer inevitable. Poverty is not only an evil in itself, but sustainable development requires meeting the basic needs of all and extending to all the opportunity to fulfill their aspirations for better life. A world in which poverty is endemic will always be prone to ecological and other catastrophes». World Commission on Environment and Development, Our Common Future, Oxford University Press, Oxford 1987, p. 24. Il corsivo è dell’autore.

2 Cfr. B. Albrecht, Conservare il futuro. Il pensiero della sostenibilità in architettura, Il Poligrafo, Padova 2012.

3 Cfr. V. Papanek, The green imperative: ecology and ethics in design and architecture, Thames and Hudson, London 1995; Idem, Design for The Real World. Human Ecology and Social Change , Bantam Books, Toronto-New York-London 1973; R. Ardrey, The Territorial Imperative: A Personal Inquiry into the Animal Origins of Property and Nations, Collins, London 1967.

di saggezza nell’uso dei mezzi nel lungo periodo, e anche problemi etici e di limitazione collettiva delle scelte nell’uso dei mezzi disponibili, ma non ha portato un sostanziale contributo fattivo e reali cambiamenti strutturali4. Il pensiero razionale non è riuscito a imporre un’efficace moderazione ai comportamenti illogici che hanno portato alla distruzione delle risorse naturali e alla conseguente crisi climatica. La bandiera dell’etica ambientale ha sventolato inutilmente nell’epoca sfuggente del mondo dello spettacolo. Il retroterra culturale della Sostenibilità presupponeva come principio fondante la possibilità di convivenza tra vita dell’uomo, il suo progresso e il mantenimento dell’ambiente naturale, ma ora è proprio questo principio che è inevitabilmente compromesso. Il patto intergenerazionale, il cui mantenimento è la base della Sostenibilità, è oggi insolvibile, siamo nell’epoca della Post Sostenibilità.

La condizione oggi, decaduta la possibilità legata alle politiche della Sostenibilità, è assolutamente nuova, implica autocontrollo delle trasformazioni della superficie terrestre e implica nuovi doveri e nuovi diritti, tanto che «nessun’etica del passato doveva tener conto della condizione globale della vita umana e del futuro lontano, anzi della sopravvivenza, della specie»5. Siamo di fronte alla necessità di una acquisizione di responsabilità generale:

Il fatto che, varcando questi confini, la responsabilità si è di recente estesa alla condizione della biosfera e alla sopravvivenza futura della specie umana, è semplicemente la conseguenza dell’ampliamento del relativo potere, che è in primo luogo un potere di distruzione. Potere e pericolo rendono evidente un dovere che mediante la solidarietà senza alternative nei confronti dell’ambiente si estende, prescindendo da ogni particolare consenso, dalla nostra specie alla totalità dell’essere.6

4 H. Bulkeley, A. Jordan, R. Perkins, H. Selin, Governing sustainability: Rio+20 and the road beyond, «Environment and Planning C: Government and Policy», 31, 2013, pp. 958-970.

5 H. Jonas, Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, a cura di P.P. Portinaro, Einaudi, Torino 1990, p. 12.

6 Ivi, p. 177.

La perturbazione dell’equilibrio delle componenti fisiche del pianeta si è manifestata all’improvviso. Sempre Hans Jonas insisteva:

Il pericolo di una catastrofe per l’ideale baconiano del dominio sulla natura ad opera delle tecniche scientifiche è insito quindi nella grandezza del suo successo. È in sostanza di duplice natura, economico e biologico: il rapporto reciproco tra queste due componenti, destinato a provocare necessariamente la crisi, si manifesta oggi apertamente. Il successo economico, a lungo considerato isolatamente, significava incremento per quantità e genere delle produzioni di beni pro capite, diminuzione dell’impiego di lavoro umano e crescente aumento del benessere di molti [...]. Già questo da solo implicava i rischi di esaurimento (super sfruttamento) delle risorse naturali limitate (si prescinde qui dai pericoli di corruzione interna). Ma tali rischi vengono potenziati ed accelerati dal successo biologico, in un primo tempo scarsamente visibile: l’aumento numerico di questo corpo collettivo soggetto del ricambio, ossia l’incremento demografico esponenziale, nella sfera d’influenza della civiltà tecnica ormai estesa all’intero pianeta; e non soltanto nel senso che questa crescita accelera, per così dire dall’esterno il tasso di sviluppo primario moltiplicando gli effetti, ma nel senso che essa gli sottrae anche la possibilità di arginare se stesso.7

Gli equilibri ambientali sono venuti meno e si rende evidente il bisogno di proteggere la natura dall’uomo e l’uomo da sé stesso.

Per una predisposizione al senso estetico

I nostri studi, la specificità dell’educazione alla progettualità, possono aiutare ad affrontare i nuovi compiti legati alla Post Sostenibilità che abbiamo davanti, ed educare il bisogno di protezione biunivoca tra natura e uomo grazie a una nuova percezione estetica. Joans Salk, l’ideatore del primo vaccino della poliomielite è il committente di Louis Kahn a La Jolla, e nel suo libro afferma che:

7 Ivi, pp. 179-180.

L’uomo possiede una caratteristica che lo rende esigente e preoccupato rispetto al mantenimento della vita. Questa tendenza può essere definita come “sense of aesthetics”, “senso estetico”, che, come usato in questo caso, può essere inteso nel suo significato ampio come “intuizione della bellezza e dell’ordine”, “intuition of beauty and order”. Questo atteggiamento, accresciuto dal desiderio, ha le caratteristiche di una predisposizione.8

Il mantenimento della vita corrisponde a un senso estetico, per questo mirato ad una grande responsabilità: «La nostra maggior responsabilità è essere dei buoni antenati»9. Una risposta può forse essere ritrovata in una nuova visione, un nuovo paradigma mentale, una nuova progettualità e in un’originale sensibilità estetica, «per risolvere in pratica quel problema politico, si deve procedere attraverso il problema estetico, dacché è unicamente attraverso la bellezza che si perviene alla libertà»10. Etica ed estetica sono tutt’uno11, questo è il nuovo ruolo propulsivo che devono avere gli studi sulla progettualità, nell’epoca della Post Sostenibilità.

8 «Man possesses an additional characteristic, which has to do with the satisfaction and fulfillment of larger desires, which are concerned with the maintenance of the quality of life. This tendency may be subsumed under the term “sense of aesthetics”, which, as used here, should be understood in its broad meaning as an “intuition of beauty and order”. This aptitude, increased by desire, has the quality of an “addiction”». J. Salk, The Survival of the Wisest, Harper & Row, New York 1972, p. 3; trad. it. La sopravvivenza dei più saggi, Armando Editore, Roma 1977, p. 5.

9 «Our greatest responsibility is to be good ancestors». J. Salk citato in L. Fahey, R.M. Randall, Learning from the Future: Competitive Foresight Scenarios, Wiley, New York 1998, p. 322; «The most important question we must ask ourselves is, “Are we being good ancestors?”». R. Krznaric, The Good Ancestor: A Radical Prescription for a LongTerm Thinking, The Experiment, New York 2020, p. 150.

10 F. Schiller, Lettere sull’educazione estetica dell’uomo. Callia o della Bellezza (1795), Armando Editore, Roma 2005, pp. 110-111; Idem, L’educazione estetica. L’arte, il bello, la forma, la creatività, l’imitazione, l’esperienza estetica (1795), Aesthetica, Milano 2005.

11 «6.421. È chiaro che l’etica non può formularsi. L’etica è trascendentale. (Etica ed estetica sono tutt’uno)». L. Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus (1921), a cura di A.G. Conte, Einaudi, Torino 1989, p. 169.

III. Iconografia della Post Sostenibilità
Immaginari retroattivi

La progettualità Post Sostenibile ci mostra, attraverso questi e altri esempi possibili, che c’è ancora speranza di convivenza e di futuro tra la comunità degli uomini e una geografia in continua trasformazione. Lo stesso diceva anche Edgar Allan Poe, nel Colloquio di Monos e Una, dove racconta che:

Nel crepuscolo, discorremmo dei giorni a venire, quando la superficie della Terra, deturpata dall’artificio, dopo aver subito quella purificazione che sola poteva abolire le sue rettangolari oscenità, si sarebbe rivestita nuovamente di verzura e declivi montani e radiose acque di Paradiso, e sarebbe stata finalmente dimora adatta all’uomo: all’uomo mondato dalla morte – all’uomo per il cui intelletto ora sublimato la conoscenza non avrebbe più avuto veleni – all’uomo redento, rigenerato, beatificato e ormai immortale, ma pur sempre corporeo.1

Sappiamo che l’arte e i sentimenti estetici superano il bene e il male, e che il pensiero della storia trasformata in opera d’arte, in creazione che guarda al futuro, è quanto è stato esposto da Friedrich Nietzsche:

Dunque, la storia la scrive colui che è esperto e superiore. Chi non ha vissuto qualcosa in modo più grande e alto di tutti, non sa neppure interpretare niente di grande e di alto del passato. Il responso del passato è sempre un responso oracolare: solo come architetti del futuro, come sapienti del

1 «And now it was, fairest and dearest, that we wrapped our spirits, daily, in dreams, Now it was that, in twilight, we discoursed of the days to come, when the Art-scarred surface of the Earth, having undergone that purification which alone could efface its rectangular obscenities, should clothe itself anew in the verdure and the mountain-slopes and the smiling waters of Paradise, and be rendered at length a fit dwelling-place for man: – for man the Death-purged – for man to whose now exalted intellect there should be poison in knowledge no more – for the redeemed, regenerated, blissful, and now immortal, but still for the material, man». E.A. Poe, The Colloquy of Monos and Una, in Idem, Tales, Wiley and Putnam, London 1845, p. 104; trad. it. Tutti i racconti, Editrice Sugar, Milano 1963, pp. 250-253.

presente, voi lo capirete. Oggi si spiega l’influenza straordinariamente profonda ed estesa di Delfi col fatto che i sacerdoti delfici erano esatti conoscitori del passato; oggi conviene sapere che soltanto colui che costruisce il futuro ha diritto a giudicare il passato.2

Gli architetti di futuro devono creare uno spazio di incontro per le menti e per il pensiero, dove sia possibile sperimentare la realtà passata, capire la presente e immaginare quella a venire. Un luogo dove traguardare ciò che è stato, ciò che è stato nascosto e ciò che avrebbe potuto essere, dove anticipare il futuro probabile, possibile e anche impossibile. Venezia può essere questo spazio critico, interpretativo e assertivo allo stesso tempo, dove si sa di non sapere, dove è sovrana la curiosità e comanda l’anticipazione del futuro3 .

2 «Thus, history is to be written by the man of experience and character. He who has not lived through something greater and nobler than others, will not be able to explain anything great and noble in the past. The language of the past is always oracular: you will only understand it as architects of the future who know the present. We can only explain the extraordinarily wide influence of Delphi by the fact that the Delphic priests had an exact knowledge of the past: and, similarly, only he who is building up the future has a right to judge the past». F. Nietzsche, The Use and Abuse of History, Cosimo Inc., New York 2010, p. 41; Idem, Sull’utilità e il danno della storia per la vita (1874), Adelphi, Milano 1981, p. 56.

3 Le immagini a seguire valgono come commento illustrato e sono spesso solo evocative di quanto scritto.

Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work

La serie di volumi della collana Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work è edita nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, all’interno del progetto Iuav at Work, quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia. L’elenco dei volumi pubblicati è presente al link accessibile dal seguente QR code.

Il mondo è sempre più soggetto a eventi inaspettati sempre più ricorrenti. Le linee di faglia geopolitiche iniziano a corrispondere a una nuova geografia dettata dai cambiamenti climatici. Al fallimento del paradigma Sostenibile è necessario intravvedere un nuovo orizzonte Post Sostenibile, che permetta di fronteggiare cambiamenti di difficile previsione e, di conseguenza, adattare e inventare gli strumenti progettuali e operativi.

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