I centri storici tra ricerca e governo

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Quaderni Iuav. Ricerche

I centri storici tra ricerca e governo.

Il contributo IUAV

Quaderni Iuav. Ricerche

I centri storici tra ricerca e governo.

Il contributo IUAV

Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work

Collana a cura di Sara Marini, Massimiliano Condotta, Università Iuav di Venezia

Comitato scientifico

Caterina Balletti, Università Iuav di Venezia

Alessandra Bosco, Università Iuav di Venezia

Maurizio Carlin, Padiglione Venezia

Michele Casarin, Accademia di Belle Arti di Venezia

Alessandro Costa, Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità

Giovanni Dell’Olivo, Fondazione di Venezia

Giovanni Marras, Università Iuav di Venezia

Progetto grafico

Centro Editoria Pard / Egidio Cutillo, Andrea Pastorello

I centri storici tra ricerca e governo. Il contributo IUAV

Francesco Trovò, Tuia Giannesini

ISBN 979-12-5953-156-8

Prima edizione: aprile 2025

Impaginazione: Mattia Ossola

Immagine di copertina

Venezia, Marzaria San Zulian. Ph. Francesco Trovò, 2014

Anteferma Edizioni Srl, via Asolo 12, Conegliano, TV

Stampa: Grafiche Antiga, Crocetta del Montello, TV

Copyright: Opera distribuita con licenza CC BY-NC-ND 4.0 internazionale

Volume edito nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia all’interno del progetto Iuav at Work quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia.

Volume realizzato con i fondi relativi all’attività di collaborazione fra Fondazione Iuav, Università Iuav di Venezia, Fondazione di Venezia e Fondazione Venezia

Capitale Mondiale della Sostenibilità.

Introduzione

6 La sfida dei centri storici. L’Università come servizio per la società civile

Francesco Trovò

I. I centri storici e l’attività della

Scuola di Architettura di Venezia

12 I centri storici tra ricerca e didattica

Tuia Giannesini

II. Il caso Venezia

50 L’obiettivo della tutela della città antica. Il percorso del Piano Regolatore di Venezia

Francesco Trovò

93 Bibliografia

La sfida dei centri storici. L’Università come servizio per la società civile

Oggi l’Università Iuav di Venezia è interamente dedicata all’insegnamento del progetto nelle sue diverse forme.

Questa considerazione, presente nei programmi di gestione e sviluppo dell’Ateneo ha radici lontane e profonde, e in questo contributo si intende indagarne le origini, con riferimento in particolare alla tematica della ricerca e del governo dei centri storici. Dopo la Legge Urbanistica del 1942, e alla luce delle esigenze drammatiche di ricostruzione dovute ai danni bellici, i centri storici hanno rappresentato un terreno di sfida complesso per generazioni di tecnici delle Pubbliche Amministrazioni.

L’allora Istituto Universitario di Architettura di Venezia seppe intercettare queste esigenze e porsi da subito a servizio della comunità. Questa consapevolezza trovò pieno riscontro nelle parole di Aymonino, il quale promosse già nel 1975 l’idea di Università come servizio, cogliendone la grande potenzialità, fino a quel momento poco impiegata per terzi, e ripensandola come modello di istituzione «a suo modo produttiva, cioè necessaria a qualcuno e a qualcosa»1 .

Il modo con cui nel secondo Dopoguerra si è di fatto realizzato questo obiettivo nel caso dei centri storici italiani è oggetto in particolare del primo dei due saggi che compongono il volume, in cui vengono descritte le principali vicende di questa attenzione dello IUAV rispetto al tema posto.

Lo studio di Venezia nella specificità è al centro dell’attenzione didattica e scientifica sotto la direzione di Giuseppe Samonà a partire dal 1946. In questo contesto assumono grande rilievo le ricerche di Egle Trincanato e Saverio Muratori a partire dagli anni ‘50, che per impostazione - la prima basata sul riconoscimento dei caratteri, delle componenti costruttive e dell’autenticità della materia, la seconda sulla ricerca di regole e prassi strutturanti la costruzione della città - possono considerarsi complementari. L’utilizzo del tipo edilizio proposto da Muratori era innovativo nella misura in cui lo stesso non fu pensato come fine ma come

1 C. Aymonino, L’università come servizio, in G. Robustelli, R. Sordina (a cura di), Annuario: 1973-1978, Electa, Venezia 1978, p. 141. Estratto dell’omonimo saggio pubblicato in «Rinnovamento Veneto», 2, 1975.

strumento operativo dell’indagine, rifiutando l’idea dello studio dell’edilizia storica associata alla semplificazione e all’impoverimento della schematizzazione tipologica.

I risultati della ricerca saranno pubblicati nel volume Studi per un’operante storia urbana di Venezia (1960), come esempio di metodo operativo applicabile a un qualsiasi centro storico, cui seguirà di fatti la sperimentazione per la città di Roma.

In modo del tutto affine alla ricerca di Muratori si colloca l’attività di Renata Egle Trincanato, in grado per la prima volta di porre l’attenzione sulle componenti delle fabbriche che caratterizzano il tessuto connettivo delle parti più antiche delle città. I risultati della ricerca e dei primi anni della didattica vengono raccolti nella pubblicazione Venezia Minore (1948), mentre in seguito, i risultati delle indagini condotte, consistenti nei rilievi planimetrici eseguiti dagli studenti, formano parte dei materiali istruttori per la candidatura che la stessa professoressa, con Giovanni Astengo e Mario Coppa presentano, nel 1957, presentò per il concorso di idee per il piano regolatore veneziano.

Ben presto l’Istituto Universitario di Architettura si conformò in modo da dare compiute risposte alle sollecitazioni provenienti dalle esigenze della contemporaneità: oltre alla divisione in dipartimenti venne adottata un’altra soluzione sperimentale, relativa alla formazione di laboratori di servizio. Queste strutture, che tutt’ora caratterizzano e qualificano l’attività dell’Ateneo, sono state pensate per una doppia funzione, rispondente da una parte al fabbisogno degli studenti per l’attività didattica, dall’altra come centro di ricerca ed elaborazione di dati su commissione, come dimostrarono i due progetti di allora sui centri storici di Verona e di Venezia nonché il progetto per il Censimento tipologico e funzionale degli edifici del centro storico di Venezia che vede coinvolto anche UNESCO.

La seconda parte dello studio si sofferma sul valore degli studi su Venezia come principale campo di indagine delle ricerche, su cui teoria e pratica si incrociano dando vita a fecondi risultati operativi. Dal Concorso di idee sul Piano Regolatore di Venezia, processo che poi si concluse nel 1962 con l’adozione dello strumento, emergeva con chiarezza l’utilità del concetto di una conservazione

urbanistica vitale, rispetto al quale la Scuola di Architettura di Venezia ebbe un ruolo fondamentale: l’assioma muove dall’auspicio di sostenere lo sviluppo culturale e di tenere conto della situazione socioeconomica, espressione di un vasto organismo urbano articolato e policentrico, nel quale il centro storico assumeva un ruolo determinante, che anche oggi può essere considerato un principio cardinale nella definizione delle politiche di gestione di tali ambiti urbani. La componente conoscitiva delle modalità costruttive storiche fu sempre prodromica rispetto alle proposizioni operative, come dimostra il rapporto scientifico tra Saverio Muratori e Paolo Maretto, quest’ultimo autore di significativi studi sull’architettura di Venezia. Il processo tipologico fu trattato con grande profitto da Aldo Rossi, che ne fece uno dei pilastri della sua ricerca scientifica presso lo IUAV, e ripreso ed esportato anche da altre figure, come quella di Gianfranco Caniggia per Firenze.

Con riferimento ai molteplici e complessi rischi per la conservazione e la tutela dei centri storici, oggi l’Università Iuav di Venezia raccoglie l’eredità di questa stagione feconda, ribadendo il ruolo dell’Ateneo nell’esercitare quel servizio culturale e scientifico coniugato da Carlo Aymonino qualche decennio fa, ma adeguandolo alle emergenze della contemporaneità come, tra gli altri, gli effetti del turismo di massa, con le relative conseguenze sugli abitanti dei centri storici, l’accelerazione dei processi di degrado e usura degli spazi pubblici con conseguente impoverimento del tessuto urbano, gli effetti del cambiamento climatico, con l’aumento del livello del mare e gli eventi metereologici estremi e, non ultimi, gli effetti dei processi di standardizzazione delle attività commerciali con la conseguente perdita dell’identità dell’edilizia locale. Una sfida quanto mai aperta.

La sfida dei centri storici

I. I centri storici e l’attività della Scuola di Architettura di Venezia

Tuia Giannesini

I centri storici tra ricerca e didattica

il territorio, per cui, da una parte diventa evidente la necessità di avere strumenti urbanistici adeguati alla dimensione territoriale e dall’altra l’urgenza di stabilire normative comuni che garantiscano la tutela e la conservazione dell’edilizia storica e che diano allo stesso tempo indicazioni operative su come intervenire quando necessario. Queste due tematiche troveranno sviluppo nella didattica IUAV in due ambiti simili, ma separati e paralleli. La crescente attenzione per le questioni territoriali e alle problematiche legate alla pianificazione evolverà nella nascita della figura dell’urbanista e del corso di laurea in urbanistica con l’Istituto di Pianificazione urbana e territoriale2 a partire dall’anno accademico 1970-1971, che diventerà poi Dipartimento di Pianificazione Territoriale e Urbanistica nel 1976. Per quanto riguarda la questione dei centri urbani, nella sua dimensione interdisciplinare, non trova un solo percorso, ma suscita interesse in urbanistica, restauro, storia e composizione architettonica, che ne trattano rispettivamente diverse problematiche; lo sviluppo degli strumenti di gestione, le problematiche legate al restauro e alla conservazione dell’edilizia storica, lo studio della nascita e dello sviluppo dei centri urbani e non per ultimo, le problematiche legate alla progettazione nei centri storici – del rapporto tra nuovo e antico – di fronte alle necessità della società contemporanea e dei cambiamenti tecnologici a cui l’edilizia storica fatica a far fronte. Una delle principali correnti di pensiero impone lo studio e la comprensione delle dinamiche che hanno portato alla formazione e alla caratterizzazione dell’edilizia come punto di partenza per la conoscenza e la progettazione di interventi nei centri storici. Di particolare rilevanza sono le ricerche sull’edilizia

2 Il primo Istituto di Urbanistica all’interno dell’Università nasce il 9 marzo 1962 fondato da Luigi Piccinato e Giuseppe Samonà. L’intenzione era quella di costituire un centro studi e ricerche concentrato sulle questioni del territorio. La direzione rimane a Luigi Piccinato fino al 1963 e poi viene passata a Giovanni Astengo che diventerà poi direttore, con la creazione del corso di laurea in urbanistica, del nuovo Istituto di Pianificazione urbana e territoriale nel 1971. Contemporaneamente all’interno dell’Istituto di Architettura nasce il nuovo Istituto di Urbanistica diretto da Giancarlo de Carlo.

veneziana di Renata Egle Trincanato e di Saverio Muratori negli anni Cinquanta, dove, nonostante tenessero due corsi diversi, a livello didattico, portano avanti esperienze di indagine similari, concentrate sullo studio diretto del tessuto urbano. Nel corso di Caratteri distributivi che Muratori tiene presso lo IUAV tra il 1950 e il 1954, gli studenti eseguono il rilievo di una parte tessuto della città lagunare finalizzato alla ricostruzione delle dinamiche che hanno definito la sua configurazione. Lo studio della cellula edilizia del nucleo storico era finalizzato all’identificazione del fattore determinante per la lettura dell’assetto della morfologia della città. Muratori proponeva l’utilizzo del “tipo” e la schematizzazione non come fine, ma come strumenti operativi dell’indagine, contrapponendosi allo studio dell’edilizia storica attraverso la semplificazione e all’impoverimento della schematizzazione tipologica, a confronto con la complessità del reale. Viene introdotto il “concetto urbanistico” e la relazione diretta tra la scala architettonica e urbana all’interno dello stesso processo di analisi, dove lo studio dell’edificio non può più esulare dal suo ambiente circostante che deve essere ugualmente soggetto dell’indagine, istanza che verrà confermata dagli studi su Venezia portati avanti negli anni Settanta. Il corso veniva svolto, in parte, attraverso lezioni dirette del professore, con la spiegazione delle premesse teoriche su cui si basava l’identificazione dei “caratteri dell’edilizia” e le corrispondenti funzioni; in parte con esercitazioni collettive degli studenti, pensate per metterli a confronto con la materia di studio. Una volta identificato il nucleo edilizio veniva eseguito il rilievo e l’analisi «dei caratteri urbanistici, storici degli elementi e dell’intero nucleo»3. I risultati della ricerca vengono pubblicati da Saverio Muratori in Studi per un’operante storia urbana di Venezia (1960), come esempio di metodo operante applicabile a un qualsiasi centro storico, per la formulazione della «storia dell’edilizia, cioè un quadro storico tanto ampio da includere come suoi elementi costitutivi insieme ai caratteri estetici tutti gli altri valori parziali, contingenti

3 Iuav, Annuario: per gli anni accademici 1950-51, 1951-52, Tipografie Emiliane, Venezia 1952, p. 54.

economici»4. Teoria che metterà poi in pratica, una volta tornato a Roma, con la pubblicazione di Studi per una operante storia urbana di Roma, nel 1963.

Trincanato nel 1944 subentra a Samonà alla docenza del corso di Elementi di architettura e rilievo dei monumenti 5, dove la proposta didattica era già focalizza sull’importanza dell’esperienza diretta degli studenti con la realtà della pratica, un altro dei fattori che accomunano questo corso a quello di Muratori. Il disegno dal vero viene utilizzato come strumento di indagine morfologica dell’edilizia veneziana e diventa parte fondamentale per la formazione delle schede descrittive del progetto di analisi e rilievo dei caratteri del costruito, unitamente però ai dati socioeconomici che definiscono e influenzano l’uso e le trasformazioni degli edifici. I risultati della ricerca dei primi anni della didattica vengono raccolti nella pubblicazione Venezia Minore del 1948, mentre nei corsi degli anni successivi, gli esiti dei rilievi planimetrici eseguiti dagli studenti diventano parte integrante delle indagini preliminari per la proposta che Renata Egle Trincanato, Giovanni Astengo e Mario Coppa presentano, nel 1957, per il concorso di idee per il piano regolatore veneziano. L’analisi delle unità edilizie portata avanti dagli studenti non è finalizzata a una limita attività di compilazione di schede preformate, ma si vuole estendere alla conoscenza delle condizioni abitative e alla lettura degli aspetti socioeconomici del costruito. Le tavole presentano indicazioni di salubrità e stato di conservazione, fino allo stato di occupazione dei fabbricati. L’obiettivo non è una mera conoscenza dell’aspetto esteriore del costruito, ma, in preparazione a un progetto di riqualificazione del centro storico di Venezia, l’identificazione delle problematiche e la definizione delle aree critiche che dovranno essere oggetto di intervento. Lo studio del centro storico deve trascendere i limiti del nozionismo e affrontare il problema a livello multidisciplinare. Se Muratori puntava

4 S. Muratori, I caratteri degli edifici nello studio dell’architettura, lezione per l’apertura dell’a.a.1950-1951, Venezia 1950, pp. 5-16.

5 Giuseppe Samonà lascia il corso a Renata Egle Trincanato quando diventa direttore dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1944.

I centri storici tra ricerca e didattica

all’identificazione del contesto come parte integrante dell’organismo edilizio, Trincanato stabilisce la correlazione tra l’aspetto socioeconomico e architettonico, finalizzato alla conoscenza dello stato del costruito per la definizione di un adeguato intervento di conservazione e riqualificazione del centro storico. Da un lato la didattica istruisce l’occhio dello studente agli elementi caratterizzanti l’edilizia storica e minore del contesto veneziano, dall’altro fornisce l’esperienza pratica dell’interazione con gli strumenti urbanistici che stanno diventando oggetto predominante della pratica professionale. Dalla ricostruzione del dopoguerra il focus degli organismi politici e dei tecnici era stato la definizione di strumenti per la regolamentazione e la programmazione degli interventi degli anni successivi, che avevano visto grandi spinte di espansione urbana nel territorio. Contemporaneamente diventa evidente la necessità di una equivalente attenzione all’ambiente urbano e alla definizione dei parametri per la tutela del patrimonio monumentale dei centri storici. Il discorso di Egle Trincanato per l’apertura dell’anno accademico 1957-1958 del 1 marzo 1958, intitolato La protezione del paesaggio urbano e rurale, prefigura il discorso introduttivo di Roberto Pane per il convegno sull’Edilizia artistica ferrarese del settembre dello stesso anno, dove la problematica della sopravvivenza ambientale nel contesto dell’edilizia storica artistica del centro diventa uno dei principali argomenti di discussione. Il convegno di Ferrara sulla sistemazione e tutela dell’edilizia artistica della città, in correlazione con la redazione del piano particolareggiato, diventa una delle occasioni più importanti dove Egle Trincanato presenta il caso del Piano Regolatore di Venezia6, nella duplice veste di docente IUAV e di capo della divisione tecnico-artistica presso il Comune di Venezia7. Con l’intervento Sulla salvaguardia e sul risanamento di Venezia per il Convegno di Gubbio su Conservazione e risanamento dei centri

6 Viene trattato nel testo di Francesco Trovò presente in questo volume.

7 A. Brucculeri, Da Muratori a Trincanato, gli orizzonti dell’analisi urbana, in G. Zucconi, M. Carraro (a cura di), Officina Iuav, 1925-1980, Marsilio, Venezia 2011, pp. 108-109, 112. Cfr. M. Scimemi, Profilo biografico, in M. Scimemi, A. Tonicello (a cura di), Egle Trincanato 19101998, Marsilio, Venezia 2008, pp. 118-121.

I centri storici tra ricerca e governo storio artistici, che si svolge nel settembre 1960, Trincanato ribadisce il ruolo fondamentale della preservazione e tutela delle caratteristiche architettoniche e ambientali delle strutture edilizie per il mantenimento dell’integrità delle caratteristiche e della continuità del tessuto edilizio dei centri storici8 .

La ricerca IUAV negli anni Settanta Con la conclusione delle lotte studentesche e l’apertura delle ammissioni ai corsi universitari con la Legge Codilonga (1969) ha inizio la fase delle riforme degli istituti universitari9. Dopo la breve parentesi del rettorato di Carlo Scarpa (1971-1973), la direzione passa a Carlo Aymonino, che la guiderà dal 1974 al 1979, periodo che Guido Zucconi e Martina Carraro nel libro Officina Iuav, 1925-1980, intitolano come “gli anni della sperimentazione”.

Con l’attuazione del Regolamento di Firenze (1975), il 28 settembre 1976, l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia approva ufficialmente, dopo tre anni di sperimentazione, la suddivisione degli ambiti in quattro Dipartimenti: Pianificazione territoriale, Teoria e tecnica della progettazione architettonica10 , Analisi critica e storica e Analisi economica e sociale del territorio. Un’organizzazione da cui traspaiono le fazioni maggiormente influenti all’interno dell’università, che vengono chiaramente rappresentate dalla conformazione dei nuovi dipartimenti, dove prevalgono l’Istituto di Urbanistica di Astengo, l’Istituto di storia dell’architettura e il gruppo responsabile della rivista Archivio di studi urbani e regionali, mentre ne risulta penalizzata il progetto per un dipartimento di restauro appoggiato da Trincanato, che verrà invece relegato a una sezione del dipartimento di progettazione architettonica11 .

8 Ivi. p. 109.

9 Gli anni di sperimentazione dei dipartimenti presso lo IUAV tra il 1973 e il 1975 porteranno all’adozione della riforma a livello nazionale.

10 Inizialmente denominato “Dipartimento di Progettazione e materiali edili” ma modificata nel consiglio di dipartimento del 17.01.1977. ASIuav, CdF, 21 gennaio 1977. Allegato 4.

11 Cfr. M. Carraro, G. Zucconi, La direzione Aymonino e gli anni della sperimentazione, in G. Zucconi, M. Carraro (a cura di), Officina Iuav,

I centri storici tra ricerca e didattica

Parallelamente alla divisione in dipartimenti viene implementata un’altra soluzione sperimentale, che doveva andare a evitare la nascita di servizi ridondanti, che consiste nella formazione di laboratori di servizio. La loro funzione era fondamentalmente di supporto ai dipartimenti per la gestione di specifiche attività legate all’organizzazione della didattica e della ricerca. Per questo motivo ogni dipartimento aveva avuto modo di predisporre laboratori che rispondessero alle loro specifiche necessità: al Dipartimento di Analisi Critica e Storica vengono affiliati i laboratori Biblioteca e Fotogrammetria; al Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio il laboratorio di Documentazione; al Dipartimento di Teoria e Tecnica della Progettazione il laboratorio Catasti Urbani; al Dipartimento di Pianificazione Territoriale ed Urbanistica i laboratori di Cartografia e Calcolo12 .

Se il progetto di Egle Trincanato non aveva avuto modo di prendere forma di dipartimento, la sua attività di ricerca trova campo di azione all’interno del Laboratorio Catastale di cui diventa responsabile. Nella relazione per il IV Seminario politico tenuto a Preganziol il 15 e 16 settembre 197713, Trincanato presenta in modo dettagliato il primo bilancio della ricerca portata avanti con il laboratorio. Il campo di interesse è la raccolta e la formazione di elaborati di rilievo, di documentazione e di interpretazione critica dell’organizzazione urbana ed edilizia delle aree di antica formazione.

Il laboratorio adempie a una doppia funzione; da una parte risponde al fabbisogno degli studenti per il materiale cartografico necessario per l’attività didattica, dall’altro opera come centro di ricerca ed elaborazione di dati su commissione, «domanda esterna che richiede elaborazioni con tecniche comparate per consentire letture finalizzate dello studio delle trasformazioni territoriali»14 .

cit., pp. 213-217. Il Dipartimento di Analisi e Restauro viene istituito nel 1982, sotto la direzione di Valeriano Pastor.

12 G. Robustelli, R. Sordina (a cura di), Annuario: 1973-1978 , Electa, Milano 1978, p. 47.

13 Ivi, pp. 68-77.

14 Ivi, p. 68.

I centri storici tra ricerca e governo

La produzione del laboratorio è consistente; in soli due anni di attività conta in attivo cinque progetti di ricerca incentrati sullo studio dei centri storici del Veneto, di cui due incentrati sullo studio dei centri storici minori, finalizzati, il primo all’identificazione e perimetrazione dei centri e il secondo alla redazione di un atlante. Gli esiti e la metodologia di queste due ricerche, portate avanti dai docenti Francesco Doglioni e Vittorio Anselmi, coordinati da Romeo Ballardini, vengono presentati nel 1981 al convegno Un Laboratorio per i Centri Storici organizzato dall’associazione Italia Nostra in collaborazione con la Regione Veneto e del Dipartimento di Scienza e Tecnica del Restauro dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

Un terzo progetto, denominato “ricerche settoriali”, per conto dell’architetto Italo Pavanello, consiste nella raccolta e catalogazione di catasti storici di centri di antica formazione del Veneto e la raccolta e catalogazione delle normative e della legislazione catastale dal 1500 in poi, portato avanti sotto la direzione del prof. Gianugo Polesello. I restanti progetti sono incentrati sullo studio del centro storico di due città da cui deriva il nome: Ricerca Venezia e Ricerca Verona.

Ricerca Verona consiste in uno studio «interdisciplinare sulla formazione e trasformazione della città, finalizzata alla definizione di strumenti di intervento»15 per l’area del centro storico, compresa tra i limiti delineati dalle Mura Comunali e il Corso dell’Adige. Il progetto diretto da Romeo Ballardini, con Vittoro Anselmi, Gianpaolo Bolzani e Francesco Doglioni, vede la collaborazione della sezione di cartografia storica del laboratorio cartografico del Dipartimento di Pianificazione Territoriale che si occupa della fornitura del materiale cartografico. Finalizzata alla definizione di norme di regolamentazione degli interventi sul costruito storico e del suo contesto urbano, la ricerca esegue un’analisi dettagliata dei processi di formazione e trasformazione del costruito, partendo dalle indagini archeologiche, effettuando il ridisegno sistematico dell’edificato e lo studio delle iconografie storiche, per la «individuazione e inventariazione grafica e fotografica di tutte

15 Ivi, pp. 69-70.

L’obiettivo della tutela della città antica. Il percorso del Piano

Regolatore di Venezia

Incipit: la città antica nel periodo tra i due conflitti mondiali La storia della città di Venezia, con il suo entroterra, nel periodo compreso fra le due Guerre ruota intorno allo sviluppo della zona industriale di Porto Marghera, con la contestuale realizzazione del quartiere residenziale della Città Giardino, e all’espansione di Mestre1 .

I lavori di realizzazione, di costruzione e di urbanizzazione dell’area industriale hanno avuto luogo dal 1919 al 1934, anno di apertura del porto commerciale, e riguardato la realizzazione di scavi, colmate, moli, banchine, strade, ferrovie, acquedotti e fognature. Il progetto è stato redatto da Enrico Coen Cagli2 per conto della Società per il Porto di Marghera. Nel 1927 le grandi opere di bonifica e di realizzazione di infrastrutture, avvenute con impiego di grandi blocchi di calcestruzzo, erano estese su aree che comprendevano il quartiere urbano, il porto industriale e commerciale per un’area pari a 850 ettari. In poco tempo Marghera, nata come una sorta di appendice alla funzione commerciale della Stazione Marittima, grazie alle innovazioni tecnologiche, divenne una grande area portuale industriale3, le cui ambizioni potevano contare su una posizione di fatto strategica, situata nel margine est del sistema produttivo della pianura Padana e rivolto a oriente. Al contempo Mestre nel 1935 quintuplicò la sua popolazione rispetto al 1871 espandendosi sulla base del tracciamento di nuove lottizzazioni per lo più indifferenti ai segni ambientali o a precedenti fasi dell’urbanizzazione4. La costruzione, nel 1933,

1 Il presente contributo rielabora parzialmente i contenuti del volume F. Trovò, Nuova Venezia Antica 1984-2001. L’edilizia privata negli interventi ex lege 798/1984, Maggioli, Rimini-Milano 2010

2 E. Coen Cagli, Il nuovo porto di Venezia: Porto Marghera, «L’ingegnere», 7, 1928.

3 La convenzione fu stipulata tra Stato, Comune di Venezia e la società anonima del Porto industriale di Venezia (Società anonima del porto di Venezia, Decreti relativi alla costruzione e sistemazione, Venezia 1925. Decreto Luogotenenziale del 26 luglio 1917, n. 1119).

4 Le vicende di storia dell’urbanistica del Novecento di Venezia e dei rapporti di essa con la terraferma sono descritte in G. Pertot, Venezia restaurata, centocinquanta anni di interventi sugli edifici veneziani, Franco Angeli, Milano 1988, p. 68.

del ponte automobilistico del Littorio accanto al ponte ferroviario costruito per mano austriaca nel 1846, insieme alla realizzazione dell’autostrada Venezia-Padova5, faceva di Mestre un importante snodo autostradale italiano e contemporaneamente crocevia obbligato per raggiungere Venezia sia con i treni che con le automobili6 .

Le idee del Piano Regolatore per Mestre del 1921 dell’ingegnere milanese Pietro Emilio Emmer, inizialmente incaricato dalla Municipalità, furono in parte abbandonate per essere sostitute nel 1934 da quelle più pragmatiche di Eugenio Miozzi, che, con la costruzione del viadotto situato sull’asse Marghera-Venezia, vedeva prendere corpo la cosiddetta Grande Venezia, nella quale Mestre assumeva le caratteristiche di periferia di Venezia. Negli stessi anni un Concorso per il Piano Regolatore della zona di Mestre e Marghera si poneva come obiettivo quello di stabilire una rete di facili collegamenti fra le arterie del retroterra e la testa del ponte e di connettere la parte insulare della città ai suoi quartieri della terraferma, in modo che il nuovo ponte automobilistico potesse diventare l’elemento cardine del collegamento fra i due insediamenti7. L’area industriale di Porto Marghera veniva infatti disegnata nelle previsioni come necessario sistema strutturale in grado di sopperire alla carenza di attività lavorativa nel centro storico, in grado, dunque, da sola, di bilanciare tutto il sistema attraverso l’innesco di un fenomeno di controesodo dal centro storico8 .

5 S. Barizza, Mestre, da propaggine lagunare a città, in G. Zucconi, (a cura di), La Grande Venezia. Una metropoli incompiuta tra Otto e Novecento, Marsilio, Venezia 2002, pp. 121-129.

6 A. Rosso, Piano Regolatore di massima per l’ampliamento ed il risanamento dell’abitato di Mestre, Ufficio Tecnico, Venezia 1937.

7 Comune di Venezia, Concorso pubblico per un piano regolatore per la sola zona di Mestre e Marghera (giugno 1934). Per una riflessione sulle premesse all’operazione e per una ricostruzione ragionata delle vicende cfr. R. Chirivi, Eventi urbanistici dal 1846 al 1962, «Urbanistica», 52, 1968, pp. 84-113.

8 Sulla vicenda urbanistica di Mestre e Marghera nel periodo compreso fra le due Guerre cfr. L. Scano, Venezia. Terra e acqua (1985), Corte del Fontego, Venezia 2009, pp. 39-48.

Lo sviluppo di Mestre e Marghera non ebbe gli effetti previsti sulla città antica di Venezia9. L’auspicato movimento pendolare quotidiano degli abitanti dal luogo di residenza – il centro storico di Venezia – a quello del lavoro – la periferia artificiale di Porto Marghera – non si attuò nelle modalità previste10, come argomentato anche da Gustavo Giovannoni nel 1939 11, in quanto queste dinamiche assorbirono una notevole quantità di risorse e attenzioni che venivano sottratte ai problemi dell’insediamento insulare.

Dal punto di vista demografico la città antica soffriva in modo particolare di sovraffollamento: nel censimento del 1931 risiedevano nella città antica più di 160 mila abitanti suddivisi in circa 28 mila alloggi, di cui il 12% erano ai piani terra, soggetti a periodiche inondazioni12. La situazione si mantiene tale, se non peggiore, anche negli anni successivi.

Una prima azione legislativa con l’obiettivo di arginare il fenomeno del sovraffollamento e delle pessime condizioni igieniche dei manufatti residenziali della città antica, fu la Legge Speciale

9 Per un quadro esaustivo delle vicende urbanistiche e delle idee di Venezia tra Ottocento e Novecento, periodo in cui si sviluppa l’idea della cosiddetta Grande Venezia, cfr. G. Zucconi, (a cura di), La Grande Venezia. Una metropoli incompiuta fra Otto e Novecento, cit. Sui principi che motivarono l’investimento prodotto sull’area industriale di Marghera cfr. G. Ernesti, Marittima-Marghera: sponde o fronti del porto? , in G. Zucconi (a cura di), La Grande Venezia. Una metropoli incompiuta fra Otto e Novecento, cit., pp. 59-69.

10 S. Lanaro, Continuità e discontinuità nello sviluppo industriale, in A.A. V.V., Trasformazioni economiche e sociali del Veneto fra il XIX e il XX secolo, in A. Lazzarini (a cura di), Atti del Convegno di studio, Vicenza, 15-17 gennaio 1982, Istituto per le ricerche di storia sociale e di storia religiosa, Vicenza 1984. Sullo sviluppo di Porto Marghera e sugli effetti indiretti sulla tutela della città antica cfr. W. Dorigo, Una legge contro Venezia, Officina, Roma 1973.

11 G. Giovannoni, Notizie e commenti. Il risanamento urbanistico di Venezia, «Palladio», III, 6, 1939, pp. 273-274.

12 Il problema dell’insalubrità delle case di Venezia, che ha avuto la fase più acuta nel periodo compreso fra le due guerre, è stato oggetto di numerosi studi. Tra questi in particolare cfr. R. Vivante, Nuovo contributo allo studio del problema delle abitazioni a Venezia, Garzia, Venezia 1935.

per Venezia del 193713, la prima di una lunga serie di provvedimenti straordinari, emanata in seguito al censimento degli edifici da risanare e delle case inabitabili. Se la legge del 1937 delegava, da un lato, ogni genere di interventi a chi ne avesse possibilità ed interesse senza indicare modi e mezzi, dall’altro venivano poste le basi per l’elaborazione del Piano di Risanamento del 1939, redatto da Eugenio Miozzi14, caratterizzato dalla volontà duplice di contrastare il degrado delle abitazioni e di rispettare i caratteri storici della città lagunare e della sua connotazione economico-sociale; il Piano ottenne anche il favore di Gustavo Giovannoni il quale lo definì una Carta del rinnovamento di Venezia che avrebbe dovuto

risanare i vecchi quartieri, non alterando il carattere della mirabile città che è tutto un monumento di bellezza, non solo nelle grandi opere, che l’ingemmano, ma pur nel valore pittoresco della minuta trama cittadina.15

Il Piano muoveva da due principi ragionevoli e condivisibili: vi era la consapevolezza dell’inopportunità di ridurre il numero di abitanti della città insulare, e anche la volontà di evitare le sopraelevazioni, fenomeno che si stava diffondendo in modo incontrollato. Il Piano prevedeva anche una serie di demolizioni, ritenute utili al fine di liberare alcune aree congestionate, nelle quali il livello di salubrità era considerato inaccettabile: si trattava di demolire parti ritenute incoerenti, costruite in addossamento a manufatti di un certo valore; tali azioni erano legittimate dalla convinzione

13 Si tratta del R.d.l. 21 agosto 1937, n.1901, convertito in Legge Speciale per Venezia 168/1938 - Provvedimenti per la salvaguardia del carattere lagunare e monumentale di Venezia.

14 Eugenio Miozzi, ingegnere capo del Comune di Venezia tra il 1931 e il 1954, è stato autore di numerosi progetti tra cui, oltre al ponte del Littorio, l’autorimessa di Piazzale Roma, il ponte degli Scalzi, il ponte dell’Accademia, lo scavo del rio Novo. Ha redatto inoltre una serie di testi su Venezia, oggi in gran parte riscoperti. Tra gli altri cfr. E. Miozzi, Venezia nei secoli, Libeccio, Venezia, 1969. L’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia possiede molti dei documenti relativi alla sua opera.

15 G. Giovannoni, Venezia, il risanamento urbanistico, cit., p. 274.

che gli edifici significativi dal punto di vista storico-architettonico sarebbero stati valorizzati16. Il Piano non avrà seguito per il sopraggiungere della Seconda Guerra Mondiale, ma anche per la sua incompatibilità con le prescrizioni della legge urbanistica 1150/1942 le quali resteranno comunque inattuate per circa un ventennio, fino al Piano Regolatore del 1962.

Venezia, la conservazione urbanistica vitale e il PRG del 1962

Il secondo conflitto mondiale non procurò danni materiali alla città insulare; il polo industriale di Marghera ne fu invece gravemente colpito: ciò ridimensionò negli esiti il progetto Grande Venezia. Il 17 agosto 1942 venne promulgata la Legge Urbanistica Nazionale (n. 1150) che disciplinava l’assetto e l’incremento edilizio dei centri abitati e lo sviluppo urbanistico nel territorio dello Stato. Da questo momento anche il Comune di Venezia era obbligato ad adottare un Piano Regolatore Generale da attuarsi per mezzo di Piani Particolareggiati. Nel 1954 il decreto interministeriale n. 391 ricordò al Comune di Venezia gli obblighi della legge del 1942, ma, essendo quest’ultima rimasta senza esito, venne emanata la terza Legge Speciale per Venezia Provvedimenti per la salvaguardia del carattere lagunare e monumentale di Venezia attraverso opere di risanamento civico ed interesse turistico (294/1956), che imponeva l’adozione di un Piano Regolatore e dei corrispondenti Piani Particolareggiati entro il termine del 28 aprile 1958, specificando chiaramente che l’approvazione del Piano Regolatore Generale doveva essere subordinata all’elaborazione di questi ultimi17 .

16 Per un quadro esaustivo delle idee contenute nel Piano di Risanamento cfr. E. Miozzi, Progetto di massima per il piano di risanamento di Venezia insulare, Comune di Venezia 1939.

17 È in questo momento che acquisisce particolare significato il ruolo della pianificazione speciale rispetto a quella ordinaria e il tema legato al potere centrale dello Stato, i cui strumenti sono spesso distanti dalle concrete tematiche locali. Per una riflessione più approfondita su questi temi cfr. M. Sernini, Il governo del territorio, Franco Angeli, Milano 1974. In particolare, per comprendere come anche gli urbanisti si sentissero distanti dalla sostanziale inefficacia di questo modo di procedere cfr. E. Salzano, Produzione di piani a mezzo di piani, e

I centri storici tra ricerca e governo

Alle autorizzazioni molto discusse, come quella dell’ampliamento dell’hotel Bauer Grünwald in campo San Moisè, o come quella della realizzazione del nuovo hotel Danieli in riva degli Schiavoni (il cosiddetto Danielino), non si permetteva che i protagonisti dell’architettura moderna, come Le Corbusier o Wright, potessero realizzare opere in città, aspetto che può apparire contraddittorio se comparato con il numero significativo di sopraelevazioni degli edifici effettuate -che il Piano di Risanamento di Eugenio Miozzi avrebbe forse contrastato- fino almeno alla metà degli anni Cinquanta, con l’esito di modificare i rapporti volumetrici fra edifici di interi contesti urbani.

Solo nel 1956, dopo ben quattordici anni dalla promulgazione della Legge n. 1150 del 1942, il Consiglio Comunale di Venezia nominò un Comitato redazionale per l’elaborazione del Piano Regolatore Generale, in cui lavorarono anche Luigi Piccinato e Giuseppe Samonà; a questo fine lo stesso comitato bandì un concorso di idee. Nei primi cinque progetti premiati (su tredici presentati)

compare la volontà di dotare Venezia di nuovi collegamenti con il Lido e con Marghera, o di migliorare i collegamenti esistenti; venivano prospettati anche un rafforzamento delle attività portuali e uno studio delle caratteristiche fisiche del centro storico come premessa ad un’opera capillare di restauro.18

Gli orientamenti della Giunta Comunale, che sintetizzavano i risultati del Concorso nazionale di idee e di una serie di commissioni e comitati19, dimostrarono di prendere atto delle idee che erano emerse.

F. Benvenuti, La legislazione per i centri storici: l’esperienza veneziana, «Casabella», 436, 1978, pp. 14-30.

18 I risultati del concorso sono riportati in parte in G. Pertot, Venezia Restaurata, cit., p. 88.

19 Comune di Venezia, Il concorso nazionale di idee per il piano regolatore di Venezia. Le decisioni della commissione giudicatrice, «Rivista di Venezia», 1, 1957, pp. 10-23. Della commissione giudicatrice facevano parte, fra gli altri, l’allora soprintendente di Venezia Antonio Rusconi e l’arch. Giuseppe Samonà, in qualità di consigliere comunale. Alcuni progetti dei 5 premiati (gruppo Amati, Bernardo, Pastor, Pastorini, Salvarani, Clauser, Tentori; gruppo Astengo, Coppa, Trincanato; grup-

I

Parte della trascrizione del discorso di Samonà per il “Convegno nazionale sul risanamento e la salvaguardia dei centri storici: Gubbio”, 1960. Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti, Fondo Egle Trincanato. ID IUAV UA 261309.

Vista della città di Venezia dalla sommità della chiesa di San Salvador nel sestiere di San Marco, Ph. Francesco Trovò, 2018.
Venezia, Canal Grande, Ph. Francesco Trovò, 2018.

Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work

La serie di volumi della collana Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work è edita nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, all’interno del progetto Iuav at Work, quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia. L’elenco dei volumi pubblicati è presente al link accessibile dal seguente QR code.

Lo studio fa parte delle iniziative dell’Università Iuav di Venezia per la 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia e intende documentare la feconda attività della Scuola di Architettura, già Istituto Universitario di Architettura (IUAV) nel corso del secondo Novecento rispetto alla tematica della ricerca e governo dei centri storici, fornendo esempi concreti di capacità operative e culturali che oggi l’Ateneo eredita e che pone al servizio della società civile contemporanea.

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