Gianugo Polesello. Attraverso le figure

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Quaderni Iuav. Ricerche

Gianugo

Attraverso le figure

Polesello.
Armando Dal Fabbro, Vincenzo d’Abramo, Claretta Mazzonetto

Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work

Collana a cura di Sara Marini, Massimiliano Condotta, Università Iuav di Venezia

Comitato scientifico

Caterina Balletti, Università Iuav di Venezia

Alessandra Bosco, Università Iuav di Venezia

Maurizio Carlin, Padiglione Venezia

Michele Casarin, Accademia di Belle Arti di Venezia

Alessandro Costa, Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità

Giovanni Dell’Olivo, Fondazione di Venezia

Giovanni Marras, Università Iuav di Venezia

Progetto grafico

Centro Editoria Pard / Egidio Cutillo, Andrea Pastorello

Gianugo Polesello. Attraverso le figure

Armando Dal Fabbro, Vincenzo d’Abramo, Claretta Mazzonetto

ISBN 979-12-5953-164-3

Prima edizione: aprile 2025

Impaginazione: Vincenzo d’Abramo, Claretta Mazzonetto

Immagine di copertina

Gianugo Polesello, Studio di un libro/grattacielo (Varsavia/Centro-città), dicembre 1991

Anteferma Edizioni Srl, via Asolo 12, Conegliano, TV

Stampa: Grafiche Antiga, Crocetta del Montello, TV

Copyright: Opera distribuita con licenza CC BY-NC-ND 4.0 internazionale

Volume edito nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia all’interno del progetto Iuav at Work quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia.

Volume realizzato con i fondi relativi all’attività di collaborazione fra Fondazione Iuav, Università Iuav di Venezia, Fondazione di Venezia e Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità.

Laddove non diversamente specificato, tutte le immagini provengono dall’Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti, fondo Gianugo Polesello.

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Crocevia per una ricerca di architettura

Armando Dal Fabbro, Vincenzo d’Abramo, Claretta Mazzonetto

Le città della Vistola. Cracovia, Varsavia, Danzica

10 Cracovia

Armando Dal Fabbro

16 Cracovia 1983, Mercato di via Długa

Gianugo Polesello con P. Grandinetti, M. Scarso

48 Danzica 1989, Isola dei Granai

Gianugo Polesello con A. Dal Fabbro, M. El Daccache, R. Fein, M. Iori, S. Maffioletti, M. Montuori, P. Valle

92 Varsavia 1992, Warsaw City Core

Gianugo Polesello con C. Battaino, A. Dal Fabbro, F. Polesello

Berlino

120 Berlino 1992, Spreebogen

Gianugo Polesello, con C. Battaino, A. Dal Fabbro, M. Iori, G. Marcialis, F. Polesello, G.B. Polesello

158 Per una architettura del policentrismo

Gianugo Polesello

162 La vita delle forme nella disposizione delle figure

Vincenzo d’Abramo, Claretta Mazzonetto

167 Bibliografia

Questo libro è un progetto di architettura ex-post. Gli schizzi, i disegni e i modelli qui raccolti evidenziano un percorso di ricerca circolare che continuamente si interroga sul significato e il ruolo strumentale della composizione architettonica nella progettazione e costruzione della città. Ciò che ne valorizza il percorso è la ricerca di un’idea di architettura come espressione di precisi tipi architettonici assunti e interpretati come principi geometrico-compositivi formali.

Le ricerche raccolte in questo volume affrontano temi di progettazione urbana che sperimentano possibili scenari di ricomposizione delle città polacche in concomitanza o all’indomani della caduta del muro – come Danzica, nel primo caso, o come Varsavia, nel secondo, a cui si aggiunge il progetto per lo Spreebogen a Berlino, inteso come momento di sperimentazione e sollecitazione su tematiche comuni, ma in un territorio geografico diverso.

L’obiettivo condiviso in tutti i progetti è di proporre modi di intervento sulla città operando in maniera marginale con gli aspetti linguistici dell’architettura e insistendo invece, in modo particolare, sulle ragioni del loro significato storico, formale e culturale.

Per la loro tensione a essere lavori intesi come composizioni sintetiche, in questi progetti viene espressa l’immediatezza con la quale suggeriscono lo spazio dell’azione e sono intesi a evocare immagini, figure, modi di comporre nella città, interrogandosi sul valore delle relazioni messe in campo e sul significato formale degli elementi architettonici assunti, senza per questo approfondirne la descrizione tecnico-costruttiva o rappresentarne i loro caratteri stilistici di ordine prettamente funzionale.

Come immagini di architetture possibili, i progetti interpretano e disegnano le nuove figure della città in trasformazione, muovono dalla volontà di esplorare e indagare i limiti di campo della disciplina della composizione-progettazione architettonica e le implicazioni disciplinari tra progettazione architettonica e progettazione urbana. Il fondale teorico su cui poggiano questi lavori fa capo alle ricerche condotte sulla forma e costruzione delle città che si sono sviluppate in quegli anni, a partire dagli studi tipo-morfologici di analisi urbana, che hanno caratterizzato la stagione degli studi urbani della scuola di Venezia. E oggi sono, per lo stesso motivo, segno di una

nuova stagione di studi sulla città che anima il processo di definizione del concetto di ‘architettura del policentrismo’. Concetto che può trovare espressione solo se si accetta la realtà del cambiamento di paradigma nei confronti della città contemporanea, non più ridotta a pura estensione priva di qualità e ancora monocentrica, ma intesa come universo urbano/metropolitano contraddistinto per discontinuità architettoniche. In questo caso il tema del policentrismo coincide con il concetto samoniniano di luogo-spazio.

Queste esperienze si collocano nelle attività di ricerca avviate all’interno di accordi internazionali, allora già storici (fin dal 1976), fra lo Iuav e il Politecnico di Cracovia, scambi che sono poi continuati in ricerche affrontate in prove progettuali (Cracovia 1983) o condotti all’interno del Dottorato di Ricerca in Composizione Architettonica (Danzica 1989), concorsi internazionali di architettura a inviti e progetti di ricerca svolti in occasioni diverse negli anni successivi (Varsavia e Berlino 1992/1993).

I primi tre progetti mostrati in questa pubblicazione sono connessi fisicamente dalla lunga linea della Vistola che attraversa la Polonia da nord a sud, attraversando le tre città oggetto di questi lavori: Danzica, Varsavia e Cracovia. Questi tre luoghi, queste tre riflessioni progettuali presentano questioni di ordine architettonico e urbano molto diversi tra loro, insistendo su scale e modalità di intervento diverso.

A partire dal primo progetto, quello del 1983 per via Długa a Cracovia, che si configura come un piccolo intervento, un innesto urbano dentro la città – non lontano dalla piazza del Rynek –all’intersezione con via Słowiańska; un piccolo mercato elaborato attraverso la composizione delle tre figure fondamentali: quadrato, triangolo e cerchio, che definiscono tre volumi su cui si articola una leggera struttura di copertura. Un piccolo progetto che insiste sulla composizione delle tre figure e sulla variazione in alzato dei volumi, insieme a una riflessione sul tema dell’elemento cilindrico, che si configura come una piccola torre ‘coronata’, come avrà modo di insistere lo stesso Polesello in molti disegni successivi, nel tentativo di comprendere la città di Cracovia e i caratteri della sua architettura. Il progetto per Danzica, invece, si configura come un progetto articolato, forse il più complesso per ricerca e contributo critico

Gianugo Polesello

messo in campo tra i lavori presentati in questo volume, anche per la sua natura, nato come ricerca progettuale dentro l’ambito di dottorato in composizione nel 1989. Eppure proprio questa sua natura di ‘manifesto’, lo rende di particolare interesse, di grande forza espressiva ed evocativa, chiarendo alcuni temi che, soprattutto nel progetto precedente, rimangono sopiti: la questione di un approccio analogico – il triangolo del foro di Danzica con Punta della Dogana a Venezia –, il tema di una necessaria invenzione tipologico-progettuale come per le nove torri della cité des affaires nel cuore dell’area progettuale, ma anche temi quali la necessaria riflessione sugli aspetti viabilistici e di attraversamento dell’area.

Il terzo progetto, in area polacca, è quello del 1992 per il City Core di Varsavia. Un progetto che ruota intorno alla preesistenza del palazzo della cultura, un grande edificio che con il suo carattere monumentale tende a fagocitare qualsiasi soluzione gli si profili al suo intorno. Attraverso una composizione fatta per parti, Gianugo Polesello ridisegna l’area, ponendo il palazzo della cultura come parte della composizione e reinventando il tema del parco come architettura della memoria, una traccia di una città greca affiancata alla preesistenza di un’architettura di epoca sovietica e a caratteri dell’architettura di vetro, risonanza del primo espressionismo tedesco.

A questi tre progetti ‘polacchi’ si è deciso di affiancare il progetto per l’area dello Spreebogen a Berlino del 1992. Questa scelta ci è sembrata la più naturale, non solo per una questione di vicinanza temporale (soprattutto al progetto di Varsavia), ma anche per i temi che il progetto berlinese mette in campo. Una composizione, ancora per parti, che ruota intorno al grande spazio vuoto posto tra l’ansa della Sprea, il Tiergarten e la presenza del Reichstag. Un grande vuoto assunto nel progetto di concorso come determinante, fondamentale per esprimere con esattezza le trasformazioni e la forma della città di Berlino all’indomani della caduta del Muro.

Il pretesto di questi quattro progetti permette di leggere il lavoro e la ricerca di Gianugo Polesello come un’operazione critica sulla città, un rintracciare le figure fondamentali, figure che si ripetono, che si rincorrono, che definiscono un metodo di lavoro chiaro, preciso, ancora valido, perché non concerne le mode o i ‘tempi’ della città, ma la sua struttura più profonda: la sua forma.

Cracovia
Armando Dal Fabbro

centrale di Cracovia, assume un ruolo strategico (in senso architettonico) nel configurarsi come nuova centralità, in un sistema ordinato (organizzato) di centralità.

Lo schema generale proposto individua luoghi possibili per la configurazione di un sistema di centri. Nel caso dell’area del gasometro viene indicata una prima figura architettonica: un foro lineare orientato lungo l’argine del fiume.

La monumentalizzazione degli argini in quel luogo, indica una eccezione. Gli esempi dentro Cracovia non mancano: la città di fondazione Cracovia (la città a scacchiera), e di Kazimierz per la parte situata attorno alla piazza Wolnica rappresentano emblemi; il Wawel (la collina del Wawel) è una ‘architettura-luogo’ così come il Rynek con la Sukiennice.

Nel mondo atemporale delle ‘figure architettoniche’ alcuni modelli sono dominanti; alcuni luoghi veneziani per esempio, sono validi modelli. Se Cracovia rincorre da sempre il mito mediterraneo, a “Venezia la realtà è più forte del mito”1. Il progetto di Frà Giocondo per il mercato realtino, il celebre ponte ligneo di Rialto, tramandatoci prima nei dipinti del Carpaccio, poi nella Venezia del de’ Barbari, il capriccio veneziano del Canaletto raffigurante, in un montaggio simultaneo, tre architetture palladiane (il secondo progetto per il ponte di Rialto, palazzo Chiericati e la Basilica palladiana a Vicenza), sono modelli architettonici (paradigmi) assunti per configurare (in senso visivo-monumentale) un nuovo centro della città.

Ridefinire i limiti della città di fondazione di Kazimierz, per la quale si propone il restauro filologico degli edifici antichi, significa riconsiderare la città murata come un’unica architettura (un Obra de arte), significa ripristinare l’impianto fondativo lì dove è scomparso o andato distrutto per ristabilire relazioni scalari e dimensionali fra un ‘interno’ assunto come geometricamente definito e orientato in pianta e il suo ‘intorno’.

Dal punto di vista funzionale, dell’accessibilità, delle connessioni tra interno ed esterno, tra l’area centrale e le aree periferiche,

1 F. Braudel, Il mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni, Bompiani, Milano 1987.

l’attenzione alla definizione architettonica del limite è volta, più che a ricercare una determinata immagine architettonica, a ipotizzare una sostanziale modificazione nei sistemi di connessione infrastrutturali tra l’area progetto – oltre alle funzioni direzionali ed espositive (per esempio un centro mondiale della arti) si propone, per quest’area, la creazione di un sistema di interscambio ferro-gomma-acqua – e i luoghi-architetture ‘notevoli’ dell’area centrale di Cracovia.

La Vistola, il fiume – che segna sinuosamente il limite occidentale del centro città di Cracovia fino alla metà dell’Ottocento faceva di Kazimierz, un’isola collegata solo con ponti a Cracovia e a Podgòrze – viene ad assumere il ruolo di elemento unificante il sistema compositivo-spaziale della città. Non vincolo fisico che divide, che separa, ma spazio cavo, architettonicamente definito, luogo fisico ab origine in grado di svolgere un ruolo centrale nel sistema urbano delle funzioni centrali.

Lo specchio d’acqua antistante l’area dell’ex gasometro – conclusione ideale del sistema fluviale (fiume-parco) che dal Wawel e oltre si sviluppa lungo l’ansa del fiume fino a Kazimierz e oltre – viene a delinearsi come un recinto, come piazza d’acqua, attraversata e delimitata da architetture che si protendono in essa.

I luoghi-architetture proposti svolgono altresì temi funzionali così riassumibili: le torri segnaletiche (il World Trade Center); il Terminale metropolitano (il sistema intermodale ferro-gomma-acqua); il foro di vetro (il giardino d’inverno e la città dell’arte) come conclusione del parco lineare organizzato lungo la Vistola; il mercato ipogeo (la città commerciale).

Armando Dal Fabbro, schema dell’area centrale di Cracovia, 1995.
Gianugo Polesello
Gianugo Polesello, schema della città di Cracovia, Quaderno 18, 1984.

Gianugo Polesello

Cracovia 1983, Mercato in via Długa

In mancanza di una relazione di progetto, come per gli altri progetti mostrati in questa pubblicazione, si è deciso di scrivere alcune brevi riflessioni riferite al progetto del mercato di via Długa a Cracovia del 1983. Queste considerazioni generali si riferiscono ad alcune componenti urbane della città e sui caratteri di formazione dell’impianto urbano dello Stare Miasto (città vecchia), che introducono aspetti rilevanti della proposta di progetto dell’isolato posto tra via Słowianska e via Długa.

I pochi e significativi disegni dell’idea progettuale che qui si pubblicano inducono a pensare, fin da subito, alla volontà di considerare l’isolato d’angolo, in prossimità dell’incrocio stradale, come spesso ripetuto da Polesello come un crocevia urbano, in questo caso in discontinuità con l’isolato ottocentesco di cui è parte. Tale ‘rottura’ compositiva, rispetto alla continuità di facciata su fronte strada, assume una precisa identità formale, di segno paratattico, che interpreta il tema urbano della soluzione d’angolo dell’intero isolato.

Le tre figure elementari (il triangolo, il cerchio e il quadrato) in pianta esprimono spazialmente una condizione limite dell’architettura attraverso l’imposizione geometrico-figurativa che reinterpreta in senso formale e spaziale – e lo si coglie da alcune soluzioni di dettaglio – le pregiatissime geometrie gotico-rinascimentali delle architetture della città antica intramoenia.

Ciò che affiora in questi semplici disegni è il paradosso di una ricerca progettuale, che cerca da un lato di annullare l’architettura nei suoi aspetti funzionali più comuni, e dall’altro di spingere la composizione – in pianta sulla geometria delle figure e in alzato sulla spazialità dei gusci e dei percorsi – alla ricerca di un linguaggio purificato da ogni ornamento o sovrastruttura, traendo a sé solo ciò che è essenza matematica di un linguaggio che si esprime per figure geometriche.

Sono le ‘figure belle’ quelle che esprimono i caratteri significativi della città, che a Cracovia si ritrovano lungo la via Florianska, o al Barbakan – la porta d’ingresso alla città antica –, nell’architettura del castello al Wawel, oppure si celano nel disegno delle coperture cuspidate degli edifici monumentali lungo la Grodzka

misurarsi evocando lo spazio sacro di un rudere. Quel che resta di una cattedrale laica frammentata da setti angolari che accolgono lo spazio, e i cui piani, come matronei sospesi, si giustappongono librandosi liberamente al suo interno incontrando ciò che resta dei setti e in alcuni casi trafiggendoli. Solo il cilindro permane figura e guscio e si presenta nella sua nudità come un volume finito. Anzi, si comprende dai pochi disegni che l’interesse è di trasformarlo in una sorta di Pantheon, o di battistero ‘cracoviano’ che prende luce solo dalla lanterna posta in sommità; un dispositivo illuminante che nei disegni si mostra fortemente cuspidato e che, come le geometrie della pianta di progetto, rimanda figurativamente al linguaggio degli edifici monumentali dello Stare Miasto.

Cracovia 1983, Mercato in via Długa

Schema planimetrico dell’area di progetto, 1983

Cracovia 1983, Mercato in via Długa

Schema del piano terra, 1983

Cracovia 1983, Mercato in via Długa

Schizzo della soluzione planimetrica, 5/12/83

Cracovia 1983, Mercato in via Długa Disegno del prospetto su via Długa, 5/12/83

Iuav. Ricerche Iuav at Work

La serie di volumi della collana Quaderni Iuav. Ricerche Iuav at Work è edita nell’ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, all’interno del progetto Iuav at Work, quale estensione nel territorio cittadino del Padiglione Venezia. L’elenco dei volumi pubblicati è presente al link accessibile dal seguente QR code.

Quaderni

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