Ciudad Abierta, architettura in azione

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Ciudad Abierta, architettura in azione

Ciudad Abierta, architettura in azione

Ciudad Abierta, architettura in azione

ISBN 979-12-5953-134-6

a cura di

Patrizia Montini Zimolo e Lorenzo Castelli

comitato scientifico

Patrizia Montini Zimolo, Università Iuav di Venezia

Jorge Ferrada Herrera, Pontificia Universidad Católica de Valparaíso

Rodrigo Saavedra Venegas, Pontificia Universidad Católica de Valparaíso

laboratori e programmi di ricerca

Università Iuav di Venezia, Pontificia Universidad Católica de Valparaíso, Corporación Cultural Amereida

progetto grafico

Lorenzo Castelli

partecipanti Iuav

2022 Francesca Angius, Tosca Bivi, Piergiorgio Boscaro, Emma Cecchel, Pietro Fabris, Elena Pagliuso, Giovanni Papetti, Sara Prinzis, Lorenzo Rapisarda, Barbara Salzano, Valentina Santoro, Rebecca Temperanza

2023 Lara Antonioli, Sara Boscariol, Diletta Cimadamore, Beatrice Del Verme, Irene Doppio, Alessandro Michelin, Andrea Pedrotti, Anna Polloniato, Andrea Tartari, Giorgio Venturini

2024 Anna Barbazza, Francesca D’Ubaldo, Piero Grisot, Sofia Grossholz, Federica Iossa, Enrico Moretti, Maria Linda Vignolo, Beatrice Zanet

Anteferma Edizioni Srl via Asolo 12, Conegliano (TV) edizioni@anteferma.it prima edizione: giugno 2025

Copyright

Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – No opere derivate 4.0 Internazionale

p. 7

p. 12

Indice

Introduzione

TALLER DE OBRA. HOSPEDERÍA DEL ERRANTE

Research Platform Ciudad Abierta

Jorge Ferrada Herrera, Patrizia Montini Zimolo, Lorenzo Castelli con Anna Barbazza, Francesca D’Ubaldo, Piero Grisot, Sofia Grossholz, Federica Iossa, Enrico Moretti, Maria Linda Vignolo, Beatrice Zanet

p. 14

p. 34

p. 36

p. 42

p. 54

p. 58

p. 66

Laboratorio Ciudad Abierta 2024

Jorge Ferrada Herrera

Passeggiare a Villa Adriana a Tivoli. Il presente della memoria: esercizio di osservazione di un’area archeologica

Patrizia Montini Zimolo

PASEO A VALPARAÍSO

ACTO DE ABERTURA

ESPLORAZIONI DALLA CIUDAD ABIERTA

15.10.24-18.10.24

Isla de Chiloé

Anna Braghini, Patrizia Montini Zimolo

Temuco e Parque Nacional Conguillío

Jorge Ferrada Herrera, Lorenzo Castelli con Anna Barbazza, Francesca D’Ubaldo, Piero Grisot, Sofia Grossholz, Federica Iossa, Enrico Moretti, Maria Linda Vignolo, Beatrice Zanet

faltan palabras para la forma de nombrar

la andada amereida, volumen primero

Dalle onde lunghe e taglienti del Pacifico al fogliame che danza nel vento, dalla Ciudad Abierta emerge la natura come parco che unisce la bellezza naturale del luogo con la poesia dello spazio e le sue ormai numerose architetture. Il parco si estende dalle spiagge alle dune e alle colline, alternando distese di sabbia a ombrose foreste di eucalipti.

Seguendo un sentiero dalla parte bassa della città alla parte alta, arriviamo all’Hospedería del Errante. Entriamo, le finestre “spruzzano” luce, il legno delle pareti contiene parole e i pavimenti portano le impronte di una comunità che qui si riunisce. Durante la nostra permanenza nel Parco Amereida, seduti attorno a un tavolo bianco o sulle dune, riuniti da uno spettacolo di danza, o dall’attività del cantiere, o ancora dall'atto architettonico è nata una nuova poesia.

Patrizia Montini Zimolo Università Iuav di Venezia

La città e il paesaggio vengono considerati come dei laboratori dove imparare l’architettura. In particolare, Valparaíso viene considerata una sorta di laboratorio a cielo aperto e costituisce un forte legame con la loro identità. Gli strumenti con cui viene insegnata l’architettura caratterizzano la Scuola di Valparaíso. In particolare: il rapporto con il luogo, l’importanza dell’osservazione, del disegno, che è un tutt’uno con il rapporto con la parola, la poesia, ma anche il viaggio, la traversia come parte integrante della formazione al progetto.

“L’ America rappresenta una domanda che forse non avrà mai risposta, ma in questo viaggio, attraversandola e cercando di intravedere poeticamente il suo significato, iniziamo a fonderci in essa fino a riconoscerci al suo interno, non più come luogo di passaggio da sfruttare, ma come nostra residenza. La Città Aperta è un primo tentativo di raggiungere questo obiettivo”.

Victoria Jolly e Javier Correa, Plataforma Arquitectura sulla mostra “La invenci ó n de un mar: Amereida 1965-2017”, 2017.

Indugiando nella Città Aperta. In essa, un atto poetico dà inizio alle opere di architettura. Esse vengono generate, sia nella loro concezione sia nella loro costruzione, in “Ronda“ (cerchia). Cosa del tutto possibile perché gli architetti sono spronati da un medesimo orientamento, interpretato da ognuno di essi sulla base delle proprie singolarità. La “Ronda“ (cerchia) è quindi una convergenza di singolarità. Dove queste non finiscono per svanire, anzi, ogni volta di più diventano singolarità, costruendo così una ospitalità, una ospitalità creativa.

Amereida-Palladio. Lettera agli Architetti Europei, 8. Valparaíso: incontrarsi con Palladio dalle "arenas" , Alberto Cruz C., Bruno Barla H., 2008, p. 93.

TALLER DE OBRA HOSPEDERÍA DEL ERRANTE

30.09.24-14.10.24

Jorge Ferrada Herrera, Patrizia Montini Zimolo, Lorenzo Castelli con

Anna Barbazza, Francesca D’Ubaldo, Piero Grisot, Sofia

Grossholz, Federica Iossa, Enrico Moretti, Maria Linda Vignolo, Beatrice Zanet

Prospetti nord e sud

1. Analisi del contesto cileno e del Pacifico meridionale

In questo workshop è stata condotta un’analisi completa del contesto cileno, concentrandosi sulla sua relazione con il continente sudamericano e il Pacifico meridionale. L’analisi ha riguardato diverse dimensioni chiave:

- Climatica: sono state studiate le caratteristiche climatiche uniche della regione, compresa la variabilità del clima e le sfide che questo comporta per l’architettura e il design. I disegni a mano libera e i grafici su lavagna che saranno presentati nel testo aiuteranno a visualizzare meglio queste caratteristiche.

- Sismica: poiché il Cile è una zona sismica, sono state considerate le implicazioni dei movimenti tettonici sulla progettazione architettonica e la necessità di strutture resistenti. I grafici spiegano come sono state affrontate queste sfide progettuali.

- Geologica e geografica: sono state esplorate le particolarità geologiche e geografiche della regione, compresa la composizione del suolo e il modo in cui questa influenza le tecniche di costruzione e i materiali utilizzati. Anche questi elementi saranno illustrati attraverso disegni e grafici.

2. Il contesto della Ciudad Abierta e le sue opere

Il workshop ha esplorato il contesto della Ciudad Abierta, uno spazio unico in cui l’architettura si fonde con atti poetici e processi creativi. Sono stati affrontati diversi aspetti chiave:

- Realizzazione delle opere: è stato analizzato come le opere della Città Aperta siano il risultato di un processo collaborativo che integra la partecipazione attiva di architetti, designer e abitanti. È stata sottolineata l’importanza del lavoro manuale, dell’esplorazione dei materiali e della costruzione come atto di conoscenza.

- Processi di costruzione e materiali: è stato discusso l’uso dei materiali in cantiere e il loro dialogo con il paesaggio e la natura circostanti. È stato studiato come la costruzione del cielo superiore e del pavimento della foresteria stabilisca una relazione con la geografia del sito.

- Coinvolgimento dell’Università Iuav di Venezia: si è distinto lo scambio tra Ciudad Abierta e lo Iuav di Venezia, sottolineando come la presenza continua di studenti e professori stranieri abbia permesso di generare nuove letture dello spazio e delle sue possibilità architettoniche.

Quest’analisi ha permesso di intendere la Ciudad Abierta non solo come uno spazio di sperimentazione architettonica, ma anche come un territorio in continua trasformazione, dove la costruzione è un processo che si nutre di pensiero, osservazione e azione.

3. Struttura architettonica e resiliente dell’Hospedería

Uno dei temi principali del workshop è stato lo studio della struttura architettonica dell’Hospedería del Errante, affrontando sia la sua resistenza che la sua risposta alle condizioni climatiche. Sono stati affrontati tre aspetti principali:

- Comportamento termico e protezione climatica: è stato analizzato come il tetto dell’Hospedería assorba e accumuli calore, generando condizioni estreme all’interno. Sono state proposte soluzioni per mitigare questo effetto creando un “cielo superiore” che funziona come una seconda pelle, regolando la temperatura e migliorando l’abitabilità dello spazio.

- Costruzione del pavimento circostante: è stato progettato un

pavimento che permettesse una transizione fluida tra la costruzione e l’ambiente circostante, evitando bruschi contrasti e favorendo un rapporto armonioso con il paesaggio. Materiali e tecniche sono stati studiati per consentire un’integrazione organica con la topografia del sito.

- Resistenza e adattabilità: è stata discussa la capacità dell’Hospedería di resistere al passare del tempo e alle condizioni avverse del clima costiero. La costruzione del cielo e del terreno sono state considerate non solo dal punto di vista della stabilità strutturale, ma anche dal punto di vista della loro capacità di adattarsi ed evolversi nel tempo.

4. Il corpo dell’architetto e la costruzione

Uno degli aspetti fondamentali esplorati nel corso del workshop è stato il rapporto tra l’architetto e l’opera, inteso non solo a partire dalla teoria e dalla progettazione, ma anche dall’esperienza diretta con i materiali e la costruzione. Questo legame è stato affrontato da tre prospettive:

- Il lavoro manuale come conoscenza: si è riflettuto sull’importanza dell’azione costruttiva come mezzo di apprendimento. Attraverso il contatto diretto con i materiali, i partecipanti hanno compreso come il corpo e i suoi movimenti influenzino il modo di costruire e proiettare lo spazio.

- La costruzione del “cielo” come trasformazione climatica: è stato discusso come il nuovo cielo superiore agisca non solo come elemento strutturale, ma anche come regolatore del clima. Dissipando il calore accumulato nel tetto, trasforma la percezione dello spazio e l’esperienza di abitarlo.

- Tempo nell’architettura: la costruzione è stata analizzata come un processo in costante evoluzione, in cui l’opera non è un oggetto finito, ma una struttura vivente che si adatta e dialoga con l’ambiente circostante.

5. Osservazione architettonica e teoria

Il workshop ha affrontato anche il tema dell’osservazione architettonica come mezzo fondamentale per la costruzione del pensiero e della teoria in relazione all’opera. Si è lavorato su tre linee principali: - Il disegno come strumento di osservazione: è stato promosso

l’uso del disegno a mano libera come strumento di comprensione e registrazione dello spazio.

- Il rapporto tra pensiero e forma: si è discusso di come le idee architettoniche emergano non solo dall’astrazione teorica, ma anche dall’interazione diretta con lo spazio e i materiali.

- Verso una teoria dell’opera nella Città Aperta: sulla base delle riflessioni e delle esperienze vissute nel workshop, è stata discussa la possibilità di costruire una teoria architettonica che emerga dall’opera stessa.

Lezioni all’Hospedería del Errante, Ciudad Abierta, 2024.

Lezioni all’Hospedería del Errante, Ciudad Abierta, 2024.

Durante il Taller de Obra 2024 abbiamo avuto la possibilità di conoscere da vicino il pensiero che sta alla base della Ciudad Abierta sia vivendo e partecipando direttamente agli eventi sia tramite le lezioni del professore Jorge Ferrada Herrera, che ci ha accompagnato nel corso di tutta la nostra esperienza: non si è limitato a fare delle lezioni frontali, ma ci ha coinvolto in diversi momenti di confronto e di scambio, facendoci sentire liberi di esprimere opinioni e pareri. Queste riflessioni sono anche state alimentate dalla lettura di passi dell’Amereida e del libro Fundamentos de la escuela de arquitectura, Universidad Católica de Valparaíso, 1971, che ci hanno avvicinato sempre di più a un diverso modo di concepire l’architettura.

Taller de Obra, Hospedería del Errante, 2024.

Il percorso si è concluso attraverso un lavoro individuale che consisteva nella creazione di una “lamina”, ossia di una tavola personale, che doveva esprimere la nostra interpretazione della riflessione sul techo/cielo e che ci ha anche permesso di esplorare il tema del margine e del limite. Pur essendo un lavoro individuale abbiamo avuto la possibilità di confrontarci tra noi studenti e di dialogare anche con gli stessi professori.

Il Taller de Obra 2024 prevede la costruzione della parte di pavimentazione vicino all’ingresso principale dell’Hospedería del Errante, nel lato sud.

L’inizio del cantiere viene segnato con la lavorazione del terreno (scavi e livellazioni) in modo tale da avere una conformazione uniforme dell’area verde su cui poi verranno collocati i mattoni. Questi ultimi vengono disposti secondo un disegno specifico definito da assi con inclinazioni diverse.

Taller de Obra, Hospedería del Errante, 2024.

A coprire la struttura vi è un tetto, una membrana che separa il cielo atmosferico dall’aria interna, capace solo di coprire e dividere queste due esistenze. Il tetto sigilla l’edificio dagli effetti del vento e della pioggia, ma non lo isola termicamente dalle radiazioni. È un tetto senza cielo. Per risolvere il problema si ipotizza un cielo raso, traslucido e leggero, una struttura che si posiziona nella parte superiore dell'opera, al di sopra del tetto, sollevandosi di alcuni centimetri in modo da permettere la circolazione dell’aria, il passaggio della luce e del suono. In particolare, il vento che soffia tra la membrana e il tetto scherma le radiazioni e fa sì che si crei il comfort adeguato anche durante il periodo estivo. La membrana sorretta dalle cosiddette vigas crea il cielo.

Passeggiare a Villa Adriana a Tivoli. Il presente della memoria: esercizio di osservazione di un’area archeologica

Con WAVe, Iuav Venezia 2024, abbiamo ripreso l’antica e sempre attuale pratica del progetto di architettura – osservare, disegnare, imparare dai monumenti, dalle rovine e dagli spazi esistenti passeggiando all’interno e lungo il perimetro del sito archeologico di Villa Adriana, che appare come “una grande lezione di architettura” a cielo aperto, mostrando in tutta la sua evidenza, la sapienza costruttiva, la coerenza dei mezzi, delle tecniche, dei materiali, senza aver perduto col tempo un rapporto unico col paesaggio e l’ambiente circostante. Passeggiare e anche riprendere un dialogo continuo con tutti i grandi architetti che di volta in volta hanno continuato a disegnare, studiare, assumere i monumenti e le rovine come proprio punto di riferimento per costruire il presente. Primo fra tutti l’imperatore Adriano, che costruisce gli spazi della Villa rimandando per analogia ai luoghi conquistati dell’impero che vanno dalla Britannia all’Egitto. Agli occhi di Le Corbusier, Villa Adriana è uno spazio in cui le forme dell’architettura appaiono come materializzazione della natura stessa.

Lezioni a Recreo, Patrizia Montini Zimolo, Università Iuav di Venezia, Escuela de Arquitectura y Diseño, Pontificia Universidad Católica de Valparaíso, 2024.

I resti della residenza adrianea vengono interpretati nella loro essenza di rovine, forme quasi primigenie che sembrano rivelare l’essenza del processo costruttivo, elementi archetipi dell’architettura. Louis Kahn continuò a meditare sulla Villa per il resto della vita, Tadao Ando si richiama alla Villa per la capacità di tessere un dialogo continuo con l’ambiente naturale che occupa e che la circonda, assumendo l’acqua come elemento di costruzione dell’edificio stesso. La creazione di una passeggiata archeologica non può dimenticare che tutta la Villa è suolo e i nuovi percorsi sono stati pensati per dare forma a momenti di sosta, inquadratura e scoperta del paesaggio. Camminare è un atto da cui si origina un movimento nello spazio e nel tempo lungo vie più o meno usuali, che fa emergere il labirinto della memoria, l’intreccio di colori, parole, storie; il grande spettacolo della Villa.

PASEO A VALPARAÍSO

ACTO DE ABERTURA

Valparaíso-Venezia, Sala de Música

14 ottobre 2024, h 19.30

h 19.30

h 20.00 h 20.15 h 20.30 h 21.00

Presentazione, Jorge Ferrada Herrera

Amereida-Palladio. Lettera agli architetti europei, Patrizia Montini Zimolo

Sonetto della piazza, Lorenzo Castelli

Estratto Relazione del primo viaggio intorno al mondo (1519-1522), Antonio Pigafetta a cura di Anna Barbazza, Francesca D’Ubaldo, Piero Grisot, Sofia Grossholz, Federica Iossa, Enrico Moretti, Maria Linda Vignolo, Beatrice Zanet

Soneto de la distancia, Manuel Sanfuentes

accompagnamento musicale

flauto dolce Violeta Garcés Fuentes violoncello Santiago Garcés Fuentes

Valparaíso: incontrarsi con Palladio dalle “arenas”

Primo: La Città Aperta

Gli anni dei viaggi, delle Travesias attraverso l’America, sono stati resi possibili perché è stata fondata la Città Aperta. Essa è situata nei dintorni di Valparaíso. E Iì risiedono, studiano e lavorano gli architetti della scuola con le loro famiglie. Questa fondazione è una realizzazione portata avanti dal nostro sforzo e con i nostri mezzi. È sempre maggiore il numero degli architetti che ci vengono a visitare: percorrono le opere che abbiamo innalzato e condividono l’ospitalità della Città Aperta, perché questa sospende il proprio operare per ascoltare l’ospite dire chi è, e la peripezia che descrive. Per venti anni la Città Aperta ha fondato sé stessa mediante queste visite. Ma adesso inizia l’azione di andare in altri luoghi. Come andare in Europa, il luogo di Palladio. Per trattare da Iì “l’ha luogo” e “l’abbia luogo”, dall’Europa. Quale esperienza. Presenza a partire dal mare, un “regio eccentrico”. Che ogni giorno dobbiamo riportare alla presenza. Questo ben si patisce nelle “arenas”.

Secondo: L’ignoto poetico

Abbiamo appena accennato alla Città Aperta. Essa venne situata vent’anni fa nelle vicinanze di Valparaíso, e oggi è quasi entro l’area urbana; e domani sarà senz’altro un punto centrale delle parti nuove della città. Quella che correntemente viene denominata “alta” o “moderna”. Allo stesso modo, Valparaíso, conformemente al modo di tante o tutte le città o porti, congiunge sempre di più ciò che avviene con ciò che è possibile. Come se fosse possibile non distinguerli. Certo, questa congiunzione non è una questione particolare di ciascuno, ma un’esperienza che patisce o vorrebbe patire la moltitudine che abita una città. È la passione – sembra – dell’illimitato. Quanto alla Città Aperta, lo è dei limiti. Ma non come un modo di opporsi o polemizzare nella crescente esperienza dell’illimitato, ma come forma che discende dall’ascolto della parola poetica.

Terzo: Le “arenas”

Atti di fondazione della Città Aperta. Accenniamo alle “arenas”. E nel farlo dobbiamo segnalare i loro limiti. Più precisamente i limiti che esse esplicitano. Le “arenas” sono rivelate dalla parola poetica. La loro sterilità. Niente fiori, frutti, bestiole, bestiacce. Sempre uguali, diversamente dalla terra che si trasforma secondo le stagioni, e comunque sempre diversa per l’azione dei venti. La loro sterilità, che è permanenza in lievi cambiamenti, parla alla condizione umana. Su come il sapere è un rinnovato tornare al non sapere. Al non sapere che deriva da ciò che si sa. E che perciò sa di più di quanto non sa. L’incontro con Palladio deve avvenire nell’atto delle “arenas”. Del tornare a non sapere. In una siffatta continuità. In un siffatto decorso di una città. Perché la Città Aperta non è qualcosa di estraneo a Valparaíso, anzi è uno dei suoi elementi. Nel linguaggio urbano è un parco culturale e di ricreazione. Questa ultima parola significa allo stesso tempo ricreazione in quanto riposo. II riposo che ristora. Ma anche l’operare che ricrea, che rinnnova la creatività. Forse tutte le città dovrebbero avere parchi simili. In tempi in cui le città non posseggono né acropoli né agorà, questi parchi possono costruire quietamente, senza abbisognare di potere alcuno, la tradizione degli elementi che conferiscono forma alla città come opera. Tornando alle “arenas”, esse sono suolo e simbolo. II suolo diventa sempre più abitabile per i cittadini, che non per i nomadi dei deserti di sempre, è chiaro. Così le spiagge, le dune degli sport automobilistici. E sempre meno quel simbolo che la parola poetica può segnalare compare come un rischiaratore, un chiarificante.

Allora le “arenas” rendono presente il momento attuale tramite questi “sempre più” e “sempre meno”. Un presente incalzato da entrambi.

Città Aperta: parco culturale e di ricreazione. L’“angelo” Palladio dovrà capire queste situazioni.

Alberto Cruz scrive questo studio nell’anno 1994. Esso raccoglie il lavoro che realizza Bruno Barla in Italia in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza nell’anno 1984. Nel 2004 Barla traduce in italiano i testi che sono pubblicati nella forma originale a cura di Silvia Arriagada e Manuel Sanfuentes. Nel 2008 viene ripubblicata l’edizione “Amereida-Palladio carta a los arquitectos europeos”, Ediciones e.[ad], Escuela de Arquitectura y Diseño, 2008.

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accogli lì nel tuo antro fido ti sei ora scansata per essere sicché potessi tutto contenere sapendo capiente adesso rido

dalle quinte che spingono dal fondo tanto possa nuovamente schiudere polivalenza del vario agire lo spettacolo è mai ridondo

teatro di fitti ciclici scambi fresche generosità del terreno rifocillano cauti appetiti

escluso il momento dei diverbi vedute condivise raccolgono codesto contenitore intenti

“Il polo antartico non è così stellato come lo artico…”

All’uomo giovane = horan nuda

“Questi popoli vivono con giustizia, peso e misura; amano la pace, l’ozio e la quiete: hanno bilance di legno.”

A le sue = zambae tan de cerimonie alà mursihit “Le chiamassero isole infortunate.”

“…senza vedere terra alcuna, se non due isolotte disabitate, nelle quali non trovassimo altro se non uccelli e arbori;”

Al scrivere = nangurat

“Sonando sinfonie, tamburi e borchie del lattame.”

A l’inchiosto = danat

“…poi seguendo el medesimo cammino.”

Al scrivano = riritoles

“In questi tre mesi e venti giorni andassemo circa de quattro mila leghe in un golfo per questo mar pacifico.”

A li uomini = mossai sui devoti “Dritto al ponente e sono giustissime l’una con l’altra.”

“Quivi stessimo due mesi senza vedere persona alcuna.”

La spedizione capitanata da Ferdinando Magellano, ucciso nelle Filippine il 27 aprile del 1521, issò le vele salpando dalla Spagna il 20 settembre del 1519 e fece ritorno giungendo nei pressi di Siviglia il 6 settembre 1522. Sull'unica delle cinque navi ritornata dopo aver circumnavigato il globo, la Victoria, vi era il vicentino Antonio Pigafetta, che pubblicò presso la Repubblica di Venezia la Relazione del primo viaggio intorno al mondo, tratta dai suoi diari.

SONETO DE LA DISTANCIA

Entre paso y caminante sigo el halo del piélago cesándose, pues a vos dado el sino conocido, la voz blanca en silencio quedóse.

Su perpetua ánima generosa, al fin su amparo y transparencia lucen en el rostro, paz misteriosa, sombra errante sin suma urgencia.

Allí quedó su antaño y ciega fuente calcinada por los destellos, un manantial de voces se despliega.

Hasta volver a palparle sus ojos, caminar cansino junto a sus pies, sin dejar huellas, apenas despojos.

ESPLORAZIONI DALLA

CIUDAD ABIERTA

[…] sua peripezia di partenza, di trasferimento, di arrivo a un punto di ritorno. Si tratta di portare a termine una peripezia che non si consumi in sé stessa e che arrivi così a contemplare l’estensione naturale, prima che intervenga la mano dell’uomo […]

Amereida-Palladio, Lettera agli Architetti Europei , Alberto Cruz C., Bruno Barla H., 2008.

Temperatura dell’acqua

Valparaíso, Cile

Temperatura dell’acqua

Valparaiso, Chile

lunghezza

4.270 km

dati

lunghezza

4.270 km

larghezza massima

larghezza massima

445 km in corrispondenza dei 52° 21' S (Stretto di Magellano)

445 km in corrispondenza dei 52° 21’ S (Stretto di Magellano)

larghezza minima

90 km

larghezza minima

90 km

nella regione di Coquimbo tra

nella regione di Coquimbo tra Punta Amolanas e il Paso de la Casa de Piedra a 31° 37' S altezza massima

6.891 m s.l.m.

Punta Amolanas e il Paso de la Casa de Piedra a 31° 37’ S altezza massima

Monte Nevados Ojos del Salado parte della Cordigliera delle Ande nella regione di Atacama (vulcano più alto del mondo)

6.891 m s.l.m.

superficie

Monte Nevados Ojos del Salado parte della Cordigliera delle Ande nella regione di Atacama (vulcano più alto del mondo)

superficie

756.786,4 km² + 163,6 km²

Chile continentale + Chile insulare + Territorio Antartico

coste

6.435 km

affacciato sull’Oceao Pacifico

stagione del vento

756.786,4 km² + 163,6 km²

settembre - marzo

Cile continentale + Cile insulare + Territorio Antartico coste

6.435 km

latitudine

33° 2' 44.326" S

longitudine

71° 37' 13.3" W

affacciato sull’oceao Pacifico stagione del vento settembre-marzo latitudine

33° 2’ 44.326” S longitudine

71° 37’ 13.3” W

CorrentediHumboldt

Anna Braghini, Pontificia Universidad Católica de Valparaíso, Patrizia Montini Zimolo, Università Iuav di Venezia

15 ottobre 2024

Ciudad Abierta - Santiago - Puerto MonttPargua - Ferry per Chacao - AncudLechagua Playa - Castro

16 ottobre 2024

Castro - Dalcahue - Ferry per Curaco de VélezAchao - Castro

17 ottobre 2024

Catedral de Castro - Teupa - Lemuy - Puerto VarasPuerto Montt

18 ottobre 2024

Puerto Montt - Santiago - Ciudad Abierta

I mille e più chilometri da Santiago a Puerto Montt si risolsero nel volo aereo di un’ora. Al pomeriggio abbiamo preso il traghetto che attraversa il Canale di Chacao, e ci ha portato a Puerto Montt. Chiloé, l’arcipelago, le centinaia di isole, passi, di canali bordati da scogli taglienti, e altre isole, e altre ancora che si allungano in spruzzi verdi sul mare perso verso la fine del mondo, verso i confini del pianeta, verso sud fino ai ghiacciai che scendono in mare dalla calotta gelata dello Hielo Continental. Qui il Cile inizia a perdere la propria solidità continentale, disgregandosi in una miriade d’isole e isolotti e ci si immerge nella geografia dei suoi paesaggi, fatti di fiordi, lunghe insenature e baie, laghi e foreste. L’oceano è la vera frontiera di Chiloé. Osserviamo il Pacifico dalla costa orientale fatto dalle acque tranquille dei golfi della "costa gentile". Abbiamo solo intravisto dalla spiaggia Lechage, le isole al largo, e respirato l’immensità di quel mare: la stessa acqua lambisce l’Antartide, la California, le Aleutine, la Kamchatka, il Giappone, Sumatra, la Nuova Zelanda. Attraversando ondeggianti colline verdi calpestate da pecore e mucche siamo arrivate ad Ancud che, col suo bel lungomare, con passerelle pedonali, diverse piazze con panchine e punti panoramici, affaccia sull’omonima baia e sul Canale di Chacao.

La sera siamo arrivate a Castro, circondata dal mare piatto e limpido delle lagune e dei “mari interiori”. Qui dall’oceano si sollevano nubi che riversano pioggia sull’intera terra. La baia di Castro ospita vecchie case di pescatori collocate su palafitte che, non appena la marea si ritira, rimangono sospese a guisa di trampolieri sugli esili pali rosi dall’umidità e rivestiti da muschio vecchio e alghe verdi. Insieme alle bianche vele degli schooner in navigazione dalla chiglia di forma arrotondata, che si arenano dolcemente sulle spiagge sabbiose. Il sistema delle case in legno a palafitos, con i loro colori sgargianti, domina il paesaggio di Chiloé in opposizione al cielo plumbeo. Rialzate su pali di legno, per far fronte alle forti maree di queste parti, un tempo venivano costruite secondo il rito della  minga, cioè il trasferimento di intere abitazioni di legno da un luogo a un altro. Il giorno dopo abbiamo visitato il MAM, il museo di arte moderna nato 35 anni fa, costruito interamente in legno all’incrocio tra oceano e cordigliera, un “territorio indipendente dell’arte” che afferma la marginalità dell’azione e opinione rispetto al mondo culturale ufficiale. Le opere si fanno per e nel museo e da qui partono per il resto del Paese: la chiesa di Castro tutta in legno di alerce (larice), dai capitelli fino alle volte, che ha dato origine ad altre infinite declinazioni di chiese a Chiloé costituendo un modello per Valparaíso e tutta la Patagonia. Saltando da un ferry all’altro abbiamo visitato l’isola di Dalcahue, la chiesa di Curacao de Velas, la chiesa di Achao. Le  iglesias o  capillas di Chiloé sorgono a volte in centri abitati, più spesso in campagna, in magnifici contesti naturali, in genere in collina rivolte al mare per essere a vista dei naviganti. Sorprendono per la varietà di colori, per i rivestimenti esterni in tejuelas, per la singola torre centrale, che rimanda a un faro, per i capitelli, le colonne e la volta sempre in legno.

19 ottobre 2024

ritorno alla Ciudad Abierta

Chiloé rappresenta in pieno lo sviluppo della concezione poetica di un pensiero libero da sovrastrutture e legato a un ambiente dove la geografia, come il clima, l’oceano, i materiali si fondano nella costruzione di architetture sperimentali locali, immerse nel verde di parchi, e modellate per prendersi cura del rapporto con la natura e proteggere il suo prezioso patrimonio. Alcune costruzioni sono in mezzo a boschi, altre in mezzo a luoghi semidesertici, in quella varietà di ecosistemi che il Cile stesso possiede. Le città sudamericane possono emanciparsi dall’idea di un tracciato a scacchi di origine coloniale, dove si ha sempre presente l’eredità militare del castrum, senza perdere di vista il patrimonio ricevuto da preservare; è passato il tempo della conquista, della colonia, ma anche quello dell'egemonia dell’architettura moderna europea, di un Paese che non deve dimostrare la sua “non identità” attraverso modelli estranei, ma che è riuscito a creare qualcosa di proprio, riprendendo l’immagine visionaria di Bruno Barla "a raggiungere lo status di una megalopoli felicemente abitata, un suolo aperto ai cittadini, alla natura, agli animali, che recuperi l’allegria di appartenere a una nuova forma di città, esempio per il Paese e per tutta l’America Latina”.

“Chiloé è Chile con l’accento”: in questa isola i marinai si convertirono in carpentieri e costruirono le loro case e chiese. Raul Miranda, Artista Visual y Gestor Cultural MAM Chiloé.

L’incontro con Palladio deve avvenire nell’atto delle “arenas”. Del tornare a non sapere. In una siffatta continuità. In un siffatto decorso di una città.

Perché la Città Aperta non è qualcosa di estraneo a Valparaíso, anzi è uno dei suoi elementi. Nel linguaggio urbano è un parco culturale e di ricreazione. Questa ultima parola significa allo stesso tempo ricreazione in quanto riposo. II riposo che ristora. Ma anche l’operare che ricrea, che rinnnova la creatività. Forse tutte le città dovrebbero avere parchi simili. In tempi in cui le città non posseggono né acropoli né agorà, questi parchi possono costruire quietamente, senza abbisognare di potere alcuno, la tradizione degli elementi che conferiscono forma alla città come opera.

Temuco, Parque Nacional Conguillío

Jorge Ferrada Herrera, Pontificia Universidad Católica de Valparaíso

Lorenzo Castelli, Università Iuav di Venezia con

Anna Barbazza, Francesca D’Ubaldo, Piero Grisot, Sofia

Grossholz, Federica Iossa, Enrico Moretti, Maria Linda Vignolo, Beatrice Zanet

15 ottobre 2024

Ciudad Abierta - Viña del Mar

16 ottobre 2024

Temuco - Universidad Catolica de Temuco - Temuco

17 ottobre 2024

Temuco - Parque Nacional del Conguillío - Temuco

18 ottobre 2024

Temuco - Viña del Mar - Ciudad Abierta

ottobre 2024

partenza dalla Ciudad Abierta

Guardando dalla posizione in cui mi trovavo, l’intera vista mi parve meravigliosamente bella. Vi erano stelle che noi non abbiamo mai visto da questo luogo, ed esse erano più grandi di quanto potremmo mai immaginare. De Republica, il sogno di Scipione, Cicerone, 55 a.C.

La travesía, la via trasversale, l’attraversamento delle terre emerse con la disponibilità di osservarle e al contempo lasciarsi attraversare da esse; rigorosamente sulle quattro ruote, poiché il viaggio è il passaggio tra un punto e un altro, sentendo lo spessore della natura che con le sue molteplici sfumature di verde e di climi in Cile catapulta da un deserto all’altro, dalle sabbie di Atacama ai ghiacci dell’Antartide. Alla Ciudad Abierta dove abbiamo sostato per la maggior parte del tempo si potrebbe dire che il clima è di tipo mediterraneo.

La meta di questa travesía dopo dieci ore di bus era Temuco da dove saremmo poi partiti per altre escursioni. Scendendo verso sud, tenendoci sulla sinistra la Cordigliera delle Ande ci siamo resi conto che i cieli non sono simmetrici e che da questo lato del globo per trovare il sud polare ci si riferisce a un'altra costellazione, la Croce del Sud. Qui nella regione Araucanía o IX regione si respira fortemente la cultura Mapuche, autoproclamatasi con questo nome dal XVIII secolo, letteralmente “gente della terra”.

Siamo stati ricevuti nella facoltà di architettura dell’Universidad Catolica de Temuco dove da poco si era concluso un workshop interdisciplinare di una settimana a cui tutti gli studenti e professori partecipano, spostandosi tra architettura, arte, disegno e laboratori applicati. Stimolante il poter esplorare la poetica della creazione da nuove prospettive; così come sono i numerosi laboratori pratici dove si lavora legno, metallo e argilla. Ci ha accolti Miguel Copertino Eyquem, così chiamato dal più vecchio Miguel Eyquem, tra i fondatori della scuola di Valparaíso e della Ciudad Abierta, in onore di Giuseppe da Copertino, santo che a inizio Seicento poteva levitare nelle Marche italiane. Miguel è un professore dell’università di architettura che con la sua gentilezza ed entusiasmo ha ospitato parte del nostro

gruppo presso la sua abitazione; l’altra parte del gruppo è stata ospitata a casa di Jean Petitpas, noto scultore e professore della UCT, ex alunno di architettura della Scuola di Valparaíso che il tempo poi lo ha scoperto artista e scultore di delicate forme metalliche.

Dovevamo infatti ricevere da lui una scultura che avremmo trasportato con noi nel ritorno a Valaparaíso; la scultura sarebbe poi stata portata dal professor Jorge Ferrada Herrera nella travesía ormai prossima che si sarebbe svolta sull’isola di Juan Fernandez, l’isola di Robinson Crusoe per indenderci. Ogni travesía si svolge a conclusione dei laboratori di progetto della scuola di Valparaíso e porta con sé un regalo; essa stessa è un regalo che viene destinato a qualche comunità del continente sudamericano che la riceve; viene infatti realizzata un'opera: in questo caso, insieme alla costruzione che si sarebbe realizzata, si sarebbe anche installata una scultura, quella che trasportavamo.

E così, come di consueto accade da queste parti, abbiamo partecipato a un atto poetico, sulle sponde della laguna nel Campus Norte, Petitpas ci ha consegnato la scultura. La scultura era un regalo alla comunità di Juan Fernandez, del quale il laboratorio di Jorge si sarebbe fatto portavoce e a nostra volta, ora, eravamo noi gli interpreti di questo regalo, un gruppo di italiani talvolta un po’ spaesati tra le varie traduzioni dei linguaggi, perché come ben sappiamo ogni traduzione è feroce e si lascia sempre per strada qualcosa di intangibile. Tutto ciò ora non importava, eravamo aperti, disponibili a ricevere con gratuità quel regalo che in qualche maniera era anche un po’ per noi; eravamo intervenuti in questo processo dove ci si era ormai dimenticati chi stava regalando a chi, ci eravamo immersi col pensiero nelle acque e solcato i mari dell’amicizia con forse un po’ di nostalgia di quando bisogna lasciare le cose che si amano.

Elle est retrouvée.

Quoi? – L’Éternité.

C’est la mer allée

Avec le soleil.

Âme sentinelle

Murmurons l’aveu

De la nuit si nulle

Et du jour en feu.

Des humains suffrages,

Des communs élans

Là tu te dégages

Et voles selon.

Puisque de vous seules,

Braises de satin,

Le Devoir s’exhale

Sans qu’on dise: enfin.

Là pas d’espérance,

Nul orietur.

Science avec patience,

Le supplice est sûr.

Elle est retrouvée.

Quoi? – L’Éternité.

C’est la mer allée

Avec le soleil. Arthur Rimbaud

Salendo verso le Ande alla scoperta dei boschi di araucarie, alberi così grandi e resistenti da aver sopravvissuto alle avversità dei millenni, che è possibile incontrare solo oltre gli 800 metri di altezza.

L’araucaria, albero così antico che lo ricordano anche come “l’albero dei dinosauri”, raggiunge anche gli 80 metri di altezza, con quella sua chioma circoscritta alla parte sommitale, poiché la neve ha fatto crollare tutti gli altri rami dal poderoso fusto.

La primavera era nel suo pieno svolgimento ma la neve ancora copiosa non ci ha permesso di raggiungere il lago Conguillío, dopo qualche chilometro con i piedi che talvolta cedevano nella neve robusta, le ore del pomeriggio ci hanno suggerito che sarebbe stato più opportuno fare rientro verso l’accesso del Parque Conguillío, gigantesca riserva di oltre 600 km2 E così ai piedi del vulcano Llaima ci volgemmo verso la laguna Captrén per ristorare e asciugare i calzettoni.

di Venezia

giugno 2025 stampato da Skillpress, Fossalta di Portogruaro

Dalle onde lunghe e taglienti del Pacifico al fogliame che danza nel vento, dalla Ciudad Abierta emerge la natura come parco che unisce la bellezza naturale del luogo con la poesia dello spazio e le sue ormai numerose architetture. Il parco si estende dalle spiagge alle dune e alle colline, alternando distese di sabbia a ombrose foreste di eucalipti.

Seguendo un sentiero dalla parte bassa della città alla parte alta, si arriva all’Hospedería del Errante: le finestre “spruzzano” luce, il legno delle pareti contiene parole e i pavimenti portano le impronte di una Comunità che qui si riunisce. Durante la nostra permanenza nel parco Amereida, seduti attorno a un tavolo bianco o sulle dune, riuniti da uno spettacolo di danza o dall’attività del cantiere, dall'atto architettonico è nata una nuova poesia.

Per tre anni consecutivi, dal 2022 al 2024, l’Università Iuav di Venezia è stata invitata alla Ciudad Abierta dalla Pontificia Universidad Católica de Valparaíso e dall’associazione culturale Amereida a partecipare a la ronda di costruzione con i professori e gli studenti cileni per l’ampliamento dell’Hospedería del Errante.

Settanta anni dopo il progetto accademico della Pontificia Universidad Católica de Valparaíso la Ciudad Abierta continua a essere costruita da universitari, poeti, artisti e, anche se alcune opere sono già scomparse e ne restano solo le tracce, altre sono terminate.

L’Hospedería del Errante ne è solo un esempio. ISBN 979-12-5953-134-6

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