I.OVO n°012 - Aprile 2012

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DENTRO AL CONTEMPORANEO

Paul Fryer, OPHELIA (WHITE), 2007; silicone, cera, vetro; misure (scultura) 122 x 183 x 47.5 cm, misure (piedistallo) 21 x 193 x 132 cm; peso totale (approx. 250‑300 kg): 300 kg. Crédits © Paul Fryer 2006.

avvenuta, i lacci sono slegati, eppure l’addome sembra contrarsi leggermente in un ultimo sospiro. L’iconografia è quella classica: segni di flagellazione, corona di spine, buchi dei chiodi con sangue rappreso. Anche qui capelli reali, per sfogare questa vocazione certosina dell’artista, e per rendere l’arte più vera del vero. Il tutto sembra culminare in Ecce Homo (2005), l’uovo che non si capisce bene se si stia elevando oppure stia crollando tra le spine intrecciate. Ma l’uovo, questa forma così primordiale, sebbene nero, sembra sempre portare con sé un qualche messaggio di speranza. L’Ofelia,

poco più in là, potrebbe simboleggiare in parallelo l’«ecce ancilla domini». L’artista è l’inglese Paul Fryer (Leeds, 1963) e si può dire che la mostra curata da Francesca Amfitheatrof dia un tocco di umanità, sebbene pietrificata, al museo fiorentino, dove ciò che viene esposto sono oggetti, nella loro indubbia presenza scenica, ma anche nel loro aspetto oramai disumanizzato. Avete sicuramente un po’ di tempo per dare un’occhiata e riflettere. Alessandra de Bianchi


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