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Castello di Padernello Una testimonianza del rinascimento motore di cultura

di Adriano Baffelli

Struttura possente e al contempo aggraziata, restituita al territorio grazie alle cure dapprima dell’Associazione Amici del Castello, e in seguito della Fondazione Castello di Padernello

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Immerso nel verde della Bassa Bresciana il Castello di Padernello s’erge orgoglioso a testimoniare come la bontà del costruito sappia resistere ai secoli e alle traversie. Fondamenta solide, struttura possente ma aggraziata, il maniero è stato restituito quasi completamente all’originario splendore zionale al nuovo utilizzo della struttura, trasformata in signorile villa, avviene nel Settecento, epoca nella quale si realizza l’imponente scalone, affidato al quotato architetto Giovanni Battista Marchetti, che riveste in quegli anni anche il ruolo di direttore dell’edificazione del duomo nuovo di Brescia. Con la morta di Girolamo Silvio II Martinengo, nel 1834, si estingue per mancanza di eredi maschi la casata dei Martinengo di Padernello. Le proprietà bresciane passano al cugino Alessandro Molin e successivamente alle sorelle Maria e Alba, sposate l’una al conte Panciera di Zoppola e l’altra al nobile Pietro Salvadego. Padernello, il castello e altre proprietà sono assegnate, dopo la divisione proprietaria del 1861, ai nobili Salvadego. Ultimo conte a risiedere al castello fu Filippo Molin Ugoni Salvadego, il quale, per motivi di salute, preferì trasferirsi nel 1961 nel suo palazzo di Brescia, dove morì nel 1965.

L’abbandono e la rinascita

In seguito, la struttura è abbandonata, vittima degli agenti atmosferici, dell’incuria, di furti e danneggiamenti, pur in presenza del riconoscimento del ministero della Pubblica istruzione, che nel 1912 ne evidenziava: “l’alto alto pregio architettonico e l’interesse nazionale”. Nel 2002 si registra il crollo di una significativa porzione della cinta muraria, del tetto e della soletta che copre la cucina storica. L’evento spinge il comune di Borgo San Giacomo alla decisione di acquistare quella che era stata la residenza dei Martinengo. La costituzione dell’apposita Fondazione rende più virtuoso ed efficace il cammino. Il restauro diventa concreta azione, seguendo passaggi che anno dopo anno regalano nuova vita alla fortezza. Nel 2006 si recuperano la cinquecentesca cucina, il salone da ballo e il tetto. L’anno successivo il restauro riguarda la zona della biblioteca, posta sul lato ovest. Spazio per la sistemazione della pavimentazione del cortile interno, delle facciate sempre interne e dello scalone settecentesco, nel biennio 2008 e 2009. Nei due anni seguenti è la volta della Sala rossa, impreziosita dal soffitto ligneo. Il 2014 è caratterizzato dalla rinascita del salone da ballo, mentre al termine del 2015 è la cappella gentilizia a riprendere vigore. Nel 2016 al maniero è conferita la targa di segnalazione dell’Istituto Italiano dei Castelli per l’ottimo restauro strutturale, architettonico, ambientale e l’ottima manutenzione e la consentita l'accessibilità.

Con costanza e determinazione, anche attraverso un’intensa attività di iniziative culturali e l’ottenimento di consistenti finanziamenti e contributi economici, la Fondazione appositamente creata si è resa protagonista di un’efficace azione di recupero, facilmente constatabile varcando il ponte levatoio. Negli anni recenti il castello è un riconosciuto punto di riferimento per varie attività culturali e per l’approfondimento di vari temi ambientali e sociali. L’ambiente, non casualmente, insieme all’enogastronomia, alla storia, all’arte nelle sue varie declinazioni, alla letteratura, alla musica e al teatro, sono gli ingredienti di una ricca offerta d’iniziative che richiama molte presenze durante l’arco dell’anno. Una vivacità di cui beneficiano le attività di ristorazione nate nell’adiacente borgo e più in generale l’intero territorio della Bassa Bresciana. Il tutto nell’ottica del duplice impegno della Fondazione Castello di Padernello: il recupero di un patrimonio architettonico con adeguato restauro conservativo e il riutilizzo del maniero come leva del sistema culturale locale.