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End of Waste in Europa

La normativa End of Waste in Italia

Austria i valori limite risultano differenziati in funzione dell’uso degli aggregati riciclati o di utilizzo finale a cui l’aggregato riciclato verrà destinato.

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Si nota che, in termini di composizione chimica, l’Italia prevede il rispetto di un numero di parametri molto maggiore rispetto ai parametri previsti invece dagli altri Stati membri.

I limiti imposti risultano inoltre essere molto più restrittivi soprattutto per i Btex (sommatoria di benzene, toluene, etilbenzene e xilene), Pcb e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). In molti casi la concentrazione ammissibile di alcuni parametri (per esempio Idrocarburi, Ipa e Btex) tiene conto dell’eventuale presenza di componenti bituminose o di asfalto, sia elevando il valore massimo che, più spesso, considerando non determinante il valore ottenuto ai fini della valutazione di idoneità all’uso degli aggregati riciclati.

Oltre che in termini di parametri e limiti normativi da rispettare, le principali differenze si riscontrano anche in termini di modalità di esecuzione del test di cessione.

Relativamente ai valori limite da rispettare l’Austria non presenta limiti di lisciviazione per un numero considerevole di parametri rispetto agli altri paesi, soprattutto rispetto a Belgio e Paesi Bassi. Inoltre, i limiti richiesti da questi paesi sono per la maggior parte dei parametri più tolleranti. Ciò significa che i materiali con lo status di EoW non possono essere prontamente accettati nei Paesi Bassi o Belgio senza ulteriori test sul rilascio di contaminanti, che consistono in diversi metodi di prova e sostanze da analizzare. Viceversa, quando i materiali vengono esportati dai Paesi Bassi e Belgio, i produttori devono verificare se i propri prodotti riciclati soddisfano i valori limite per lo più inferiori negli altri Stati membri.

Nella quasi totalità dei casi i valori massimi delle concentrazioni ammissibili risultano molto più elevati di quelli proposti in Italia e non mostrano alcuna somiglianza con i valori di concentrazione massima dei suoli, tanto meno con quelli relativi ad una destinazione residenziale e verde. Si è ancora in attesa di eventuali di evoluzioni del testo pubblicato in gazzetta lo scorso novembre, che attende i canonici 180 giorni per essere poi effettivamente operativo a maggio. In questo lasso di tempo il Governo può recepire gli eventuali correttivi proposti per la normativa, e se valutati utili potranno essere applicati al decreto, altrimenti resteranno i parametri già comunicati e per il settore del recupero da costruzione e demolizione si prospetteranno tempi duri.

Il regolamento del Mite sull’End of Waste per i rifiuti di costruzione e demolizione è entrato in vigore il 4 novembre scorso generando forti malcontenti nella categoria. La normativa stabilisce quali materiali o sostanze e in quali quantità possono essere presenti nel prodotto per poter cessare di essere definito rifiuto ed essere immesso in seguito nel mercato. Fra gli stati membri dell’Unione solo l’Italia risulta aver interpretato in maniera limitante tali criteri specifici di definizione dell’EoW, derivante da una preoccupazione generale degli utenti finali circa le proprietà chimiche, fisiche e meccaniche di questi materiali. L’Ance Lombardia ha lanciato sin da subito il grido di avvertimento, per segnalare che la normativa così composta, rischia di compromettere il mercato e buttare al macero tonnellate di inerti da recuperare. Purtroppo, mentre la ricerca ha sviluppato conoscenze per promuovere l'utilizzo degli aggregati riciclati in applicazioni più nobili, come la produzione di calcestruzzo, le carenze normative legate alla classificazione End of Waste restano un limite importante per il pieno raggiungimento di una completa economia circolare. Nel caso della produzione di aggregati riciclati, in Italia le principali criticità operative emergono relativamente alle procedure di valutazione dei componenti e degli inquinanti previsti dalla normativa sulla cessazione della qualifica di rifiuto. I nuovi limiti fissati dal Decreto spesso sono in contrasto con le scelte effettuate dai cinque Stati membri che hanno già adottato i criteri legislativi EoW per i rifiuti da demolizione e costruzione che sono: Olanda, Germania, Belgio, Austria e Francia.