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La difesa dell’interesse pubblico e del patrimonio ambientale

L’impegno della Soprintendenza di Bergamo e Brescia

di Adriano Baffelli

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La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia ha sede in via Gezio Calini, via parallela di Corso Magenta, posta a sud della stessa, nel Palazzo Chizzola Porro Schiaffinati, considerato una delle più rilevanti realizzazioni architettoniche a Brescia della metà del XVIII secolo in quanto sintesi tra gli elementi assodati del primo Settecento ed esperienze innovative derivanti da ricerche progettuali sempre più approfondite. Secondo recenti studi, condotti dai discendenti della linea austriaca del casato e da alcuni storici locali, l'origine dei Chizzola risalirebbe a tempi molto antichi, come testimoniato dalla presenza del blasone familiare all'interno del grande salone del Broletto cittadino. Accompagnato dai suoni musicali provenienti dal Conservatorio, l’avvicinamento agli uffici del Soprintendente consente di percepire la bellezza, sovente nascosta, dell’apparente austera e bellissima Brescia. Lavorare in un pregevole palazzo sicuramente aiuta chi è preposto alla salvaguardia di cotanto patrimonio.

Architetto Rinaldi, Brescia unitamente a Bergamo s’appresta a vivere il 2023 da Capitale della Cultura. La Soprintendenza per le due province, quale visione ha dell’iniziativa?

Si tratta di un’iniziativa che nasce dal ministero della Cultura, da un’idea del ministro Franceschini, che prevede dei finanziamenti contenuti. La Soprintendenza è quindi direttamente coinvolta. Il ministero ha interesse che le città rispondano e Brescia e Bergamo hanno risposto molto bene, non solo nelle città capoluogo ma anche nei territori provinciali, con iniziative in gran parte seguite da questo ufficio. Non compariamo ma ci siamo e alcune proposte sono state migliorate dopo il confronto con noi e il recepimento delle nostre indicazioni. Partecipiamo anche direttamente, come Soprintendenza, con l’apertura della nostra sede per visite in primavera. Stiamo anche lavorando all’ipotesi di una mostra in collaborazione con i Carabinieri, per esporre opere d’arte recuperate dall’apposito nucleo Tutela patrimonio culturale di Monza dell’Arma, competente per il territorio della Lombardia. Sempre nell’ottica di valorizzazione del patrimonio della Soprintendenza in occasione del 2023, sarà possibile anche ammirare, esposti nel sottoportico, i reperti romani trovati negli scavi di due anni fa per la sistemazione di via Milano in città. Si tratta di reperti di grande valore, che presentano figure storiche e il secondo Miglio del Capitolium, che troveranno spazio accanto ad altre testimonianze del terzo e quarto secolo, in particolare due colonne particolarmente interessanti. Il tutto sarà presentato d’intesa con la Loggia. Cosa si aspetta, come Soprintendente, dalle due città che condividono il titolo di Capitale culturale nazionale?

Una maggiore sensibilità verso i temi della tutela e della valorizzazione del nostro patrimonio culturale, per questo auspico che non si tratti solo del 2023 e poi tutto finisca. Ci sono iniziative di varie realtà, come il Festival delle luci o i mega archi installati davanti al municipio di Bergamo e forse in piazza Vittoria a Brescia. Se si tratta di iniziative fini a se stesse sposterebbero solo investimenti che sarebbero dedicati ad altro. È opportuno tornare nell’alveo del restauro, della manutenzione, anche perché la vera scommessa è che diventino a pieno titolo città d’arte. Per entrambe manca ancora un aspetto strutturale e non c’è la giusta mentalità. La potenzialità è alta ma, ad esempio, mancano strutture ricettive all’altezza. Quali sono le maggiori criticità nel rapporto tra Brescia e provincia e le sfere da salvaguardare di vostra competenza? Il nostro è un ruolo di difesa dell’interesse pubblico rispetto a quello privato. Nasciamo nel 1907 (l’istituzione delle Soprintendenze risale al 1904 con un regio decreto. Le Soprintendenze furono poi regolate con la legge n. 386 del 27 giugno 1907, a firma del ministro Luigi Rava, rimasta in vigore sino all'istituzione del ministero per i Beni e le Attività culturali, nel 1974, Ndr), e nel 1922 ci fu la legge promossa da Benedetto Croce per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico, con forte attenzione al rispetto dell’interesse pubblico. Ci sono amministrazioni che sperano nel nostro intervento perché loro non hanno in più di un caso gli strumenti adeguati a favorire la salvaguardia del bene collettivo. Un compito difficile per le singole amministrazioni locali, dovrebbe esserci un ente sovraordinato, che potrebbe forse essere la Regione. La Valcamonica è un esempio positivo in tal senso, è in corso una valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, accade meno nelle altre due valli. Lungo l’Oglio si sta lavorando e creando sinergia, penso al ruolo del vino nella sua nuova stagione, alla riscoperta del Romanino, al restauro della Via Crucis di Cerveno. Nel loro insieme sono iniziative che consentono ai turisti di

Laureato a Firenze, dottore di ricerca in Conservazione dei Beni Architettonici e Ambientali, dal 1990 nell’amministrazione dei Beni Culturali, e dal 2000 Soprintendente nelle sedi di Brescia, Trieste, Torino, Genova e Milano, Luca Rinaldi, 65 anni, è conosciuto per la sua costante azione in difesa dell’ambiente.

Dal 2021 è Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Bergamo e Brescia.

L’architetto Rinaldi fu nominato soprintendente di Brescia all’inizio del secondo millennio, aveva 43 anni ed era il più giovane in Italia in quel ruolo. Rimase all’ombra del Cidneo sino al 2009, anno in cui fu destinato a Trieste. Nel 2012 arriva l’incarico alla Soprintendenza di trascorrere due giorni all’insegna della scoperta di un territorio interessante.

Torino. Nella città sabauda non mancano le sue prese di posizione nette rispetto a progetti e installazioni contemporanee a suo dire in contrasto con le caratteristiche architettoniche e storiche della città della Mole.

Dopo Torino, prima del ritorno a Brescia, vive a Milano una nuova esperienza alla guida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Sondrio e Varese.

E in tale contesto come considera la Franciacorta?

Come in altre situazioni mancano gli strumenti adeguati alla tutela del territorio, a differenza del Garda dove sono vigenti quelli degli anni Cinquanta. Dal 1985 la Regione è tenuta a redigere i Piani ambientalistici in collaborazione con il ministero della Cultura. Possiamo dire che sino ad ora si è trattato di un Piano osteggiato, in attesa dell’autonomia differenziata. È una questione che seguo dal 1990, ero qui 32 anni fa, e che ha prodotto dei Piani territoriali regionali autoreferenziali, con pretesa avessero il valore di un Piano ambientalistico, ma questo può nascere solo dalla collaborazione tra Regione e mini- stero della Cultura. Sino al 2008-2009 si sono redatti dei Pgt che non hanno aiutato a preservare il territorio. Più recentemente, gli insediamenti logistici favoriti dalla Brebemi hanno creato devastazione nella bassa Bergamasca. La soluzione ottimale è la redazione dei Piani paesaggistici. Lei ha più volte indicato che il Bigio dovrebbe tornare in Piazza Vittoria. Quali sono le motivazioni in tal senso?

Con il comune di Brescia c’è un rapporto costante e proficuo, poi ognuno deve fare il proprio lavoro. Personalmente motivo le scelte, il discorso è inserito in un orientamento della cultura attuale, non si tratta di un parere personale.

C’è coerenza nelle nostre indicazioni, ad esempio per quanto riguarda il no a ciclabili a sbalzo sui laghi. Il Bigio fa parte di Piazza Vittoria, dove si trova l’arengario pieno di simboli fascisti e allora che facciamo?

Perché la statua di Arturo Dazzi nonostante il suo pronunciamento continua a rimanere in magazzino?

Siamo amministrazioni pubbliche, c’è il nostro pronunciamento, quello del ministero, poi i tempi delle amministrazioni, della politica, ci mettono del loro.

Quali sono gli aspetti della copertura in acciaio e vetro del cortile della Pinacoteca Tosio Martinengo che non la convincono e quali altre strade sarebbero percorribili?

Abbiamo molto discusso con il comune che ha interpretato un’autorizzazione a un’idea del progetto come un’autorizzazione definitiva. Il fatto è che lo stesso nei vari passaggi è diventato più impattante rispetto all’idea iniziale. La prima soluzione poteva essere adeguata, le successive no. Ora l’orientamento probabile consiste nella previsione di un progetto migliorato, pur se temono che anche per via dell’aumento dei costi alla fine non si realizzi nulla. Ma lei crede che si farà l’ascensore in Castello? Eppure, hanno sviluppato trecento tavole... C’è sintonia con la Commissione comunale Paesaggio, ad esempio sui pannelli fotovoltaici l’indicazione del comune è di non consentirli nel centro storico, che è la stessa nostra visione. Non intendiamo bloccare l’uso dell’energia alternativa, ma in determinati casi, come per il centro, invitiamo a scegliere prodotti compatibili. Lei guardi agli intonaci, decenni fa imperava l’orientamento cementizio, oggi è dif- fuso l’utilizzo di calce e di prodotti specifici per i centri storici, con caratteristiche particolarmente avanzate, come mi spiegano architetti e restauratori con i quali mi confronto costantemente. Si è letto sulla stampa di una sua contrarietà alla stazione Tav sul Lago di Garda, è davvero così?

Non è la stazione in sé a preoccupare ma tutto l’entroterra di Desenzano ne soffrirebbe, come è stato per la ciclovia a sbalzo: guardandola dal lago si vede come il profilo sia stato notevolmente modificato, soprattutto per le travi conficcate nella roccia. Sono situazioni da vedere nella Conferenza dei servizi, dove l’aspetto ambientale entra in discussione con tutti gli altri aspetti. Hanno ragione i professionisti e le imprese che in talune circostanze lamentano difficoltà burocratiche e tempi lunghi da affrontare quando vi sono interventi da sottoporre alla Soprintendenza?

Il nostro ministero ha subito grandi cambiamenti sotto la gestione Franceschini. Sino a tre anni fa il numero dei dipendenti previsto era di 25mila unità, il ministro Franceschini nel 2020 li ha abbassati a 19mila e ora in totale sono 11mila, ma contemporaneamente sono stati aumentati gli uffici. Il ministro Sangiuliano prevede nei prossimi anni di assumere circa tremila persone, ma quante vanno nel frattempo in pensione? Quanto alla sede di Brescia, sono tornato nel 2019 e nei tre anni seguenti i carichi di lavoro sono aumentati del 30%, i protocolli sono passati da meno di ventimila a venticinquemila pratiche per anno. Mancano collaboratori amministrativi e tecnici. Cerchiamo di far fronte anche inserendo stagisti. Noi facciamo un servizio prima di tutto alle amministrazioni e molte lo riconoscono, tanto che c’è un rapporto molto positivo con tutti. Il problema c’è soprattutto sul paesaggio. Se ci occupiamo di restauro di quadri o del recupero di una tomba antica non interessa a nessuno. Le difficoltà s’incontrano quando i temi sono l’espansione edilizia e le infrastrutture. Ne so qualcosa data la mia vicenda personale sfociata nel trasferimento a Trieste nel 2009. In seguito alla stessa ci furono due interrogazioni parlamentari, quindi il mio ricorso, chiusosi circa tre anni fa con successo in tutti i gradi di giudizio, Cassazione compresa.

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che sovente interviene a difesa dell’ambiente ha recentemente espresso le sue perplessità sull’ascensore per il Castello cittadino. Lei che cosa ne pensa?

Il sottosegretario Sgarbi non risparmia le sue critiche ad alcune forme di rinnovabili, soprattutto alle pale eoliche e ad alcuni progetti non rispettosi delle caratteristiche dei luoghi, che si possono leggere anche come una critica nei confronti degli interventi dei cosiddetti archistar. La sua è un’opera di difesa del paesaggio con esempi calzanti, gli stessi che se potessi farei anch’io, ma il nostro codice di disciplina non per- mette di fare critiche. La grande fortuna è che lui ha un’audience elevata, fa notizia e contribuisce a scardinare un sistema che, nel caso del nostro ministero, era costruito più sui musei e sui grandi attrattori più che sulla tutela. Quest’ultima è fondamentale per far nascere un dibattito. Il parere espresso dal sottosegretario Sgarbi sull’eventuale ascensore in Castello è molto chiaro: l’opera è troppo costosa e potrebbe intaccare la consistenza delle mura del maniero. Soprattutto la stazione terminale rappresenta la criticità più elevata. Fra il resto, non mi parrebbe un’opera prioritaria. Diverso è il caso del Castello di Breno, dove probabilmente l’ascensore si farà, ma in quel caso l’accesso naturale è difficile. Per Brescia e per al- tre situazioni analoghe potrebbe essere presa in considerazione l’opzione dell’ascensore interno, come è stato fatto a Bellinzona. Rimane il fatto che anche in questo caso non c’è la volontà della Soprintendenza di bloccare l’opera, il nostro è un parere favorevole di massima, resta poi da vedere la valutazione della proposta completa e della sua compatibilità, nonché dei possibili accorgimenti che potrebbero essere suggeriti.

Quali sono le principali azioni di tutela del territorio bresciano intraprese dall’istituzione che lei dirige?

Sono state molte, da sottolineare l’alto livello anche per i contributi scientifici, espresso dal settore archeologico del nostro ufficio. Ora si è dotato anche del controllo preventi- vo sugli interventi, efficace e con ottimi standard. Sono soddisfatto, ad esempio, della salvaguardia garantita alla galleria austriaca di Edolo e, non dimentichiamolo, al centro storico del paese che sarà aggirato dalla nuova tangenziale da Sonico verso Ponte di Legno, risolvendo il nodo della viabilità.

Lei nota oggi un diverso atteggiamento nei confronti dell’ambiente e dei beni culturali rispetto ad esempio a trent’anni fa?

Sì, forse anche per la maggiore consapevolezza del valore anche economico dell’ambiente. Cosa che non accade dove il territorio è già molto compromesso e non c’è turismo. È il caso di aree come la Bassa Bresciana dove si registrano sul tema maggiori difficoltà che altrove. Nei momenti di relax quali attività l’aiutano a recuperare energie?

Ho la fortuna che capita a pochi di fare esattamente il lavoro che mi sarebbe piaciuto fare. Nei momenti di relax vado a visitare luoghi d’interesse artistico, continuando in qualche modo ad approfondire la materia che mi appassiona.

I veri valori non sono cambiati. E mai cambieranno.

Dal 1977 una storia imprenditoriale con forte orientamento al servizio e presenza sul territorio.

Dal 2007 produttore di pannelli fotovoltaici di alta qualità ed un punto di riferimento per gli specialisti del fotovoltaico.