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editoriale / 1 Un commento a caldo sulla Manovra 2023

Massimo Angelo Deldossi Presidente Ance Brescia

La Manovra di Bilancio sconta una grave carenza di risorse, in gran parte destinate a coprire il caro energia e altre misure emergenziali. Ben vengano disposizioni a supporto delle famiglie, ma anche delle stesse imprese, in grado di calmierare le spese di prezzi arrivati alle stelle. Inoltre, accogliamo con piacere, il rinnovo di diverse agevolazioni per l’edilizia, seppur con diverse variazioni. I bonus per il costruito hanno contributo alla crescita economica del Paese negli ultimi due anni, favorendo interventi di rigenerazione e maggior efficientamento energetico degli immobili, ma il loro ridimensionamento, i rinnovi a singhiozzi e le difficoltà ad oggi vissute dalle imprese per il blocco della cessione dei crediti edilizi delineano per il 2023 uno scenario economico incerto e intensificano le gravi preoccupazioni del comparto. Il Centro Studi di Ance nazionale ha previsto nell’anno in corso una riduzione del -5,7% degli investimenti in costruzioni nel confronto con il 2022. Una diminuzione segnata dal calo di interventi di manutenzione straordinaria, a seguito anche della rimodulazione del Superbonus per edifici unifamiliari, che comporterà una flessione del 24%. Nel quadro delle misure approvate, anche la detrazione Irpef commisurata al 50% dell’Iva pagata sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, cedute dalle imprese che le hanno costruite, per i rogiti stipulati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023. Una manovra che incentiva il mercato residenziale e orienta la domanda verso l’acquisto di abitazioni di nuova generazione, con effetti positivi sulla riqualificazione del tessuto urbano e la qualità dell’abitare. Viene così recepita una proposta fortemente sostenuta dall’Ance durante l’iter di discussione della Manovra 2023, ai fini della ripresa del mercato immobiliare. Anche se la detrazione è fissata al 50% e si riferisce esclusivamente ad acquisti effettuati nel 2023, si tratta, comunque, di un significativo segnale di attenzione per il settore, a conferma dell’autorevole ruolo che l’Associazione ricopre nelle competenti Sedi istituzionali, contribuendo a delineare strumenti di politica fiscale per lo sviluppo che stimolino l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare, riducendo gli sprechi e armonizzando il rapporto tra fabbisogno energetico ed emissioni inquinanti degli edifici. Esprimo invece l’amarezza dell’intera categoria per non essere stati interpellati nella stesura del testo del nuovo Codice degli appalti, redatto senza un adeguato confronto con gli attori principali coinvolti nei processi previsti dal Codice stesso. Impostazione che è stata alla base del fallimento del Codice 50 e che quindi non può né deve ripetersi. Occorrono alcuni essenziali correttivi. Tra questi, si chiede di rendere effettivo il principio dell’equilibrio contrattuale che, nel testo finora disponibile, si scontra con la norma scritta sulla revisione dei prezzi, oggi concepita con troppi limiti e meccanismi di funzionamento complessi, i quali rischiano di renderla inefficace.

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Resta il rammarico nel constatare che nulla è stato fatto per risolvere la drammatica crisi di liquidità del settore causata della cessione dei crediti da bonus e delle mancate compensazioni per i rincari dei materiali. Le imprese sono allo stremo e dobbiamo subito intervenire per frenare l’emorragia di liquidità che rischia di farne fallire migliaia mettendo a repentaglio i lavori in corso, sia pubblici che privati. Occorre prevedere subito una misura straordinaria che sia in grado di ridare fiato alle imprese e restituire la liquidità necessaria per continuare a portare avanti i lavori, come una moratoria sul credito. Una misura che ha funzionato molto bene già in precedenza e che ha permesso di salvare centinaia di migliaia di imprese che altrimenti avrebbero chiuso.