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ABBIGLIAMENTO E TESSUTI IN VOGA ALL’EPOCA COLONIALE

SCELTE FRUTTO DI CONTAMINAZIONI TRA ESSENZIALITÀ E CREATIVITÀ

Gli indumenti diventano sempre più preziosi e nascono abiti di maglia aurea (chrysouphes), tessuti in seta o in lana ricamati d’oro (chrysoupoikilos)

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L’abbigliamento in voga tra gli apoikoi delle colonie magnogreche del Sud d’Italia risente delle forti contaminazioni tra l’essenzialità del gusto ellenico e la creatività dello stile italico. Un triangolo di stoffa, generalmente di lana, drappeggiato intorno al corpo dava vita al chitone, abito maschile, cucito su un lato ed abbottonato su una spalla, o al peplo, abito femminile, consistente in un due teli rettangolari di stoffa drappeggiati intorno al corpo, trattenuti in vita da un cordone o da una cintura, a guisa di blusa, talvolta fermati su spalla da fibule. Entrambi gli abiti, il chitone ed il peplo, venivano tradizionalmente accompagnati dall’himation, un lungo mantello, in lana o in cotone. Mettendo a confronto le tuniche elleniche del V secolo, con quelle proprie alle colonie della Magna Grecia del 370/350 a. C., si nota l’arricchimento delle stesse. L’abito diventa più prezioso, si adopera un tessuto leggero e trasparente con ricami, fregi figurati,

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lamine auree. Nascono gli abiti di maglia aurea, il chrysouphes e l’abito tessuto in seta o in lana ricamato d’oro, il chrysoupoikilos. Tra le colonie, Taranto era nota per la lavorazione e la tintura della lana, e per la produzione del Tarantinidion, abito confezionato con tessuto leggerissimo, il bisso marino, ottenuto dalla lavorazione della lanuggine del Pinna nobilis, un grande mollusco marino. Tale abito viene citato dal poeta romano Marziale. Nascono le estalopie, mercati per la vendita dei manufatti. Prende corpo l’idea della straordinaria raffinatezza adottata dagli abitanti delle colonie. Lo dimostrano gli usi, sempre più in voga, di adornarsi di gioielli ed ornamenti preziosi, emergono evidenti le differenze culturali tra i preziosi reperti a corredo delle sepolture italiote, tipiche degli abitanti dei luoghi, e quelle degli italici, i colonizzatori. Gli apoikoi si attorniano di gioielli a guisa di diademi, orecchini, collane, fibule, anelli, bracciali in oro e in argento, testimoni di una società sempre più ricca, esclusiva e raffinata. Le colonie della Magna Grecia hanno dato un impulso decisivo alla realizzazione e produzione dei gioielli. La materia decorativa di prima scelta era l’oro, poi argento, piombo, bronzo e

leghe. Le gemme più diffuse erano le ametiste, le perle, il granato e gli smeraldi. Particolarmente nota era l’arte orafa delle colonie di Taranto e di Crotone. Venivano ritratti su materiali preziosi figure umane ed animali, la protome leonina, in uso alla colonia di Rhegion, il nodus Herculeus, amuleto adottato nella decorazione di diademi e bracciali. Particolarmente bello è il diadema fiorito del terzo secolo rinvenuto a Canosa, con struttura ricoperta da lamina aurea smaltata, e decorata da oltre centocinquanta fiori di campo, smaltati di verde, di bianco, di rosso, con gocce di pasta vitrea e pietre preziose ~

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Una calzatura dell’epoca La riproduzione di un diadema di ulivo Il peplo jonico Le ametiste erano le gemme più diffuse

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Gli apoikoi si attorniano sempre più di gioielli a guisa di diademi, orecchini, collane, fibule, anelli, bracciali principalmente in oro e in argento

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