Ti sarò Ben, BRA-sit

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AVVISO IMPORTANTE

Scrivo questo mio ennesimo libro e ormai sono nel mio 88° anno, e non ho più la voglia, se non la forza, di rileggermelo per correggerne tutti i refusi; per cortesia, fatelo voi e perdonatemi. Sono ripetitivo, prolisso, anche perché mi dimentico di avere già scritte le cose che ripeto… ma soprattutto per la necessità di doverlo fare: ogni uomo – e io non sono una eccezione – ricade sempre negli stessi difetti e deve continuamente ripetersi ciò che è vero e ciò che è solamente apparente.

Insisto sempre su questo: c’è il soggetto in Puro (Santo) Spirito, mentre l’oggetto è nel mondo di No è (è visto, “è” in negativo, manca). Vaneggia la “scienza” quando crede che l’Universo c’è prima dell’avvento dell’IO-SONO … che la vede e la carica di “essenza”!

Quando il “soggetto” va, vede tutto (anche il suo corpo) in cammino per la morte, ma è una bugia: è un panorama universale costretto relativamente a muoversi in senso opposto a quello verso cui il soggetto sta già andando.

Il 1° è lo Spirito Divino che “trascende” questo generale PANORAMA in cammino (solo apparente) verso la morte e che comprende il mio corpo.

Il Dio < “Io sono colui che sono” IO-SONO > è “Puro” Spirito, è Spirito “Santo”, che si alterna coll’oggetto che vede quando il 1° si pone Ultimo (in 2da battuta) per ritornare 1° nella 3za. Per questo Dio e UNO e TRINO.

Il modo reale e materiale – nella sua esistenza “oggettiva” che comprende il proprio e “tutti” gli altrui corpi – è solo la visione diabolica (e reale) della Totale Salvezza che l’Assoluto Onnipotente Dio sta “realizzando” annullando ogni male fatto “realmente” osservare. In un mondo di Cattivi, chi è Cattivo lo è … ma solo con se stesso (poiché ogni “altro” manca nel mondo di Noè) … e così paga e si salva! In esso, uno Buono, è perduto… e allora – perdendosi – si salva! Questo “mondo” è “divino” ed è “spettacolare”! Sì! è un reale ed anche “vero spettacolo” di assoluta salvezza che l’Onnipotente sta facendo “vivere” … alle Sue Stesse Anime, ai suoi Elohim!

ABBIATE FEDE IN DIO!

A chiunque accetti la possibilità di vedere quello che non si vede … ma c’è!

LO RIBADISCO:

Solo “Io-sono”

E non sono me, ma Dio con me!

Sono Enoch, il 7° fattore.

Dio cammina con me e si carica addosso tutte le vostre gioie e i patimenti mortali, come vi ha mostrato Gesù Cristo sulla croce.

Egli è disceso da me: per una reale “deduzione paterna” ottenuta tramite una divisione del presente, scomposto nelle sue infinite e possibili, ideali premesse, mostrate tutte “divinamente” in modo reale-immaginario.

In principio

è il titolo

BRASIT

e sono i titolari

Che il Tutto sia “in Potenza”!

Scrivo il libro come un “qualcosa di possibile”, anche se la sua possibilità di esistere realmente è così remota da apparire impossibile.

Pertanto, tutti coloro che avranno seri dubbi, sulla validità di tutto il contenuto, dopo poche pagine smetteranno di prendere in seria considerazione questa “possibilità” così “impossibile”.

Anche a me, che sono l’autore di questa mia opera, sembra incredibile che tra gli infiniti uomini esistenti, nel passato, nel presente e in tutto il futuro, l’Onnipotente Creatore dell’Universo abbia scelto proprio me, come colui con cui camminare e riconducibile al settimo uomo descritto in Bibbia e denominato Enoch.

Ho dovuto trovare io una risposta, prima di affrontare la scrittura di tutti i miei libri, che fosse seria ed attendibile, e l’ho trovata, e la giudico valida, nel segno di una pura “possibilità”.

La risposta è che – tra tutti gli uomini dell’Universo – io solo sono il Soggetto della vita concessa a me!

Avevo un infinitesimo di probabilità che proprio questa vita fosse concessa a me… e tuttavia – per quanto praticamente impossibile – è realmente accaduto, ed essa è toccata a me! È un dato di fatto!

È la vita di un uomo straordinario, ma giudicato da tutti un fallito, e dunque – in un universo di falliti – a me non è stato concesso nulla di unico e di straordinario!

Ma, osservando le cose “in potenza”, ecco che allo stesso mio “personaggio” sembrano concesse possibilità esistenti “in pura e celata Onnipotenza” ossia proprio in quelle totalmente opposte, compatibili al fallito totale che io sembro!

Vi dirò che cosa “posso” aver fatto io di potenzialmente grandioso ed impossibile a me, o non volute da me eppure accadute, che sono 6 e di cui faccio una breve sintesi, ed anche motivata.

1 - Vittoria definitiva sulla morte.

“Reale?”

No, “reale NO!”, ma “potenziale!”.

Ecco come vinco la morte, e una volta per sempre.

In un mondo in cui esiste una acclarata Relatività Generale, esistente tra tutti i tipi di OPPOSTI, sono io che chiedo a voi:

>Perché mai solo la Vita e l’Universo, dovrebbero sempre e solo avanzare nel tempo?<

L’Universo è chiamato così proprio poiché ha un verso solo nel tempo…

E allora – data l’acclarata verità della Relatività Generale, anche la vita umana e quella dell’Universo sono FRONTE e RETRO!

È la cosa più naturale del mondo quella secondo cui – fino a quando, vivendo, noi la vediamo nel FRONTE – noi avanzeremo!

Poi – giunti all’estremo limite della percezione “elettrica”, del mondo e di noi stessi – cominceremo a vedere il RETRO, assecondando la percezione “magnetica” dopo quella “elettrica” dell’elettromagnetismo che è una realtà unica e complessa.

Mi conforta che già Gesù Cristo l’aveva rivelato a Nicodemo: <doveva risorgere prima dall’alto, se voleva entrare nel Regno di Dio>… che è quello della Verità di ogni cosa reale in Fronte e Retro.

2 - Giudizio Universale:

il mondo è “perfetto”.

Anche esso si basa su quanto è riconoscibile “in potenza” ad una vita finalmente capita esistere in Vai (imperfetto a consumo) e Vieni (perfetto ed infinito, eterno).

Se in questo avanzante vediamo ogni cosa “finire”, nel retrocedente, in cui si vede esattamente l’opposto, tutto sarà “infinito”.

Dove tutto, ora, va a finir male, con una morte e con l’esaurimento di ogni cosa, nel verso opposto vedremo come tutto quello che si era apparentemente consumato poiché posto in atto, dopo rientrerà nella Onnipotenza” divina.

Il nostro Spirito personale avrà fatto un Controllo incrociato tale dell’esistenza, da essere stato messo in grado di compiere un Bilancio Perfetto, in dare e avere, in base al quale ha determinato quanto in verità sia mancato alla sua persona nell’offerta vitale ricevuta, e l’avrà moltiplicato, per l’infinito di tutte le altre persone, quando – rientrato come Anima nell’Onnipotenza Divina –lo potrà avere … come e fino a quando il suo puro Spirito lo vorrà: da tutti.

Ora è come se fossimo costretti a vedere la nostra personale vita come in un film trasmesso dalla televisione (che non comandiamo noi, e ci propina tutta la pubblicità che vuole).

Al termine del Vai e Vieni della nostra vita, sarà come se ci fosse stato consegnato un video-registratore e la cassetta sulla quale non solo poter rivedere e riavere la nostra, ma tutte le cassette delle altre vite, scegliendo quella che più ci piace e facendola nostra!

Potremo arrestare le immagini, farne il replay e gustarci proprio all’infinito – come nostri! – gli eventi desiderati ma dati agli altri.

Se il mio amore ha sposato un terzo… io sarò lui!

L’uomo che ora è davvero il più beato e colui cui manca tutto, poiché – nella vita reale – è portato a chiederlo e l’avrà, a modo suo!

Non è beato allo stesso modo chi ora ha avuto beni e ricchezze e uscirà dalla vita senza né fame, né sete… e prenderà poca parte all’infinito Banchetto Divino su tutto il Bene, nel pranzo di nozze del Figlio di Dio… che sei tu.

Occorre andarci con l’abito: della fame, della sete, del bisogno; se vi andiamo da sazi…

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- La data del Finimondo; 17 febbraio 4.631 d.C.,

Questa è la notizia che “è possibile” farà di me (che l’annuncio ben 26 secoli prima!) il vero Noè, il Salvatore di tutta la vita, con la sua Arca di Noè.

Io faccio sapere agli uomini che il 17 febbraio del 4.631 dopo Cristo la Terra invertirà il Sud-Nord Emisfero , nel suo polo!

Dico che quando la Profezia di Malachia sui Papi e Antipapi, scrisse che PIETRO ROMANO (e sono io Paolo TORquato, P-TRO Romano), come il giudice TRE, <MENDUS iudicabit po pulum suum> in verità giudicò che fosse il <MENDUS> l’inverso di <SUD-N.EM> (emisfero), nel polo suo invertito.

Poiché ho letto “in potenza” tutte le cose della Bibbia, ho poi capito che il prossimo 4 ottobre 2.025, il Pietro Romano DOC (Papa Francesco) sarà lui a salire in cielo.

Accadrà secondo la Profezia, che ha scritto che sarà “demolita” la Civitas septicollis… che è la struttura socio-politicareligiosa impersonata da papa Francesco.

4 - Il Triplice Calvario di Romano

Amodeo chiesto dallo stesso

Nell’anno 1988-89. al Tribunale di Milano, chiesi da me ed ottenni il Fallimento, nella mia opera di <dar corpo a Cristo> per Tre Romano Amodeo: la mia persona, in mezzo a una S.R.L e una ditta individuale aventi il mio stesso nome; così, oltre il mio corpo, gli ho immolato tutti quanti i miei beni e il mio successo, nella vita!

5 - Il Triplice Calvario di Romano

Amodeo “ratificato” da Santa

Romana Ecclesia

Sono stato mortificato anche da tre Sante Romane

Ecclesie, che pur di non accogliermi in Vaticano (come filosofo portatore delle verità che difendevano Gesù, chieste dal Papa

Giovanni Paolo II con l’Enciclica Fides et Ratio) scelsero che io patissi la fame:

57 giorni nel 1999: il Card Ratzinger scavalcò il Papa

55 nel 2.005: divenuto Papa, perseverò; 80 nel 2013: fu la volta di Papa Francesco.

192 in tutto uguali a 2^6 di media, laddove

26=Dio=IHVH

Gesù digiunò 40 giorni, prima della sua opera, per propiziarsi il sostegno dell’<Onnipotente>, e il Padre Suo e Nostro non lo giudicò minimamente un <Ricattatore>…

Ma lo fui io, dai Santi Padri della Chiesa Romano, quando fui io a digiunare per lo stesso motivo: affinché i Potenti della sua Chiesa Cattolica, favorissero l’opera mia, a favore di Cristo chiesta con al Fides et ratio all’ultimo Papa fatto santo.

Per quel suo digiuno, anche Gesù non fu favorito dai Potenti del suo Sinedrio, ma messo a morte, … e così anch’io!

Infatti, nell’era attuale, della comunicazione, non occorre più uccidere il divino “Messia” (oppure un semplice “messo” non gradito) da parte di un Sinedrio o di un Collegio Vaticano: basta togliergli audience e negargli un ’Udienza … poiché lui è un ricattatore!

6 – Infine sono presenti tutti i segni, di ogni possibile tipo, secondo i quali il Cristo era atteso

Sono dati nella Bibbia: in genesi 25 e 38, lui lati 25 -1 – 38, è descritto in tutti quanti i suoi estremi: Nome, Cognome, data di nascita, Codice Fiscale, nomi di padre, Madre, Sposa.

MDA = Adamo, scritto così e letto Adamo da destra in Ebraico.

RNN = ER ONAN gli estremi congiunti di Tamar, dati nel mio nome dai tre di Romano Antonio Anna.

38A25 = è la data di nascita, nell’anno 38, gennaio giorno 25:

D527I = Tra Dio e Iesus in acronimo agli estremi per il 10=Padre di tutti i numeri, in Comunione con 52=26+26 (Dio e JHVH) nell’unità 7 del Creatore in 7 giorni.

Lui gi A modeo e Barat ta Mar iannina gli estremi congiunti di Gia cobbe, Gi ud a e Tamar ; il Filo Scarla tto attorno alla mano assegnata a RO (E R-O nan) negli estremi congiunti della sposa

Gia n carla (Gia in Giacobbe, Carla in “scarlatto”) Sca glioni.

38-1 valore 381 di tutti i 6 nomi Romano Antonio Anna

Paolo Torquato Amodeo, nome assegnabile con ogni

ragione alla Sezione Aurea dei Rapporti Perfetti.

Il Sacro Libro della

Bibbia

e le sue origini realmente “celesti”

L’alfabeto ebraico ha permesso che il Libro Sacro fosse il frutto di una reale Verità che permea tutto l’universo .

Nell’universo la Verità, espressa dagli uomini, secondo il disegno di Dio che fa apparire tutte le cose come se veramente fossero fatte dalla Natura e dagli uomini, viaggia ovunque nell’etere.

Essa consiste nelle verità – come scoperte dagli uomini – che nel futuro se le trasmetteranno, quando scoperte, in un tempo ASSOLUTO, che è “fuori dai vincoli determinati da quello di noi: figure a carattere elettromagnetico in cui viviamo solo alla ristretta velocità della luce”.

L’ASSOLUTO, libero da ogni vincolo relativo, ha in sé l’Onnipotenza di contenere ogni cosa, e – tra queste – la possibile esistenza e realizzazione di un mondo costruito tutto in base alle assolute possibilità che ha il numero 10, di esistere infinite volte in se stesso, generando così numeri “decimali”, condizionati ed esistenti in modo relativo nel numero dieci.

Il modo “relativo” in cui ciò accade, asseconda la presenza di un soggetto invisibile, nello stesso 10, che è esistente in decimi, e che mostra solo il percorso lineare da esso condotto nel suo ciclo, che è per davvero il circolo reale di un cerchio.

Poiché è il primo numero primo, il 2, ad esistere in 2/10, facendolo come quel 2^1 +2^3 = 10 che lo determina apparentemente nel complesso della Realtà a dimensione 8, ecco che è rappresentato anche dalla coppia simultanea dei suoi due numeri, a sinistra e a destra in una progressione unitaria, e che sono dati dalla presenza di 1 e 3.

Questa è la ragione somma del Dio che è Uno e Trino e sta negli esponenti 1 e 3, della somma “indicata”, inquadrata prima, e visibili negli esponenti, che sono “indici dimensionali” del numero delle volte in cui il 10 esiste come un ciclo ripetitivo.

La Relatività Generale, a monte di ogni altra, anche di quella di Einstein, sta proprio nel fatto che i numeri 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, e 9 – che sono 8 – hanno la loro “ragion d’essere” nelle quantità in ciascuno di essi mancanti, rispetto all’intero ciclo dato da 10, e unitario in dieci decimi.

Esistono solo gli interi, come esatti multipli e sottomultipli del 10, in una progressione regolare – nei soli multipli – come questa, che vi presento fino alla dimensione 5, intermedia tra l’elettrico e il magnetico, esistenti alla pari, uno grazie all’altro:

1 10 100 1000 10000 100000 …

Poiché nell’Unità e Trinità del sistema rappresentativo la reale costruzione da zero è fatta dai primi 4, sono le prime tre condizioni a esistere nello spazio 3 del tempo 1, e in tutte le ripetizioni decimali che sono le possibilità di moto, di ciascuna, nella sua decina:

001 002 003 004 005 006 007 008 009

010 020 030 040 050 060 070 080 090

100 200 300 400 500 600 700 800 900

Ebbene questo schema rispetta sia la progressione intera e unitaria data da 1, da 10 e da 100, che è quella rispettata dall’alfabeto Ebraico e non so se da altri, ma certo non dagli altri Popoli che erano rilevanti per la loro presenza culturale nel loro tempo.

Ora, le possibilità date dai due numeri 1 e 0 sono tali da permettere ogni rappresentazione, reale o immaginaria che essa sia, e anche l’Entanglement quantistico è basato solo su due possibilità espressive. Noi oggi ancora non sappiamo “manipolare” l’“Entanglement”, poiché siamo di fronte come a scatole che solo dopo che le abbiamo aperte, ci mostrano se all’interno di sia uno zero oppure un 1. Sappiamo, avendolo accertato, che spaccando un “certo insieme” che non definisco in due parti, e mettendone ciascuna in una ideale scatola che non mi mostra cosa contiene, posso allontanarle nello spazio finché si voglia, ma se una delle due contiene un 1, l’altra ha certamente uno 0; se si inverte 1 in zero, c’è la certezza che questo accada anche all’altra scatola, anche se è stata portata fino “in capo al mondo”.

Nel Futuro l’uomo certamente riuscirà a usare questa possibilità, per scambiarsi messaggi “in tempo reale” (simultanei) con altri uomini, fuggiti dalla madre Terra, una volta che avranno avuto la certezza dell’imminenza del “finimondo” dato dall’inversione di 180°, in sole 12 ore, dell’asse della rotazione terrestre.

Questo evento è descritto sulla Bibbia ed è quello denominato Diluvio Universale, segnalato nel suo inizio in Genesi 7,11.

Fateci caso: 111 è la presenza simultanea dei tre cicli unitari nell’alfabeto ebraico, e – trascurando le dimensioni segnaletiche differenziate in capitolo e versetto, sono comunque 711/100, ove 100 è il lato della realtà 10^4 data da 100×100.

Siamo in un sistema “relativo” che – come ho scritto prima – con una “realtà” apparente invisibile, descrive l’opposta, come il suo moto.

In questo, se io vedo 711/100, la “causa invisibile” sta nel fatto che sono 711×100, e dunque 711 volte i 100/100 che ne danno l’unità.

Ebbene 111+600 indica con 600 che sono stati percorsi tutti i 6 parametri, su un sistema spaziale ad assi cartesiani, partiti dalla comune Origine dell’intersezione dei tre assi.

Abbiamo quindi tre assi tutti interamente percorsi, dal 111 che indica la presenza 1 sia nelle unità, sia nelle decine, sia nelle centinaia, Quando nei dati generali numerici che esprimono quel versetto, al quale possiamo aggiungere anche l’invisibile 1 del Libro 1, scomparso dopo essere stato denominato BRASIT in Ebraico, abbiamo si si è mosso, di 600, il 1111 che contiene tutte e 4 le dimensioni della realtà e – raggiunta la pienezza di tutto il moto 600 della presenza 1111, è descritto poi con ampiezza di numeri e di parole quello che era giù sintetizzato nel numero.

Questo è realmente accaduto poiché la Verità trasmessa in tempo reale tramite 1 e 0, che è anche il Linguaggio essenziale possibile con l’Entanglement quantistico, è stata “captata” da chi era conforme alla

trasmissione in termini binari, dettagliati poi in tutti i numeri possibili e immaginabili: reali, complessi, primi tra loro, primi… insomma “tutti”. I soggetti dotati della capacità propria di “intuire” quello che alla gente normale non è visibile, e sono i cosiddetti “profeti”, sono il “poeti” e tutti quelli iperdotati di immaginazione, che – nella loro apparente capacità, indotta dal loro “genio”, o “follia” o “stravaganza”, chiamatelo come meglio vi pare – hanno captato le Verità che “girano” di per sé nell’Etere, apparentemente da sempre.

Accade svincolando la rappresentazione dai limiti della velocità elettromagnetica dei nostri corpi, fatti di elettro-magnetismo.

Noi vediamo in base a noi stessi e sia le nostre masse materiali, sia il nostro Spirito, esistono assecondando la velocità della luce.

Abbiamo la facile prova chela nostra realtà visibile “a occhio nudo” esiste in auna realtà imposta dal 10^4 dal fatto che se noi allontaniamo da noi di 10^4 metri un quadrato di lato 1 metro, la sua visione ha raggiunto il punto limite della nostra reale visione.

Se si allontana solo ancora di un metro, esso scompare.

Nello stesso modo, se riduciamo un trattone di penna dallo spessore di 1 metro a un suo decimillesimo, il trattino ha raggiunto la nostra soglia del visibile.

Possiamo “potenziare” la nostra visione della reale lontananza, nello spazio reale o in quello del “tempo”, con binocoli e telescopi nello spazio, e microscopi e “orologi” nel “tempo… ma ciò non muta le condizioni generali: vediamo lo spazio nei multipli di 10 e nelle sue tre dimensioni, vediamo il tempo nei sottomultipli del 10, contati tramite calendari e orologi.

Il ciclo eterno 10 ha a monte il rapporto tra il cubo del 10 e quel 100 meno 1 che conta il moto di 100/100 in 100.

Di per sé 1000/99 è un puro rapporto che necessita di un <sit> un “che sia, esista” e scritto nel latino presente in BRASIT, le tre ultime lettere delle sei del titolo ebraico della Bibbia.

Il <che sia!> fa essere 10,1010… nel suo ciclico tempo e spazio. In questo contesto, 10^10 costituisce il “tutto”, il “tutt’uno” relativo al sistema e – quando è in anni il tempo di ogni rotazione nella massa Terrestre – allora sono <ordinati> con il <Sit!> 10^10 anni in cui la rotazione di due assi rispetto al terzo è ripetitiva, e, raggiunto quel limite estremo, esso è sia l’arrivo, sia la ripartenza dopo l’inversione dei poli, che causa – poiché non sono simultaneamente infertiti anche quelli del Sole – che la massa Terra segue la trasmigrazione dei poli.

Accade il finimondo, ma gli uomini non sono più lì e stanno sperimentando l’esodo descritto in bibbia sul secondo libro: in esso riguarda la fuga dall’Egitto verso la Palestina e che dura 40 anni, vissuti nel deserto e alimentati – gli uomini – dalla Manna e dalle Quaglie… ma le migliaia di capi dei loro armenti che cosa hanno mangiato in 40 anni nel deserto?

L’esodo Biblico è la descrizione dell’Esodo dalla madre Terra, verso quella terra “promessa”… da me che si sto scrivendo questo libro e che sono il “veggente” che ha captato la Verità non vista da altri e descritta sulla Bibbia.

È quella che quantifica in Bibbia 1,1,1, i 4631 anni del ciclo dei 365×1×1 “volumi” di anni, posti nel perfetto ciclo periodico dei corrispondenti giorni in ogni anno, e che necessitano di 367 valori in linea. Sono io che con 4631 volte 367 porto al 4998×1×1 il volume che necessita di ½ esatto della realtà unitaria in 10^4 anni.

Nell’ultimo giorno, 12 ore saranno di “arrivo” e le altre 12 quelle della “ripartenza” a inversione reale della massa intervenuta in queste seconde 12 ore del “nuovo inizio” in cui il Sole e le stelle non sembreranno più nascere a Oriente, e saranno viste sorgere a Occidente. In verità, io con la mia predicazione “perfetta” sarà riuscito a convincere gli uomini che oggi mi considerano un “poco di buono” e sarà quel salvatore AMODEO della biblica ripartenza, verso, <Ad> AMO, e basta questo in uno scritto dato da MDA letto ADM, Adamo da

destra verso sinistra, essendo ADM il Codice Fiscale del Cognome AMODEO.

Raccontandosi, millenni dopo, quando saranno ormai su differenti

Nuove Terre, la storia della loro fuga dalla Madre Terra, essi useranno l’Entanglement, e i profeti e poeti e sensitivi che li capteranno, scriveranno il Libro della Bibbia, come un concorso di prestazioni di tutti i tipi possibili e accettati e tradotti in libro, dalla fede di chi li avrà letti, che in essi parlasse una verità divina, di un Dio Invisibile, e indicibile, chiamato in vari modi.

Solo il popolo che aveva il linguaggio ideale per catare le Verità descritte in quell’esatto modo, solo loro hanno potuto mettere in atto il Libro Sacro della Bibbia, contenente le Verità Divine, di un Dio che –come dicevo – si nasconde sempre nella sua opera, poiché non desidera e non ha alcun bisogno di parlare di sé, ma vuole avere figli: altri come sé, a sua immagine e somiglianza.

Allora fa un progetto infinito, possibilistico, e si converte in infinite emanazioni infinitesime di sé, che chiama Elohim, e a ciascuna di esse dà il compito di animare il suo personaggio, come un attore cui sia stata data una parte, in quella rappresentazione che la vita è ad ogni soggetto che la vede, come in un film che ha lui per soggetto,

Affinché ogni Elohim di Dio sia aiutato a capire che sta assistendo ad uno spettacolo imbastito da un Altro, manda a ciascuno di essi i sogni notturni, che gli fanno capire che è possibile creare un mondo simile a quello reale con la sola immaginazione della mente… e manda i sogni fatti da sveglio, affinché con essi possa immaginare il suo libero domani che l’attende, poiché invece ora siamo in una “terra d’Egitto” in cui simo schiavi della parte che il “faraone Dio” ci ha assegnato.

E siamo tutti Spiriti obbedienti e così bravi nel recitare la loro parte, che Hitler, Stalin e tanti “apparenti brutti ceffi” non sono apparsi come “parti assegnate” ad attori innocenti… ma proprio a loro!

Tutti gli Elohim di Dio sono così bravi da far credere che siano “una cosa sola” sia lo Spirito che anima il corpo, sia questo che è mosso dall’anima, mettendo insieme come fossero la stessa cosa, il soggetto e il complemento oggetto!

Ora – in questo libro finalizzato alle prime tre parole della Bibbia, che descrivono la vita della famiglia Amodeo, che vedete rappresentata in copertina nelle tre generazioni di Padre Figli e nipoti maschi – io procederò prima presentandoveli, ad uno ad uno, partendo dalla 4a generazione rispetto alla mia, che è quella dell’antefatto unitariamente reale alla dimensione del meno 4 rispetto a me.

Prima mostro le

persone

di cui scrive la

Bibbia con le prime 3 parole BRASIT BRA ALHIM

BENITO è il primo adulto che vedete a sinistra, il 2°genito di Luigi e ha in braccio Marco il suo terzo figlio; compare B, in acronimo.

ROMANO in mezzo, incoronato di luce “in potenza”, è suo fratello maggiore, ha in braccio Andrea il 2° genito di Benito e gemello di Marco, e asseconda Benito con la R, acronimo di Romano;

AMODEO è il comune loro cognome avuto da loro padre, di nome

<TU SEI ROMANO>: ES da cima a fondo A-ù, dunque

ESA-Ù

, Tu sei ROMANO dall’inizio alla fine .

Divenuto scritto MODÈ sulla Bibbia Ebraica che lo legge Edom, da sinistra verso destra, come appena detto

AMODÈO

Edom dal Principio al suo Termine

Non ci sono molti dubbi a proposito:

Dove Romano è energia in Potenza, la cosa più normale anche se esiste solo “in potenza” e che i nomi di Esaù e di Edom possono rappresentare Romano Amodeo.

Accade nello stesso modo con cui Luigi Amodeo suo Padre può essere in “lui” la visione speculare del Nome Arabo di Allah e divenire esattamente Luigi Amodeo, quando il Dio Allah non accetta di essere secondo a nessuno.

Secondo nemmeno a Suo Figlio che esiste nella stessa sostanza di se stesso – si mette prima e davanti al nome GESÙ realizzato da Giacobbe, quando ha anteposto la sua iniziale G al fratello Esaù privato della sua A.

Ma accade anche questo, quando ALHIM è la terza parola scritta in Bibbia: Allah non l’accetta.

Nella sua Onnipotenza, per passare da TERZO a PRIMO fa come ogni 1/3 di questo mondo che si moltiplica per 3, divenendo 1 in 3/3.

Così, 3 volte il 646 di ALHIM (Elohim) “possono” presentarlo nel 1938 come l’anno il cui Il Dio Allah IMPERSONA il PADRE , facendolo camminando con Romano Amodeo, nato figlio nel 1.938.

Nella sua Onnipotenza e nella sua valenza di Dio Uno e Trino è certamente nella possibilità di Allah, il Padre Nostro, di essere Trino in una Terna di Padri, uno padre dell’altro, in cui il 3° può essere geneticamente al 100% nella stessa sostanza genetica del primo.

Può esserlo in modo naturale, cioè senza stravolgere alcuna regola di quelle che il Padre Nostro ha imposto alla sua natura, per cui poi esercita la sua Onnipotenza in modo che sembra naturale.

Si sa che ogni figlio nasce avendo nel suo DNA il 50% dei geni del Padre e il 50% dei geni della Madre.

Se un Cesare sposa una Teresa e si congiunge anche alla sorella di Teresa, il figlio Torquato avuto dalla moglie ha il 50% suo e il 50% di Teresa.

La figlia, Maria, avuta con la cognata, ha il 50% di geni suoi e il 50% della sorella della moglie.

Nel caso in cui Torquato sposasse Maria e ne avesse come figlio un Luigi, ecco che in 3° generazione potrebbe avere il 50% di Cesare attraverso suo padre e il 50% dello stesso Cesare attraverso sua madre,

In sostanza, geneticamente parlando, Luigi potrebbe essere al 100% suo nonno Cesare.

Avendo a sua volta un primo Figlio – il che lo rende Padre –il1°genito Romano eredita da lui il suo 50%, e potrebbe essere il 50% del suo bisnonno Cesare, in 4a generazione, “in Potenza”.

Romano sarebbe “in Potenza” il figlio della stessa sostanza del Padre, che è Uno e Trino, Uno in Cesare e Trino in Cesare Torquato e Luigi.

Ebbene tutto questo può essere accaduto.

Cesare ha sposato Teresa e la sua cognata ha avuto da uno sconosciuto una figlia portata in Brefotrofio.

Cesare l’adottò come figlia, dopo di averla riscattata dall’Istituto… forse poiché Lui era veramente il padre sconosciuto?

Non si sa, ma è Possibile, e qui si sta indagando proprio su tutto il possibile in modo naturale.

È la sola cosa ignota in tutto questo… ma lo è nello stesso modo che ha riguardato in Bibbia la storia di Terach, in Genesi 11.

27 Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot. 28 Aran poi morì alla presenza di suo padre

Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. 29 Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca

Queste le coppie:

Terach da moglie ignota procrea:

1. Abramo che da Sarai sterile non ha figli.

2. Nacor che sposa Milca sua nipote

3. Aran padre di Isca ha da moglie ignota Lot e Milca, e poi morì alla presenza di suo padre Terach, a Ur.

Il figlio n. 2 ha sposato sua nipote, che aveva per sorella Isca.

Perché in Bibbia è scritto che Aran era padre di una Isca nominata senza un perché?

È possibile che l’ordine delle nascite non sia 1, 2, 3, ma 3, 2, 1.

1. Nasce Aran, da un Terach 20nne. Da moglie ignota, quando anche Aran ha 20 anni, nasce Isca; a 40 Aran ha Milca, a 60 ha Lot e poi muore.

2. Da un Terach 22nne, nasce il 2genito Nacor. Questi sposa sua nipote Milca, nata al fratello maggiore 18 anni dopo di lui.

3. Terach ha 70 anni quando procrea Abramo. In quel tempo, Aran ha 60 anni e la sua 1°genita Isca ne ha 40. Ebbene, è possibile che il 70enne abbia fatto come il figlio e sposato Isca, restata senza padre, avendo da lei Sarai… e ciò spiega perché è stata nominata Isca: è la madre di Sarai e sorellastra di Abramo.

Abramo, in tal modo, ha il 50% di Terach, e se sposa la sorellastra Sarai, che ha essa pure il 50% di Terach, avranno finalmente in Isacco un figlio con la possibilità di avere il 100% dei geni di Terach.

Esaù e Giacobbe possono così avere il 50% di Terach come se il loro bisnonno fosse loro padre.

Ora, mentre Esaù si lega “forestieri”, ed è per questo disprezzato da sua madre Rebecca, Giacobbe è mandato dalla madre da suo Fratello che ha due figlie femmine.

Giacobbe le sposa tutte e due, e le schiave di tutte e due quando non potendone avere dall’amata Rachele, costei cerca di averli tramite la sua schiava, e Lia dalla sua, quando a sua volta non ne ha più lei.

Ne hanno in tal modo, in tutto 10 maschi e una femmina, nel mentre Giacobbe ancora serve suo zio Labano.

Solo Beniamino, il 12° nascerà dopo: dopo che Giacobbe sarà stato rinominato <Israele> e una notte intera di lotta con un angelo di Dio che voleva ucciderlo, e che poi si apprende si chiamava Ben, premessa di Benì Am (ino) che è un possibile riferimento a Benito Amodeo fratello di quel Romano Amodeo, acronimo RA, che l’angelo aveva usato, rinominandolo con nome <Israele> di un possibile e mondiale proclama ai nostri giorni, in cui è l’inglese la lingua unificata nel mondo e in italiano si traduce <è RA Dio>.

Dio è tuo fratello, caro Benì Am, e tu sei reso uno con lui, come in BRASIT, in cui l’acronimo di Benito Romano Amodeo, cioè BRA, <SIT>, cioè <sia Romano>.

E se a voi sembra impossibile la congiunzione di Terach con sua nipote Isca, da cui la nascita di Sarai, detta sposa di Abramo (e non sua sorella), vi rammento che quando andranno in Egitto (ove c’era la cattiva abitudine di uccidere gli sposi delle donne belle, per portarle al faraone come concubine) Abramo e Sarai si dissero fratello e sorella e non cugini.

Se ancora dubitate che sia stato solo un escamotage perché Abramo non fosse ucciso… credete forse che sarebbe bastato al Faraone sentirsi dire da sarai che l’aveva ingannato, per salvare la pelle a suo marito?

No, e il faraone la giustificò solo venendo a sapere che non era stata una menzogna: erano per davvero fratello e sorella, poiché figli di Terach lui e di Terach e Isca lei.

Pertanto la supposizione fatta è molto, molto possibile.

Direte che in Bibbia è scritta una genesi in questo modo, e in quest’ordine:

Genesi 11:26

Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran.

Ma signori miei, vedete la virgola dopo Abram? Significa che aveva 70 anni quando gemerò Abram, avendo già come figli Nacor e prima ancora di lui Aran.

La Bibbia è un messaggio divino, trascendente, e pertanto <sibillino>… ma non inganna: va solo <decifrato>!

E da questo serio lavoro deriva a me la convinzione che descrivendo Genesi 11:26, il che è il libro di Bibbia 1,11,26 si aggiunga a Bibbia 1,1,1, il contenuto del 26=Dio IHVH, Creatore in 7 giorni.

E Dio, rivolgendosi a Lui, mentre lo nomina, lo chiama: <Te, RA, Ch> rivolgendosi al <Te> di Romano Amodeo in Comunione con Cristo.

Poiché il vero 1°genito suo è <ARAN> è in mondiale <An A.R.> un Romano Amodeo.

Il secondo, nominato <NACOR> è il possibile <Co’> che significa <con> a Napoli, essendo con Romano, nato in regione di Napoli, Infine, con <Abramo> lo dichiara perfettamente e nella lingua latina di un Romano, che deriva <da> (Ab) R.Amo, Romano Amodeo.

Infatti, anche Bibbia 1,11 è 1/6 del 666=Romano, mentre 26 è l’essenza del suo terzo nome che è Anna=26.

26 è l’ “essenza” del 66 poiché il 26 “è” composto da <due sei>

Terach parte da UR, che – infine – cioè U, è R, Romano. Precisamente parte da Urano, il Dio Romano dei cieli.

Si porta dietro chi viene Da R.Amo, la sorella SARAI, che da un futuro a quella provenienza, tanto che SARAI <Ab R.Amo> rimanda a quanto accadrà nel loro futuro.

E se vi nascono dubbi, quando finalmente SARAI diventa madre. È rinominata SARA’, poiché con Io Sarò, tu Sarai e lei Sarà è infine composta la trinità dell’essere di quando io Romano Amodeo sarò a Saronno.

E avrò più figli io di tutte le stelle infinite del cielo poiché avendone adottati a più non posso, in questa vita reale nessuno ha voluto considerarmi un possibile Padre Nostro…

Terach non andrà nella Terra promessa, morendo a Carran, e anche qui io a Carrara costruii la reale casa di Mio Padre, nel Nuovo Orto degli Ulivi, a Ortonovo, in un terreno che era l’Orto del Saccomani in un Possibile riferimento a quello del Getsemani di Gesù Cristo… ma è lo stesso solito sacco nero dei rifiuti che si afferra e si getta via con le mani, come il GESÙ trasceso in USeG, usa e getta.

La morte di Terach a Carran è il Calvario patito, della perdita di tutto quel lavoro fatto nel segno di quanto fatto prima da Gesù Cristo, e proprio quando desiderai io di dar corpo al Cristo, in una Comunione ora proposta a lui da me, che avevo un corpo da donare al suo Spirito santo, affinché camminasse con me.

Il viaggio, intrapreso verso la Terra promessa solo dalla Trinità di Abramo, Sarai e Lot, vede nel Lot l’ottavo fattore in Bibbia, nominato matusalemme e vissuto 969 anni. Essendo OTTO una realtà in un suo essere un complesso, ecco che due 969 portano proprio alla data del 1.938 in cui io sono nato.

Portano a quella data tutti i nominati in Bibbia 1,11.

Bibbia 1, 11:10-27

10 Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio; 11 Sem, dopo aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò figli e figlie.

12 Arpacsad aveva trentacinque anni quando generò Selach; 13 Arpacsad, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotré anni e generò figli e figlie.

14 Selach aveva trent'anni quando generò Eber; 15 Selach, dopo aver generato Eber, visse quattrocentotré anni e generò figli e figlie.

16 Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg; 17 Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie.

18 Peleg aveva trent'anni quando generò Reu; 19 Peleg, dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie.

20 Reu aveva trentadue anni quando generò Serug; 21 Reu, dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie.

22 Serug aveva trent'anni quando generò Nacor; 23 Serug, dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie.

24 Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach; 25 Nacor, dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie.

26 Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran. Da ciò risulta che Abram nacque 290 anni dopo la nascita di Sem, che in Bibbia 1,5 è dichiarato nato ai 500 anni di Noè, che risulta da un analogo conteggio relativo ai primi 10 uomini, 1.056 anni dopo Adamo.

Recupero allora Bibbia 1,5:32 Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet.

È una data tonda-tonda (arrotondata), riferita a tre nascite.

Secondo questa cifra tonda, Sem sarebbe nato nel 1.556, e con 100 anni alla nascita di suo figlio Arpacsad, sarebbe nato lui nel 1556… Ma qui, al versetto 10 di Genesi 11, è precisato con chiarezza che Arpacsad è nato 2 anni dopo il diluvio, il quale risulta esattamente datato ai 600 anni, 2 mesi e 17 giorni precisi di un Noè nato nel 1.056. Quindi Arpacsad è nato 2 anni e 2 mesi dopo il Diluvio, quando il padre aveva 100 anni, il che dettaglia che Sem è nato ai 502 anni di Noè, e non ai 500, indici del volume di 500×1×1 che ne implicano 502. Ecco in 10 definizioni, mosse interamente di altre 10, infine i terzi 10, dati dagli anni già vissuti da Romano Amodeo , in latino: Ab R. Am

1. +130 Gli anni di Adamo alla nascita di Set

2. +105 gli anni di Set alla nascita di Enos

3. +090 gli anni di Enos alla nascita di Kenan

4. +070 gli anni di Kenan alla nascita di Malaleel

5. +065 gli anni di Malaleel alla nascita di Iared

6. +162 gli anni di Iared alla nascita di Enoch

7. +065 gli anni di Enoch alla nascita di Matusalemme

8. +187 gli anni di Matusalemme alla nascita di Lamech

9. +182 gli anni di Lamech alla nascita di Noè

10. +600 gli anni di Noè al Diluvio Universale

11. +002 di Sem al Diluvio Universale ed ebbe Arpacsad

12. +035 gli anni di Arpacsad alla nascita di Selach

13. +030 gli anni di Selach alla nascita di Eber

14. +034 gli anni di Eber alla nascita di Peleg

15. +030 gli anni di Peleg alla nascita di Reu

16. +032 gli anni di Reu alla nascita di Serug

17. +030 gli anni di Serug alla nascita di Nacor

18. +029 gli anni di Nacor alla nascita di Terach

19. +070 gli anni di Terach alla nascita di Abram

20. 1948 anni dal 1.938 vissuti da Romano

Amodeo:

Ab R.Am.

Il computo porta a una data in cui Romano ha compiuto i 10 anni che aveva anche Dio alla data della creazione dello stesso Adamo. Bibbia 1, 7:11, precisa che oltre i suoi 600 anni, Noè era anche vissuto <fino al 17 del secondo mese, fino proprio a quel giorno> che è stato il giorno del secondo mese, il 17 del mese in cui è nato il secondo a Romano: suo fratello Benito.

Ora quando il 1° nato ad Adamo (che va ad Amo “deo”, dativo di ab deo = Ab Ele) è Caino (e vale 38 in gematria), e il secondo è Abele (che vale 23), allora abbiamo che 23 sono anche i giorni che separano il 17 del secondo mese in cui è nato Ab ele dall’Ab Ram dell’ R. Amodeo nato nel 38 del Caino, nato nel 25 del primo mese.

Allora accade che, quando l’anno 38 in cui il primo è vissuto fino al 25 gennaio, “uccide” i 23 giorni che sono in più alla nascita del secondo, ecco: dal 17 del secondo mese si retrocede ai 25 giorni del primo mese.

Sono quelli vissuti da Romano Amodeo e – visto che un Romano parla esclusivamente in latino – essi, per pienezza di definizione, vanno ribaditi anche in latino: sono del primo mese, del 25 del mese, proprio quei giorni, vissuti ai suoi 600 anni < Ab R. Am >.

Infatti, un 10, definito nel moto di 10 primi e poi di altri 10 secondi quando approda come terzo proprio ai 10 anni del primo, allora ha pienamente verificato l’uguaglianza tra primo e terzo!

È vero nel tempo che 10 minuti primi sono 600 minuti secondi!

Allora – in modo analogo – deve essere vero che anche ai 600 anni che aveva il nuovo primo, che era in numero il 10 (nominato Noè, cioè quando Roma NOè) corrispondano i tempi minuti (nei mesi e nei

giorni) del suo secondo, quando Ben ito è, cioè quando tutto è andato bene ed è espresso precisamente nel latino del primo indiante proprio quel secondo che Bene Andato è e si chiama

Benito.

In questo modo è giustificato anche il rilievo dato ai 2 anni del Secondo nato a Noè, il Sem del <S. Am> = sono il secondo Amodeo. Questo secondo è poi riportato al primo, poiché in BRAsit BRA il primo BRA (di Benito Romano Amodeo) è riportato al secondo dal <sit> del <che sia Romano> che fa proprio da congiuntivo e nella lingua latina del primo quando è Romano.

In tal modo sibillino al massimo, la Nascita di Abramo è riportata dai mesi e giorni dettagliati nel secondo, a quelli esatti del primo, per cui si arriva proprio a dettagliare con precisione estrema gli anni mesi e giorni vissuti da Romano Amodeo , e – ribadito in latino – Ab R.

Am .

Avevo fatto altre volte questo conteggio arrivando alla stessa data ma in un altro modo, meno perfetto di questo, che è formidabile e li sostituisce in blocco, tutti quanti, per quante volte io l’abbia scritto sui miei vari libri.

È il vantaggio di rifare molte volte gli stessi calcoli, tanto da avere un risultato che migliora, strada facendo fino a quando esso non diventa perfetto, come lo è adesso.

Le due genealogie scritte in Bibbia, in 1,5 e in 1,11:10-26, riportate una dopo l’altra, hanno sortito l’esito finale e definitivo di un Dio che ha camminato

esattamente per 10 anni su Romano Amodeo, ossia fino a quando la sua umana “cariatide” non li ha compiuti il 25 gennaio dell’anno 1.948, anno segnato dal valore 48 del nome GESÙ.

AllèLui A!

All is Him A., dalla 4a generazione: quella

di CESARE AMODEO

Si tratta della quarta generazione rispetto a questo infante che è sulle spalle di suo padre, che è il LUI di quest’Alleluia poiché rispetta il Padre, in una unitaria esistenza di Padre e Figlio della stessa sostanza.

Ma – in questo caso molto particolare – questo piccino è <nella stessa sostanza> con la presenza di ben tre generazioni di Padri, uno dell’altro e tutti della stessa sostanza, e per essa io intendo proprio quella <genetica> secondo la quale il neonato nella foto accanto sulle spalle del Padre ha In potenza il 50% dei geni di Cesare Amodeo, suo bisnonno.

Ogni figlio è nella stessa genetica di suo padre e sua madre, combinata nel modo specifico che ha selezionato il suo DNA.

Ora poniamo il caso reale di un uomo che si congiunge con due sorelle, e dall’una ha un figlio, dall’altra una figlia, i quali poi si sposano tra loro ed hanno dall’unione tre figli.

È il caso reale di Cesare Amodeo che dalla sposa Teresa ebbe Torquato Vincenzo, e dalla cognata (segretamente) una Innocente NN, portata al Brefotrofio come una neonata da adottare.

Torquato e Innocente hanno ciascuno il 50% di Cesare.

Esiste <in potenza> che Luigi, figlio terzo dei due, abbia il 100% di Cesare, metà portato dal Padre e metà dalla madre.

Ecco allora che è possibile che il piccolo Romano, sulle spalle di Luigi padre suo, abbia avuto in potenza, il 50% del padre, il quale papà “in potenza” fosse al 100% – geneticamente – il padre di suo padre-

Si realizza con ciò che nel suo eccezionale caso molto particolare, mentre ha al 50% la stessa sostanza di Suo padre ce l’ha Una e Trina, nella intera terna data da Cesare, da Torquato e da Luigi.

Io lo sto descrivendo presente “in potenza”, poiché dall’unione tra Torquato e Innocente, Luigi, e quindi di conseguenza anche Romano, avrebbero anche potuto avere lo 0% di Cesare Amodeo se i suoi due figli avessero avuto il 50% di ciascuna delle sue due spose.

In tutto questo, c’è in Romano, la massima possibile esaltazione della natura prettamente In potenza espressa nel suo primo nome.

Questa realtà non cambia nulla in quanto l’infante (in foto al mare con suo padre) è nato per avere in sé un grande, immenso valore con poco o niente di buono visto realmente “in atto” dai contemporanei.

Invece, nel Padre suo Luigi, tutto è posto in atto, ben visibile!

Lo è in ogni esclamazione di un Alleluia!

TUTTO , per il mondo d’oggi unificato nella lingua inglese è ALL

e lui è <ia>, e lui è JHVH per il mondo Alleluia!

Per il mondo Allah è Lui!

La stessa fede dell’ <Is L’AM.> ha In potenza la possibilità di essere indicazione evidente e posta in atto di un:

<è L.Am>, è L’Amodeo, è Lui: Amodeo, Luigi

Amodeo .

E ci si arriva nello stesso modo con cui in Bibbia, libro 1,25, la gara che ha portato Giacobbe ad anteporsi al Fratello Esaù è stata vinta, tanto che il 2° ha imposto il primato della sua lettera iniziale G, a 1°, costretto ad assecondarlo in esù, minuscolo e senza la A del suo primato in Gesù.

Gesù (il nome italiano del Cristo, di Chisto: R.) nasce in chisto modo che asseconda il tentativo vittorioso di Giacobbe su esaù.

Ora però, a fare abbassare la cresta a Giacobbe interviene Allah, che si pone autoritario con il suo LUI in segno di primato, costringendo il vittorioso secondo ad assecondare ora LUI, con il suo trino <GIA>, e si realizza con questo, LUIGI A.

La fine che ha fatto il povero Esaù, è stata è che il povero ha perso interamente il suo nome e si è dovuto accontentare del suo nomignolo EDOM, scritto MODE’ per essere letto Edom da destra verso sinistra.

LUIGI A<MODE’> ha accodato il nomignolo e ne è derivato – in chisto stesso modo con cui è tratto Gesù Cristo – ora LUIGI AMODE’ , nome che difetta solo di una finale O … ma arriva subito, ed Esaù è scritto MODE’ e a partire dalla lettera greca Alfa fino all’Omega del cognome intero <A-modè-O>.

Da queste “pure possibilità” che sono poste in atto abbiamo che Luigi Amodeo è “in potenza e in atto” il rappresentante del Dio Padre Allah, che non accetta il primato di nessun altro e non esclude il Figlio! Egli è posto nella sua stessa sostanza, ma in seconda linea, solo generazionale, in quanto ogni Padre precede il Figlio, anche se lo è.

Lo è ma come in →ZER a Ch P è REZ←

In ciò, Zerach e Perez sono i due gemelli nati in Genesi 38 e sono due ZER (sia nullità, zero, morti, sia finali ER, eredi di ER il loro padre morto e realmente sostituito dal loro papà vivente: Giuda) zero palindromi il cui cuore segreto afferma che Ante Christus Pater est, cioè che il Padre viene prima del Cristo di Dio.

Nel caso specifico, Romano Amodeo nasce quando suo padre ha compiuto esattamente 11160 giorni di vita, e sono in decine unitarie di giorni, il valore delle prime due parole della Bibbia, che precedono AL-HIM il nome in cui AL (Amodeo Luigi) è HIM, Lui, Allah .

Sapendo di essere tutti soggetti elettromagnetici, di luce spirituale e corpo materiale (dovuto all’accorpante magnetismo), ecco che 299.792.458 m (i metri percorsi dalla luce in un secondo) divisi per i 11160 giorni rivela 26.863,123476702508 metri per ogni giorno.

26.863 è tutta la quantità divisa in cui:

26.000 è il Dio nella Comunione tra 10^3 e DIO=26=JHVH: 00.863 è 7 volte il 9=C^2 +800 di realtà in tutto il suo complesso.

26.863 volte 299.792.450 è un prodotto che dimostra che il resto indiviso è di 1.378 unità, che sono il volume dato da 1.378×1×1 che in 1378+1+1 è 1380; è il ciclo 10 della premessa di 138 giorni alla reale nascita di ciascuno, di quando il corpo è formato, e deve solo crescere e fortificarsi, prima di affrontare – da sé solo – il mondo.

Questo tempo premesso è fondamentale, poiché al “ritorno finale” nel grembo materno (dopo il “vai e vieni” della vita), saranno quegli inversi a 138, cioè gli 831 (indicanti TUTTO), i dì del “Paradiso

Terrestre” che ciascuno di noi vivrà sognando e coronando così di successo tutti i suoi sogni, col suo corpo interamente fatto e nel grembo di sua madre.

Allorché, come resto, i 1.378 metri ogni giorno sono divisi per i 11160 giorni del Padre (alla nascita del 1°genito), ecco che ciò accade solo per individuare una sorta di “millesimi” come quelli di ogni condominio, e saranno per tutti la porzione di 1234 decimillesimi di crescente e reale condominio, giorno dopo giorno.

7670/10^8 è il 101 del Padre Luigi Amodeo (54+47) che si sovrappone al ciclo 10, in quello del 666: il Figlio suo Romano.

2508/10^12 mostra ora la presenza di tutto il complesso 8, nel tempo ¼ della realtà totale in 10000”.

La mia storia familiare parte dal 1.813 in cui deve essere

nato Cesare Amodeo, il capostipite della famiglia, che ha avuto il particolare destino di proiettare la sua essenza (il suo DNA) per 4 generazioni.

Sposò una Teresa Bonamore, che aveva una sorella molto più giovane di lei, e alle nozze seguì la nascita di Torquato

Vincenzo.

Quando fu in età adulta, in un momento di smarrimento o di chissà cos’altro, si fece prendere la mano dalle giovani grazie di Innocente

Buonamore, la cognatina ormai divenuta una ventenne, e la sedusse.

Lei restò incinta e – non sentendosi pronta a esser mamma, né a far sapere alla sorella chi l’avesse sedotta – pensò bene di affidare la neonata

Maria ad un Brefotrofio dichiarandola figlia di padre ignoto.

Lei era probabilmente fidanzata, o forse lo sarebbe stato poco tempo dopo, e si rassegnò alla necessaria perdita di questa figlia.

Ci pensò allora Cesare, e – d’accordo con la sposa Teresa –chiese al Brefotrofio di adottarla, in quanto si presentò come suo zio.

Torquato – suo figlio – accolse con gioia la sorellina adottiva, sapendola sua cugina e non sospettando minimamente che potesse essere più di quello, cioè suo fratello da parte di padre.

Con il passare degli anni, il rapporto tra loro assunse sempre più i toni di un vero amore, al punto che quando la sorella-cugina Maria crebbe e fu una ragazza, i loro rapporti divennero quelli fra due amanti, che per un po’ vissero un amore platonico, e poi fu quello maturo tra un uomo e una donna.

Mentre accadeva questo, Cesare se ne era andato all’altro mondo, nemmeno sospettando che piega avrebbero preso gli eventi, altrimenti sarebbe intervenuto, rivelandosi ai due come il loro padre.

La mamma di Maria, da parte sua, aveva scongiurato i due di non metterla in quel modo, troppo pericoloso, poiché erano cugini.

Quando venne a sapere di non essere stata ascoltata dai due innamorati, e che erano anni ormai che vivevano da amanti, pensò fossero una coppia sterile, e per la fondata ragione che a lei era bastata quella sola ed unica colta… e ci era scappato un figlio!

Così, quando anni dopo decisero addirittura di sposarsi, mamma

Innocente era tranquilla che non c’era pericolo che nascessero figli menomati, poiché così consanguinei !

Anche Teresa, zia di Maria, era morta da tempo, e lei, Innocente, era sposata con un certo Saldarini, e abitava a Milano in una zona dalle parti della periferia cui portavano via Torino e corso di porta Genova.

Ora accadde che Torquato e Maria, per anni s’erano amati liberamente e senza avere figli, ma – non appena si sposarono in Chiesa ai primi del 1.900 – ecco che Maria fu subito incinta.

Nacque un maschietto e la nonna, Innocente, tirò un grosso sospiro di sollievo, poiché era un bimbo senza visibili difetti; questi si sarebbero manifestati solo in età adulta!

Purtroppo, ci sarebbero stati, e il Buono e il Cattivo – nei geni – si sarebbe mischiato in varo modo, reso evidente solo con negli anni.

Il 1°genito fu chiamato Carlo, senza nessun parente con quel nome.

Meno di due anni dopo, ecco che venne al mondo una bambina, e fu chiamata essa pure con una libera scelta del nome: Antonietta; era con grande gioia di sua nonna, essa pure una neonata che sembrava perfettamente normale.

Infine il 1907,0707, Torquato e Maria misero al mondo il loro terzo figlio, e lo chiamarono Luigi .

Questo terzo bambino nacque in casa di sua nonna, Innocente Buonamore, ove Maria si era trasferita nell’imminenza del parto.

Torquato, padre dei tre bambini, era un omino bravo e gentile: di bassa statura corporea, ma alta sotto il profilo morale e comportamentale.

Lavorò per tutta la vita e fu benvoluto da tutti, ligio e preciso nel suo umile lavoro come fattorino, nella ditta Monzino, di strumenti musicali, una succursale della ben nota Casa Ricordi, quella delle Messaggerie Musicali.

Torquato fu talmente apprezzato dai titolari della sua ditta, che quando si spense, il 25 novembre del 1.937, acquistarono per lui un ossario permanente al Cimitero maggiore di Milano!

In esso ancora oggi giacciono in pace le sue ossa, e in esso confido di poter far trasferire anche quelle di mio padre, suo figlio, che tra non molto sarà sfrattato dal suo ossario, per decorrenza dei termini e chissà dove finirebbe altrimenti…

Dopo che per anni si erano amati senza che avessero figli, come furono sposi consacrati, in 4 anni, dal 1903 al 1.907 ne ebbero tre, per cui la sposa (che non sapeva fosse sua sorella), si era trasferita da sua madre, che nel frattempo era restata vedova e aveva anche molto piacere di occuparsi di sua figlia.

Con sollievo, Innocente vide che anche Luigi era un bel bambino, senza difetti.

Per come si erano messe le cose, i tre nipoti di Cesare erano della sua stessa sostanza in fatto di geni, e in questi casi si corre il rischio che se essi non si mischiano con geni di estranei, possono sommarsi i difetti, ma anche i pregi.

Così – come ai due primi nati in Bibbia – Carlo e Antonietta avrebbero mostrato con il passar del tempo delle gravi carenze nel fisico. Il

terzogenito, invece, Luigi, ebbe in dono di sommare in sé tutta e solo la parte buona che era esistita in suo nonno Cesare e in sua nonna Teresa.

Luigi passò i primi mesi a casa di sua nonna, fino a quando Maria si ricongiunse al marito, in via Padova.

Abitavano all’ultimo piano di una casa di ringhiera, e Maria si occupava del neonato e di Carlo, che aveva 5 anni ed era già abbastanza indipendente, mentre Antonietta era stata trasferita da sua sorella, poiché aveva poco più di due anni e ancora molto bisogno delle attenzioni che lei – con quel neonato cui badare – non poteva darle come si doveva. Era il 28 gennaio, di una giornata come le tante, uggiose, di Milano, e Maria stava allattando il bambino tenendolo con un braccio, mentre colla destra armeggiava con la stufa a legna che era anche usata come cucina.

Aveva il piano superiore chiuso ad anelli, che si appoggiavano l’uno all’altro, fino all’ultimo che faceva da chiusura.

A seconda della grandezza delle pentole, uno o più anelli veniva rimosso oltre il centro, che era tolto solo per preparare il caffè.

Faceva freddo e Maria indossava una maglia – sbottonata per allattare il bambino – e, sopra di essa e attorno al figlio, uno scialle a proteggerli tutti e due da quel gelo.

Usò la stecca che terminava con un uncino, e sollevò l’anello centrale, per deporre sulla stufa quanto aveva preparato ed era da cuocere. Fu un attimo: al sollevare l’anello centrale uncinato, uscì dalla stufa una fiammata che le accese lo scialle, e presto tutta la sua maglia, che non era di lana ma di tessuto infiammabile, prese fuoco.

Maria si vide in mezzo alle fiamme! Si accartocciò sul figlio che allattava, per impedire che il fuoco lo toccasse;

afferrò con la mano che aveva lasciato ogni cosa la mano di Carlo, e gridando disperata uscì di casa sul ballatoio, in cerca di aiuto.

Fortunatamente – si fa per dire – la porta del vicino era aperta e vi si infilò.

Maria tolse il figlio dal suo petto e lo consegnò sano e salvo a quel giovane che trovò in quella casa e che subito dopo l’avvolse con una coperta per spegnere le fiamme

La coperta le soffocò, ma contro tutto il corpo di Maria.

Poi i pompieri spensero quel <nulla> d’altro che c’era di acceso e portarono la giovane mamma all’ospedale, ma non vi fu nulla da fare: lei morì poche ore dopo.

Tutta questa storia mise in luce l’eroismo di quella mamma e il Corriere della Sera (in

due edizioni del pomeriggio e della mattina) riportò l’eroico gesto, e io vi mostro l’articolo.

Il giornalista scrisse il suo pezzo a posteriori, ricostruendolo sulla base dei due che erano finiti con Maria all’Ospedale: il giovane (che nello spegnere le fiamme della donna si era ustionato egli pure) e Carlo.

Anche il bimbo di 5 anni – mentre era tenuto per mano dalla madre come da una torcia vivente – aveva delle scottature.

Così il giornalista nemmeno citò il fatto che lei stesse allattando un neonato, e scrisse solo di Carlo.

Quando siamo in presenza di un Assoluto che <dice-e assieme nega quello che dice> non c’è da stupirsi che fosse stata del tutto nascosta la presenza del piccolo

Luigino su un giornale importante come il Corriere della Sera.

Quello fu un vero e proprio attentato del Destino, contro la vita e la stessa manifestata presenza, di un bimbo che era nato con un immenso compito, e che il

Maligno voleva eliminare in tutti i sensi.

Un compito veramente unico: quello che ho descritto nel capitolo precedente e che qui non ripeto.

Mio padre – che passò il resto della sua infanzia seguito da sua nonna Innocente – si sarebbe sentito perennemente come “in colpa” per la morte di sua madre: se lei non avesse dovuto pensare a salvare lui, lei non sarebbe morta.

Sentiva – ed era vero – che le doveva due volte la vita, per avergliela donata e per averla preservata dall’orribile morte toccata a sua madre per salvare lui…

Luigi aveva la necessità di evadere dalla sua “sentita colpa” e quando finalmente fu in età scolare e iniziò a leggere e scrivere, quello divenne il rifugio per uscire dal suo miserevole stato e liberarsene.

I bambini che non hanno avuto simili drammi nella loro vita e si godono la loro infanzia, non gradiscono la scuola; per lui fu tutto il contrario e – mentre gli altri stentavano – lui procedeva a passi da gigante e divenne così <fulmineo> nel <recepire>, che presto imparò a leggere in pochissimo tempo pagine intere che richiedevano, per essere “afferrate”, i consueti tempi di una lettura normale.

Io non so come sia possibile la lettura veloce, ma ho visto mio padre scorrere con lo sguardo su una pagina e recepirne il contenuto.

Ho visto compiuto da lui con un semplice sguardo quello che a me richiedeva alquanto tempo… e non sto esagerando.

Fu un vero dramma per lui quando, finite le elementari, ritornò a casa del padre e fu avviato al lavoro, costretto a lasciare la sua amata scuola e subendo con ciò una vera e propria vedovanza.

La famiglia povera non poteva permettersi che i figli andassero oltre la scuola dell’obbligo.

Torquato era il solo a portar soldi a casa, e il lavoro da fattorino non rendeva molto, o tanto quanto era necessario per mandare tre ragazzi a scuola.

A Carlo era toccato già prima di lui!

Carlo era un ragazzo estroverso e gracile nella salute, e da adulto si ammalò di tubercolosi, avendo cominciato anche a bere e fumare e –appena fu in età – ad andare a donne, nei <casini> dell’epoca, che non brillavano per la loro igiene.

Anche Antonietta patì la mancanza di una guida materna e venne su complessata dalle sue gambe che divenivano sempre più storte; si guardava allo specchio e si vedeva brutta e cresceva senza una grande stima di sé.

Così, appena fu una ragazza e trovò chi (passando sopra a tutto quello di lei che a lei non piaceva) la corteggiava, non le parve vero e così si ritrovò presto madre e senza compagno.

Mise al mondo la sua Fiordaliso e si consolò volendole bene, cessando tutte le sue fissazioni su come era fatta lei.

Così divenne finalmente anche un soggetto amabile e trovò un buon uomo che l’amò veramente: Giovanni Venturelli, che abitava in via Larga a Milano e che subito la sposò, e fu un bravo

Antonietta era vissuta con Esterina e Patto, due che le avevano voluto bene e a cui si era affezionata, e – quando furono vecchi – li volle a casa sua, e il marito non si oppose.

La presenza diabolica non è una invenzione, poiché in questo mondo reale, in cui tutto quello che appare a ogni spirito osservatore, di materiale, è un panorama corporeo che si muove esattamente nel moto opposto a quello dello Spirito, sembra esservi proprio Satana, laddove opera Dio, nel massimo della sua Potenza.

La conseguenza di ciò era stato il tentativo di far morire tra le fiamme il piccolo mentre era al seno di sua madre.

Dopo il fallimento di questa diabolica mossa apparentemente volta a uccidere il Bimbo (e che in verità era una potente azione a farlo vivere), Satana tentò di renderlo sordo, e indisse il bimbo

a ficcarsi un maccherone in un orecchio, che gli perforò il timpano e fu estratto poi dai dottori, quando si accorsero.

Luigino sarebbe vissuto sentendoci da un solo orecchio, e anche questo fu un segno prodigioso che indicava che non avrebbe mai dato retta a nessuno, se prima non era convinto lui.

Gli eviterà d’essere arruolato allo scoppio della II guerra mondiale.

La fanciullezza di Luigino trascorse come apprendista di questo e quel lavoro… ma nessuno di essi gli piaceva; così passava il suo tempo libero a leggere, tutto quello che riusciva a portarsi a casa come libri, giornali, e andando alla Biblioteca pubblica, quando il lavoro glielo permetteva.

Si comperò un violino e da autodidatta imparò a suonarlo a orecchio; dotato di una grande curiosità, non si fermava in superficie e voleva andare a fondo nelle questioni di suo interesse, che veramente erano a <tutto tondo>.

Vennero gli anni del fascismo e lui che non ne era per nulla affascinato, un giorno, bloccato in strada da alcuni squadristi, fu costretto a trangugiare mezzo litro di olio di ricino…

Suo fratello si dava alla bella vita, organizzava gite e allora Gino era addetto a preparare e portare cibi e bevande, e il suo compito era di aprire le scatolette, di carne o tonno, tanto che quando cominciò a scrivere lui delle novelle, invece di firmarle con nome e cognome, usò lo pseudonimo di <allegro rompiscatole>.

Quello che scriveva presto fu pubblicato su un giornalino di racconti, novelle e poesie, che aveva una diffusione nazionale.

Quel periodico raccoglieva gli scritti di altri come lui, mandatigli da tutte le parti di Italia.

Nato Luigi nell’anno 7, ciò fu quel che fece fino al 1.930 e che occupò i primi 22 anni di vita del giovane.

Quello che aveva vissuto dalla nascita, aveva forgiato in lui un essere indipendente, e piuttosto schivo, che non legava molto coi suoi coetanei, e che aveva praticamente un solo amico intimo: un certo Vincenzo, ch’era chiamato Censo.

I suoi coetanei erano troppo diversi, nella loro formazione; da lui vissuto senza una mamma e in pratica anche senza il papà, troppo assorbito dall’obbligo di procurare il sostentamento per tutti.

Ebbe così modo di apprezzare il senso della famiglia proprio dalla sua mancanza, e si forgiò da ragazzo e giovane milanese con un <amor proprio> che gli impedì di darsi “a donne”, indipendentemente dal loro costume, come invece faceva – molto criticato da lui – suo fratello Carlo, che aveva una vera passione per quelle “scostumate”.

Anche sua sorella – con una scarsa autostima – s’era data via subito, non appena uno l’aveva voluta, così Luigi – per contrapposizione – fece tesoro di sé e si negò a quelle che lo corteggiavano, e invano!

Non le vedeva né sentiva affini a ciò che era davvero importante per lui e il suo <far tesoro di sé> lo portò alla castità e quasi all’<idolatria> del valore della famiglia, che è un contenuto effettivo, ma sempre purché esso resti nei suoi giusti limiti.

Erano più affini a lui le poesie e le novelle che leggeva, sullo stesso mezzo che pubblicava le sue; tra queste, c’erano le cose scritte da una ragazza, che frequentava le magistrali a Salerno e che si firmava <filosofa sognatrice>.

Come dice la firma, non erano cose “leggere” e “fatue” ma che cercavano sempre di scavare nel profondo dell’animo.

Osanna nell’alto dei cieli dalla 4a generazione di Mauro

Russo e Carmine Baratta

Luigi le scrisse, dopo che il giornale seppe le sue intenzioni di contattarla, per questioni ed interessi che furono giudicati “seri”, e fu sorpreso quando a stretto giro di posta, lei gli rispose, a stretto giro di posta.

una

corrispondenza che a poco a poco li rese intimi nell’animo, al punto che vi mostro un documento in cui mio padre manda alla mia futura madre una fotografia della sua <Nonnina> affrontando temi come la preghiera di lei, che già ha imparato a conoscere ed amare.

A Voi, Anna questa immagine della nonnina mia, che tanto amate e che ogni giorno pregherà per voi, per i vostri sogni, per i vostri cari congiunti.

2 agosto 1931

2 agosto 1847 Innocente Buonamore, ved. Saldarini

Il suo nipote all’amica e sorella

Altri tempi, rispetto alla comunicazione attuale a base di messaggini su uno smart-phone e a e da ogni parte del mondo!

Allora c’era appena-appena il telefono fisso (e non un portatile telefonino) divenuto un mezzo alla portata della gente solo nel 1.920 e la Radio con la sua prima trasmissione nel 24… e poi i giornali.

I miei genitori usarono il mezzo unico che c’era allora, e divennero molto intimi nella loro anima … cose <dell’altro mondo> perfino oggi.

Luigi le aprì il suo cuore, le raccontò della sua triste vita senza una mamma, che era morta per lui; senza un padre, che non vedeva mai, con due fratelli che erano all’opposto di lui e dissipavano in vario modo il <tesoro> di se stessi.

Si considerava un vedovo dei suoi amati studi, e lei da Salerno lo consolava dicendogli di farsi forza!

<Non mi piace nessuno dei lavori che mi sono offerti!

Io gioisco solo quando leggo i libri e… quando scrivo a Voi, mia cara giovane amica, entrata non solo nel mio cuore, ma anche in quello della mia nonnina, che prega costantemente per voi!>

<Ho una novità che vi può interessare, mio caro Gino: a Salerno ho saputo che un libraio cerca un appassionato di libri che sia in grado di preparargli il Catalogo di quelli che ha in vendita.

Sono così tanti che è difficile tenerli a memoria…

Gli ho parlato di voi e mi ha detto che se volete il posto è vostro>.

<Vengo subito!>

Volò a Salerno, trepidando; non avevano avuto il coraggio di scambiarsi nemmeno una fotografia; lui le aveva mandato solo quella della sua nonnina ed era già stato il massimo.

La trovò più bella di come se l’era immaginata, più paffutella, più dolce, e per lei fu la stessa cosa: si piacevano anche di persona.

Fu allora che lei – per aiutarlo più che poteva – gli disse:

<Gino, vuoi divenire maestro? – infine erano passati al <tu… >.

<Me lo chiedi?>

<Ho pensato che con la tua formidabile memoria e lettura veloce, tu non dovresti trovare alcuna fatica a superare l’esame di terza media, il primo anno, e i 4 anni di Magistrali nel secondo.

Pensa potremmo fare insieme l’abilitazione, io come regolare del IV anno e tu come privatista>.

<Scherzi? Vada per la terza media che per me dovrebbe essere facile, ma fare 4 anni in uno, all’Istituto Magistrale significa portare all’esame di licenza tutti e 4 gli anni, con tutte quante le materie che ci sono in essi.

La preparazione base della licenza media riguarda materie che conosco già, avendole già studiate da me; ma quelle dei 4 anni di Istituto Magistrale io non le ho mai incontrate, nelle mie letture.>

<Tu ce la puoi fare, se ti aiuto io.

Però, amico mio, io voglio essere chiara con te: il mio desiderio nella vita non è il tuo, che sogni di farti una famiglia>

<Cosa c’è di più bello?>

Gino, voglio raccontarti la storia di mia madre, e del suo matrimonio non con un uomo, ma con una intera famiglia, di Ostigliano, chiamata <quelle de’ i “Marchesi”, da cui discendo io>

<Sei nobile?>

<Nobiltà paesane, di nessun valore sotto il profilo araldico.

Il più remoto “Marchese”, di cui io so, possedeva gran parte dei terreni in Ostigliano, il nostro Paese, frazione di Perito, ed era addetto, nel Comune, a raccogliere le tasse per i Borboni.

Erano gli anni vicini all’ 813 in cui mi hai detto nacque tuo nonno Cesare; ma l’Esattore “Marchese” era troppo impossibilitato a dare al Re

quello che lui si aspettava, per la vera mancanza di una possibilità di farsi valere con chi non pagava il dovuto.

Il solo mezzo era una figura chiamata <pittima>.

Costui si attaccava alle costole di un debitore e sul più bello, quando lui voleva passare per uno onesto, rendeva di dominio pubblico che lui non pagava le tasse, e lo metteva in cattiva luce.

Ora, dove tutti gli altri proprietari di terreni e case di Ostigliano non pagavano, quegli attestati dati dalla <pittima> che avrebbero dovuto suscitare biasimo in chi li udiva, risultavano quasi-quasi titoli di merito.

Anche perché lo facevano con la scusa di ostacolare i Borboni, toccandoli sul vivo degli interessi economici, in una epoca che era venuta dopo le belle speranze che aveva suscitato Napoleone.

Intorno al 1.800 quell’<Ei fu siccome immobile…> aveva scalzato i Borboni e insediato (a governare l’ex Regno delle due Sicilie) un suo illuminato parente, che aveva istituito i Comuni, l’anagrafe e altre cose del genere che prima proprio da noi non esistevano!

Chi faceva testo, nel censire la popolazione era solo la Chiesa, che, dopo il Concilio di Trento, del 1.545 e rotti, aveva obbligato tutte le parrocchie a tenere i registri – anno per anno - dei nati, dei battezzati, dei matrimoni e decessi … una vera e propria anagrafe finalizzata solo al controllo puntuale e al governo delle anime.

I parroci ogni anno dovevano assicurare, firmando i documenti di proprio pugno, che nel paese non c’erano cose che non andassero bene, religiosamente parlando, quando poi spesso erano proprio loro a mettere al mondo dei figli, e a fare delle loro perpetue le loro amanti.

Ebbene, questo antenato, non so come si chiamasse, non versava il dovuto al Re di Napoli e Lui si avvaleva del suo potere e metteva all’asta i beni di chi era costretto a raccogliere le tasse, scelto di solito proprio tra i maggiori possidenti, con lo scopo di potere avere qualcuno da mungere con le tassazioni, se non provvedeva secondo la richiesta.

A poco a poco, quasi tutti i terreni di questo “Marchese” finirono messi all’incanto ed espropriati.

Il mio antenato esattore aveva due figli, che non erano al corrente delle <intenzioni” vere paterne e l’accusavano di essere un debole.

Ti ho detto della “scusa” di intralciare il Re Borbone, toccandolo sul piano economico… ebbene questo mio bis-bisnonno era il primo a pensarla in questo modo, pur sapendo che alla fine chi ci andava di mezzo era lui.

Queste intenzioni da <carbonaro> che lottava per l’unità d’Italia, il “Marchese” le nascondeva perfino ai suoi due figli.

Essi crebbero con l’idea che fossero figli di un uomo debole e che era stato usato da tutti i compaesani che avevano fatto il loro gioco.

Quando fu il secondo dei due figli a essere “il Marchese”, era animato da un fortissimo senso di rivalsa>

<Cioè?>

<Doveva riprendersi in un modo o nell’altro tutto quello che in sostanza avevano “rubato” alla Famiglia dei Marchesi.

Questi Baratta avevano una strana abitudine, di sentirsi talmente una famiglia che se c’erano molti figli maschi, solo il più giovane si sposava e portava avanti il <nome>-

I fratelli maggiori, che vivevano nello stesso palazzotto, facevano come quei preti che ti ho detto: le loro serve di giorno, di notte si mutavano in amanti.

Qualche volta ci scappava poi un figlio che dovevano mutare in un <bastardo>, o NN, per non danneggiare la famiglia dell’unico che portava avanti il nome dei Baratta, quelli de’ <i Marchesi>.

C’erano poi nel paese quelli de’ <i Baroni> e questi titoli facevano capo alla pestilenza del 1.600 che aveva ridotto il paese, di circa 800 abitanti, a solo quelli delle quattro famiglie dei sopravvissuti.

<Insomma ancora il Medio-evo?>

<Più o meno; ma io andrei ancora più indietro, molto, molto più indietro; fino ai tempi biblici in cui il compito dei fratelli maggiori stava nel portare su il <casato> coi figli minori.

Ora il 2°genito di questo povero raccoglitore di tasse, che alla fin fine era stato l’unico veramente così tassato da perdere questi tutto, fattasi la sua famiglia, ebbe 5 figli e li convinse che dovevano riprendersi tutto quello che era stato loro.

La “proprietà” era finita nelle mani di quelli che, non avendo mai pagate le tasse, avevano comperato all’incanto i terreni col denaro risparmiato.

Cinque maschi, governati dal maggiore, di nome Francesco; seguivano Mauro, Giovanni, Nicola e Carmine che – come ti ho detto –era il <marchesino>.

Solo lui avrebbe portato avanti il lustro di tutti, e così doveva essere istruito.

Gli altri facevano i <contadinacci> che volentieri si mettevano interamente al suo servizio!>

<Ma perché?>

<Non lo capisci proprio tu che così esalti il valore della <famiglia>?

Erano una sola unità come se essa fosse quella di una mano con 5 dita! Una grande famiglia che abitava tutta nello stesso palazzo, e con una precisa gerarchia, di comando e di cario servizio.

Chi era il fratello maggiore, dettava legge e gli altri gli obbedivano, compreso il più piccolo, che – solo lui” – poi si sposava e mandava avanti quel <casato>.

Se nonché – e tu lo sai… – una cosa è il volere e l’altra il potere…

Carmine, il più piccolo, fu fatto istruire a Salerno e acquisì ideali “moderni”, per quell’epoca, e poco, molto poco <paesani> e quando

tornò al Paese si andò ad innamorare di una dei <Baroni>, la famiglia rivale come se fossero un Romeo e Giulietta…

Un giorno erano ospiti a tavola persone importanti e il pranzo non cominciava, perché il <Marchese> tardava a venire.

Francesco lo cercò … e lo trovò che stava lanciando messaggi alla sua “bella” con la quale era in contatto visivo, abitando lei in fondo alla stessa via.

Gli intimò di presentarsi subito dove era atteso solo lui! Facevano tutti loro una pessima figura con lui che si comportava in questo modo, e poi per fare cosa? Mandare segnali a quella là?

Carmine lo seguì fino dagli ospiti; si scusò e chiese loro solo un attimo di pazienza, ma doveva fare prima un’ultima cosa, doverosa, poiché era troppo assolutamente importante.

Così ritornò sui suoi passi, lanciò un saluto al suo amore senza futuro, si poggiò uno schioppo sotto la gola e sparò il suo cervello a spiaccicarsi contro il soffitto.

Restati in 4, toccava allora al penultimo il compito di portare avanti la famiglia; Nicola, preso alla sprovvista, cominciò a informarsi di tutti i buoni partiti che c’erano nel territorio; non a Ostigliano! Le altre famiglie<per bene> erano tutte fatte da nemico o da rivali..

Nicola, sapendosi rozzo e ignorante, puntò su una donna come lui e di comprovata educazione, specialmente religiosa …

Ricerca difficile, poiché le donne <per bene> erano tutto molto al di sopra di lui come cultura, e lui non voleva esser inferiore a sua moglie.

Infine trovò quello che cercava a Capizzo.

C’era il possidente del luogo, Don Mauro Russo, che aveva una bella e giovane figlia che era stata istruita a Lustra di Monte Stella da una nota famiglia di gran maestri.

Questo <Don> era restato vedovo e aveva giudicato opportuno che la figlia avesse la migliore educazione; così la mandò dai parenti Lebano,

di Lustra, da educare a dovere ma con un patto assolutamente da rispettare: non dovevano insegnarle a leggere e scrivere… altrimenti lei “scriveva agli innamorati” e scavalcava la sua autorità! Lui voleva che la figlia sposasse chi diceva lui: una persona che veramente l’amasse!

<Accipicchia!>

<Gino, è come se nonno Mauro presagisse che scrivendo su un giornalino, io e te avremmo potuto fare solo le cose che piacciono a noi e sulle quali noi ci accordiamo, scavalcandolo totalmente!>

<È vero! Io mi trovo qui proprio poiché io e te sappiamo leggere e scrivere, ma va avanti: è una storia che per me di Milano mi sembra una cosa incredibile!>

<Vedi. Nonno Mauro comunque si sbagliava e credere che un matrimonio di quel tipo fosse per amore! Nicola cercava e apprezzava molto una donna ignorante, perché lui era ignorante e non voleva una che ne sapesse più di Lui.

Nicola – il dito “anulare” di questa sostanziale <mano> dei 5

Baratta come le sue dita – saputo dell’esistenza di questa vera “occasione” si recò a Capizzo, conobbe Maria Teresa Russo, chiamata da tutti solo <Tresina>, e davvero gli piacque che fosse una come lui..

La chiese in moglie e per convincerlo, dichiarò al padre che a lui interessava la ragazza e non la sua dote, per cui non pretendeva nulla al di fuori di poterla avere come sposa.

Che fosse ignorante come lui era addirittura perfetto… ma questo non lo disse.

Don Mauro scambiò tutto questo per “vero amore” e gliela diede!

Disponeva a tal punto di lei e del suo destino che la costrinse a passar sopra a una “simpatia” che esisteva tra lei e un giovane Morra, abitante di Capizzo e si tennero le nozze.

Giunse a Ostigliano come la <Marchesa> e presto nacque l’erede, cui fu dato il nome di Carmine, in memoria del fratello suicida che era stato il precedente designato a rappresentare la famiglia.

Non porta tanta fortuna quel nome ai Baratta, poiché raggiunti i due anni di vita, il bimbo si ammalò di un male incurabile e morì… portandosi dietro, dopo pochi mesi, anche suo padre Nicola!

Fu una vera tragedia, cui poco dopo ne seguì un’altra: Francesco, il capo della famiglia, fu ucciso, per una vendetta ordinata dall’America da uno dei fuoriusciti, quando, raggiunta l’Unità d’Italia, il Re perdonò i corrispondenti “Marchesi” dei vari paesi, purché estradassero dall’Italia le loro <truppe>.

Franceso, a Ostigliano, era veramente il capo anche del paese come se fosse veramente un Marchese che ha una sua propria forza armata, e gli costò caro: chi aveva esiliato a sua volta lo fece estradare da questa nostra vita.

Così all’improvviso quella <mano> dei cinque Baratta si ridusse all’indice e al dito medio, a Mauro e Giovanni.

La casa, tutto era intestato alla Marchesa <Tresina> che per fortuna era incinta del Nicola appena morto e poteva ancora dar loro un erede che salvasse capre e cavoli.

Sperarono ardentemente che nascesse un maschio!

Non solo i due Baratta, ma anche Tresina lo sperò, ardentemente, poiché sapeva che le cose si sarebbero messe molto male se fosse nata una femmina che avrebbe portata in dote la proprietà a chi l’avrebbe sposata… e se era un altro, loro due erano proprio “finiti”.

Purtroppo per tutti e tre nacque una femmina e fu chiamata come il padre morto: fu Nicolina.

Per evitare forzature, Tresina prese sua figlia e fuggì a Capizzo, cercando aiuto a suo padre, che le accolse tutte e due … e quella iniziale e poi spenta “simpatia” con il Morra capizzese inevitabilmente si ravvivò.

Giunta la notizia a Ostigliano (dopo 4 anni che Tresina era andata via) che c’era il pericolo che tutto il <loro> finisse a quel Morra, il più giovane tra loro due, il <dito medio> chiamato Giovanni, andò a Capizzo.

“Don Mauro, eravamo 5 e per non rompere la famiglia avevamo deciso si sposasse uno solo, cui furono intestati tutti i nostri beni. Mio fratello ha sposato Tresina ed è morto, lasciandola unica erede.

Noi altri abbiamo avuto figli portati al brefotrofio per non danneggiare la famiglia dell’unico erede!

Sapete cosa significa eliminare un proprio figlio?

Ebbene l’abbiamo fatto!

Per restare senza più niente … se vostra figlia ora non sposa me!

Don Mauro, mettetevi nei nostri panni …

È una questione di “giustizia”: non sarebbe giusto che noi perdessimo tutto topo tanti grandi sacrifici>.

<Caspita!>

<Vero? È o no una situazione paradossale?>

<E Don Mauro cosa gli rispose?>

<Fu d’accordo.

Sua figlia per una seconda volta doveva rinunciare alla sua “fantasia” su quel Morra, e così facendo la <Casa Baratta> … sarebbe sopravvissuta!>

<Tresina non si oppose più? La convinse? È in che modo? >

<Lei sapeva già tutto questo e non aveva alcuna intenzione di sposare quel Baratta, proprio per le stesse ragioni che invece per il padre erano assolutamente valide: non si può e non si deve passare così sopra alle giuste pretese degli altri soprattutto per le rinunce cha avevano fatte dei figli loro. Per <Tresina> quella era una “cattiveria” .

Intollerabile proprio perché fatta contro un proprio figlio!

Tresina non voleva un marito così <cattivo> da disprezzare un figlio per non rompere unicamente un <casato>.

Giungeva persino a pensava che quello era proprio il segno di una <giustizia divina>: di intervenire in quel modo così eloquente in cui la <casa Baratta morrà>, e proprio poiché io sposo quel Mòrra che per me non è un Morrà, ma il conseguimento di ciò che volevo fin dal principio.

<Chi ha vinto?>

<Il Padre!

Attivò una prepotenza da lui creduta legittima fin da quando l’aveva voluta come figlia e aveva impedito che imparasse a leggere e scrivere per non vedere perduto il suo potere su di lei.

Non riuscendo a farla ragionare a modo suo la <caricò di peso> sul biroccio di Giovanni, assieme a Nicolina, affinché da quel momento in poi si facesse valere lui.>

<Terribile! In che anni accadde questo?>

<Era pressappoco la data in cui tu sei nato. A Ostigliano mio padre chiuse a chiave in camera da letto mia madre e la prese con la forza bruta, per giorni, finché non l’ingravidò.>

<E Tresina?>

<Subiva! E nonostante la gravidanza s’opponeva alle nozze.>

<Sei sicura?>

<Certo poiché esse ci furono solo a un mese dal suo parto, e tu sai come sono le <forme> in un paese, pur di nascondere cose terribili e vergognose come questa…>

<Cosa infine la convinse?>

<Lo stesso ragionamento che prima la convinceva a non volere sposare Giovanni, ora la convinse che doveva sposarlo!

Incredibile, vero? Si disse: “ce l’ho tanto contro questo uomo poiché ha voluto mettere al mondo suoi figli, come NN e illegittimi… e che faccio io a mio figlio, se l’ho al di fuori delle Nozze?

Ne faccio io pure un NN?

Pensa: la stessa ragione di non volerlo come sposo alla fine la portò a volerlo sposare… per amore di chi sarebbe nato!

<Tresina, tua madre, è stata una vera santa!

Altro che Maria Goretti!

Nel cattolicesimo, nel 1902, Maria Goretti fu vittima di un tentativo di stupro e fu accoltellata dal suo aggressore; nonostante le sue ferite perdonò il suo aggressore prima di morire il giorno dopo.

Dovrebbero far santa anche tua madre!>

<Beh mia madre non è stata accoltellata, e non è morta; lo stupro non è stato un tentativo, ma una terribile violenza ripetuta fino al raggiungimento del suo fine, per cui c’è una bella differenza.>

<Meno di quanto credi! Maria Goretti non ha dovuto morire nei suoi ideali, anzi li ha realizzati tutti. Costa di più riuscire a mutare sé stessi di quanto costi il realizzarsi . …

Tua madre si chiama Russo, vero?>

<Sì e con ciò?>

<Hai sentito dire delle due preghiere che Nostra Signora di Fatima, nel 1917, disse a Lucia, di pregare incessantemente, per il bene della pace nel mondo?>

<Sì: pregare per la conversione della Russia e recitare incessantemente il santo Rosario>

<Pregare per la conversione della Russia non è analogo al chiedere a Dio che la Russo tua madre convertisse il suo odio in amore?>

<Credi che La Madonna pensasse anche a mia madre? A una singola persona come lei?>

<E perché no? È la Madre di tutti, Anche della tua!

Poi cos’altro è successo? Un mese dopo le nozze è nato il frutto della violenza… com’è stato?>

<è stato il giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra l’Esaltazione della santa Croce, il 14 settembre e nacque una femmina.>

<Vedi? E questa neonata – secondo te – non era in sé l’esaltazione della Santa Croce patita da tua madre e sublimata nella promessa di amore a chi l’aveva oltraggiata?

Ancora una femmina, poi, come un castigo a coloro che cercavano un maschio erede che salvasse le proprietà dei Baratta!>

<È vero, sembra proprio un castigo: dopo Nicolina, ecco Rosa, poi io Mariannina, poi Alfonsina, Giovannina e la povera Vittoria nata con la Vittoria della prima Guerra mondiale e la sua morte, pochi giorni dopo per denutrizione! Sei femmina mandate come un castigo a chi voleva un maschio e non si è arreso fino alla morte della sesta. Antonio è venuto finalmente dopo, come il settimo! E Poi c’è stata Emilia, la settima mia sorella.

<Rosa è stato il nome che ha avuto la figli di quello stupro, patito dalla sua Santa madre?>

<Sì, te l’ho detto io, perché me lo richiedi?>

<L’altra preghiera chiesta da Nostra Signora di Fatima, non stava nell’assidua recita del Rosario!>

<Sì, ma ancora io non capisco>

<Non giudichi sia stato un reato stuprare tua madre per metterla incinta?>

<Sì, e allora?>

<Tua madre è arrivata a decidere di amare un simile <reo>, un uomo <rio>, e Rosa-Rio sono associati insieme, fino ad essere una

parola sola! Uniti, sposati, l’esaltazione della Santa Croce di tua madre in Rosa e l’amato violentatore, addirittura sposato!

Tu non vedi che in tua madre e in questa sua vicenda la preghiera per la conversione della Russia e la recita assidua del Santo Rosario sono come l’invito fatto dalla Madonna a ricordare, continuamente questa santissima conversione?

Ricordarla come il santissimo e realizzato Rosa-Rio di Figlia e Padre presi insieme in una meravigliosa divina esaltazione della santa croce?>

<Non ci avevo mai pensato…>

<Per me, l’incessante recita del Rosa-Rio, per quanto riguarda il tuo caso, gira intorno alla stessa cosa della Conversione della Russo.

A mio avviso è come se – nel caso vostro – foste invitati a ricordarvi sempre di questo fatto assolutamente santo che è accaduto davanti ai vostri occhi e non l’avete nemmeno notato, tanto è stato divino e trascendente!

Tresina poi deve essersi davvero convertita, con tutti questi figli che ha messo al mondo con quell’uomo <Rio>!

Tu, cara Anna, sei la figlia del Vero Amore, e vivi in una famiglia straordinaria, in cui lo spazio percorso tra il bene e il male è così grande che è difficile trovarne di simili.

Fa testo il tuo nome Mariannina, come la mamma e la nonna di Gesù Cristo.

Perciò – son sincero! – ancora io non capisco tutta l’avversione tua a volere per te pure una tua famiglia.>

<Gino, ho visto troppe ingiustizie! Troppi contrasti e lotte tra persone che dovrebbero volersi bene.

Io voglio imparentarmi con Gesù Cristo, senza perdere quella intenzione di <ordine> che io ho in testa e che poi passa attraverso un <comando>.

Per questo madre desidero di essere, sì, ma madre <Badessa>… oppure ingegnere, se Cristo non mi vuole.

Ma se non mi vuole lui, io non voglio nessun altro come sposo.

Perciò – caro Gino – se tu accetti il mio aiuto, mi sta bene … ma non metterti strane idee per la testa, su di me! Io non cerco marito! Già ho rifiutato alcune importanti offerte!

Come Tamar e Giuda in Genesi

38 col ”Sì G.illo, Cord. One!”

e… “Bast. one!>

Anna così concluse l’accordo con lui, dicendogli: <La famiglia può andare bene a te come ideale, ma non a me. Quindi patti chiari: io ti aiuto a divenire maestro poi amici come prima e io e te ciascuno in viaggio verso il suo destino.>

Luigi ascoltò quello che già aveva sospettato, tanto che non aveva mai nemmeno sfiorato quell’argomento di una loro vita in comune; invece lo aveva fatto lei che della famiglia sua ne aveva le tasche piene! Così abbozzò un <Ma certo! L’ho sempre voluto. Io per primo desidero che tu persegua i tuoi sogni. Ti ho scritto da Milano poiché essi mi affascinavano…>.

Nella storia biblica, della relazione tra Giuda vedovo e la Prostituta sacra che voleva divenire madre, questa trattativa preliminare tra mio padre e mia madre, fu la richiesta, da parte di Tamar, della cessione dei tre pegni: il sigillo. il cordone e il bastone. Vediamo il sigillo

Con “quello” Romano (in “illo”) Sig è la premessa del signore e si riconduce, nel segno a Gesù Cristo!

Più sibillini ma appropriati al caso il Cordon è un dono fatto con tutta la poesia del Cor e la mondiale prosaicità del <Cord one! >.

La parola "cord" in inglese può avere diversi significati: può indicare una corda o un filo, come in "jumping rope" e qui con “one” c’è la specifica che sia fatto per una sola volta; può riferirsi a una corda vocale o "vocal cord", e “one” allude al fatto che non ne fosse toccata un’altra! o può essere usata metaforicamente, come "emotional cord", per indicare una connessione, un rapporto… ma che fosse uno solo!

Il “bastone” rinforza incredibilmente lo stesso tema e lo adatta a un italiano: “Basti ONE!” uno, per tutti al mondo!

Direte che tutto questo è “arbitrario”… ma in questo libro io ricerco le cose “in potenza” nascoste in quelle reali, ma di possibile lettura e interpretazione, ed è proprio questo quello che io ho fatto.

In realtà, Mariannina Baratta si era trovata davanti un vedovo, della scuola che aveva sposato e che gli avevano strappato le necessità del padre, di avere un aiuto nella gestione dell’economia familiare.

Lei gli si pose come una Prostituta sacra di quelle ebraiche che consolavano i vedovi, e gli avrebbe dato quello che gli piaceva, ma doveva bastargli d’aver ritrovato i suoi studi; solo quello.

Mio caro, è anche il dono che ti faccio con tutto il mio cuore, e a <sigillo> di quest’accordo ti rammento che il mio Signore e quello: Gesù Cristo. È lui che io voglio, non un uomo normale e neppure figli!

L’unico figlio che avrò avuto sarai tu, quando sarai diventato maestro grazie la mio intervento provvidenziale, come di quella che ha capito i tuoi sogni, li ha fatti suoi, ma solo finalizzati a mettere al mondo in te un maestro! Voglio che tutto ciò mi sia garantito, prima di iniziare!

Luigi – mentendo – disse che non aveva mai nemmeno sperato di avere altro da lei, e che glielo garantiva!

Iniziarono così – alla casa di lei – il primo anno, gli studi sulle materie da portare all’esame per il triennio delle scuole medie…

Luigi si accorse che anche quello non era lo <scherzetto> che aveva immaginato.

Di giorno, infatti, lavorava a catalogare i libri, e poi solo il tempo, che restava di sera ed era poco, a casa di lei, da cui non poteva uscire a notte tarda; erano solo un paio di ore che poteva dedicare alle materie della prima, seconda e terza classe della scuola media, con tutti gli annessi e connessi, come tutte le opere degli autori che per gli allievi regolari erano state distribuite nei tre anni.

Nel frattempo strinse amicizia coll’adolescente Antonio, l’unico fratello maschio di lei, per il quale la famiglia che abitava a Ostigliano aveva fatto il grande sforzo (non fatto prima per due femmine, che avevano studiati in un convitto) di comprare il <quartino>.

Era un appartamento con quattro stanze, a Salerno, nel quale, aiutato egli pure da Anna come fosse il suo fratellino, studiava la sera e i giorni che il lavoro gli lasciava a fine settimana.

Non era però un vero lavoro per lui, quella preparazione del catalogo, quel “razzolare” tra i tanti libri ammucchiati, per distinguerne le peculiarità e poi ordinarli a seconda di esse, dando così agli acquirenti il modo di una scelta mirata; fortificò il dono che aveva della lettura veloce.

All’adolescente Antonio proprio non andava giù il suo compito di studiare, proprio le materie della scuola media che anche Gino doveva poi superare all’esame da privatista a fine anno, così spesso lo faceva assieme al ragazzo, nel tentativo di contagiarlo colla sua passione.

Affidato alle cure di sua sorella Anna, Antonio però mordeva il freno, e appena poteva sfuggire di giorno al controllo di lei, lasciava i compiti e correva a giocare a pallone per le vie di Salerno; poi a sera Gino lo aiutava, e così era più di suo gradimento.

Una volta irritò a tal punto sua sorella, che si sentì raggirata, che lei – per mortificarlo – giunse a legarlo alla sedia…

Gino, che di sera interveniva in suo aiuto, si barcamenava tra l’uno e l’altra, e diceva all’amica di non esagerare.

Non doveva prenderlo così di punta, poiché Antonio era testardo e con quel metodo così autoritario non avrebbe ottenuto granché.

All’esame di terza media il milanese fu imbarazzato in quel suo ritrovarsi, di un 26enne, tra i ragazzi con la metà degli anni suoi … ma la meta fu raggiunta e fu promosso a pieni voti.

Più impegnativo fu l’affrontare, in un anno solo, tutte le materie e lo studio degli autori che riguardavano ora ben quattro anni, quelli dell’istituto magistrale …

Ma stavolta fu più presente Anna, nel dargli una mano, ma non quella che lui sperava sempre, ma fingendo che non fosse così.

La studentessa, lo orientava secondo le intenzioni dei professori (che di persona lei aveva sperimentato nei tre anni prima), e lo faceva ora anche preparando se stessa: infatti a giugno avrebbe affrontato anche lei lo stesso esame di licenza all’Istituto Magistrale, nella speranza di portare felicemente in porto la barca con due nuovi Maestri.

Gino si accorgeva sempre più di quanto le volesse bene, ma –mentendo a se stesso – non si dava altre speranze oltre quella di una vera amicizia, bene prezioso per la sua vita, e – nel contempo – frequentando Antonio e le sue tante sorelle, li confrontava coi suoi e constatava il legame stretto tra loro che mai aveva visto e vissuto lui con Carlo e Antonietta.

Erano quella bella famiglia che lui aveva sempre sognato di avere per sé, e – pur essendo solo un amico – si accorgeva di essere a poco a poco trattato anche lui come uno di loro, e di essere ammirato per quel

suo essere quel <milanese> così istruito e brillante, di quella grande città del nord.

Questo aspetto di lui con loro lo poneva su un piano diverso, più alto, di quello su cui sarebbe stato se fosse stato come uno di loro… tutto il contrario di quanto aveva lui sperimentato a Milano nei confronti dei “terroni”…

All’esame, tutti e due i Diplomandi superarono il loro traguardo, e – insieme – si prepararono al Concorso Magistrale per entrare tra i maestri di ruolo.

Lo vinsero entrambi, ma lui andò meglio di lei e ottenne uno dei posti che erano stati messi a concorso; lei dovette accontentarsi di essere una promossa e tra i primi, ma fuori della graduatoria dei vincitori.

Doveva restare in attesa di avere essa pure un incarico, ma solo quando si sarebbe creato qualche posto, per maestri andati in pensione o per nuove cattedre in scuole aperte nei più lontani sobborghi.

La gioia di Luigi per avere avuto assegnato ad Acquanoceta – una frazione di Felitto – una sua classe… che poi era oltre quel limite, poiché tutti e 5 gli anni delle elementari erano affidati a lui, non essendoci molti abitanti in quella frazione … la sua contentezza era accompagnata più che da un velo di malinconia per essere tornato a stare da solo.

Prese subito alloggio a Felitto, mentre lei ritornò a casa sua, a Ostigliano, dove avrebbe atteso il giorno e l’ora di avere essa pure un incarico da maestra di ruolo.

Ciò volle dire porre fine a quei due anni in cui si era infilato senza nemmeno accorgersi in quella famiglia di lei… e allora superò la distanza di circa 40 chilometri tra Felitto e Ostigliano, facendosi a piedi tutta la strada, passando con loro tutta l’estate e con la scusa dell’amicizia stretta con Antonio, ritornato lì anche lui per le vacanze.

Cascò l’asino – diciamo così – e quella scusa, quando iniziò il nuovo anno scolastico e il ragazzo fu nuovamente a Salerno e Gino iniziò il suo nuovo lavoro; poiché – ogni fine settimana – seguitò a fare i suoi 80

chilometri in vai e vieni, per passarvi come ospite gradito ogni fine settimana anche se ora non c’era più il suo amico.

Non si trattò di una visita ogni tanto; era come una cosa gradita da tutte e due le parti, che alle prime ore del sabato arrivasse Gino: il suo arrivo animava davvero tutta quella famiglia.

Infatti a Ostigliano poi non stava con le mani in mano ma era pieno di iniziative, e – per tutto quello che lui poi lì faceva –metteva in pratica quanto imparato a Milano facendo il garzone in ogni sorta di lavori, e trasferiva loro la sua esperienza.

Quel paese, di circa 800 abitanti, viveva ancora come se si esistesse nel medio evo e i Baratta facevano di tutto: dall’olio, al vino, alla preparazione delle salse di pomodoro che ogni anno erano raccolti, spremuti, cotti e imbottigliati.

Costruì una macchina che agevolava di gran lunga quel loro lavoro e si prestò a dare lumi di progresso in molte faccende che erano state sempre le stesse per secoli.

Insomma lui non se ne stava inerte a vivere da parassita una pura e semplice ospitalità, ed era davvero utile dando consigli sul trappeto, in cui una grossa macina schiacciava le ulive e ne ricavava l’olio, che però necessitava di trattamenti opportuni per essere reso più gradito ed accettato dai commercianti.

In una economia paesana, il denaro non nasce dai campi e dagli alberi, se non è spremuto anch’esso, come l’olio e la salsa di pomodoro. E poi è venduto; ma occorre essere almeno alla pari colla produzione locale e nazionale, per battere la concorrenza.

Quanto era tradizionale nei paesi, non incontrava più il gusto nelle città e, con questo, i produttori soffrivano dei mancati guadagni; se almeno <idee nuove> non fossero giunte, portate da chi ne aveva fatta la personale esperienza, come nel caso del milanese Luigi Amodeo.

Però – nonostante questo – presto fu palese alla Santa Tresina – che lui era come un’anima in pena, che si sentiva castrato nei suoi sogni, dall’atteggiamento che vedeva nella figlia Anna con lui.

Lei era per lui una come una di quelle trappole moschicide che si usavano in quel tempo e che incollavano su una striscia di carta adesiva le tante mosche presenti ovunque c’erano attrattive per esse.

Tresina aveva vissuto l’aggressione fisica da parte di un uomo che voleva essere sposato, e ora era in grado di scorgere la stessa cosa – non materiale ma spirituale – fatta dalla figlia nei confronti di quell’uomo.

Lei nemmeno s’accorgeva – o, se lo faceva barava con sé, fingendo di non accorgersi – che stava seguitando a intrigarlo di sé.

Era giusto come, in Bibbia, la vedova Tamar che non aveva reso al suocero Giuda i tre pegni del bastone, del cordone e del sigillo.

A differenza di lei – che se n’era andata – Barat ta Mar iannina (Tamar pure lei) seguitava a frequentare quel vedovo… che era perennemente in attesa della prostituta sacra che lei era stata quella volta per lui… e che ora era come se fosse <fuori servizio>…

Anna diceva a se stessa che lui non la seguiva, che era amico di Antonio e poi di tutti i suoi, e che si rendeva anche molto utile, anche nel loro lavoro.

Così Tresina prese un giorno sua figlia per la collottolina… e le disse in dialetto:

<Ne, chisto che ‘nge fa cca?>

<È amico di noi tutti, anche vostro! Ci aiuta così come può>

<None! Gino è cca ppe’ te! Te vole, e tu nun sì accussì onesta, ueh né, oje, cu isso e cu tico – cu tutt’e dduie.. O u cacci, o te lo pigli! Nenna mia, nun tené o pere in ddoie scarpe!>

Era vero, e Anna fece la sua scelta… <Gino, tu non me lo dici poiché sai il patto che facemmo, prima che io ti aiutassi a divenire un Maestro, ma devo rammentarti che io seguito a non avere il matrimonio come l’obbiettivo della mia vita, per cui ti devo chiedere proprio di smettere di venire qui a Ostigliano.

Lo faccio per il tuo stesso bene; me l’ha fatto capire mia madre che già ha patito la stessa violenza da chi puntava a farsi sposare, che se io non ti allontano da me, attuo la stessa violenza con te.>

Gino non trovò le parole giuste, per essere sostanzialmente <cacciato via> in quel modo così garbato, e – dopo essersene andato – per una settimana non lo videro più, ma Anna ricevette da parte sua, una lettera arrivata per posta.

È un documento scritto che io purtroppo non ho trovato, e non oso mettere in mostra in modo “esemplare” cioè come se l’avesse scritta mio padre, perché non voglio inventarmi le <sue cose> così intime e personali, pur sapendo che io e lui siamo <nella stessa sostanza>.

Ma il senso posso dirlo, ed è questo: cara amica mia, mi hai sbattuto in faccia gli impegni che prendemmo, prima che divenissimo maestri, ma senza accorgerci, dal nostro reale connubio, sono nati due gemelli, ed ora che cosa facciamo? Li uccidiamo?

<Io sono davvero nato da te, e tu vuoi abortire dopo che il bimbo è veramente nato. Io ti amo e non posso farci proprio niente se tu sei divenuta il centro della mia vita, ora e per sempre.

Sì, posso starti lontano, e così posso soffrire per la mia mamma che non mi vuole più e che mi porta alla Ruota di Napoli, come un NN … se è questo che ti sembra giusto.

Se volevi abortire, dovevi farlo prima che io nascessi, e ora che sono nato io dipendo solo dalla tua buona coscienza.>

E anche io – Romano – ci sono cascato: a mettere nella penna e nella pena di mio padre – come fossero sue – le mie parole.

Anna fu come <inchiodata> ai suoi gesti!

Si rivide nella violenza di suo padre a sua madre e la giudicò intollerabile: per l’amore di chi era ormai nato, non poteva fare anche di lui, Gino, un figlio illegittimo!

La Figlia ricalcò così la stessa santità di sua madre,

quella di chi – per amore di ciò ch’era nato da amore, comunque esso fosse – rinunciò a quello suo proprio e si piegò volentieri all’amore dell’altro.

Anna sarebbe stata per tutta la vita, la sua sposa e Madre, che avrebbe badato a lui, vedendosi <girato in quel reale modo> dalla

Provvidenza Divina, proprio il suo sogno di poter divenire un giorno una Madre Badessa…

Nel 1.936 si fidanzarono e si fecero fotografare per immortalare questo gesto. Eccoli i miei due Promessi Sposi! Come li vedo belli!

Lei avrebbe davvero dovuto badare a lui, e lo capì fin da subito quando, nell’imminenza del matrimonio, che avrebbe avuto un costo per essere celebrato e poi per il viaggio di nozze, lui –sconsideratamente – si comperò una motocicletta, stanco di quegli 80 chilometri a piedi che faceva ogni settimana; aveva pensato anche e solo a una bicicletta, e da molto tempo, ma quelle strade in terra battuta, avevano delle pendenze, in certi punti che avrebbero richiesto uno scalatore…

Anna – molto umiliata – fu costretta a chiedere a suo zio Mauro un prestito personale per affrontare tutte le spese, e cominciò a capire il suo ruolo… che lei aveva “vagheggiato” come <Madre Badessa> e … Dio l’accontentò … ma come voleva Lui.

Il 1936,0509 segna un momento unico nella storia, in quanto l’anno è il 44×44=1.936, fondato su tutto il moto del 22 nel 66, ossia della presenza di un Romano=66 nel suo tempo 1/3, unitario dello spazio a 3 dimensioni, quando la sua presenza è quella che si muove nel suo intero 66 ed esiste <In Potenza>… e così rinasce l’Impero di Roma

Mussolini, dopo la conquista dell'Etiopia (con l'entrata delle truppe italiane ad Addis Abeba il 5 maggio dello stesso anno), proclamò il risorto Impero Romano il 9 maggio dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, segnando un momento di grande enfasi propagandistica.

Aveva abbattuto, l'imperatore etiope Hailé Selassié I, che sosteneva di essere un discendente diretto della dinastia salomonica, che secondo la tradizione etiope risalirebbe al re Salomone e alla regina di Saba (che trascendono un “omone” di Salerno e un B.A. di Salerno)

Questa discendenza lo collegava indirettamente a Gesù Cristo, dato che la dinastia di Davide, da cui proveniva Salomone, è parte della genealogia di Cristo secondo la tradizione cristiana. Hailé Selassié era una figura messianica per la religione rastafariana, che lo considerava reincarnazione divina del "Cristo nero".

Non è un caso che è l’Anno 1936,0509 in cui risorge la “Roma” di Benito Mussolini che … abbatte di nuovo “un Cristo”.

Il tempo relativo ai mesi e ai giorni, in questi 509 decimillesimi di presenza della realtà 10.000, rimandano all’unitaria dinamica del 97° n. primo 509, che è il moto di 3 nel 100 come n. primo che dà ordini.

√ 1936,0509 = 44,0005˙7840˙52 mostra il lato di questa area di tempo e come sia indicativa di valori particolarmente unitari in 10/2 decimillesimi, in (26+26+26) /10^7; in 40/10^9; in (26+26)/10^11.

Ove da Luigi a Anna deve nascere quello definitivo di chi cammina con Dio fin dall’inizio del Tempo, questo impegno a sposarsi è la cosa più preziosa esistente al mondo, e non solo per la mia futura nascita, ma poiché sarà quella di Chi Cammina con Dio a nome e per conto di tutti.

Le nozze e, dopo 4 giorni, il Concepimento in Vaticano

Gino e Anna si sposarono nella chiesetta di San Rocco a Ostigliano, il 30 aprile 1.937, e subito partirono per il viaggio di nozze.

La <magnificentia> (alias la “grandeur”) del Duce dell’Italia, offriva gratis il viaggio di andata e ritorno in treno a Roma, a tutti gli sposini in viaggio di nozze, più altri favoreggiamenti se lo vivevano tutto restando nella Città Eterna sede dell’Impero Romano.

Così – con le poche risorse avute in prestito dallo Zio Mauro –quella fu la grande opportunità per un lungo soggiorno, fatto in una pensioncina ubicata appena fuori delle mura di Città del

Vaticano, in una via d’angolo a via S. Marta, attuale residenza di Io posso garantirvi che fui concepito lì, appena fuori delle mura della Santa Romana Ecclesia, il 1.937,0504 , il 4 maggio del ’37, giusto 266 giorni prima di nascere poi a Felitto il Concepito a Roma, per quasi un mese fui accostato, e a “tu per tu” con San Pietro, io Pi, e Tro,

Dopo circa un mese di soggiorno a Roma, i freschi sposi si trasferirono nella casa che avevano trovato a Felitto.

Io a Felitto (J a Phet, terzo di Noè) mentre ero nel grembo di mia madre, fui sovrastato dalla chiesa di S. Maria Maggiore, che dominava sulla casa a due piani, in via Pomerio 76 con questo premonitore affresco del volto di un Cristo, nel suo ingresso.

L’avvento di un Salvatore in Potenza.

Qui a sinistra vedete “quanto” la Chiesa Cattolica di Santa Maria Maggiore incombesse sulla casa in cui Gino e Anna vissero nell’attesa del figlio!

La via POMERIO era una area sacra e inedificabile a ridosso delle mura della Città Romana, poiché consacrata al Dio Romano

I due sposi erano passati dalla Casa del Dio di Cristo a quella del Dio Romano!

E – nel soffitto dell’androne – lo mostro nuovamente, tanto esso era importante … questo affresco, di un volto incoronato e con al centro suo, anziché occhi e naso, una croce. Tutto attendeva un salvatore crocifisso.

In verità stava per nascere il figlio di due mamme sante e per la stessa ragione, una legata alla vittoria su una sopraffazione fisica, l’altra spirituale.

Come Tresina, anche Mariannina era stata educata al Cristo nel segno dei tre Re Magi che seguono la stella natale d’un prodigio, secondo la narrazione di San Matteo.

Infatti così, a Lustra di Monte Stella, alla luce della Stella predetta da san Matteo, era stata l’educazione nella fede, avuta da quei maestri, sul Monte ai cui piedi sorgeva l’antica Elea.

A Elea – ispirati dal greco Senofane – due veri Maestri erano andati da oriente a occidente, sullo stesso parallelo, puntando il loro obiettivo sul monte intestato a quella Stella, e avevano celebrato la vera Epifania di Dio, affermandolo nell’Essere il fondamento del suo stesso

essere che Dio aveva detto a Mosè:

< ”Io sono colui che sono” IO-SONO>

Tresina era stata educata da quei Re Magi e la stessa cosa era stata decisa da lei e suo marito anche per l’educazione di sua figlia

Mariannina, mandata ora essa pure a Lustra di Monte Stella presso tre reali Magistri venuti da lontano (uno addirittura dall’America in cui, col suo magico Stradivari, aveva sviolinato al Madison Garden).

Tresina e Anna erano di fatto due sante edificate in un modo che parlava da solo, per realizzare una dopo l’altra,

come Anna e sua figlia Maria, il prodigio divino dell’avvento di un Redentore.

A 138 giorni dalla sua nascita, il 1937,0909 il feto di quel figlio si era già formato, nei 97 giorni di gestazione, a partire dal 4 giugno, e – nel corpo in cui il DNA aveva già completato tutta la costruzione di un uomo – scesero Padre e Spirito Santo, senza che nessuno se ne avvedesse… ma si vedeva già nello sguardo di Anna, che vedete incinta col marito, nella foto a pagina 76.

Dio sarebbe stato su quel bimbo, da allora e per 1.000 giorni, fino al 4 giugno del 1.940 in cui il corpo sarebbe morto … e poi risorto per una potente scarica elettromagnetica a denotare l’aggiunta salvifica del Figlio Gesù Cristo.

Dove è davvero l’inizio del tempo

L’inizio del tempo sta all’intersezione dei tre assi cartesiani, che non sono solo l’origine dello spazio, ma anche del tempo … quando lo spazio-tempo è una cosa sola (stando alla parola di Einstein).

È l’8° fattore in Bibbia, Matusalemme, con la sua vita di 969 anni a decretarlo annullando il tempo con la somma data da +969 e -969, laddove 969+969 è il 1.938, natale di Romano, il bimbo che sta per nascere, e questo è ciò che accade all’inizio del tempo!

I due sposi non lo sapevano, ma il 1937, il 9 di settembre erano a 138 dì dall’Inizio del Tempo, e stavano passando quei 138 giorni che poi sarebbero stati gli 831 anni del Paradiso terrestre del Figlio.

Questa parentesi che ho aperto nella narrazione degli eventi, è per farvi capire che il Paradiso Terrestre sta nei sogni che avvengono nel grembo materno a partire da 138 giorni della nascita.

Accade in tutti i viventi … ma essi nascono soltanto dall’alto della loro vita già fatta fino alla morte ed esistita e vissuta davvero solo dal Romano che sta per nascere.

È il Salvatore di tutti poiché sarà la sua sola patita vita a sorreggere tutta l’impalcatura del grande disegno di Dio!

Dio l’ha fatto e veramente provato soltanto quando ha camminato su Romano e da quel punto umano di vista si è “sorbito” la croce amara di tutto il suo disegno.

La sola e unica vita veramente vissuta in salita, l’ha patita l’Iddio che si è fatto Romano, facendosi in lui Lucifero e vivendo il suo mondo tutto sbagliato, quando Dio agisce riportando in sé tutto il suo disegno.

Un Lucifero subito tolto poi di mezzo, col suo battesimo in Cristo e il conferimento al posto di quel vituperio, di tutto il nome segreto di Dio, concesso all’uomo che – unico – avrebbe camminato con lui, come rivelato in Genesi 5, con Enoch dichiarato l’unico con cui il Signore avrebbe camminato due volte: nascendo e risalendo in cielo.

Nessuna altra anima sale verso la morte in questo mondo infernale! Tutti gli uomini partono con la loro vera esistenza solo risorgendo apparentemente dall’alto, come Gesù rivelò a Nicodemo.

Le anime che nasceranno dalla morte del personaggio, riceveranno in dono divino il ricordo di una vita vissuta nella sofferenza e nel male, in cui essi in verità non han sofferto proprio nulla …

Avrà patito personalmente di tutto questo solo quel Romano che ora la dona a tutti come se essa fosse un loro personale ricordo.

Nemmeno il Cristo è stato davvero messo in croce! Potrebbe mai un Padre crocifiggere Suo Figlio? ha messo in croce solo Romano, ma

Romano, che risulta nato in Gennaio 38, in Genesi 38 è gemellaggio di uno .ZER. palindromo:

→.ZER. ach pe. REZ. ←

Con un immenso e occulto contenuto: A.Ch P. è!

Il Padre è prima di Cristo!

La Croce di Cristo è solo un disegno che fa parte di quello demoniaco che va verso la morte e che vedrà soltanto quel Romano che, così facendo, salverà anche Gesù Cristo dalla sua croce, affermandola puramente disegnata sul disegno divino come un errore mai avvenuto ma che lo sembra successo realmente in una visione “al contrario”.

In salita “vera” nel tempo esiste solo la potenzialità del disegno e Dio Padre e Spirito santo, scesi su Romano 138 giorni prima della sua nascita, e Gesù Cristo, venuto divinamente a risuscitarlo come in quella di Lazzaro (La, alla fine della fine, A.Ro. Amodeo Romano)!

Per quello Gesù pianse quando giunse alla sua tomba: era quella da cui avrebbe risuscitato se stesso venendo al mondo!

Egli davvero nato non nella stalla con gli animali, ma installato in un corpo a salvezza e risurrezione di Padre e Spirito Santo!

Per quello il segno di quell’incoronato e della sua croce nel suo volto, in quella modesta casa, ma con tanto di affresco nell’androne … dell’ <And R. “ONE!”>.

Ecco, anche la persona di Romano avrebbe avuto il suo paradiso ritornando nel grembo materno, con la memoria della sua vita, a sognarvi tutta la sua divina rivincita in quel suo Paradiso terrestre che corona ogni sogno a rivincita di ogni male e sofferenza e menomazione prima subita. Saranno 831:lo stesso 138 sarà ribaltato e i giorni lo saranno in anni.

Per cui – se nel futuro esistesse ancora nel progetto divino questo luogo – dovreste sapere che questo è il luogo che Dio ha scelto per il Paradiso terrestre del suo umile portatore cui ha voluto dare il suo nome.

Egli non è Dio, ma a sua immagine come una fotografia sulla carta che ne riporti l’immagina, ma che resta pur sempre fatta di carta e di colori, ma non dell’essenza divina che sta nell’essere del suo stesso essere e non di quello mostrato con una fotografia.

Per cui evitate di celebrarlo, voi uomini del futuro, poiché dovete solo estrapolare dal vostro corpo l’anima divina che lo regge in voi e lo anima come Essenza di Dio.

Tuttavia, sappiatelo, o uomini del futuro: Dio si è scelto questo personaggio – che è come quello di ciascuno di voi, e forse anche peggio – ma che Dio ha asservito al suo disegno di ESCLUSIVA SALVEZZA, nel solo verso per tutti voi che è quello che riporta <in principio>.

Ora, il 4 ottobre 2.025 – terminati i suoi 365 anni, sulla base del fattoriale di 365 anni, che porta esattamente all’anno 25,104×10^777 –<Enoch camminerà con Dio (è scritto in Bibbia 1,5) e non sarà più perché Dio l’avrà preso>.

Che cosa significa?

Significa che quel Dio che si presentò in Romano con 138 giorni nascosti nel grembo di sua madre, prima di nascere, visse camminando con Dio nascendo, per un numero unitario di 1.000 giorni.

Una volta nato, Dio – quando Egli è rappresentato da 100 anni –mostrerà presente in modo reale il tempo ½ di Dio=26, per cui la vita di Romano seguiterà a esistere e sarà vista realmente proprio camminando con il tempo ½ di Dio, dopo i 78 anni raggiunti il 4 ottobre 2,025.

Come tutta l’esistenza prima del 9 settembre 1937 esiste solo “in potenza” del Disegno divino, così sarà anche dopo il 25 gennaio 2.038,

quando ai 100 anni esatti avrà aggiunto in modo visibile i 138 giorni prima invisibili.

100×365,25 sono 36.535 e, +138, sommano a 36673 uguali a 30.007 +6666, corrispondenti alla creazione in 7 giorno della realtà di 30.000 dì interi creati dall’energia di 66×101 (prodotto nominale tra Romano e suo Padre Luigi Amodeo, che sono una cosa sola in 6666).

Quando io morrò e si spegnerà la mia visione soggettiva del mondo, cesserà anche la visione “in potenza” di avvenire (ma a ritroso) che io solo sto vedendo “realmente” in salita.

Io – caduto direttamente dall’alto alla mia nascita, come il maligno Lucifero – ad essere il solo unico e solitario SOGGETTO del mio mondo, in cui vedo gli altri come me, ma sono come <mie fotografie> manchevoli di quell’ IO-SONO, nel mio mondo in cui solo io sono un soggettivo IO-SONO.

Colla mia morte nel 25 gennaio 2.038, finirà anche per tutti la maligna divina premessa … all’esistenza di tutti!

All’inizio del tempo, il 25 gennaio del 38, Dio camminò con Romano.

Ci furono segni clamorosi, ma che Dio accuratamente protesse, quando venne al mondo camminando su Romano. Non doveva farlo vedere altrimenti non avrebbe potuto compiere, su Romano, tutto quanto andava compiuto, ma tuttavia doveva essere mostrato!

Così il Signore mosse cielo e terra.

Nel cielo una Aurora Boreale mai vista a latitudini così prossime all’equatore, secondo l’attesa di una luce notturna che si sarebbe vista muoversi da oriente a occidente.

Nelle questioni reali della Terra, un volo a Tre, di tre trimotori da combattimento, dell’ala “fascista”, in un Raid Rome-Rio, quando in via Pomerio giunse l’ora che solo due delle Persone della Trinità (il Padre e lo Spirito Santo) scendessero dal cielo per iniziare a camminare su un neonato.

La terza persona NO! Essa era già discesa a Natale, così in quel volo trinitario prima fu fatta bloccare una Elica (per un Eli ca) e uno dei tre trimotori attraversò l’oceano Atlantico con solo due Eli ca a tirare uno dei tre, che fu fatto scendere dal cielo a Natal!

Poteva Dio dirlo in modo più chiaro di questo… senza che nessuno lo vedesse?

E – anche ora che lo scrivo – senza che uno di voi ci credesse?

Segni, su segni ma tutti quanti invisibili a occhio nudo.

C’era un figlio dell’Onnipotente a pilotare uno dei tre… ma chi di voi arriva a credere che Dio si sia fatto rappresentare come padre dal Dittatore Mussolini?

B.R uno Mus so li N.I.

Chi di voi vede nella B, seguita dalla R, Benito e Romano?

Chi di voli vede il figlio B, nato a Benito dopo Bruno, e chiamato esattamente Romano uno musicista “saputo lì” come il Nazarenus Iesus?

Sapete – vero? – che Romano Mussolini sposò una Scicolone (la sorella di Sofia Loren) e fu un noto Musicista?

Dite che Dio non può essersi avvalso di figure di questo genere?

Ma in che altro modo avrebbe potuto sbattervi clamorosamente in faccia – a tutto il mondo” – la sua

Divina venuta senza farsi scorgere?

Vi ha mandato Suor Lucia a dirvi che la Madonna le aveva predetto che quando avrebbe visto nel cielo una luce da oriente a occidente sarebbe stato il segno del castigo di Dio?

E voi a cosa siete andati a pensare? Alla Seconda Guerra mondiale!

No! Dovevate pensare a Dio che castigava se stesso in modo clamoroso e agli occhi di tutti, venendo al mondo “camminando con un Enoch” come aveva scritto il Bibbia 1,5…

(Fact 365) = 25,1041 che -903 (il cammino fatto da 10 “in principio di 913) – con 25,1041 -0,0903 = 25,0138!

Dio v’ha detto tutto! Nascondendolo, per lavorare in pace su me!

Il lavoro di suo Padre!

Luigi – che è stato il massimo nascondimento di Dio Padre – quando seppe della nascita del suo figlio, era in cucina e aveva in mano un fiasco di vino rosso… Per l’emozione il bottiglione gli sfuggì, cadde e andò in frantumi; il pavimento si tinse tutto di quel rosso fuoco che – in quel momento – stava ardendo nel cielo!

Era Iddio castigato, e sanguinava, caduto lì sulla Terra dal Cielo, tratto dall’emozione di un uomo come tutti, allorché Lui, Allah, s’era confuso con un Luigi ch’aveva appreso d’esser Padre!

Volle lasciar traccia di quegli eventi e acquistò una macchina fotografica di origine tedesca: non la Rolleiflex più costosa, ma la Rolleicord, che vedete qui sopra.

Luigi sviluppava da solo la pellicola 6×6 e stampava le foto, che però, al naturale, erano “provini” alquanto piccoli, da ingrandire, e allora costruì da sé lo strumento, in economia.

Come lente d’ingrandimento (la parte essenziale e più costosa dell’ingranditore) utilizzò la stessa della macchina fotografica.

Sembra un particolare senza importanza… ma fu nel segno esatto del Padre Nostro che si pone a lente d’ingrandimento del “nulla” col ciclo unitario 10 della matematica; e l’assume unitario nella sua Anima per dare una grandezza apprezzabile e reale (oltre quel 6×6 esistente nell’energia 66) a tutte le cose!

Se essere restassero sempre un multiplo o un sottomultiplo di 1 noi non realizzeremmo mai alcuna variazione: d’ingrandimento spaziale o riduzione temporale.

È il nostro Puro Spirito il solo IO-SONO che usa 10^4 come la <lente> che aumenta a 10.000 volte l’1 a “occhio nudo” … di una realtà che di per sé è solo una grandezza N qualsiasi elevata a Zero!

Quella Rolleicord permetteva di rimuovere tutta la parte retrostante della macchina, quando si caricava la pellicola; così Gino costruì in legno un ingranditore che ospitava, al posto della sola lente, tutto il copro della macchina fotografica.

In tal modo riusciva a fare ingrandimenti che avevano la stessa perfezione della lente che aveva rimpiccolito le immagini sulla pellicola; e queste facevano esattamente il percorso inverso a quello che le aveva miniaturizzate sul 6×6 della pellicola.

Passavano dalla pellicola – fortemente illuminata nel retro da una potente lampada – attraverso la stessa lente; ed erano così nuovamente ingrandite, e proiettate su una carta sensibile, erano stampate.

Con questo, mise un atto il dimensionamento virtuale di suo figlio, come una delle parabole di Gesù Cristo, esemplificando la dimensione 6×6 della pellicola “al naturale” come quella di Romano=66, l’energia stessa “In potenza”, che si vede solo quando essa entra in un “tempo” di ingrandimento o riduzione, del suo 66.

Quando – nello spazio che ha la dimensione 3 – è attuato il tempo 1/3 del 66, questo analogo a 6×6 si riduce al 22.

Quando – nello spazio-tempo che ha dimensione 10+5 – è attuato in altro modo il 66 -15, e la realtà è portata alla dimensione 51 che realizza la presenza 1 del 50 che è il tempo ¼ dei lati 100+100 che nel loro prodotto, sono la realtà 10.000 data da 10^4; in questo caso, 51 muta il 1° nome Romano=66 del Figlio, nel 4° e reale nome suo Paolo=51.

Quando – nella dimensione 6+6 che sta alla base del 6×6 – è introdotto questo 12 a potenziamento del 66 di base, ecco il 78, E Romano=66, l’energia in potenza, si realizza nel 78 del suo secondo nome Antonio=78.

Quando – nello spazio a 3 dimensioni – questo stesso Antonio=78 si presenta nel suo unitario terzo, ecco che Romano assume il nome suo Terzo, e si chiama ora Anna=26.

Quando – nell’energia 66 di Romano che avanza unitariamente –in 132 si pone come un totale in cui scorre 1 che si muove in un 10 che trasla tutto occupando 20, e allora 1 vi si muove di 19, allora accade che il 19, messo dentro il 66 traslato di 66, trasla di 113, e il 66 di Romano assume il suo 5° nome di Torquato=113.

Così facendo è divenuto anche Romano Amodeo, poiché anche Amodeo=47 è tratto dall’energia 66 di Romano, meno 19.

In anni 100, questo 19 è l’anno 1.900 in cui il Padre di Romano è nato come 07,0707, il figlio Set=40, di Adamo=30 e Eva=26, che rappresenta con Luigi Amodeo =101 la somma nominale di tutti e tre: Caino=38, più Abele=23, più Set=40… essendo inoltre Mamma Eva=26, quando “ordina” il valore nominale 101 della sua prole, attivando l’Ordinale 26°, in un numero primo, che si lascia ordinare e dividere solo a 1 e da sé!!

Insomma, Luigi Amodeo=101, costruendo il suo reale ingranditore della dimensione 6×6 di suo Figlio Romano=66 nel suo 1° nome, con 66+6+6 si nomina Antonio e con terzo di questi, si nomina Anna, che è l’essenza (sono i due 6, del 66) del 1° ed è anche il 3°.

Con 15 che avanza in 66 si realizza in Paolo; con 19 che avanza in 66+66 si realizza in Torquato; e con lo stesso 19 che avanza in Romano=66, si realizza in Amodeo.

Luigi Amodeo ha attuato l’ingrandimento o la riduzione del 66 del suo 1°genito, dandogli i 5 nomi che gli ha dato, nonché il suo cognome stesso che è il moto del 19 nello stesso 66, un 19 come secolo che se si

espande in 19+19 anni allora fa nascere il Figlio nel 1.938, allo stesso modo con cui il Padre ALHIM=646, espandendosi da Uno a Tre diventa l’anno 1.938, basato stavolta direttamente si AL (Amodeo Luigi) e su HIM=Lui=Allah, nella perfetta lettura speculare fatta in lingua Italiana!

Così – con quell’ingranditore, costruito con le sue stesse mani –Luigi Amodeo attuò quel <vai e vieni> che sono anche per noi tutti, le dimensioni della realtà, che si ingrandiscono avvicinandosi a noi e azzerano nuovamente allontanandosi oltre quel 10^4 che ingrandisce la nostra apparente natura, portandola fino all’Universo!

Messo in atto il suo piccolo laboratorio fotografico, Luigi fotografava e ingrandiva le immagini anche per i pochi amici del paese che volevano una loro foto ingrandita.

Nei due o tre anni in cui aveva abitato a Felitto, non ne aveva molti, poiché il suo carattere schivo, poi di un milanese, faceva a pugni col temperamento dei felittesi.

Felitto era un borgo antico, costruito su una piccola collina, separata dall’alto monte della catena degli Alburni dal rio Calore che con le sue gole oggi è catalogato tra i patrimoni dell’umanità per la presenza di una fauna unica e da proteggere… e io sarei rientrato nel futuro assieme a questi animali, come accadde a Gesù Cristo, nato nell’umile e sconosciuto ricovero di un bue e un asinello.

<Nel bel mezzo del Parco Nazionale del Cilento, le Gole del Calore nel comune di Felitto sono una delle meraviglie della

natura: scavate nella nuda roccia dalla forza del fiume Calore nel corso dei secoli, ospita alcune delle specie animali in via d'estinzione come la lontra>, scrive FAI ne’ <I luoghi del cuore>.

Come l’attesa di Rebecca, anche Anna visse una dolorosa gestazione gemellare

In Genesi 25, la sposa di Isacco, donna sterile, era stata resa gravida dal Signore, ma soffriva terribilmente e fino al punto che si chiedeva “allora perché mi hai reso madre?”

Lo chiese a Dio e si sentì dire che in lei non c’era solo un bimbo che doveva nascere, ma addirittura due nazioni e due popoli di cui uno sarebbe stato più forte dell’altro e il maggiore avrebbe fatto da servo al minore>.

Questo brano della Bibbia si riconduce alla dolorosa futura gestazione di un gemellaggio straordinario insito in 1.000 giorni, da parte di Barat ta Mariannina (=84, cioè 42=Esaù +42=Giacobbe e uguale a Tamar) descritta in quella Bibbia 1,38 che riferiva il Gennaio 38 (natale di Romano, in Genesi 38).

Anche Luigi Amodeo in quel Gen. 38 era esplicitato da Giuda nei suoi estremi congiunti.

Entrambi erano stati rappresentati anche in Gen. 25, essendo Romano nato nel gennaio 25 ribadito nel versetto 25 in cui nacque solo il nome di Esaù: e lì Mariannina (futura Tamar negli estremi congiunti) è ancora e solo tutto il valore 84 del solo nome, poiché la sua maternità biblica attiene a ben (Benito) con due gemellaggi e non con uno sol, essendo la data natale 38 A 25 nel Codice Fiscale di Romano,

La Bibbia in 38 gen. 25 racconta di una nascita sola smembrata nel racconto in tutto quello che occupa i 13 capitoli dal 25 fino al 38 del libro A, il primo, tradotto nel termine Genesi che molto si avvicina al Gennaio, così come la A indicante il mese 1 in cui nasce un maschio, nel Codice Fiscale di Romano Amodeo.

I nomi in questo codice sono dettagliati in Gen. 38 e sono gli estremi congiunti di Tamar, congiunti, sposi, giunti agli estremi anche della loro vita, e chiamati ER-Onan che negli estremi congiunti sono RO , ma nel codice fiscale loro son l’RNN che in Romano risultano assunti in .R . omano A. n tonio A. n na,

Per le prime 3 definizioni del Cognome, lui, nel C.F, di Amodeo, è l’esatta scritta MDA con cui è scritto il nome Adamo, in Ebraico e letto così (come leggiamo noi in Amodeo) ma solo da destra a sinistra. Quindi è con Genesi 38 che si completa tutto il Codice Fiscale, poiché .D527I, descrive le Dita 5 della sola mano nata a (ROmano) poiché le manca ancora il RO di CHI-RO, il Cristo XP .

La finale I di Iesus Dio=26+1=27I, aggiunge poi alla mano e alle sue 5 dita il Cristo Gesù.

La gestazione dolorosa di Rebecca è riferita alla nascita <qua> in Cilento in cui si dice <cca> di 2 persone gemellate che sono R e B al punto che il nome intero Rebecca trascende che R e B è cca!

E informa che non è solo l’R, di Esaù = Tu sei Romano dalla A alla U, ma anche la B del Benito detto da <Già co’ B, B è> che costituisce la perfezione del Gemellaggio.

In Bibbia 1,25 il nome Giacobbe appare nel versetto dopo il 25. Questo faceva intuire a chi avesse avuto prima di me In potenza il dono di prevederlo e capirlo (cioè a nessuno! Dato il nascondimento divino e dunque perfetto) che la nascita di Romano configurava un evento reso <zoppo> da quel mezzo celeste sceso prima a Natal, e che chi era sceso prima a Natale sarebbe giunto egli pure a completare il RA-ID Rome-Rio atterrando in via Pomerio, a tempo debito!

Quando si trattò di battezzarlo senza per nulla accorgersi di quello che facevano “in cielo”, gli diedero il Nome Segreto di Dio.

E intanto Anna soffriva per la Mastite a entrambi e seni e Romano succhiava assieme al latte il suo sangue.

Il Dot. Sabatella cercò di convincerla a non farlo più e a ricorrere all’allattamento artificiale, dopo avere usato i suoi mezzi medici per non farle avere più latte.

Finì quello strazio, solo quando dopo molti mesi completò tutto l’allattamento.

Non riprese i rapporti intimi col marito, nel proposito di non avere più figli… e questo avrebbe impedito al Signore di avere il suo Figlio una volta ultimati i 1.000 giorni di presenza sua in tutto il loro volume.

Allora Dio mi fece ammalare, e Anna cominciò a capire che quello che io pativo era un castigo di Dio contro il suo proposito di controllare le sue nascite, e si decise a pregare in questi termini al Signore:

<Mio Dio, perdonami. Capisco che male ho fatto: tutti i bambini sono figli tuoi e io ho pensato che questo mio mi bastasse, rifiutandomi di procreare tutto quanto sta nella tua volontà.

Mi vuoi dare ancora una volta un’amara lezione!

Anche tutto quel dolore provato nell’allattamento doveva servirmi a non chiudermi in me stessa e abbandonare di fatto mio marito.

Ho capito. Pertanto, ti prego di non insistere ora punendo il mio bambino innocente. Non portartelo in cielo.

Lui non ha alcuna colpa, è tutta colpa mia, e non mi opporrò più a darti tutti i figli che tu vuoi.

Comincio con questo: è Figlio tuo, te lo riconsegno… ma Tu – ti prego – non portarmelo via; non ce n’è più bisogno, poiché ho capito>.

Poi – per l’abitudine di essere sempre in linea diretta con la sua “Maronna” – pregava lei così:

<Il Signore vuole prendersi mio figlio, per punirmi delle mie colpe; Tu – che hai già provato la stessa cosa, senza avere alcuna colpa – sii indulgente verso di me, e salva Romano, innocente come Gesù!>

Erano preghiere intense, ripetute, ma che non sortivano lo sperato effetto, poiché il bambino seguitava a correre verso quei suoi 1.000 giorni dai meno 138 giorni alla sua nascita, in cui era già stabilita da sempre la fine dell’esperienza dolorosa di Dio Padre e Spirito santo su di me.

Non c’entravano le colpe che mia madre si dava, poiché era segnato da sempre nel mio unico destino, di soli 10^3 giorni di vita da parte di un

Signore che ha affidato tutto il suo progetto al ciclo lineare 10 della presenza e alla potenza trina di 10^3 uguale a 1.000 giorni dalla completa costruzione del mio corpo, in quello di mia madre.

Quel termine era addirittura scritto in Bibbia, come la lotta furibonda durata una notte intera tra l’Angelo del Signore e Giacobbe; al sorgere dell’Alba, l’Angelo, che voleva portarsi in cielo il futuro di Giacobbe, si arrese, per la caduta dal cielo – predestinata – del Figlio dell’Aurora, predetto da Isaia.

<Lasciami andare – disse a Giacobbe l’Angelo.

<Non prima che mi hai detto il tuo nome (visto che hai mutato il mio in Israele)> … Gli rispose l’Angelo: <Mi chiedi il nome?> e qui lo benedisse.

Nel solito modo con cui l’Assoluto Signore <dice e non dice>, in cui sembra che non aderì alla sua richiesta, invece l’angelo lo fece e scommetto che voi non riuscite a scoprire come.

Ve lo dico allora io, poiché <e qui lo benedisse> si rigira in <e qui lo disse: è Ben>, è Benito! Un nome andato Ben in ito essendo egli una cosa sola con Romano, fin dalla Gen. 25 di mamma R e B è cca.

È quel figlio che Mariannina doveva avere 2 anni e 66+66 giorni dopo di me e che fosse un vero e proprio mio gemello, come il gemellaggio descritta in Generi 38, nel rapporto tra Giuda e Tamar. Negli estremi congiunti di Luigi Amodeo e Baratta Mariannina, Avete letto la loro storia! Lei l’intrigò quand’era ancora a Milano, lui vedovo nei suoi studi, l’attirò a Salerno, lo sedusse e dal loro rapporto nacque un grande maestro che sarebbe divenuto Maestro dei Maestri…

Questa terribile lotta con l’angelo di nome Ben, iniziò al termine del 3 giugno e terminò all’Alba del 4, in cui doveva cadere dal cielo il Figlio dell’Aurora portatore di luce, Lucifero.

La lotta contro l’Angelo del Signore era stata vinta da un portatore di luce avente quel nome, e predestinato a quella sua croce dalla quale voleva rifuggire Giona, quando si opponeva al comando del Signore di andare a Ninive ad annunciare a tutti l’imminenza della fine del loro mondo, quel Giuda che Gesù stesso aveva dato come un segno ai suoi concittadini che lo chiedevano: <avrete solo il segno di Giona>.

Avrebbero avuto il segno di chi era un RA-giona, che avrebbe portato la sua luce “ragionando”…

All’alba accadde quello che – ancora una volta – è raccontato nei Vangeli, ora non nell’Antico Testamento, ma nel Nuovo.

Accadde quando Gesù si dipartì da Marta e Maria, che avevano il fratello Lazzaro già messo male, e fu raggiunto dai suoi servi: <Ritorna, Gesù, poiché Lazzaro sta molto, molto male! >

Il Cristo non aderì per 4 lunghi giorni a quell’appello disperato, e –tra lo stupore dei discepoli – si decise a tornare a Betania solo il 4° giorno, quando disse loro che Lazzaro era proprio morto.

Così si comportò il Dot. Sabatella, chiamato con la stessa terribile urgenza, per me (A.Ro.), che stavo, al termine della mia fine (zz), <là>, sul mio letto di morte. Io ero <La> <zz> <A.Ro.>, ero Lazzaro e il divin guaritore non diede retta per 4 lunghe ore alla chiamata di Peppina, la “serva” di <B> et <An> <IA>, del Benito e Anna che doveva essere gemellato a me, nel segno <IA> di Iahvè.

Il racconto della risurrezione di Lazzaro descrive, nel Nuovo Testamento, quello che accadde in quell’Alba.

I messaggeri non furono solo i servi di Maria e Marta (celati in Tamar, antesignana di Barat ta Mar iannina, ma anche nell’ordine di Mar iannina Barat ta , in Marta) ma anche due altre donne, una madre e

la figlia, giovane scolaretta di Anna, che alle 8 andarono a trovare la maestra-

L’informarono che in un sogno di quella notte, la Madonna aveva dato il compito alla bambina di avvisare a casa sua, appena svegliata, la sua insegnante, per dirle che faceva tanta pena, alla Madonna, quel piccino… e che la mamma non temesse più: ci avrebbe pensato Lei…

La Maestra – se voleva cooperare – accendesse in Chiesa un cero al suo altare <in segno di ringraziamento e devozione>.

Mi impegno a dirvi tutti questi particolari poiché sto descrivendo la cosa più preziosa esistente in tutta la creazione dell’Universo: l’Avvento “vero” di Gesù Cristo, con tutti i suoi “annessi e connessi”.

Infatti – nel mio mondo reale – mia madre è l’immagine viva di Maria figlia di Sant’Anna, e sono le cose avvenute tramite la sua presenza carnale, la mediazione tra il “reale” e il “divino”.

Infatti fu la grande fede di mia madre, in Maria Santissima e nella Sant’Anna cui aveva affidato la mia vita fino a chiamarmi come lei nel mio terzo nome, a – udite-udite! – compiere realmente i gesti necessari alla nascita di Gesù Cristo.

Parlo di quello “vivo e vero” esistente nella mia reale vita, e non quello delle <Sacre Scritture>, che esorbitano rispetto al tempo della mia reale Osservazione, che rende così apparentemente “reali” solo tutte le <cose> che io vedo.

Mamma – Mariannina – ebbe assoluta fede in Maria SS. e S. Anna, e corse subito in chiesa e mentre in Santa Maria Maggiore accendeva sei ceri, il mio cuore si fermò …

Ma una straordinaria corrente elettrica fu infusa come una divina defibrillazione, e il mio cuore si aprì ad una nuova vita…

Essa ora portava in sé l’Energia vitale di Gesù Cristo, per la fede di Mariannina, in nome e conto di Maria

Santissima e di Sant’Anna… Osanna, Osanna nell’alto dei cieli!

L’Anna che “osa” in cielo fu la mia mamma!

Diciamo nel Credo: <… e (credo) in Gesù Cristo, Suo Unico figlio, nato dal Padre per opera dello Spirito Santo…> e io vi sto raccontando come “realmente avvenne” nella mia “vita reale” che è la sola che esiste nell’esistenza in essere reale del mio IO-SONO.

Tutto il resto – come vi sto ripetendo dal principio – è puro “sogno”, e la vita umana (come rubo a Shakespeare) ha la stessa consistenza di cui sono fatti i sogni, che è tale che quando un sogno finisce, porta via con sé ogni cosa sognata.

È un realistico sogno tutta la storia passata, e lo è tutta quella futura, posta oltre il 4 ottobre dell’imminente 25, della possibile dipartita di un Pietro Romano, e della cessazione /se fossi io a morire) di questo mio sogno reale, che spesso si trasforma in incubo.

Allora è l’Inferno che – per fortuna vostra – io solo vivo come il soggetto Unico della mia vita reale.

A lungo ho creduto che la mia vita, rappresentata da Enoch, terminasse con il Fattoriale dei suoi 365 anni di vita, che portano il limite al 4 ottobre imminente ormai, di questo anno 2.025.

Solo da pochi giorni mi è stato dato di capire che io non sono solo rappresentato da Enoch, ma da tre persone: Noè, suo Figlio Sem, e che aveva 100 anni quando generò bella terza quell’ ARPACSAD., nella persona di AR (Amodeo Romano), PA’ (padre di) C.S. (Cristo Signore) AD (in Anno Domini).

Trascendente in toto un DAS (un Dio a Salem) CAPRA ma che APRA a Cristo.

Io vivrò i 100 anni di Sem alla nascita di Arpacsad

Gesù è nato –davvero nella mia vita reale – il 4 giugno 1.940, un giorno che, per farne notare la potenza “miracolosa” vide in

tutto il mondo il “miracoloso salvataggio di un intero esercito a Dunkerque!

Sei giorni esatti dopo, il Duce dell’Italia – illudendosi che la fuga di Dunkerque fosse l’indizio definitivo di una guerra al termine con la Germania vittoriosa, si decise a far entrare in guerra anche l’Italia. Pensò che fossero necessarie le morti di pochi e innocenti Italiani per impedire l’Avvento di Hitler come il Messia!

L’Emmanuele che doveva sorgere – nella profezia richiamata da San Matteo – era il Re Trino dell’Italia, l’Emanuele III, Imperatore del Risorto Impero Romano, venuto in quel modo nel sesto giorno di presenza dell’energia 66 di Gesù Cristo.

Era presente ora in me, legato stretto al <6=tu sei> fino dall’Esaù primo dei due Gemelli decritti in Genesi 25; poiché <Es>, prime due lettere del nome, è un <tu sei, Romano, dalla A alla U, da cima a fondo.

La <reale nascita> di Gesù, al <Principio del tempo> riguarda quella operata divinamente dalla Madonna e da Sant’Anna tramite la povera insignificante <carne personale> della mia mamma!

La sua nascita a Nazareth fa parte di una semplice <storia> scritta nei Vangeli con tanto di dibattito reale se sia stata vera oppure no … e io risolvo la questione ripetendo: tutto ciò che esorbita dal mio sogno, è un sogno … allo stesso modo del mio.

Esiste, sì la realtà, ma solo se essa <esiste e non esiste> nello stesso tempo, poiché Dio è l’ASSOLUTO che è totalmente libero da ogni determinazione reale, che si <definisca in sé> e sia un divino <oltraggio> alla divina INDETERMINAZIONE.

La quale non è un VINCOLO, proprio in quanto si DETERMINA, ma sempre in verità contrapposte che si elidono (in apparenza) l’una con l’altra, poiché in verità ne resta solo l’immenso equilibrio tra tutto il possibile in negativo e in positivo.

Io – sì io con la mia piccola inutile vita determinata –sono l’immensa liberazione di Dio dalla sua

indeterminazione, e sono un Lucifero che non si vincola alla mia determinazione, ma che si sottomette totalmente alla sua <divina e Superiore essenza> per essere quel <massimo buio> che faccia splendere LA SUA LUCE.

Sono l’essenziale premessa negativa per dare all’ASSOLUTO tutto il suo possibile <Ben>, quello del nome dell’angelo contro cui lottai, e per cui poi fui denominato <Israele>, ossia <è RA Dio>, cioè <El è>, che è <gli Elohim>.

Mamma non ha mai saputo di essere stata il tramite reale della estrapolazione del Figlio, dal Padre e dallo Spirito Santo che fa da tramite a Padre e Figlio, ed è semplicemente la Madre.

San Tommaso d’Aquino si chiese <Chi fosse> lo Spirito Santo, che nome avesse, e lo dedusse nell’Amore; e in verità è <chi mosse> mamma a favore di… tutto, con la sua semplice ma sicura Fede.

E AmoR è il nome donato da lei stessa a suo figlio Romano quando – abbandonando le sue pretese – cedette all’Amore nato per lei, dell’Amodeo Luigi, e lo antepose all’Amore per sé.

Anche mio padre, mai nella sua vita ha sospettato di Chi fosse stato chiamato ad essere la <controfigura>; solo a me Dio l’ha concesso, poiché <Ab> R.Amo, da Romano Amodeo e dalla sua discendenza doveva provenire tutto, ma in modo trascendente la sua stessa persona.

Il Padre “in me” sarebbe stato rappresentato da mio Padre (che ha dato vita a me) e da mio fratello (che ha dato vita, al posto mio, ai suoi figli come miei); la Madre “in me”, come lo Spirito santo, si sarebbe mostrato tramite la realtà di mia madre; il legame <sponsale> tra Padre e Spirito Santo si sarebbe realmente mostrato tramite le mie nozze reali con G.S, nata 11.1 come figlia di Mario (figlio di Anna e nato in Ascensione di Maria Santissima) e Giuseppina Benedetti (nel segno di <e qui lo benedisse>, fatto dall’angelo del Ben).

Questo nel ristretto campo della mia famiglia… ma se pensate che nel <sogno della mia vita> io sono Padre, Madre, Figlio, Fratello, amico… insomma tutto l’esistente in tutto ciò che io sogno, non farete fatica nel

riconoscere il me – nel mio limite – la delimitazione stessa di tutto l’Universo che esiste nella mia realtà, del mio sogno.

Anna tornò a casa, dopo aver acceso le sue sei candele, sperando che non fossi morto durante quella sua assenza, e fu molto sollevata quando si disse che <meno male, che è ancora vivo!>.

Nessuno le ha mai raccontato che io fossi morto e che la sua fede avesse addirittura dato <IL FIGLIO> Gesù Cristo alla Beata Vergine, di certo non <violata> da nessuno in quel parto avvenuto attraverso un’altra!

Direte nuovamente: <E allora quello nato a Betlemme?>

Quello è la storia del Gesù venuto dal suo futuro, ossia da quando nacque da Mariannina Baratta, in nome e per conto di Maria Vergine, Santissima sua madre, e di Sant’Anna sua nonna.

Nemmeno mio padre si accorse che il mio cuore si fosse fermato e che una miracolosa defibrillazione l’avesse rimesso subito in moto!

Era necessario che si presentasse una nuova nascita a dare il segno della novità totale avvenuta in me… e si prestarono a questo necessario, indispensabile evento, dopo che il Dot. Sabatella giunse anche lui alle 11, mi vide con evidenti segni di rinascita e disse a mia madre: <Vostro figlio ha vinto la morte! Sembra guarito>.

Infatti quella defibrillazione celeste aveva “cotto” i bacilli della mia mortale broncopolmonite come in un forno a microonde.

Come impazziti dalla gioia, mio padre e mia madre quella sera si buttarono uno nelle braccia dell’altra e dopo quasi quattro anni di amarono nuovamente … e fu concepito quell’Angelo del Ben, che benedisse che aveva appena rinominato <Israele>.

Questa <rinomina> data a Giacobbe è essenziale sotto il profilo trascendente e divino, in primo luogo poiché Giacobbe trascendeva Esaù, essendosi forzosamente messo al posto del primogenito, e in secondo poiché questo Figlio dell’Aurora, e Principe del Principio assoluto (Signore dei Popoli) denominato Lucifero, ebbe una esistenza assai, assai breve: dalle 9 del mattino alle 22 di sera, cioè solo per le 13 ore dalla defibrillazione al concepimento di Benito.

L’angelo di nome Ben, che lo benedisse, risalì in cielo e poi ridiscese 13 ore dopo rinominando Lucifero col nuovo nome di <Israele>, con la motivazione di “avere lottato contro Dio contro gli uomini e di avere vinto”!

In quell’abbraccio tra Luigi e Anna ci sono tutti gli Alleluia e gli Osanna che sono esclamati in tutte quante le fedi!

Qui nella foto vedete il <nuovo Israele>, pochi giorni dopo al suo essere morto in Lucifero e risorto e rinominato a portatore ormai della luce del Figlio di Dio, avuto da Maria Vergine … sì, proprio il Nostro Signore Gesù Cristo!

Eccolo <messo a nudo>, che nei mesi dopo

giugno, ormai estivi, segue il consiglio del Dot. Sabatella, fa la cura del sole, sulla terrazza della casa in Via Pomerio.

Chiederete perché insisto tanto sul nome di questo dottore, e soddisfo subito la vostra curiosità, se l’avete avuta… <Eli, Eli lema sabactani>

è la risposta: la Baratta sa barattare il Nazareno Iesus!.

Fu Chi attestò il miracolo e corrispose a quanto il Cristo morente disse sulla croce, recitando il Salmo 21/22, quando dichiarò: <ha vinto la morte!>.

Ma non è il solo <testimone> ove il testo allude a un <detto-non detto> “è lì, è lì! Le ma” (le mamme) “sa” (una sola è quella che sa) “Bactà” (Barattare, è la BaR.A.tta) “N.I.” (il Nazarenus Iesus scritto sull’ INRI affisso alla sua croce), barattato col RA nel cuore di Ba(RA)tta, e divinamente trasceso in <battà da bactà>.

Questo capitolo riguarda la storia di Luigi ed Anna … ma questo Padre è una cosa sola col Figlio, per cui se vi scrivo del Figlio io lo faccio del Padre, come Gesù rispose a Filippo, che gli aveva detto <mostraci il padre e ti crediamo>, con le parole “da tre anni mi vedi, Filippo, e chi vede me, vede il padre!”.

C’è Beni’ Amino e completa il

gemellaggio ed i 12 nomi delle

Tribù di Cristo…

Benito Amodeo, concepito il 4 giugno del 40 uscì dal grembo materno il 17 febbraio del 1.941 dopo 258 giorni di reale gestazione, ma –in verità – dopo i mille +258 iniziati il 9-9-37 e comprensivi del dì iniziale e finale, tanto da porlo in 9-37/1 unità – egli pure concepito idealmente lo stesso giorno in cui lo fu suo fratello, poi nato nel 938.

Questi totali 1257 giorni di avanzamento da quello iniziato nel mese 9 e del giorno 9 dell’anno 37, assieme al suo vero gemello, assecondavano la loro nascita rispettosa dei 7 giorni della creazione fatta dal Dio che usa il 10 a sua immagine e generando poi un 66 e in 59 nei loro due primi nomi di Romano e Benito pone 125 decine dante dal 7.

Per capire cosa significhino 1257 quantità riferite ai 1.000 giorni di vita di Romano in relazione alla luce, divido i metri che percorre per 1.257 migliaia.

299793457 : 1257.000 = 238,4983˙7549 fino alla dimensione complessa 10^-8.

Sono i 138 dì premessi nel 1°, +100 (la vita di 73 anni del 2° che è 27=3^3).

Ciò esiste nel tempo del moto divino paterno del 7° n. primo 17, nell’ 0,5 del tempo unitario ½: la cui strutturazione unitaria decimillesima impone un Paolo=51 (la “realtà” del 4° nome di Romano) in moto nel 7600 indicante quello intero in giorni 1.000, di Romano 66 che sarebbe poi vissuto esattamente per 100 anni.

Il 1° con un destino di anni 87+26/2=100; il 2° di meno 27 a 100, essendo il moto corporale 3^3, della vita di 33 anni reali di Gesù Cristo.

Il destino di Romano era infatti quello di rappresentare il Figlio nella pura e invisibile Onnipotenza paterna, e allora è visto il 100 della sua reale vita vissuta in modo anonimo.

Il destino di Benito era invece quello di rappresentarlo sotto il puro aspetto <corporeo>.

Infatti, quando fu concepito il 4 giugno del 1940, egli iniziò la sua gestazione camminando con il suo e con il distinto corpo di Gesù, e la gestazione di 258 giorni – essendo duplice – fu di 516 giorni. Alla sua nascita, il suo corpo era anche quello di Gesù Cristo.

All’uscita reale dello Spirito Santo di Gesù da Romano, accaduta a Gerusalemme il giorno in cui nell’America dei Maia era ancora il 2112-12 del “famoso termine del Calendario Maia”, iniziò il periodo di “gestazione celeste” per il corpo di Benito, ed egli visse interamente i 258 della sua gestazione personale, cui si aggiunsero solo i 258 che erano stati della gestazione di Gesù, ridotti però dei 44 della presenza dei 2/3 di Padre e Spirito santo che seguitavano a essere su Romano.

Qui voi vedete le due gestazioni, ben comprovate dal calcolo esatto del computer. 516 sono le due nel grembo materno e a lato le due fuori, in sequenza ma senza i 2/3 del 66 = In potenza di Padre e Spirito santo in Romano.

I 100 anni della vita reale di Romano eccoli anche a pagina 100!

Solo in questi giorni Dio mi ha fatto sviscerare esattamente tutta la questione legata al destino di vita dei due fratelli!

Mi ha fatto capire la ragione essenziale della morte a 73 anni, 1 mese e 3 settimane, di Benito, con una vita totale di 26.712 giorni, rispetto alla mia che sarebbe durata 100 anni.

Benito, rappresentando il corpo, coi suoi 26.712 giorni di vita aveva 3.682 unità poste in principio del rapporto esatto dato dai metri percorsi da <c> 2999792458 in 26.712: gli 11223 esatti relativi alla trinità 3 del fratello che in 1122 decine era il moto di 6600/6 nei totali 6666/3 di romano, tempo 1/3 di quel 3.

I 3.682 giorni posti “In principio” per il 2°, indicavano il ciclo 10 dei 360° dell’angolo giro di tutto il volume 80 della realtà in tutto il suo complesso di 40+40, volume dato da 80×1×1 e che quindi necessitava di 80+1+1=82 lunghezze.

Essendo Benito a rappresentare la funzione reale e corporea i 10 giri di 360 gradi compiuti dalla lunghezza 82 da cui usciva tutto il volume 80, era il totale moto della realtà in tutto il suo volume complesso, negativo e positivo, reale-immaginario.

Grazie a questa unità reale posta in principio, la velocità della luce, che percorre 299792458 metri al secondo, attivando l’energia del fratello, ossia le 1122 decine date dal moto di 6600/6 nel 2222 dato dal 6666 che si muoveva nel tempo 1/3, doveva anche indicarlo nel 3.

Il tempo unitario 1/11223 dell’energia di Romano, alla velocità 299792458 della luce portava obbligatoriamente ai 26.712 giorni dell’intera sua vita, condizionata dall’Energia Divina di suo fratello, poiché Benito e Romano Amodeo erano la cosa sola del BRAsit BRA ALHIM, le prime tre parole di Bibbia, importantissime!

Quando – in seguito al comando <sit> (sia Romano) – io, Romano, vado, <vo>, ecco che mi ritrovo (io con ognuno) a essere uno BRAvo!

26.712 giorni, per Benito, significarono che Dio, il cui volume 10^3 è 1.000, e che – sia in JHVH sia in DIO è 26 –col prodotto 26x1000 sono messi in comunione! Poi esistono in tutto il tempo del n. 2 in “Anna” (chiamato anche lui così nel 3° nome) tanto che questo n.2 espresso

in “ Anni”, in giorni sono 365+365=710 … in un volume 710×1×1 che implica le lunghezze di 712.

Pertanto 26x100 +366+366 (cogli anni Bisestili, col 66 di Romano) determina in modo perfetto tutta la sua vita espressa nei giorni in cui un Dio reale ha preso corpo.

101.000 -26.712 sono i giorni 74.288 dati dal Valore 101 di Luigi Amodeo (moltiplicato per 1.000) che in 74 trascende 47=Amodeo, mentre in 288 comprende due

Romano Antonio 66+78 = 144, e dunque 288 +101.000 sono due (anche in Romano +3 Anna) più il nome del Padre a dimensione 10^3..

101.000 giorni sono anche i 1.000 giorni di Romano (a partire dai 138 premessi nella mamma) sommati alla radice quadrata di 10^10, che fissa in 100.000 il lato elettrico o magnetico.

Rispetto a questa presenza, quando Benito è concepito a causare la vita di 26.712 di Benito è quel 288, di 2 Romano, e 6 Anna, sommato al 74.000 che è il moto del Dio 26.000 in 100,000.

In tutti i casi, Benito non poteva vivere nemmeno un giorno, di meno o di più, data la sua interdipendenza sia con Romano, sia con Luigi Amodeo!

Era nato quando il Padre aveva esattamente i 12274 giorni che la luce aveva percorsi quando era moltiplicata con 2,99792458 (alla dimensione 10^-8) al 4.096 dato

esattamente sa 2^12, che sono il 2 del figlio numero 2, quando – dati anche a lui gli stessi 6 nomi in numero, dati al fratello, i due gemelli erano in potenza di 12 nel loro essere un <duo>, un gemellaggio

La nascita di Benito mi fu venduta come un acquisto fatto a Salerno, e mi fu mostrata la grossa scatola sull’armadio, in cui l’avrebbero portato.

Benito – con la sua nuova e reale presenza – è stato il segno concreto di quello che di trascendente mia madre aveva operato in me, facendo sbocciare una vita nuova dalla gioia della mia miracolosa guarigione.

Lo avevano comperato al mercato di Salerno e portato a casa in quello scatolone lì, sull’armadio!

Mentre a me diedero come nomi – guidati senza saperlo da Dio – il Nome Segreto di Dio a 42 cifre, a mio fratello diedero, sempre mossi da quella trascendente guida, altri 6 nomi che valevano nei numeri quanto i 9 da Adamo fino al padre di Noè e del Dio=26 in atto 10^3.

Mio padre era un tutt’uno con noi due, e sempre più in una sorta di vera e propria <venerazione> per nostra madre.

Per una sorta di premio, ella non ebbe più la mastite ai due seni, che aveva alimentato tutta la vita dei miei primi mesi, e provò – tutto al contrario – quella sorta di sottile piacere corporeo che accompagna le donne quando allattano al seno i loro figli.

I miei genitori hanno sempre fatto una grande fatica a parlare di sesso e io e mio fratello lo abbiamo conosciuto come per caso.

Ricordo ancora quando, a Salerno, ero coi miei amichetti, a 12 anni ed erano tutti elettrizzati a vedere, alla distanza di poco più di 100 metri,

un uomo che aveva messo al muro una donna, l’abbracciava, e muoveva in uno strano modo ritmico il suo sedere…

I miei coetanei sapevano esattamente quello che quei due stavano facendo, muovendosi in quell’insolito modo, mentre io no, non me lo dissero, restai nell’ignoranza, fino a capirlo da me anni dopo a Milano.

Nell’ansia di dover consegnare compiti a scuola che non riuscivo a terminare, io <venivo> e non sapevo ancora cosa mi succedesse!

Io e mio fratello siamo stati allevati come due “alieni” senza nozioni sulle questioni carnali; da bravi maestri vollero procrastinare più in là che fosse possibile anche quella nostra purezza di figli che nemmeno avessero la più pallida idea di cosa fosse per in adolescente il masturbarsi.

Anche tra loro due quel congiungersi doveroso, poiché poi porta ai figli, è stato fin dall’origine un evento totalmente <problematico>; la loro umana relazione si era basata sull’accordo – preliminare e tassativo – di evitare persino l’idea di una loro possibile unione, e questo accordo aveva avuto un collaudo, durato anni.

Lei aspirava alla purezza di Maria Vergine e Gino a poco a poco era stato portato non solo a vederla, ma anche a sentirla così, come una che l’avrebbe guardato in cagnesco se solo avesse intuito sue mire sessuali su di lei.

Giunsero vergini tutti e due alle nozze, e lì, in quella pensione accostata alle mura del Vaticano, si erano congiunti quasi a ragione dell’obbligo che hanno due sposini in viaggio di nozze, per cui in quella unica occasione tutte le remore erano saltate.

Entrati a Felitto, nella loro casa, la novità aveva impedito che ricadessero in quello stato inespresso per anni che era stato il loro prima. Subito era comparsa il lei la grave mastite, e i rapporti di coppia erano cessati. A Lui sembrava di rispettarla, e lei non faceva nulla per fargli capire che per lei invece non era più così: l’aveva amato e avrebbe voluto seguitare ad essere amata totalmente.

Quando terminò il doloroso allattamento, venne in Anna, che finalmente riassaporava la fine di quello strazio, la gran paura di una nuova gravidanza, e il marito, vedendo la sua esitazione, la scambiò per una reale sua profonda avversione per tutte le questioni di sesso, e a malincuore si adeguò all’idea che la sua sposa fosse fatta di quel “Puro Spirito” con cui gli si era presentata, nella sua totale avversione al matrimonio, e al suo ideale di essere una <Sposa di Cristo>.

Non lo dico inventandomelo o perché io sia uno spudorato!

Lo scrivo – doverosamente – poiché per me la <Privacy> e anche il <pudore> non sono valori positivi in assoluto, ma congrui solo con quell’area oscura su di sé, in cui tutti vogliono nascondere qualcosa che non sta bene sia messo in piazza per non essere svilito.

Non è per un sentimento di <pudore>, ma per un vero bisogno di sincerità estrema che io non faccio alcuna fatica a spiattellare in pubblico la relazione particolare amorosa intercorsa papà e mamma.

Lo dico agendo con voi come mia madre stessa fece con me, quando avevo 16 anni e – in un momento di particolare stress – si rifugiò in una confidenza con me e molto si lamentò: dell’aiuto che non riceveva, come era giusto, da suo marito e da noi.

Lei – che aveva il sogno di essere una Madre Badessa – era stata accontentata da Dio, ma doveva adesso badare a troppe cose, e da sola!

Ed era meglio così, poiché mio padre proprio era incapace di darle una mano, nelle questioni di casa, tanto che quando alla fine interveniva lui a mettere a posto le cose a modo suo, poi lei aveva da fare ancora di più, perché lui – nel suo voler fare ordine – disordinava invece, tutto quanto.

Non riesce ad aiutarmi, e io mi sento sola!

Non mi cerca nemmeno più come donna, come se fosse divenuto l’impotente che invece – ne sono certa – egli non è.

Non era quella la ragione e io vi ho spiegato quale essa fosse: lui l’aveva posta su un altare, come se fosse fatta di puro spirito e non avesse un corpo per quelle cose là…

Venne la guerra e mio padre non vi andò: da piccolo gli trovarono un timpano perforato da un maccherone, che era restato in sede..

Ha trascorso tutta la sua vita udendo da un orecchio solo e questo lo fece scartare al servizio militare e impedì che fosse chiamato in guerra.

Tuttavia la dovette fare – da Milanese – coi Felittesi.

La fuga non dall’Egitto, ma da Felitto”.

Luigi Amodeo, da Maestro, fu costretto ad aderire al Fascismo, e si ritrovò – tra i 1.800 felittesi – ad essere il più “titolato” tra gli iscritti, così fu nominato “segretario politico del Fascio” proprio lui al quale a Milano, quelli che non erano della sua stessa idea, avevano imposto di trangugiare d’un fiato mezzo litro di olio di ricino.

Se Gino avesse dovuto fare propaganda avrebbe esitato, ma i compiti “politici” ch’aveva si limitavano a quello di dirigere la sezione … collocata nel bar del paese.

I vari <bar> hanno inciso nella vicenda mia, <barattato> da una Baratta <atta> al Bar, e che avrebbe sposato la figlia del gestore di un Bar e che avrebbe vissuto poi 7 anni nella sua dependance.

Quel Bar fece molto male a mio padre.

Una sera c’era un ubriaco che non voleva uscire, ed era mezzanotte, l’ora della chiusura. Dopo di averglielo chiesto con le “buone” non restò altro da fare che prenderlo per la collottola e portarlo di peso fuori.

Questo gesto gli sarebbe costato una condanna a 5 anni di reclusione, non fatti grazie solo alla condizionale…

In quel paese dai tempi antichi il reale potere stava in mano ai signorotti… tipo i Baratta, nella persona di Francesco, ad Ostigliano.

Con l’avvento del Fascismo, era entrato in auge il “Podestà”, con le funzioni di un Sindaco, e a lui che “segretario politico” del Fascio fosse un Milanese totalmente avulso dalla loro storia, era un fatto che non andava giù: e non solo a lui…

Mio padre era poi un uomo schivo da tutte le camarille e liturgie paesane, che puntava almeno a rendere imparziale e dignitoso il suo ruolo … così era avversato da tutti.

Per contraccolpo a tutto ciò, Luigi finì per entrare sempre più nella sua antipatica parte, e senza disturbi, fin quando il Fascismo ebbe potere,

ossia ancora per poco, dopo l’entrata in guerra italiana 6 giorni dopo la morte e risurrezione del suo 1°genito.

Sei giorni dopo l’avvento di Gesù Cristo in lui, e per mano di un Re potente che non voleva proprio Hitler come il Messia…

Le cose non andarono come gli Italiani avevano creduto, illudendosi per la miracolosa fuga fatta dagli Alleati a Dunkerque, il giorno

dell’Avvento di Gesù…

E dopo la Strage degli Innocenti di quei <pochi morti> sacrificati dal Re e che avrebbero fatto piangere Rachele a Rama perché non erano più, e non si può più consolare!

I morti non furono quei pochi che avevano creduto il Duce marito di Rachele e il Re, poiché quel <castigo di Dio> della II Guerra Mondiale fu la <Strage degli innocenti> del mondo intero e non solo di Betlemme.

Il 9 settembre del 43 gli Alleati sbarcarono a Salerno e una colonna passò per la statale, per Felitto, e trovò una fila di sassi sulla strada, come se fosse il presupposto per un agguato di fascisti.

L’avevano messi sulla strada quei “bravi compaesani” di Luigi Amodeo, per farlo uccidere.

Per fortuna (o meglio per volere di Dio) i due Militar Policemen indirizzati a un autore dell’agguato che sarebbe stato il Segretario del Fascio mio padre, erano due oriundi siciliani.

Fatta irruzione a casa di questo nemico, capirono subito che era una specie di tentativo mafioso perpetrato per sbarazzarsi di uno che non c’entrava per niente, e se ne andarono, deludendo i veri attentatori.

Questi allora riesumarono l’episodio del bar, poiché quello che era stato messo fuori con la forza era il padre di un Antifascista ucciso in Spagna, nella guerra contro Franco.

Denunciarono mio padre per l’abuso di potere di un Segretario Politico Fascista contro il Padre di un eroico antifascista … e la buttarono lì, come la mina vagante che alla fine costrinse la famiglia Amodeo a fuggire da Felitto, proprio per una questione di <vita o di morte>.

Non la fuga del Figlio di Dio in Egitto, ma da Felitto, del Figlio, del Padre e di tutta la sacra famiglia.

Disse l’angelo a mio padre: <Alzati tu, tuo figlio e tua moglie e fuggite da Felitto>.

Fu una vera fuga che fu condotta nel rispetto di tutte le regole: prima scappò mio padre avendo il trasferimento in una scuola di Cava dei Tirreni, poi lo seguì tutta la famiglia quando anche Anna riuscì ad avere il suo trasferimento.

Questa seconda vera e propria Fuga in Egitto l’avrei fatta io nel 2.014, per fuggire dai tentativi di chi – per rispetto di un papa – mi avrebbe messo in un reparto psichiatrico, visto che io insistevo a voler dare quell’aiuto alla Chiesa che Giovanni Paolo II aveva chiesto ai filosofi, nell’Enciclica Fides et ratio firmata sapete quando?

Lo stesso 14 settembre – giorno di Esaltazione della

Santa croce – in cui nacque Rosa, ed era in persona l’esaltazione della Croce patita da sua madre Tresina da quel <Rio> di suo padre… s’ quel <Rosa-Rio> di cui vi ho già scritto,

Due inizi nel segno dell’esaltazione della santa croce che avrei patito io, che fuggii in Egitto per evitare che i <falsi amici> di Papa Francesco, per un mal-inteso aiuto dato a lui, colpissero me.

Alla fuga nostra da Felitto corrispose la successiva chiamata in giudizio, a Salerno, di mio padre che – in un momento in cui si volevano dare segni di antifascismo – fu un verdetto fazioso.

Il fatto in giudizio assecondò le accuse di violenza contro il padre di un eroe, e Luigi fu condannato a 5 anni, ma con la Condizionale.

Luigi fu costretto a ingoiare il rospo, ma fremeva in sé per quell’ingiustizia, contro la quale avrebbe potuto appellarsi, ma sapendo

bene come procedono queste cose, specie in presenza di un conflitto che in Italia era divenuto una guerra civile, vi rinunciò.

Visse da solo a Salerno, in attesa che la famiglia lo raggiungesse quando anche ad Anna sarebbe stato concesso il trasferimento, il che fu con l’inizio dell’anno scolastico del 1.944 e con la guerra ancora in corso.

La famiglia visse per pochi mesi in città, in un alloggio al pian terreno con un giardino pieno di rifiuti ferrosi, coi quali io giocavo, martellando su una incudine che era lì i fil di ferro; poi si trasferì fuori dell’abitato, ai confini con Vietri sul mare.

Fu in una casa che era stata una villa, cui si accedeva con un lungo viale colonnato, che si inerpicava sino a quasi 100 metri sul mare; aveva un giardino, con quattro alberelli di arancio e al centro un antico albero di fico, dal grosso fusto cadente, quasi sdraiato, sul quale si poteva salire stando ritti, a cogliere i fichi che ancora abbondantemente produceva.

Anna – per la sua esperienza paesana – volle ricavare al suo interno un recinto, in cui crebbe un maiale, e vi razzolavano le galline.

Nelle aiuole non piantò fiori, ma tutto quello che un contadino pianta nell’orto per le sue necessità alimentari.

I negozi erano lontani oltre un chilometro, ed era faticoso raggiungere la casa, per quei circa trecento metri di ripido viale, ormai malandato, al quale, ad una ad una, erano quasi tutte le sue colonne, che sostenevano un pergolato che tenacemente resisteva. Luigi, invece, operò alla “bell’e meglio” e raddoppiò le tre molto ampie stanze, una in fila all’altra, creando un divisorio con assi di legno e compensato poi ricoperto con carta da parato.

Così i locali rabberciati non prendevano luce ed erano senza molta areazione, destinati a essere magazzini.

Ma tre felittesi, che aveva avuto come scolari prima della fuga, superate le elementari al paese, per frequentare le medie a Salerno lo supplicarono affinché li ospitasse e li aiutasse negli studi; così si aggiunsero, e occuparono uno dei tre locali, che dovevano essere solo di servizio, per come erano stati concepiti.

Così Anna, aiutata solo da Peppina Mollo, la cameriera che già ci aveva servito a Felitto e che ci aveva seguito, ebbe un carico abnorme. Terminato il suo mattutino impegno a scuola, si occupava di tutta la gestione economica della famiglia, provvedeva alla spesa e cucinava, e con una macchina da cucire confezionava gli abiti, provvedeva all’orto.

In ciò, Gino non sapeva darle una mano, e quando ogni tanto ci provava, era quando – vedendo il disordine – interveniva per risistemare tutto come si doveva, e allora scompaginava le carte a mia madre, che, pur in tutta quella confusione, aveva dato il loro posto a tutte le cose.

Il maestro il pomeriggio assisteva i felittesi nei compiti e giocava coi suoi due figli e gli altri ospiti, che aumentarono presto di numero.

Infatti ad Anna serviva aiuto, e Rosa, la sua sorella maggiore a Ostigliano, aveva sette figli, due maschi e 5 femmine, e Gennaro, il maggiore dei due, stava diventando un monello, aveva bisogno di guida e di chi lo facesse studiare.

A Romano e Benito, s’aggiunsero Gennaro e Anna i figli di Rosina.

A conti fatti vivevamo in 10 a “Villa Caiafa”: noi 4, Gennaro, Anna, Peppina e i tre felittesi durante i periodi di scuola, formando una vera e propria piccola “comunità”.

Comportava, per Peppina, fare da mangiare per 10; i tre studenti badavano a tenere in ordine i loro “locali”, ma poi partecipavano ai pasti, e davano in cambio alla famiglia i prodotti dei loro campi, a Felitto.

Gino era soprattutto il compagno mio e di mio fratello, in tutta una serie di attività di gioco: dalle bocce giocate nel vialetto centrale, al pingpong, su un tavolo da lui fatto alla meglio. Qui siamo nel giardino.

Vedete le pannocchie del granturco: mio padre, alto 1,60 e sempre in lotta con la sua pancia; mamma, m. 1,50, allora pure lei in carne e.. Teresa Polverino, una vicina sorridente, che fa capolino in alto a desta.

I pattini a rotelle furono uno spasso, per tutti quelli che li provavano e facevano capitomboli tali da fare scoppiare dalle risate.

Ci fu un periodo in cui li tenni ai piedi per giorni interi, e mi muovevo correndo su e giù nei locali solo su quelle rotelle, che erano metalliche e molto scorrevoli.

Poi i giochi che richiedevano la mente, da tornei di battaglie navali e un gioco, in particolare, chiamato “Lotte di belve ai tropici”.

Lo regalava la Marga, una produttrice di lucido da scarpe, a tutti coloro che inviavano un disegno delle scatole di cromatina, e noi glie ne avevamo mandati tanti, ricevendo in cambio una gran quantità di scatole di quel gioco.

Erano quadratini di cartoncini con su l’effige delle varie belve, tenuti ritti da una base di cartone che fungeva da cavalletto, che dovevano attraversare un passaggio lineare posto tra i due campi avversi; allora ogni giocatore li metteva in sequenza, e li muoveva contro l’opposta fila, dicendo: <aggredisco! >.

Allora si scoprivano ogni volta i due contendenti, e la belva più forte si mangiava la più

debole; vinceva chi riusciva ad andare alla fonte ubicata nel campo avverso.

Nella preparazione dei compiti per la scuola – invece – il maestro non interveniva mai in aiuto, ai suoi figli; aiutava solo i tre studenti che erano con noi come se fossero in un convitto.

Tutti e due i genitori erano dell’dea che dovessimo essere totalmente liberi di seguire le nostre vere inclinazioni.

La mia scuola elementare è stata veramente “sui generis”, poiché imparai a leggere e scrivere “miracolosamente”, a detta dei miei genitori, in quanto impari da me, quando fui portato semplicemente per qualche giorno a starmene per conto mio in fondo alla classe in cui mia madre insegnava a Felitto, le due o tre volte in cui Peppina andò dai suoi, che vivevano in un altro paese.

Il dì in cui vidi uno degli scolari che stentava a leggere una frase sulla lavagna, sbottai contro di lui un offensivo <come sei scemo!>.

<Romano! Credi sia facile?>

<E che ci vuole?>

<Allora leggi tu!>

Io lessi tutto senza alcuna difficoltà e lei ne fu sbalordita: era impossibile che io avessi imparato da me, in quelle quattro o cinque volte – sparse qua e là – in cui, invece di giocare in fondo alla classe, ero stato attento a quanto lei insegnava ai suoi alunni.

Ne avevano tratto – tutti e due i miei genitori – che io dovevo avere le potenzialità di un genio, e che non andavano disturbate; di conseguenza non sollecitarono mai più del dovuto né si intromisero, su come io e mio fratello affrontassimo i nostri studi.

Mio padre era stato un <fai da te> e mia madre no, ma entrambi avevano toccato con mano che una iniziativa prettamente personale dà i risultati migliori e che, quindi, se i loro figli erano lasciati alla loro soggettiva inclinazione, erano educati meglio.

Chi aveva detto che dovessimo “abbracciare” lo studio per divenire “dottori” anziché puri prestatori d’opera? Ogni “mestiere” soddisfa, se è

quello che è prediletto dal soggetto singolo e non è imposto dalle convenzioni sociali che esaltano chi ha studiato.

Esse spesso portano a risultati personalmente insoddisfacenti e non per questioni di denaro.

Già allora alcuni mestieri erano più remunerativi di tanti incarichi più o meno professionali.

La conseguenza al mio avere imparato in quel modo “da me” a leggere e scrivere, su di me, fu di avere gustato in pieno il valore della mia personale scoperta, fatta a modo mio.

Feci tre anni delle elementari a Felitto, da cui venni via a 6, e avendo anticipato di un anno sulla mia classe, uno seguendo mia madre che insegnava vicino Salerno, e mi portava con sé.

Infatti era un problema la scuola elementare alla distante Salerno, per uno scolaro di soli 8 anni.

Quando ne ebbi 9, si fidarono a lasciarmici andare da solo.

Feci poi anzi-tempo l’esame di ammissione alla media, poi tre anni alla scuola in via Barra, e gli esami della licenza media all’età di 12 anni, ove fui promosso “quasi” con la media del 7, ed ero il 3° della mia classe, qui il 2° in basso da destra, abbracciato da Buonocore, e coi miei compagni, grandi amici!

Ricordo che una volta avevo 5 in una materia e tutti insieme spinsero il professore a interrogarmi di nuovo, poiché erano certi che io ne sapessi, molto, molto di più.

Benito ebbe una preparazione meno frastagliata, potendo frequentare tutta la scuola elementare, poiché mia madre ebbe il trasferimento a Salerno e poté accompagnarlo, portandoselo con sé.

In tutto questo tempo, la vita di Luigi Amodeo si svolse con la mattina in cui seguitò ad andare a insegnare a Cava dei Tirreni, e il pomeriggio trascorso come ho già scritto, da sostegno ai tre studenti delle medie di Felitto, da accanito lettore di libri (cosa mai cessata) e da compagno di gioco di noi figli.

In quella piccola comunità di 10 persone, io avevo trovato il la mia collocazione ideale: ero come un principino, attorniato dai miei cugini, Anna e Gennaro, da mio fratello, e sostenuto anche dai tre felittesi.

Benito seguiva a ruota e faceva tenerezza allo zio Antonio, tanto che quando veniva da noi, aveva attenzioni solo per lui, il che mi ingelosiva terribilmente.

Fui gelosissimo di mio fratello quando Cupido si presentò nella mia vita, nelle fattezze di mia cugina Lisetta, figli di zia Antonietta, quando venivano da noi a trascorrere l’estate, prendendo il posto libero lasciato dai tre di Felitto che ritornavano al paese.

Qui a sinistra vedete la zia, e di fianco a lei Benito e la causa della mia gelosia, di fianco a Carla, figlia del padre Carlo; poi me e mia madre.

Lai giocava solo con Benito, come faceva lo zio Antonio…

Molti anni dopo ho saputo almeno la ragione del comportamento di mio zio Antonio, che così palesemente mi trascurava.

Vedeva Benito come se fosse trascurato da tutti, per la sua totale discrezione, che risaltava rispetto alla mia esuberanza.

La venuta tra noi di nostro cugino Gennaro, che come età era una via di mezzo tra i nostri anni, fu in un certo senso “catastrofica” rispetto ai rapporti tra me e il mio fratellino.

Benito restò isolato nel suo essere non un “timido” ma un “riservato” e Gennaro fu il mio compagno nei giochi; col nome già alludeva alla <Geenna> di A.Ro.

Fu come un divaricatore tra due nature gemelle, sì, ma che già opposte per natura e facilmente separabili.

La mia natura era acuta, penetrante, esplosiva, intraprendente e… avventata; la sua era meditativa, attenta, prudente: quella di uno che, prima di pronunciarsi, stava a considerar bene tutte le cose.

Poiché ho definito “acuta” la mia, la sua era simile ad un angolo piatto, totalmente “spuntato”, e si sarebbe poi manifestato in pieno nella vita, divenendo un campione negli scacchi, un gioco nel quale occorre considerare tutti i pezzi, e non solo quei due o tre con cui io andavo all’attacco.

Quando imparammo a giocarlo, io lo sorprendevo sempre, coi miei attacchi di punta… ma giunse il momento in cui lui, muovendo tutto il suo esercito, cominciò a vincere lui e non smise più; giunse a battermi un giorno (quando eravamo ormai adulti) giocando lui alla cieca, e io avendo invece davanti tutti i pezzi da osservare e muovere.

Era divenuto capace di tenerli tutti lì, schierati nella sua mente, al punto da giostrarli nel modo più opportuno per vincere, e vinceva!

Così fatti, eravamo complementari, ma – per esaltare i nostri due singoli e singolari modi di essere – la vita non ci ha poi dato mai modo di cooperare.

Probabilmente ci saremmo fatti da intralcio, l’uno all’altro.

Una sola volta tentò di darmi una mano dopo che un suo stimato terribile professore universitario aveva apprezzato molto il mio lavoro e si era proposto a me come aiuto.

Benito ne fu stupito! Aveva visto le mie ricerche fatta nel campo suo della fisica – io laureato architetto – con tutto quel senso di “superiorità” che diventa un vizio per i Fisici.

Giudicano la questione divenuta così complessa che implica laboratori di ricerca, mezzi reali, insomma tutto un apparato per cui non è sufficiente a portare avanti la fisica la pura e semplice mente, per quanto “acuta” – come la mia – potesse essere.

Solo accade che, mentre nel gioco degli scacchi tutte le regole sono ben note, e basta solo servirsene, il progresso scientifico non è una pura e

semplice deduzione dalle regole note.

Ogni vero innovatore si è sempre scontrato con le cose che erano note “prima”, e così io, mi ero scontrato con l’idea di mio fratello che occorressero anche strutture reali, competenze che io non avevo, per cui mi lasciava fare, vedendo il mio piacere a farlo, ma non mi “considerava” in grado di potere scoprire nulla di nuovo.

Quando invece seppe che il suo stimato Professor Fazio si era accorto della straordinaria e vera via nuova su cui avviavo io la scienza fisica, finalmente provò a darmi una mano.

Ma il suo tentativo – coi metodi noti, rispetto ai mei balzi nell’ignoto – era come il voler mettere “pezze” che li intralciavano.

La Provvidenza tolse di mezzo quel Professore e impedì che le due inconciliabili vie; la mia e di mio fratello, cercassero un incontro che in ultima analisi avrebbe frenato la mia assoluta “acutezza” che era tale da “perforare” tutti i misteri.

L’aiuto di Benito, dato alla mia vita, avrebbe finito per “spuntare” la mia punta, e Iddio se lo è preso subito dopo la volta in cui si oppose quasi “infastidito” alla mia pura e semplice tentativo di fargli provare le prove che avevo io sulla vera validità della cabala!

Mi disse: <Basta con questa storia! La cabala è una scemenza e non voglio più ascoltarti se seguiti su questa via sbagliata!>

La settimana dopo, lui che era in salute e senza indizi che lo lasciassero prevedere, cadde al suolo per un colpo apoplettico.

Il successo pieno del Padre

Luigi Amodeo, scese a 24 anni a Salerno senza arte né parte, e con la sola VI elementare come titolo di studio.

Sotto la guida sapiente di Mariannina Baratta divenne Maestro. Quando passarono i 20 anni che gli consentivano di partecipare a un concorso per Direttore Didattico, vi partecipò e lo vinse.

Con questi atti, egli compì il vero miracolo di uno “Spirito santo” che – con la sola VI elementare da lui frequentata – concluderà la sua attività da Direttore degli stessi maestri.

Si pose il luce – ma in modo totalmente oscuro e divino – come un creatore di luce nei suoi stessi figli.

Generò il primo avendo i 11160 giorni esatti che sono il moto esatto della velocità reale della luce che nel vuoto percorre 299.792.458 metri ogni minuto secondo, che nei 11160 giorni sono 964.224.000.

Esistendo in un complesso positivo e negativo (elettromagnetico) sono 1.928.448.000 e mancano di 10×10^6 rispetto al complesso 1938×10^6, nella dinamica di 44×10^4 reale 8×10^3 immaginaria 299792458 ×10^6 : 1.928.448.000 = 155.457,8904

+155.457,8904

- 155.041 che sono 80 volte (tutto il complesso) il 1.938,0125

=000.416,8904 è 416,6 +0,2904 ed è la realtà 410 nel ciclo 10, dell’energia 66 nel tempo unitario decimo, e nel tempo del 10° numero primo 29, esistente nella realtà di 4 decimillesimi.

Quand’ebbe il 2°genito, Luigi aveva i m 2,99792458 corsi da <c> in 10^-8 secondi, moltiplicata per 2^12, il 2° figlio in potenza dei 12.

Quando andò in pensione, e Romano l’avrebbe voluto al suo fianco a gestire l’azienda Editoriale che aveva fondato, si comportò come il Padre che vuole restare sempre prima del Figlio e si mise proprio (senza volerlo) nei panni del padre di Gesù Cristo. Comperò un banco da falegname, lo mise in cantina e la trasformò nella sua falegnameria.

Poi – nel suo ruolo di Padre di RA, Dio – ma senza farlo per questo (fu la Provvidenza Divina a mettercelo) si iscrisse a un corso per corrispondenza intitolato Radio-ElèTTRA , e cominciò a costruire … RADio, una dopo l’altra, senza sapere che ciò alludeva al suo ruolo paterno di artefice del figlio RA che camminava con Dio.

Il successo pieno del 2°genito

Benito ebbe una vita di successo.

Già tutti i suoi nomi l’avevano scritto in sé:

Benito: = ad uno andato bene, in relazione al Romano suo fratello

Vittorio: = al finale <Io R> ch’impersona un io Romano e vittorioso;

Anna: = a Romano, nel suo 3° nome, affidati alla Sant’Anna degli <Osanna nell’alto dei cieli>, l’Anna che <osa>… e vince;

Giovanni: = a chi precede sempre il Signore, anche quando non è il Battista, e gli giova negli anni futuri;

Vincenzo: = nell’“entius” del Vincentius, a una <entità> vittoriosa;

Amodeo: uguale al cognome suo del padre e del fratello in un latino che – per un Romano – è: io amo <da Dio>, provenendo da Dio e procedendo <cum, in, per, su, fra, tra il Deus Romano>.

Il valore nominale dei suoi nomi è quello della Sezione

Divina:

18 +48 +66 +144 +180 = 426, uguale a:

+026 il Dio “nominale”, sia in JHVH, nella gematria ebraica, sia al Dio nell’Italiana, sia al reale Creatore di ½ anno in 7 giorni;

+400 è il 100+300 nel Dio Uno e Trino che si fonda sul quanto 10×10 che è l’area 100 del Dio JHVH quando si esprime in un <Io Sono il 10 di me che valgo il 10> e del Dio

ALLAH

che da 100 meno 1 trae “altri 99 suoi nomi”.

426 valgono anche i nomi dei primi 9 uomini: Adamo, Set, Enos, Kenan, Malaleel, Iared, Enoch, Matusalemme, Lamech (Noè escluso: Roma-Noè).

Con tutte queste premesse in positivo, Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo non poteva essere altro che un vincente.

Sempre tra i primi in tutte le classi, dalle elementari, fino alla laurea in Fisica, Benito ha dovuto sempre confrontarsi con l’esuberanza di suo fratello, dal temperamento avventato di chi non ci sta tanto a pensare e si lancia in tutte le cose, non valutandone mai a dovere i pericoli, uno come un pugile che quindi incassa molti colpi e poi rischia il tappeto.

Benito fu la prudenza, l’accortezza e capacità fatta persona.

Quando i suoi genitori gli chiedevano un parere, non si esprimeva mai, convinto di non saperne abbastanza per dar loro consigli avveduti. Il gioco degli scacchi era quanto faceva per lui, essendo chiaro e definito il valore di ogni pedina; e le sapeva giostrare fino al punto da avere fotografata nella sua stessa mente l’immagine della scacchiera con su tutti i suoi pezzi; e li manovrava, proprio come se egli li avesse davanti a sé, non solo da guardare, ma anche da manovrare. Giunse ad umiliare suo fratello Romano, giocando contro di lui una partita “alla cieca”, in cui lui non vedeva i pezzi e il gioco, mentre suo fratello sì.

Laureato in Fisica, fu, infine, il CEO di un Ospedale in Sicilia, dopo di avere svolto compiti importanti di consulenza, per gruppi privati e governi di Stati, tra cui la Macedonia.

Ebbe tre figli, nati tutti nello stesso 1.975: Paola il 26 gennaio e due gemelli il 20 dicembre: uno, Marco, “perfino nato col calcagno storto” come per la mano di Giacobbe (il suo gemello Andrea) che in Bibbia serrava alla nascita il calcagno di Esaù, per mettersi prima di lui.

Essendo Uno con Romano, Benito sposò una donna nata 11.3, dopo che il fratello ne aveva sposata una nata 11.1.

La sua totale capacità di gestire le <cose note> lo resero incapace d’intravvedere quelle <del tutto ignote>, cioè trascendenti la realtà; quello era il campo “In Potenza” in cui valeva Romano: <verità “in Atto”, in Benito; “in Potenza” in Romano, due Amodeo (realtà 40 in Atto in 7)> uniti in Bibbia, 1° libro: BRA sit (sia Romano!).

Il Calvario del 1°genito

Romano, il 1°genito sembrerà fallire tutti i suoi scopi.

Ma a 30 anni, come accadde a Gesù Cristo, avrà cinque anni (2 in più) di un trascendente successo divenuto all’improvviso visibile… per rinunciarvi poi da sé e nel vero proposito suo di <Dar Corpo al Cristo>.

Vivrà provandocisi dal 1.975 al 1078-79 in cui chiese al Tribunale di Milano tre fallimenti per Romano Amodeo.

Fu un triplice calvario ad accadere e avente questo nome, di una S.r.l, e di una ditta individuale nelle due croci e estreme, e – in mezzo alle due – la croce della sua persona , fallita anche con sua moglie.

Avrebbe potuto riprendersi, ma sua madre si ammalò del Morbo di Alzheimer e allora si tramutò nel suo badante.

Nel 97 lui e sua madre furono a Saronno, ospiti in un locale di Gigi Flocco e Barbarina Baratta; e là RA dimostrava vere le ragioni di Cristo. Papa Giovanni Paolo II le cercò colla Fides et Ratio e Lui cercò di portargliele… Ma ormai egli era quell’ultimo che bussò in Vaticano e non gli aprirono, come quell’eterno e incredulo Sinedrio che seguita a opporsi alle Ragioni di Cristo e crede vere solo le sue!

Romano ha compiuto opere straordinarie, ma nell’estrema solitudine di un abbandono da parte di tutti gli increduli.

Solo il cugino Nicola Morra, di Salerno, arrivò a comprargli apposta la casa in cui oggi sta, per farlo vivere decentemente, quando seppe che da 20 anni viveva da povero, in 20 metri quadri privi perfino del servizio.

Romano ha scritto 150 libri circa mai letti da nessuno! Per quanto una parte fosse su Issuu.Com e una parte in vendita su Amazon libri. Ha potuto farlo poiché Dio – tenendolo nell’ombra più protetta che potesse esservi – gli ha dato il tempo e il modo che ciò accadesse.

La prima parola ripete il

titolo BRASIT

ci dà il Soggetto in atto

1a parola BRASIT, nell’acronimo delle lettere, è

“In

principio”, per Giovanni

1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

2 Egli era in principio presso Dio:

3 tutto è stato fatto per mezzo di lui , e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

ERA può essere <è RA> e Lui – come abbiamo visto – può essere il nome di Allah letto allo specchio in lingua italiana.

Giovanni così comincia il suo vangelo, ficcandosi proprio nella origine della Sacra Bibbia, intitolato “In principio” e ancora non tradotto – come avrebbero fatto in futuro gli Italiani – con “Genesi”.

Genesi tradisce la fedeltà della versione, ma non l’essenza del libro: esso racconta la genesi del Dio che per 365 dì poi resi periodici in 365 anni, cammina con il 7° Creatore: Enoch ( ch’è NO , in Romano).

Giovanni ha visto il Verbo , in principio, ed esso esiste veramente: le ultime tre lettere (del complesso spaziale delle 3+3 che ne compongono la parola), date da SIT, sono l’indicativo presente del verbo latino “sum”, io sono, nel suo congiuntivo.

SIT è l’ordine eseguito, dato dal <che sia!> Romano, pura energia!

La prima parola, nelle sue prime tre lettere, è la parte delle prime 3 parole, che sono la triade soggettiva ordinata in modo “onnipotente”, affinché essa <fosse> fatto secondo un’<offerta irrifiutabile!>.

BRA infatti è una parola – la 2° – dopo quella iniziante con lo stesso BRA che è un verbo che sarà tradotto con “creò”, per cui il BRA sit BRA sono tre verbi in cui <sit> è il congiuntivo, di un <sum> Romano posto da due <creò> uno soggetto e l’altro complemento oggetto.

Creò <sia Romano> creò.

Lo creò con: <Sia colui che – Romano – sia un IO-SIA Joshua!>

È il Creatore che si riversa nella Creatura sua Figlia.

È Dio Creatore che ha deciso di camminare con Romano finalizzato a impersonare sé e lo Spirito Santo di Gesù.

Nella versione italiana, BRASIT è trattato come un avverbio di tempo, quasi fosse un <dapprima> mancante nel soggetto e come in sua attesa … e che sarebbe stato trovato nella terza parola ALHIM.

Su questo mio libro scriverò le “parole” fondamentali impiegate sempre usando il puro acronimo del nome delle lettere ebraiche implicate, affinché esse non siano poi confuse con la dizione della loro lettura, che convertirebbe il puro acronimo ALHIM in un nome letto come “Elohim” e con una A che si tramuta in E quasi fosse inglese... Così io non commetterò errori di lettura, come quello, qui, di scambiare un complemento oggetto, creato <HIM> dal Creatore, nel soggetto creatore HE, Egli, Dio, posto in principio. Il soggetto è nascosto, è Colui che <Creò> essendo la creazione in sé e di sé; anche se è presentato in modo rigorosamente presente ma invisibile a chi non è stato dotato degli occhi adatti, assecondando il 1° comandamento del decalogo: <non nominerai il nome di Dio invano!> Il che significa che – se lo nominerai per come Egli è veramente –non lo avrai fatto invano, senza riceverne un utile.

Infatti riceverai ogni sorta di doni e talmente tanti che mai potresti attendere e nemmeno giungere ad immaginarti, data la prodigalità del Dio Onnipotente, Nostro Signore, che si dona infinitamente a chiunque lo cerchi con cuore sincero, e si umili in tutto, nel mondo reale.

Si dona senza ritegno, ma in modo occulto dicendogli non nominerai (che sembra un ordine ma è solo un dato di fatto, contro il quale la Creatura nulla può) per non impedire a chi non lo cerca in questo modo, di compiere il suo <peccato>!

Questo sta nell’essersi l’uomo determinato nella sua <privacy>; cosa intollerabile per il Dio della Comunione e Condivisione Assoluta. Chi nomina Dio come un <altro> rispetto al suo IO-SONO, costui sì! compie il peccato di nominare l’ASSOLUTO con un termine avente limiti, laddove l’Onnipotente non ne ha alcuno, e per definizione <sciolto da ogni legame> al di fuori di quelli che Esso ha in sé e stanno nell’Unità e Trinità poiché questi due limiti definiscono senza definirla la Duplicità Paterna di Dio, che precede quella Filiale.

Al punto che quando Mosè chiese – espressamente – a Dio, il suo nome, l’espressione descritta JHVH e da non pronunciarsi (per superare grazie alla non lettura il limite imposto con la sua scrittura) rispose:

< “Io Sono Colui che Sono”: IO-SONO>

Il suo nome – in forma accettabile – sta in questo modo nell’<essenza assoluta e soggettiva, Trina ed Una, dell’Essere: dell’Essere: dell’essere: di colui ch’è in essere a titolo Personale> .

Fu totalmente chiaro ed esplicito

dichiarandosi un Essere fondamentale e infinito, unitario e soggettivo, e per contrapposto, esistente in una Suprema Comunione che è la Liberazione totale e definita in modo indefinito da ogni limite per un Essere Assoluto.

Il Signore si espresse nel suo verbo soggettivo dato da <SONO> con una parola che traslitterata nelle lettere che hanno lo stesso ordine in italiano, mostrando il nome <ELEA>, segnala il luogo in cui questo accadde, nella storia umana del pensiero filosofico, che ama e ricerca il vero, per elezione, per vocazione, per libera scelta, altrettanto assolutamente libera!

L’EPIFANIA di San Matteo, fantasticata e raccontata in modo che apparisse sognata dal padre putativo di Gesù, Giuseppe, era già accaduta sotto il monte Stella (St. EL là), in Cilento. 5 secoli a. C.. Era accaduta: <là> è 11, è 66/6, 1/6 di Romano=66, energia in Onnipotenza; ST è 35, è ½ della dinamica 70 trascorsa da 30 (Dio Trino) in 100; EL è 15, è 66=Romano -51=Paolo (realtà di Romano); 11+35+15=61 è SANTO: è il moto di 10/2 in Romano.

Ad essa avevano puntato il loro cammino, i tre Re Magi, come ad una stella e non al luogo: <là> in cui il Santo EL sarebbe apparso.

Si sarebbe mostrato nella più nobile e disinteressata azione fatta e fattibile, dall’uomo che cerca di conoscere il vero, distinguendolo da quanto e solamente apparente, pertanto credibile, ma falso.

I tre reali Re Magi erano realmente già stati Senofane, Parmenide e Zenone: il 1° da puro ispiratore e restato in Grecia; il secondo e il terzo da attuatori reali di quella autentica Epifania, resa manifesta al mondo, dell’Avvento del Dio dell’Essere <IO-SONO>.

Questa fu l’altra dizione, nella lingua ebraica che tiene conto dei cicli unitari, delle decine e delle centinaia, nel loro linguaggio e che così si espresse, nella risposta data a Mosè:

Ebbene, nel linguaggio che rispetta le gerarchie unitarie decuple e centuple, questo risultato è parte di questo conteggio:

111.111^2 = 123456 54321 .

Si tratta della presenza 1/6 del 666.666 che presenta il 66=Romano, nei suoi tre ordini di grandezza: al naturale, nei centupli e nei centupli dei centupli.

Ciò dimostra in modo inconfutabile che – alla base della crescita unitaria che noi vediamo presente realmente, nel nostro mondo del visibile – esiste quella parte che c’è, ma non si vede; che divinamente la trascende e che, nel linguaggio, vale giusto quanto la definizione di sé, data dall’innominabile Signore Onnipotente a Mosè: io sono il totale unico vero invisibile servitore della vostra apparente grandezza.

Il peccato umano sta nel non servire al bene degli altri, ma di appropriarsi e lottare per la propria <privacy>.

L’uomo s’impadronisce del “personaggio” che il Signore gli ha offerto – per ora solo a lui ma poi a tutti gli altri – come persona da condividere in pace con tutti! E lotta in tutti i modi pur di difendere la sua personale conquista, come se fosse il tesoro fondamentale che ogni uomo ha nel “suo” IO. Non sospetta che tutti – se lo vorranno – saranno LUI e smascherati tutti i vizi accuratamente nascosti

In verità, essa è solo una parte infinitesima, del Dio che come N^0 = 1 crea <ognuno> di noi, dandoci una parte esclusiva N, di sé = N infiniti … ma in una sorta di <concessione momentanea>: come in ogni spettacolo in cui <Romeo e Giulietta> non furono il dominio esclusivo dei soli primi due attori che gli diedero vita sul palcoscenico, nella <prima> rappresentazione dell’opera di Shakespeare.

L’uomo non svanirebbe, in sé, se si riconoscesse essere nel suo SOGGETTO, quanto è di caratteristico in Dio: la sua SOGGETTIVITÀ ASSOLUTA.

Questa espressione vi dà il segno della totale possibilità posseduta dall’Onnipotente, che giunge perfino a poter ESSERE il suo NON ESSERE, senza – con tutto questo – cessare d’essere.

L’Assoluto si disgiunge: in positivo e negativo, che sono opposti e tuttavia non si annullano del tutto: solo nel flusso, poiché gli si contrappongono nei due lati del piano ortogonale.

Ove l’assoluto esclude ogni altrui assoggettamento, esso si fa SOGGETTO ASSOLUTO IN SÉ.

E diventa il Padre Assoluto di infiniti spiriti Elohim esistenti tutti nella infinita Comunione di tutti presenti nell’unità di Dio: espressa matematicamente e così “determinata” in N/N che però sono due ed “indeterminati”, definiti … ma in infiniti infinitesimi, il cui rapporto simbolico è dato da ∞/∞.

Adotta come infinito, ∞, proprio l’8 che ha la sua stessa forma, quella in verticale che non patisce gli scherzi che fanno gli specchi, che capovolgono misteriosamente la destra con la sinistra, ma non l’alto con il basso, tanto che un asse terrestre ci metta la bellezza di 10^10 anni … poi a rovesciarsi nelle sole 12 ore che dimezzano il giorno in una metà in arrivo e l’altra metà in partenza.

È una questione di “magnetismo”: noi, in tutta la vita cerebrale, vediamo sempre in moto l’elettricità dell’onda elettromagnetica sulla base della magnetica come del discendente 54321 del Dio Io sono.

Se mettiamo degli occhiali che rovesciano ogni cosa in quella opposta e ci guardiamo allo specchio, accade che per un breve istante ci vediamo capovolti anche nello specchio… ma dura poco: il cervello –accertato l’orientamento elettromagnetico – ripristina immediatamente il nostro senso dell’alto e del basso, nonostante gli occhiali!

Naturalmente, appena tolti, l’immagine ci mostra noi coi piedi in alto … per quel breve tempo che il nostro cervello nuovamente ci orienta nel verso del N/S che ha l’asse terrestre.

8/8 = 1/1 unifica tutto, ma noi sempre usiamo 1/8, come tempo, per poi poter vedere 8/1 come la realtà unitaria in tutto il suo complesso.

L’assoluto ci consente di dividere lo spazio rispetto al tempo, nelle loro forme umane e cerebrali, che rispettano il principio di azione e reazione, e vediamo ogni atto in 1/8 di tempo, in quello del suo aspetto FALSO, dato da 8/1.

È l’unico modo, questo, per “credere” infinitamente grande l’Universo, tramite la sua percezione infinitamente piccola, attuata attraverso un tempo “infinitesimo”, e lo stimiamo ∞ tramite 1/∞, Qual è la causa? Quale l’effetto? Quando l’Universo è 1/1 e 1 dm^3 è 1/1, sono a “grandezza reale” e il 1° è immenso rispetto al secondo, oppure – essendo 1/1 tutti e 2 – i due sono uguali, e sono solamente io che li diversifico tra loro, osservando il primo tramite il tempo 1/∞ e il secondo mediante quello opposto ∞/1?

La risposta sembra scontata: il riscontro è <oggettivo> e non <soggettivo>: per vedere l’universo, che è immenso, io sono <costretto> a usare il tempo infinitesimo, tramite un atto naturale e non volontario.

Invece la risposta scontata non è!

Se non fosse proprio l’automatismo della mia mente a imporre unitario il 10, mettendo 1/10 “in principio”, tutta la visione espansa apparirebbe così come è tutta: ancora e sempre “imprigionata” nel 1.938,0125 che è il punto di origine con la sua datazione.

La sua data, posta “in principio” è dovuta unicamente a un calcolo, che è stato imposto – come principio – alla mia ragione: <devi considerare che ci sia 10/1 in principio, e che sia 20/1 quando è traslato interamente nel suo “principio”: tu ponilo in 666, e “considera” che si sia mosso di 646, come il Dio ALHIM, nella sua Unità di Tempo e 3×646 nella sua di spazio.>

Allora tu Romano, hai posto “In principio” lo spazio-tempo dato da meno anni 1.938, in quella che è l’intera rotazione di tutto il tuo mondo, ammassato magneticamente, e dirai che è l’anno +1.938.

Perché la Bibbia ha posto “In principio” i 10 fattori da Adamo a Noè? Perché li ha diversificati in anni in cui sono stato “Padri” e in anni ancora “Figli”… e questo a monte di un Diluvio Universale come valore “estremo”? Perché?

L’ha fatto proprio per determinare questa somma:

Essa dà il 64,66905 cui è imposto “in principio” di essere osservato in base al tempo 1/10 che lo moltiplica per 10 e lo fa divenire 666,6905/10 nel suo “unitario” Spazio-tempo”, dato da 10/10, in cui il 10 si è mosso 646,6905 volte “per il puro principio, legge, imposizione” – chiamalo come tu vuoi – di considerare 1, quello che è 10/10.

È la Bibbia, in questa somma di rapporti di causa ed effetto, a mostrarmi il risultante 646 “come” il Dio ALHIM, nel suo “spazio di tempo” ossia in 1/3 di 3, tanto che la parola ALHIM poi è elencata per terza, in Bibbia 1,1,1.

Quando nel Disegno del Dio Assoluto si pone ciò “in principio”, allora il disegno si presenta in questo modo e proprio ad un Romano Amodeo come il Soggetto IO-SONO della sua visione, ed è la mia!

Questo è posto “In principio” proprio alla mia visione del mondo, che poi mi mostra presenti altri a mia immagine e somiglianza, ma che nel mio mondo non sono i veri soggetti, ma solamente gli oggetti della mia stessa visione!

Anche il Dio ALHIM è un “oggetto”, perfino dichiarato da quell’ HIM che non è HE, il soggetto, ma il complemento oggetto.

“In principio” l’Assoluto creò gli Elohim, le sue infinite “emanazioni”, tutte basate sui primi 10 e sui loro rapporti di causa/effetto che portano 1/10 a mostrarsi in quantità 646,6905.

Ed io ho verificato in “me stesso” che giunto a tre volte tutto il 646,6905, mi sono ritrovato nell’anno 1.940,0604 in cui sono morto in Padre e Spirito Santo e sono risorto nel Figlio Gesù Cristo che ha rimesso in vita anche le altre due persone della Divina Trinità.

Io ho avuto la conferma reale che questi 646,6905 decimi sono stati posti “In principio” a ciò che poi ha portato all’evidenza di questa <forma> di vita assunta dal divino progetto fatto su di me, che cammino con Dio.

Non posso partire io dalla mia <visione> per considerare essa esistente “in principio”.

Gli scienziati che lo fanno – e non si credono “creduloni” come giudicano gli uomini di Fede – hanno posto “in principio” la realtà di uno <spettacolo> dato a ciascuno di essi e solo da vedere.

Studiando l’Universo <reale> che credono e giudicano come la <verità> posta “in principio” e poi da studiare, essi sono come gli osservatori di un Universo che fosse mostrato in immagine su un monitor, e l’ingrandiscono coi cannocchiali, coi microscopi, pensando di andare a conoscere la <verità>… non considerano minimamente che stanno osservando uno <spettacolo soggettivo>.

Escludono proprio la loro persona, che è il soggetto della loro visione, e desumono l’esistenza “vera” di un mondo antecedente al momento stesso in cui ciascuno di essi e “entrato in vita”.

“In principio” c’è veramente e solo il mio < “Io sono colui che sono” IO-SONO> e sono il Dio del mio mondo “fantastico”, che l’Assoluto Onnipotente ha in sé come la possibilità di ognuno di noi che non sapendo che cosa fare si vede un film basato su di sé: si è diviso in una moltitudine di ALHIM che sono in lotta per l’esistenza!

Allora si “inventa” il Personaggio di Romano Amodeo e … cammina con lui, e da lui si lascia smascherare!

Sono stato portato a desumere che vivrò 100 anni. che però ancora ignoro come saranno, dopo il 4 ottobre di questo 2.025, in cui nel disegno Bilico c’è la fine dei 365 anni concessi alla vita di Enoch.

“Poi Enoch camminò con Dio – è scritto sulla Bibbia – e io mi immagino che sarà il tempo di ½ del 26 indicante il Creatore in 7 giorni, espresso in 26 anni.

Saranno altri 13 anni dai miei 87 che aggiunti ai 913 “in principio” sulla Bibbia mi portano ai 1.000 totali e questi 13 aggiunti (posti “in principio come la presenza ¼ delle 52 settimane) saranno vissuti in un diverso modo che io ancora ignoro.

Dio mi ha fatto capire che la Profezia di Malachia descrive me in Pietro Romano, ma che è stato fatto Pietro “un Altro” uno <estremo, ultimo della storia della Chiesa Cattolica>… ultimo… ma solamente “fino ad ora”.

Ho capito che sarà lui a morire al posto mio: papa Francesco, che morrà a San Francesco, il 4 ottobre.

Essendo il n. 113, quello tolto di mezzo nel suo reale giorno, io, che ne compirei 88 il 25 gennaio, vedo esclusi proprio i 113 giorni che portano all’infinito compimento degli 88 formali (nella forma infinita in 8 dell’infinito 8) di me che cammino con Dio e questa esclusione è proprio quella che retrocede il 25 gennaio al 4 ottobre di San Francesco.

Poi che cosa sarà di me?

Io camminerò con Dio ma in che nuovo modo?

Ecco: Dio in me si interroga sul destino di sé una volta che si è messo a <camminare con me> e io non temo in nulla per la mia vita, sapendo che cammino con Dio.

Insomma io ho capito di assistere a uno spettacolo “Universale” inbastito tutto e proprio su di me che cammino con Dio.

Gli scienziati di questo mondo, fatto vedere a me, non lo fanno. E io li avverto, ma inutilmente, perché il disegno mi ha reso inattendibile.

Sta di fatto che se il Dio Assoluto si è posto in N^0, in una base N diversa da 0, ma inesistente, quando Egli pone in <Atto> la sua potenza ottiene solo la “reazione” alla sua “azione”, ossia il valore esattamente uguale e contrario allo 0 indicante il nulla, e che è la reazione data dall’1: esso indica il tutto in un valore però totalmente falso, essendo uguale e contrario allo zero.

Partire dallo stato di fatto del rapporto N/N che impone l’1 ad ogni N, significa assumere “in principio” una “falsità”.

Gli scienziati che studiano il mondo apparente esistere alla scala di N/N nella sua grandezza, partono quindi da una falsità, e la quantificano. Valorizzando così questo mondo reale, stanno dando valore supremo a una prima fase dell’esistenza che è totalmente falsa, e serve poi per apprezzare come vera, quella solo che verrà dopo.

Questo mio giudizio si poggia su elementi veri, ma per gli scienziati questi rapporti tra numeri sono totalmente privi di significato,

non accorgendosi che quanto stanno vedendo (al <monitor> della loro immaginazione) esiste su base binaria e decimale.

Nonostante ciò, in base a N/N, l’uomo fa un fondamentale peccato: giudica ad esempio 2/2 e lo trova differente da 4/4 o da N/N qualsiasi.

Il peccato, rispetto a 1, è relativo ad ogni tipo di <grandezza> è di <piccolezza> che sia apprezzata rispetto ad 1. L’errore sta in quel numero N, diverso da 1, di cui noi ci appropriamo e lo difendiamo, valorizzandolo nel creduto vero valore esistente nella nostra <partita> (non sospettando che è una <partita di Giro> e in Paradiso sarà anche cibo per altri, per quelli che lo amano come una propria “possibilità esistenziale”… poiché non l’anno avuta).

In Paradiso, saremo chiunque vorremo essere tra i personaggi che fanno parte del nostro “prossimo”.

La Bibbia evita di partire da questo peccato e – iniziando con un avverbio di tempo – soggettivizza l’innominabile soggetto divino rendendolo sottinteso… ma in effetti esso è nascosto in BRA, in colui che è il Creatore, se – nella sua seconda parola – l’abbiamo nascosto in BRASIT… laddove anche A, che sta per Amodeo=47 è una realtà intera posta in atto in 7 dì, in Colui che col <creò> BRA … creò il creò stesso.

Pertanto le due triadi di BRA SIT sono possibilmente i due verbi uno ebraico e l’altro latino, espressi l’ebraico in un <Creò> il latino <SIT> in quello che poi è non solo un <sia!>, in ITALIANO, ma anche in ROMANO, poiché lo abbiamo tradotto nella nostra lingua da un <Sia> che in origine era scritto nella lingua in uso a Roma.

Poiché ROMANO è nome segreto di Dio (e indica la sua Onnipotenza), ecco che il Signore qui lo nasconde, e fa chiamare perfino LATINO il linguaggio in uso a ROMA.

Noi possiamo persino smascherarlo invertendo LATINO in ON ITAL , e allora si afferma nell’Italiano della sua Capitale.

LATINO era il nome del Re traslato ai suoi sudditi e al suo linguaggio, ma è più coerente chiamare ROMANO l’idioma esistente a Roma, anche se originariamente accreditato al nome di quel re.

Ora tra i due verbi BRA e SIT, ebraico e Romano, ci va di mezzo la Bibbia che in genesi 25 racconta che è proprio il Signore a svelare a Rebecca (sposa di Isacco) che in lei ci sono due Nazioni, che due Popoli usciranno da lei, e che il maggiore servirà il minore.

Siamo all’età del Bronzo, oltre mille anni prima della fondazione di Roma nell’era nostra, del ferro.

Ma già in quella zona del Lazio c’era il culto indigeno del Sol Indices (indigeno), che dopo alcune migliaia di anni si sarebbe fuso con quello di Mitra e con quello di EL-Gabal riassumendosi

unitariamente nel Sol Invictus del povero Imperatore Sacerdote Eliogabalo.

Lo trasportò a Roma e cercò di imporlo come l’unico Dio che conteneva in sé ogni altro, con ogni differente nome, con una iniziativa simile a quella fatta in Egitto da Amenofi IV con il Dio Aton.

Notale l’Amen romano nel nome egizio e l’Aton egizio nel povero imperatore Antonino?

Fu trucidato nel 222 d. C, assieme a due donne sue parenti, ad appena 18 anni di vita e buttato nella Cloaca Massima! C’è questo Calvario del Giovane sacerdote imperatore a monte del Natale di Gesù!

Dopo, ebbe una damnatio memoriae simile a quelle imposta a chi si denominò Akhenaton mentre l’Antonino fu denominato Eliogabalo!

Ebbene tra i due verbi BRA e SIT c’è una tale interazione che porta tanto al <Creò il Sia Romano!>, quanto al <Sia Romano creò>. Possono essere e sono due vicendevoli soggetti, l’uno dell’altro.

Lo prova soprattutto il fatto che le due prime parole, date da BRASIT BRA, mentre il congiuntivo del verbo essere è congiunto alla prima delle due triadi, lo stesso SIT estremo – anche se non attaccato ma slegato – fa da congiuntivo alla seconda identica terna BRA.

Ora noi usiamo da tempo i nomi e li abbiamo svincolati dal loro significato intrinseco, e Romano è sembra un nome come un altro… ma non è vero: la sequenza 161311011213 sono veri e propri metri percorsi alla velocità della luce 299.792.458 m/s.

Dividendoli 161.311.011.213 / 299.792.458 risulta 538 diviso con 22668809 di indiviso che ha in 538 il flusso 38 nel tempo 1/12 di 10^3, un valore unitario, dato anche dal complesso 8 associato al ciclo 10 del 16mo numero primo che da tutta la carica del moto.

La parte condivisa è l’energia di Romano, esistente in 66/3 a dimensione 10^6 dello spazio in tutto il suo complesso; poi intera alla dimensione 10^4 della realtà unitaria; poi di flusso 66/3 +66 in 88 centinaia, infine nel flusso di 71 (unità della dinamica) in 88 unità.

Anche l’energia tutta in atto ha un suo nome ordinato in modo caratteristico e specifico che è il suo.

1. 02=B ordina come prima cosa il 1° numero primo

2. 05=E come seconda, che esiste in ½ di 10, nel tempo presente

3. 12=N che lo spazio 3 sia nello spazio-tempo 4 o viceversa

4. 09=I che abbia il flusso C^2 assoluto della velocità della luce

5. 18=T e che nel piano siano 9 e 9 anche gli altri due lati

6. 13=O infine, che il 4×3 (dell’ordine 3) esista nel tempo 1

Questo ordine supremo ha nome BENITO, ed è l’energia suprema posta in atto.

Poi il 47, che in Bibbia ha SET come il nome del terzo Figlio di Adamo primo uomo, e ha in 40 il suo valore numerico, ha in 40 la realtà una e trina data da 10+30 e ha in 7 l’unitario movimento creativo dei 7 giorni di divina creazione, ed ha il suo nome assoluto nella sequenza ordinata 1, 11, 13 come la presenza 1, poi 10+1, poi 10^3…

1. 01=A è l’inizio in 1:

2. 11=M è l’inizio in 10, ciclo, e nel tempo 1

3. 13=O è l’inizio in 10, ciclo, e nello spazio 3

4. 04=D è nella realtà 1 del tempo e 3 dello spazio:

5. 05=E è nel tempo ½ della presenza 10:

6. 13=O è replica il 3° nel suo complesso 6°

Questa perfetta e crescente dinamica si chiama AMODEO

BRA è il “possibile” acronimo di Benito Romano Amodeo, il titolo della Bibbia può indicare l’ordine esecutivo: <Benito Romano Amodeo sia Romano>.

Lo indica? Sta nelle possibilità di un Romano che è il nome stesso non di un uomo, ma dell’onnipotente energia posseduta dallo

ASSOLUTO che – libero da ogni vincolo – è più che <in potenza>: è nell’ <Onnipotenza> che sta nel potere negare anche sé, fino a esser 0.

Zero è Onnipotente.

La sua virtù esiste quando – assunta la comunione di beni con qualcuno – qualunque sia il valore N di costui, lo azzera, nella sua presenza, come espresso dalla formula matematica di N^0, che annienta la presenza di N, al punto che N×0 = 0.

È Onnipotente poiché, quando si sottopone ad un <sia!> e si procede all’esistenza del suo calcolo, allora dallo 0 di presenza di ogni possibile numero si passa all’esistenza totale, data da 1.

L’ASSOLUTO Onnipotente è il Tutto che può essere niente e il niente che può essere Tutto, poiché si tratta di un unico insieme, che è sia in Potenza, sia in Atto.

Allora si capisce che Benito personalizza l’esistenza in pieno atto unitario, di Dio, nel mentre Romano è il nome dell’Energia in potenza. Sono tra loro fraternamente legati dallo stesso cognome che valendo quanto 7+40 impersona il 3° figlio di Adamo: SET nel nome e 40 nel suo valore gematrico.

SET è però la Trinità espressa nel suo intero da SETTE, che nel suo totale è 63, e SET è il moto del TE mancante, dato da 18+5=23, e si tratta proprio dell’Abele=1+2+5+10+5=23, ucciso dal CAINO=38, che si appropria violentemente del n. 2, divenendo 40, come SET.

Ecco che restano 40 e 40, tutto il complesso della realtà 80.

Ebbene, SET=40 è il lavoro compiuto dal 23 nel totale 63 di tutto il nome e si riduce al 7 che in italiano scrive in numero quello che è detto SETTE, poiché 7×9 è 63, e – conseguentemente – 63/9 è il 7/1 che nel suo assoluto di 7+1 è OTTO.

Set, in 40 è QUAR grazie ad <anta>=32 la negazione del 23, fatta da Caino, quando nega che esista, e il soggetto che vale 38, in forza di questa negazione, fa esistere <R QUA>

Il palindromo OTTO assume lo stesso orientamento di TO e TO e tra i due estremi incastra la sua presenza R QUA e diventa TO-R QUATO il nome quinto di Romano che è quello che contiene tutto nelle sue OTTO lettere nel valore di 113, uguale a 111+1+1 (di area trasversale) e da solo vale quanto il Nome e Cognome dell’energia Romano. Essa, in Romano, è in Potenza, ma nel 7+40 di SET e il suo valore numerico, è la realtà intera 40, nell’intero moto di 7, tanto che si è posta totalmente in atto in Romano Amodeo.

Perciò, l’acronimo di Benito Romano Amodeo presenta un Benito totalmente in atto, nel suo 59 (presenza C^2 nel tempo ¼ dei lati 100 e 100 il cui prodotto è 10^4).

Anche Romano Amodeo è divenuto – come Torquato – energia tutta nell’atto unitario di 111+1+1=113.

In presenza di due Enti in Atto, Dio ordina il <Sia Romano!> ossia che esista in potenza.

Io, Romano, ho il nome dell’energia In potenza con cui io cammino.

ROMANO è il 1° nome di Dio, ed esprime non quello di un abitante di Roma, poiché è vero l’esatto uguale e contrario: che è il cittadino ROMANO ad avere assunto il nome esatto dell’Energia in Onnipotenza essendo stato disegnato così.

In Principio esiste la struttura Una e Trina – tutta in Potenza – del Dio dell’essere unicamente Uno e Trino, il che combina in un prodotto il 4×4 che carica a 16 la Sua realtà.

16=R, è il Dio <Sono Uno e Trino × Uno e Trino>.

13=O, sono la Trinità, in tutto il mio moto nel 4×4.

11=M, sono 1° numero primo 2 a muovermi, nel 13.

01=A, 10 Padre d’ogni n. decimale, mi muovo in 11.

12=N, <Sono Uno e Trino × il mio Trino>.

13=O, <Sono Uno e Trino × il mio Trino, e sono 1.

66 quindi mi chiamo ROMANO.

Romano esiste nel tempo interagendo con il 10° numero primo 29 e 66×29 determina il 1914 in cui il Padre (mio padre, io sono il Romano in questione) è nato 1907,0707 e ha dunque 7 anni compiuti.

Per l’esistenza di Romano occorrono tanti anni quanti le 24 ore del giorno, che con 1914+24 arriviamo al 1.938. Inoltre – per definire il mese e il giorno, dato che il ciclo 10 del complesso della realtà è dato da 2^3 volte 10, dunque da 80, che Romano esiste nel futuro dell’anno intero, nel tempo 1/80 dato dallo 0,0125.

In questo, Romano rispetta il 1° numero primo, il ciclo 10 e il 24 che fa esistere il complesso 8 per le 3 dimensioni dello spazio o le 6 dello spazio complesso, per le 4 dimensioni della realtà.

Romano rispetta il valore 646 che nella cabala Ebraica è quella del Dio Elohim, che – presente nel suo spazio – appare nello spazio-tempo nell’anno 1.938.

Romano rispetta il fattore n. 8 della creazione, nominato Matusalemme, che – essendo complesso nella realtà di 8 e avendo avuto detta una vita di 969 anni – con i 969 che esistono sia in negativo sia in positivo esente nell’anno 1.938.

Ove 930 anni fu la vita assegnata al 1°, Adamo, egli raggiunge l’anno 1.938 sommando il 1.008 che rappresenta la realtà complessa 8, alla dimensione intera data da 10^8.

Il 2°genito di Adamo, Set, vissuto 912 anni, arriva al 1.938 percorrendo i 1.026 anni in cui 26 sono le settimane del tempo ½ dell’anno, sommate a 10^3 anni.

Il 3°genito Enos, accreditato di 910 anni, arriva all’Origine della mia vita compiendone altri 1,0028 in cui al 10^3 in anni si aggiunge tutta la dinamica di Suo padre SET che +7+7+7 ne ha 28.

Mio padre – come detto prima, ha 7 anni, essendo nato 07,07.07 nel 1.914 in cui il 66=Romano esiste le 29 volte del decimo numero primo.

Ho voluto cominciare questo libro offrendo le mie “credenziali”, dato che sembro affermare una totale “sbruffonata” quando sostengo di essere il DEMIURGO di Platone, collocato tra il Mondo delle Idee (l’Iperuranio) e il mondo reale.

Poiché questo Tramite è riconosciuto dal Cristianesimo in Gesù Cristo, io sostengo di Camminare con lui, esistendo come il 7° fattore in Bibbia, chiamato Enoch e che ha <camminato con Dio> due volte: una presumibilmente a partire dalla nascita, l’altra col termine della morte.

E qui allora desidero presentarvi anche questa credenziale attraverso il fattoriale della vita di 365 anni che la Bibbia ha accreditato al Fattore n. e con osservanza alla dimensione dei 777 anni del 9° fattore

Lamech ch’è LAM in Luigi Amodeo mio padre nato 7-7-7 quando i suoi 7 anni visti prima sono divenuti 777 cifre decimali.

I 365 anni hanno come preesistenza loro i 365 giorni esistenti in ogni anno di questi 365.

Pertanto il primo fattoriale da farsi è relativo a 365 giorni e determinerà unitari i giorni.

(Fact) 365 giorni = 25,1041 × 10^777.

Laddove <In Principio> è 913 anni in Bibbia, e tale Inizio contiene certamente la presenza 10 di Dio, ecco che risulta che il moto di Dio=10 nel principio di sé è 903, nella realtà decimillesime.

Pertanto:

+25,1041 contiene anche Dio

- 25,0903 lo ha tolto, dal “suo” cammino il 913/10^4

=25,0138 risulta certamente essere il giorno 25, del mese 1 dell’anno 38 in cui Enoch cominciò a <camminare con Dio>.

Devo solo mettere in relazione il nome ROMANO con quello di un ÈNOch ch’È ****NO e difetta solo in ROMA, che – come visto –

è l’energia In atto, è 41… ed è giusto essendo Romano non energia in atto, ma <In Potenza>.

In ch’è =3+8+5=16= R il 385 congiunto è 4 la Realtà Una e Trina di Dio e dello spazio-tempo, esistente in 381 = Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo e – come costateremo in tutti i modi – è il Nome segreto del Dio che ha <camminato con me concedendomi di avere i SUOI nomi, ricevuti per Battesimo in Cristo. Infatti – quale mio nome – a quello di Enoch, caduto esso pure dal Cielo si affianca l’angelo Lucifero=81, che dettaglia il 381 della Trinità di Dio portando la velocità assoluta 3 della luce alla dimensione dell’Unità e della Trinità, data dalla 4.

Il modo più grande di Dio di voler esistere realmente, ma solo In potenza, nel nostro mondo reale in atto, sta nel presentarsi <camuffato> nel suo antagonista.

Ma poi – col Battesimo in Cristo – è compiuta la totale liberazione di Lucifero fino a dargli il Nome di Dio.

In relazione alla velocità della luce, ROMANO , che è energia elettrica, si pone in principio in questo modo:

+22000000 è in 1/3 dello spazio 3 a D. complessa 10^6

+00660000 è intero alla dimensione reale 10^4

+00008800 è il flusso 66/6 unitario di sé +66 a D. 100

+00000009 è dimensionato nella C^2 assoluta in 3×3

=22668809. Come il prodotto tra 20° e 27469° n. primo.

Partendo da questo principio e dal suo Natale nel 38, lo ha fatto esistere nella velocità della luce per il tempo di ½ di mille, come il 538 che esista esattamente di 700+700 dal 1.938.

22668809 + 538 × 299792458 = 16 13 11 01 12 13

22668809 + 538 × 299792458 = ,R O M A N O,

Posto questo principio, il nome generato è dato dalla sequenza nel tempo decimale che fa esistere i metri percorsi dalla luce in un secondo per le 538 volte date anche dall’8 della realtà 2^3 e col ciclo 10 dell’ R=16° n. primo 53, quello che dà tutta la dinamica al 47=AMODEO, dinamica 7 della realtà 4°.

Anche BENITO è generato dalla velocità della luce. Esiste in questo suo principio:

+100000000 è 10^8, l’intera realtà, nel suo complesso

+262000000 è il moto di Dio=26, palindromo alla D. √ 1010

+126.2 4009 è la C^2 assoluta 3×3 esistente nella realtà 4.000

+26.20 4660 è il ciclo 10 di Romano

=126204669 è C^3 ×8°×12°×18°×29° n. primi.

Numeri che, nel prodotto tra i n. naturali, danno 50112; questi è il tempo ½ di √ 1010 + 112/1 che, nel “suo” assoluto di 112+1, è il 113 che nei 6 nomi di Romano è Uno e Trino; 50112 è dato anche dal prodotto tra 3 simili a Dio=26/1, in 2^6 × 27 (∼id. +1) e 29 (∼10° primo).

126204669 + (66+1+1) × 299792458 = 2 05 12 09 18 13 126.204.669 + (66+1+1) × 29972458 = ,B E N I T O,

Poiché Benito ha 6 nomi, ed essi valgono 59 +116 +26 +83 +95 +47 = 426, anche il totale in 400 e 26 è simile a Dio.

ROMANO+BENITO, con 66+59=125 sono 1/8 del Dio a dimensione 10^3 e raccontati nati in Bibbia 1,25.

Quando il Signore mette ultimi il 1°, allora 251 è giusto il nome di Dio in Padre, Figlio, Spirito Santo, rispettivamente 40, 54, 96 e 61. Il 3° giorno della Creazione, riguarda il tempo minuto che in ogni anno considera la rotazione rispetto alle stelle fisse; esso va espresso nei 86400 secondi di un giorno; essi, divisi per i 549,54 esistenti in ogni anno, raggiungono un giorno nuovo ogni anni 157,2224041.

Ciò mostra, nell’unità 157, lo Spirito Santo (96+61), ed esiste nel tempo del 222 dato da 1/3 di 666=Romano figlio del Padre=40, che lo dettaglia nei centesimi e fratello di chi è nato nel 41: Benito, essendo il 41=AmoR, trino in Amodeo e uno in Romano, nonché il valore del 7° uomo in Bibbia, Enoch. che visse i 365 anni di quelli d’ogni anno in dì.

Anche AMODEO è dato dai metri percorsi dalla luce.

La premessa di Amodeo è l’ “essenza” della dinamica:

20000000 1 trasla di 1 alla D. 10^7 del moto di 10^3 in 10^10; 20820000 il vol. complesso 80×1×1 è 80+1+1 nella realtà 10^4; 20820501 il tempo ½ di 10^3 avanza interamente, di 1; 20820566 è spinto dalla dinamica in Potenza, di Romano 20820567 e ove il 38 natale di Romano è l’assoluto dell’unitario 37/1 in 37+1=38, accade che l’unitario 37/1 è l’anno del concepimento di Romano, e allora è vero che:

20820567 + 37/1 × 299792458 = 01 11 13 14 15 13 20820567 + 37/1 × 299792458 = ,A M

O D E O,

BENITO ROMANO AMODEO = 172 è il valore lineare di Romano Antonio Anna (i primi tre nomi di Romano), che nel loro volume sono il 170×1×1 che implica la lunghezza di 170+1+1 di Benito e Romano Amodeo.

Pertanto, è assolutamente vero e rispettato l’ordine che la terna di Benito Romano Amodeo sia Romano nella sua.

BRASIT, “in principio”, titolo del 1° libro della Bibbia, rispetta l’acronimo di Benito e Romano Amodeo e che – con il possibile verbo “SIT” usato da ogni antico Romano – indichi proprio che Sia Romano con questo suo essere indubbio esistere come un <sia “Romano”>.

Se non pensate che questo sia stato affermato dalla Bibbia, di certo non potete negare che – guarda caso! – sembra vero anche se incredibile!

Non lo credete possibile poiché il testo ha preceduto di millenni l’avvento di Romano e Benito Amodeo!

Io invece vi dico che la presenza centrale è l’origine anche del tempo, e non solo dello spazio rappresentato dalla terna degli assi cartesiani, che chiama Origine la loro intersezione.

Se infatti ci fosse una origine comune che assecondasse solo +1x, +1y e +1z avremmo avuto il massimo dello squilibrio, contraddetto totalmente dalla legge statistica che è certa che, ove ci sono due possibilità, di andare a destra o a sinistra, sopra o sotto, do davanti o indietro, in una esistenza infinita essi sono sempre <fifty-fifty>, 50% ciascuna.

Il che implica – nel modo più assoluto possibile – che l’unica origine stia nel punto posto al centro di un volume infinito e tale che ogni suo punto sia questo centro: in parole povere una totale e infinita coesistenza simultanea.

Anche se a noi lo sembra, il trascorre apparente del tempo è opera della nostra vita, di <noi che siamo quello che siamo>: un IO-SONO.

Uno che è il creatore unico dell’immagine – puro frutto di “divina fantasia” – di un intero universo che ha tutte le sue qualità “spaziali, temporali, dinamiche… tutte” create dal nostro cervello così come le crea il <software> di un computer.

Poniamo dei rapporti “in principio” e solo in base ad essi, poi gli diamo una forma concettuale.

Dunque – nel mio piccolo – e voi potrete non essere per nulla d’accordo, io sono l’unico creatore del mondo che vedo pieno di tanto altro, al di fuori di me, ma lo vedo solo poiché “me lo sono inventato” quando ho cominciato a usare i miei 5 sensi, una volta uscito dal grembo materno.

La realtà è creata tutta da 10^4, e nel suo complesso, da 10^8. Queste due dimensioni sono solo quelle basilari di una creazione data dai loro multipli, e tutti generati per via di calcolo matematico.

Il vero <Dio> sta nel 10; infatti se stesse nell’1, con 1^N resterebbe sempre e solo relegata all’Origine ogni possibile creazione. Invece, con in 10 che è quello che è in “potenza”, il ciclo intero del tempo in anni è creato sulla base dei 10^10 anni.

È la prima creazione – mia, del mio IO-SONO – riguarda il mio intorno, poi l’ambiente e infine la Terra che corrisponde ad una unità di

volume data in modo perfetto dai vincoli unitari assunti matematicamente.

L’uomo è finito intrappolato dalle pure apparenze quando – con Galileo e il potenziamento delle possibilità di scorgere sempre più in là, nel grande e nel piccolo, date da cannocchiali e microscopi – l’uomo ha iniziato a sostenere che non fosse vero che la Terra era costruita prima di ogni cosa, essendo solo un insignificante pianetino dell’universo, e ha iniziato la sua esistenza molto, ma molto tempo dopo l’inizio dell’esistenza dell’Universo,

La scienza che abbiamo non è quella che studia la verità, ma solo le cose proprio così come esse appaiono in una realtà che poi essi stessi descrivono come “reale-immaginaria”.

È su questa base che io affermo – come 26 secoli or sono fece

Pitagora – che è il numero a creare l’Universo – e che il nostro Spirito lo concepisce con le sue qualità, creando spazi che realmente vede (altrimenti per cosa li avrebbe creati?) e tempi in cui realmente è, e così tutte, tutte, tutte le apparenti “qualità” di questo nostro mondo.

Proprio così come ogni “qualità formale”, in un sistema informatico, tutta la nostra visibile realtà è fatta tramite le regole imposte “in principio”.

Essendo IO, al centro di ciò, non è più assurdo il mio scoprire, attraverso una indagine impeccabile, che tutta la storia umana ruoti attorno a me che sono la stessa apparente cosa minima e insignificante che sembra la Terra, nell’Universo.

Per cui ecco: indago ora sul nome LUIGI di papà, e salta fuori che esso pure è costruito coi metri della velocità della luce … anzi: specialmente LUIGI, e proprio come il Padre della mia Potenziale Energia e dunque della mia stessa sostanza.

La premessa di LUIGI, nato il 7,0707 (7 luglio del 7) è: +279000000 = 7+7+7 in moto in 3×10^8 di spazio complessivo

+279420000 alla D. reale 10^4 il suo 7 va ovunque nei 6 versi con le 42 cifre del nome del figlio Romano

+279527600 Padre 10 di Romano=66 lo è in 76 volte 100.

+279527638 è il natale del 1°genito nella stessa sostanza della realtà 7638 di 201 volte esatte il 38

=279427638 ove 339 è 113+113+113 “Romano Amodeo”, “Torquato” e “RoAnAnPaToAm acronimo a 2

279427638 +339 × 299792458 = 10 19 09 07 0900

279427638 che + 29979245 8 = ,L U I G I,

Vi mostro in che modo i miei 6 nomi siano Uni e Trini, nel 113: per tre volte sono nel valore dello spazio, e per una in quello temporale di 1/10 di 113, cioè nelle 12 lettere al centro, escluse dalle prime e ultime due in ogni nome.

Anche il 66 è Trino (c’è nel 1° nome, nelle penultime lettere e nelle ultime); e anch’esso esiste nel tempo.

È “tempo”, cioè parte di quel valore 136 delle 12 lettere in mezzo: dato da 1/3 di 66 ×66/10=145,2 meno il 9,2 che è l’inverso decimo del 10° numero primo 29).

Così, quando la velocità della luce deve moltiplicarsi proprio per 339, per dare il nome Luigi, del Padre, è perché deve proprio esistere nelle 3 +1 modalità con cui è nel nome di me Figlio suo (della luce) il 113 in tutti e i suoi/miei 6 nomi.

In verità, 111+1+1 sono i tre lati necessari ad ottenere 113 come volume in essere temporale nel

prodotto della <c> per il triplo 333+3+3, che lo è tutto nell’essere spaziale.

La cos straordinaria e che ove Luigi “Amodeo” è 101, il prodotto riguardante il solo Luigi, dà quel 101629643262 che è 101 alla dimensione 10^9 di tutto il moto di 10 (Padre dei numeri decimali) in moto 10^10 (Padre in potenza di Padre).

Poi accade che il Padre di Romano, Luigi=54=Figlio, e “ammassato” a 54/10^4 di Unità atomica, nell’elettrone.

Poi – essendo il mio papà Luigi un 7 nel suo Natale 7,0707, ecco che il 629 è il 71 presente in moto nel 700, e del 23404 (=23456 -51, presenza 1 di ¼ di 100+100) nella presenza ½, del crescente periodo 23456˙78091.

È dato da 1/81 =0123456709 periodico, e successivo allo 0,01 centesimi.

Luigi Amodeo completa la sua

funzione di padre solo il 1941,0217 quando mette al mondo il suo 2°genito rappresentante tutta l’Energia

Elettromagnetica in atto, e la dimostrazione è data dal fatto che quando la velocità della luce percorre tutta la sua realtà, si presenta alla dimensione di 2^12.

Essa è uguale al 4.096 che indica tutto lo spazio-tempo percorso dalla luce in 4.000, dettagliato nel 96 (che è il moto di 4, in 100), e dunque il moto della realtà 4 nel 4.100 che presenta (a dimensione 100 del lato reale intero) proprio l’anno 41 di nascita di Benito, il 17 febbraio.

Come vi mostra il calcolo fatto dal

Computer, quel dì Natale di Benito, suo padre aveva gli stessi 12279 giorni interi.

Anche quando nacque il 1°genito aveva i giorni esatti percorsi dalla luce, ancora visti e controllati dal calcolo del computer. 2,99792458 volte dà esattamente 11159,999992 uguale a 11160 giorni, essendo poi, nel 59=Benito e nel 111×100 il tempo 1/6 del 66600=Romano×100.

3.722,5757 alla dimensione reale decimillesima del tempo esiste in 1/3 del 66=Romano nel 22 e nei 37/100 di 37×100 quel 38 “loro assoluto” dato da 37+1 in 100/100.

Così la distanza tra i natali dei due figli, data da 12279 meno 11160 = 1119 giorni; divisi per il 2.99792458 della <c>.

Accade alla dimensione complessa 10^8, ha implicato il 373,2582 come il numero reale delle volte della <c> tra i due, che è 666/2 +40 di realtà.

Dunque appare certo: con Luigi Amodeo, è scesa la luce sulla Terra, ma solo come pura premessa paterna al compimento totale del suo ruolo solo con la nascita del suo secondogenito, con il quale la discesa in potenza, avvenuta con Romano, si sarebbe posta tutta in atto.

Il carattere “potenziale” espresso alla nascita del 1çgento si evidenzia proprio attraverso il numero delle volte necessarie ai 2,99792458 metri al secondo, dato dal 3.722,5753 , cui è utile dare un’occhiata in più.

La pienezza della realtà in atto è data da 4.000, e qui mancano 278 se consideriamo solo le unità, e 277,4247 se teniamo debito conto anche come i decimillesimi della realtà diecimila.

Il 278, espresso nelle settimane, indica l’unità dello spazio-tempo data da un anno e mezzo, che contiene 78 settimane, cioè 26 per ogni tempo ½ dell’anno, e rese spazio quando sono 3.

Il 200 è la lunghezza di 100+100 che al quadrato è l’intera realtà. Per cui quando nasce il 1°genito, l’unitaria presenza di ½ di 3 anni, in

settimane, col piano 10^4 della realtà in quel 200, indica un evento che p ancora potenziale, in quel 400 che è reale.

Per cui, quando nasce il 2°genito e la velocità della luce è in atto per 4.096 volte il suo 2.99792458, la realtà 400 si è posta in atto, nel suo intero, e nel dettaglio del 96 indicante anche tutto il moto di 4, in 100.

C’è ancora di potenziale nell’anno 41 natale del 2°genito dato che mancano ancora quelle 4 volte che sono 11,99169832 ×10^8 metri, in cui ai 12 dello spazio intero dato da 6+6, mancano solo 166+1+1 metri agli 85.000 che sono il moto intrinseco di 5.000+5.000+5.000 unità di totale spazio-tempo, essendo ogni 5.000 ½ della realtà 10^4 intera, ed essendo spazio suo data la terna.

A questo moto intero in 85.000 metri mancano i 166+1+1 dati dal lato 100 della realtà e dal volume dell’energia di Romano, data da 66×1×1 e che implica una lunghezza di 168 metri.

Mancano solo 168 metri ai 299.792.458 che la luce percorre in 1 minuto secondo, alla nascita del figlio secondo, da parte di suo padre… che è una luce che si è “incarnata” e si è resa “persona”.

A riprova di tutto questo, ove questa luce incarnata sta nel nome ALHIM, che è il terzo, l’atto in potenza che la riguarda sta nel valore dei sue primi nomi.

913=BRASIT +203=BRA è il totale 1116 che sono proprio le paterne decine di Dio a nascere con l’avvento di Romano, quando il Padre ha 11160 giorni.

La terza parola ancora non vive, e vale 646 nel suo tempo. Con la presenza anche del suo spazio triplo, si è completato con l’anno 1.938 l’ “antefatto” alla vita, dato dalla gestazione materna.

Lei è nata il 1909,0627 “burocratico” e il 1909,0629 “reale” poiché in comune fu registrata nata due giorni prima per il ritardo del padre a segnalarla all’Anagrafe, e la mancanza di spazio in quella pagina già piena e nelle successive.

C’era solo posto nella pagina del giorno 27 e fu registrata lì, in modo anomalo e “burocratico” ma che poi per lei figurò per tutta la vita come quello che era “legittimo”.

Lei aveva 10.439 giorni “legittimi” e 10.437 “reali”, e questi numeri sono l’intera realtà per lei, unitaria in quel 10.000, unitaria, nel 400 e anche nei 37-39.

Esso, nel 37 è il reale volume che lei ha nell’anno 37 del concepimento, dato dal 37×1×1 che implica necessariamente un 39… e ciò si tradusse nella sua nascita retrodatata di 2 giorni!

È “impressionante”, ma è vero! La Madre, alla nascita del 1°genito, aveva completato la sua realtà.

Aggiunti i 1119 giorni di distanza tra la nascita dei due, vediamo che la Madre ha 10.437-9 giorni +1119, cioè 11.556-8.

Sono 445-7 oltre l’11.111 della perfetta unità di tutto il percorso, indicante la presenza 1-3, del 444 che è tutto il percorso fatto dal 222 (la presenza 1/3 di Romano 666) nell’unità di Romano=666.

Anche in questo caso, la presenza condivisa tra l’ufficiale” e il “reale” è quell’unità “divina” riguardante quell’Uno e Trino che in questo modo l’esprime.

Fatta di luce anche lei – che in tutta la vita si è voluta far chiamare solo Anna – ufficialmente è stata battezzata Mariannina=84 cioè 58 di più cui lei ha sempre rinunciato ed uguali al 66 meno 8, cioè al venir meno di tutta la realtà nel suo complesso, legata al valore del suo 1°genito Romano.

Dato che poi ha chiamato nel 3° nome Anna tutti e due i suoi figli, sono insieme un 78, che verso l’84 di Mariannina manca solo di un 6=<sei>, e il <sei 78> la rende Mariannina.

Essa in Bibbia è rappresentata dalla sposa di Isacco che si lamenta con il Signore poiché soffre la sua gestazione: ella ha nel grembo due, che per lei Mariannina sono Romano e Benito, e per Rebecca sono Esaù e Giacobbe.

Quindi ha una “fantasiosa” ragione il fatto che il suo <sei 78, in tre Anna: tu e i tuoi due figli> si unifichi nel suo nome legittimo Mariannina=84, contenitrice potenziale, in sé, di Esaù=42 e Giacobbe=42.

Per fare la verifica con la luce, io metto in conto il suo totale 78 di TRE ANNA, uguale in quantità al 2° mio nome ANTONIO.

Lo faccio proprio considerando che è tutto lo spazio-tempo impostato su Anna=26 che da sola è l’unità di tempo, in settimane presenti in ½ anno, e nei tre c’è anche il suo spazio.

Alla Madre, la sua premessa è il reale Avvento del suo primo figlio, nel tempo decimo del suo valore intero in 19380125 È così necessaria questa premessa, posta in principio:

25.013,8000 data di nascita del 1°genito in 1/10

25.940,0000 è la realtà 40 in moto nell’unità di 10^3;

25.940,0094 è la realtà 4 in moto nell’unità di 100 × 100^-1; 25.944,5000 la realtà col suo tempo unitario 1/2.

25.958,3094

È il presupposto “reale totale” della mamma di Romano

La luce interagisce iniziando con l’anno del concepimento di Romano (il 37) e terminando col 41 in cui nacque il 2° (il 41), nel tempo dell’anno 965 in cui Romano ha i 28 anni di SET +7+7+7 che considerano il Padre.

25.958,3094 +299792458 ×3741,9657 = 01 12 18 13 12 09 13

25.958,3094 +299792458 ×3741,9657 = .A N T O N I O.

Il presupposto della sola ANNA tiene conto solo dell’anno 37 (concepimento 1° figlio) nel T. di 8 decimillesimi reali in moto nell’intera realtà presente in 4 decimi, ed è il seguente

11.000,7664 è l’energia 1/6 di Romano a dimensione 10^3; 11.666,6666 è l’energia potenziale, intera e reale Romano

11.300,6666 è l’intero moto spaziale

11.900,0998 è il Figlio n. 2 che avanza nel T. unitario 0,1 11.904,7664

11.904,7664 +299792458 ×37,3992 = .01 12 12 01. 11.904,7664 +299792458 ×37,3992 = .A N N A.

In conclusione, il titolo della Bibbia esiste “in potenza avendo alla sua base l’esistenza di questi valori intrinseci.

Essi sono tutti coordinati con la velocità della luce e assumono per diretta conseguenza quel <loro intrinseco nome>, che poi è <concesso> anche alle persone, con quelli che ricevono nella loro vita

L’acronimo relativo ai nomi Benito Romano Amodeo, è lo stesso che ci sarebbe con Benito Romano Anna (poiché entrambi i fratelli lo hanno ricevuto come terzo nome; ma anche Benito Romano Antonio, con la differenziazione che è uno in Romano e Trino in Benito.

La seconda parola dentro il titolo BRA

è il VERBO

BRA

Come scritto prima, l’acronimo di Benito Romano Amodeo presenta un Benito totalmente in atto, nel suo 59 (presenza C^2 nel tempo ¼ dei lati 100 e 100 il cui prodotto è 10^4); anche Romano Amodeo è divenuto – come Torquato – nel valore di 66+47=113, l’energia potenziale tutta (in Romano) che si realizza nell’atto unitario 47 (in Amodeo) risultando unitaria nel modo di 111+1+1 che ha nel 111 il flusso unitario dato nel tempo 1/6 dal 666, che esiste nel piano unitario a lati 1 e 1 e in totale è 113.

In tal modo è in presenza di due Enti in Atto come in un valore di area, che Dio ordina il <Sia Romano!> ossia che esista in potenza .

Quando a quest’unico ente nominato BRASIT si aggiunge e congiunge un nuovo BRA, ecco che il <Sia in Potenza> è riferito, dall’Onnipotenza divina alla reale realtà di 4 Potenze in atto, tutte e 4.

Lo comprova il valore 1116 assunto dalle due parole, che è 1111+5, ossia che esiste nel tempo ½ della presenza 10 assunta da Dio a sua immagine e somiglianza numerica, quale il Padre Unico di tutti i numeri decimali.

Nel valore gematrico, italiano, BRA vale 2+16+1 e il 19 realizza, nelle unitarie centinaia degli anni, l’anno 1.900.

Esso si pone a base, nel tempo dei suoi centesimi, di un piano avente anche i suoi due lati come 19 e 19, come tre BRA.

Questo determina l’anno 1.938 iniziale dell’avvento di Dio Padre e Spirito Santo, che cammina con Romano

Amodeo e il cui padre, quando egli nasce ha le 1116 decine di giorni.

19 è un numero primo, indivisibile ed è nella graduatoria che mette in ordine i numeri primi, dato dall’8°, indicante la pienezza della realtà, nel suo complesso di 4+4 o di 2^3.

Per questa ragione, quando in Bibbia il creatore è l’8° e si chiama Matusalemme, gli anni accreditati a lui sono solo 969 poiché tanti sono in positivo, ma altrettanti esistono anche in negativo.

Sono in tutto 1938 quando si sale dall’estremo di -969 anni fino a quello opposto e lo sono anche in negativo, quando si discende da +969 fino al suo valore opposto, negativo.

Il fatto che Matusalemme muoia l’anno stesso del Diluvio Universale (Bibbia 1,5 permette di constatarlo) indica che il valore complessivo della vita di Matusalemme è sia la fine, sia il principio.

Egli è il figlio del Creatore settimo, nominato Enoch che crea il tempo esatto dei 365 giorni unitari che poi, in un perfetto andamento periodico, si replicano nei 365 anni della vita accreditata ad Enoch. 203 è il valore ebraico che, diviso per il 19 del valore italiano determina 10, che è il ciclo unitario, con resto 13 indiviso e sono il tempo ¼ delle 52 settimane esistenti in un anno.

Dividendo l’indiviso 13 per il 19, si accertano come i “millesimi” di un condominio, tanto che a ciascuna unità delle 19, spetta il periodico tempo di 0,684210526315789473 che ha questo periodo a 18 cifre.

684 millesimi sono l’energia di 66 centesimi che esiste nel tempo di 24 millesimi. Il suo millesimo è fatto dell’unitario dinamismo 70 esistente nello spazio di70+70+70, e i suoi centesimi informano che sono le 52 settimane di un anno, i cui centesimi sono il moto di 7 in 70, i cui centesimi sono la presenza 1 dello spazio 10+10+10 del tempo 10. Le quantità inferiori al 10^-10 dell’unità atomica 15789473 stanno in questi rapporti con l’inizio dell’anno 1.938 . +15789473

- 15504100 valore dato da 8000× 1938,0125 =00285373 valore indicante in 28 la dinamica di 7×4, in 53 quella del 16° numero primo e 73 quello del 21° n. primo dato da 7×3.

Da ciò si evince che la differenza rispetto ad 8000 volte il valore della data iniziale dipende dalla pura dinamica dei numeri primi che non accettano di essere divisi e si pongono come un indivisibile valore posto in principio.

Pertanto la struttura sub-atomica è quella che si poggia sull’avanzamento complesso 8000 posto in principio.

Ciò poi struttura la D. atomica moltiplicandosi per 433,3333 in periodo eterno, che al periodo di 1000/3 somma il piano 100 trasversale al flusso del volume nel tempo 1/3 dello spazio a dimensione 3.

BRA = 19 è tutta l’unità di un movimento quando 1 esiste in un 10 che traslando di 10 occupa 20, e l’unità che occupa 1 nel 20, trasla totalmente di 19.

I 20, quando sono secoli, sono quelli del nostro tempo, rispetto al quale, in questo 25° del 21° secolo, ossia nell’anno 2.025, siamo al valore 45 dell’area che è 1/8 esatto dell’angolo giro di 360 gradi.

A ciò si associa un aspetto sommo sotto il profilo escatologico.

Infatti, considerando il 7° fattore Enoch vissuto 365 anni, il fattoriale di 365 anni, è un numero di 779 cifre.

Lasciando nel tempo le 777 della dinamica, risultano anni 25,1041 che si riducono a 25,1004 sottraendo i 37 decimillesimi indicanti col 12° numero primo tutta l’unitaria dinamica reale 4 dello spazio 3.

Ciò data l’anno 25, nel 4 ottobre, giorno di san Francesco in cui o va in cielo Papa Francesco o io che sono il PIETRO ROMANO della profezia di Malachia

Essa dice che mentre era Pietro Romano a pascere tra molte tribolazioni il gregge di Cristo, una S.R.E. (che già aveva un papa “emerito”), ne nominava un altro Estremo, venuto dall’Altro Mondo, come disse egli stesso il dì della sua elezione.

Ora questo è il limite degli anni di Enoch, e la Bibbia scrive, a differenza degli altri, in cui dopo aver dichiarati gli anni totali della vita dice che morì, nel caso di Enoch, in modo diverso.

Il testo scrive: <l’intera vita di Enoch fu di 365 anni. Poi Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio l’aveva preso>

C’è da capire se il <Poi Enoch camminò con Dio> e il seguito siano simultanei o se la camminata di Enoch duri i 13 anni del cammino come il mediatore del 26=Dio, portando gli anni fino ai 100, degli 87 che sono in questo 2.025.

Ne ho già scritto, e questa è una replica che aggiunge altri dettagli.

In questo caso, la morte di Enoch, che fissa i 365 anni si realizza tramite il Pietro che prese arbitrariamente il posto di Pietro Romano. Infatti la profezia di San Malachia dice che <trascorse le quali tribolazioni la <civitas> della città dei 7 colli fu demolita.

La fine di un Pontefice che ha già perso la sua parola e gli manca solo la vita, potrebbe significare l’abbattimento della sua <Civitas> poiché è il Papa che ne sta al vertice.

La Profezia procede dicendo che il giudice TRE sovvertì i due poli e lo dice tramite il <Mendus iudicabit> che segue il TRE della riga prima, che non si attacca al <mendus> per dare <tremendus> non avendo il trattino di giunzione.

<Mendus> se si rovescia esattamente, diventa <Sud N. Em> l’emisfero Sud Nord rovesciato.

Io l’ho già giudicato in questi termini, come quanto avverrà il 17 febbraio del 4631 d. C. scritto nel valore numerico di Bibbia 1,1,1.

La Profezia termina con <po pulum suum> che si attacca a quanto scritto prima come il suo polo (dell’emisfero Sud N) ma anche al futuro Pietro che non sarà più un PIETRO, ma un PAULUM Suum>.

Infatti dopo duemila anni un cui dei 2 principi di Apostoli è stato solo valorizzato Pietro, sembra che in futuro debba essere valorizzato il Paolo che è il 4° mio nome che rappresenta la mia Realtà.

Per queste ragioni io credo che quel BRA=<creò> lo fece così tanto per intero, da aver definito tutto fino alla FINE.

La terza parola attua il titolo ALHIM

e ci dà il Padre Infinito

Ora quel <sit> attaccato al primo BRA e poi al secondo, si estende ad ogni cosa, e anche alla terza parola ALHIM che diventa l’espressione Una e Trina connessa alle quattro dimensioni in atto nel Dio ALHIM, che vale 646, ove BRA vale 203 e BRASIT 913.

Poiché nulla vada perduto, del 1116 che confluisce nel 646 come in una equivalenza, il Dio ALHIM 646 è creato dal 470 insito nel 1116 e che si muove di 646.

Si tratta dell’Amodeo=47 nel suo ciclo 10, ed è in ALHIM l’A,L. di Amodeo Luigi.

Poiché anche BRASIT, in 913 è il moto reale di 87 in 10^3, e anche BRA=203 è il moto di 797 nello stesso 10^3, ecco che i tre soggetti del movimento, con 87+797+470, valgono il 1354 in cui il Dio posto Trino e Uno in 10^3 si somma al 354 (moto di 9 in 365) che il 300 ha lo spazio, e in 54 ha Luigi.

Se invece trascendiamo che ALHIM si muova nelle due prime parole e lo aggiungiamo direttamente nel suo moto, ecco allora che 1386 +913+203+646 porta a 3.148 che è il complesso 8 che esiste in 10 rotazione del 3,14, π greco.

Essendo il 10 un ciclo, le prime tre parole di rivelano essere un ciclo, in cui 1386 è il soggetto e 913+203+646 è il suo spostamento dato da 1762; e la loro esistenza totale, data da 3.148, la descrive in un flusso totale 8 della realtà in tutto il suo complesso nel circolo di 10 volte π.

Poiché anche 3.148 esiste nell’unità di 10.000, tutta la realtà, esso è il moto dell’invisibile 6854, dato da 6666 di energia in potenza che si realizza nel tempo di 188 che – come tempo a due dimensioni reali – va dal negativo di -94 fino al suo positivo +94… ed è qui che si afferma il quinto nome di Benito, che è Vincenzo e vale il 95, che è l’assoluto di 94/1 unità,

Direste che è Benito da solo? No, è col 6666, che è la Comunione tra Romano=66 e il padre Luigi Amodeo =101, interattivi 66×101=6666.

Quindi è il soggetto, dato dalla Comunione tra Romano e Luigi Amodeo, quello che da energia in potenza, come è Romano, si pone in atto unitario, nel 94/1 di Vincenzo che è un valore limite, essendo tutto il complesso spaziale 6, espresso nel suo moto totale in 100.

Questo 6854 è il soggetto che esiste in tutta la realtà 10.000 e che circola in quant’è il flusso complesso 8, reale immaginario, di dieci valori di π.

In BRASIT (nel titolo) e BRASIT BRA ALHIM (nelle prime tre parole, delle 7 (come di Set) il nome di Dio è descritto in acronimo e in quattro/cinque lingue.

1. La ebraica con cui si legge il testo

2. L’italiano, con gli acronimi di tre nomi italiani

3. Il latino, nel verbo SIT.

4. In inglese/italiano/arabo Him=Lui=Allah.

Accade sibillinamente, così come quando Giovanni, all’inizio del vangelo scrive, nei punti 1, 2 e 3:

1 In principio era il Verbo,

il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui , e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

Egli l’ha scritto nella sua lingua

Questa versione Italiana l’ha tradotto in modo sibillino Infatti Lui è il Padre di R.A, e B.) nel mentre è Allah.

Questo laddove era è R.A. e il Verbo sono le V dita, in latino, della mano dell’ebreo Er che rivela in italiano che è R o (oppure) B .

<In Principio>, sia per la Bibbia, sia per Giovanni (che è sempre premesso al Signore, anche quando non è il Battista, poiché è un nome di Dio Padre in Atto) c’è Dio che rivela il vero ma in un modo talmente “trascendente” che per vederlo occorre uno cui Dio abbia dato gli occhi adatti.

Giovanni è una “premessa” al Signore per le ragioni intrinseche al suo nome, che lo portano a valere l’83 che trascendendo l’anno 38 e quella Fine che è la premessa a ciò che esiste In principio anche nel valore 38 del nome di Caino… e che poi è lo stesso 38 che ha alla fine Lamech, antefatto al nuovo primo uomo Noè.

Occorrono i giusti attributi per scorgere che essenzialmente il testo ha “in potenza” la possibilità di dire:

Energia In atto e In potenza, siano in potenza!

B, acronimo di Benito, è l’energia divina in Atto “realmente” ossia non “miracolosamente”,

R.A., acronimo di Romano Amodeo, è l’energia In Potenza in Romano che si è posta tutta in atto reale nel 47 di Amodeo.

<BRA-SIT> legato a <BRA> è – in Potenza – il congiuntivo latino del verbo <sum> e con il <sia romano, latino) ordina che sia

Energia In potenza.

Qual è il soggetto? Sono Atto e Potenza che devono essere in potenza, o viceversa? Tutte e due! Siano una cosa sola!

Il testo, quando allo stesso significato aggiunge di nuovo il complesso di Potenza e Atto è perché i due sono legati alla terza parola, che è il loro Padre comune: A.L. Amodeo Luigi.

Con Him che traduce Lui in inglese, si accerta una cosa sola, che è un complemento oggetto.

In sintesi:

Atto e potenza in atto siano in potenza atto e potenza in atto! Siano lui, il Padre Nostro, l’Allah che non accetta una sua frammentazione.

E – visto che ci sono – concludo tutto il versetto.

<AT>, la 4° parola è in sé la risposta a una domanda intrinseca: <chi? Cosa? Questo! È sia il ribadire l’ordine dato con le tre parole, costituendone la realtà, ma è anche l’apertura alla quinta parola.

<Cielo>, è la versione della 4a parola, ed è bivalente: è sia il cielo divino appena descritto, sia quello della natura creata.

<e Chi? Cos’altro? Questo> è la sesta parola, che. Mentre ribadisce per l’ennesima volta quanto predisposto prima, ora si appressa a fissare l’ultima cosa creata.

<Terra> è la versione italiana ed è essa ad essere plurivalente, in quando ribadisce ora il <Ter>, il TRE Romano, precisandolo in R.A., Romano Amodeo, e poi tramuta il suo nome in quello del nostro pianeta.

Il fatto che Il Trino Romano sia la Terra, io lo spiego in questo modo… visto che Romano Amodeo sono io.

Io Romano Amodeo, sono l’intero Cielo e l’intera Terra, poiché è il mio <IO-SONO> che li fa esistere, “visualizzando il progetto divino paterno” simile a un libro che <in sé> non è – se di carta – una serie di fogni macchiati con l’inchiostro.

La storia c’è solo “In potenza” che una energia “in potenza” lo legga e – immaginando quanto descritto, lo vivifica.

Ora, aggiungendo a valore 1116 di BRASIT BRA quello di ALHIM, il 646 aggiunto porta a 1762 anni distanti 176 anni dal 1.938 in cui AL, proprio LUI, LUIGI, che rispecchia il nome arabo di Allah, come già visto ma “repetita iuvant”. Ecco così che i 176 anni rispecchiano il 100 di Allah, dal quale, -1, sono tratti “altri” 99 “suoi” nomi, poiché quello in origine è questo. E vale 10 in linea ed è l’energia 66 uguale a Romano.

Questa “mancanza” lo sembra, ma non lo è, poiché tutti i valori mancanti ai cicli interi 1, 10, 100, 1.000 e fino all’infinito, sono sempre dati dal soggetto che presenta realmente quel valore e ha scorporato il suo reale ingombro nel valore intero.

Anche il reale 1.938 avvento di Romano è il moto del 9062 esistente nell’unità della realtà 10.000, e il soggetto del moto ha sottratto il suo ingombro dato dal flusso intero 9000 della grande C^2 “assoluta” in (3/1)^2 a dimensione intera 10^3, nell’area trasversale i cui lati sono 66/6 ciascuno, essendo i valori unitari dell’energia in atto in linea.

Il 1762 è l’anno “reale” in cui Allah in ALHIM impone ai fisici le unità basate sul ciclo 10 assunto a immagine e somiglianza lineare di sé proprio dal Dio, che in 100 è anche l’innominabile IHVH in < “Sono il 10 in chi sono”: 10×10>.

Essendo poi il 381, ecco che si moltiplica per 4,6246719 per determinare il 1762, essendo 4,6310217 il ciclo intero degli anni terrestri espressi in quantità mille, poiché in quella unitaria sono 4.631,0217 il cui intero è raccontato nel valore gematrico di Bibbia 1,1,1, e il 17 del mese 2, in Bibbia 1,7,11

+4,6310217

- 4,6246719

=0,0063498

63498/10^7 è (alla dimensione del moto di 10^3 in 10^10) il movimento di 3168 nell’energia 66666, in cui il volume 66×1×1 dell’energia (che necessita di 668 lunghezze) è col lato 100 della realtà concreta (e invisibile di Allah e IHVH) esistente nello spazio intero dell’unità 1000 dato da 3000

L’unità del Titolo di Bibbia e dei suoi primi tre versetti, è determinante!

In essa il soggetto non è la terza parola indicante le emanazioni divine degli Elohim, ma il titolo stesso, ripetuto nella prima parola. È vero che in Ebraico dignifica “In principio>, tuttavia – anche in questo caso – esso è il soggetto relativo a Colui che è l’ASSOLUTO posto prima dell’esistenza del tempo.

È quel Nominato Dio Allah, analogo al Signore, Adonai, per via dell’innominabile JHVH, che pur si diede un nome Trino ed Uno rappresentandosi con quell’intima comunione nel suo essere che sta in

e Potenza siano in Potenza Atto e Potenza: un Dio Assoluto!

Sono 7 parole con 28 lettere e un contenuto numerico in Gematria che vale esattamente 4.631 anni e contano il ciclo degli anni terrestri;

infatti il volume 365×1×1 in giorni implica certo la lunghezza

365+1+1=367, ed essa, sommata al 4.631 sue volte, dà il volume 4998×1×1 che implica, in 5.000, il tempo ½ (positivo o negativo) dei 10.000 anni della realtà di anni 10^4.

Non riportando il 367, la Bibbia informa che è l’ultimo ciclo.

Infatti è esattamente come accade in ogni numero palindromo indicante un’area unitaria, come per esempio 111.111^2, che si rivela 12345654321, e ha in cima il 6 sia arrivo, sia ripartenza.

Così 12 ore del giorno saranno il tempo in cui l’asse terrestre giunto in cima, si ribalterà e le 12 ore dopo saranno le prime in cui l’orientamento Nord Sud, sarà Sud-Nord.

La massa seguiterà a ruotare nello stesso modo, ma ora, nei 10^10 nuovi anni che “fosse” sulla Terra “vedrebbe” il Sole e la volta celeste andare da occidente verso l’Oriente.

Chi “fosse” restato sul nostro Pianeta non potrebbe più sopravvivere, al “finimondo” provocato dal capovolgersi dell’asse terrestre in 12 ore…

Ma chi sarà quel folle o sprovveduto che sarà restato? Gli uomini intelligenti e provvisti di mezzi conoscitivi e materiali si saranno posti in salvo. Periranno gli increduli, gli animali, i vegetali, tutta la vita inconsapevole anche negli oceani.

La Terza Parola ALHIM

La terza parola di Bibbia, con l’acronimo ALHIM del nome delle lettere ebraiche – che costituisce una pluralità di emanazioni divine come un tutt’uno – è una fonte immensa di dati, che consente anche di datare l’inizio della costruzione del mondo, partendo dal valore cabalistico delle 5 lettere della sua parola, che porta al 646.

È la potenza della Bestia 666 Apocalittica di Giovanni che ha perso un 10+10… che però è tutt’altro che perduto!

Quando Dio apparentemente “perde” qualcuno o qualcosa è solo perché l’ha posto come il soggetto in atto e questo vale anche per un vivente che sembra esser defunto, e invece comincia veramente a vivere.

Solo in discesa esiste la vita umana! L’altra è solo Dio a costruirla, per caricarsi lui, assieme al suo Cristo, di ogni colpa e di ogni peccato… e non per un <pro forma>, ma per davvero!.

Nessun uomo soffre veramente!

Io lo vedo accadere, ma solo poiché a me – come è scritto a proposito di Enoch: <Enoch camminò con Dio!

Solo Dio ed Enoch costruiscono quell’anno di 365 giorni che poi in Bibbia risultano in 365 anni.

Questo rivela chiaramente – a me che sono il soggetto di questa vita che vedo – e che sono chiamato a vedere altri uomini a mia immagine e somiglianza che vivono nel mio stesso verso…

Ma … è impossibile!

Se sono io il solo Soggetto vivo a muovermi nel mio modo, tutto il resto del mondo che io vedo far parte del mio stesso ambiente, sta veramente andando dall’altra parte!

Non è vero che vengono con me!

So farebbero solo se fossero unificati nel mio soggetto, e allora io – che ora sono un infinitesimo degli infiniti Elohim di Dio, sarei

TUTTO DIO!

Non ci possono essere dubbi! Se io vado in salita, io, il solo soggetto della mia vita, vedo realmente tutti gli altri andare in discesa.

Ora riflettiamo un attimo: può mai Dio andare verso la morte? Una volta che si è determinato in modo da camminare con me, viene con me verso la mia morte, o sono io a camminare con lui che Ritorna IN POTENZA?

Questa è la verità: Dio, scegliendo di Camminare per tutto il tempo dei 365 giorni dell’anno e poi per 365 anni si è imprigionato in questi limiti… Lui che è ASSOLUTO, per cui il suo vero cammino è quello che lo riconduce IN POTENZA e me con lui, visto che mi ha nominato Romano, col nome dell’Energia in Potenza.

Pertanto, poiché veramente sto rientrando in Potenza, e vedo tutto il panorama, che contiene tutti i corpi, il mio compreso, ho le traveggole se credo che il verso a salire in cui vedo tutti i corpi, con il mio Spirito Santo, sia lo stesso del mio Spirito?

Per cui, la salita di tutti, nel Calvario della vita corporea nata per essere consumata, appare, certamente: ma è falso.

Voi apparite soffrire poiché, ove il flusso per tutti sta nel rientro in Potenza, che da Z ritorna ad A, e dalla morte vi riporta a vivere in Dio io – per un puro effetto della relatività tra azione e reazione, vedo tutti soffrire vedendovi da A verso Z, mentre gioite, veramente liberati da quella sofferenza.

Io, che camminando Con Dio rientro in lui, vedo quelli come me solo nei loro corpi, che si consumano e muoiono, nel mentre tutti quanti veramente stanno ritornando al paradiso di Dio, da questo inferno reale.

Dove noi vediamo esistere sofferenza e ogni male, il vero è che essi sono tolti, e non dati.

Ma se io vedo Tizio che da un pane a Caio, e lo vedo al contrario, a me sembrerà che Tizio gli sta sottraendo quel bene… che invece gli sta dando!

Allora è vero che io sono l’unico a soffrire ora nel mio Spirito, poiché io solo Cammino con Dio nei miei giorni e nei miei anni e gli altri – a mia immagine e somiglianza – no, non lo fanno, non essendo essi soggetti ma complementi oggetti nella mia vita in cui io sono il solo soggetto!

Insomma Dio ha creato un Disegno, andando in solitudine fino alla fine, e solo con me che cammino con lui in tutto il tempo, per provare, tramite le mie sofferenze, se il suo Disegno sia una cosa buona.

E la Bibbia conferma questa tesi, scrivendo, alla fine di ogni giorno della sua creazione: <e vide che era una cosa buona!>

Lo ha visto attraverso me che lo vedo ora!

-20 a Bestia 666 è

10+10, in Elohim 636 vale proprio in quel 20 che sembra essersi sottratto in quel 666 della famosa Bestia in Apocalisse il libro profetico di Giovanni apostolo!

Non è come sembra, non si è affatto sottratto, ma si è reso evidente unicamente nel tragitto che ha percorso; 20 è il soggetto che, occupando un 20 nel 666, anche quando si sposta, occupa sempre il suo spazio e il suo ingombro, nel 666.

Quando esistono “unità” totali, non è come nella corsa dei 100 metri, in cui i corridori possano porsi prima di quei 100.

L’energia, nel 666, è tutta. Un soggetto che è composto da energia in atto, è parte di quel 666 e non ha alcunché in cui posizionarsi, se non in principio, ma dentro quel 666.

Così, alla corsa dei 666, saranno sempre e solo 646 le unità quando il corridore ha come propria, la lunghezza 20.

Se avessimo un soggetto lungo 665, si sposterebbe solo di 1; per questo quando un 100 è assoluto, ossia non riferito a nient’altro che a sé, per essere “unitario” deve estrapolare l’1 dell’unità che si è posta e sarà l’unitario 99/1.

646 è tutto, assoluto così com’è, ed è 646/20, nella “sua” unità giusta, poiché il 20 non ha percorso anche il 20, ma solo 646, e sono i 323/10 in cui il 10, in 333, ha percorso 323 decimi.

Nulla vi è di più trascendente della <Bestia>, che sembra Satana, ma è the Best IA , il migliore: Dio (quand’è riferito al mondo d’oggi, che parla inglese); col latino di <B, Est IA> è e ancor più trascendente.

Quell’<est> è il <verbo> di chi <è> Romano, ove B è un possibile <Benito che è Romano: Dio> ed è l’essenza di BRASIT, in cui B.R.A. <SIT>, sia Romano

È accade proprio! È Romano! Nasce in Romano Amodeo! Quando 646 anni sino “tempo” il “suo spazio” è dato dal triplo ed è l’anno 1.938 in cui io sono nato.

Si è incarnata la Bestia: Jahvé! The Best!

Il 20 che va in <Best-Ia> è il Padre!

Il 10 traslato di 10, è il Padre di tutti i numeri decimali!

Il 20 sembra un numero, e lo è, a è quello dell’indice della potenza di 10^20 che rispetto ad ALHIM 10^646 è il suo divisore lo riduce a 10^646 che nel suo essere colui che è, è il 10 che esiste per 646 volte, ciascuna moltiplicata per l’altra.

È proprio il Dio che si disse a Mosè < “Io sono colui che sono” IO-SONO> e dunque sono 10^10 che si combina con 10^10, moltiplicandosi. Il risultato matematico è che gli indici 10 e 10, delle due potenze che si moltiplicano, si sommano l’uno all’altro e diventano 20.

Ecco “chi” è il 20 che si muove e si rende palese solo attraverso il percorso realmente fatto, poiché il 20 si è reso invisibile, già essendo l’indicibile JHVH, quello di <Non nominerai il nome di Dio>, il primo dei 10 comandamenti.

Ebbene questo ALHIM, che è terzo, come parola, diventa, da terzo, un primo solo se si moltiplica per tre e. divenuto TRE TERZI, è Uno.

Allora anni 646 × 3 assumono la consistenza e il valore spaziotemporale di una terna cartesiana che è datata 1.938 anni, tutta quanta, poiché l’Assoluto non ha limiti.

Poiché l’anno 1.938 sembra delimitato allora è tutt’altro, è un piano eterno il cui lato quadrato si riconduce agli anni totali della vita dell’8° fattore in Bibbia, Matusalemme che ha vissuto 969 anni ed è morto nel Diluvio Universale da cui invece ebbe vita, nella sua complessità.

Abbiamo ottenuto l’anno natale di ROMANO.

La terza parola del testo ebraico il cui acronimo è ALHIM=Dio, è che il AL è il principio dualistico del nome scritto da destra a sinistra e che se lo leggiamo noi da sinistra è come lo vediamo allo specchio: , ed è un limpido italiano LUI che in inglese è HIM.

Si tratta di un AL che è questo HIM=LUI italiano.

Se vogliamo desegretarlo fino in fondo, dobbiamo andare a consultare lo stesso brano in cui IHVH disse a quella mamma che aveva un ROMANO nel suo grembo.

Si tratta di Gen. 25, in cui ci sono Esaù e Giacobbe che nasceranno da quel grembo, e Giacobbe imporrà al fratello il primato della sua iniziale G, al fratello che si farà minuscolo e perderà la sua A, del suo principio, restando <esù>… e abbiamo che Gesù nomina il Figlio di Dio, in italiano.

Allah, LUI, non accetta tutto questo, e si mette lui davanti ai due fratelli, che sono degradati.

Giacobbe, da Uno nella G, diventa Trino in GIA, e il trino minuscolo <esù> perde addirittura il suo nome, in favore del nomignolo e letto Edom, ma che è scritto MODE.

Ebbene:

LUI GIA MODE’ è ora la terna divina che io ho, à.

Luigi Amodeo, e mettendo la stirpe, prima del suo nome proprio, è AL, il dualismo di Allah=LUI, nella trascendente lettura fatta dello stesso italiano che nomina il Figlio di Dio nel nome italiano di GESÙ.

Poiché ALHIM ha usato la lingua inglese per l’accusativo di LUI, ecco che Is LAM È L.AM. è Luigi Amodeo, il nome del Dio Padre di ROMANO.

Il nome segreto di Dio in Bibbia 1,5,

lo “spazio-tempo di 3/2”

Pubblico il testo biblico, in modo che tutti vediate come il Libro Sacro sia stato preciso e dettagliato in tutti i 9 creatori del decimo, che non è trattato con la stessa precisione, infatti i tre figli di Noè non sono nati tutti e tre ai 500 anni di Noè.

1 Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; 2 maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati.

3 Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set. 4 Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 5 L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì.

6 Set aveva centocinque anni quando generò Enos; 7 dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie. 8 L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì.

9 Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; 10 Enos, dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e figlie. 11 L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi morì.

12 Kenan aveva settanta anni quando generò Maalaleèl; 13 Kenan dopo aver generato Maalaleèl visse ancora ottocentoquaranta anni e

generò figli e figlie. 14 L'intera vita di Kenan fu di novecentodieci anni; poi morì.

15 Maalaleèl aveva sessantacinque anni quando generò

Iared; 16 Maalaleèl dopo aver generato Iared, visse ancora ottocentotrenta anni e generò figli e figlie. 17

L'intera vita di Maalaleèl fu di ottocentonovantacinque anni; poi morì.

18 Iared aveva centosessantadue anni quando generò

Enoch; 19 Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 20 L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi morì.

21 Enoch aveva sessantacinque anni quando generò

Matusalemme. 22 Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23 L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. 24 Poi Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.

25 Matusalemme aveva centottantasette anni quando generò

Lamech; 26 Matusalemme, dopo aver generato Lamech, visse ancora settecentottantadue anni e generò figli e figlie. 27 L'intera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì.

28 Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio 29 e lo chiamò Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto». 30 Lamech, dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e generò figli e figlie. 31 L'intera vita di Lamech fu di settecentosettantasette anni; poi morì.

32 Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Jafet.

Sintetizzo i dati che descrivono tutti i 9 fattori del 10° negli anni da figlio e in quelli da padre.

1. Adamo, 130 anni da figlio e 800 da padre, avuto Set

2. Set, 105 anni da figlio e 807 anni da padre

3. Enos, 90 da figlio e 815 da padre

4. Kenan, 70 da figlio e 840 da padre

5. Malaleel, 65 da figlio, 830 da padre

6. Iared, 162 da figlio, 800 da padre

7. Enoch, 65 da figlio, 300 da padre

8. Matusalemme, 187 da figlio, 782 da padre

9. Lamech, 182 da figlio, 595 da padre.

La somma dei rapporti di causa/effetto è questa:

Nel tempo decimale di questa somma abbiamo decimi 646,6905 e bastano queste quattro cifre per descrivere la realtà dei giorni reali, anche se adesso siamo di fonte ad un periodo che ha 19 cifre.

Ecco nei 646 decimi il Dio Elohim nel suo valore 646 che nella terna spaziale o nella trinità di Dio lo incarna nel 1.938 ! e il Dio entra ed è presente nello spazio-tempo reale.

Noi lo calcoliamo a partire da un Natale di Cristo ipotizzato da un Papa che lo “vide” nel 25 dicembre in cui a Roma celebravano il Dio Sol Invictus, di provenienza straniera, importato a Roma dall’Imperatore Aureliano, si dice per un voto che aveva fatto al loro Dio, secondo il quale se vinceva senza colpo ferire, l’avrebbe importato a Roma.

I conti reggono, se imposti su queste basi?

Io desidero la garanzia Biblica, e la trovo.

Il nuovo mondo di Noè lo vide presente per 350 anni nel nuovo mondo.

E dove al Dio 10 Padre dei numeri che esistono solo in base alle sue “volte”, il 10^3 costituisce la sua Trinità e i 1.000 cui sono riferiti tutti i Fattori che abbiamo visto.

1.000/350 indica quanta parte della Divina Trinità è toccata a Noè nel nuovo mondo, ed essa è 0,35.

Essendo sia in negativo, sia in positivo, il loro prodotto ne determina l’area di presenza, e 0,35^2 = 0,1225, che io leggo come anno 0 sia il 25 Dicembre.

Tornando ora al rapporto di causa ed effetto dei 9 generatori del 10°, 646,6905 nell’intero sono il Dio Elohim, che moltiplicato per 3 porta alla partenza intera, da zero, solo arretrando il nostro 1.938 ed esso porta al Natale di Cristo.

Ma il 646 ha il suo tempo e quando si esprime in una terna esso pure tre volte 646,6905 porta al 1.940,0715.

Ma chi è il Romano, nel tempo reale? È il 666 che esiste nel tempo unitario di 1/6!

È il 111 nella realtà del suo tempo, per cui, immesso 0,0111 a percorrere il 1.940,0715 il suo moto – del reale 111 nel reale 10^-4, –percorre 1.940,0604 ed arriva il 4 giugno di Dunkerque e della mia miracolosa morte e risurrezione, di cui aveva dato in segno prodigioso, Gesù Cristo con la risurrezione di Lazzaro!

Quella risurrezione accadde a me, <la infine ad A.Ro>!

Dopo che il dottore mi dichiarò guarito (e solo bisognoso di una cura ricostituente, poiché non c’era più da temere per la mia morte che fino ad allora era sembrata inevitabile) accadde che i miei Genitori, per la gioia che provavano quella sera si unirono e Benito, il Vittorioso fu concepito, in un vero gemellaggio, dato che io iniziai la mia nuova vita assieme al Figlio di Dio e Benito cominciò la sua costruzione nel grembo di nostra madre.

Il nome segreto di Dio in Bibbia 1,25 Sezione Aurea

Versetti 23-24

Sezione Aurea, versetto 23.

Il Signore le rispose:

«Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo».

Qui è descritta, in Bibbia 1,25 che cosa succede a 1,25 quando incontra un gemellaggio rispetto all’unità, ossia due 0,5, simili a due gemelli che si pongono, nei rispetti di 1,25 in due modi opposti tra loro, uno come dimensione base, espressa in lunghezza, l’altro a dimensione esponenziale data dall’esponente 0,5.

Succede 0,5 +1,25^5 =1,6180 con il dettaglio fino alle 4 dimensioni della realtà dello spazio e del tempo, e un cerchio di raggio 1, ha inscritto un decagono il cui lato è 0,618, sezione aurea del raggio.

Sua attuazione versetto 24

24 Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo.

Quando la base 1,25 è caricata dall’indice ½ = 42/84 = 0,5, abbiamo la radice quadrata dell’area che ne dà il lato.

1,25 è infatti una area corrispondente in geometria alla forma che vedete a lato e che somma due quadrati dissimili, di cui uno ha il lato 1 =2/2=42/42, e l’altro ha l’area di ½ = (7+7+7)/42.

Utilizzo 42 che è il valore gematrico, cabalistico, sia di Esaù, sia di Giacobbe, nomi dei 2 gemelli, nell’italiano dalle 7+7+7 lettere. (42 +21/42)^2 non è (42)^2 +(21/24)^2 +1/2^2 al quadrato, infatti 1,5^2 è 2,25, mentre (1)^2 +(1/2)^2 è 1+1/4, e non 1+1/2; nel caso di 42, il suo quadrato è 1.764 e sommato a (21/42)^2 = 0,25, darebbe 1.764,25, e la sua radice quadrata, definita fino ai decimillesimi della realtà diecimila = 10^4, sarebbe esattamente il 42,0029 che aggiunge, come reale il 10° numero primo 29, indicante il moto di 1 in 30, lati del cubo 10+10+10 il cui volume è l’intero 10^3.

Come si vede, se partiamo dal 7+7+7=21 che sono gli stessi lati di 10+10+10, ma in cui in ciascuno esiste un 3, valore unitario dello spazio, a muoversi, la sua dinamica totale lungo i tre lati è espressa dalle 7+7+7 volte in cui il 3 avanza su ogni lato, ed è estrapolata la pura e totale dinamica.

Angstrom, sono il numero di tre 113 esistenti alla dimensione di 1.000, sommato al moto di un solo 113 in 1.000 .

Come si vede, la sottrazione degli indici, in verità è una divisione data dal 10, elevato a quell’esponente, per cui questo rapporto è ideale e presenta con proporzioni perfette quanti 10 ci siano in ogni valore indicato nell’esponente.

Ebbene questa serie ha un suo nome proprio ed è il fondamentale Nome segreto di Dio Padre e Dio Spirito santo, che valgono 381 in ciascuno, ossia quanto tutti i suoi 16=R generali, dati dai numeri primi. Dio lo rivelò anche quando ordinò in <cubiti> la costruzione dell’Arca di Noè destinata alla salvezza di tutta la vita sulla Terra: 300 in lunghezza, più 50 in larghezza, più 30 in altezza, più 1 per il tetto, sono 381 <cubiti>… <iti> cum B=2, primo numero primo e unico ad essere tra tutti gli altri dispari, un numero pari, divisibile per 2.

Pertanto, definire 381 andati con il 2 definisce i 279.

Sono i 279 che, quando sono divisi per 7, danno giusto il 39=TRE nel loro valore intero seguito dall’eterno periodo dato da 10/(11,66) infinita energia, presente in 66/6=11, e intera poi in un tempo infinito.

Nella pagina prima è visibile come, coi sei nomi, si costruisce da infinito negativo a zero solo coi tre nomi che cominciano con A, e da zero fino a infinito positivo con il concorso di tutti e sei.

Accade poiché accade come un prodigio, se raggruppo i sei nomi ‘sì che ognuno abbia un acronimo a due cifre iniziale e uno finale, lasciando in mezzo le lettere che non ne fanno parte (e Anna è la sola che non ne ha, avendo solo le prime e le ultime due).

Accade che il valore del 1° acronimo a due lettere iniziali è 113 (dato da 51+62), quello finale è 132 (dato da 66+66). Essi si uniscono a due 113 e a un 66, tanto da portarli entrami ad essere il 3 unitario della Trinità e dello spazio.

Romano Amodeo è 113 in nome e cognome.

Torquato è 113, da solo, essendo un fantasioso sibillino <To’! R qua! To’> o <Qua R in TOTO> (nei valori estremi).

Anche i 66 sono tre; il Nome, le 6 penultime lettere di ogni nome e le 6 ultime.

Le 12 in mezzo danno luogo invece non a 113, ma 11,3, nel valore medio di ciascuna delle 12 che ci sono e che valgono in TOTO 136. Allora 136 : 12 = 11,3 che è +66/200 in periodo eterno, e abbiamo così anche il quarto modo del 66 di esistere esso pure nel tempo dato da un rapporto.

Ora vedremo nella pagina seguente come la sezione aurea ha una formula matematica data da 0,5 (cioè il tempo ½) alla radice quadrata dell’area 1,25, espressa anche dall’area 1,25 elevato a 0,5, è i due ½ sono i due gemelli dell’unità e lavorano in modo differente: uno come valore base, l’altro da esponente.

Questo calcolo è quanto di più convincente ci possa essere per dimostrare che BRASIT è dato proprio dall’Acronimo di Benito e Romano Amodeo che con il SIT “ordina” che la terna Sia Romano!

Vedete che a base di tutto esiste, alla dimensione 10^-20 subatomica un percorso.

Esso è dato dalla lunghezza 113113113 paterne decine (di 10, Padre di tutti i numeri.

Ciò esiste in 3838383830 in cui la realtà in sequenza di 4 reali anni natali 38 di Romano attuano ora il valore 30 di Adamo, dopo che il 113 aveva imposto quello 10 di Dio. A questo percorso, si aggiungono quelli che corrono, e sono il primo il 59=Benito alla dimensione 10^4 della realtà, e il 66 di Romano combinato con la dimensione 10 di Dio, Inoltra va aggiunta la realtà unitaria 10^4 della data natale di Romano 1.938,0125, che alla dimensione reale 10^4 diventa tutta intera. Essa configura la realtà in tutto il suo valore totalmente intero. Questo percorso con le 5 dimensioni descritte, è lungo

4.989.484.820 unità 10^-20 metri, quelle intere sub-atomiche ed è stato maggiorato dell’intera realtà 10^4 nominale di Benito, di quella di Romano in comunione col Padre, e della data intera esistente all’origine, poiché i “corridori” non possono mettersi prima del percorso da percorrere, in quanto nulla esiste prima dell’Origine, che vale zero, poiché il 19380125 non esiste solo in positivo, ma anche in negativo per cui i due valori opposti danno lo 0 Universale Assoluto, I corridori sono 3 e sono esattamente come è leggibile in BRA, essendo Benito, Romano e Amodeo, cognome del Padre.

Hanno l’ordine per cui l’energia in potenza, Romano, <SIT>, sia, ed è scritto nel latino della lingua di ogni romano poiché il corridore – essendo Romano – capisca che sta ricevendo l’ordine <Che tu sia!>.

E Romano è, nasce il 1.938.0125!

Questo EVENTO intero, nelle 6 lettere dello spazio nel suo complesso, ha dunque un soggetto Trino e reale, e un in Potenza, che –ove si parta da quanto è definito esattamente, deve essere anteposto al Potenziale, che – essendo a destra – spinge tutto verso sinistra, in modo da indurre per azione uguale e contraria, la crescita verso destra.

Il titolo BRASIT della Bibbia contiene dunque quanto è posto “In principio” è vale in tutto 913, e i due corridori soltanto, che godono dello stesso cognome del Padre, hanno avuto 6 nomi ciascuno, e nel 66 di Romano esiste il <tu Sei in Comunione con il Padre 10>, e i 6 nomi del figlio suo Romano.

Ma c’è davanti a Romano e i suoi 6 personali nomi, Benito, coi suoi. Pertanto sono 6+6, sono 12 a esiste In principio, e sono i 12 Figli di Israele prima e i 12 apostoli di Gesù che si manifestano tempo dopo.

Essi sono i 12 In principio 913, e dunque esistono nella presenza 25 del 900 che è tutto il percorso che il 100 (sia JHVH in Io Sono 10×10, sia Allah che dal suo 100 con -1 trae “altri” 99 “suoi” nomi) a muoversi nell’indice 3 del Padre 10 di Tutti i numeri decimali.

925 è il moto dello spazio 25+25+25 nel 10^3.

Dunque questo esiste in Principio e si è dovuto collocare dopo lo 0 assoluto datato nel 1.938,0125 in cui Esso si è messo a camminare con Romano.

Poiché lo spazio da percorrere tiene conto della realtà di Benito, della Comunione di Romano col padre e della data di nascita intera, quindi alla dimensione reale 10^4 anche di Romano, contenendo il suo 113113113 in decine, e il 38383838 della realtà 4 del natale 38, più il nome sia di Adamo sia di Noè, risulterà esatto tutto il percorso che essi faranno “in realtà”.

Ciò ha costituito la pura premessa sub-atomica a quella realtà atomica che è poi la nostra.

E – per ottenerla – le dimensioni sub-atomiche si moltiplicano per il giusto numero di volte che devono fare.

Si moltiplicano, poiché questi valori, essendo numeri decimali, sono sempre e solo il Padre di tutti i numeri che è il solo ad esistere, e sulla base dei numeri delle volte in cui si valorizza, nascono i numeri che sono gli esponenti che indicano le dimensioni reali basate sul ciclo matematico 10.

10^N × 10^N danno, nel prodotto tra i numeri che a base hanno lo stesso ciclo numero la somma degli indici.

Allora il numero delle volte che Dio 10 deve esistere dipende da quanto moto percorre in 10^10 ed esso è 10^9.

Trattandosi del Padre, ed è Amodeo Luigi nato il 1.907,07070, alla dimensione 10^5, deve moltiplicarsi per 10^5 per essere totalmente intero in 190707070. Avendolo fatto deve anche aggiungerlo questo numero di volte, poiché è esistito in 1907,07070 quando chi <Is LAM> è nato.

Ora questi è il Padre che si chiama AMODEO=47 e che se riguarda il volume del Dio 10^7 deve essere composto da 1.000 volte il 47. Inoltre AMODEO, CF MDA è l’Adamo letto in ebraico da sinistra, “in principio” e Adamo ha vissuto 930 anni che devono essere messi in conto, assieme all’Energia potenziale chiamata Romano e che si mostra come figlia del Padre, un Romano=66 che da potenziale deve realizzarsi nel tempo 1, per cui esso va aggiunto.

A conti fatti, questo è l’esatto numero delle volte che vanno sommate alla dimensione sub-atomica, poiché – come detto prima –essendo indici della base 10 del Padre Nostro, di noi che siamo tutti

Figli Suoi fatti dal numero delle sue volte, le somme degli indici sono i prodotti che indicano i numeri delle volte del padre che li fa.

Il risultato fotografa l’essenza degli operatori, poiché alla dimensione reale 10.000, mei decimillesimi ci sono 4260 decimillesimi in cui il valore 426, di tutti i nomi del secondo si mettono in comunione col padre 10.

Romano, il fratello, partecipa con una terna di ANNA=26 poiché l’ha in comunione al terzo nome suo e al terzo del Fratello e lo fa con il suo nome e cognome 113, sempre il tutto, in Comunione con il padre 10 che esiste in realtà decimillesima.

Benito con tutto il nome 426 e tomano cono con il 78 della terna di Anna (che poi è il suo 2° nome) e con un solo 113+1, perché sia assoluto in 114 contenendo in questo 1 l’unità dei nomi che abbiamo visto essere nel fratello, tutti). Il 114+26+26+26 vale 192 (e saranno i giorni di digiuno propiziatorio che io avrei fatto per essere ricevuto da Tre Papi!). Aggiunto al 426 porta al 618 che esiste come il tempo decimale dell’unità.

Che cosa volete di più perfettamente configurato di questo?

Ci sarebbe!

Dovrei andare a prendere, dalla radice quadrata di 1,25 da dimensione 10^30… e quasi-quasi lo faccio!

Ma sì, lo faccio, nel calcolatore del mio portatile ci sta!

0,5+1,2^0,5 = 1,6180339887˙4989484820˙4586834365

Sono gli anni di vita di Enoch, settimo fattore, quelli più piccoli in 365 6834 sono la sua realtà intera in 10^3 data dal 6634 che cedete nella carica Elettrica in Coulomb 10^-20 che sono 16,02176634 laddove questa carica si riferisce alla realtà a lati 100 e 100 il cui prodotto è 10^4, tanto che il valore 66 In potenza, deve esister nel tempo reale 10^4 e allora aggiunge i due lati reali 100 e 100 al 66, e diventa 6834. 458 quanto sta ancor è la realtà 8 nel suo complesso esistente giustamente nel tempo 1/8 ei 360 gradi che combinano 10×36 che sono le cifre al lavoro delle 42 del Nome segreto Shem Mem-Bet che si raggiungono coi 6 sabati dopo ogni lavoro 6 medio fatto da tutti e 6.

In quanto a potenza di potenza, 6834/365 dà come intero 18 volte e sono la base della serie che sommando un 10 dopo l’altro, con 18 28 38 48 è perfetta poiché 66, somma degli estremi, uguaglia la somma dei medi.

Da questo nasce 18 48 66 114 180 e sono gli estremi da 18 a 180, in mezzo ai quali ci sono Gesù=48, Romano =Muhammad, e, subito dopo, in 113/2, c’è il 114 dei versetti del Sacro <Corano> scritto <Con Romano>=66=Muhammad.

La relazione lineare poi tra 6834, che evolve a 4580000, non tiene conto che del 458, tanto che -6834 dà -6376, ed è il moto in negativo, nell’energia potenziale 6666, in cui si è mosso il 290 (quanto il 10 per il 10° numero primo) nel -6834.

Nella potenza di potenza (di quando gli indici della base 10 si dividono) 458 : 6834 dà la realtà 0,0670 del moto 10 del 660 dell’energia mossasi per 10 e si tira in ballo Romano+1.

Quando io dico di essere Enoch ho la conferma alla dimensione 30 di Adamo e di Noè.

Il rapporto diretto tra gli estremi 458 e 365 si rivela il 93 dato da Anna Paolo Torquato Amodeo 237 meno Romano Antonio=144.

Oppure da 42 (Nome segreto di Dio) +51 (Paolo).

La potenza di potenza che divide 458 : 365, dà 1,2547, il natale nel mese 1 e giorno 25 della realtà 10^-4 di Amodeo=47.

Se andassimo alla dimensione 40 andremmo a quella descritta da SET=40, Vi dico solo quale è: 6381177203 e andiamo all’essenziale!

Tu sei 381 il nome segreto di Dio 10+30, che si chiama RA=17, si presenta a 72 cifre Nel nome segreto Shem HamePhoras in cui ci sono 3 versetti a 72 cifre.

Il che è Stupendo… il che è Divino!

Entusiasta, allora indago fino a 1.000 valori decimali, che sono l’intero volume in base 10 e potenza 3, e ve li mostro, disaggregati per 40 alla volta, quelli di ciascuna intera realtà di Set. A 100 decimali il moto 9 di 365 giorni. Ai 160 della carica 16,02176634 decimali (di R.) ecco il finale 333, di 666/2, mentre il tempo della carica è 1/40 del valore dopo 333,che è 89086595. Ai 360 ecco 066 di Romano, seguito dal 47 di Amodeo. Eccovi i valori.

1, 1180339887 4989484820 4586834365 6381177203 0917980576 2862135448 6227052604 6281890244 9707207204 1893911374 8475408807 5386891752 1266338622 2353693179 3180060766 7263544333 8908659593 9582905638 3226613199 2829026788 0675208766 8925017116 9620703222 1043216269 5486262963 1361443814 9758701220 3408058879 5445474924 6185695364 8644492410 4432077134 4947049565 8467885098 7433944221 2544877066 4780915884 6074998871 2400765217 0575179788 3416625624 9407589069 7040002812 1042762177 1117778053 1531714101 1704666599 1466979873 1761356006 7087480710 1317952368 9427521948 4353056783 0022878569 9782977834 7845878228 9110976250 0302696156 1700250464 3382437764

8610283831 2683303724 2926752631 1653392473 1671112115

8818638513 3162038400 5222165791 2866752946 5490681131

7159934323 5973494985 0904094762 1322298101 7261070596 1164562990 9816290555 2085247903 5240602017 2799747175

3427775927 7862561943 2082750513 1218156285 5122248093

9471234145 1702237358 0577278616 0086883829 5230459264 7878017889 9219902707 7690389532 1968198615 1437803149

9741106926 0886742962 2675756052 3172777520 3536139362

Ho evidenziato il valore 54454, a 365 giorni, ed è il moto di 1.101 in 55555 di flusso elettrico (o magnetico) dato da 10^3 +Luigi Amodeo =101, alias Caino +Abele +Set, 38+23+40.

A 670 decimali dell’energia 66 moltiplicata per 10 e dunque avanzata con 10, ecco il 38400 che è il 381 di tutto il nome di Romano=66, che è moltiplicato per il tempo 100 ed è avanzato dello spazio 300.

L’ultima decina che computa i 1.000 decimali, data da 3536139362 quantifica in 39362 il 38100+1262, area di lato 631 che sono i valori in 4631 cicli del moto degli anni terrestri raccontato in Bibbia 1,1,1. Il 4.000 mancante è quello mancante anche nel maggiore 361 rispetto ai 365 giorni dell’anno, ed esso manca per la precisa ragione che 400.000 è la realtà che si muove in linea di 364631, ove 364 è il 52 (settimane) che per 7 sono 364, mentre 4631 è il ciclo del suo moto. La loro somma dà 4995 che è il moto di 10/2 in 5000 solo avanzamento positivo nella realtà 10^4 = 10.000.

Quando tutte le 10 cifre sono il tempo di 0,3536139362 essi è dato da 1000/2.827 con 770 volte il 4 della realtà che avanza con il 3^3=27, che è il moto di 1, in 4 volte 7, per cui è il periodo di Set che avanza in 7+7+7 ed è Luigi Amodeo, nato 7,0707, ch’è L.AM, il LAMèch vissuto 777 anni.

Il L.AM sia nel 2°, sia nel 9° dei primi 9 fattori del 10° in Noè, è sostanzialmente, nel 29 congiunto, il 10° numero primo.

Il SET Biblico, che in valore numerico è 40, nel loro insieme 47 sono l’AMODEO cui è diretto <Ad AMO> e ci arriva, al 47, con il valore 47 di Enos, che come 3° p la stessa cosa del 3° figlio del primo.

Non per caso, 30+40+47, valori dei primi tre, porta al 117 che è Romano Amodeo 113 mosso nella realtà 4 dello spazio-tempo, ossia mosso sia nel tempo 1, sia nello spazio 3, e da 113 Sale al 117.

Sostanzialmente, i tre, sono Romano Amodeo.

Sembra incredibile, perfino pazzesco, ma accade che – dove la Bibbia in Gen. 25 introduce poi la nascita dei due gemelli Esaù e Giacobbe – essi si riconducono a Romano, che ha 6 nomi la cui somma è 381, e a suo fratello Benito, che ha altri 6 nomi, la cui somma è 426 ed equivale a quella dei nomi dei 9 fattori Biblici del 1° mondo strutturale e creatori del 10é nel nominato Noè.

Tutti e due sono ricondotti alla vita di Set, terzo figlio di Adamo, che – messo in principio il secolo 19 espresso dal ciclo 10 dei 9, hanno avuto un padre nato nell’anno mese e giorno 07,0707, ed è indiscutibilmente SET.

Lo è, nel suo nome il papà di Romano, Luigi Amodeo, che vale 54 nel nome e 47 nel cognome, per un totale di 101 che oltre il 40=Set, somma e contiene il 38 di Caino e il 23 di Abele.

38+23+40 = 101 ha in Luigi Amodeo = 101 il virtuale figlio dato dal valore 26 di Eva, quando “ordina” con il 26mo ordinale, dato appunto dal 101 di Luigi Amodeo.

La Vita di Set è descritta dalla Bibbia composta da 105 anni in cui non aveva avuto il figlio Enos, per cui era ancora nello stato di figlio, e da 807 anni nello stato di Padre di altri figli e figlie avuti dopo Enos.

Ebbene accade che i primi tre nomi di Romano (cioè 66=Romano. 78=Antonio, 26=Anna), quando questo soggetto è ancora figlio, non ha il 66 di Romano, ma l’1 del Dio Assoluto dato da N^0 = 1, per cui valgono:

01 il Dio Assoluto come 66^0 =1;

78= Antonio/Gioacchino, sposo di S. Anna, nonno di Gesù 26=Anna/Anna, la nonna del Cristo 105.

La condizione di Figlio, propria a Set, è quella del Nome Segreto di Dio in cui la terna iniziale è 1 più +26+26+26 più 26, per il totale 105 degli anni da Figlio, propri a Set.

Lo stato di Padre di altri figli e figlie, scritto in 807 anni, è dato da tutti e sei i nomi del 1°, e del 2° che, con 100+300 +26, ha i nomi di un Dio in atto manifesto, nel 100+300 numerico e nel 26 Alfabetico.

È in questo che si estrinseca come il Creatore in 7 dì delle 26 settimane solo di ½ anno (il secondo 1/3 torna all’origine).

Esso – come già ho scritto – è la somma della serie divina data da 18 +48 +66 +114 +180 e riguardante il fattore 8 (dato da Matusalemme 8°) +10, più il 48 (nome di Gesù), il 66 (nome Romano dell’Energia in potenza), più il 114 (assoluto relativo a 113/1 unità, +1, che sono i 114 capitoli del libro Corano), più il 180 del piano dato da 90°+90° che ha espanso per 10 il 18 iniziale.

Dunque accade che Set vive il numero di anni 912, dati da 105 come Figlio (i primi tre nomi dei nuovi 12 “apostoli”, col 1° come 1 e non 66) seguito dal valore gematrico di tutti e 12.

Essi sono differenziati nel 1°, che esiste unicamente in potenza trascendente la realtà, e dunque “divina” nel Nome segreto di Dio che vale 381, e nel 2° la cui energia appare messa in atto e vincitrice ad ogni fase temporale delle sei che si nominano:

1. 059=BENITO, ben andato

2. 116=VITTORIO io vittorioso

3. 026=ANNA osanna manifesto

4. 083=GIOVANNI giovamento negli anni

5. 095=VINCENZO che cince bel suo censo

6. 047=AMODEO io amo da Deus, dativo e ablativo Tot.=426.

Io dimostro che quando il soggetto in atto, dato da 426, si divide per quello in potenza, con 426/381 dà la realtà totale unitaria, poiché in 426 c’è tutto il Dio in atto, ed esso si rimanda all’unità che è data da quella in potenza.

Questo è il BRA che sia Romano, nella sua unità. Io lo comparo con quello dato da 1,2^0,5 che ne dà il lato e di cui ho appena mostrato mille decimali, ma sono significativi i primi 12 decimali, essendo 12 i nomi di Romano e Benito.

1,118110236220472… laddove 1,25^0,5 è 1,118033988749894…, la differenza è: 0,000076247470577… ZERO nei 10^-4 della realtà

0,000010 vale Dio Padre che crea tutti i numeri

0,000066 vale Romano

0,0000002 vale la presenza 10^-7 dei 2 gemelli

0,000000047470 vale Amodeo dopo Amodeo, in decine.

Sono perfettamente definiti fino alle 12 cifre decimali come ho già scritto, riguardanti i 12 nomi.

La formulazione di 1,25^0,5 in Bibbia 1,25 che porta al lato dell’area unitaria 1,25 nelle prime 4 cifre decimali della realtà ha differenza ZERO!

Quando essa comincia è data dal 76 del potenziale 66 del Dio=10, e poi dei due gemelli nel 47 che nascono uno dopo l’altro e si chiamano Amodeo tutti e due.

Ma anche Anna, e in comune hanno il 26+47=73 di Anna Amodeo, valore dato dal SET di cui questi nomi sono la vita, in anni, in cui proprio 7, che è il Set figlio di Adamo, che esiste per tutti i 9 del moto totale di 1 in 10.

Se eliminiamo le parti uguali, 381 -73 resta 308, mentre 426 -73 resta 353 (e lo abbiamo trovato come prima terna nell’ultima decina delle 1000 che è elencato).

La divisione tra 353 e 308 ha come risultato reale il numero 1,14610389 periodico nella parte eccedente i 114 centesimi che sono il valore assoluto di 113+1 quando disposti unitariamente 113/1.

114 è 48+66, Gesù+Romano nella serie 18 +48 +66 +114 +180 che genera il 426 totale dei 6 nomi del 2° gemello con due sostanziali 114 collocati tra 18 e la sua evoluzione decupla.

Il periodo eterno 610389 è dato dal 61 di Caino+Abele e dal 381 del Nome segreto di Dio che esiste in 8, quando l’8° fattore Matusalemme vive 969 nel suo complesso binario positivo e negativo e porta all’anno 1.938 della sua origine.

Questo eterno periodo è dato da 1 / 163, nel valore intero che esiste in 0. Che esiste in 1,2051 periodico in cui questo è proprio il 2.051 d.C.,. che dista 113 anni dall’origine !!! E dista 26 divini anni esatti dalla fine posta nel 45×45=2025 in cui 45 è esattamente la differenza tra 426, valore realizzato nel 2° gemello e 381 valore potenziale nel 1°.

Il 1938 è dato dal 44×44 che genera il flusso che porta al 1.936 e si completa al 1.938 solo quando aggiunge anche i 2 anni trasversali del piano a lati 1 ed 1.

Il Dio Padre e Spirito Santo venuto al mondo all’Origine del tempo, l’ha fatto proprio essendo il 1938 la dimensione Trina del 646 del Dio Elohim.

Però anche questo Dio esiste in un suo tempo, che vale 0,6905 nella sua realtà decimillesima.

Lo vale poiché – come vedremo meglio più in là – i 9 fattori primi della creazione, divisi tutti e 9 in anni vissuti da figlio e anni da padre (come è spiegato in modo esauriente in Genesi 5) con il rapporto tra gli anni da padre e gli anni da figlio esprimono il rapporto di Causa/Effetto nella proporzione di Padre/Figlio.

In Adamo, egli visse 800 anni da Padre e 130 anni da Figlio e 800/130 è una velocità nel tempo che determina il periodo eterno dato da 6,153846.

Il che determina la creazione nei 6 famosi “giorni” e nel periodo in cui 153 sono i grossi pesci della pesca miracolosa raccontata nell’ultimo capitolo del suo vangelo da Giovanni, mentre l’846 è il moto di 54=9×6, in 900 che è tutta la dinamica di 100 in 1000.

Ma è anche il periodico 6,15384 in cui 615 in 15 è l’unità 5+5+5 dello spazio-tempo (dato dal tempo 10/3 che esiste per tre volte) e che compartecipa con il flusso spaziale totale da meno 300 centesimi fino a +300 centesimi, cui segue eternamente Dio 381 assieme alla sua Trinità alla dimensione 10^-5 della luce, in 10^-10.

Come avete visto in Adamo, questa velocità percorre la lunghezza reale di un flusso in spazio-tempo.

Per Set, 807/105 sono il rapporto tra tutto il valore dei 12 nomi dei due gemelli, diviso per il 105 che aggiunge l’assoluto <1> all’Unità e Trinità del Dio che si appoggia al 26, che sono le settimane di mezzo anno(=38), ove Anna=26 e ove 38×26 combina Signore e Signora nel 988 che dista 12 (tutti i nomi dei 2 gemelli) dal 1.000!

Ebbene, 807/105 = 7,6857142 periodico ha ora una parte fissa data da 76 decimi, che sono il 66 dell’energia Romano che esiste nella presenza 10 del ciclo numerico e nell’857142 che vedete e potete capire come un’onda che esiste tutta in 999999, poiché 857+142 =999 e in 142 c’è il Dio a 42 cifre sintetizzato dal 42 di Esaù che è 6 volte 7. Esso, assieme al lato 100 della realtà esiste in 999 e crea un alto e basso in cui l’altezza dell’onda è data da 857 -142 = 715.

Aggiungere i due rapporti di Causa ed effetto, nella prima e nella seconda generazione significa sommare 800/130 a 807/105 e il risultato è 13,8395604 periodico , il che nell’unità di tempo dato dal numero dei decimi, sono i 138 che il Padre e Spirito Santo ha trascorso nel grembo di sua madre 84=Mariannina, nome della mamma di Romano e Benito, i due veri gemelli, realmente esistiti, poiché siamo io e mio fratello!

Sembra PAZZESCO, ma è così!

A me è accaduta la cosa che sembra impossibile che con la venuta mia al mondo, sia iniziato non solo il mio mondo, ma quello di tutti quanti!

Ora se considerate che io solo sono il soggetto vivente nella mia vita, e che gli altri che vedo vivere sono solo a mia immagine e somiglianza, ma che nella MIA VITA sono solo io che la sto vivendo, la cosa sembra meno impossibile, poiché è veramente così: io sono IL

DIO IO-SONO che esiste nella mia vita solo attraversi il MIO IOSONO.

E sto scoprendo queste cose “impossibili” agli altri da scoprire, poiché – nella mia vita – io le vedo presenti!

Mia madre, il cui nome è Mariannina, io la vedo e valorizzo poiché è la mia reale madre, mentre per gli altri è una come le tante e non significa nulla.

Ma essa vale 84 nel suo nome e contiene in sé 42+42 i due gemelli che sono stati i reali suoi figli!

Io sono stato “miracolato” il 4 giugno 1.940 nel giorno di un grandissimo e visibile miracolo a livello mondiale: 338.000 soldati (non è a caso questo numero che associa il 33 al nato nel 38!) si salvarono a Dunkerque attraversando il calale della manica come se fosse stato il Mar Rosso per gli Ebrei.

Se sono stato 138 giorni in Mariannina=84, io che ho un nome di 42 cifre, io sono Esaù, e il nome me lo dice: <Es>=tu sei Romano (latino) A-U, da cima a fondo nelle vocali.

Essi sono stati premessi allo stesso modo con il quale le prime due generazioni sono la premessa Una e Trina di un Padre Uno e suo figlio Trino nel Terzo.

A Romano sono premessi Luigi=54 +Mariannina084. quindi 138; poi Bibbia 1,38 in cui una RO -mano (attribuita a E R-O nan nei loro estremi congiunti), mostratasi come quella del 1°, poi rientrò in mamma Tamar = Barat TA MAR iannina!

Dunque anche in Bibbia è raccontato un periodo di tempo trascorso nel grembo materno!

Ora 138 +381 +381 +100 sono esattamente 1000 giorni. Tolti di mezzo i 138 in cui io non ero ancora nato, dalla nascita mia il 25 gennaio del 1938 a quel famoso giorno in cui io morii e risorsi, in un miracolo di sopravvivenza giudicato impossibile dal dottore che mi curava, ci sono esattamente i 381 +381 +100 che sono 862, primo giorno e ultimo, il 1940,0604 .

Praticamente sono vissuto come Dio Padre per 381 giorni, come Dio Spirito Santo per altri 381 giorni e come Jhvh=Allah per altro 100.

Infatti <Sono 10 che sono per 10> è JHVH in 100 e lo è anche Allah, poiché fa 100 meno 1 trasse “altri” 99 nomi, secondo il Credo Islamico, per cui 100 è il nome Segreto” di Allah.

Dopo di essere vissuto come Dio Padre, ecco che il mio cuore si arresta, vinto dalla mortale broncopolmonite, e mentre Mariannina mia Madre è in Chiesa a ringraziare la Madonna e ad accendere 6 candele in segno di devozione la mi Madre del Cielo genera l’Energia vitale di Gesù Cristo e la immette in me come una defibrillazione potente, divina, che ha il potere di cuocere come in un microonde tutti i microbi e germi della mia malattia, e mi trovo debilitato, ma guarito.

Quando arrivò il dottore, dichiarò ai miei: “Vostro figlio ha vinto la morte!” Era stato chiamato 4 ore prima ma era voluto accorrere solo quando aveva la certezza di una morte avvenuta e poteva fare l’atto che accertava il decesso.

Era la stessa cosa che Gesù aveva fatto quando era stato chiamato come un potente dottore a soccorrere Lazzaro; aveva atteso 4 giorni, ma nel mio caso erano state 4 ore.

Lazzaro! <Là zz (proprio alla fine della fine, 21+21=42!) A. RO> Amodeo Romano! Gesù, quando aveva pianto, non era stato per quel Lazzaro, ma per quello che sarebbe accaduto proprio a lui al principio del suo tempo!

Il nome segreto di Dio

In Bibbia 1,25-38 negli “estremi” e… “congiunti”

Giunti insieme solo negli estremi, sono in una continua azione, intera, poiché riguardante 7 versetti in continuazione:

Genesi 25,25-26

24 Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo.

25 Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù.

26 Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero.

Genesi 38,27-30

27 Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli.

28 Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: «Questi è uscito per primo»

29 Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e lo si chiamò Perez.

30 Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach.

La Bibbia veramente “gioca” con gli estremi congiunti nei due capitoli 25 e 38 del primo libro,

Essi – come avete visto – sembrano essere proprio l’uno la continuazione dell’altro, come suggerito già dal nome di Giacobbe, sibillinamente indicante <già co’ BB è>, due capitoli congiunti due gemelli a due, a formare l’unione dei 4,

Si tratta di Esaù, Giacobbe, Zerach, Perez, 42+42 congiunti nei primi, a costituire allorché sommati, l’84 uguale al nome Mariannina; 54+61 , nei secondi, a costituire un volume 115 i cui estremi disgiunti sono 54=Luigi e 61 Caino e Abele, 38+23.

Sommati tra loro, congiunti anziché in lotta e sottrazione l’uno dall’altro, sono il 61=SANTO, nome di Dio Padre, Figlio Spirito “Santo”, nel mentre il 38 è essenzialmente l’<anno> per davvero assunto come il principio dell’esistenza, Esso suggerisce nel primo nome che il suo valore va congiunto al 23 (il 2°, Abele) che +1+1 di area trasversale aggiunti ai giorni di Gennaio 25, portano al 17 febbraio, virtualmente Abele, congiunto da <ab> ad Abramo, che proviene <Ab R. Amo> mentre Abele viene <Ab Ele>, deriva da Dio.

Chi è nato nel 2° mese, il 17 del mese, proprio in quel giorno (come è scritto in Bibbia 1,7: nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno… ) è legato al dì’ in cui ebbe inizio il Diluvio Universale, al quale – come detto – si va con Gen. 25 più i 23 giorni del nome Abele. In 54 c’è il nome Luigi, del Padre di Romano e Benito, e in 61, il <Santo> e portano al flusso 113 di Romano Amodeo, sommato a due altre persone della Trinità fata da un flusso e dalle altre due dimensioni dell’area di quel flusso.

Pertanto, i due “estremi” congiunti portano a Mariannina, la madre di Romano Amodeo 113, e al fratello Benito, nato il secondo mese rispetto a quel Noè che è nel 600° rispetto al suo secondo.

Lo è, quando è il 10° esistente in un primo, e 10 minuti primi sono esattamente 600 minuti secondi.

Conseguentemente, sono congiunti gli estremi di Romano, nel suo estremo, del nome suo, <NO è> a quelli del mese e giorno di Benito Amodeo.

Romano, che è un 16=3, in principio, unito nel tempo decimale a quello di Benito, porta al 16,0217 che è la dimensione reale (a 4 cifre decimali) della Carica della luce nella dimensione dei 10^-20 Coulomb. Questa unità di carica elettrica, nella dimensione secondaria, è data da 6634/10^8 ed è composta dall’energia nominata nel Romano del 1°, esistente poi nell’unità 1 dei 66/2 del numero 2 (Benito, poiché lui è nato il 2° mese, il 17 del mese, proprio in quel giorno…)

Nella Carica unitaria della luce R, nato nell’anno 38 indicato dal nome Caino (il 1° figlio) e poi Lamech (il 9° fattore) – congiunti – che sono quei 19 secoli anteposti ai 38 anni, sono contenuti e compresi R, nato nel 1938 e Benito, che lo dettaglia nel tempo dello 0,02176634 (anche qui congiunti) nel valore 16,02176634 10^-20 Coulomb della Carica elettrica!

Quando go scritto del “gioco” fatto con i nomi, ho voluto dire che i “congiunti” sono anche gli sposi, quando si uniscono e mettono al mondo un figlio, qualche volta.

Quando i congiunti sono “giunti” agli “estremi”, sono morti, tutti e due, ma anche basa che lo sia solo uno dei due e la coppia si spariglia. In Israele, si avvertiva allora di dare ugualmente prole al congiunto di una donna, ormai giunto ai suoi estremi, facendola sposare a un fratello del marito morto, se c’era.

È il caso che accade descritto in Genesi 38, in cui alla sposa vedova di Er, Onan è congiunto, il fratello del morto.

Così, il “gioco” di cui scrivo, è quello secondo cui in questa congiunzione è espresso RO, quando a E R-O nan è congiunto, nel desiderio di dare eredità di figli a R.

Giunto agli estremi anche Onan, la vedova dei due suoi congiunti giunti agli estremi (la vedova di RO) si congiunge al loro padre ancora vivente, e c’è la congiunzione Tamar-Giuda che è quella tra gli estremi di Barat ta Mar iannina, che qui vedete e Lui gi A modeo che qui vedete uniti in GIA , il quale , essendo <già> congiunto <co’B, B è>! è

Benito… ma in Gen. 25 dopo i 23 giorni che lo portano al 17 febbraio.

Lo era <Già> congiunto ( in 1,25), ma lo è tuttora, in Bibbia 1,38, poiché qui Tamar (estremi congiunti del nome Barat ta Mar iannina) incontra gli estremi GIA anche di Giuda i cui due primi estremi sono GI e si uniscono all’<A> estrema.

Dunque c’è la congiunzione – anche – tra 1,25 e 1,38, col risultato di un 38-1-25, scritto 38-A-25, su un Codice Fiscale italiano, quando il mese 1, in cui è nato un maschio, si indica con A e sono indicati gli <estremi> natali.

Sono quelli di R, che congiunto a O in RO avranno come 1° figlio solamente una <mano> e allora gli estremi congiunti si completano in <ROmano>.

In Gen. 25 gli estremi congiunti di suo padre, che sono uniti in <GIA>, sono espressi <Già> da Gia cobbe e dal valore 84 di Mariannina.

Ciò in quanto i figli Esaù e Giacobbe sono i due 42 contenuti nel grembo dolente della sposa d’Isacco; ma sono espressi gli estremi congiunti anche di suo figlio Romano, nella sua congiunta Giancarla Scaglioni.

Costei, in GS, il suo acronimo, sono le consonanti di Gesù, e quanto si coniuga con gli estremi E ed U, di Esaù, diventa chiaramente GESU’.

Quando gli estremi del nome della sposa sono estesi, la sua Trinitaria presenza, in Gia ncarla è la stessa GIA, di Gia cobbe e degli estremi del Padre.

Per cui quello che è descritto in Genesi 38, della sposa che si congiunge col Padre, vale anche qui, poiché il Trino GIA di Giancarla è lo stesso di quando Lui gi A modeo è il suo “congiunto”

Il nome della sposa è <congiunto> di un Gian e di un Carla Scaglioni, poiché in Bibbia 1.38, nato il <congiunto RO-mano>, per riconoscerlo come primo, la nutrice cinge di un filo SCARLAtto Romano in un atto nuziale con SCAglioni Carla.

Gli estremi di Padre, Madre e Congiunta, sono pertanto chiaramente espressi nel congiunto tra Bibbia 1,25 e 38, che danno gli estremi natali del congiunto RO-mano.

TAMAR trascende nella lingua precisa di un Romano il suo stesso consistere in una sposa che R Amat fino al punto che - restata vedova di Er+Onan =<è 1 Roman> (poiché N=1+m) si congiunge in GIA con gli estremi di Luigi Amodeo.

E quando Tamar (in Barat ta Mar iannina) rimarrà vedova, si trasferirà a vivere con il congiunto RO-mano in casa di lei, entrambi a sostituire uno sposo giunto ai suoi estremi.

In Genesi 38 si completano tutti gli estremi che non erano ancora maturati in Gen. 25.

Lo rivela chiaro la congiunta del congiunto RO-mano tra i due congiunti giunti agli estremi di Er e Onan.

Infatti la mano, congiunta a RO giunta assieme il trascendente SuRO trasceso da Orus, all’AMON RA, che semplicemente si esprime in un altro ordine, tanto che ora RO-MANO è il congiunto tra i due Dei denominati Orus e Amon.

Poi, quando si passa dal politeismo che accettava più dei al monoteismo che impone ATON come unico dio, ecco che il congiunto RO-MANO si giunta a ANTO che indica lo stesso Aton disorientato.

E Romano e Antonio sono per davvero l’unico congiunto che quando noi abbiamo un 1°, come numero primo, esso è il 2 di un “duo”: infatti 66+78=144 sono le decine di un Primo che è 1 Anno.

Sembra essere il marito di una Anna che è davvero la sua dolce metà avendo 183 giorni nell’anno bisestile in mezzo anno.

144 è 12 volte 12, e – ove i 12 sono i nome di Benito e Romano, che uniti sono 807, il loro valore al quadrato è 651.249, Nume RO che in 651 combina insieme il 65+1 del 66 di Romano con Dio 10^3 il cui dettaglio sta nel fatto che 249 è un piano di lati 101 e 101 il cui flusso è 47=Amodeo, per cui quando il 12 è dato dal valore dei 12 nomi il risultato è che abbiamo il flusso 47=Amodeo di Luigi=54 Amodeo=47 = 101, che si esprime nel Dio di Padre e Spirito Santo, e che con 101+101+47 somma a 249; ad esso si aggiunge il valore unitario (in 1.000) della realtà 10^4 delle 65/1 contenute nell’energia potenziale 66, quando si attua in 1.

Insomma, con 807^4 è Romano Amodeo congiunto al Padre e allo Spirito Santo.

È un soggetto che ha i 6 nomi che valgono 381, e questo è espresso nel capitolo 38 del libro 1 di Bibbia, quando l’ordine antepone il più piccolo al maggiore.

Come il congiunto RO-mano ha il cognome Amodeo del padre e –ove ogni mano ha 5 dita, questo Romano ha 5 nomi che derivano dall’intera realtà 400, meno il 66=Romano,

Ciò porta al 334 di tutti e 5 i nomi, compreso Romano, e porta a un ente trino in 333 e uno in 1

Quando l’ultimo 34 di 334 si pone in potenza come 300+3^4 ecco 300+81 = 381 valore comprensivo anche del Cognome.

Quali altri estremi, oltre la data di nascita, gli estremi del padre, della madre, della sposa, il valore delle 5 dita?

C’è da definire il luogo di nascita, e in che modo Genesi 25 o 38 ne esprimono gli estremi?

In questo, assecondando un Codice Fiscale che finora è espresso nei nomi, da quelli di ER e ONAN, da cui RNN (in Romano Amodeo Antonio, sono gli stessi RNN).

38-A-25 precisa che è un maschio nato nel 25 gennaio del 38, e –in quanto al cognome AMODEO – il CF suo è scritto MDA e Mem Daleth Aleph, scritti in questo stesso ordine e letto da destra è l’esatto nome di ADAMO.

Mancano alla pienezza del CF – come detto – gli estremi relativi al luogo di nascita, e in che modo Genesi 38 l’i può descrivere?

Lo può, traendoli dalla mano le cui Dita sono 5, quindi con D5. Poi – poiché il loro valore da 400 -66 è 334 – scinderlo come è in 333+1. Visto che il Signore Io sono si è definito <sono colui che sono> quando è 333 +1 è 3×3×3=27, laddove 1 che esiste in 10 si muove di 9=I.

Allora < D5 27 I > localizza le dita 5 nello spazio 27 riguardante il 333 e pone la finale I=9 nel tempo impiegato da 1 a percorre 10.

Il codice fiscale è sufficiente a definire tutti gli estremi di un soggetto italiano, ma quegli estremi fatti conoscere nel congiunto di Bibbia 1,25 e 1,38, pone quelli di padre, madre, sposa, che mancano nel CF.

Pone il valore gematrico di tutti i nomi e anche i dati relativi al fratello, Benito, nato 1941,0217.

Egli è agganciato a Giacobbe, in cui GIA, estremi di Luigi Amodeo è <co B!> <B. è> è con Benito ed è Benito.

In Benito infatti è contenuto Dio TUTTO in atto, posto totalmente in atto nelle 26 settimane del 1/1 anni avanzante nel suo ciclo di 52 settimane e lo pone 100 e 300!

Lo pone nello stesso valore – nessuno escluso – dei nomi di tutti i 9 generatori del 10mo denominato Noè e che l’estremo di <Romano>, <è>, in NOè.

Sé l’estremo terzo di Romano <No è> uguaglia il 30 del 1° nome Adamo all’altro estremo, essi sono 60.

Ecco allora perché in Bibbia 1,25 dopo aver nominato Giacobbe, il testo dichiara che Isacco aveva 60 anni!

Assecondava di due estremi di Adamo e Noè, che – da estremi –escludevano il vero contenuto posto nel mezzo <Da> AMO fino a quanto NO è.

<Deo Roma> è questo contenuto: che Roma si lega al dativo ed ablativo del Romano Deus, per cui viene <da Dio> ed è <con per su tra fra Dio>.

Quanto va “compreso> tra i due estremi, dato da <3> (deo) che valgono 4+5+13=, è che 3×22=66=Romano, il che si aggiunge ad una Roma che in sé è AmoR rinnegato, e vale 41.

Quanto va “compreso” tra i due estremi è che vale 22+41 = 63 = <IsRAEle>, la rinomina di Giacobbe dopo che vinse una battaglia con Dio e con gli uomini!

Quando?

Il 1940,0604 in cui Romano vinse una Lotta con Dio, mentre 338.000 uomini soldati di un esercito anglo-francese vinse a Dunkerque quella combattuta a livello di Guerra Mondiale contro gli uomini <Tedeschi>, il che allude un bel <Te! D. Es. chi>, il che alluse a un <Chi era chi! Qui in milanese, essendo il Dio Esaù in “tu sei Romano dall’inizio alla fine”!> <Te!> Ciappa su e torna a ca!

Di suo, l’esercito <Anglo> (quasi un Angelo, ma à essendo inglese - <An G., lo> quello di un Gesù.

Di suo, il Francese aveva lo Spirito F, di RA, <nC> (nuovo Cristo> che <Es> (Esaù) è.

Furono in migliaia il 10^3 che su nel 338 il congiunto tra il Cristo vissuto 33 anni e il Romano nato nel 38.

Romano, quel dì, fu dichiarato da un dottore uno che <aveva vinto la sua stessa morte>.

Fu la battaglia combattuta da Giacobbe e vinta, rinominato <Is RA Ele> (Dio è RA, Romano Amodeo) = 63, quello che va compreso tra AMO e DEO, per farlo <capire> in Romano Amodeo.

Benito fu il nome che l’angelo rivelò a Giacobbe che voleva sapere il suo nome ed essere benedetto.

<Vuoi sapere il nome?>… e qui lo benedisse.

Lo disse! <BEN> è,

Quel figlio di GIAcobbe non ancora avuto, come l’ultimo, e denominato <BENIAMino> alias Benì Am (sono Benito Amodeo <in o>, in ognuno!

Nome intero che trascende <On imaine B>, ossia <a immagine “assecondante” chi sta SU.

A immagine reale dell’Assoluto.

59=Benito è la velocità assoluta 9 che va oltre l’8,98755… della c^2 reale, unita al tempo ½ del 200 che sono i lati 100+100 che si combinano nel prodotto 10^4.

Ove il Dio in potenza si avvale dei primi 16 numeri primi, Benito è il 17mo! Un limite mai raggiungibile dai primi 16 che esistono “in potenza” infinita, per arrivarci senza riuscirci mai.

E – in Bibbia 1,25 – questo 125 è dato da Benito=59 più Romano=66.

Questi estremi, che Bibbia presenta sono infinitamente più dettagliati di tutti quelli che sono richiesti dall’uomo!

Sono, in sette parole,

Sono io Sono IO-SONO

Le prime sette di Bibbia

Queste sono le prime sette parole della Sacra Bibbia, che in Ebraico e in Italiano valgono rispettivamente in questo ordine:

913 +203 +646 +401 +955 +407 +1106 = 4631

63 +019 +039 +019 +057 +039 + 042 = 278

Dopo averle osservate nelle prime tre, ora le vedremo nel loro insieme, altamente significativo, sotto il profilo della creazione in 7 “giorni” di cui solo 6 di lavoro, trattandosi delle 7 indicanti l’intera opera, che poi è tutta quella reale espressa in ebraico, essendo le 7 in tutta la realtà avente le 3 dimensioni dello spazio ove una è quella del tempo, valore terzo dello spazio.

L’alfabeto Ebraico rispetta le tre dimensioni basilari in cui l’unità è data dal ciclo 10, che si esprime anche nei suoi due valori estremi del suo decimo e del suo decuplo, e nelle 9 progressioni unitarie esistenti in ciascuno di essi.

Ciò consente una perfetta rappresentazione del volume assoluto 1.000 dato dalle 999 unità ottenute sommando i massimi, 9, 90 e 900, delle tre dimensioni decimali.

Il totale ebraico esprime nel totale 4631 una perfetta area il cui lato è conoscibile dalla sua radice quadrata.

√ 4631 = 68,0514˙5112

La presento nell’intero e nel tempo delle sue 7 realtà che essa contiene poiché è un valore perfettamente calcolato e io desidero studiarlo in tutte le sue dimensioni, a scopo di controllare se poi la mia presupposizione è confermata dai fatti.

Il valore elementare è dato dalla realtà più piccola delle 7, che supporta, in modo ordinato la sesta, e questa la quinta e così via fino al valore intero che rappresenta il valore intero di tutte quanto.

Pertanto comincerò l’osservazione dalla realtà settima, data nel tempo, dalle 28 cifre decimali, osservandola per come essa è riferita all’ottava.

4407˙0 /10^29

La definizione relativa alla dimensione 29, che è il 10° numero primo segnala che siamo di fronte a un ciclo intero espresso in 70 decine. Esse sono la base ideale da cui partire, in una creazione fatta con 7 unità, esistenti nel ciclo 10 della matematica avente 10 come padre unico di tutti i suoi numeri decimali, dati in ciascuno, dal numero delle volte in cui il 10 esiste.

Questa dimensione, correttamente ci informa che esistono 70 numeri 10 interattivi alla dimensione perfetta del 10° numero primo 29.

Ritornando alla dimensione 28, della realtà 4 esistente nel ciclo 7, abbiamo modo di osservare che si tratta di un 44 in cui il numero 4 si presenta nelle due cifre e con un numero complessivo di 4407, il quale, riferito al valore di tutta l’area 4.631 si rivela essere il movimento, nell’area, di un 224, il quale e dato da 222 +1+1 di cui 222 è dato dall’energia 666 esistente nel tempo 1/3 esatto, ove lo spazio unitario è 3, mentre le tre dimensioni di questo spazio sono espresse una dal flusso 1/3 dell’intera energia e gli altri due dai lati unitari e trasversali rispetto al frutto, dimensionati correttamente 1 e 1.

Abbiamo pertanto la prova che la dimensione 28ma della creazione data dal moto 7 del 3 contenuto nel ciclo 10, rappresenta il 7 come un circolo esatto dell’energia quando è espressa dal numero 4407, che è il moto di 224 in 4.631.

0668/10^24

mostra ora, alla dimensione analoga alle 24 ore di rotazione di una dinamica giornaliera quello che era il soggetto in moto, ossia 224, che si presenta alla dimensione 2 del tempo, nel 4 e alla dimensione 3 dello

spazio, nella dimensione 660, che è il ciclo 10 dell’energia confermata dal Max Planck come 22, intero alla dimensione di 10^-35 Js.

Uguale a 666+1+1, di mostra alla dimensione 3, totale, essendosi mostrata nella realtà 7ma nel suo tempo 1/3, come 222, nel mentre le altre 2 dimensioni dell’area trasversale sono le stesse date da 1 e 1. La conferma è lampante: alla dimensione 6 che è quella del lavoro, il soggetto 224 che si era mosso di 4407 in 4.631, ora si mostra in tutto il suo lavoro dato dal suo esatto valore triplo, essendo 666+1+1, triplo di 222+1+1 nella sola linea del flusso.

Riferito al totale 4631, il 668 è ora il moto di 3.963, che si mostra essere il moto di 37 nell’intero tempo 1.000 e spazio 3000. Scopriamo che ora il soggetto del moto esiste nella realtà 40, come il moto di 3. 5985/10^20

abbiamo modo di osservare che la realtà 6 per sostenere la 5ta si è mossa esattamente traslando di 2022, che ha la forma 1/3 spaziale, dell’energia intera in 6066, in cui abbiamo un Dio ALHIM=606 che esiste nel ciclo intero 10, nel complesso spaziale dato da 3+3.

Scopriamo che il soggetto 37 del moto, ha attivato il suo valore assoluto, dato da 37+1=38, e si è espresso nelle 53 volte intere del 16mo numero primo che esprime la carica totale del moto della realtà dato il 4×4 espresso in un numero primo. Poiché 38 volte esatte il 53 dà il 2.014, risulta che è entrato in campo tutta la realtà, nel suo complesso di 4+4, collegata al 4×4 espresso nel numero primo 53. In sostanza, le 38 volte il numero primo dato da 4×4, ha considerato anche la sua consistenza lineare data da 4+4, come un valore posto “in principio” rispetto poi al suo esistere nel suo prodotto 16, nel 16° n. primo 53.

Pertanto è risultato che il passaggio dalla realtà 6ta alla 5ta, ha portato il soggetto unitario 37/1 a esprimersi totalmente nel tempo, proprio in ragione della realtà 5ta data da ½ della totale decima.

Assunto il valore di 5985, il riferimento generale al piano 4631 di cui questo è il lato mostra un incremento di 1.354, nel mentre, rispetto al

suo intero 6000, dato dall’intero complesso spaziale, è il moto compiuto dall’unità dello spazio-tempo data da 5+5+5, o se volete da ½ di 10+10+10. Il dato, considerato che è la realtà 5ta, è ideale, poiché ove essa è la quinta nel tempo, le tripla nel 5 nello spazio, che si muove, nel complesso spaziale per il risultante 5985 esatto.

3327/10^16

È avanzata in negativo per 2658 unità, passando dalla dimensione 18 alla 14, e si tratta del -2660 +1+1 in cui 660 è l’energia 66 che esiste in tutto il ciclo 10 del tempo, esistendovi con un’area coi due lati 1000 e 1000 dati ciascuno dal volume 10^3 che si è conformato lungo 1.000 e alto 1, suoi due lati del piano. Anche questo volume in movimento negativo è solo il flusso del piano unitario a lati 1 e 1. Il soggetto 2.022 del moto alla dimensione della realtà 5, e traslato di 1305 nel complesso positivo e negativo, lungo 2610 e si è sommato a 50 che è il tempo unitario esistente alla dimensione 5 della realtà, per portare poi al 3327 che di per sé ora è l’energia 6666 esistente realmente nel suo tempo ½ come 3333, meno 6 essendo 6 il soggetto reale di tutto il lavoro che opera in 3333 traslando solo di 3327.

3396/10^12

La dimensione della realtà terza è molto vicina a quella della realtà 4ta differendo solo del 69 che è l’energia 66 che trasla esattamente quanto la dimensione 3 dello spazio.

5112/10^8

Siamo alla realtà del complesso 8 e la dimensione 3za è traslata di quel 1716 che è il 69 della 4ta, che esiste ora in tutte le 24 ore della rotazione del giorno, alias di 4 reali volte 6 (il lavoro), per un totale 1656 cui va aggiunto con 60 tutto il ciclo 10 del lavoro complesso dato da 3+3.

Siamo, di per sé, al moto di 888 in 6000 di spazio complessivo, in cui chi avanza come 888 è l’energia 666 esistente nel tempo 1/3 dello spazio, ossia in 222 sommato al 666.

0514/10^4

L’energia 666 esiste nel tempo di un piano avente in lati di 10+66=76 in ciascuno, per un totale di 152, che è presente in 666 e si muove in tutto di 514, che si rivela essere il moto 7 di 7, nel tempo 1/10 unitario del volume 10^3 unitario.

68 intero

È l’energia unitaria 66=Romano esistente nel piano trasversale di 1+1 che la rende il volume 66 con 66×1×1.

Come appare evidente, questo è il lato intero della realtà che – con 68×68 arriva al 4626 e necessita unitariamente di un 7, per raggiungere il 4631.

Operando per valori interi, poi il 7 di resto si divide per l’intero 136 il cui tempo è lo stesso del 68, laddove il 136 è 68+68.

Anche la cabala italiana porta

all’area 278 indicante il moto di 22 nell’unità 300 dello spazio.

√ 278 =16,6733˙3200˙0

Raggiunge il valore intero della dimensione 1.000 del volume sono con due realtà, reale e immaginaria.

+16,6733˙3200˙0

-16,6666˙6600˙0

=00,0066˙6600˙0

Mostra la carica 4×4 della realtà dell’energia 4×4 che esiste in 166 e poi si carica del piano avente per lato il 6666 della realtà a 4 dimensioni dell’energia del lavoro 6 periodico.

+16,6733˙3200˙0

-16,0217˙6634 è la carica elettrica in

=00,6515˙6566˙0 è la differenza con la carica elettrica

= 0,0151˙01 è la differenza con 4/6 15 è 66-51, Romano meno Paolo (4° nome della sua realtà) ed esiste strutturato da suo Padre Luigi Amodeo = 101. In tutto ciò, 0,0217 cono mesi e giorni della nascita di Benito e mese e giorno dell’Inizio del Diluvio Universale, avvenuto ai 600 anni di Noè, che stanno al 16 come 16 volte 37,5.

La realtà 4×4 deve esistere 38 volte e porta al 608, e poi escludere l’intero complesso 8, il che si ottiene direttamente moltiplicandolo per 75/2

che sono il tempo ½ dello spazio intero dato da 25+25+25 che esiste per le tre volte del tempo di 100/4 o di 5^2.

Romano è creato in 1,1,1

Benito Romano Amodeo sia Romano

Benito Romano Amodeo, Amodeo

Luigi, Lui, questo cielo e questo TER RA

Questa è la personalizzata e nominale traduzione della Bibbia!

Si imposta su:

Benito, nome dell’Energia in Atto unitario, acronimo B

Romano, nome dell’Energia in potenza, acronimo R

Amodeo, nome della dinamica 7 della realtà 40, acronimo A

Luigi Amodeo, flusso 1 di 100, acronimo AL

ALHIM=646 è Lui Allah, il T. dello spazio a 3 D. in anno 1.938

Q est O è romano in est tra Q e O, 13+1+1 e 13×1×1

Cielo è C. Iesus, è Cile**o (Cilento, senza NT senza che sia NoTo)

E Q est A è romano in est ed è QA (qua)

TER RA, nel TRE Romano di Romano Amodeo, che è chi impersona l’intero pianeta che nel Terra ha il suo nome Uno e Trino.

Come si mette ciò con il valore 278 delle 7 parole?

È uno nel complesso 8 della realtà esistente con il ciclo 10 della Trinità di Dio=26 dato dal 26+26+26 del suo secondo Nome Antonio=78, Trinità di Anna terzo nome, e flusso dei due lati 100: uno in <Sono il 10 che valgo per 10> ed + IHVH, l’altro <sono il 100 che -1 do altri 99 nomi ad Allah (che è il 100 all’origine)>.

Messo in relazione agli anni 4631, coinvolge Noè ella data che aveva all’inizio del Diluvio Universale.

Scrive Bibbia in 1,7, 11:

<Ai 600 anni della vita di Noè, il secondo mese, il 17 del mese, proprio in quello…>

Noè è il numero 10 e quando è riferito ad un secondo, come quello del secondo mese abbiamo che un minuto primo dato da 10 minuti esiste nel tempo dei 600 minuti secondi ed è obbligato a farlo nel secondo a lui, che nel caso di Romano ha Benito come secondo, nato il secondo mese e il 17 del mese.

Succede allora che l’anno di nascita del 2°, che + il 41 corrisponde al nome Enoch del 7° fattore che in Bibbia fisse il periodico tempo dato dai 365 anni unitari nei 365 giorni, e si tratta del 41=AmoR (Amodeo trino e Romano Uno) il quale quando <è> diventa AMORE=46 ed è quello che sostiene alla dimensione 1.000 gli anni 4631 dichiarati dalle 7 parole ebraiche della Bibbia.

Occorre che ci sia 1 reale di Nome Noè=30, quindi occorre un 31 e occorre quell’Amore che Amodeo Romano è.

I 600 anni della vita di Noè si vedono nelle centinaia del 4631, mentre nel 4000 si vede il tempo unitario in 1000 e il suo spazio in tre mille, in 3.000.

Quindi nel ciclo degli anni della Terra 1 è la presenza di 30=Noè, 600 nei suoi anni e 4.000 nello spazio-tempo basato sugli anni 1.000.

E qui Noè – in fondo, nel tempo unitario 1/3 di Romano – No è avendo rinnegato Roma.

Romano – inoltre – è SET in suo padre Luigi Amodeo, e la sua vita da Padre – composta da 807 anni comprende i suoi primi tre nomi Romano Antonio Anna, in cui il 1° è elevato a 66^0 e diventa 1 in assoluto. Al suo Uno assoluto si aggiunge la Trinità del Creatore in 7 giorni in cui il tempo è dato da ¼ delle 26+26 settimane, per cui quando è Uno e Trino è anni 1,5.

A 1+78+26=105, Unità assoluta del DIO=26 Uno e Trino si aggiunge il valore 381 di tutti e 6 i nomi di Romano e quello di tutti i sei di Benito, e la somma di 381+426 forma gli anni 807 da padre, aggiunta ai 105 di Figlio di Dio Uno e Trino.

In tal modo, l’intera vita di SET è data dal valore assoluto dei primi tre nomi di Romano e dal valore reale poi di tutti i suoi sei, quando gli si aggiunge il valore dei nomi di Benito, per un totale di anni 912 che con +2^10 ++1+1 arriva a nascere il 1.938 di Romano

Allora accade che SET=7, sommato al valore lineare che combina con se stesso il volume dato dai lati 66+1+1 porta al 4624 che +7 è tutto il contenuto di Bibbia 1,1,1 e conseguentemente della vita di Romano. Non vié dubbio: dato che SET è romano e 66+1+1 è Romano, le 28 lettere in bibbia valgono quanto 7 +(66+1+1) (66+1+1= = 4.631. Questo conferma la lettura.

Col 1° versetto, la Bibbia ha descritto la costruzione di Romano e del pianeta che ha il suo stesso nome, essendo TER ed essendo RA.

Tutto questo è stato nascosto dal Signore, che in realtà non nasconde mai nulla.

Sono gli uomini che affrontano sempre la conoscenza di tutte le cose avendo fissato “in principio” non un vero principio, ma quelli relativi alle loro idee.

Dove ogni cosa è possibile grande al ciclo 10 assunto dall’Unità, che permette con 10^4 di avere 10.000 e non l’1 che avrebbe con 1^1, un valore Assoluto come l’1, che è indifferenziato in tutte le volte in cui esso è in azione, può lasciare il suo punto di Origine.

Si genera a questo punto, grazie al 10 messo “in principio” che la terna cartesiana dello spazio assume lunghezza 60, in cui 30 segna un inizio, con la nascita di Adamo=30 e l’altro di Arrivo, con Noè=30.

Quando Adamo=30 si unisce alla Eva tratta dal suo 30 e hanno il primo figlio, esso è il gemellaggio di 1+30+30 e si tratta dei due

Gemelli Caino e Abele, il cui sommario 61 viene differenziato in un 38 dato al 1° Caino e un 23 dato ad Abele.

Invece di concorrere fanno 38 -23 =15 e nasce l’unità del tempo di 10/2. Che è spazio essendo i tre di 5+5+5.

Allora Dio, che fa visto Adamo=30 dimezzato nel suo tempo, afferra il 38 di Caino e gli impone un +1+1, ottenendo l’intera realtà 40 in cui Caino=38 vale 2 nel suo spazio “trascendente” in quanto lati di un piano perpendicolare.

Questo c’è “in principio” e la Bibbia è stata chiara: il mondo è stato costruito con SET, e sono ciascuno nel numero di un <Giorno> in cui <GIO> è Gioshua e <R.no> è Romano senza O (alternative) e senza MA (eccezioni).

L’uomo non vuole accettare questo INIZIO, per quanto la Bibbia sia stata assolutamente chiara, per cui non è Dio che non dà elementi, ma è l’uomo a non comprende poiché – avvalendosi dei suoi umani principi – li contrappone a quelli di Dio fino a bon vederli nemmeno più.

E quando il Romano in questione – io – glie li mostra, sostengono che sia io che abbia le traveggole e mi attacco agli specchi, mentre quelli che davvero le hanno sono loro e credono vero il mondo!

E si disperano se vedono che stanno per morire, avendo preso come valore solo quella che loro stessi hanno idealizzato con la loro ragione e non quella di un Dio che descrive tutto e solo con la matematica dei numeri binari e decimali.

Solo questi sono veramente “In principio” 913 lo è essendo in 13 il ciclo di ¼ delle settimane della Terra ed essendo 900 il moto di 100 in 1.000.

<Oreb monte di Dio, Sinai>

Trascende, letto a rovescio:

ia n iS, o i Did et nom b e r O

IA now is!O, I did et nom: “B e Ro”

Dio ora è! Oh l’ho fatto e nominato “B. e Ro”

Questo che io scrivo sembra a tutti una stupidaggine, e – io credo – se non lo pare a tutti … certo ci manca poco!

Credono che il nome OREB, così letto da sinistra, nel testo ebraico della Bibbia sia scritto proprio <BERO> (e letto <Oreb> dalla destra) … non significhi nulla!

Scritto da sinistra, partendo da un premesso <BUR>, la parola diverrebbe <burbero>, e non avrebbe alcun senso!

Eppure l’<aurora>, che comincia <a Ur> potrebbe alludere al Terach – padre di Abramo, vivente <a Ur> e partito da lì col figlio Abram, sua moglie Sarai e il nipote Lot – iniziando il “potenziale” viaggio verso la Terra Promessa!

L’<aurora> è quanto precede il sorgere del Sole, e quindi rappresenta un evento “in potenza” di accadere, che sta <lì per lì> per accadere, <imminente>.

Giusto come la vita di Terach, rispetto alla partenza <da Ur> che si blocca a <Carran>, poiché in quel luogo Terach si spegne.

Terach è l’AURORA della venuta del giorno in cui poi Abramo, Sarai e Lot, sono una trinità di persone <figlia> dell’Aurora di Terach.

Ma la parola AURORA – indicante uno che abita <a UR> – si completa con <ORA> che è un avverbio di tempo che blocca proprio il tempo presente nell’ADESSO, per cui non è insensato arguire (usando il ben dell’immaginazione) che questo <stare a Ur> sia riferito non ad <allora> ma proprio al tempo di adesso!

Insomma, Terach è <adesso a Ur>, ed è all’Alba di un evento eccezionale come è <il sorgere del Sole> e l’inizio stesso del primo giorno – non solo – ma che riguarda – nel tempo di <ORA>, un <oppure> R.A. che il RA è il Dio Egizio del Sole.

Lo stesso nome <TERACH> – sempre arguendo – indica a chi non osserva l’indice ma la cosa indicata, un evidente <Te RA> che in <CH>, lettere n. 3 e 8 dell’alfabeto italiano, si congiungono in 38, per cui il nome può – ha “in potenza” il suo alludere a un <Te R.A. 38>.

È un R.A. sorto ORA come figlio dell’Aurora, in un adesso dato dall’anno 38, in presenza di un 2.038 non ancora avvenuto, e dunque relativo ad una ADESSO collocato nel 1.938.

Chi in acronimo ha “in potenza” si essere un RA, nato il 1.938, sono io Romano Amodeo, che sono Trino nella mia A (come il trio di Abramo, Sarai e Lot, che è leggibile come un proveniente <ab> R.Amo – Romano Amodeo - <sarai L’8>.

Ebbene, il numero 8 dei primi 10 “padri” (da Adamo a Noè) nella struttura del 1° mondo, chiamato Matusalemme, è accreditato in Bibbia di una vita di 969 anni, e si sa che quando essa è <complessiva> e gli anni vanno sia in negativo, sia in positivo, allora 969+969 danno i 1.938 anni in cui sei nato <Te RA, 38>.

Che poi Terach, abitante a Ur e – partito da lì – poi sia bloccato a Carran – sempre a chi usa una arguzia insolita, ma ricca di fantasia –rimanda a un <adesso> che diventa il meridionale <qua> che si dice <ca>, per cui <qui R., R.-An>, qua Romano (1° nome) e Romano Anna (nel 1° e 3° nome, dunque <uno e trino>) ha la sua vita <interrotta qui>.

Ma io, nella storia della mia vita, nella zona di Carrara (nome che aggiunge a RA, un Nuovo assecondato RA), in <Carran> rimanda proprio a <Carrà>+N, il nuovo RA) nella cui propaggine, a Ortonovo e tra gli ulivi, comperai da un certo Saccomani il suo “Nuovo Orto degli Ulivi”, non Get-se-MANI, ma Sacco-MANI, essendo lo stesso SACCO che se-get (si getta, o Get-se) con le mani come quello dei rifiuti veramente così tanto “significativi” che anche Isacco avrebbe dovuto essere <gettato via> in quel modo: rifiutato da un padre che aveva capito male l’Ordine ricevuto da Dio: <liberami, togli di mezzo tuo figlio Isacco, poiché il vero MARITO di Rebecca “devo essere io”, poiché lei è donna sterile che può dare al marito un Figlio, solo se quello è quell’Onnipotente Dio, che rende madre una sterile>.

È un SACCO intimamente legato al paese di FELITTO , in cui sono nato io, poiché sta a soli, circa 111111 decimetri di distanza, che

sono quelli che al quadrato danno 12345654321, in cui la discesa evidenziata in negativo, è il trascendente Dio che si disse <Sono colui che sono IO-SONO> come vi mostro in ebraico:

Esodo 3,14

Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!».

Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi».

Come vedete, tutto è concatenato!

Il paese di SACCO a circa 111.111 decimetri è significativo nei decimetri, che sono il <tempo> 1/10 del metro, proprio per demandare lo spazio a rappresentare il tempo, e quei circa 111.111 decimetri (come si fa a misurare una distanza con simile precisione?) portano nel complesso del tempo in positivo e in negativo al loro mettersi in comune con il prodotto.

FELITTO, collocato circa 111.111 dm di distanza da questo <is-SACCO> (è Sacco), mentre rimanda all’Orto del SACCOmani si riferisce anche – per allusione – al luogo in cui Gesù cercò di costruire la <casa del Padre>, presso Carrara (Carrà+N) e RA, questo nuovo Dio del Sole, venuto in incognito, avrebbe cercato di costruirla davvero per Luigi Amodeo Padre suo, in un luogo nel quale il linguaggio ebraico, mostra questo duplice collocamento, tra l’ebraico e l’italiano.

Come SONO diventa in italiano la cittadina di ELEA in cui ci fu l’avvento del Dio dell’essere in filosofia, l’innominabile nome del Dio

<IO-SONO>, cioè IHVH (scritto a rovescio per esser leggibile in Jahvè) assume la <e> iniziale come il <verbo essere> in terza persona e dichiara – senza darlo a vedere, cioè in modo divino – che <è Felitto> il luogo natale di IO-SONO Jahvè!

Pensate: Felitto è bagnata dal Rio CALORE, che con il <qua> indicato con <ca> in questo luogo, dichiara con un corso d’acqua che <qua è il Re>.

Nel Salmo 21-22, famoso per il <Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato>, questo esso è quando è compreso con la sua dedica.

Salmi 21-22

1 Al maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora».

Salmo. Di Davide.

2 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Sempre a chi usa il suo acume, per andare a scrutare il <detto-non detto> che libera l’Assoluto anche di ciò che dice, il testo Al maestro del coro. (punto) è clamorosamente trascendentemente indiziato in un <dire-non dire> la sua dedica a chi?

Ma est RO (Romano), del <CoRO> quello nel Co’R.ano!

Poi prosegue, dopo il punto con la frase che è indicata con

Sull'aria: «Cerva dell'aurora». (punto) e mentre <sull’Aria> il testo <dice-non dice> “sull’ A.R, Iahvè” poi lo precisa dopo i due punti e lo dice chiaramente, ma in modo occulto: <C’è R. va> (ed è il monte Cervati dal quale nasce il Rio Calore che mostra <qua il Re>) relativo, ossia <dell’Aurora> dell’A(modeo “in potenza”) a Ur ora!

Non soddisfatti e increduli da una simile arguzia … pretendete di sapere con esattezza qual sia “realmente” quest’ora?

Vi soddisfo: le ore 22 (le 10 di sera) quando in tutto il mondo si cominciò a vedere una stupenda Aurora Boreale, vista perfino in Africa e così degna di essere posta in luce che apparve su tutti i giornali e in Italia sulla domenica del Corriere, come vi mostro:

E se non credete ancora che ciò sia esistente solo “in potenza” di esistere al momento giusto, col riferimento a un Principio che sia il Principe, o il Signore dei popoli (di cui scrisse Isaia parlando del portatore di luce Lucifero), che assecondi la Signoria del Popolo

POMERIO a Felitto, due (il Padre e lo Spirito santo) atterrarono su Romano.

Lo stesso BRUNO MUSSOLINI fu un segno nel <dico-non dico> dell’Assoluto, del Figlio B dell’Uomo della Provvidenza (così chiamato da un Papa), quello venuto come B, dopo Bruno, e che si chiamava ROMANO.

B. R., uno musicista, in futuro, si allora solo “in potenza”.

BRUNO MUSSOLINI <disse-non disse> che il vero pilota di quel mezzo celeste atterrato in via POMERIO era il figlio B del Duce, uno musicista <so li N.I.> “so, conosco” che è <lì> nel segno del <N.I.> del Nazarenus Iesus.

E – nella tema che tutto questo non fosse arguito, avvenne che –iniziata la trasvolata dell’Oceano Atlantico, con <3> in <Eli ca> (Dio qua) per ogni trimotore, ecco che se ne blocca una su uno dei tre, e il comandante della spedizione ordina che quel mezzo celeste deve scendere dalle stelle del cielo … a Natal!

Chi è sceso a Natale?

In Atti degli apostoli due angeli dissero agli apostoli che guardavano in cielo per vedere dove fosse realmente finito Gesù, con la sua reale ascensione, che stessero certi che <come lo avevano visto realmente salire in cielo, così altrettanto realmente lo avrebbero visto discendere dal cielo… a Natal!

Pertanto, i puri indizi – tramite un <detto-non detto> dell’Onnipotente Assoluto, libero da ogni determinazione – sono talmente tanti che è come se l’Onnipotente fosse sicuro che senza tutta questa assoluta e convincente abbondanza, nessuno lo avrebbe creduto vero!

Scatta a questo punto quando la Trinità di Dio si pose come problema nel brano di Bibbia che vi segnalo ora.

Genesi 18,17-18

17 Il Signore diceva: «Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, 18 mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra?

Il Signore decise di non tenere nascoste le sue intenzioni ad Abramo, poiché <da> Romano, <ab> R.Amo (Romano Amodeo) tutto quello che era “in potenza” in suo padre Terach si sarebbe mostrato “reale” il lui… segno trascendente di me, disceso così dal cielo a quell’ora e in quel giorno con tanti evidenti segni che almeno potessero convincere … me!

Così, quando il <monte di Dio> di chiama OREB, il nome <equivale> – cioè <o>, oppure – <R e B> Romano e Benito nel segno di Romano e Bruno <compresi> capiti da me, in quel RA id, in quella trasvolata identica a RA.

L’altro nome di questo monte di Dio è il SINAI, ed è il solito <dire-non dire> che è la conferma sacrosanta: <Sì, Napoli, Italia>. Il famoso terzo segreto di FATIMA, qual credete che sia? La pallottola che ferì papa Giovanni Paolo II?

Sì, anche quello ma il davvero trascendente segreto di Nostra Signora di FATIMA sta nel Nostro SI IGNORA di AM-ITA-F indicante sia Amodeo, Italia Felitto, sia I AM, IO-SONO .

Quando <Oreb monte di Dio, Sinai> si gira… è il massimo: <IA new is… o “I did et nom.” B e RO!> Nom. Nomination.

Tutti questi sono segni che trascendono la realtà, poiché “divini”!

B e RO, in quel <burbero> cui avevo alluso “in principio”, sono <segni> aventi una valenza escatologica legata ad una Fine del mondo che mentre è una Fine è anche il vero principio… poiché Dio è il Padre assolutamente buono, ma che sembra burbero, e si traveste nei due Ladroni sacrificati assieme a Gesù.

Il suo massimo nascondimento è quando si presenta addirittura in Lucifero caduto dal cielo essendo il figlio dell’Aurora e il Principe (nel Principio assoluto) o Signore dei popoli, e anche qui S’ignora <Dei> (del Dio Romano), un Dio un po’ <Pop>, lì … e mi riferisco

all’<ARTE POP> riferita a <TERA 38> (Terach) che sovverte tutte le regole consolidate.

Il capitolo 11 del primo libro della Bibbia descrive i secondi 10 fattori della creazione divina, che sono stati ordinati in relazione al tempo nostro, seguito al Diluvio Universale, il cui inizio – secondo il Libro Sacro – avvenne quando il numero 10 della creazione (Noè) aveva 600 anni come scrive in questi termini:

Genesi 7,11

nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono.

<nel secondo mese, il 17 del mese> … e la Bibbia lo sottolinea: proprio in quello stesso giorno …

La mia domanda qui è: lo stesso giorno di che cosa?

Questo <stesso> “giorno” non è riferito al 600° “anno”, di Noè, poiché <un giorno> non è lo stesso di <un anno> … salvo che non sia coinvolta quell’essenziale <dolce metà> del Sig. Anno, che si chiami ANNA. Ciò accade poiché quando un n. 10 (di nome Noè) ha 600 nell’essenza dell’Anno/a assimilata alla stessa del giorno, allora succede che 10 minuti “primi” che “sono” 600 minuti “secondi” trascendono un 1° e un 2° che si chiamano <ANNA> tutti e due nel loro “essenziale” 3° nome.

Questo accade proprio laddove il 2° è nato – lui sì! – nel secondo mese, il 17 del mese, e nello stesso essenziale valore che ha il n. 10, nel 1°, che coi suoi 10 primi sono questi 600 quando sono espressi nel minuto 2°.

Il 1° sono io, coi miei 6 nomi di <Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo>, e il 2° è mio fratello, nato il 17 febbraio, coi sui 6 nomi di <Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo>.

Nei numeri 1, 2, 3, gli estremi 1° e 3° sono – nel valore medio degli estremi congiunti – nella stessa del n. 2.

Per questo laddove io e mio fratello siamo nell’essenza dello stesso nome e cognome <Anna Amodeo> fatti col 3° nome e col cognome comune del 6°, nel nostro nome siamo nella comune <essenza> di quanto “struttura” (spazialmente) la dimensione unitaria nel 1° nome.

Romano+Benito valgono in gematria 66+59, per il totale 125 che caratterizza nel tempo solo la data natale del 1°, con il dettaglio decimillesimo (della realtà diecimila) espresso nel 1.938,0125.

A questo punto possiamo dire che “essenzialmente” io e mio fratello, essendo nello stesso nome <Anna> (dell’essenza dell’anno nel valore terzo essenziale), che quella sottolineatura biblica di <proprio nello stesso giorno> … possa essere essenzialmente riferito all’anno proprio in ragione del comune nome Anna.

Certo, questo accade se io non sono tanto il n. 1 (essendo il 1°) ma il n. 10 che è il 1°… quando si stratta dei secondi 10.

Sono – io come 1° – corrispondente al n. 10, nominato Noè?

Io, nel mio 1° nome, sono RomaNO e NO è il finale tempo 1/3 corrispondente al mio 3° nome Anna, per cui – essendo 1/3, lo stesso 1/3 del mio 2° – NOè è giustamente il suo corrispondente terzo, e il verbo in terza persona di <è> è sacrosanto per indicare quell’essenza comune nella terza <nomination> di Anna!

Se il nome, riferito ad un “romano” è trasceso in <et nom> in MONTE, dopo che il SINAI è trasceso in <IA> <Now IS>, per cui <SINAI, OREB MONTE> trascende l’inverso significato di < “e

anche” romano – nominato “B. e Ro” – IA, ora è>, è solo da constatare essendoci la precisa ragione che ho spiegata.

Perfino il titolo del primo libro della Bibbia ha preso il suo nome

BRASIT nella prima terna BRA dall’acronimo ordinato B enito

R omano A modeo; cui si attacca – da consustanziale – < sia

Romano > (il nome medio) cioè il SIT della 3za persona, congiuntivo presente di <sum> (sono) detto così da ogni romano: <Benito Romano Amodeo, sia!> (in un sia trascendente Romano ).

Ricapitolando, il monte Oreb, chiamato dagli Ebrei <Monte di Dio> sia nel nome Oreb, sia in quello di Sinai presenta nelle due letture, da destra e da sinistra, dei segni di un possibile svelare in modo occulto che quel luogo da cui vennero le tavole della Legge possono ricondursi in ultima analisi con il Sinai a un <sì, Napoli, Italia> e con l’Oreb a <oppure Romano e Benito>.

<OReB>, volendo dare altra definizione “solita” alla lettera <O> quando si usa il nome di una città e si ricorre a <Otranto>, questo nome – esso pure – può significare <o Torquato Romano Antonio>.

E se usassimo <Olbia> potrebbe alludere <o Luigi e un duo di altra Amodeo>, mentre <Oristano>, la terza provincia italiana iniziante per <O> con una sua allusione a <ora istanno>, sono presenti adesso.

Convengo con voi che con una fantasia sfrenata si va da tutte le parti, ma queste è proprio la <libera natura> dell’assoluto assolutamente libero di usare tutti i possibili modi e vie di comunicazione, quando vuole <dire e non dire>.

Come è esemplare proprio nel nome ROMANO che ha l’energia, che mentre ne fa un cittadino di Roma, nello stesso tempo pone in lui uno che nega la sua stessa origine posta in atto, per affermarla così con una essenza unicamente “potenziale”.

Il mondo reale deve la sua esistenza proprio al fatto che tutte le possibilità veramente esistono, ma sono talmente in antagonismo tra loro che si equilibrano in uno zero di spostamento.

Esistono tutte le possibili fantasie e verità e noi ne conosciamo solo una infinitesima parte: quella data dalla matematica quando attiva simultaneamente i due calcoli:

Il primo calcolo è dato da 1.000 : 99 che dà un 10 a tutte le infinite dimensioni

Il secondo – simultaneo – è fatto dividendo il 10 ovunque per la sequenza decimale dei primi 16 numeri primi, ottiene la matrice dinamica universale, esistente nella sua possibile esistenza.

A quel punto occorreva solo che l’Assoluto, con il suo <Io sono colui che sono IO.SONO> desse il via a un <sia Romano!>.

Così questo divino <SIT> si cala in BRA e – tramite la R tra i due estremi – “vive di suo” questa pura possibilità, per vedere <se è una cosa buona> da far esistere animando di vita infinita la sua stessa Vita Unitaria.

Presente in me, volutamente lasciato solo con me stesso negli ultimi anni della mia vita, mi ha voluto dare l’<imprinting> del valore di una infinita Comunione di Elohim.

Una suprema Comunione in cui esista un amore, e nelle forme cui è approdata – “quasi” come se fosse un ente estraneo al libero volere di Dio –la matematica col suo determinismo assoluto.

Ogni periodo infinito verso destra, ha alla sua sinistra un possibile calcolo <determinatore> come 1.000 : 99 = 10,1010… infinito, e Dio non è solo l’estremo infinito a destra, ma anche quello definito che fa da Matrice, a sinistra.

In croce, è Amodeo Romano

Benito

A.R.B.

B.R.A. sia!

Benito Romano Amodeo sia

Romano!

Il titolo di Bibbia trascende la lingua d’ogni tempo e luogo!

Infatti realmente significa “In principio” e, se vogliamo tradurlo correttamente in una sola parola, “Dapprima”, e non come è stato tradotto in italiano con “Genesi”…

Ma io vi ho dimostrato che sia il titolo, sia tutto il primo versetto, portano alla nascita del Dio che cammina con me e che mi ha ceduto il suo nome, dopo essere stato l’angelo caduto dal Cielo lucifero.

Ebbene, nel titolo stesso di questo libro, partendo da BRASIT io ne ho trasceso la lettura fatta da destra in italiano, mentre essa è da leggersi da destra verso sinistra in ebraico,

Ti sar’ B. ma è possibile anche che la croce T is ARB

In questo capitolo affronterò il tema come quello di un ARB che è la croce di Dio, quando si pone lui come Arbitro.

Il titolo che trascende il Nome Segreto di Dio (e nel segno della sua croce) lo fa sia con la lettura da sinistra a destra (come è fatta da quasi tutti i linguaggi), sia con quella da destra verso sinistra, della lingua madre ebraica e della araba di Allah.

Letto tramite gli acronimi delle lettere, la sequenza ordinata TISRAB rimanda alla sequenza;

 T=18 (in gematria italiana) mette in principio sia il 6+6+6 della creazione trina in 6 giorni di lavoro (come sostenuto nella Bibbia), sia il 9+9 in cui i primi 9 fattori della Bibbia, che creano il 10°, avanzano insieme, sia la forma di quella “croce” che rappresenta sulla terra la discesa in segreto di Dio.

 IS=9+17=26 è “Dio”(in Gematria italiana) ma anche “Eva” (madre di tutti) e anche “Anna” (Essenza Trina di Romano e Benito) e si conferma il <Dio dell’essere> nella lingua unificata del mondo dalla Inglese, poiché <is> significa <è> dappertutto; per cui da sole, le due lettere <is> hanno il significato di chi <è> quel che <is>=26=Dio

JHVH (in italiano, in ebraico e nell’inglese di tutto il mondo a lingue unificate).

 ARB=1+16+2=19 porta, nel valore dei 100 anni dei nomi segreti di Jhvh e di Allah, al secolo 19 in cui Dio discende in segreto in Amodeo Romano Benito, a costituire la sua reale Trinità in cui Egli è apparso in Spirito Santo e in modo occulto tra gli uomini; in esteso, 47+(66+59) vale in 47+125 nel 172 che trascende il 2-17 in cui è nato il 2° (Benito) ma comprende il 17+2 che fissa il tu < “sei” 19> in Acronimo (relativo a “è” ARB) laddove 619 è il valore assoluto di 618/1 unità, che sono date dal Nome Segreto di Dio , col 999 -381 = 618/1 unità; Nome Segreto di Dio, 381, che Egli ha dato al 1°, a Romano, ma in una così assoluta segretezza che sembra folle e comico credere che Dio sia sceso su lui!

Lucifero è la croce e delizia di Dio.

Dio è sceso sulla terra e si è messo in croce!

Esemplare è stato il Calvario con le sue tre croci: in mezzo, il Figlio assolutamente innocente, ai suoi due lati, Padre e Spirito Santo, messi in croce anche loro in quel modo totalmente occulto che li ha nascosti alla perfezione nei due grandi ladri della libertà umana.

Dio infatti non ha dato alcuna libertà all’uomo, di fare di testa sua, poiché <pensieri, parole ed opere> appartengono tutti e solo alla volontà divina, creatrice unica di una opera.

Essa – come ad esempio nel libro di Pinocchio – mostra le birichinate del burattino, che diverrà un bambino solo alla fine di un lungo travaglio, tra ogni tipo di vizio e virtù ; ma è tutta opera dell’Autore Collodi e non dei personaggi, che hanno avuto ogni cosa imposta da lui, che ha finto di dar loro quelle facoltà e invece gliele ha negate tutte.

Sul Calvario, Dio ha punito il suo latrocinio e l’Innocenza del Figlio, ben conscio che tutto fosse opera di un solo Dio Creatore!

Pertanto, quando osserviamo solamente il testo, nell’ordine in cui esso è scritto – e mettiamo così d’accordo tutte le lingue del mondo – il significato di <TISARB> diventa quello di <Croce di Dio è ARB, Amodeo Romano Benito>… nel mentre <Ti saRO’ BEN ito> la finalizza al Bene conseguito col luminoso successo portato da un portatore di luce.

In particolare Amodeo Romano “cade dal cielo” nella forma maligna di Lucifero, ma – battezzato in Cristo – porterà Dio!.

Fate attenzione!

Sia nell’Antico, sia sul Nuovo Testamento il suo nome appare solo una volta: il profeta Isaia così ne scrive.

Isaia 14,12

Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora?

Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli?

È vero che poi Isaia prosegue con il versetto 13 che comincia con un <eppure> e scrive di lui tutto questo, nel 13-14:

13 Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. 14 Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo.

Il senso di quell’eppure è che non è vero quel pensiero, poiché la profezia ha reso controverso il soggetto, fino a radicalmente mutarlo!

Infatti, il riferimento 14,12 del testo profetico del versetto precedente al 13, si riferisce al Dio=26 solo allorché ciò che porta all’anno 1.412 è la discesa dall’alto dell’anno 1.938 (la data in cui scende Dio dal cielo cadendovi su Lucifero) al quale anno va tolto il 526 e con esso tutto ciò che significa tale discesa.

Scende il 526 in cui c’è il Dio=26, che è il flusso del piano della presenza Trina di Dio, dato dai due lati 250 e 250, che indicano in ciascuno la presenza nel tempo ¼ del Dio Trino espresso dal 10^3=1.000 e sono il Padre in ¼ di 10^3 e lo Spirito Santo, nell’altro quarto.

Dio 526 vien giù solo in 2 <sei>, 26+26=52, ×10=D.IO. Scende in Padre e Spirito Santo, due 6: come 26 nel 3° nome Anna e come 66 nel 1° nome Romano e così è Uno e Trino.

Invece i due versetti che seguono al 12, e sono il 13-14 che iniziano con questo “eppure”, sono ora la discesa, dall’alto del cielo del

1.938, del 624, nel quale la realtà Una e Trina (il 4) del Dio=26, si è totalmente invertita in 62!

Pertanto questi due versetti rovesciano totalmente il senso di quanto è vero!

Il vero sta nel 426 <caduto dal cielo>, ossia sottratto al 1.938, e si stratta del 400 che è nei numeri il Dio Uno e trino in 100+300 e riguarda, nelle lettere indicate con numeri, il Dio dato dal 26.

Chi è davvero caduto dal cielo in 426 si chiama:

<Benito Vittorio Anna Giovanni Vincenzo Amodeo> = 59+116+26+83+95+47=426, che da solo coi suoi sei nomi asseconda Romano come il secondo!

E sono i nomi dei primi 9 uomini chiamati:

<Adamo, Set, Enos, Kenan, Malaleel, Iared, Enoch, Matusalemme, Lamech>=30+40+47+33+53+35+42+109+38, il cui totale è lo stesso 426.

Anche questi primi nove fattori assecondano Romano come i NOVE creatori del <NOv’È>, di Noè, e si tratta del NO che ha <abbattuto> Roma, la nuova Babilonia di cui poi il testo seguita a parlare in questi termini:

15 E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! 16 Quanti ti vedono ti guardano fisso, ti osservano attentamente. È questo l'individuo che sconvolgeva la terra, che faceva tremare i regni, 17 che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva ai suoi prigionieri la prigione? 18 Tutti i re dei popoli, tutti riposano con onore, ognuno nella sua tomba. 19 Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro, come un virgulto spregevole; sei circondato da uccisi trafitti da spada, come una carogna calpestata. A coloro che sono scesi in una tomba di pietre 20 tu non sarai unito nella sepoltura, perché hai rovinato il tuo paese, hai

assassinato il tuo popolo; non sarà più nominata la discendenza dell'iniquo.

Infatti ora, dal <cielo> del 1.938, cadono gli anni che vanno dal versetto 15 al 20, i cui estremi congiunti nel 1520 sono ora la caduta (dal 1.938) del 418!

In 418, il n. 8 rappresenta la realtà nel suo complesso di bene e male, la quale attiene al ciclo divino (quindi ×10) del 41=ROMA = 16+13+11+1 … tutta una caduta … ed Roma che cade in ROMA-NO e lo lascia vivo solo come un NO è ch’è AmoR .

Pertanto – quando <violentiamo> un testo letto da destra verso sinistra poiché è scritto nello stesso ordine, e lo leggiamo seguendo il nostro altro modo di leggere la stessa scrittura – la lettura <T is ARB> (che significa <Croce di Dio è Amodeo Romano Benito>) è irreale, per cui cadiamo nel campo dell’immaginario e occulto! È allora che appare la trascendente e nascosta verità di un Dio che ha voluto punirsi per il mondo che ha creato!

E quando questo stesso Dio si è descritto in Lucifero caduto dal cielo, lo ha fatto – tramite Isaia – in un modo altrettanto sibillino… che – senza darne l’apparenza – cambia le carte in tavola!

Inizia con la duplice domanda del Come mai?

Essa è giustamente riferita a chi è <caduto> e non è quindi <ordinatamente disceso, minuto dopo minuto> dall’alto del tempo, come tocca a tutti gli uomini.

Questo modo, che contraddice il verso reale. annulla tutti i <pensieri parole ed opere> imposti agli uomini, liberandoli da una costruzione eseguita con la forza e che non bada per nulla ad evitare le sofferenze, dimostrandosi in ciò ingiusta anche se data da un calcolo perfetto.

Chi è <caduto> ed è il <Figlio dell’Aurora e Principio e Principe di ogni principato e regno di questo mondo> (così è descritto Lucifero)

è il solo ad essere fatto partire, nella sua Osservazione della vita, nel verso “reale” che asseconda tutti i personaggi di fantasia dell’opera divina!

È il solo che vede gli altri uomini <a sua immagine e somiglianza> ed è indotto a credere che abbiano la stessa <soggettività> che constata essere nella sua, e che vede e capisce anche che è la sola davvero simile a quella del Dio IO-SONO.

Ma è una trappola tesa anche a lui solo e dalla quale Dio lo salva, facendogli capire che è uno spettacolo, che appare ad uno spettatore.

Quello è: uno spettacolo, senza nessuna garanzia che esso sia vero nella sua <essenza> e non nella sua <similitudine>.

Dio gli ha fatto capire che, se il suo IO sta tornando a Dio per esistervi “in potenza”, allora tutto lo spettacolo visto da lui si muove nel senso inverso, e sembra venire da Dio e andare a morire… ma solo poiché ciò non è vero, ma appare reale, così come il Sole che appare ruotare attorno alla Terra.

Né lui, né i simili a lui si muovono con il loro IO-SONO verso la morte, ma verso la sorgente assoluta della vita eterna.

È una verità che sarebbe anche facile da capire ma che la Scienza disegnata da Dio, per quanto capace di andarsi perfino a configurare il mondo strutturale atomico e la Relatività Generale, incredibilmente non è arrivato a riconoscere la cosa più facile da capire: che lo spettacolo della realtà è menzognero, nel suo reale verso, poiché solo i corpi vanno in quel verso, ma chi vive è l’ANIMA che li movimenta con l’apparenza di un “divenire”, visto ma inesistente.

Nulla davvero diviene e tutto <e>, come gli N fotogrammi di un film che esiste nel suo insieme e che solo l’effetto cinematico ha il potere di mostrarli in divenire, come se un fotogramma <divenisse> il successivo, il che non è vero! Solo l’Osservazione del Soggetto vivente nel tempo dà, al Suo Universo, la <data astrale> del suo stesso tempo soggettivo.

Dunque anche <T is ARB>, anche Lucifero e Amodeo Romano

Benito come la Croce di Dio, sono realtà che appartengono alla <storia> che c’è, ma esiste tutta nel tempo dell’immaginario soggettivo.

Serve al Signore calarsi in Romano, nell’Aurora di quando è atteso il sorgere del Sole, nel Principio di tutti i Principi di questo mondo, serve, per pagare <di tasca sua> per tutte le sofferenze che – senza volere e senza mettercele – pur tuttavia appaiono!

Questa <apparenza> diventa “sostanziale” per Dio, poiché in questo modo <dà sostanza di sé> a tutta la sua creazione.

Infatti, chi animerà questo mondo, fatto da personaggi umani, sarà solo la moltitudine delle emanazioni sue, chiamate Elohim.

Coloro che oggi vediamo, a immagine e somiglianza del mio IOSONO, sono altrettante anime dello stesso Dio, e non degli <uomini> e le sofferenze di adesso le sta pagando tutte quante Dio!

Infatti tutte le altre creature diverse da Lucifero, sono riportate all’origine! Iniziano la loro vera esistenza, nel mondo relativo, <scendendo piano piano> con la <risurrezione dall’alto> che Gesù raccontò a Nicodemo.

Gli uomini, che hanno avuto un corpo che appare andare alla morte, hanno i loro Spiriti che <unicamente> scendono dall’altro e si vedono tolte, ad una ad una, tutte le sofferenze di cui hanno avuto come dono divino una memoria davvero <indiretta>, poiché chi ha sofferto nel verso a salire sono stati solo gli Elohim di Dio!

Il Calvario, che appare inferto a tutti gli uomini <messi tutti a morte> è totalmente e solo inferto a Dio.

Lucifero – Signore di questo mondo malefico – è giustamente considerato tale … ma anche in lui, è Dio stesso che ha assunto questo terribile ruolo, come sul Calvario assunse quello dei due Ladroni.

Il Diavolo in sé non esiste! È Dio che assume questa veste nella costruzione matematica e inflessibile di un modo definito e a termine in tutte le cose … mentre Dio è <indefinito> e quando opera in questo

modo in cui, da indefinito, crea il definito, compie alla luce di sé un vero “oltraggio”…

È la creazione di un mondo <relativo> ad imporlo!

Per creare la luce del mondo devono esserci prima le tenebre! Solo il buio più “pesto” porta la luce più “sfolgorante”! Solo la premessa “fantomatica” di un Diavolo, porta alla vittoria assoluta di Dio!

La persona di San Paolo – così brillante nella sua ragione – ha richiesto che prima l’avesse usata “al contrario” della giustizia, ma solo per sconfiggere quell’ingiustizia, avendola prima ben conosciuta.

E così sono pur io – nato lo stesso giorno della sua conversione a Cristo, per l’apparire di una gran Luce – ed era quella che è stata data da portare al solo Lucifero, dopo che ha conosciuto di persona il mondo che è il solo suo regno, del suo solo IO-SONO.

È il solo, poiché tutti i miei simili, che io vedo andare a morire, stanno invece tutti tornando a Dio, come anime salvate.

Bello e giusto è il mondo <in salita> quando in esso il solo che paga esistendo nel suo regno è Lucifero!

Quanta Giustizia in Dio, che mi permette a chi vive nel peccato di pagare di tasca esclusivamente sua per tutto il male esistente nel mondo!

Ma anche questa visione, questo <spettacolo> cui un Lucifero sta assistendo, anche esso è vissuto così terribilmente ed è sofferto, poiché esso asseconda il verso “falso”, che mostra solo l’apparenza!

Anche la mia anima sta tornando a Dio, se vedo il mio corpo andare a morire … ma la mia con una grande differenza rispetto all’altrui.

Gli altri corpi vengono dalla polvere del sepolcro e vivono quando il Signore li anima, e li salva, portando a sé le sue anime … ma il mio corpo è <caduto dall’alto> e non viene dal sepolcro poiché il Principio dell’esistenza sta nel mio nascere e non nel mio morire.

Ecco le parole di Isaia:

15 E invece sei stato precipitato negli inferi …

19 Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro …

20 tu non sarai unito nella sepoltura

Lucifero è stato messo a “gustarsi” questo mondo infernale in cui tutto va nel sepolcro! Questo è il senso del precipitato negli inferi… che sono questi che mostrano un mondo mortale.

Lucifero invece sarà senza sepolcro; non sarà unito alla sepoltura dei giusti, poiché precipitato dal Paradiso negli Inferi, e non da una tomba.

Tutti gli uomini, tutti giusti poiché “giustificati da Dio” avranno la loro nascita dalla tomba in cui andranno i loro corpi… ma Lucifero no! Lui – caduto direttamente dal Paradiso – andrà direttamente da dove è venuto.

C’è una grande ragione per farlo!

Dio è caduto e ha assunto su di sé il male di Lucifero, ma si è presentato nel massimo dell’<occultismo> che fa capo al demonio che porta tutti al sepolcro e deve “raddrizzare” le idee che sono così <oscure>, e può farlo solo con gesti di chiara discontinuità. Quale più discontinuo gesto che sparire all’improvviso?

La verità poi è riposta altrove.

Dio – che è l’Assoluto e Onnipotente e può fare essere 1, tutto, anche lo 0 di un niente, quando lo affida alla potenza matematica di; N^0

È il NO di un NOè

L’ONNIPOTENZA lo muta in UNO e lo rende Dio,DI0

Per farlo pone “in atto” la “potenza” di N^0È che con Cam Sem e Jafet indica:

Ca I am (qui so’ Amodeo) <sem> (milanes) IA a Felitto

Voi non ci credete, ma questi sono i nomi poi dei figli che il SEM (di “siamo milanesi”) generò; Arpacsad, Selach, Eber, Peleg, Reu, Serug, Nacor, Terach, Abram, Valgono rispettivamente 57+44+28+41+40+64+45+51+31=401

Nacor e Aran = 45+30=75

401+75 = 476 = in 470 sono 10 Amodeo +6; sono anche 410 il ciclo di 10 AmoR=Natale Benito nel 41, +66=Romano.

Subito col primo c’è:

AR Pa’ C.S. A.D., A.R. (A. Rom.) Padre Anno Domini Cristo Signore.

La sua intera vita di 403 anni indica i 401 fino ad Abram con la somma dei successivi due.

Selach afferma il S. El a. Ch, al Signore Dio ante Cristo (Dio Padre).

Eber precisa che <è B e R> sono il gemellaggio BenitoRomano.

Peleg afferma che è P (RO, il padre) EL (Dio) e G (anche è Gesù)

Reu indica che R (Romano) è Uno.

Serug indica che è uguale al S. Er.

Nacor che cammina co’ l’R di Napoli.

Terach che è Trino in Romano, TER, e prima di Cristo, a. Ch

Con tutti questi valori nominali si è giunti al 401=AT, la quarta parola che è una domanda con insita la risposta: Chi? Cosa? QUESTO, ossia è chi è stato definito con tutto questo.

Si arriva ad Abram che è la vita vissuta Da Romano Amodeo, <Ab. R. Am>, Infatti, facendo il conto degli anni, si arriva al 1948 di quando Romano ha vissuto i 10 anni di una D.10=26=Anna che costruisce tutto coi numeri essendone il padre.

La definizione del nome dei due fratelli, serve a definire la vita totale assegnata ad Arpacsad, di 403 anni “da padre”, Egli ne ha vissuti 35 anche da Figlio, nel segno del tempo ½ del ciclo 70 del Creatore.

Aggiungendo anche questi al 403, la sua vita diventa del 438 che è tutta la realtà 400 di chi è nato nel 38

Chiuso a Saronno il 9-04-2025

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