Mille e non più mille

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un’esperienza soggettiva che non può essere smentita da altri! Quante “vere sciocchezze” sono credute “provate” dall’attuale umana scienza, che crede vero tuttora quanto osserva in modo “oggettivo”, senza chiedersi che influenza derivi dall’essere di chi osservi gli oggetti e che resta ancora nella visione Tolemaica ed Eraclitea, di un uomo centro di ogni cosa e che crede nel mutarsi di quanto vede, a mano a mano che si sposta (in tutto il fiume della sua vita) dal luogo in cui per sempre è collocata la sua sorgente a quello in cui per sempre resta collocata la sua “foce”. La sorgente giammai si trasformerà nella foce allo stesso modo che un bimbo giammai si trasformerà in un vecchio morente, giacché il “divenire”, giudicato “vero” da Eraclito, è solo il puro apparire di tutte le condizioni della vita. Osservate analiticamente, ad una ad una, per poter essere capite tutte, nessuna di esse si è trasformata nell’altra, ma ogni cosa è apparso di essersi sostituito ad ogni cosa, a causa dell’analisi del soggetto che, volutamente, osserva esistere solo le cose che egli vuole, nel tentativo di capire. Come mai l’uomo non lo ha ancora capito? Gesù lo spiega: non gli hanno creduto. La presunzione umana ha rivelato la sua “arroganza”. L’uomo ha creduto nel divenire delle cose e si è creduto capace di attivarlo, solo perché è stato chiamato a “leggere” il disegno (attribuito a lui da leggere, da Dio, ossia dal Potere Assoluto posto “oltre” questa realtà ad Esso relativa). L’uomo, presente come se fosse il “Renzo” dei “Promessi Sposi”, nella sua storia scritta tutta dal Manzoni, chiamato solo ad “impersonarla”, ha creduto di “realizzarla realmente, liberamente lui (assieme a tutti gli altri)”, in base alla volontà ed alle idee date a lui e agli altri dal Manzoni. Questo è il “peccato originale”: la presunta “disobbedienza” che porta a ritenersi “come Dio”. La verità è che l’uomo non è in grado di modificare la sua storia, allo stesso modo che non lo è stato il Renzo dei Promessi Sposi, né tutti gli altri personaggi, esistiti tutti, perfino nei loro supposti pensieri, solo in quanto li ha supposti così esistere il vero Scrittore della storia. L’uomo che si crede “capace di fare” è arrogante, assume pretese di una “potenza” che appartiene solo a quanto è “oltre, sopra” la realtà relativa, dell’uomo. Egli, chiamato a vedere la “luce” della rivelazione portata dal Cristo, ha preferito invece le “tenebre”. Ha compiuto un vero peccato, dal quale può essere liberato solo attraverso “il battesimo portato dal Cristo”. È un battesimo di “idee”. Gesù cercò di convincere gli uomini all’assoluta fede nella Bontà, eretta a Dio, a valore Assoluto, tale che l’uomo esiste solo in quanto “pensato ed amato” da tale Dio. Ma nessuno gli ha creduto, e nessuno ancora gli crede! L’uomo è tuttora convinto che esista un divenire delle cose ed una capacità personale di “modificarle”, anziché un generale “disegno” eseguito dalla Divina provvidenza. Ecco allora il castigo, ecco il bisogno della condanna.


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