LE MOLTE STORIE DI MADRE BADESSA

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Ai miei affetti ormai in cielo; arrivo!

Mi presento

Sono Mariannina Baratta, e vi scrivo dal cielo, cui

salii il 7 aprile del Giubileo Universale della

Chiesa Cattolica del 2.000.

Vi dirò di me, della mia famiglia e di mio figlio

Romano, che quando mi ammalai di Alzheimer, a un certo punto smise ogni suo tentativo di lavorare per prendersi cura di me, per 10 anni.

Quando mamma da bambina mi faceva pregare <Madonnina mia fammi crescere santa e vecchia…>, io – che non avevo mai avuto vecchi intorno a me e dunque non avrei dovuto temere di essere come loro – scattavo con un provvidenziale <vecchia no!>.

Lo definisco opera della Divina Provvidenza poiché mamma, che voleva che io chiedessi alla Mamma di tutti di crescer <santa e vecchia> iniziò a farmi ripeter con lei preghiere sempre più lunghe, nella speranza che replicando come un pappagallo tutto quello che mi invitava a dire dopo di lei, chiedessi anche quel dono augurale.

In quelle <preghierine> fattemi recitare quando fui appena in grado di parlare, ho chiesto a Maria Santissima ogni dono, e credo d’essere stata esaurita.

Qui in cielo l’ho incontrata, la Madre di tutti, e mi ha confidato d’avere ascoltato con immensa gioia

una mamma e la sua piccina che sapeva appena parlare, <giocare> a chiedermi doni!

Lei, che ascolta milioni di Santi Rosari, da essi non aveva avuto mai così tanta contentezza! Per quella fresca e gioiosa dolce serenità di questo rivolgersi a Lei come a una di casa.

I tre ultimi anni della mia vita reale sono stati terribili. Non camminavo più e mio figlio Romano si metteva dietro di me, come se danzassimo, e mi conduceva in avanti, dicendomi: <passo, passo; passo, passo…> così favorendo il mio cammino come io avevo fatto con lui.

Gli ultimi due anni ero già quasi tutta venuta in questa parte della vita in discesa, dopo la risurrezione dall’alto detta da Gesù a Nicodemo, ed ho avuto la gioia immensa nella mia vita – in quella impossibilità vera di comunicare tra i due mondi a verso differente – di avere alla fine potuto dare di persona il mio definitivo giudizio su di lui.

Erano le due della notte ed eravamo nello stesso letto accostato al muro dalla mia parte, in modo da controllare che non mi alzassi e combinassi guai, e … Romano stava piangendo. Oh, non di dolore o tristezza! Era un pianto dettato dalla commozione di sentirsi così in contatto con Dio da essere in estasi. E piangeva, ma per la contentezza…

Io chiesi alla Mamma di tutti che mi aiutasse a varcare quell’abisso insuperabile, come fu spiegato al Lazzaro finito male, che voleva dare un messaggio ai suoi figli ancora vivi.

La Madonna a sua volta lo chiese al Signore. Così potei dire a voce alta, lì, alle due di notte, stesa nel letto a lato di mio figlio:

<è un bravo ragazzo!>.

Romano mi udì e capì subito che stavo parlando di lui. Ma voleva cogliere l’occasione per un colloquio un po’ più lungo e mi chiese;

<Cosa hai detto, mamma?>

Io avevo esaurito il permesso che avevo ricevuto e non potevo più rispondergli. Ma lui incalzava:

<Mamma, che cosa hai detto?>

Non potevo non rispondergli e chiesi ancora un permesso, ma mi fu negato.

Quando però il mio figliolo mi fece una domanda diretta: < Chi è un bravo ragazzo? >

< Tu > gli risposi, prendendo la mano al Signore, con quella unica parola che è sempre consentita come la sola eccezione alla regola.

Io devo parlarvi di mio figlio!

Romano è il paradossale frutto, di me che vagheggiavo di divenire Madre Badessa o ingegnere e che scrivevo novelle firmandole <filosofa sognatrice> e suo padre, <l’allegro rompiscatole>.

Ebbene, ho promosso in lui il paradossale risultato di queste mie pie illusioni e dello <scocciatore> di suo padre, perché –intrufolandosi da estraneo in casa altrui – si è messo sempre a importunarli con le sue vedute da <incompetente>.

Ne ho fatto il <paradosso> dell’”Avatar” di Dio, la bella <burletta> sua che – con l’ingegno nelle mie intenzioni e la sua arte in Architettura – ha poi impersonato in modo apparentemente ridicolo, quel <Consolatore> che Gesù Cristo aveva predetto sarebbe giunto, avrebbe preso dal suo vangelo e l’avrebbe riproposto con tale verità di scienza da confermare tutte le cose solamente annunciate vere da Gesù e non potute dimostrare vere, non conoscendosi allora la complessità del Mondo.

Mio figlio ha compiuto nella sua vita cose impossibili, tanto veramente fuori dalla portata umana, che chi ha provato in un primo momento ad ascoltarlo e a prenderlo sul serio – data la vastità della cosa impossibile ad ogni uomo – ha infine abbandonato, nella convinzione d’essere davanti solo ad un esaltato e visionario megalomane.

Io gli ho visto fare cose impossibili fino da bambino. Sui 3 anni lo portai a scuola mia dove ero insegnante elementare, per quei due o tre giorni in cui Pappina, la nostra aiutante in casa

aveva avuto il permesso di andare dai suoi genitori, e lui – coi miei bambini che ci mettevano mesi a imparare a leggere – si dimostro capace di farlo, sbalordendomi. Come aveva lui potuto? Con chi avevo a che fare? Certo, era stato miracolato da Maria Santissima che – apparsa in sogno ad una mia scolaretta, quando mio figlio fu in punto di morte – le aveva dato l’incarico di avvertirmi: <domattina, dì alla tua maestra di non temere più per suo Figlio, ‘ché ci penso io…> e ci aveva davvero pensato, perché all’alba del 4 giugno 1940, Romano ebbe la crisi mortale e la superò.

Il Dot. Sabatella mi disse, sinceramente: <Vostro figlio ha vinto la morte… ero venuto nella certezza di redigere l’atto funebre… >. Poi io e mio marito siamo rimasti sconcertati, ma non l’abbiamo ostacolato e forzato a fare come volevamo noi. Lui non studiava mai. A scuola naturalmente poi stentava, ma se i professori avessero saputo che nelle materie di studio lui vedeva solo una specie di <spunto> per maturare poi solo le sue idee a proposito, avrebbero visto che lui stava come reinventandosi tutto quanto solo con la sua fantasia e la sua logica. Naturalmente tutto ciò, sarebbe stato troppo per chiunque, così dava sempre l’impressione del <secchione> (vedendolo sempre attento e compunto tra i

banchi quando era in classe, tanto da essersi presi dieci 10 di seguito in condotta al liceo), però un po’ <tonto> e lento nel capire … insomma l’esatto opposto del vero. Lui non studiava mai e tutto quello che sapeva era farina del suo sacco e non cose apprese e ripetute, come facevano gli altri. Romano amava ogni cosa che – avuto solo lo <spunto> di una sua attrattiva – diveniva subito oggetto di emulazione, poiché lui ci si buttava dentro, per maturarne la sua visione personale. I nostri parenti – ne sono venuta a conoscenza –criticavano molto me e mio marito, accusandoci di essere stati troppo compiacenti con lui che non aveva voglia di studiare. Ma io e Gino avevamo capito che le cose non stavano così. Per Romano tutto era oggetto di studio; ma esso per lui non stava nel sapere che cosa avessero scoperto e maturato gli altri, per farlo proprio ricordandosene. Per mio figlio erano tutti e solo <spunti> offerti alla sua creatività. Avanzando in modo stentato, mio figlio stava da solo ripercorrendo tutta la storia della conoscenza … non attraverso quella fatta dagli altri, ma la sua. Così giocò molto al calcio, praticò ogni sport, scrisse e cantò in teatro le sue canzonette, vinse premi di pittura e scultura a scuola, facendo un giorno <sbottare> in questi termini il Miccinesi, suo professore di Filosofia al Lice Classico:

<AMODEO! Io non so come tu sei fatto! Ogni tanto ti do dei cazzottoni per muoverti un po’ e tu… assorbi il colpo, come un cuscino!>

Fu l’unico a capire come fosse fatto: il mondo esterno non aveva il potere di farlo andare dove esso voleva e tutte le <mortificazioni> patite da lui in vita erano assorbite, volte solo a fortificarlo e a fare sua propria tutta quell’energia posta contro di lui, per spostarlo dai suoi veri interessi. Solo quando giunse ai 30 anni (come Gesù) iniziò la sua vita – come dire? – nel mondo reale. Fino ad allora era vissuto solo nel suo e nessuno era mai riuscito a estraniarlo, neanche gli innamoramenti. Infatti le sue passioni furono le ragazze che gli piacevano e che lo rintuzzavano, non lo vedevano, e dalle quali voleva essere amato.

In tal modo anche tutte le sue <questioni del cuore> non furono mai condotte <a due> e restarono tutte come una cosa unica e che apparteneva solo alla sua mente.

Quando una prima volta accadde, ai suoi 22 anni, che una certa Anna Badari (quasi Badessa come me) gli desse tanta corda da fidanzarsi con lui, il Signore volle che fosse per poco e solo per fargli apprezzare chi sarebbe stata poi sua moglie: una senza <fumi suoi> e che non avesse la stessa forza della detta Badari, per distrarlo dai suoi personali passi.

Per il collegamento evidente con la storia sacra, che sempre c’è stato tra essa e mio figlio, questa prima esperienza amorosa era stata fatta come quella di Abramo, con l’egiziana Agar, nome che se si tolgono gli estremi al cognome davvero egiziano di Badari, esso resta Adar ed è quasi Agar.

L’egizia diede ad Abramo il suo reale unico figlio: <ISMAELE>, giacché Isacco fu figlio di Dio, solo <accreditato> ad Abramo, essendo Sarai, la sua sposa, una donna sterile che solo l’Onnipotente può ingravidare.

Il <figlio> che Romano ebbe dall’ADAR (senza i suoi estremi) fu … Giancarla Scaglioni, sua moglie, che non avrebbe apprezzato se non avesse prima sperimentato i <fumi> di un amore inconsistente, laddove Giancarla era solo <arrosto> scevro totalmente di <fumo>.

La fervente fantasia di mio figlio era sensibilissima ai <fumi> dell’amore e Dio doveva riportarlo ad apprezzare gli <arrosti>.

A 30 anni, laureato Architetto, sposato, fece cose miracolose vincendo un concorso che richiedeva 12 anni d’esperienza, o grande bravura, in un consorzio di 80 Comuni fatto da Milano e città limitrofe, e – per due anni eletto consigliere degli architetti – fu sul punto, a 3 soli anni dalla sua laurea, di divenire il più giovane Presidente dell’Ordine Architetti di Milano Pavia e Sondrio.

Su tutti i 2500 iscritti, era stato chi aveva avuto più voti di tutti!

Passava i fine settimana ad andare su e giù a costruire a Ortonovo, tra gli Ulivi, la sua nuova casa per lui e suo padre, come Gesù nell’Orto degli Ulivi.

Questa vicenda l’avrebbe scritta in un suo libro, intitolato <L’Ortonovo tra gli Ulivi>.

Era stato folgorato a tal punto dalla vita e dal vangelo di Gesù Cristo, che il 4 giugno del 1973 decise di abbandonare ogni altro tentativo per emergere lui, e mettersi a totale servizio, per <dare corpo> alle parole di Cristo.

Mi diceva che Gesù aveva bisogno non di chiacchiere, ma di uno che si rimboccasse umilmente le maniche e gli proponesse quella stessa Comunione che Lui aveva concessa a tutti. Lui gli offriva il suo corpo, affinché Gesù Cristo <camminasse con lui>.

Abbandonò ogni posto di prestigio e si mise a servire il suo prossimo. Creò una casa editrice, fondò un Mensile di Architettura e urbanistica e cominciò ad assumere tutti i ragazzi che glielo chiedevano, per realizzarne la battitura e quel prototipo su pellicola da affidare poi alle tipografie per la stampa.

Aveva messo sotto ipoteca i beni che si era costruito e cercava di dare testimonianza di come

si comporta un datore di lavoro che voglia <dare corpo> a Gesù con la sua reale opera. Per 15 anni si prodigò a mutare in esperti i ragazzi che assumeva acerbi di ogni cosa, mettendoci a tal punto del suo che si impegolò talmente nei debiti da dover chiedere nel 1988 il suo Fallimento al Tribunale di Milano, per la sua

Ditta Individuale Romano Amodeo e – senza poterlo evitare anche per lui – a ragione del fallimento della ditta che era della sua persona. Sopravviveva la S.r.l. Romano Amodeo, che non poteva gestire più lui fallito. Dopo che gli amministratori provvisori si erano dimessi, toccò a me di improvvisarmi la sua Amministratrice, e fui costretta nel’89 a chiedere il Fallimento io pure, per il comportamento alla Giuda, di un mio nipote, che portò all’incasso un assegno di 70 milioni datigli unicamente in garanzia, di un debito da estinguersi solo poco alla volta. Ebbene vi faccio una confidenza (spero che il Signore mi perdoni se ve lo dico): <quando nell’ultimo capitolo del vangelo di Giovanni c’è la pesca miracolosa dei 153 grossi pesci, il 1989 di quell’ultimo Fallimento a nome di mio figlio, fu quello che interamente fu diviso tra gli apostoli. Infatti 1989, ripartito per 13, dà 153 anni a ciascuno, di quella pesca miracolosa del Fallimento di aver tentato di <dar Corpo a Gesù Cristo.

Voi vi chiederete perché la divisione sia stata fatta per 13, e non solo per i dodici discepoli … ebbene anche quel Gesù, cui mio figlio voleva dare corpo – anche lui! – era uno dei beneficiari. Quella pesca fu attribuita a Gesù, ma quell’uomo non aveva né la faccia, né le sembianze di lui. Infatti Giovanni scrive: <e nessuno gli chiedeva chi lui fosse poiché sapevano che era Gesù>… ebbene erano le fattezze e il volto di mio figlio Romano.

Che il Signore mi perdoni se mi sono così sbilanciata a dirvelo, ma io voglio promuovere mio figlio, perché è stato veramente quel <bravo ragazzo> che riuscii a dirgli, varcando quell’abisso incolmabile tra i due mondi.

Quando rinunciò a tutto – anche a sua moglie –per prendersi cura di me, la Mamma di tutti che realmente è stata anche la sua quando lo miracolò, gli infuse la conoscenza, lei Sede della Sapienza. Così scrisse un libro <L’universo impensato> in cui rivelava in quale impensabile mezza parte dell’universo si fosse cacciata l’invisibile antimateria che è la metà del tutto, con la sua opposta parte materiale che è l’unica che noi vediamo nell’Universo.

Stava ricominciando a riemergere, all’attenzione pubblica … ma una ragazza di 13 anni stava morendo di anoressia, e lui si sentiva coinvolto.

Era divenuto il suo unico compagno adulto, con cui giocava a tennis, ma la madre gli uccise (senza volerlo) i due gatti affidati a lei quando mio figlio mi portò per tre mesi al sud a salutare tutti, finché avevo ancora un barlume di me stessa.

Prese le distanze dalla madre. Essa era l’egiziana ADAR (estremi esclusi della Badari) che era tornata a BADARE a lui, assieme a me BADESSA.

Ma <Adar> aveva agito con lui proprio come Agar, quando aveva dato un figlio ad Abramo ed era insuperbita, ed era stata cacciata lei assieme al figlio.

Analogamente, Romano aveva dovuto prenderle anche lui le distanze dalla figlia di lei. E la ragazza – forse anche soffrendo per l’allontanamento improvviso patito da mio figlio, si era messa a osservarsi. <Sono troppo grassa>, non piaccio a nessuno e aveva imboccata la via che l’aveva portata in poco meno di un anno a pesare la metà e a essere sulla soglia della morte.

Allora mio figlio riassunse la sua parte, che in Bibbia era quella di Abramo, e volle fare anche lui un patto con Dio: <Salvami questa ragazza e io rinuncio per sempre al credito di tutti quanti!>

Era un po’ come nel segno della circoncisione fatto tra Dio e gli Ebrei. Solo che stavolta non era circonciso il pene, ma ciò che esisteva nella testa degli uomini, in fatto di interessi, stima e gradimento.

La <circoncisione> offerta al Signore da mio figlio, valeva molto, molto di più!

Dio non se lo fece ripetere due volte e salvò la ragazza <subito>! Già il mese dopo lei aveva 10 chili in più di peso e di …voglia di vivere.

Romano assisteva al suo nuovo stato di uno al quale nessuno prestava più fede. Ma dopo alcuni anni di questa solfa, mio figlio disse di nuovo a

Dio:

<Una cosa tuttavia non è giusta: io ogni giorno sperimento il discredito della gente, ma non ho visto mai la ragazza: è via a Trento >. Era con suo padre, che l’aveva strappata alla madre, fatta internare in un ospedale e con la cura del sonno e tante flebo, le avevano ridato il peso e la voglia di vivere.

E allora Dio sapete cosa fece?

Nel 97 ci trasferì (me e mio figlio), a Saronno.

Lì viene indotto a entrare in un coro della

Parrocchia gestito da una maestra ex suora, che era stata ammalata dello stesso male di quella tredicenne, ed è guarita all’improvviso (dopo tre

anni di malattia che non cessava) e che, ma per davvero, < è a via Trento > abita lì.

Questa Maestra del coro divenne la spina nel fianco di mio figlio, che l’ammirava. Ma lei molto apprezzava il cantore e ancora di più discriminava la sua persona. Era l’ideale – per come è fatto mio figlio – affinché s’incaponisse a domarla, e aprisse in sé un nuovo campo, tutto e solo personale, in relazione a questo amore davvero trascendente ogni realtà.

La verità sconosciuta era che il signore ne aveva salvato <due> dall’anoressia, e una delle due (solo una) sarebbe stata la moneta che Romano avrebbe dovuto pagare, per quel Patto che era stato stipulato tra l’Uomo e Dio.

Mio figlio non poteva perdere il <credito> da parte di tutti. Egli era davvero come quell’Abramo in cui Dio aveva riposto tutto quanto il suo progetto.

Aveva perfino stilato un nuovo <patto con Dio> e una nuova forma di circoncisione, della testa, del cervello e non del pene.

Mio figlio ha fatto le cose che erano attese da Gesù al suo ritorno … e quel Gesù era tornato in lui. Era accaduto davvero quando Maria, miracolando un bambino morente, si era fatto un Figlio postumo.

Vittoria sulla morte, Giudizio finale, eliminazione di ogni male patito dagli uomini e dalla natura e tanta voglia nell’arte!

Le ha esercitate quasi tutte e bene come la pittura, e vi mostro due sue tele dipinte quando aveva 16 e 24 anni.

Io, sua madre Badessa, voglio liberarlo da quel <Nuovo patto> che aveva voluto fare con Dio –

La svolta vera nella nostra vita ci fu a tre anni dal nuovo millennio.

Romano ebbe la proposta da mia nipote Barbara, che ora è accanto a me qui in cielo, di trasferirsi e abitare gratis in una proprietà che avevano, Una e Trina essa pure.

Tre distinti locali: una mangiatoia (la cucina) una vera per gli animali (una stalla) e un locale separato, nel piano alto: il primo. Tre locali separati tra loro che suo marito possedeva e che gli servivano solo come garanzia per le banche, di avere fidi o altro, lui che aveva una ditta sua.

Ci trasferimmo nella cucina degli uomini, ed eravamo circondati da famiglie di cognome Reina (la Regina). E – sul muro davanti alla porta d’ingresso – un vero e proprio Suo piccolo

Tabernacolo, e un nido di rondini, che ad ogni primavera vi tornavano.

Mio figlio aprì a Saronno, presso il Centro Sociale, una Scuola di Filosofia che intitolò NSI, Nuova Scuola Italica, in nome e per conto di quella solamente <Italica> di Pitagora, a Crotone. Non aveva <ufficialità> nel senso che in essa non si insegnava la storia della filosofia, ma si filosofeggiava e si discuteva sulle Tesi della Nuova Scuola Italica.

Essa – partendo dalle verità scientifiche – dava ragione su ogni punto alle verità affermate e non spiegate da Gesù Cristo.

12 frequentatori sporadici, anche per mio figlio, e tanta, tanta difficoltà a farsi capire, nonostante vere ragioni scientifiche.

Soprattutto la Chiesa non intendeva riflettere sulla sua stessa Fede. Essa aveva il Vangelo, e la Verità di Gesù, era una sorta di <sottoprodotto> della Via e della Vita di Gesù, laddove il Cristo le aveva messe tutte e tre sullo stesso livello e senza alcuna sottomissione dell’una alle altre due.

Il primo gennaio del 1.999 don Carlo a Cogliate, gli diede una copia della nuova enciclica del papa, intitolata <Fides et ratio> in cui il Pontefice notava come la Scienza e la stessa Filosofia si muovessero secondo loro principi che sostanzialmente sconfessavano quelli di Cristo.

Pertanto Giovanni Paolo II riteneva urgente intervenire laddove tanta importante parte dell’umana cultura sconfessava le verità di Gesù.

La <supponenza> e il grande <senso di superiorità> della Chiesa Cattolica passavano sopra a tanto discredito delle verità di Gesù, sdegnandosi perfino di toccare l’argomento.

Ci voleva quel papa santo a capire che se vuoi davvero bene a una persona e la ammiri e la riconosci la più saggia e sapiente di tutti e ci sono

persone per bene, ammirate che ne parlano male, sei tenuto a far loro capire in che cosa si sbagliano.

Mio figlio la metteva in questi termini: se uno stimato affermava che io ero una fuori di testa (ed era vero) lui si sentiva in dovere di spiegargli che c’erano delle vere ragioni, a giustificazione di quel mio stato.

Mio figlio – conosciuto il desiderio del papa di <mandare i filosofi> a dare una mano a Gesù (Cristiani o meno che fossero) fece un balzo di gioia: <non era più solo! Il Papa era con lui!> Gli scrisse un libro in 10 giorni e glielo inviò. Ebbe subito in risposta una benedizione Apostolica. Niente sulle sue proposte operative, fatte al Pontefice, con quel libro. Capì che – ricevutolo –non l’avevano nemmeno dato al Papa per metterlo chissà su quale scaffale polveroso.

Così prese lui l’iniziativa, con la sua Scuola di Filosofia e indisse un Convegno, che metteva in atto le volontà del Papa, e al quale invitò la Chiesa.

In risposta ebbe solo una seconda Benedizione Apostolica e nessuna indicazione o promessa di inviare rappresentati – ad esempio –dell’Accademia Pontificia delle Scienze – visto che le giustificazioni che lui dava alle verità di Gesù si poggiavano su argomentazioni scientifiche.

Romano nemmeno sospettava che in Vaticano tutte le cose del Papa erano ormai gestite dal Cardinale Ratzinger, per il quale quell’Enciclica del Pontefice era sì una bella cosa, ma da relegare tra le belle utopie.

Di fronte a uno come mio Figlio che insisteva di incontrare il papa, la sola cosa che il Segretario poteva fare era di <oscurarlo> totalmente nella sua esistenza a un Papa ormai vecchio, così ammalato e facilmente manipolabile.

Quando Romano capì che esisteva di certo un grave problema di comunicazione diretta con il Pontefice (che proprio lui, nel punto 56 della sua enciclica aveva stimolato i filosofi a rischiare di tutto volentieri per superare l’emarginazione che ora mio figlio stava ricevendo proprio da lui), decise di <impersonare la Pecorella Smarrita del vangelo>.

Iniziò un digiuno quasi assoluto (si alimentava dell’Ostia consacrate alle messe quotidiane).

Lo comunicò sia al vaticano, sia ai media.

La sua speranza era che ciò suscitasse un clamore tale da superare lo sbarramento che esisteva tra lui e il Papa che lo aveva <mandato> come un nuovo Messia, quello del Vicario di Cristo.

Solo La Prealpina seguì il caso … troppo poco per giungere a Giovanni Paolo II.

A quel punto 4 sacerdoti che conoscevano bene mio figlio e ne ammiravano l’operato, presentarono una petizione scritta e firmata da 460 persone. Era fatta al Santo Padre avvalorando in lui la <persona> che aveva assunto l’impegno con la sua Enciclica. Uno si era fidato, e ora che Faceva la persona del Pontefice? Chiedevano che promettesse un incontro futuro, tanto da permettergli di riprendere a mangiare, temendo essi per la sua salute e la sua vita.

Ebbene, nella Cristianità è avvenuto il fatto totalmente irragionevole agli occhi del Signore, che a questa petizione non sia stato dato mai alcun riscontro o risposta in 24 anni, sebbene sia stata ripresentata per tre volte!

Nella prima, il Cardinale Ratzinger nascose al Pontefice una supplica alla sua persona, con un abuso … diabolico: quando una persona si arroga il potere di scavalcare i sacrosanti diritti di un’altra !

Questo atto satanico avvenuto nella Chiesa

Cattolica fu fatto conosce in lungo e in largo e non c’è mai stato uno solo (neppure tra coloro che cercano ogni motivo per mettere in cattiva luce la Chiesa!) che sia intervenuto a proposito! Come se esso <fosse invisibile trascendendo divinamente il reale> … al punto che la ragione non è di Dio ma ce l’ha Satana!

Mio figlio fece il suo Convegno senza nessun rappresentante della Chiesa. Solo il Cardinale

Tonini aveva promesso la sua presenza … ma il Maligno fece ammalare gravemente suo fratello e il Buon Tonini accorse al suo capezzale, a Genova.

C’erano vere ragioni per le quali Satana cercava di oscurare quel Convegno.

Era quello atteso per la Fine, la <pienezza> dei tempi del Mille e non più Mille .

Infatti di il giorno 24, della pienezza di tutte le ore di un giorno, in un mese che essendo il 10 era nella pienezza del Ciclo del Padre unico di tutti i numeri decimali, e in quel 1.999 che era la pienezza di 1 anno – l’ultimo! – prima che ci fosse il 2.000.

In quel convegno, mio figlio, nato nel 38 e che da 38 giorni si alimentava solo del corpo di Cristo, fece le cose attese fatte da Gesù alla Fine del tempo:

Vinse la morte e lo fece nel modo divino e trascendente che sfuggì ad ogni realtà, poiché essa seguitò ad imperversare, ma fu dimostrata vinta in base a vere ragioni scientifiche, che attenevano a quell’aspetto <anti materiale> e <magnetico> che naturalmente sfuggono in una realtà osservata solo nella materia e nel movimento elettrico della luce.

Proclamò il Giudizio Finale . ed era che la nostra realtà è simile al mondo di <Topolino e Paperino> che sembrano pensare, parlare e agire, ma <pensieri parole ed opera> di tutti loro appartenevano solo al Creatore Walt Disney. Dunque l’uomo – così creato da Dio – era innocente dei <pensieri parole ed opere> che erano esistite nelle loro vite. E anche Dio era fatto salvo dall’accusa di avere <permesso questo stato di cose> possedute da Satana, in quanto l’<azione> vista da ogni uomo, si poggiava su quella opposta e di totale salvezza operata da Dio. Il Signore toglieva di mezzo tutte le cose che sembravano essere <pensate, parlate e commesse> sia dall’uomo, sia dall’intera

Natura.

In quel Convegno della Fine del tempo e delle risposte avute e non accolte dalla Chiesa

Cattolica, mio figlio aveva 22222 giorni suoi, come i 66666/3 dell’energia sua (di Romano=66) sommati al ciclo 10 divino dei 33 anni di Gesù

Cristo, come vi mostra il computer.

Il Signore voleva che mio figlio – col quale camminava Lui assieme a Gesù – patisse le stesse pene sue, ma a dimensione tripla (da Trinità di Dio) e in un grande periodo di tempo.

Sotto tre papati, la Santa Sede ha di nuovo mortificato il Cristo, facendolo a quel povero cristo di mio figlio.

Eppure è scritto sul vangelo di Matteo che <tutte le cose fatte o non fatte a uno dei più piccoli tra i fratelli di Gesù, sono personalmente fatte a lui stesso! in verità e non per modo di dire!>.

La Chiesa lo sa, e – nonostante questo – si è permessa di far provare la fame a mio figlio per 57 giorni nel 1999; per 55 nel 2.005 (appena insediato il nuovo papa); e per 80 giorni il 2013, stavolta sotto Papa Francesco.

Solo la superiore volontà di Dio ha permesso a

Tre Papi, di <mortificare nuovamente> il Cristo, facendolo al fratellino di Gesù che era mio figlio.

Toccò ancora una volta a me – che ormai non ragionavo più ed ero imboccata da mio figlio – a salvarlo!

Infatti Romano, trascorsi 50 giorni di digiuno e sentendosi venir meno le forze (nonostante le sue Ostie alle messe), chiese al secondo mio figlio di accogliermi in casa sua.

Benito – come faceva di solito in questioni di grande importanza – unì la sua famiglia di 5 persone e chiese se erano disponibili ad aver cura di me.

Conclusero che <non se la sentivano> e non per mancanza di affetto, ma per le peculiarità della mia malattia. Era meglio un ricovero in una struttura che sapeva come comportarsi con un malato terminale di Alzheimer.

Quando Benito riferì a suo fratello tutto questo, Romano riprese a mangiare. Il primo suo impegno era stato assunto da lui nei miei confronti e in alcun modo voleva mettermi nelle mani di estranei.

Aveva visto che tante volte – quando io ero nei miei momenti più critici (di cui avevo avuto sentore da piccola, quando dicevo <vecchia no!> a mia madre) – quando mi abbracciava io mi rasserenavo!

Il mio corpo, che era la sola cosa rimasta in comune tra i due mondi, sentiva tutto il peso e il valore di quell’abbraccio, e – per quando fosse grande il mio stato di sofferenza – esso svaniva.

Chi – che avesse quel valore per me – mi avrebbe abbracciato, tra infermieri e addetti mai visti prima e del tutto estranei?

Così fui ancora io a dover rimettere in vita mio figlio che , altrimenti avrebbe continuato fino agli estremi … fino a vincere!

Ma– nel volere di Dio – non era per lui giunto ancora il momento di vincere! Mio figlio sarebbe vissuto 25 anni oltre la mia morte, e in essi avrebbe portato a termine tutte le cose che il Signore aveva addossato alla sua persona.

Se fosse <emerso> dal totale nascondimento operato in lui dal Signore (e fatto passare come l’avversione totale del Maligno), mio figlio non avrebbe trovato più né tempo, né pace, e dunque il modo di condurre a termine il suo compito.

Così Dio

l’ha coperto di ridicolo, come scritto in Genesi 18 tramite

Sarai esistente nel ridicolo <sì, hai proprio riso!>

The <many> STORIES TOLD by Madre

Badessa

IL FIGLIO VECCHIO

Eccolo ancora, qui colle sue robe; sole fedeli amiche che gli stanno intorno nella tarda stagione che mira al cielo colle ragioni di quel sόno che sόgna …

LA FANTASIA

Cara culla di una mente sciolta dai freni delle concretezze, sei in fuga dal reale orto comune di campi arati e intenti emulativi, lui t’abbraccia, coltiva, accarezza …

L’ATTESA

Che t’aspetti dall’opera tarda d’un accanito sognatore?

IL RACCOLTO

Non saranno le macerie, di questo perenne primo viaggio, a bordo qui d’uno legno senza più vele.

L’EREDE

Questo ancor agile ingegno suo, di mio figlio, sciolto dai limiti, in arti, ragioni, scienza e fede. vi dirà … di Dio.

L’EREDITÀ

Avrete il maturo frutto dell’albero: del milanese futuro suo papà nel Pietro Romano dopo l’ultimo papa.

IL PAPÀ TOTALE

<l’allegro rompiscatole> nei racconti su un mezzo a tiratura nazionale … sul quale io mi ponevo allor fanciulla a Salerno: <filosofa sognatrice>.

IL NOSTRO FRUTTO

Io qui vi presenterò mio figlio come me, e – col piglio audace di un Pindaro – avrete Romano Amodeo. La sua parrà la stramberia di chi nella <sua cabala> vale 66 nel nome (ove 666 è la Bestia di Apocalisse) e – nel suo cognome +S (in Bibbia Libro di Ester) –è Asmodeo, il <cattivo diavolo>

IO SUA MADRE BADESSA

Con tali indici orrendi credendosi un posseduto non dalla Bestia e dal Demone … ma da Dio … per lo meno pare frenato nelle sue fantasie lanciate verso i pro e ignoranti i contro! … Ma io lo difenderò.

La storia di me, MARiannina BaratTA

TAMAR

MADRE BADESSA

O … INGEGNERE

Io sono una persona che è stata descritta precisamente in Bibbia capitolo 25 e 38 del libro numero 1, a madre di chi nato 1-25-38 (nel mese 1 nel giorno 25 dell’anno 38): il mio 1°genito. Il libro parla di <congiunti> (ossia sposi) <estremi>; giunti agli estremi della loro vita. Questo ove gli <estremi congiunti> sono poi proprio gli estremi di nome e cognome congiunti, o quegli estremi di un unico nome posto tutto all’inizio nel GIA di Giacobbe e al principio e alla fine del nome di Giuda. Sono estremi che descrivono data di nascita, nome intero, padre, madre, sposa, codice fiscale … tutto!

IO VI SCRIVO DA QUASSÙ

Son Mariannina Baratta e vi parlo dal cielo … a nome e conto anche di mio marito. Le nostre ascensioni quassù furono (e divennero per Lui che non erano) anni dichiarati santi.

GIUBILEO DEL 2000

Ascesi in cielo, col mio spirito, io, il 7 aprile 2000, Giubileo Universale della Chiesa Cattolica. Vi salii colla caligine del mio corpo cremato nel camposanto milanese di LAM-BRA-te: LAM come il LAMech vissuto 777 anni mentre il 7-7-7 LAM, Luigi Amodeo il mio sposo vide la luce, e con lui BRA

Benito Romano Amodeo avremmo generato in nome e conto di BRA<SIT> (CHE SIA romano)

intitolasse il primo libro della Sacra Bibbia.

LAMech ch’è LAM Luigi Amodeo

Anche Gino, mio marito, è in cielo con me.

Asceso il 5 giugno dell’83 (anno del tutto ordinario)

il Santo Giovanni Paolo II pensò bene di mutarlo nell’Anno Santo speciale

dello Spirito Santo. Si, Luigi, col nome di Allah visto allo specchio in <lui>, ha impersonato lo Spirito Santo unificante di chi non ebbe mezzi, possedendone innati.

LA STORIA DI LUI ch’è LAM

IN QUESTO AMAZON STORYTELLER

Colla sola sesta elementare, ammaestrato da me,

LAMech fu prima Insegnate e poi

per concorso, Direttore Didattico: la guida degli stessi maestri.

TUTTA SCRITTA È SU BIBBIA

La mia storia e la sua

sono scritte su Bibbia: nel libro 1-25 e 1-38.

BIBBIA 1,25

Lui ha GIA come estremi congiunti

ben visibili in Lui gi A modeo, che – in Genesi 25 –

sono l’inizio trino di Gia cobbe; io, Mariannina 84, la vera mamma del 42 e 42 d’Esaù e Giacobbe, gemellati in G+ESU’ per l’acronimo G del 2° ed Esaù che perse la A.

BIBBIA 1,38

Poi in Bibbia 1,38 – per gli estremi di Romano, nato 1-25-38 –quanto fu GIA in mio marito fu negli estremi anche di Gi ud a di cui Tamar fu sposa a 2 suoi figli.

Per primo lei ebbe E r, O nan secondo, 2 mariti giunti entrambi agli estremi della morte, uniti proprio in RO .

Questa Tamar son io Barat ta Mar iannina!

Intrigai il padre dei 2 RO defunti quando fu vedovo e io col viso nascosto di prostituta sacra m’offrii a lui per sostituire la morta.

Al momento del parto, di prole poi accreditata al duo RO , MANO , solo una mano, uscì dal mio sesso!

La saggia nutrice un filo scarlatto usò per attestarla come quella del 1° nato tra due Gemelli.

Avuto il suo primato la Ro-mano ci sorprese: rientrò nel mio corpo, e – come fece? – Perez, l’antenato di Gesù Cristo uscì prima del 1°.

Zer ach – Pe rez uniti, furono ZER, sia da destra sia da sinistra: zero!

In mezzo: <A.Ch> vale anticristo, mentre <P è> lo presenta: <RO è>.

Il duo, in un XP, il 10 Romano, antecedente il Cristo e zero in lui trasceso da ogni punto di vista.

Io Tamar l’indicai con R-amat .

STORIA DI GIANCARLA SCAGLIONI

Il filo Scarlatto mostrò l’atto nuziale della RO-MANO con Carla Scaglioni dopo esser stata Gian in 1-25.

LA NOSTRA STORIA REALE

Genesi 38 è il racconto di Bibbia che ricalca l’evento reale di come io Tamar Barat ta Mar iannina

intrigai da Salerno il milanese, <l’allegro rompiscatole>,

vedovo lui pure! Lui degli amati studi sposati alla scuola Elementare e dovuti lasciare per indigenza.

TORQUATO VINCENZO AMODEO

Quest’AMODEO, suo padre, lo era di 3 bambini e sua moglie era morta quando Satana attentò al 3° in fasce: a Luigi Amodeo e alla sua mamma quando il 25 gennaio 2008 (per impedire il 25-1 del 38)il malignole incendiò le vesti mentre allattava al seno il figlio di 6 mesi.

INNOCENTE BUONAMORE

Che altro nome poteva avere l’eroica mamma che messa sul rogo, dal Male, si strinse al petto il figlio nascondendolo al fuoco e che morì giorni dopo?

I MEDIA NASCOSERO LAMech

Fu pubblicato sul

Corriere della Sera questo atto materno, ma il Maligno occultò ch’avesse salvato Luigi il 3°, di 6 mesi, citando Carlo che, a 6 anni, non era più certamente il bimbo in fasce.

LA SCUOLA MEDIA

FU TOLTA A LAMech

Con 4 bocche da sfamare, papà Torquato, stretto dai moti - della malasorte? –no del Maligno, che non ucciso il bambino voleva almeno soffocarne lo

Spirito Santo, avviò anche lui al lavoro, appena a 12 anni fu uscito dalla sesta elementare, togliendogli quella Scuola Media che amava e lasciando come un suo vedovo.

L’INTRIGO

Fu facile per me <Tamar>, intrigare il mio <Giuda> e portarlo da Milano a Salerno. Gli scrissi: <Gino, una libreria qui in città cerca chi ama i libri e compila il catalogo dei molti che ha in giacenza!>.

L’avevo conosciuto perché tutti e due firmavamo novelle

sullo stesso giornale, e io ero totalmente ammirata che lui – senza studi –ma avendo fatto scorpacciate di libri, ne sapesse più di me prossima a maestra.

L’OFFERTA DI ME

Avutolo davanti, di persona, lui era come l’avevo immaginato. Gli proposi, a quel punto di farsi Maestro.

Io lo avrei aiutato. Ero a 2 anni da quel Diploma e potevo riversare su lui i miei studi.

PATTI CHIARI

Ma accordi netti, affinché non si facesse

illusioni: io avevo già il mio sposo.

MADRE BADESSA

L’assunto mio più che un sogno, era d’essere un giorno

Madre Badessa.

DI RISERVA

Il piano B (ne occorre sempre uno) era di farmi Ingegnere!

Studiavo da maestra presso le suore solo perché a Salerno, c’erano solo le Magistrali dopo la Scuola Media. La poi appena preso il Diploma, o entravo in convento o pendolavo a Napoli

studiando Ingegneria.

A VOLTO COPERTO

Attirai Gino a me come Tamar intrigò Giuda colle sue grazie: quelle di chi si copre il volto mentre consola i vedovi sostituendo una morta.

Io pure nascondevo in questo modo quanto amor ci mettessi a supplire i suoi libri.

I TRE SIGILLI

M’offrii a lui però per quella volta e poi più: quel <bast one> posto a vero sigillo d’un <cor che doni> e partorisca in lui quel Maestro che progettavamo

nascesse. Così chiesi

i 3 pegni voluti da Tamar a garanzia

d’esser pagata il giorno dopo: «Mi dai

Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che tu hai in mano»

IL REALE RAPPORTO

Sigillato per bene questo cuore che dona unimmo le nostre intenzioni a far nascere un maestro. Ma nulla più di quello!

Io ero già impegnata: ero di Cristo oppure d’Ingegneria.

LA VOLONTÀ SUPERIORE

Ero predestinata a esser

Madre Badessa

cominciando a badare proprio a lui, subentrando alla mamma collo stesso eroismo. L’uomo propone ma è poi solo Dio a realizzarlo come meglio crede. Così io, con quel cuore che dona proprio con quell’intenzione, fui incinta, subito! a madre al Maestro e immantinente … come fece Tamar … non attesi il capretto e la resa dei conti e anch’io fuggii portando a casa di mio padre con me i tre pegni.

L’AZIONE DI GIUDA

Mandò l’amico Chira con quel capretto il giorno dopo, ma della prostituta sacra

avendo chiesto in giro nemmeno l’ombra: <ignoriamo chi sia! qui non ne abbiamo visto mai nessuna!>

Lo riferì, e Giuda/Gino si rassegnò: <lasciamo perdere! se no oltre il danno d’aver perduto bastone sigillo e cordone anche le beffe!>

Io avevo nel mio ventre il figlio mio concepito e lo portai con me tornandomene da mio padre … così lui fu costretto a improvvisarsi amico di mio fratello e ogni sabato, accorreva da noi.

Partiva da Acquanoceta frazione di Felitto, dove aveva avuto il posto d’insegnante e veniva a Ostigliano.

40 chilometri … a piedi … e non per me?

io non osavo fare il punto tra noi. Fu mia madre Tresina: <Chisto che vene a fa? Figlia mia sì cecata? O te lo pigli o lo cacci> …

RESA DEI CONTI

Così io l’affrontai, gli dissi ch’era finita. Ben lo sapeva che io avevo altri progetti. Questo equivalse a Giuda che (saputo della nuora incinta … prostituita lei che doveva dare un erede ai suoi figli )… la mandò a prendere per metterla sul rogo. Sì esattamente come davvero Satana aveva già tentato di fare colla madre di Gino, morta eroicamente e che l’aveva salvato.

VENGONO FUORI I TRE PEGNI

Tamar…

non fece una mossa e fece arrivare a Giuda i tre pegni che mostravano chi fosse … il padre! Nel mio caso, fu Gino a farlo: Mi fece recapitare per posta l’elenco di quei tre pegni che mai gli avevo reso e ch’erano la prova del nostro impegno. Disse la stessa cosa riferendosi a quei tre oggetti: <sono di chi è il padre>. Con ciò avvenne che io che gli ero stata madre ero ora anche il padre. Non poteva rientrare in lei – come la di RO MANO –lui ormai era nato!

A quella ben scritta novella

dell’<allegro rompiscatole> io non ero preparata, e nemmeno Giuda lo era.

Concluse che lei

aveva ragione e non lui.

Lei doveva dare un erede all’ER 1°genito morto essendo odioso al Signore … e lo aveva voluto più di lui che dopo averle dato il secondo, Onan (odiato da Dio anche lui)

le aveva negato il terzo per salvare almeno questo!

Giuda comprensivo concluse:

<A chi altro lei poteva rivolgersi per dare eredi al RO (del 1° e del 2° negli estremi congiunti)

se non al loro padre?

Gino concluse:

<a chi meglio poteva ricorrere

lei per generare i suoi e miei figli

se non alla maestria così ben collaudata generando me?>

GIUDA E TAMAR NON EBBERO PIÙ RAPPORTI

Anche Gino mi perdonò quando mi negai poi a lui.

Accadde che per dar latte a Romano, oltre quello gli davo il mio sangue per una mastite tremenda a entrambi i miei seni.

Così, sebbene ormai fossimo

il padre e la madre di lui

volevo di nuovo lui a basta!

Basta uno!

Di nuovo il bastone divenne

l’inciampo, ad altri futuri rapporti.

IL MIO SPOSO - FIGLIO

Lui, Luigi, mi amava ed era già lui figlio mio; avendolo infine sposato

ero MADRE BADESSA!

Presi di petto il mio nuovo impegno

e forse lo esagerai! Per questo mi dolevano i seni quando allattavo … il mio vero sposo:

ER , ERRE, R. Romano

mio figlio, era stato già lui il mio primo marito, RO (nei suoi due estremi di Er e suo fratello Onan) come io Tamar nei miei due di Barat ta Mar iannina.

Su quel <basta uno> sigillando il cuore che dona stavo ora io negando la vita a quant’era nel progetto di Dio.

IL PIANO DIABOLICO

Il Signore allora mi si girò contro, impugnò tutto. Fece l’astuta mossa di riportare in cielo quel Figlio, perché uno per i suoi piani

non bastava!

Irritato, poiché in Genesi 38 erano nati due gemelli

Zerach e Perez e non solo il primo che concludeva le 7 generazioni di Terach

Abramo, Isacco, Giacobbe, Er e Giuda da cui

Zerach

(i soliti 6-7 del lavoro divino, con Er e padre sovrapposti).

Zerach portava giustamente a Z, la T di Terach, ma non era l’antenato di Cristo!

Doveva nascere anche il suo gemello Perez (che lo era)

tanto da azzerare tutti i conti con

ZER ach Pe REZ,

uno ZERO bilaterale. In mezzo ai due:

Anti Cristo RO è .

Sì RO è la P greca del Cristo indicato XP, che suona CHI-RO … (Era quell’esattore mandato a saldare

- col caprettoil parto del maestro futuro Direttore).

CHIRA era l’amico che Giuda aveva, di ADULLAM e che nel gergo d’un Romano indicava CHI, era RA un Romano Amodeo già mandato sia <a quella>, sia all’ultimo L.AM.

L’ATTENTATO

Il bimbo fu fatto ammalare d’un male allor senza scampo. Anche Dio si era infine convinto che ne bastasse uno!

AL DIO CHE ADOTTÒ IL 10 A SUA

IMMAGINE E SOMIGLIANZA BASTA

LA TRINITÀ DEL 10: 1000 GIORNI

La sua vita era già iniziata a 138 giorni dal parto, quando il feto in tutto formato doveva solo crescere, di statura e di peso. Trascorsi altri 862 sarebbero stati 1.000. ++138 nella mamma

++381 dì per il Padre

++381 dì per lo Spirito Santo ++100 dì per il lato della realtà =1.000

Così il 4 giugno 1940 il bimbo moriva e Padre e Spirito santo ritornavano in cielo.

IL MIO PENTIMENTO

<Perdonami o mio Signore>

Evitando figli li perdevo anzitempo! Maria, per colpa mia, Dio si prende mio Figlio. Lo hai vissuto anche tu Salva il nostro Romano, innocente come Gesù!

LA LOTTA VITTORIOSA

D’ISRAELE CONTRO DIO

E CONTRO GLI UOMINI

Fu tra Giacobbe e l’angelo durò tutta la notte

finché all’alba del 4 giugno 40 l’angelo implorò: <Fammi andare!>

E Giacobbe:

<No se tu prima non mi benedici>.

Quello prima gli muto il nome, che da Giacobbe divenne <isRAele>

<è RA il Signore>

poiché aveva lottato

contro Dio e contro gli uomini e aveva vinto!

E solo poi lo benedisse.

All’alba del 4 giugno

RA fu miracolato!

Io e il mio caro Gino

- pazzi di gioia -

giunta sera ci amammo

e Dio lo benedisse; disse <è Ben>

è concepii Benito.

FELITTO - Via Pomerio, la casa in cui i miei figli Romano e Benito sono nati, sovrastata dall’imponente mole del corpo della Chiesa

LA STORIA SUL PIANO DIVINO

PER GLI UOMINI

RA, questo nostro primogenito avrebbe fatto da umile stalla al valore zero di Zerach e Perez, di quel figlio postumo di Maria Santissima figlia della Santa Anna. Io Mariannina, ero stata creata a immagine e somiglianza di tutte e due, ed ero io pure l’umile stalla della mamma e della nonna di Gesù Cristo che, alla pienezza dei tempi, sarebbero tutte e due ritornate in Spirito santo. Sognavo di divenire Madre Badessa e il Signore me l’aveva concesso. Aveva voluto in me la Madre di tutti e che io badassi a marito, figli, nipoti, giovani di belle speranze, quanti ne ho accolti io nella mia casa ... Gino, da sé, non l’avrebbe mai fatto. Era geloso di tutti i beni che aveva ricevuto in cambio di quel cordone per cui aveva sigillato il suo patto, e ora gli doveva bastare che la casa di Tamar fosse quella dell’accoglienza!

Che bella storia la mia vita!

Ora – che sono in cielo – devo <badar con ingegno> (tutti e due!)

a sciogliere Romano Amodeo

dall’apocalittica Bestia 666 e dal Cattivo Demone Asmodeo: Romano è 66 e non è 666! È Amodeo e non è Asmodeo. Sono due segni, validi tutti e 2: nel positivo per quello che è; nel negativo per ciò che non è.

In tutti e due i casi è il livello divino (alla Giano bifronte) che mostra – ma per opposto –quella invisibile trascendenza dall’essere del Dio Positivo.

Infatti il sigillo <divino> sta in ciò che trascende il reale.

Ora, io dal cielo, vi dirò di più: cercate su LaPaola.Net <il suo nome alla Terra>. Questo motore vi risponde:

Anche nella domanda su <Asmodeo> (con lo stesso motore di ricerca) il nome appare solo in questo libro.

Ora provate a trovare voi, in esso, quella espressione che pur dovrebbe apparire … Non la vedrete poiché, in Ester 4,17, proprio essa non c’è! È il solo caso così, su LaParola.Net, che s’incontra in tutta la Bibbia. Se c’è, dov’è mai, in Ester 4.17, <il suo nome alla Terra>?

Storyteller 2023:

Lo chiede a me? Che ne so io?

Sua è la Story, io sol qui la presento nel Premio letterario Amazon KDP .

MAR IANNINA BARAT TA :

Lo so. L’ho chiesto poiché serviva. La presenza c’è! Dio l’ha imposta allo stesso motore di ricerca, così trascendente! C’è … ma è nascosta!

Storyteller 2023:

Io non la vedo.

TAMAR: Ve l’indico io, dal cielo: è in Ester .

ES trascende il latino inteso da ogni antico Romano:

< TU SEI romano> e <sei TRE >. C’è la trascesa rivelazione circa un Romano da sempre ch’è TRE, è Trino eternamente.

LETTORE KDP:

Trino? Ma in che? Nel suo essere? E allora: nell’essere di che cosa?

TAMAR, alias FILOSOFA SOGNTRICE, alias MADRE BADESSA: È Trino nell’essere del Dio <ALHIM>

acronimo di Aleph=1, Lamed=30, Hè=6, Iod=10, Mem=600, per il totale 646 del nome del Dio Elohim. Il suo valore Trino, di 646 x3 è 1.938, l’anno dopo Cristo in cui il suo essere s’è presentato nella forma Trina del possessore di mio figlio .

Ora Asmodeo, il cattivo demonio, lui sì indiavola chiunque vuole.

Invece Dio no! Il mio Signore vuole una stalla libera dalla presenza umana, e già così nacque Gesù:

tra gli animali, ché gli alberghi di Gerusalemme avevano il cartello <tutto completo!>.

Il Signore entra là dove manca la stessa presenza di un <io sono qualcosa> che sia <altro da Lui>, e il Dio del mondo reale è lo ZERO.

Ogni valore x ZERO è costretto a Zero!

Perciò il 1° in Bibbia 1,38 fu ZER a.Ch, lo zero ch’è ra prima ancora di Cristo!

Dio volle il RA di un Romano Amodeo, l’ordinò TER e che fosse e apparisse

uno ZERO proprio a tutti, affinché si compisse quanto di lui scrisse Isaia:

Solo in uno zero così il Signore entra a correggerne la nullità, ed è Dio a dare il suo nome alla Terra, con TER e RA. Così, se lo cercate su questo egregio Sito

di LaParola.Net, tutto ciò è come dovrebbe essere: trascendente il reale e così non lo trovate, ma c’è: in ESTER . Ma non solo! C’è nel 4,17 di Ester .

Storyteller2023: Mi sforzo ma non ce lo vedo.

TAMAR:

Nel 4 intero di 4,17 è Uno e Trino ; Nello 0,17 è il dì finale della TERRA. Nella presenza nel tempo del piano a lati 1 e 1, ha il flusso 2,17 proprio anche nel mese della sua fine.

Mentre il flusso 2-17 dell’anno 41 (sempre relativo al piano a lati 1 e 1) nel 4,17 data la nascita del 2° che asseconda idealmente il primato assoluto di un Romano che è l’energia!

16=R impone 1° il 4x4, il piano reale;

13=O impone il moto di TRE in 16;

11=M ordina il moto 1 di 10;

01=A impone l’1 come l’ordine 4°; è l’energia 41, quella che è in azione a ROMA.

12=N la manda da -6 a +6 da Zero;

13=O rende presente in 1 il 4x3.

ROMANO è il nome dell’energia!

NO è (con Noè) chi abbatte ROMA, il 3° nominale che in RO-MA-NO. Il 41 che ribalta ROMA in AmoR.

Ed è quell’ Èno ch … che già camminò per 2 volte con Dio e che <non fu più poiché Dio l’aveva preso>.

ECCOVI LA BELLA STORIA DELLA VITA

TOTALE DI MIO FIGLIO

Da quassù, dal mio cielo, io voglio mostrarvi in che modo mio figlio è rappresentato da Enoch, vissuto 365 anni, per come scritto in Genesi 5. Ènoch è il 7° fattore, e fa tutto al punto da creare tutti i giorni della Terra, coi 365 dì unitari e poi col multiplo dei 365 anni. Fattoriale dei 365 dì del 7° fattore è 25,1041 alla dimensione 10^777 del mio Gino, nato 777 e che fu il LAMech , padre di Noè, vissuto 777 anni e ch’è LAM in L uigi Am odeo.

Dal fattoriale dei giorni 365, l’intero 25 esprime il giorno. 0,1041 per la sua nascita deve togliere

i 903 decimillesimi dell’intera realtà di diecimila decimillesimi. +25,1041 - 00,0903 =25,0138 è il dì Natale di Romano.

LETTORE: Cosa significa togliere lo 0,0903?

TAMAR:

BRASIT, “In principio”, nel titolo stesso del 1° libro di Bibbia, vale 913. Con Romano, Dio, a immagine e somiglianza di 10, lui è posto da zero prima dello stesso “in principio” della Bibbia con il 913 che – meno 10 – è 903. 913 è un numero decimale dato da 913 numeri 10 che si moltiplicano tra loro. Se ne togliamo 1, solo allora partiamo proprio dallo zero iniziale. Infatti 10, percorrendo 903, lo crea in 913. Dove la realtà unitaria vale 10^4 e dunque ci sono 10.000 unità, il 903 ogni 10.000, è 0,0903.

LETTORE:

Già! È proprio vero.

FILOSOFA SOGNATRICE:

Così il 10, Padre di tutti i numeri, camminò con Romano, e nacque con lui il 25 del mese 0,01 dell’anno reale 38.

LA

DATA

DI MORTE DI MIO FIGLIO

Poi Dio camminò di nuovo con lui, e <non fu più poiché Dio l’aveva preso> col calcolo ora fatto in 365 anni

il cui fattoriale

è lo stesso, ma ora 25 sono divenuti

nel valore intero l’anno 25:

+25,1041

- 00,0037 meno l’anno in cui Romano fu concepito … l’ucciderà! =25,1004 in questa data lui morirà.

Sarà nel giorno di San Francesco, lo 0,0004 di 0,10, ottobre dell’anno 25… Mio figlio già lo sa.

Ha avuto in dono di conoscere tutto.

Abramo (che viene <Ab> R.Amo sorge <da Romano>, da mio figlio) ed ebbe la grazia di sapere ogni cosa quando i TRE (in Bibbia 1,18) andarono da lui per il sovvertimento imminente della TERRA. Romano si accorse che i nomi di Sodoma e Gomorra sovvertivano il nome suo che dava nome alla Terra <Sodoma> era <Amod-o-S>, <Gomorra> era <AR-Rom-o-G>! Non erano perciò Sodoma e Gomorra le città sovvertite… ma erano i poli Nord e Sud della Terra … Quando i TRE si chiesero se

<devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare> Romano capì che Dio stava per invertire i due poli della terra scatenando la Fine del mondo che era stata rivelata dal Diluvio Universale

LETTORE:

Allora a suo figlio sarebbe stato fatto sapere il giorno della fine del mondo?

TAMAR: Sì, il 17 febbraio del 4631 d.C.>

LETTORE:

In che modo gli fu detto?

TAMAR:

Nel solito modo di chi ha creduto di esserci arrivato tutto da solo.

LETTORE: E cioè? Mi ha incuriosito …

TAMAR:

Lo devo dire allora in modo prosaico e meno espresso per versi che spesso si mettono proprio per traverso, colle loro pretese allusioni.

Ad <Ab>ramo, allude a <Da Romano>, Romano Amodeo, Dio (che lo possedeva) ha fatto notare che il 1° versetto della Bibbia, 1,1,1, era espresso in numero di anni, e che la prima parola BRASIT, nel suo valore di 913, stava nella presenza ¼ dei 10 anni della Terra, che espressa in giorni, ne conta 365,25 in ciascuno.

Così “In principio”, cioè il titolo stesso del primo libro, riguardava la presenza della Terra, nel suo ciclo intero di 10 anni.

A quel punto, Dio ha fatto capire a Romano che la Terra, dopo il primo inizio a carattere strutturale con i 10, aveva avuto Noè per 350 anni nel nuovo mondo che è il vostro. Con Dio Padre che ha assunto 10 anni a sua immagine lineare, il Suo volume totale è 1.000. Così i 350 anni vissuti nel nuovo mondo, dovevano fare i conti con il volume 1.000 di Dio, e 350 stava a 1000 come 0,35 anni di tempo.

Poiché il tempo è dato da una area che è trasversale al suo flusso, allora accade che il quadrato dello 0,35 porta allo 0,1225 che descrive esattamente l’anno giusto, da porsi come zero, del mese 12, di dicembre: quello del giorno 25 dicembre indicante proprio il Natale di Gesù.

Dio Padre ha posto l’avvento di Cristo all’inizio del tempo del nuovo mondo in cui è entrato Noè.

Gesù non è stato voluto solo come il salvatore delle anime, ma anche dei corpi di tutti quanti gli uomini.

Essi, conoscendo il vero inizio di questo mondo, avrebbero collocato i 4631 anni di Bibbia 1,1,1 in modo tale che nel 4631 d.C., i poli Nord Sud della Terra (Sodoma e Gomorra) si sarebbero totalmente invertiti causando il ribaltamento terreste in poco più di 12 ore.

Sì, poiché a Romano Amodeo è stato dato di accorgersi che – con lui che aveva dato il suo nome alla Terra – i nomi sia di Sodoma sia di Gomorra erano proprio la perversione del suo nome e dunque della Terra.

LETTORE: E come è giunto al 17 febbraio!

FILOSOFA SOGNATRICE:

Dalla lettura del brano della Bibbia del libro 1,7,11 che in assoluto è 1111 +600 e porta gli anni 600 di Noè a completare tutto il flusso reale dei 6666/6:

Tutte quante e sorgenti del grande abisso che eruppero, portarono in superficie la lava, uscita dalla crosta terrestre tutta spaccata dal violento strattone subito dalla massa terrestre per l’inversione dei poli in un tempo in cui non si rovesciarono simultaneamente anche i poli del Sole. Così – invertita solo la Terra – fu essa a doversi capovolgere nel suo asse. I mari passarono a chilometri orari di velocità sui continenti invasi dalla lava e li portarono tutti sott’acqua, nel mentre il vapore sollevato nella atmosfera giunse a valori così alti che <le cateratte del cielo si aprirono>. Quando, molto tempo dopo, l’atmosfera si sarebbe di nuovo presentata senza nubi, non c’erano più terre emerse, come se un diluvio universale avesse coperto tutti i monti più alti. E tutto durerà fino a quando sul monte ARARAT (dunque <at A.R. e A.R.) avrebbe preso terra

l’Arca di Noè che nelle sue dimensioni di lunghezza 300, larghezza 50 altezza 30 e 1 per il tetto rappresenta i sei nomi di AR.

LETTORE:

Il racconto della Bibbia riguarda però un evento già accaduto! Lei invece ce lo presenta come qualcosa che accadrà…

FILOSOFA SOGNATRICE:

È già passato solo per gli uomini del futuro che se lo stanno trasmettendo in tempo zero con l’entanglement quantistico, e che – essendo un messaggio che supera i precisi limiti del tempo avanzante solo con il nostro elettromagnetismo, soggettivo, mentale – giunge ovunque, e procede dall’infinito passato fino all’infinito futuro.

È quell’onda di fondo che sembra l’eco del Big Bang, ma che sono i dati di una comunicazione binaria udita anche dagli uomini del 3.000 avanti Cristo. Poeti, visionari, profeti, captarono quei segnali e – colle lettere alfabetiche che trasformavano in prosa quei dati quantitativi –scrissero la Bibbia.

Come accade in tutta l’evoluzione che sembra una cosa voluta, tra tutte le divinazioni più strampalate, solo quelle aventi una vera ragione di esistere infine si affermarono e crearono il corpo del Libro Sacro.

LETTORE:

Non è ben chiaro il testo biblico che mi ha mostrato. Perché il capitolo 7,11? Perché i 600 anni di Noè dovrebbero corrispondere alla data di inizio del 4631? Capisco che sia il ciclo della Terra, ma che legame ha coi 600 anni di Noè?

FILOSOFA SOGNATRICE:

Quante domande!

Cominciamo dal 7,11 riferito al 1° libro chiamato Genesi.

Riferito a Bibbia, è 1,7 nel versetto 11. In tutto il suo insieme è 1711 ed indica 1111 +600. Chiaramente 1111 è l’unità esistente in tutte le 4 dimensioni della realtà, mentre 600 (lo stesso degli anni di Noè) indica il lato 100 della realtà intera data da 100x100, quando va: su, giù, a destra, a sinistra, sopra e sotto… insomma ovunque nelle componenti cartesiane, rappresentando in ciascuna un giorno e nel loro totale i 6 giorni della creazione. Ora accade che 600 sono tutti i minuti secondi che corrispondono a quando i minuti primi, a immagine e somiglianza di Dio, sono 10. In un giorno, ce ne sono 1440 in rotazione solare e 1444 rispetto alle stelle fisse.

Solo che i nostri giorni sono dati solo dalla rotazione rispetto al Sole, anche se poi questo astro ruota nella galassia interamente ogni 4 anni e – poi con l’intera Galassia – ruota rispetto alle stelle fisse nei 549,54 minuti secondi uguali a 9 primi, 9 secondi e 9 terzi. Ora la somma di 600 +2 +17 (che in modo divino trascende le forme e si occupa solo dei contenuti numerici) porta al 619 che è un valore assoluto uguale a 618/1 unità relative.

Questo 618 è il lato reale di un decagono che esiste inscritto in un cerchio avente come raggio in rotazione il 999/1 (dei minuti primi secondi e terzi) interno al totale 1.000 ch’è dato da 999,999 periodico e fino all’estremo infinito suo limite. Da 999/1 (il Raggio) il decagono scende al valore unitario decimo del suo ciclo 10 togliendo esattamente, a 999, le 381 unità date dalla lunghezza espressa in cubiti dell’arca di Noè: 300 in lunghezza, 50 in larghezza, 30 in altezza, più 1 per il tetto.

Questo secondo le chiare disposizioni date da Dio a Noè per costruirsi la sua ARca (la casa di AR) che poi sarebbe atterrata sull’ARARat. Ebbene il

381 che riduce il Raggio 999 al lato di 618/1 lunghezze interne alle totali 600+2+17, è anche dato da tutti i valori numerici che Dio Padre ha assunto in mio figlio.

Romano, già nome dell’energia, e stato, chiamato con il nome di Dio (che è energia in potenza) e che è dato da Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo; che equivalgono, in gematria italiana, rispettivamente al 381 dato da 66 +78 +26 +51 +113 +47.

Pertanto, le misure segnalate in Genesi 7,11 coi 600 anni, i 2 mesi e il 17 del mese (proprio in quel giorno) la cui somma 619 esprime l’assoluto di 618/1 unità, rappresentano il limite per cui un ciclo dato da un Raggio di 999/1 unità, si fissa nella presenza 1 del suo lato, nel ciclo 10 del Decagono.

Inoltre “proprio in quel giorno” si riferisce al giorno natale in cui è venuto al mondo quel gemello di Romano, concepito in quel 4 giugno 1.940 in cui Romano morì e riprese vita grazie a un miracolo di Maria SS. e di Sant’Anna avvenuto attraverso la fede di me Mariannina.

Mi era stato detto che la Madonna aveva detto in sogno a una mia scolaretta che avrebbe pensato Maria Santissima a salvare mio figlio. Io dovevo solo accendere una candela al Suo altare in Chiesa e corsi subito là e ne accesi sei!

Mentre io compivo così il mio atto di fede, il cuore di Romano si fermò … ma partì immediatamente la defibrillazione celeste che lo rimise a correre.

LETTORE:

Attesta che Romano morì e fu riportato in vita da lei in nome e per conto di Maria Santissima e di sua madre?

TAMAR:

Proprio così. È tutto vero!

LETTORE:

Ma perché suo figlio doveva morire?

TAMAR:

Dio ha assunto il 10 a segno della sua presenza e quella sua trina, data da 10x10x10 è 1.000.

Perciò Padre e Spirito Santo uniti, doveva essere al mondo per 1000 giorni al massimo, con uno qualunque, che non fosse il suo Gesù prediletto.

+0138 dì furono presenti in me

+0381 da nato, in nome del Padre

+0381 in nome dello Spirito Santo

+0100 per <son 10 che son x10> =1000.

Ciò fu assecondando un brano di Bibbia che spiega cosa successe quando Giacobbe, dopo di essere stato asservito per 7+7 anni da Labano (il fratello di sua madre), cercò di tornare a casa sua.

Prima fu ricorso dallo zio Labano poiché la sua amata Rachele aveva portato con sé gli Idoli che suo padre venerava (e a quanto pare un poco pure lei).

Poi temé lo scontro con Esaù., che in sua assenza aveva fatto da quel 1°genito che era.

Giacobbe s’era arricchito di due mogli e due loro sostitute. Dalle 4 donne aveva avuto 12 figli di cui 11 maschi. Femmina era stata la decima. Con tutti costoro, con tutti i servi e tutti gli armenti, egli tornava finalmente a casa. Esaù – essendo stato lontano Giacobbe per 14 anni – si era ripreso di fatto in pieno il ruolo della sua primogenitura ed ora se la vedrà nuovamente messa in crisi da suo fratello che ritorna portandosi dietro tutto quello che si era guadagnato, in beni, moglie amanti e figli. La situazione ha tutte le caratteristiche di una imminente lotta fratricida, che però non ci sarà. È un Angelo a impersonale questa lotta. Egli affronta Giacobbe e cerca in ogni modo di ucciderlo. Si lotta aspramente per tutta una notte. Quella reale corrispondente a questa così tratteggiata in Bibbia, ci fu e accadde per davvero tra mio figlio Romano e quel Benito, che l’avrebbe assecondato e che assolutamente non voleva ritornare in questo mondo, dopo che la prima volta era stato Gesù nel suo corpo vero e proprio e adesso sarebbe ritornato in quello di un altro. Non lo voleva allo stesso modo assoluto con cui il profeta Giona non voleva proprio andare a Ninive, ed era fuggito per mare, cercando d’evitarlo. Il Cristo, per evitare il suo ritorno corporeo in Benito, doveva far morire Romano. Infatti era

stato per la gioia della sua vittoria sulla morte che io e mio marito ci amammo, a sera, e fu concepito Benito. Se il 1°genito fosse morto, noi non avremmo avuto nulla che ci portasse a volere un altro figlio!

Tra i due in lotta, siamo davanti proprio a due gemelli, poiché per Romano, dopo la defibrillazione celeste ebbe inizio una nuova vita reale – e fu così il 1° dei due – lo stesso giorno in cui ci fu, circa dodici ore dopo, il concepimento del fratello.

Romano non vuole morire e Benito non vuole essere concepito, e così come un angelo del

Signore attenta duramente alla vita del fratello. È aggredito chi sta ritornando a casa sua a compiere il suo destino ora che ha un gran seguito con lui, di beni e di persone. È la pienezza dei 1.000 giorni in cui Padre e Spirito Santo hanno fatto a meno del Cristo, dando modo anche alla nullità di Romano di strutturare una essenza sua, prima che fosse invasa da quella di Cristo. Romano è ESAU. Per quanto visto in ESTER, il nome di ESAU nasconde un <Tu sei Romano> da cima a fondo. Pertanto anche lui sta per essere invaso dall’essenza di Cristo, dopo tutto il periodo in cui Esaù ha potuto fare il primogenito. L’angelo in arrivo contro Giacobbe, di fatto è il Cristo in arrivo contro Esaù, a riprendersi di

nuovo la sua primogenitura. Sono le parti che si rovesciano tra le due e non ce n’è una sola che prevalga sull’altra, tanto che la lotta terribile dura tutta la notte, in cui il piccolo Romano, di 862 giorni appena era moribondo.

Giacobbe (stavolta è in Romano) vinse la sua lotta per la vita, alle luci dell’alba e l’Angelo

Benito gli chiese di lasciarlo andare, ma solo dopo di averlo rinominato <IsRAEle>, cioè dopo di avere dato a lui il totale riconoscimento, accreditandoglielo come nome, che <è R.A. Dio>, Romano Amodeo, paradosso vivente. Ed è così, poiché doveva significare di avere lottato contro Dio e di avere vinto, e chi aveva fatto quella lotta per davvero, in realtà, era stato Romano, impersonato da Esaù. Aveva vinto Esaù ed era Romano Amodeo Dio. Anche A-mode-o indicava che da cima a fondo, dalla A alla O, Edom era Amodeo, essendo in Romano da cima a fondo <ES<A-U>.

A questo punto è RA che vuole sapere il nome dell’angelo. E quello risponde nel solito modo con cui risponde Dio: lo dice, ma senza realmente dirlo.

LETTORE: Come glie lo disse, se realmente non glielo disse? È proprio una cosa senza senso!

TAMAR:

Lo disse: <è Ben>, è Benito.

Per la gioia che nostro figlio aveva vinto all’alba la sua lotta contro la morte, io e il mio Gino ci amammo, quella stessa sera, e fu concepito <BEN>, che poi sarebbe nato nel 41, il 17 febbraio, come dal 4,17 di Ester. La nascita del 2°genito il 17 febbraio segna la venuta reale del corpo di Cristo e la Fine del mondo sarebbe stata giusto i 2690 anni dopo dati dal percorso del Dio Padre 10 (di tutti i numeri decimali) in quel 2700 che presenta il lato 100 della realtà in 3x3x3 in anni.

Quando il testo biblico dice <proprio nello stesso giorno> si riferisce a quello della venuta reale al mondo del nuovo corpo di Cristo.

LETTORE:

Ma non è quello del 1°genito Romano? Se <IsRAEle> significa che <è RA Dio> perché il corpo è un altro?

TAMAR:

Se ne è accorto anche lei: hanno corpi diversi. Accade che il RA che è Dio Padre e Spirito Santo, sono incarnati sul mio primogenito che è come ha

scritto Isaia: uno in cui fosse impossibile riporre fiducia. E allora tutto quello che esiste, veramente e soltanto in lui, si presenta in tutti quanti gli altri. La sua persona di Padre e Spirito santo si avvalora realmente in suo Padre. In me si è avvalorato il legame tra Lui e il Padre dato dallo Spirito Santo. Il Figlio, esistente in Lui, si avvalora solo tramite suo fratello.

LETTORE:

Tutto in famiglia, eh…?

FILOSOFA SOGNATRICE:

Oh no! Alla Pienezza del Tempo in cui il Signore è sceso su Romano, in lui si è reso totalmente invisibile, e in tutti quanti gli uomini è discesa la presenza divina, a mettere realmente in atto tutte le possibili umane relazioni tra tutti i presenti Elohim di Dio e l’unità di tutti loro data dall’innominabile Jahvè e dall’invisibile esistente in Romano.

Tutti i fenomeni delle costanti apparizioni, a Medjugorje e altrove… Padre Pio colle sue stimmate, in tutti quanti gli uomini si è realmente manifestato Dio colle sue tante virtù… eccetto in Romano.

Gesù non voleva tornare in Spirito su Romano, perché avrebbe sperimentato quella parte della profezia di Isaia che ancora non era toccata a Lui. L’uomo dei Dolori, in Gesù ha riguardato solo una manciata di 8 ore, quelle di tutta la realtà complessa, nel suo valore unitario … e basta! Romano avrebbe avuto una vita lunga e priva di riconoscimenti anche quando li avrebbe veramente meritati!

LETTORE: Quando?

TAMAR:

<Se abbandona un posto al Cimep in cui lui

Architetto è al massimo livello tecnico come Direttore di tutti i lavori in corso, e se nel frattempo è stato eletto tra i Consiglieri dell’Ordine Professionale degli Architetti di Minano Pavia e Sondrio (lì, lì per divenirne il più giovane presidente della storia) e molla ogni cosa per seguire il Cristo. Se, sudando e faticando per 15 anni a favore dei giovani che assume, e questi non apprezzano lui, ma quel Vittorio che lui gli ha messo a capo, e persegue i fini concreti che lui, no, poiché pensa alle loro anime, ecco che Romano avrebbe meritato riconoscimenti per lo meno dai suoi ragazzi!

Un giorno Vittorio gli dice che deve licenziarne 6 persone se vuole che la sua ditta produca reddito, e lui lo fa. Ma non abbandona quei 6 e li trasferisce in una altra sua ditta seguita personalmente da lui. Ebbene, credete che questi 6 gli siano stati riconoscenti?

Apprezzavano il Vittorio che li avrebbe licenziati, e si rammaricavano che ora di loro avesse cura solo lui.

E quando – dopo avere sperimentato la difficoltà di dare corpo a Cristo – scelse infine egli pure il suo calvario, e fallì, credete che uno solo dei 50 ragazzi di cui ebbe cura si siano una sola volta –una che è una! - recati da lui, o avergli telefonato, o scritto, per dargli conforto e ringraziarlo?

Loro avevano potuto vivere in modo cristiano il loro lavoro e tutto a spese sue… ma nemmeno se ne erano resi conto! Lui non lo dava a vedere, a pesare su di loro. Gli si metteva dietro ad aiutarli e sospingerli e quelli non ne erano nemmeno lieti. Volevano essere condotti dal Vittorio che sul più bello mollò tutti e si mise in proprio. Per loro, Vittorio sì! Lui sapeva come si conduce una azienda! Non faceva come Romano che assumeva tutti quelli che glielo chiedevano, senza prima assicurarsi per bene che fossero in grado di fare poi la loro parte. Si erano

dimenticati che così erano stati assunti anche loro a suo tempo!

Mio figlio li assumeva che non avevano arte né parte e a spese sue li preparava.

Poi i più ingrati andavano da lui a dirgli di avere avuto offerte più vantaggiose e che lo lasciavano. Per lui era normale che non lo capissero: erano dipendenti, abituati ad avere il loro fine mese… lui era un imprenditore e dipendeva dal mercato. Così decise di andare a confrontarsi con quelli della Compagnia delle Opere, cristiani di CL. Neppure da loro ebbe apprezzamenti! Secondo loro per prima cosa veniva il bene dell’Azienza e occorreva far lavorare tutti in modo remunerativo. Li si doveva coinvolgere nei problemi.

Sì, rispose Romano. Ho creato anche una cooperativa di produzione e lavoro, ma è restata con un solo apprendista per anni e anni. Io credo che il mio compito sia il loro bene e non il loro sfruttamento. Se il Signore vorrà difendere questo mio principio, la mia azienda seguiterà, altrimenti fallirò io, ma intanto avrò fatto vivere fin da subito bene quelli che lavorano con me. Io solo devo rischiare e devo lasciarli sereni, dandogli la mia testimonianza di come si guida da veri cristiani una azienda, senza opportunismi. Neppure loro furono d’accordo con mio figlio; per loro, egli si comportava molto male coi

dipendenti. Non coinvolgendoli alle difficoltà della sua ditta! Avrebbe dovuto fare come Vittorio voleva.

Il fatto è che non si possono seguire due padroni, Dio e mammona. Romano seguiva Dio, Vittorio mammona, e tutti avvaloravano la dea del profitto.

Ora – però – torniamo al tema: lo stesso Gesù, con una splendida infanzia e una vita divina fino ai trent’anni, ebbe anche poi molto, molto seguito. Solo quando infine disse che era giunta l’ora di impersonare lui pure colui che Isaia aveva profetizzato e che sarebbe andato a Gerusalemme dove tutti l’avrebbero disapprovato, solo allora, Pietro lo portò da parte, affinché gli altri non lo vedessero dissenziente e cominciò a rimproverarlo. Gesù fu allora che cominciò davvero a sperimentare sulla sua pelle quella dell’uomo dei dolori. Tornato al mondo avrebbe avuto una vita lunga e tutta piena di rimproveri e di disapprovazioni, e –come al profeta Giona – ciò non gli garbava. Lottò contro la persona di Romano, ammalata di un male incurabile per dargli il colpo di grazia, ma riuscì solo a toccargli il femore e a slogarglielo. Ora – visto che in tutta la vita mio figlio ha avvertito solo fastidi all’anca – forse la sua morte sarà in seguito ad una rottura del suo

femore. Ancora lui non lo sa, e sta spendendo i poco più di 862 giorni che gli restano da vivere oggi 22 maggio 2.023, per lasciare memorie e vere testimonianze.

Questa del concorso letterario è stata la vera novità, e si è rivolto a me, affinché fossi io a presentarvelo.

Io vi parlo dal cielo. Io sono morta il 7 aprile del 2.000.

Mi ha implorata dicendo che a lui non è consentito nemmeno l’uso della fantasia per affrontare il tema della sua vita.

Le persone, anche sul campo fantastico, non ti lasciano mai alcuna vera libertà.

Dice che rivendica quella assoluta della sua fantasia e senza che nessuno entri in mezzo come un giudice a volerla orientare nel modo che aggradi a lui.

Mio figlio crede che ogni anima sia parte di Dio, fatta della stessa sostanza del Signore Assoluto dell’Essere e che è chiunque sia presente in essere.

E non si meraviglia se – per avallare Gesù che si dichiarò Figlio di Dio, e poi ci disse di chiamare il Signore col nome di Padre nostro – ora intervenga come meglio vuole e crede, anche con il Libro di Ester, e senza che un <benpensante> si metta perfino a fare le pulci alla fantasia di Dio.

Perché – se attaccano quella di Romano, per il messaggio che sembra esserci, a giudizio della sua fantasia – accusando sia la sua sia quella di Dio con il giudizio che <queste cose Dio non le fa>… beh – caro lettore – non sono Freud e Soci i più indicati a psicoanalizzare il Signore.

Manderebbero Gesù Cristo a fare una bella visita di controllo, per l’assoluta megalomania di chi si è fatto Dio.

Come si fa a dire <se vuoi salvare la vita, perdila, e se l’avrai persa per quello che io ti dico, allora l’avrai salvata veramente!>? Per forza dicono così: essi non credono nella vita ultraterrena e sono come gli spettatori di un film a due tempi che vorrebbero la soluzione alla fine del primo.

Solo una fantasia aperta fino al massimo di quanto è inverosimile, solo essa può provare ad entrare in quella del Signore!

Egli semina presupposti anche pesanti – magari –in quest’epoca e che daranno profitto – e chi mai lo sa? – potrebbe forse essere tra milioni di anni e forse anche su una altra parte dell’Universo e dei suoi abitanti.

LETTORE: Insomma alla fine lei lo soccorre?

FILOSOFA SOGNATRICE:

E come potrei negarmi a mio figlio? Fatta la doverosa difesa alla sua fantasia ed ai suoi sogni, ora proseguirò mostrandovi le cose vere che accaddero il suo 25 gennaio natale.

I fatti narrati, giuro: sono veri. Che poi da essi si estrapoli che con la sua nascita si siano presentati al mondo prima e soltanto Padre e Spirito Santo (poiché Gesù era sceso prima a Natale) e poi il Cristo, a salvezza del moribondo portatore … beh questa è solo una cosa che io lascio al vostro libero arbitrio.

Però vi consiglio di non porvi come bastian contrari, e solo per un partito ormai da voi purtroppo preso, sulle cose divine.

Se – intendendo leggere – non volete perdere una occasione per liberavi dai vostri preconcetti, vogliate aprire per lo meno lo spiraglio d’una piccola carta di credito.

E – poi ripeto un’ultima volta – <anche se io mi fossi inventato tutto, e la stessa cosa facesse dopo di me mio figlio … chi mai l’ha detto che le storie presentate a Storyteller 2023 devono essere vere?>

LA STORIA A TAPPE

Duemilacinquecento

anni del lento viaggio da IO

SONO a JAHVÈ

Ga Fede degli Ebrei e dei Cristiani è convinta che la storia del Popolo di Dio quando comincia l’atto della presenza nel tempo cominci con la venuta del Messia di Israele che è stato Gesù Cristo.

Invece – e proprio assecondando la Bibbia degli Ebrei – questa presenza parte dall’Italia e precisamente dalla cittadina di ELEA in cui Dio realizza in principio quanto descritto da San Matteo sui Re Magi.

LA STORIA DELLA TERRA DEI MITI

Il Cilento è la ben nota <Terra di tutti i Miti>: il Vello d’Oro, le Sirene, Palinuro, Enea, Giasone e la Dea Era Argiva, coi suoi melograni, ora Madonna del Granato presso Poseidonia …

E che dire di Elea sotto quel monte Stella traguardato dai 3 Re Magi nel racconto del San Matteo la cui tomba fu trovata lì?

Vi nacque il Dio dell’Essere da personaggi storici: in Filosofia e non fantasia. <Io sono> è nato lì.

LA CONVERSIONE DEL NOMEI ELEA

5+10+5+1

è proprio <io sono> (letto da Ebrei dalla destra) Ed è ELEA da sinistra traslitterato in italiano. Tutto ciò è pura verità.

LA CONVERSIONE

DEL NOME JHVH

Vi sembra adesso un sogno - di me Madre Badessa e Filosofa sognatrice –se, strizzando gli occhi ora a voi come ai Re Magi, porgerò il figlio mio da intravedere come l’estremo mito dello stesso <Io sono>?

Posto nel <5+6+5+10> che in italiano <è Fel> girato in lingua Ebraica è <IHVH> (letto com’è da desta verso sinistra) e rivela, nell’italiano, il nuovo contesto natale: come <Io sono> sorge ad ELEA così <Jahvè> porge: <è FEL>, Felitto per esteso, ove la greca θ Spirito del Dio Elì, fu lì, dall’Egitto, chiamato lì, sempre da S. Matteo.

LA STORIA SUL DONO DIVINO

DI ROMA E

ISRAELE

In Genesi, capitolo 25 e versetto 23, Rebecca, incinta e dolorante al ventre per una lotta interiore nel suo ventre, va a chiedere spiegazioni al suo reale Sposo: il Signore, che l’aveva incinta, donna sterile come lei era, e Dio le risponde che lei sta facendo da mamma a due Nazioni e a due Popoli. Di essi uno sarà il più forte, ma servirà al minore.

Roma colla fede del suo Popolo il 25 dicembre, nel Sole senza sconfitte, porterà alla scoperta papale del giorno nascosto prima del Natale di Gesù.

Genesi 25,22-23

22 Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: «Se è così, perché questo?». Andò a consultare il Signore. 23 Il Signore le rispose: «Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo».

LA CONVERSIONE IN REALTÀ

DEI SOGNI DI SAN MATTEO

Quando Matteo citò Osea, capitolo 11,1: <Dall’Egitto chiamai mio figlio>.

L’Ebreo non deve nominare <Jahvè>!

Poiché è in Italia la sua origine?

Questo nome è scritto molte volte sulla Bibbia, ma va letto <Adonai>,

Dite: non pare proprio l’italiano di un “principio”, la <A> che dona <I>?

Il latino di <Amor donat Iesum>, o l’italiano di <A. donai>, ma cosa?

Regalai Io A. forse Amore? O AmoR?

IL

DONO

DIVINO: DI GENESI 25

Io, il cui nascosto sito natale è Felitto

ma che un Ebreo non deve sapere?

Perché mai uno d’Israele dev’essere così servito da un Italiano e Romano?

E allora io lo cerco su LaParola.Net

Due nazioni: Roma e Israele, ma il popolo Romano servirà Gesù il Messia d’Israele, ed è stato vero: 1.100 anni dopo il Natale di Roma un Pietro intravvide nel <Sol Invictus> celebrato il 25 dicembre a Roma lo sconosciuto giorno Natale di Gesù.

IL VERO REALE DONO A ISRAELE

DEL POPOLO ROMANO

Il Mito di Mitra era stato trapiantato a Roma dall’imperatore Aureliano: il Sole senza sconfitte del Solstizio d’Inverno, 4 dì dopo – quando il 25 il Sole ricominciava a vincere sulla notte – fu oggetto di un voto dello imperatore quando assediò una città del Regno di Palmira: se il Dio del Sole gliela dava senza gran lotta portava nella Città Eterna il suo Culto. Così davvero il Popolo Romano servì il Messia di Israele notificandogli il suo giorno natale, prima celebrato coll’Epifania inventata da San Matteo ricorrendo a un sogno grazie al quale assegno a Gesù le cose accadute a lui solo alla sua Parusia su Romano.

LA STORIA SUL DONO DIVINO AGLI UOMINI

FATTO DA ELEA

Assecondando il racconto di Bibbia e la rivelazione a Mosè del Nome di Dio, in <Io sono colui che sono>, questo racconta che <Io sono>, esattamente tale vicenda si presentò realizzata nel contesto della Filosofia, con la manifesta dichiarazione (l’Epifania) avente a latori dei

Maestri venuti da Oriente verso Occidente avendo puntato il loro viaggio sulla Stella di Monte Stella, che sorge presso Elea. I Re Magi che gioirono quando furono sotto la stella e fecero l’Epifania della nascita del Signore furono Maestri ben noti, alla cultura del tempo: Parmenide e Zenone di Elea, ispirati da Senofane.

Questo è Monte Stella e qui siamo in vista di dove sorgeva anticamente ELEA. Qui ci sono Romano e Benito.

Montestella è alla stessa altezza di quella Grecia dalla quale il greco Parmenide e Zenone di Elea, originario di qui, portò viaggiando da oriente a occidente i Re Magi che avevano posto una Stella a loro reale guida e che, giunti sotto essa gioirono e fecero l’Epifania al Dio dell’Essere

Felitto è posta dietro un monte alle spalle della sorgente dell’Alento, la cui foce è a 800 metri soltanto dalla mitica Elea in cui nacque il Dio <Io Sono>, nel modo colto della filosofia dell’essere.

L’iniziò vero fu dietro il nato A -lento; poi A passò a B e lento a lemme fu a B -et-lemme, di Gerusalemme, dopo ben cinque secoli di viaggio … Poi – lemme, lemme, lento, lento, dopo un percorso triplice del primo, il viaggio a tappe A - B proseguì in C avendo fatto un giro uno e trino che lo riportò all’origine in Cilento.

IL PRODIGIOSO RITORNO

DELLA FILOSOFIA ELEATICA

Col figlio mio Romano nato a Felitto chi ritornò in Cilento? quel vero <epistemologo> che colla filosofia della scienza riporterà a Elea un mondo che fin d’allora – scelse il <divenire>di Eraclito, chiamato <evoluzione> …

Mio figlio lotta

contro la cultura del tempo per riaffermare il primato del Dio <Io sono> su ogni cosa che c’è e sembra che diviene per questioni di forma.

Ora io concordo con voi: finora ho parlato di cabala, di estremi congiunti e ciò sembra il frutto strano di un Dio che pratica l’enigmistica … Può una cosa così porsi a vera base per risolvere enigmi?

No, non può.

Niente si spiega colla stessa cosa!

Solo Dio è quello che è!

Tutto il resto si spiega solo con altro, all’interno di una

Relatività Generale.

LA STORIA SU

CHE ACCADDE IL

25GENNAIO

DEL1938

Fu un giorno in cui ci furono tutti quanti i possibili segni (di natura celeste e nelle vicende umane) per dare tutti i segni che in quella data stava accadendo un evento fondamentale per la storia di tutta la Terra, poiché quel preciso giorno indicava quello dell’avvento incognito di Dio su un avatar umano irriconoscibile, come sede dell’installazione divina, che del resto ricalcava esattamente quella avvenuta in Suo Figlio nato non in un grande albergo degno di uomini illustri ma in una povera stalla che era il ricovero dei poveri e modesti animali posti a servizio dell’uomo, con un bue e un asinello.

La storia è una cosa oggettiva. Che accadde quando nacque mio figlio, il 25 gennaio 38? Osserviamo in che compagnia si può (o no) esser calato <qualcuno> o <qualcosa> di davvero importante.

Ci furono eventi straordinari celesti e terrestri, assecondando tutte le attese messianiche.

Apparve un’aurora boreale mai vista così a sud: perfino in Africa.

Ci fu poi un volo ufficiale promosso da un risorto Impero Romano con tre trimotori da combattimento dal vecchio al nuovo mondo con uno dei tre mezzi celesti costretto a scendere dal cielo prima: a Natal.

E mentre chi figurava Padre e Spirito santo atterrava a Rio de Janeiro ultimando il raid Rome-Rio , in via Pomerio scese Dio su Romano Il Pomerio a Roma era un terreno che era consacrato al Dio Romano, al di qua e all’aldilà delle mura difensive delle città Romane.

Uno dei tre mezzi celesti era pilotato dal Figlio dell’Uomo (della Provvidenza) così detto dal Papa, per i Patti Lateranensi quando concordarono i due opposti regni:

del Duce e Dio.

BR uno Mussolini era il pilota in divino segno del fratello B ,

R. (Romano nato dopo lui) e – ancora molto tempo dopo –uno Mus (noto Musicista) nella trascendente sapienza del: so lì NI (so che lì Romano figlio 3° del Duce lì rappresenta il NI il Nazarenum Iesum.

In Atti due angeli informarono gli Apostoli mentre aguzzavano gli occhi cercando Gesù, asceso in cielo:

<dov’era mai finito?>.

Dissero loro che Gesù sarebbe tornato scendendo realmente dal cielo, come l’avevano visto salirvi, col suo corpo, e questo evento fu mostrato tramite il mezzo celeste fatto scendere a Natal dal capo spedizione per un’avaria a una delle tre

Eli che, che s’era bloccata passando da un mondo all’altro tanto che uno dei tre della spedizione oltre l’oceano

ebbe due soli Eli che tiravano. Non sono chiari i segni?

. – Come se non bastassero già questi qui –ecco che a mio marito, appreso che gli era nato un figlio, un fiasco di vino sfuggì di mano e il pavimento fu rosso sangue come il cielo...

Dopo la sua Ascensione Gesù tornò a mostrarsi.

Accadde proprio il 25 gennaio del 38 in cui Romano è nato 19 secoli dopo. Il Sole Invitto sfavillò di nuovo. Il docile cavallo spaventato disarcionò il suo cavaliere non ancora domato che cadde in terra, accecato, mentre una voce in cielo <Perché mi perseguiti?>.

Io, Baratta, ed il suo abbà, uniti in Barnaba gli ridemmo la vista. I Cristiani amarono quella precisa data che fece nascere col nuovo nome di Paolo l’Apostolo delle Genti in cui la Chiesa celebra la sua Conversione.

Che volete più di ciò? Visto già l’aereo sceso a Natal?

Vista l’Aurora che indusse

Suor Lucia a dire che Nostra Signora di Fatima

l’aveva posta come il segno dell’inizio del

Castigo di Dio?

Per lei fu che a fine gennaio 38 Hitler decise che avrebbe ordito la

Strage degli innocenti (come nel vangelo di san Matteo) e invase una Nazione!

Ma il vero

Castigo di Dio fu quello di

Padre e Spirito Santo scesi al mondo su una nullità

C’è poi un altro Natale: ancora celebrato dagli Ortodossi che – non convinti dal Sole Invitto per loro travisato da un Papa che se l’era inventato –celebrano l’Epifania sognata da san Matteo laddove il solo vero pubblico manifesto divino fu ad Elea sotto Monte stella da noti Maestri andati da oriente a occidente appartenenti alla storia della Filosofia quali Parmenide e Zenone mossi da Senofane.

Qui torna di nuovo alla ribalta il servitore del Popolo Romano che già raccoglieva tasse.

Levi predisse la fuga di

IHVH=è FEL da

FELitto epoiquelladell’ EGo (

dell’

ioRomano)in EGitto ai

suoi 75 anni…

Luigi Amodeo dovette proprio <scappare> da Felitto, poiché – essendo stato Segretario del Fascio – tentarono di farlo fucilare sul posto dagli Alleati, quando nell’invasione, una colonna passò per il paese. E nell’ EGO di Romano, Gesù dové <fuggire in Egitto>l’ 11 maggio 2.013 per evitare che <amici> di Papa Francesco, per <oscurare> che per la Fides et Ratio digiunava (snobbato dall’antipapa, vivo ancora il Pietro della vecchiaia) con un Trattamento Sanitario Obbligatorio lo uccidessero (nelle sue ragioni) una volta che l’avessero dichiarato <malato>. Matteo, con un sogno il cui racconto dura tutti i due primi capitoli, riesce a fare accreditare a Gesù quanto gli sarebbe accaduto (nel suo dualismo di Padre e Figlio) prima al suo ritorno avvenuto il 25-1-38 nel Padre e poi il 4-6-1940 nel Figlio costretto a 75 anni a fuggire in Egitto dove un TSO non lo avrebbe raggiunto.

Matteo andò alla caccia dei necessari segni

ch’erano scritti in Bibbia per assegnarli al Cristo.

Così evocò quell’Osea, che mise in bocca a Dio: “Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio Figlio”.

Disse: quando <è RA Dio>, mio figlio, <è RA> giovinetto. AM l’ho chiamato e dall’Egitto a Felitto.

Per togliere le castagne dal fuoco Matteo risolve i bisogni di Giuseppe facendone un perenne sognatore.

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

Ora io qui dal cielo, io Mariannina Baratta, vi ho mostrato tutto questo, per farvi vedere come al termine

del versetto 21

c’è colle virgolette la fine in tal modo palese del messaggio dell’angelo … Ma è solo al 24 ch’è detto di Giuseppe che s’è destato dal suo sonno. Per tanto, anche il 22 e il 23 fanno parte del sogno.

Tutto il capitolo 2 del vangelo di San Matteo – tutto quanto! –è un unico sogno in cui anche i Magi sognano: di essere stati dal Re, indagati, sorvegliati e di notte sanno essi pure da un angelo di tornarsene per altra via, senza informare il Re, come gli era stato richiesto da lui … per adorare il Bambino.

Con questo interminabile sogno fino all’ultimo (in cui l’angelo l’avverte in Egitto che può tornare in Giudea) egli torna, ma non lì; va in Galilea a Nazaret poiché l’avrebbero chiamato <il Galileo>. Questo ove Nazareth è già in Galilea e dalla testimonianza di Maria Luca raccoglie.

22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore … (omissis) …

25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone … (omissis) …

36 C'era anche una profetessa, Anna … (omissis) … si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino … (Omissis) …

39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.

Dal vangelo fatto in base a testimonianze assunte da Luca da Maria Santissima, la Sacra Famiglia, avuto Gesù attese passassero i 40 giorni per la purificazione della madre e poi tornarono a alla loro città di Nazaret.

Tutto il racconto di San Matteo è un sogno … ma non di Giuseppe, di Matteo. Con questa levata d’ingegno l’evangelista è riuscito a trarre in inganno tutti, ma non me Madre Badessa e ingegnere

Che di queste ingegnerie sono esperta e vi invito a osservare attentamente, leggendovi i capitoli 1 e 2 del primo dei Vangeli.

Risolvete questo problema di cui la Chiesa non sembra nemmeno di accorgersi e accoglie due versioni totalmente contrastanti guidata da Dio.

Perché Matteo ha scritto il vero: i fatti vissuti da Gesù all’avvento prima del Padre poi – il 4 giugno 1940 - a suo Figlio.

Ci sarebbero state 2 Stragi Mondiali degli Innocenti: decise dal Nazista 6 dì dopo il 25 gennaio 38, e dal Fascista 6 giorni dopo il 4 giugno del 1940, il 10 in cui dal balcone di P.za Venezia annunciò che anche l’Italia era scesa in quella Guerra … Scrive Matteo al cap. 1:

17 Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18 Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più. .

Donna Rachele Mussolini a Roma è chi piange i figli e non vuole essere consolata, perché non sono più… ma solo per la Strage degli Innocenti

voluta da un Duce che voleva impedire a Hitler d’essere il Messia dell’Europa.

Ecco le altre profezie su quanto sarebbe capitato a Gesù, ma solo al suo ritorno.

5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele».

« A B et lemme di Gi ude a risponde a tutto il viaggio A – B – C iniziato A alla foce dell’Alento, ad Elea.

TER - RA di Gi ud a rimanda al Figlio mio – di Tamar –

e di Lui gi A modeo. Il mio popolo <Israele> <è RA Dio>.

Poi la seconda volta nel capitolo 1 è quando sembra che Giuseppe si sia svegliato, dal suo sogno, poiché così è scritto nel sogno che continuava:

14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in

Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.

Su RO è trasceso dal dio Orus

MANO è trasceso dal dio AMON

ANTO(nio) lo è dal dio ATON

RA, Romano Amodeo lo è dal dio RA

E Romano Antonio è così chiamato Dal consesso divino dell’Egitto.

Al capitolo 1 Matteo aveva messo in bocca all’angelo la profezia:

23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.

<Emmanuele> sta per <èm uele man> nell’inglese del mondo ed è la pronuncia di <AM equal man> uguaglio il <man> RO, il RO-mano di Genesi 38 in cui la MANO uscita sola dal sesso di Tamar sarebbe stata accreditata a RO i due estremi congiunti E r O nan, di Tamar.

Matteo non tace poi l’ordine di chiamarlo Gesù che significa Dio con noi (poiché è venuto con Romano, me e la mia famiglia).

GESÙ sono G iacobbe ed Es a ù :

il primato dell’acronimo di G iacobbe

ed Esaù restato senza la A in terza posizione. Gesù è con noi.

Inoltre il vangelo di San Matteo comincia con la genealogia di Gesù e da Giuda al Cristo ci sono giusto le 38 generazioni che poi in Genesi 38 preciseranno tutti gli estremi di Romano: data di nascita, genitori, sposa, Codice Fiscale e somma 381 di tutti i nomi relativi al capitolo 38 del libro 1 di Bibbia.

6 giorni prima di quel 10 giugno della Strage degli Innocenti Italiani Romano veramente morì.

Fu subito riportato in vita da una defibrillazione celeste e nel segno del racconto di una bimba a me sua insegnante. Lei pure aveva sognato che la Madonna le aveva detto: <va dalla tua maestra e dille di non temere più per suo figlio; ci penso io. Le chiedo in cambio,

per ringraziamento e in segno di devozione: accenda una candela al mio altare, nella sua Chiesa>. Romano stava morendo. Io volli crederci: lo lasciò alle cure del padre e volai in quei 300 metri scelsi sei candele, le accesi. E mentre tanta era la mia fede, la mamma celeste defibrillò il piccolo cuore che s’era fermato; riprese a battere e scese sul mio il Figlio postumo di Maria Santissima. Così non una sola, ma due sono state le <Stragi degli Innocenti>, dette da San Matteo ma per me la cosa straordinaria è che era stato tutto già scritto sulla Bibbia.

LA STORIA IN BIBBIA DI UN

PROGETTO DIVINO

Nel capitolo 5 del primo libro della Bibbia, figura la genealogia dei primi 10 uomini creati da Dio nel mondo prima del Diluvio Universale e ogni

FATTORE è precisato in anni di durata e distinto in anni vissuti come EFFETTO (figlio) e anni come CAUSA (padre). Da tutto questo sono possibili scoperte grandiose del 10° creato dai primi nove: è un Elohim uguale a 646,6905 decimi, indicanti l’anno 1938 nella Terna Cartesiana, solo nel valore intero, e il 4 giugno 1.940 con la terna comprensiva anche della quantità decimale

In Genesi 5, sono descritti 9 progenitori del 10°, di Noè. Divisa ogni vita in anni vissuti quale figlio e anni da padre in ciascuno dei nove, ecco che la somma di tutti i rapporti di causa ed effetto detti attraverso gli anni da padre su anni da figlio, portano a un totale esatto che in decimi ne conta 646,6905 .

Ebbene in Gematria ebraica il Dio Elohim vale questo intero 646 che, nella sua Trinità

è il 1938 del natale di Romano.

Ma se si moltiplica per tre tutto il 646,6905, ecco c’è il 1940,0715 che, per essere i 1940,0604 esatti del 4 giugno della sua morte e risurrezione deve escludere i 111 decimillesimi dell’unità totale che vale per l’intero universo oltre lui.

GESÙ MOSTRÒ QUESTA

MORTE E RISURREZIONE

SUA SALVANDO LAZZARO

La risurrezione di Lazzaro fu l’anteprima della sua stessa morte e sua rinascita: quella che avrebbe avuto in Romano il 4 giugno mille novecento quaranta

<La ZZ. A. Ro>, la, ZZ alla fin della fine: A.RO, che sta per Amodeo Romano.

Quel mattino, mentre il bimbo era morente, io, sua madre, feci un appello disperato al Dot. Sabatella di Felitto, medico condotto d’un paese di 1500 anime e dunque senza un gran lavoro.

Sapeva che Romano sarebbe defunto e tardò quattro ore , per presentarsi a stilare solo il certificato di morte …

Così Gesù con Lazzaro e Cristo attese 4 giorni affinché ci fosse certezza della sua morte. Egli stupì i discepoli, che sapevano quanto Gesù volesse bene a lui e alle sue due sorelle Maria e Marta.

Stupì anche i presenti quando, giunto al luogo del sepolcro, scoppiò a piangere. Dissero: <Quanto lo amava!>

<Gesù, se tu fossi stato qui Lazzaro non sarebbe morto!> fu il larvato rimprovero di Maria. Al che lui in risposta le chiese: <Credi in me risurrezione e vita?> (tacque <ciò che stai per vedere).

Gesù pianse le sue due stesse morti: così dolorosa la prima, così penosa la seconda nel bimbo di due anni, là, alla fin della fine, in Amodeo Romano.

LETTORE:

Perché Gesù doveva venire in un uno come suo figlio, quando tutti l’attendiamo nella gloria? A me sembra proprio ridicolo!

MADRE BADESSA:

<Perché?> forse la prima volta, l’avvento in quella misera stalla tra animali non fu cosa gloriosa? Non le sembra ridicolo che il Figlio di Dio scelga per sé una scena squallida come questa, senza trombe di angeli che l’annuncino ai Re, ai Media de quel tempo, al capo del Sinedrio, che siano all’Avvento in poma magna?

Avvertono solo quei poveri pastori che pascolavano sol pecore e capre; i due gruppi che il Cristo avrebbe fatto al suo ritorno, secondo San Matteo.

LETTORE:

Tornerà, ne sono certo! Siamo tutti in attesa della sua venuta, ma nella maggior gloria del Padre suo! Alla fine del tempo, e per vincere la morte e proclamare il Giudizio

Universale. Lo ripetiamo ogni volta alla messa, dopo l’Elevazione: <Annunciamo la tua morte Signore, predichiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta>

MADRE BADESSA:

E se lui qui ora – davanti a voi –la morte vincesse e poi vi desse il Giudizio Finale da voi atteso fatto solo dal Signore, sareste convinti? Se volete ascoltare mio figlio lo farà!

LETTORE:

Signora, va bene che lei parla … dal cielo, ma prima di cimentare suo figlio in una impresa così senza alcuna speranza, mi dica: Non le par (come dire?) <ridicolo e inadeguato> – a lui - tutto ciò? Ha 85 anni suonati … e chi mai si è accorto di lui? Ha discepoli?

Ha gente ch’abbia abbandonato la sua famiglia per seguirlo?

Non crede che se addirittura Dio, nel Padre e nello Spirito Santo, fossero per davvero scesi su lui ce ne saremmo accorti tutti quanti già da parecchio tempo?

Non ha timore nel porre suo figlio in questo triste stato d’illusione che lei invece dovrebbe spegnere? Insomma, si faccia lei pure un bell’esame di coscienza, prima di addossare a suo figlio azioni fuori dalla sua portata. Vincere ora la morte, qui, davanti a tutti ed emettere il Giudizio finale non è da lui.

Siam forse ora alla fine del tempo? È solo allora che accadrà tutto questo che lei ha detto!

Amico mio, io che ti posso dire?

Stai accusando proprio me di non badare bene proprio a mio figlio? Me che sono <Madre Badessa> e che m’ingegno in ogni modo a farvi capire le cose arcane?

Stai dimenticando la profezia di Isaia sull’uomo del quale non si aveva alcuna fiducia. Gesù ne ebbe tanta da avere 12 apostoli che lasciarono la famiglia. Poi ne inviò altri 72, preparando le popolazioni al suo imminente arrivo. Quando infine tornarono da lui la prima volta … erano raggianti, poiché nella parola e nome di Gesù avevano visto veri miracoli fatti apparentemente dalle loro mani. Poi – quando Gesù infine gli disse che lui era il pane disceso dal cielo e che se non l’avessero mangiato e bevuto come vino il suo sangue non avrebbero avuto parte con lui –gli dissero che pretendeva troppo dalla loro fede e l’abbandonarono. <Volete andarvene anche voi così? – chiese Gesù ai dodici – e Pietro: <Signore, da chi andremmo? Tu solo hai parole di vita eterna>.

Quando poi i suoi compaesani pretesero da lui <un segno> egli non fece per loro niente di prodigioso e rispose che di lui il solo <segno> ch’avrebbero avuto sarebbe stato del profeta Giona.

LETTORE:

Sì, della morte e risurrezione!

MADRE BADESSA:

Vi faccio prima qui presente che Giona corrisponde, veramente, al Giano bifronte dei Romani, poi passo a raccontarvi tutto.

Giona doveva andare a Ninive, la grande città che richiedeva tre interi giorni di cammino per potere attraversarla tutta, per dar loro il crudele avviso: <40 giorni e morirete tutti!>.

Giona il profeta non voleva, ché sapeva bene che i messaggi divini son sempre alquanto sibillini e che Dio è misericordioso, ha compassione e che – pregato ben come si deve –ascolta tutte quante le preghiere. Così la sua comunicazione

della fine del loro mondo e di tutti loro sarebbe caduta nel nulla e tutta addosso a lui, e avrebbe fatto la brutta figura del falso profeta … di sventure!

Era meglio la morte piuttosto che impersonare questa brutta figura!

Giona cercò allora di fuggire per mare, per evitare questo triste destino. Ma il Signore l’inseguì e scatenò una tempesta. Il profeta si fece buttare in mare per salvare gli altri con lui in barca, e una balena l’inghiotti. Sul libro di Giona, capitolo secondo, c’è la lunga preghiera di lui pentito, contrito e supplichevole al Signore. Così, il terzo giorno, lui sperimentò la Misericordia e il perdono divino. I Cristiani – a questo punto –compiono il grave errore di non considerare i due finali capitoli che restano nel libro.

Infatti tutto il libro di Giona e del <segno> detto da Gesù era finalizzato non alla morte e alla risurrezione del Cristo, ma all’inviso suo viaggio a Ninive per annunciar a tutti quanti loro

<40 giorni e morirete tutti!>. Escludendo i due ultimi capitoli, i Cristiani si son fermati al punto in cui sono gli abitanti di Ninive quando incontrano il profeta Giona e ancora non sanno – i Cristiani –che cosa Gesù era chiamato a dirgli. Sanno solo che Lui è defunto e che, arrivato il terzo giorno, è risorto dalla sua stessa morte, e così sono tutti colmi di fede, in chi ha vinto la sua morte come lo furono gli abitanti di Ninive ch’ebbero fede nelle sue parole. Ma – amici cari – proprio manca ancora quella comunicazione che sia <Giona> sia il <Cristo> erano chiamati a fare! Tutto al contrario i teologi più agguerriti dichiarano che col Vangelo relativo a Gesù si è conclusa tutta la rivelazione divina!

E Ninive? Che c’entra Gesù col <segno> di Giona: <40 giorni e morirete tutti!>? Il compito finale di Gesù Cristo era di annunciare la fine del mondo rivelandone il giorno preciso!

L’ha detto Romano: <il secondo mese, il diciassette del mese, proprio quello del quattromila seicento trentuno>.

LETTORE:

Ma che dice? Cristo ci ha già detto tutto e la sua rivelazione è completa! Non c’è altro da sapere da lui oltre quant’è scritto sui Vangeli!

MADRE BADESSA:

Ma che dite voi! Piuttosto. Studiate! Leggetevi Giovanni 16,12, e altro …

Giovanni 16,12

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

Giovanni 14,26

Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il

Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Che la comunicazione di Cristo, col suo vangelo, proclamato in vita sua, sia tutta completa è il colossale abbaglio, del Cristiani, di ignorare il TOP della rivelazione: le molte cosa ancora da dire … ma al suo ritorno a uomini capaci di portarne il peso, nel tempo del sapere scientifico.

Del resto ciò assecondava la domanda a lui, escatologica sulla fine dei tempi a cui con maestria Gesù si sottrasse, dicendo solo il Padre a conoscenza del dì della fine del nostro mondo noto.

Ecco, i Cristiani dovevano attendersi il secondo segno di Giona in un falso profeta che l’avrebbe annunciata!

Ed è Gesù, in mio figlio Romano, a render giusta oggi la profezia che ai Niniviti parve del tutto fasulla quando – passati i giorni quaranta –Dio li graziò, ma non vi credettero avendo fede solo in un falso avviso. Dicendo <40 giorni e morirete>

Giona non avrebbe detto nulla di errato. Infatti 40 indica tutta quanta la realtà, quella unitaria.

Ora il 40 deve solo trascorrere, per un preciso numero di <volte> indicanti un valor netto e preciso significante a sua volta <unità>.

Di 40 giorni è la realtà intera come dei 7 giorni della creazione che non van presi alla lettera. Questi esprimono le sei vie uguali e distinte, partendo da una comune origine, e andando – con percorsi

perpendicolari tra loro –avanti, dietro, a destra e a sinistra, in alto e in basso. La Trinità di Dio lavora in centro, sulla linea di mezzo collocata nell’infinito universo. Non compie Dio i percorsi <obliqui>, ma è perfettamente rettilineo e secondo tre assi che hanno in comune il solo punto di origine. Il 7° giorno di riposo indica tutto l’insieme del moto obliquo sorto dall’origine con il 7° vincolo del raggio, aggiunto ai 6 del sistema ortogonale.

Allo stesso modo, i 40 giorni indicano l’Unità e Trinità di Dio che, sommata 1+3 è 4, che esiste in tutto il ciclo 10 assunto da Dio a immagine e somiglianza di sé. Pertanto i 40 giorni sono dati dal 7x6=42 che con 40+1+1 elimina il piano unitario a lati 1 e 1 e pone in 40 tutto il flusso in linea del volume dato da 40x1x1=40. Ora questo 40 è solo il valore unitario che poi esiste per un certo e preciso numero di volte che solo un Giona Sapiente nella fisica vi sa spiegare.

40 x 115 +31,0217 sono 4631,0217 anni, dopo Cristo.

Dio in mio figlio è chi lo fa sapiente! Tanto da sapervi spiegare il calcolo. Le 115 volte i 40 valori unitari sono 111+(1+3) e nel primo valore sono 666/6, il flusso unitario in linea dell’energia potenziale solo di Dio. La somma di 1+3 rende presente la sua unità di tempo e trinità di spazio. Il prodotto 40 x 115 dà quel 4.600 che in 100 è il lato della realtà e in 46 è il moto di 1+3 nei 100/2 (solo il positivo nel lato reale>.

Occorre solo ancor quell’energia dei 66/6 data dall’11° numero primo che è il 31, l’unità 1 e il Trino ciclo 30.

A questo intero numero di anni 31 va aggiunto solo la carica elettrica. 16,0217 è il suo valore in Coulomb ma ora sono anni, mesi 2 e dì 17, quelli dell’inizio del Diluvio, in Bibbia raccontati in Genesi 17 versetto 11.

In quanto alla data di inizio di questi 4631,0217 anni, mesi e dì, essa sta nella venuta del Cristo, che dà l’esatto segno dell’anno zero anche per quanto ne scrive la Bibbia.

LETTORE:

Permetterà che le chiediamo come la Bibbia ce lo faccia conoscere?

MADRE BADESSA:

La venuta di Gesù è scritta sulla Bibbia!

LETTORE:

Se fosse così Gesù ce l’avrebbe detto.

MADRE BADESSA:

Sulle questioni escatologiche, nemmeno il Figlio era molto informato. Ripeto: lo disse chiaro che in quanto alla fine e al principio, solo il Padre, soltanto lui li sapeva.

LETTORE:

Dunque Romano, suo figlio – a tu per tu col padre –l’avrebbe saputo da lui?

E … ci fa la grazia di comunicarlo anche a noi poveri mortali?

MADRE BADESSA:

Non mi va questo tono, ma accontento subito lo stesso.

Noè fa da tramite tra il primo mondo strutturale e il secondo.

La Bibbia permette di sapere che Noè nacque 1.056 anni dopo la creazione di Adamo.

La Bibbia poi scrive che il Diluvio iniziò ai 600 anni di Noè, dunque nell’anno 1656 dopo il natale di Adamo. Ora nulla nasce da nulla e lo Stesso Dio, se vuole agire con il 10 a immagine e somiglianza di sé, partito dall’assoluto e iniziale 0, pone la sua presenza 10 prima di quella di Adamo. Morale della facola, con 1000 +666 la Bestia fa venire la Fine del Mondo nel mille e seicentosessantasei.

Noè sopravvive nel nuovo mondo giusto per un volume di 350 anni, e questi, divisi per il valore unitario di Dio dato da 10^3 = mille anni, con 350/1000 dà 0,35 e col suo quadrato c’è la divina interazione tra quello che c’è, che è 0,35. Così 0,35 al quadrato vale 0,1225

ed è l’anno zero 25 dicembre. Nel 4631,0217 dopo Cristo la Terra si ribalterà e finirà il mondo per come esso è oggi. Dio, dettando al mio ridicolo Romano – come a quel Giona che doveva farlo –ha potuto rivelare al mondo questa data precisa, facendola apparire su Internet e su alcuni libri scritti da Romano.

LETTORE:

Che risultato ne ha avuto suo figlio?

MADRE BADESSA:

Lo stesso del Giona che – presentatosi convincente (essendo stato uno morto e risorto il terzo giorno) –era sceso realmente nel mondo di Ninive colla sua comunicazione. Alla luce del credito assunto da Gesù per la morte e risurrezione, tutti avevano preso alla lettera la comunicazione sibillina, e chiesto perdono al Signore. Non essendo avvenuto poi, quanto non doveva,

(poiché mancavano ancora tutte quelle 115 volte i 40, non più giorni ma anni, oltre i 31,0217 dovuti al moto unitario della carica elettrica)

Giona passò per falso profeta. Sul suo libro era tanto avvilito da preferire addirittura la morte a quella sua triste esperienza. Ecco – dunque – che la pienezza del segno di Giona configura che nel secondo “fronte” del latino Giano Bifronte, Gesù sarebbe apparso proprio come l’uomo descritto da Isaia: uno al quale proprio non si poteva credere: saccente, megalomane e ridicolo! Ora io questo io chiedo a voi, lettori: <voi gli potete credere?>

LETTORI: Certo che no!

MARIANNINA: Visto? Romano è colui di cui ha parlato il profeta Isaia. Lui non ha trovato mai credito nemmeno quando ha fatto cose stupende come questa: avere segnalato con 26 secoli

di anticipo il giorno della fine del mondo, descritta sulla Bibbia.

LETTORE:

Ma quella – secondo la Bibbia – è tutta una storia già passata e accaduta in un non meglio definito principio! Come possiamo credere a lui che ci dice invece che essa deve ancora avvenire?

MADRE BADESSA:

Credeteci in base alla comunicazione ben precisa di Cristo: <tutti i primi, sono gli ultimi>.

LETTORE:

Quella era una questione morale, mentre qui siamo davanti a una situazione reale, concreata, finale … e qualcosa non quadra.

MADRE BADESSA: No, tutto quadra davvero! In ogni ciclo uno qualunque che sia davvero un giro l’inizio e fine suo sono lo stesso punto. Se fai un bel giro intero sulla Terra torni in quel punto da dov’eri partito!

Però, se ci mettiamo un giorno di cammino, siamo tornati allo stesso punto ma dopo un giorno, avendo percorso una sorta di lunga spirale.

LETTORE:

Signora, ci viene a dire che se la spirale è lunga quanto la circonferenza della terra, i due punti sono accostati nel tempo? E di quanto? Di un giorno?

MADRE BADESSA:

No. Non entriamo in questi dettagli non ne usciremmo proprio più.

Ma quel che conta di sapere che in ogni ciclo lungo diecimila anni corrono affiancate nel tempo epoche distanti tra loro 10.000 anni e così di fianco al 3.000 prima di Cristo da una parte c’è il 7000, degli uomini del futuro. A questo punto poeti e visionari (come me e mio figlio) sono in grado di ricevere le notizie provenienti dal futuro e non certo dal passato. Per chi esiste 7000 anni dopo Cristo, il Diluvio Universale è una esperienza appartenuta al lontano passato

in cui l’uomo abitava ancora sulla Terra, prima del grande esodo epocale, di quando l’uomo, ricevuta e capita la notizia portata da mio figlio Romano, perché ha capito che non è oggetto di fantasia, ma di una reale storia trasmessa tra i pianeti dagli uomini che li abitano ormai nell’universo, hanno verificato tutte le sue ragioni e le hanno trovate convincenti. Per questo davvero credo che a mano a mano che l’uomo si avvicinerà alla data del 4631,0217 dopo Cristo e vedrà sempre più imminente e immanente quanto Giona ha comunicato a Ninive, dell’epoca moderna non si ricorderà più nemmeno ad Einstein e degli altri che non hanno oggi capito mio figlio essendo troppo distanti dalla sua conoscenza datagli dal Creatore. Interverrà poi tra non molto l’intelligenza artificiale, ed essa, molto meno interessata

a guardare che dito gli stia indicando la luna, sviscererà e puntualizzerà tutte le ragioni che Romano ha potuto solo indicare, lanciare, con grande approssimazione per la deficitaria mancanza dei suoi mezzi.

LETTORE:

Insomma, se ho ben capito, Signora, lei conferma che la Bibbia è la trascrizione dei messaggi interplanetari fatti in tempo zero tra gli uomini del futuro… Ma se essi ancora non ci sono, mi dica, come possono averci già lanciato messaggi?

MADRE BADESSA:

Lo potranno, quando esisteranno e lo faranno, e i loro messaggi (che superano tutti i limiti del tempo) arretreranno a noi, anche se oggi nemmeno esistono quegli uomini che li lanceranno solo a loro tempo debito!

Possono in verità poiché già tutto è e nulla diviene. Il divenire è solo la parvenza soggettiva a chi esiste e non vede mai tutto, ma solo una parte del suo insieme.

Dove l’intera vita umana

è un unicum, voi la vedete ancora col cosiddetto attimo fuggente riconducibile ad un tempo ennesimo della vostra vita totale.

Laddove, tutta unita, la realtà è dei 10.000 anni dati da 10^4, ed è composta nell’unità di riferimento posta nel secondo, il vostro attimo fuggente non è dato da un infinitesimo ma da un ennesimo limite e ben preciso nei decimillesimi del minuto secondo.

Se vi è stata negata la vista di insieme, sulla base di 1/10000 potete scorgerne al massimo, in ogni tempo, in quantità uguale al quadrato della distanza, e ciò collocherà la vostra vita assieme alle infinite altre esistenti in un puro progetto di possibilità. Voi credete che il passato sia trascorso e il futuro non ancora venuto, ma solo poiché ancora non lo vedete. Ma come, a qualche ora dalla morte, Cesare sta andando ancora verso il suo destino di morte,

così ci siete già voi del suo futuro a conoscere la sua storia.

allo stesso modo, mentre

Romano batte sui tasti di questo computer, ci sono già nel futuro quelli che conoscono la sua pazzesca storia e se la raccontano l’un l’altro.

Questa è la ragione per cui la mia famiglia è descritta come quella di Giuda ch’è intrigato da me sua nuora, travestita da prostituta sacra.

Ve ne ho già detto prima. Non sapete solo la storia di mia madre e debbo raccontarvela poiché è stata una Santa come la Goretti, se non di più.

LA STORIA DI TRESINA RUSSO, LA MIA MAMMA: UNA SANTA

In questo Premio letterario Amazon Storyteller 2023 non può mancare la santa vicenda di mia madre.

Maria Teresa, Tresina Russo, nacque a Capizzo, in Cilento, da Mauro, restato presto vedovo.

Non sentendosi in grado di allevarla la mandò a Lustra di Monte Stella, il monte traguardato dai 3

Re Magi venuti da lontano, dai Lebano.

Era, una famiglia colta e molto religiosa, di maestri, in molti settori, venuti anche loro lì da

lontano. Uno di loro perfino dall’America, dove aveva suonato col suo violino, un mitico Stradivari, al Madison Garden. Un altro andava e veniva ogni giorno da lontano, insegnando in una scuola elementare.

Il patto che Mauro Russo strinse con loro fu di farne una buona cristiana. Ma pretese una cosa assurda, in quella casa di persone istruite: che non le insegnassero a leggere e scrivere.

Sarebbe stata con loro fino a quando, giovinetta, poteva tornare da lui ad aiutarlo a gestire la sua casa. L’incredibile nemico dell’educazione linguistica, voleva essere per la figlia il padre –padrone che poi sceglie per lei il marito più adatto, e non vuole essere scavalcato da una figlia che se sa leggere e scrivere, poi allaccia relazioni cogli innamorati, che lo scavalcano.

In questa era di telefonini nelle mani dei bambini, in quel tempo senza altri mezzi di comunicazione che la posta, chi era analfabeta era tagliato fuori da ogni possibile relazione oltre quelle a diretto contatto personale, una volta tagliati fuori i giornali. Non c’era la radio e la corrispondenza epistolare era l’unica via per una relazione interpersonale tra persone fuori dalla portata di mano.

Mauro Russo era come se avesse avuto il presentimento di quello che sarebbe stato tra me

sua futura nipote, studentessa a Salerno, e il mio Gino, a Milano e colle sue suole scuole elementari. Vittime in un certo senso dei giornali e della corrispondenza epistolare.

I Lebano di Lustra di Monte Stella aderirono a quella folle richiesta ed educarono una ragazza rispettosa, religiosa, ma totalmente incolta.

Tornata da ragazza a Capizzo, si sparse la voce su di lei, buon partito di Capizzo, tra i Baratta di Ostigliano.

Avete l’idea di una mano? È una cosa sola a 5 dita, e tale voleva restare la famiglia Baratta, composta da cinque maschi: In ordine di età: Francesco, Mauro, Giovanni, Nicola e Carmine.

I loro nomi, mutati in numeri erano la premessa del 381 che sarebbe valso loro nipote Romano, valendo in ordine 76+60+83+48+57=324 che, +57 (Baratta), diveniva 381 ed era fatta con distinte persone, mentre Romano Antonio Anna Paolo Torquato Amodeo, 381 lui pure, li avrebbe avuto come tutti nomi suoi.

Non volevano rompere l’unità del possesso del loro patrimonio. Erano stati scottati dal nonno, che possedeva gran parte di Ostigliano e terreni circostanti, che era stato un rivoluzionario nascosto delle prime lotte Cilentane per l’unità di Italia. Vi prese parte come poteva. Era nel Comune di Perito, di cui Ostigliano era una

frazione, un assessore incaricato come San Matteo di riscuotere le tasse per i Re Borboni di Napoli.

Partecipò alla ribellione dei locali non dando nulla al Re. E quello per rivalsa, come era la legge, aveva messo una dopo l’altro all’asta i suoi beni, per recuperare il gettito che quei possedimenti dovevano dare.

A parte i suoi terreni, per le tasse non pagate da lui, li perse anche per quelle non pagate dagli altri.

Perse quasi tutto quello che aveva e – scoperta la sua ribellione – a tarda età venivano a cercarlo i gendarmi del Re, e il figlio maggiore che aveva se lo caricava vecchio sulle spalle e lo nascondeva, in qualche podere.

La forza pubblica, per giungere in paese, doveva passare da Perito, il capoluogo di fronte, e non potevano giungere a Ostigliano senza farsi scorgere con ore di anticipo.

I due figli che aveva, il più giovane, non essendo molto al corrente con le intenzioni rivoluzionarie del padre, aveva attribuito la perdita delle loro proprietà alla sua debolezza e incapacità a farsi pagare le tasse.

Sposato, ebbe questi cinque figli maschi e li educò nel mito della proprietà della famiglia, che

doveva restare come una cosa sola. Di loro, si sarebbe sposato solo il più giovane e i quattro fratelli maggiori sarebbero stati la sua forza. Tutti i beni sarebbero stati intestati al figlio minore, che sarebbe stato educato e istruito a Salerno, come un Signore, mentre i suoi fratelli sarebbero restati a trafficare e a fare i contadini sotto la guida autorevole di Francesco, il più grande.

Così il maggiore divenne una sorta di vero capo cin un potere molto simile a quello mafioso, perfino fatto forte da una sorta di forza sua, presa dalla famiglia dei Caporali, il cui nome dava di per sé l’idea del loro ruolo.

Dovete pensare che il Paese era isolato, la Forza Pubblica ridotta ad una guardia, e che tutta la legge esercitata nel luogo era nelle mani dei più forti.

E i Baratta erano divenuti proprio quello. Molto produttivi, acquistavano i prodotti dei contadini a poco prezzo all’inizio, e poi li rivendevano a prezzi molto maggiorati agli stessi che, non avendo quattrini, li ricevevano come prestiti.

Quando l’ammontare del debito di ciascuno di questi era pressoché giunto al valore di qualche suo terreno, come veri strozzini chiedevano la restituzione del prestito, o in cambio – ma solo per fargli un favore, ché loro ci perdevano –

quella loro proprietà, di cui loro non sapevano nemmeno che farsene.

Con questo comportamento disinvolto, alla fine sembravano anche dei benefattori, che avevano dato denaro acquistando subito i prodotti delle loro terre, poi gli aveva fatto ampio credito, e infine si erano dovuti accontentare di terreni senza gran valore.

Ora accadde che quando fu fatta l’unità d’Italia sotto il Re piemontese, la questione Meridionale molto seria fu quella di eliminare questi potentati locali, con una sorta di messa a tacere di tutto, purché ogni signorotto, si liberasse dei suoi caporali. Furono mandati in America a rinforzare le mafie d’oltre oceano.

Carmine Baratta, il più giovane dei 5 fu istruito come un Signorino a Salerno e – per il suo animo “fine” al suo paese si innamorò della figlia della famiglia rivale. Trattato bruscamente dal fratello maggiore, il povero mignolino di quella mano si uccise. Tutto passò all’anulare: Nicola. Ma poi fu ucciso anche Francesco, per una vendetta commissionata dall’America da chi era stato cacciato là e non gli era molto garbato. Quando trafficando con l’alcol s’era arricchito, aveva ordinato l’assassinio di Francesco e l’ordine fu prontamente eseguito, per cui quella mano perse anche il pollice.

Nicola, il dito anulare che aveva ereditato tutto, saputo di quella bella giovane Tresina di Capizzo, si recò là, la vide, gli piacque, e in sostanza se la comprò. Gli bastò dira al padre Don Mauro che la voleva così com’era e senza alcuna dote. Per questo padre – padrone della figlia, Nicola Baratta, la cui fama era giunta anche da lui, era il partito giusto per sua figlia.

Non si curò del fatto che la giovane Tresina –manovrando chissà come alle sue spalle – avesse nel loro paese uno che le piaceva. Don Mauro se ne era accorto, ma quel Morra non faceva per lei:

Nicola Baratta era la persona giusta: certamente l’amava, poiché la voleva senza dote.

La ragazza si sposò con Nicola ed ebbe subito un figlio maschio. Ma – arrivato su per giù all’età in cui Romano sarebbe morto, e con lui il Padre e Spirito santo scesi al mondo con lui – morì per un brutto male e il padre poco dopo di lui.

Restò Tresina, unica proprietaria e già in attesa di un nuovo nato.

I due Baratta superstiti sperarono nascesse un maschio, che avrebbe salvaguardato la loro proprietà. Ma nacque una femmina e fu chiamata Nicolina col nome di suo padre defunto.

Tresina fuggì allora da suo padre a Capizzo, per non essere costretta a sposare un cognato. Ma quello (il dito medio, Giovanni) la raggiunse

quattro anni dopo dal padre e lo convinse che lei doveva proprio sposarlo. Raccontò che erano 5 maschi che, tentando di essere una famiglia sola, avevano anche avuto figli portati al brefotrofio per non guastare quella del loro fratello sposato e ufficiale intestatario di tutto. E ora l’intera proprietà era nelle mani di due donne, e chi le avrebbe sposate si sarebbe impossessato di tutto quello che era stato loro e per cui avevano rinunciato a tutto quello che gli sarebbe spettato, intestando sempre tutto solo ad uno di loro.

Mauro fu convinto e costrinse la figlia a cedere, con la forza. E con violenza fisica mia madre Tresina fu presa per tante volte finché non restò incinta. Nonostante questo non voleva sposare il suo stupratore.

Ma quando fu a un mese dal parto si fece un bell’esame di coscienza. Lei non voleva quell’uomo per la cattiveria che lui aveva avuto verso i suoi figli che aveva avuto da qualche serva di giorno ed amante di notte, e portati poi come un fagotto e di nascosto alla ruota di Napoli.

Tresina si chiese che cosa avrebbe fatto lei del figlio che sarebbe nato da lì a poco se non si fosse sposata. Così, a un solo mese dal parto, alla fine si sposò e poi – per amore del nascituro frutto di un terribile gesto di ripetuta violenza –finì per voler bene anche al suo stupratore, e poi ci fece altri 6 figli.

Nel cristianesimo fu fatta santa la Goretti che perdonò… mia madre è andata di gran lunga oltre

e alla fine lo amò e si sottomise accettando le ragioni di lui. Dalla violenza subita, il giorno 14 settembre, festa cattolica della esaltazione della Santa Croce, nacque Rosa, la figlia della violenza a impersonare la santa croce di mia madre.

I due rimedi chiesti dalla Madonna di Fatima per salvare il mondo furono per la conversione della Russia e per la recita assidua del santo Rosario.

Ebbene la prima era stata già attuata colla conversione della Russo mia madre all’amore che perdona. La seconda lo fu con Rosa, la figlia della violenza di quel Rio padre (suo e mio), e Rosa –col Rio Padre Nostro – formò in nostro vero e proprio Rosario impersonato nella nostra famiglia.

Il primo parto, successivo a quello di Rosa, fece venire al mondo la figlia di un vero amore assolutamente santo, tra due persone: vittima e persecutore, giunte ad amarsi immensamente.

Mamma, quando mi insegnò a parlare, mi accompagnò anche nel pregare. Lei proponeva la preghiera alla Madonna e io dovevo ripeterla.

<Madonnina mia>

- Madonnina mia –

<fammi diventare>

- fammi diventare –

E poi subito iniziavano richieste di tutte le virtù, fino a quando alla richiesta di: <vecchia e santa> - vecchia no! – rispondevo, inorridita.

Mia madre si stupì. Non avevamo attorno a noi dei vecchi dai quali lei fosse stata così inorridita

Così – nel tentativo di riuscire a farmelo dire –iniziò a fare una tiritera di richieste interminabili di doni per me alla <Madonnina mia>. Non riusciva però mai nel suo scopo di farmi chiedere il dono di crescere vecchia e santa.

Giungemmo a preghiere lunghe mezze ore, finché mio padre intervenne, sembrandogli che mia madre mi stesse infliggendo una sorta di martirio, così piccola com’ero. Invece è stato il dono più grande che la mia santa mamma potesse farmi, con tutte quelle richieste di beni per me alla Madre di Dio

Quando poi, nel natale di mio figlio Romano ci fu il Raid Roma Rio, si aggiunse un altro Rio a Rosa per un Rosario divenuto la nostra familiare lezione di vita.

La lotta per la vita combattuta tra l’Angelo e Giacobbe, fu fatta dal Cristo contro questo Rio con cui non voleva avere nulla a che spartire, Lui pure!

Certo che il mio Romano, ha avuto, per madre e nonna, due vittime dell’amore: me, per la violenza spirituale, e mia madre per quella carnale. Sottomesse nei due modi possibili da due uomini che ci hanno volute e prese entrambe colla forza dei due diverse passioni.

È stato il figlio di un atteggiamento che sembra essere stato inflitto da prepotenti e patito da vittime. nel mentre tutto questo è stata solo l’opera trascendente del Dio dell’amore che fa nascere il massimo bene partendo proprio dal massimo male possibile.

Questo libro si è tramutato in prosa.

Ma non ho voglia di alterare la forma di quello che mi viene così naturale da raccontarvi in questo Premio dato alle storie. La mia è la più bella possibile!

Voi dovete capire che se Romano è giunto a certe conclusioni, nella sua vita, aveva ed ha dalla sua sopraffine ragioni, che provengono addirittura dal futuro e che poi furono trascritte in Bibbia.

LETTORE:

Come può essere stato recepito, realmente, da quegli uomini del 3.000 avanti Cristo?

MARIANNINA:

Nel solito modo per il quale esiste l’evoluzione apparente e naturale.

Gli animali sembrano animati da una strategia che li porta ad adattarsi alle mutate situazioni.

Ma accade solo per la sopravvivenza di chi è adatto ai tempi e non soccombe.

Allo stesso modo accade, di fronte ad una trasmissione per numeri che permea anche ora tutto universo.

Essa è dovuta alla praticata via che con l’entanglement quantistico scavalca i limiti della lenta luce. Ma questa – grazie alla sua lentezza –rende anche durevole ed apprezzabile la vita umana.

Così, tutti coloro che credono di avere avuto idee personali, di fatto le hanno sempre captate dal futuro.

Chi cerca trova poiché è già stato trovato.

Colla scrittura ideale degli ebrei, furono proprio le dimensioni della realtà dei messaggi a essere recepiti, e – lette in modo alfabetico – si tradussero in racconti più o meno sensati, che incontrarono o no la loro fortuna e sopravvivenza allo stesso modo evolutivo di quello che ha seguito un suo criterio razionale.

La Bibbia ha fissato infine questo criterio, sotto l’aspetto della verità divina e trascendente in cui

dover credere, da parte di uomini sprovvisti della capacità analitica, anche se gli studiosi della cabala da sempre hanno supposta una logica. Mutato in parole, le valenze più salienti si sono conservate. Se Adamo è scritto MDA e questo, in questo preciso ordine, è il cognome Amodeo, non è un mistero. Gli uomini nel futuro si ricorderanno di Romano Antonio e il nome si muterà in Aton, Amon Ra, Orus. In Giappone sarà Amaterasu, in Asia Brama; in occidente Abramo. Buddha, con Siddharta Gautama, e Urano, Vulcano, Giano, Giove Ammone. Il Dio Mani, in oriente e Manitù tra i Pellerossa d’America. Sapete? gradisco più mettere giù un testo tale che sembrino versi … io sono una sognatrice

STORIA DI MIO FIGLIO

PRIMOGENITO

Carneade, anche se ha perfino vinto la morte e giustificato Dio colle sue ragioni, Romano è figlio mio.

GRAN FILOSOFO IGNORATO DALLA FILOSOFIA, PER IDEE CHE NON SEMBRANO ALTRO CHE FACEZIE.

Le sue paiono “idee ridicole”, se la Filosofia, - attenta al pensar nuovoper oltre trent’anni o non l’ha intravisto o respinto d’istinto … come discorso comico. Solo un faceto difende un Dio così assente oppure le ragioni d’un mondo a termine nell’ultimo dolore.

Sì il Padreterno pure sembra bizzarro, oppure non c’è; poi che il pensiero umano giunse alla conclusione della morte di Dio e del trionfo del nulla. La scienza stessa

STORIA DEL SIGNORE CHE SEMBRA
ALTRETTANTO RIDICOLO

vede nello zero dell’entropia il destino dell’universo.

Mio figlio Benito, ormai morto anche lui e con me da nove anni benché più giovane (sono quasi tre) di Romano, con lui non si capacitava che l’Onnipotente, coi suoi divini poteri, non fosse riuscito a creare un’opera senza tanto dolore.

Questo è un mondo in cui la stessa vita non si sostiene da Sé. Ognuno vive a spese di deboli ridotti a cibo.

Chi non vorrebbe uccidere per vivere di altre vite

è l’essere patetico attento e premuroso con chi ci rassomiglia.

Non stanno attenti se calpestane insetti o formiche così piccole.

Se portassimo tutti questi minuti corpi a grandezza del nostro o di un cane o un gatto, ecco nuove associazioni in difesa anche di loro. Di fronte a una divina pazzia così palese e prepotente in difesa della vita il solo che la difende è stato quell’altro bizzarro di Gesù Cristo che si offrì a bevanda e nutrimento. Solo uno strambo può difendere Dio dall’avere creato un mondo dissennato, in cui tutti gareggiano per vivere e alla fine ne resta solo uno: il più prepotente. Oppure pochi: quelli delle cosiddette democrazie in cui i vincitori, eletti dal popolo, sono alla fine i più presuntuosi

che sia possibile immaginare, tanto da credersi capaci di poter poi governare quelli che l’hanno eletti. Sì, e mio figlio stesso il mio Romano vi pare nient’altro ch’un cialtrone mentre accusa gli altri della loro incapacità e poi vi dice sornione di aver saputo lui fare cose stupende come l’aver vinto la morte e avere assolto Dio per questo palese disastro che ci ha <donato>, in cui non c’è uno solo che nasca e non sia già a morte condannato. Che senso ha creare tutto questo dolore? Erano le accuse che Benito il mio secondo e saggio figlio faceva a Dio, creatore infinito. Romano è in grado di fare queste <cose impossibili> di cui vi ho fatto cenno, qui stando in cielo.

RACCONTO STORIE ALLE QUALI POTETE ANCHE NON CREDERE, CHE GIÀ SCRIVEVO DA RAGAZZA.

In questo libro che io qui vi raccomando procedo in modo cauto e affatto scriteriato come filosofa sognatrice quello ch’io sono, avendolo già fatto da fanciulla.

Ad una ad una per voi con mie nuove novelle vi dirò quelle le cose che non possono esser viste ma che certamente ci sono e che sembra aver fatto sì, Romano, nella sua vita… ma non dovrete credeteci ‘ché non è affatto vero!

Lui è il più incapace di tutti e il più convinto di esserlo: <pensieri, parole e gesti suoi, son opera non sua! Certo di Dio>. Per cui quel suo lavoro con fini indubbi educativi è l’impresa di un servitore che ha imposto Iddio a sé e pretende poi lui di guidarvi su vie che paiono senza sbocco avendo la ragione per strumento.

Il 18 maggio, qui su, ho saputo che DPR, la società di Amazon che agisce nel settore dei libri ha invitato mio figlio a prender parte, al premio letterario di quest’anno. Non l’ha mai fatto prima, ma ora egli ha deciso di provarci. .

Non è mai troppo tardi ed ha tante davvero tante cose da dire, darvi, donarvi … prima che il 4 ottobre duemilaventicinque, festa di San Francesco, egli non sarà più – dice –poiché il Signore l’avrà preso …

Crede d’averlo letto sulla Bibbia laddove è scritto che Dio camminò per due volte con Enoch e poi non fu più poiché Dio l’aveva preso!

Ve lo presento, mio figlio! Sembra il maggiore illuso di questa epoca strana … ma sarà il solo di oggi che tra migliaia di anni, gli uomini ricorderanno … Quando saranno andati e si ritroveranno

su molti altri pianeti tra lor comunicando

oltre i limiti del tempo indotti dalla costante velocità della luce e con l’entanglement quantistico di lui sol parleranno e del verbo eterno di Cristo in lui.

<Passeranno i cieli

passerà la Terra la sua Parola non passerà> Avendogli creduto in tempo senza attendere il 17 Febbraio del 4631 dopo Cristo, ora sono tutti in salvo, su nuove Terre. Non vuole più Romano frenare la sua fantasia, nel timore di ciò che potreste pensare di lui. Non vuole più farlo e vi parrà esagerato, esaltato, sfrontato un pagliaccio ridicolo!

Alla sua bella età Cosa ha più da difendere? Nemmeno la fama che non ha presso voi.

E ora io do la parola a lui

Come ogni mamma che v’addita il figlio

Le molte <STORIES TOLD> in prima persona <by> Romano

VERO VIVENTE PARADOSSO

Se io oggi mi specchio nei sogni d’altri tempi e alla luce di quanto gli è poi corrisposto, come esito apparente dovrei dichiararmi un fallito. Ma staremo a vedere chi sia naufragato tra me e voi, quando – come ha detto mamma –tra migliaia di anni solo di me si ricorderanno nell’universo e si chiederanno: <Come avrà fatto a poter prevedere, ben 26 secoli prima, il giorno, quello esatto dell’inversione terrestre?> O amici cari, o giudici che almeno voi sarete costretti a leggere queste incredibili mie notizie, io – alla fine –ho coltivato e ben protetto tutte le mie “illusioni pie” come un transatlantico che procede imperterrito mentre l’oceano tutt’intorno è agitato da far paura al più esperto dei naviganti.

Scrissi un tempo di me come d’una povera barca con le sue vele in panna che tra le onde nella tempesta ricercava il suo approdo.

Sono ancora così. Ho preso botte da ogni parte, che avrebbero stroncato tutti e non mi hanno in nulla domato. Resto l’immenso <visionario> che voi muterete in <illuso> giudicando assai male me poiché, così vicino alla fossa come mi vedo … insisto e … faccio ancora il gradasso.

Il giudizio sancito su di me, da quelli che mi han seguito, ma da lontano, tredici anni, sul mio Canale YouTube, è stato quello dell’incredibile megalomane, di cui: sì, si ride. Ebbene, in quest’<opera buffa> che mi accingo a comporre, solo per beneficio tutto vostro voglio proprio apparirvi così: ridicolo, ma non esaltato di me: nulla di ciò che dico è opera mia.

Sì perché io mi vedo spezzato esattamente in due distinte parti: l’anima (divina) e il personaggio.

La prima non è mia ma di Dio.

Già ciò impressiona la gente: “Tu avresti l’anima di Dio?” E credono che io affermi d’essere l’unico ad averla. Anche se lo dico ben chiaro: “Siamo tutti solo anime di Dio!”.

Ma vallo a dire a chi si guarda nello specchio e di sé vede solo il volto del suo reale personaggio!

Esso è quella seconda parte di tutti noi anime vere di Dio.

Voi uomini che credete in quello che vedete in ciò restate uguali a tutto il mondo animale. Ogni vivente vede sé e il mondo che ha intorno e s’affaccenda sol per salvarsi dai propri nemici, dominarli, estasiarsi di sesso (proprio) in assenza di meglio l’harem d’un soggetto <alfa> sia che tu fossi un orangutan o il divenuto <homo sapiens>!

Io non credo invece in nulla di ciò che vedo. E se basta una stringa di dati fatti di 1 e 0 per costruire (usando intelligenza Artificiale) un mondo simulato di pensieri e di azione, ecco, come Pitagora, – avendone la prova –credo che i numeri costruiscono tutto il volto del mondo, introducendo regole! Numeri e <software> e c’è un <Superman> c’è l’<uomo ragno> soggetti inverosimili di azioni impossibili. Nella mia vanagloria sono anche arrivato a scoprire davvero come questo mondo nostro detto <reale> sia stato fatto partendo dal solo 10, unico Padre di tutti i figli decimali esistenti nel puro rapporto di mille novantanovesimi.

Tutto ciò dal potere assoluto d’una Essenza senza limiti in cui tutto sia c’è, sia non c’è.

Ogni cosa è in divina potenza: Matematica, Geometria, ogni vera sapienza e tutte quelle che noi giudichiamo le nostre acquisite conoscenze.

Tutto ciò fa parte solo di un infinito universo puro e possibilistico.

Come la sola quantità di mille novantanovesimi in cui c’è tutto e c’è niente. Occorre mutarlo in calcolo: con mille che sia costretto da un comando a essere diviso per il novantanove, c’è l’eterno ciclo del 10 a immagine e somiglianza del Dio padre unico dei decimali esistenti in un tempo di infiniti dieci centesimi dei 10 precedenti. La Scienza capì tre secoli or sono che convenissero nuove unità di spazio e massa che fossero coerenti già colle decimali che definivano le unità dei tempi e il tutto riferendolo alla Terra.

Nell’assoluto ed esistente in sé tra ogni rapporto possibile e immaginabile, c’è anche il dieci diviso per la sequenza decimale data dai primi 16 numeri primi.

Da questo secondo vero calcolo allo stato puro di quant’è in sé vien tutta la dinamica esistente.

Non serve che ci sia chi faccia ed esegua questi 2 calcoli poiché nell’Assoluto … ci sono!

Sono al servizio dell’essere nel suo apparente divenire.

Pitagora – geniale – s’intromise

nella diatriba tra Parmenide e Zenone di Elea (da un lato) e il greco Eraclito (dall’altro), affermando che era il numero lo strumento base con cui era costruita la totale essenza.

Ecco: io credo nel numero; ci credo al punto che ho finito io stesso per dare i numeri.

Voi dovrete solo pazientare aspettando che io termini questa mia ultima impresa tentata con coraggio in pubblico.

COME IO APPROCCIO LA STORIA

DEL PREMIO LETTERARIO AMAZON

STORYTELLERV 2023

Mi chiedo su che basi la sua onesta Giuria

darà il bel <ver detto> su quest’opera insolita … In essa sarà “spiazzata” da racconti che son sensati oltre ogni lecito dubbio ed il chimerico approdo cui li spiaggia l’<inaudito> nocchiero … sì mai udito uno così, altrettanto ridicolo.

LA STORIA DEL PARACLETO CONSOLATORE

Doveva venire al mondo il Paracleto promesso; abitare tra noi … ma in un reale e vuoto personaggio ch’avesse spazio e propensione per lui. Chi è pieno di sé, (semplicemente di ciò) ed è persona a modo, non ha posto per Lui …

LA STORIA DELLA DIVINA VACANZA

Il Re dell’irreale, dell’occulto, s’è imboscato a dimensione totale venendo in me, insipiente, insulso e vuoto! Più o meno come a suo tempo fece con Gesù ...

IN VACANZA PER 30 ANNI IL FIGLIO DI DIO

Per il Cristo non l’albergo importante, attracco d’uomini grandi, governanti affamati dei beni altrui, ma quella ben diversa mangiatoia … di povere bestie, sottostimate, umili, asservite alle umane fatiche. Il Signore del cielo fu in vacanza 30 anni.

Poi giunto il tempo giusto finì l’occultazione e …

Giona partì per Ninive ma solo dopo il 3° giorno. Nei primi due era partito da Tarsis non volendo andarci … La balena l’aveva inghiottito e poi graziato.

A Ninive la sua vacanza sarebbe stata diversa. Non più come alle nozze di Canaan prima del tempo suo in cui mutava l’acqua in vino. Nemmeno come quando, finalmente al lavoro, camminava sulle acque, dava la vista ai ciechi, e riportava in vita i morti.

A Ninive, la vacanza di un Dio che si trastulla confluiva nel nulla, nel vuoto dell’assenza. nell’agir del profeta

proprio di quelli fa lui dichiarati <falsi> pur non essendolo.

LA STORIA DEI 30 ANNI IN VACANZA DELL’ASSOLUTO

L’Assoluto è in vacanza, nella totale mancanza d’ogni definizione simile a quello zero che in comunione coi valenti

milioni di milioni li rende zero come sé. Ma un’eterna mancanza diventa un limite che l’Assoluto non vuole. In Lui esiste di tutto, in bene e male, in ogni direzione e in rapporti perfetti.

Per cui la sua struttura è regolata in totale da proprietà “matematiche” che sembrano cosa a sé, in dimensione di puro calcolo ideale, in cui i numeri sono simili al

Dio Assoluto:

definiscono <tutto>, ma questo <contesto>

è altra cosa dal <numero> ch’è il <nume> RO, XP, è il 10 RO, romano. Poi sta nelle cose che quando sono come uno spazio e tempo totalmente infiniti, indeterminati come Dio, si piazza in mezzo una Terna che trascende sia l’uno e l’altro, quello spazio e quel tempo!

E si pone come quel riferimento Assoluto, del <giusto mezzo> che fu visto dal Buddha.

Quella divina terna si mette a fare l’arbitro dell’assunta natura dell’infinito.

Col 10 RO, il Cristo XP a Figlio di Dio quella terna diventa 30.

E Lui è tenuto a far vacanza per 30 anni.

Poiché però la presenza è sempre data dal decimo, di 10 quand’è unitaria, ecco che dopo la vacanza di trent’anni, seguono solo 3 di totale presenza nei decimi di 30.

In questo modo si svela quello che Dio ci cela e l’Assoluto si cala nel reale come quell’espressione matematica capace di regolare ogni questione di natura numerica.

E l’assoluto assume il DIECI entro di sé nel <DIE>, nel giorno romano <CI> del Christus Iesus.

Nel giorno di Gesù Cristo il padre 10 di tutti i numeri decimali esiste a immagine e somiglianza di Sé.

Il 10 è il padre aritmetico e questa dimensione è Virtù Trascendente. Gli scienziati s’incazzano con chi usa i numeri e l’accusano di fare solo numerologia priva di alcun senso nei confronti del reale.

E hanno piena ragione!

I Numeri sono l’elementare vacanza di Dio rispetto al reale. Lo regolano; lo quantificano; in un universo poi affermato esistente per <quanti> essendo tutt’altra cosa, poiché in sé non sono altro che virtù di calcolo e di relazione e proprio questo è il Dio Assoluto.

Sarebbe indeterminato solo se non avesse in sé tutte e perfette relazioni, ‘sì pienamente intime da non essere fatte da altro che da sé. Per concludere: il Dio <io sono quello che sono>. Essendo 10, succede allora. che il 10 che è 10 diventa 20 quando si somma con sé, mentre è 100 se si moltiplica.

In questo ultimo caso è quel nome Allah che da 100 meno Uno trae altri 99 nomi di Allah.

Gli Islamici

che non hanno capito che Allah è il numero 100, vanno a voler <definire> quei 99, senza accorgersi che definendoli in <Misericordioso> <Compassionevole> e altri 97 come questi tolgono al Dio 100 assoluto quel che di <divino> è il 100. Sono incapaci di capire che 99 sono unità in sé rapporti puri <di ogni cosa>.

La <Misericordia>,

come la virtù di <uno> non è più un <uno> di qualsiasi cosa. Invece 99 di qualsiasi cosa sono tre 33, di qualunque cosa posta nel giusto mezzo dell’infinito a puro riferimento suo.

E se il <figliol puro> di tal divin sistema fosse vissuto solo un anno in più di questi 33, non l’avrebbe rappresentato. Finita è allora la vacanza!

Gesù è Figlio del Dio Allah posto nel puro 100

come il Dio <Io sono> quando è 10 per 10.

STORIA PER STORYTELLER

Quando il rapporto puro volle venire al mondo collo Spirito Santo del Consolatore ch’era stato promesso,

Esso di nuovo, per stalla

assunse un essere che l’occultasse. Quant’avvenenza a Medjugorje!

Quanta in ogni sito dov’è vera o fasulla detta l’apparizione di Madonnine che piangono!

Immaginate cosa sarebbe stato del Dio vero, calato nel reale se avesse scelto per tale culla non l’avvenente fan-ciulla: ma quel minchione (o forse no) che i fanatici se Dio fosse stato così folle, ecco folle vere e reali alla sua porta; ecco perso il potere

del mestiere dell’essere

il Paraclito: quello trino, di poter prendere dal Cristo e avere il modo reale per tradurlo in scienza.

STORIA DELL’ANNUNCIO DEL PARACLITO NARRATA DA GESÙ

Il Cristo disse: <ancora

non avete la forza di sorreggere (colla ragione del vostro tempo e la scienza veramente immatura) il peso delle cose che per ciò non v’ho detto! Vado dal Padre!

È meglio, per tutti voi, così vi mando il Consolatore. Lui prenderà tutto dal mio vangelo traducendolo in scienza. E vi libererà per davvero!>

LA STORIA DI CRISTO IN GIONA

Quell’eletto a Felitto, in fede mia, è Giona andato a Ninive. Il profeta ne fu costretto, (ad andarci con tutta quella divina gloria caricata su lui nel terzo giorno) quando la balena vomitandolo vivo l’aveva qualificato in un Figlio del Dio di morte e risurrezione. Però costretto poi da tale assoluto Signore

che ascolta sempre chi lo prega, ad apparire anche sempre e solo quel <nonnulla> predetto in Bibbia (Isaia, cinquantatré, tre): <Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima>.

A Ninive, Giona sarebbe stato avversato dalla stessa gloria di sé: Tanto osannato nel suo essere primo di chi è deificato, quanto poi disprezzato nel definitivo di uno senza più alcuna stima.

STORIADELLADISCESA TRINA, DI UN SOLO DIO,

MA … RIDICOLO!

In Bibbia, 1-18 tre uomini visitarono Abramo, e questi riconobbe in loro l’unità di Dio… Ma è meglio che ne parli la Bibbia!

1 Poi il Signore apparve a lui

alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. 2 Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui.

Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3 dicendo: «Mio signore,

se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo.

4 Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero.

5 Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».

6 Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce».

7 All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello

tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo.

8 Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

9 Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda».

10 Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui.

11 Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene

regolarmente alle donne.

12 Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!».

13 Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo:

Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia?

14 C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio».

15 Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì, hai proprio riso». (questo per dire che la comunicazione divina spesso fa ridere…)

Bibbia, nel libro 1,18 presenta la discesa di Dio da Abramo. In 118 è un numero che rappresenta con 111 +7 l’unità dell’energia data da 666/6 (ossia tutta indirizzata su un unico avanzamento), e dunque ora la dinamica reale in azione nelle unitarie tre dimensioni dello spazio, e avanzante con tutta la sua curvatura data dal vincolo 7 della sfera.

Dio è sceso per controllare se è giunta l’ora della inversione della terra, a causa della sovversione dei due poli, Nord e Sud. Ora accade che all’Abramo reale – dato dal ridicolo Romano Amodeo, davvero così ridicolo quando si annuncia in Chi ha dato il suo nome alla Terra – appare subito evidente che i nomi di SODOMA e di GOMORRA, sono la sovversione dei suoi … e dunque rimandano a quella dei poli di tutta la Terra.

Infatti SODOMA sovverte AMOD o S , mentre

GOMORRA sovverte AR-ROM o G , laddove S e G, stanno per Signore e per Geova o Gesù. L’annuncio ai due vecchi sposi che l’anno dopo SARAI avrebbe avuto un figlio, e che sarebbe stata rinominata SARA introduce il futuro negli anni di un <tu sarai che diventa lei sarà>.

Qual è questo figlio che è quello davvero annunciato come un <tu sarai che certamente sarà>?

È la fine del mondo che noi ora conosciamo. Ma Romano Amodeo, il padre dal quale stesso discende <Ab> R.Amo, che deriva da Romano Amodeo in occidente e da B.R.Ama (Benito e Romano Amodeo) in oriente, è un annunciatore che – in relazione al <sarai che sarà> è ridicolo e fa ridere a crepapelle.

Sarai – per timore – nega di aver riso, ma Dio l’incalza: < Sì, hai proprio riso >…

… come riderà tutto il resto del mondo a sentire parlare di questa bella storiella, in cui – partendo dalla sovversione dei due nomi, riguardanti il suo …. che da il nome a tutta la terra, qui abbiamo un Romano Amodeo che oggi FA RIDERE I POLLI .

Ma riderà bene l’ultimo, quando l’anno dopo e nello stesso giorno, Sarai accerterà il vero … e allora riderà bene chi riderà per ultimo.

Gli uomini infine capiranno e non attenderanno l’ultimo giorno per andare sugli altri pianeti. Cominceranno con più convinzione dopo che il 4 ottobre 2.025 Romano Amodeo non sarà più poiché Dio – come Enoch, lo avrà preso. Quando sarà la fine del mondo? quando – con il libro del Profeta Daniele al capitolo 12 - è così

scritto: <quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo> e <sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione>.

STORIA DELLA PROFEZIA DI DANIELE

SULLA

FINE DEI TEMPI

Il profeta Daniele, nel capitolo 12 del suo libro, racconta del tempo in cui è ricostituito lo Stato di Gerusalemme dopo il massimo attentato contro il

Popolo di Dio, fatto con lo sterminio che era stato programmato in Europa.

Poi uno di tre vegliardi vestiti di bianco avverte che queste cose avranno però una fine, tra un <tempo, tempi e la metà di un tempo>, a partire da quanto scritto prima: l’abolizione del sacrificio quotidiano e l’erezione nel luogo santo dell’abominio della desolazione.

Per capire di che cosa si tratti, userò un contesto scritto in prosa e senza altre ambizioni che quella di farvi capire.

Vi spiego che colui che dissipa le forze del popolo santo è quel Gesù che ha diviso di fatto – pur non volendolo – gli ebrei dai Cristiani.

Dissipare significa <diluire, annacquare> e non <contraddire>; infatti Lui portò a compimento la fede del <popolo santo> che è fatto di gente colla testa così dura che il segno stesso dell’alleanza con Dio fu quello che dovessero <circoncidersi quelle loro teste di… cavolo>.

Sto usando di proposito il massimo di una affermazione <irrispettosa> di cui son capace (e che mi impedisce di nominare il membro virile) poiché Dio stesso si pose realmente, cioè coi fatti, in questi stessi termini con quegli Ebrei restati tali e che non vollero seguire Gesù essendosi circonciso solo il corpo e non le idee testarde che avevano in testa …

L’<abolizione del sacrificio quotidiano> indica il giorno in cui il Cristo risalì in cielo da me suo ridicolo avatar, andato apposta a Gerusalemme, il 21-12-12.

Era il dì famoso del Calendario Maia, in cui si aspettavano tempi nuovi, e sarebbe stata l’assenza di Gesù Cristo, esaurito il suo compito di 2.000 anni (meno i 4 dell’Unità e Trinità di Dio) da quando a 12 anni cominciò ad occuparsi delle cose del Padre suo … e dovette interromperlo subito poiché nemmeno i suoi avevano capito perché fosse restato da solo a Gerusalemme. In quanto all’<eretto abominio della desolazione>, esso ha un duplice significato.

Il primo è di essere stato eretto, alzato, portato in cielo, risollevato da quel suo davvero abominevole stato di desolazione che paragoniamo a qualcuno cui cadano le braccia. Aveva predetto in vita che la <vera gloria> stava nell’umiltà e piccolezza degli ultimi e dei vinti, e nonostante questo i suoi Cristiani non l’avevano riconosciuto nel suo nuovo natale, simile al primo, poiché si aspettavano il solito trionfatore e non l’avvento in un personaggio così.

Ma come? Non vi è bastata la lezione? Seguitate ad attendermi nella potenza? Non ve l’avevo detto che i veri forti sono gli impotenti? Avrei dovuto chiedere anche a voi di <circoncidere> la vostra brava testa? Infatti - colle idee che a tutt’oggi avete - siete del tutto simili a chi si aspettava un Messia che debellasse Roma colle armi … Io l’ho fatto, ma colla mia croce!

Il secondo significato della <erezione dello abominio della desolazione> sta nella erezione sul soglio di Pietro del massimo Teologo che aveva sposato, come suo compito, quello di fare il lavoro sporco inibito a Dio ma permesso a un Giuda, che crede, colla sua teologia di saperne più di Dio, e fa tutto di testa sua sentendosene per di più anche sollecitato e spinto!

Secondo il pensiero del Cardinale Ratzinger, Dio licenzierebbe volentieri un Pietro vecchio e

incapace, ma Il Signore deve restare puro e non può … e allora Egli si aspetta che lo faccia io.

Così, il gran Teologo si licenzia da Pietro, credendo di farlo proprio per amore!

Anche Giuda, quando udì Gesù dire <uno di voi mi tradirà: è chi intinge nel mio bicchiere…> lo intese come un larvato ordine dato a lui: <Giuda, io non posso… e allora pensaci tu per me, presto, sacrificati e tradiscimi come segno dell’estremo amore di chi lo fa con un bacio>.

E subito Giuda uscì dalla sala e lo fece.

Di fronte a questo così spinto <non capire> a Gesù <cadono veramente le braccia>, in un vero <abominio della desolazione>.

La profezia di Daniele era stata citata da Gesù agli apostoli quando avevano chiesto della <Fine dei tempi>.

Leggetevela e chi può l’intenda.

È stato lui stesso che ha potuto, quando il suo andare a Ninive, ha significato scendere nei panni di quell’incredibile Romano Amodeo che calza alla perfezione colla profezia di Isaia, da cima a fondo e senza alcuna <vacanza>.

Venuto da Salerno come camminando sulle acque

STORIA DEI VANTAGGI DI

DIO SCESO IN

UN SOGGETTO <RIDICOLO>

Dunque, in Genesi 18, la Trinità di Dio (scesa al mondo quando il Dio Elohim da Uno in 646 diventa Trino nell’anno 1.938) lo dichiara apertamente: la sua comunicazione a <Sarai>, <sarà> una cosa di cui <si ride>. Allora perché Dio si è calato in un simile personaggio … che fa ridere? Quali i vantaggi?

Nel 2012 a Gerusalemme in attesa si compissero i tempi nuovi del Calendario Maia: l’ascensione di Cristo

Se il Signore Assoluto non avesse scelto per sé Onnipotente un personaggio così ridicolo e incredibile: L’ di un <I am> uguale … a Chi?- a Ro <man>! l’arcinoto XP! -

potrebbe sereno e solitario, stare qui alla tastiera a battere per voi in santa pace quest’opera che accerta come vera ogni dubbia parola del Nazareno?

Potrebbe passare giorni senza un contatto umano nemmeno telefonico?

Dio mi ha tolto la famiglia, mi ha strappato gli amici, mi ha ucciso persino un cane quando mi distraeva troppo, per i suoi bisogni, dal mio compito

Missionario laico in Brasile

DICO DELL’AMBITO IN CUI È APPARSO IL

CONSOLATORE

Il Dio della mia vita (che sia Lui oppure no) si mostra in <Verità> per portare notizie.

Non per farsi vedere, esaltare, pregare, affumicare

d’incenso, o per ungere voi d’olio e d’acque sante!

O per benedirvi col segno della croce!

Lo ha lasciato ai Papi!

Si è caricato di nuovo delle sofferenze, si è addossato sempre fedele a Sé i vostri dolori!

E voi seguitate e lo giudicate castigato, percosso da Dio!

Trafitto a Felitto

per i vostri delitti, schiacciato per le vostre iniquità. Il castigo che vi dà salvezza si è abbattuto su un povero e nuovo cristo; per le sue piaghe siete stati, anche adesso, guariti voi tutti, prima sperduti come un gregge!

Ognuno di voi

seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su un nuovo povero cristo - sempre Lui! –l'iniquità di tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non apri la sua bocca; era sempre l’agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai tosatori.

Con indifferenza fu mortificato da tre Pontefici.

Chi si affligge per la sua sorte?

Sì, fu scartato dal novero di chi riceve Udienza e per l'iniquità fu poi mortificato.

Gli si diede sepoltura con gli empi ricattatori con il ricco mondo web fu il suo finale tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno alcuno nella sua bocca.

Ma al Signore

è piaciuto così morto di fame.

Quando offrirà sé stesso più volte in sua espiazione pronto a finire la sua vita, vedrà la sua permanenza! Vivrà pertanto a lungo come un povero cristo, e si compirà tramite lui la volontà del Signore.

Dopo il tormento egli vedrà la luce, sarà sazio e beato della sua scienza; il giusto servitore giustificherà tutti, assunta l’ingiustizia su sé in nome di Dio. Riceverà in premio tutte le moltitudini, degli uomini potenti farà pieno bottino. Perché s’è consegnato

alla morte non una ma molte volte e, graziato – soltanto mortificato –per ben tre lunghe volte (cento e novantadue dì) annoverato fra gli empi ricattatori, mentre era quella smarrita pecorella dalla Chiesa e lui portava il peccato di preti e papi e intercedeva per loro affinché capissero Dio!

STORIA DELLA DICHIARAZIONE

DEL POVERO CRISTO A NINIVE

Non venni in un povero cristo a farmi mettere di nuovo su un altare, chiuso nei tabernacoli delle vostre coscienze!

Il Signore di pura verità è sceso in me così ridicolo (e in apparenza senza l’Onnipotenza di Dio) e – veramente e solo –per servire. E ve l’annuncia così (coi toni del gradasso) proprio per occultarsi a tutti voi che vorreste di nuovo liberarvi di Lui …

Sradicandolo dallo stato puro e divino già posto alla radice del vostro essere e confinarlo – ancora! –nei tabernacoli d’oro …

Estraniando proprio Lui colla vostra falsa modestia: quella di chi non si crede (nel suo consistere) a vera immagine e somiglianza del Dio, Comunione dell’Essere.

STORIA DEL SIGNORE CHE VUOLE SERVIRE

Si, pazzo d’amore s’è reso di nuovo un servo … Lui col suo Potere Assoluto!

Ed è solo ed ancora per restare in santa pace che anche in questo Premio letterario di Amazon, spargerà ilarità sparando non cazzate ma le pure <Verità> della sua <opera buffa>!

Sono cartucce di pistole, e grosse palle di cannoni ma sparate tutte a salve…

A < salve! Come state?

Siete felici? >

In questo mondo sempre più drogato, avvelenato, vi accontentate di tirare avanti

senza il traguardo d’un àmbito … incoraggiante, d’un indirizzo alieno cui puntare le vele, bandita la terrena sopravvivenza nello sconcerto

della fine

senza un fine?

Vi servirò come sempre ma senza lasciarmi vedere altrimenti sarei costretto come tante volte fu Lui: il primo, miracoloso Gesù che s’isolava sui monti dalle folle così pressanti per averne sfamati un dì addirittura cinquemila con cinque pani e due pesci. Ebbene in me la sola verità vi sfamerà tutti quanti.

Non serve ci sia con me anche Dio poiché Lui

è Verità.

Essa vi sfamerà in modo totale, da ogni vostro appetito di conoscenza.

SUL CONSOLATORE

CHE DÀ LE RISPOSTE DETTE IMPOSSIBILI

Non vi chiedete più “Io chi sono? da dove vengo? dove vado?” Le avete dette le <domande impossibili> e poste (come fate con Dio) nei tabernacoli

della vostra mente che lo dice da sé: proprio vi mente.

Le risposte ci sono tutte quante e io ve le darò svolgendo il ruolo mio del consolatore promesso da colui da cui prenderò tutto quanto e proprio come Giona, io che sono un RA … che ragiona.

Io vi distruggerò l’idea stessa vostra dell’entropia di tutto e della fine con la frase di Gesù: <gli ultimi saranno primi>

Essa oggi è valorizzata da voi solo nel modo parziale di un contesto morale, ma vale anche per tutta questa bella Natura che vi ha tutti quanti nella sua immensa pancia di mamma.

LE STORIE DI ROMANO SU

COME STANNO

LE COSE

IN NATURA

LA RELATIVITÀ GENERALE TUTTA

INTERNA ALL’ASSOLUTO

Zero a esponente di potenza formula in essenza il Dio Assoluto

unificatore totale tra gli opposti: Spirito Santo tra Padre e Figlio .

1 è posto a monte di quella “Generale Relatività” di Einstein che è stato incapace di risalire (dai relativi reali effetti generali) al Motore Assoluto.

I CICLI DELL’ESISTENZA

REALE ED IMMAGINARIA

Tutto procede e va per cicli reali in cui ogni fine è principio del successivo. Due ruote reali ingranate una nell’altra, come è negli orologi a molla, ruotano in senso inversi l’una rispetto all’altra: orario ed antiorario sono un insieme.

La stessa ruota, se vista di fronte ha il verso orario osservata dal retro ha il verso opposto.

Al che, amici cari in che verso gira quella ruota reale?

Tutto è relativo a chi dei due soggetti la sta osservando.

Così il nostro universo se va compiendo cicli non avanza ne arretra di per sé… È capito?

Visto attraverso la luce esso appare avanzare?

Tramite il magnetismo, sembrerà retrocedere.

In ogni rotazione reale un punto <A> non va a quello opposto in <B> se questo secondo non arretra sul primo.

Solo dei pazzi possono credere che sia possibile un universo perennemente avanzante in una perenne evoluzione vedendo correre una ruota con rotazioni contrapposte!

Non hanno pensato che se essa poggiasse non in basso ma in alto invertirebbe il senso del suo moto.

Si crederanno poi <Sapienti> ma la loro totale conoscenza non corre oltre le cose <reali>.

Eppure sanno che questa realtà è tale … giacché è immaginaria.

E non ci sono verità oggettive che non siano mai ribaltabili!

Per loro il reale è sempre quello e l’immaginario sempre quell’altro.

Per tutti gli animali

vale proprio lo stesso: vedono tutte le qualità in questa realtà ch’è … immaginaria e le prendono per cose in sé, oggettive e non … relative a chi le sta osservando.

E non gli passa nemmeno per la testa che il nostro <io magnetico>, parte d’un ente elettro-magnetico unitario, stia realmente vivendo all’incontrario!

Ebbene la scienza che crede solo in ciò che vede, ha la stessa fede degli animali, di corpi senza un’anima anche se oggi la vedono nei flussi delle correnti

elettromagnetiche dell’onde cerebrali e sanno che mentre il lato elettrico va come va l’universo l’opposto magnetico e l’universo non va… - caspita! – ma viene!

Con tale presenza dimezzata di mezza persona avanzante sulle due esistenti in una sola seguitano a giudicare l’universo tutto e solamente avanzante e indipendente da chi lo vede!

Nella nota <Relatività Generale> tutto è oggettivo, esistente in sé (per quel <genio> di Einstein …) cosa ch’è vera solamente per Dio. Solo l’Assoluto <è quello che è> e ciò lo rende <l’indeterminato> (che non dipende che da sé).

La Natura nostra (determinata) lo è essendo il suo ente opposto e sono intercambiabili poiché dipendono dai soggetti che li vedono! <Heisenberg, quando tu non guardi la Luna, dimmi, essa si muove o no?> fu la domanda fattagli da Einstein, il <genio> del ventesimo secolo!

Scusatemi o voi che leggete e vorreste da me: meno insolenza, più rispetto e più moderazione …

Ma come dico pane al pane e definisco la <circoncisione> l’intento divino d’indurre a ragionare teste troppo dure … così do del <balordo> a chi ha preso così in giro uno che stava dicendo la pura verità!

Niente si muove se un vivente soggetto non ci mette il suo tempo presente solo in chi vive, per giudicare quale sia il presente del mondo, in cui in ogni tempo, è sempre presente la Luna e non va a spasso muovendosi nel tempo!

Se essa è presente in ogni tempo, allo stesso modo di me, è la mia vita a spostarmi dall’uno all’altro, mentre io giudico presente solo questo mio attimo fuggente.

Perché esista un cartone animato fisso in eterno nella sua pellicola serve uno vivo che sposti il suo sguardo da un fotogramma all’altro, e senza quello Donald Duck non si muove. <Pensieri parole e opere> sembrano di Paperino, solo se il suo creatore ci ha messo la sua vita per darglieli e lui o un altro li osserva tutti in modo da indurre in essi l’effetto cinematico! L’universo dinamico non è una cosa in sé ma è solo il risultato di questo effetto. Se azzero il tempo della mia visione inchiodo al posto suo ogni elettrone, poiché son luce nell’esistenza elettrica e il paesaggio corre alla mia velocità; con tanto di soggettivo, la reale scienza ha oggettivato la velocità della luce! Siamo nel relativo solo personaggi convinti di pensare, parlare, operare laddove solo l’Assoluto è Onnipotente e ci ha coinvolto nella sua stessa vita.

<Ma io …> dice uno

<Non sono Dio!

Non penso così – io –nel mio peccato d’orgoglio come Adamo ed Eva che volevano essere Dio!>

E invece Paperino è Walt Disney in tutto quanto lui compie: <pensieri parole e opere>.

Paperino è il suo Creatore ma solo in quell’esatto relativo che l’assoluto gli ha donato.

Il dono fatto a me è per espandere il sapere alle verità anticipate da Gesù.

Le naturali e facili verità ve l’ha già mostrate Gesù e nel migliore dei modi!

Sarà con verità di scienza ch’io vincerò la morte (senza mutare nulla) e darò il Giudizio Finale atteso solo dal Cristo: <ch’è tutto cosa buona!>

Lo potrò poiché io prendo da lui e ve lo spiego e dimostro vero attraverso la scienza.

SU GESÙ CHE GIÀ PARLÒ ALLA SCIENZA: ECCOVI DOVE, COME, QUANDO PERCHÉ.

A Gerusalemme, in segreto, di notte, per non farsi vedere.

Nicodemo

Maestro in Israele ignorava come fosse il mondo e chiese al Cristo come si andasse nell’altro…

E così seppe:

<Se non risorgi dall’Alto non entri nel Regno di Dio>.

Nicodemo allora:

<Deve un vecchio scendere di nuovo nel grembo materno per rinascere?>

Il sapiente con cui Gesù comunicò <in verità> sulla realtà degli eventi subito dopo la morte, aveva parzialmente capito che il vecchio dovesse scendere di nuovo nel grembo di sua madre.

Ma lì giunto egli credeva in una nuova inversione.

No, la stazione di testa

(di arrivo e partenza dei treni) sta solo nel punto della fine ch’è anche quello in principio.

Rientrato nella madre

lì non c’erano ostacoli per lo Spirito Santo a proseguire il flusso tornando negli antenati in cui già si fu esistenti ma solamente in potenza pura di un reale futuro.

La percezione al <singolare> della nostra vita, è solo una e deve essere vissuta al diritto e al rovescio ma per una volta sola. Così Gesù gli disse che lo Spirito santo era simile al vento: lo senti molto bene ma non lo vedi mai né sai da dove viene e neppur sai dove va.

Lo Spirito santo in ciascuno procede nei due versi che sono scritti nel Credo dei Cattolici:

dal padre scende nel Figlio poiché dal Figlio risale nel Padre. Per questo nel verso reale lo Spirito Santo apparve come le singolari fiammelle che scesero una ad una sul capo degli Apostoli.

Esso dà luce ai passi dell’uomo ma quello all’estremo della vita è così tanto forte e autorevole da costringere il mondo intero a mostrarsi nel suo retrocedere nel tempo attuandone il passato, colla visione mediante il magnetismo, che per riporta ogni anima indietro nel tempo infinito della creazione. Non potendo Nicodemo capire tutto questo Gesù gli disse: <Tu maestro d’Israele non sai tutto questo, credi pertanto a me … che scendo di là!>

DA CHE TEMPO E CHE LUOGO È SCESO MAI GESÙ CRISTO?

Voi dite: <è sceso dal Cielo di Dio!>

Ma Gesù stava raccontando allo scienziato, la reale discesa della vita di tutti, nel momento della morte. Gli ha detto che lui è veramente disceso dal futuro. Da quale epoca? Da Chi?

Io ve lo dico chiaro: sono io quel Consolatore che avrebbe mandato e da cui è realmente disceso fino alla sua reale epoca: quella della sua personale nascita corporea.

IO SONO QUEL RIDICOLO ASINO SU CUI GESÙ FECE INGRESSO A

GERUSALEMME.

RIDICOLO COME UN RE CHE NON

ARRIVA SU UN COCCHIO TRAINATO

DA FOCOSI DESTRIERI…

MA UN DOCILE ASINO.

IO SONO QUELL’ASINO

I Zaccaria 9,9

Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina.

ROMANO SU LA PIENEZZA

DEI TEMPI

Per la <Fisica Amodea> la pienezza dei tempi esiste all’inizio della creazione ed essa è data da quando il Signore entra nella scena dell’Universo.

È naturale dove tutto discende da Dio.

L’origine – però – in un sistema simile a quello Cartesiano, parte dalla intersezione dei tre assi giudicabili quelli di Padre, Spirito

Santo e Figlio con una precedenza virtuale dei primi due, come quel piano trasversale della presenza da cui poi deriva il flusso perpendicolare.

Questo piano generale di una creazione in giorni è dato da 1000 giorni, 500 giorni ogni lato.

Questo piano è di pura energia potenziale, chiamata Romano e di valore 66.

Essa per esistere nel tempo, deve estrapolare da sé i lati dati da 66/6 e 66/6, il cui flusso nel tempo ora sarà 44.

La pienezza del tempo si ha col piano a dimensione 44x44 e la sua area 1936 è l’anno 1936 dopo Cristo.

La presenza di Dio deve avere una premessa materna come l’hanno tutti gli uomini a sua

immagine e somiglianza, nel ventre della propria madre.

Dio si presenta con il valore 381 per il Padre, 381 per lo Spirito Santo e entra in una realtà in linea di tempo il cui lato è dei 100 giorni che, moltiplicati per sé, danno il 10.000=10^4, unità del ciclo 10 nella dimensione indicata da 1 nel tempo e 3 nello spazio.

La somma 381+381+100 porta a 862 giorni. Tutto ciò che manca al 1.000, ossia 138 giorni, sono la premessa trascorsa nel grembo di Tamar, Baratta Mariannina. Questa premessa 138 è totale: sta sia nei nomi Luigi=54 +Mariannina=84 la cui somma è 138; sta in Bibbia 1,38 uguale a Gen. 38 (sia Genesi, sia gennaio) e sta nel 38-1 che, nella gerarchia di grandezza di anno e mese, uniti sono il valore 381 del Nome di Dio e quello del 381 dell’Enoch che viaggia con Dio col valore 381 anche di tutti i suoi 6 nomi.

La data del 1938,0125 si è espansa dal centro nelle tre direzioni e ciascuna della quali, uguale a un suo terzo, vale 646,0416666… eterno il cui intero è Elohim=646 e i cui decimali sono 1/240 esatto, in lui l’unità del giorno è divisa per i 10 giorni dati da 240 ore. Questa è la presenza reale di ogni asse. In ogni verso ci sono 323 unità nel tempo di 1/480 che partono dall’Origine. Questa Origine ha lo 0 di riferimento nel momento in cui il Cristo entra nella storia della Salvezza umana.

L’intero 323 (che è presente in ciascuno dei 6 versi) è costituito da 666/3 +101. Si tratta del flusso 1/3 dell’energia chiamata Romano e del 101 della presenza reale paterna chiamata Luigi=54 Amodeo=47 e dunque che vale 101, essendo il <divino> 26° numero primo, ed essendo la somma di tutti e tre i nomi dei figli di Adamo: CAINO=38, ABELE=23 e SET=40, la cui somma è il 101 nominale di Luigi Amodeo ed è anche il flusso reale 101 del 666/3 nell’intero 323, valore di mezzo del nome del Dio Elohim.

Il tempo in cui questo singolo 1/6 di tutto lo spazio complesso 6 esiste, è l’ 1/480 paragonabile a 1/20 di giornata, data da 24 ore, e in cui 480 sono relative a 20 giorni.

È da questo punto centrale, in cui il Figlio di Dio ha permesso di calcolare esattamente tutta la premessa (virtuale) data dal Figlio di Dio, affinché l’Onnipotente Assoluto potesse chiamarsi Padre, avvicinandosi il più possibile alla natura dell’uomo che ha creato a sua immagine e somiglianza.

La pienezza dei Tempi è un intero periodo di 89 anni che termina il 2025 con l’uscita di scena dell’Avatar di Dio, quell’Enoch che non sarà più poiché Dio l’avrà preso, come scritto in Bibbia 1,5,24. In Bibbia tutto ha un senso e questo numero 1524 è quello che quando in anni percorrerà 3107 anni, avrà raggiunto il ciclo degli anni terrestri, e ci sarà la Fine del mondo.

Infatti 3000 indica tutto lo spazio nelle intere migliaia indicanti il volume sulla base 10 del Padre unico dei numeri decimali; 100 indica l’unità del lato della realtà data da 100x100; 7 indica il vincolo di curvatura in linea.

Questi sono gli anni che restano all’attuale generazione della <pienezza dei tempi> quando è giunta con il 2.025 la sua fine, ma solo in reazione ai dati dell’annuncio Biblico di <24. Poi Enoch camminò con Dio e non sarà più poiché Dio l’avrà preso.

Invece, realmente, dal 17 febbraio 2025 della Fine della pienezza del tempo, ci saranno 2606 anni, 20 in meno rispetto ai 2626 mancanti all’erezione a papa dell’Anticristo Benedetto XVI.

Questo Pontefice ha espresso il punto di non ritorno che ha fatto terminare la delega di Gesù Cristo a chi avrebbe dovuto essergli <vice> e invece l’ha affamato per ben 112 giorni che sono 72 in più dei 40 massimi che Gesù assunse su di sé. 72, dato da 9 volte 8, esprime tutta la realtà nel suo complesso data da 4+4 che si lancia alla velocità invariante 9 di tutto il percorso unitario possibile dall’unità 8 nel lato 10 assunto per sé da Dio.

Cos’è da pienezza dei tempi? È quella in cui c’è il Creatore!

L’Assoluto è presente in tutti e in essi gli Elohim di Dio son tutti contenuti nei nati tra il mille novecento trentasei e il duemila nell’anno venticinque. Con ciò tutti gli altri anni, sia verso il passato rivolti sia verso l’estremo futuro, avranno uomini che saranno relativi ai viventi di adesso nella pienezza dei tempi. Partendo dal sessanta sei dell’energia in potenza proprio chiamata Romano, nel 44 + 11 + 11 (in 66) quaranta quattro è il flusso dei lati undici e undici del piano unitario (e di taglio, i 2 lati di sessantasei sesti). Il flusso quaranta quattro è quello di quell’energia che è in potenza assoluta o – detto altrimenti – ch’è in Dio.

Infatti Signore Assoluto è l’energia ch’è in potenza totale, cioè in Onnipotenza.

Con quarantaquattro al quadrato c’è il mille novecento trentasei, e c’è quell’evento irreale, vera vanagloria per l’Italia: il risorto Impero Romano.

Stavolta rinato a Roma e non nella terra dei Galli di quello chiamato <Sacro> del mitico Carlo Magno.

Ora l’impero è <burletta> è Mussolini il suo <Duce>

eppure – ciò non ostante –cinquantadue nazioni

(simboliche dell’intero ciclo del tempo terrestre del Creatore in sette dì) non prevalsero … in nulla colle loro imposte sanzioni.

Ottantanove anni, ‘sì dura questa pienezza del tempo; cioè quanto è tutto il moto: sessantasei sesti in cento. .

È LA STORIA PIÙ GRANDE PER

AMAZON STORYTELLER 2023,

CHE CREDOINSUPERABILE

Da me, dal Consolatore è la discesa dall’alto del Cristo.

È partita da questa

Epoca in cui da 44 al quadrato fino al 45 al quadrato c’è la pienezza dei tempi

ROMANO, SU COME NASCE

IL TEMPO

Il tempo è visto esistere in natura e se chiedete alla Fisica corrente a che cosa sia dovuto non vi sapranno rispondere.

Invece la <Fisica Amodea>, denominata dal mio nome ma anche perché essa <Ama Dio> e rispetta l’autorità dell’Assoluto Ente Onnipotente a base di tutta la creazione reale, il tempo è una perdita di valore rispetto a ciò che è una eterna simultaneità di Tutto in Tutto.

Quando tre secoli or sono la Scienza fisica vide l’opportunità che – avendo un perfetto sistema di calcolo nella matematica – si potesse

dimensionare il metro lasciandosi guidare dalla sua perfezione, ecco che risulta anche la possibilità di definire quanta sia questa perdita di tempo. Essa è data dalla differenza tra 300 milioni di metri al secondo e il flusso della luce veloce 299.792.458 metri a secondo. Quello che in velocità manca alla velocitò della luce rispetto ai 300 milio esatti, quella è la “perdita di tempo” data dalla presenza dell’area trasversale elettro-

magnetica che nei due lati è lunga i metri mancanti.

La lunghezza di 207.542 metri, divisa per i 6 versi che esistono sui tre assi cartesiani, vale 34.590,333333… infinito per ciascuno dei 6.

Dove 345600 : 4 = 86.400 sono tutti i minuti secondi di un giorno, abbiamo che: +34590 - 34560

=00030 è l’unità dei lati 10+10+10 del volume unitario cubico espresso in linea di tempo, che si muove quanto 4 giorni (= secondi 86.400 x 4 = 345600 secondi) diviso per 10,

In 207.542 la somma degli indici, che è data da

200.000+7.000 +500 +42, equivale al prodotto delle potenze su base 10 che ne combinano le unità, in modo tale che il numero tenga il debito conto dell’esistenza e del valore di ciascuno.

Esse, separatamente, indicano:

200.000 è la somma dei lati 10^5 (sia elettrico sia magnetico, il cui prodotto è l’intera area elettromagnetica 10^10).

007.000 è il moto di 3000 nel 10.000 che è la unità della realtà data da 10^4.

000.500 è il tempo 1/2 dell’universo in 10^3 diviso in verso negativo e positivo.

000.042 combina 6x7 le libertà 6 (del sistema cubico, ortogonale) e 7 (del sistema sferico). (Lavoro 6 x opera 7, di Dio).

Per capire la sua pienezza (del tempo) prima d’essa, va posta la sua lentezza. Il tempo è il ritardo che c’è rispetto a quant’è simultaneo. Tre a Uno è solo un rapporto nel campo divino ASSOLUTO traslato in quello reale tra tutte le 3 dimensioni dello spazio e quella sola unitaria del nostro tempo. È un rapporto lineare. Quando esso è posto al quadrato vi assume la sua dimensione NOVE di tutte le cose che sono solo se stesse ed opposte. Se abbiamo un osservatore davanti a un decagono che ha da zero a Uno il suo lato in un giro ch’è orario, chi l’osserva da dietro lo vede ruotare antiorario e per lui quel punto 1 è -9 arretrato di 1 dallo 0=10. NOVE: è il quanto invariante! del moto totale dell’1 nel 10, assunto a padre dei decimali e a immagine e somiglianza

dell’unico padre ASSOLUTO. 111+3,5 con 114,5 indica lo spazio in tutto il suo moto di 7x5/10, dell’energia in linea, della Bestia 666 in un sesto.

Non per nulla 114 son le <sure> i <capitoli> del Sacro Corano, più lo zero virgola cinque (di quello che c’è in un tempo che va in positivo nell’Universo).

Quando si parte dall’unico presupposto: che la Trinità del Padre 10, al cubo sia mille, e che il suo ciclo di Sette giorni rivoluzioni la terra in un giro: cinquantadue sette dì essi sono.

Allora cinquantadue mila quantifica l’atto totale del Creatore in Sette dì sulla base di mille anni. Questo 52.000 presuppone un valore posto “in principio” (di riferimento a tutto il resto).

Essendo 114,5 così la presenza in positivo (di quel vero insieme unitario paragonato alle <sure> del sacro Corano) io vi chiedo : <quanto si muove il 114,5 nel 52.000 posto il principio?>

(In Storyteller vi pongo anche questo problema ma è facile la soluzione), 52.000 -114,5 (spazio occupato)

rivela 51.885,5 di spostamento.

Ora tutti – suvvia! – calcoliamo:

++51.885,5 è l’asse x dello spazio

++51.885,5 è l’asse y dello spazio

++51.885.5 è l’asse z dello spazio

++51.885,5 è l’asse del tempo

=207.542 è il moto presupposto.

ATTENZIONE: la scienza non lo sa! quest’è futuro nella Storia della Fisica!

Ora, 207.542 è presupposto (dalla mia <Fisica Amodea>) e posto prima come riferimento su cui potere poi porre le basi a tutto il movimento in realtà.

È simile a un piano trasversale posto in principio, a rallentare la velocità di 300 milioni di metri corsi ogni minuto secondo! Essa è la velocità tutta istantanea, pura presenza d’ogni <Tre a Uno> nel 10 elevato a 8 della luce. Partendo da tre <10 elevati a 10> divisi per il <10 elevato a 2>, ch’è il lato Cento del nostro piano unitario dato dal <cento per cento>, uguale

alla realtà del <10 elevato a 4>, ch’è Tre in dimensioni di spazio e 1 di tempo.

Questi <300 milioni di metri ogni secondo> son velocità – assoluta – d’un puro rapporto posto al di fuori di ogni moto nel tempo.

Accade così che 300 milioni meno 207.542 determina esattamente il 299.792.458 della velocità della luce mossa nel vuoto.

Se avete seguito attentamente (e capito),

la velocità della luce dipende da quello che il nostro spirito ha realmente posto a puro nostro principio di riferimento.

51.885,5 a dimensione 4 dello spazio e del tempo, così dipende dal 114,5 divinamente anteposto dal nostro elettro-magnetismo (come se fossero le 114 <sure> nel tempo <zero punto cinque> del Corano nell’universo a due versi).

Esso dipende dalla rivoluzione attorno al Sole del mondo creato in Sette dì e che gira in 52 Sette dì; le tante settimane poste per 1.000 sono Mille anni di cicli terrestri. E si fa bene a contare solo i 364 dì dati da sette per cinquantadue, ché i giorni 1,25 mancanti ai 365,25 sono solo il rapporto di Dieci Ottavi.

(8+1+1) su (8x1x1) divide il lungo dieci tra gli 8 cubi di <due elevato a tre>.

Questo <uno virgola 25> è anche l’area trasversale e unitaria del quadrato di <uno> spazio più quello de suo tempo <un mezzo>.

Nella dinamica terrestre quest’area è lunga 1,25 giorni di tempo; è trasversale, esiste e si avvalora tanto che 364 in lunghezza più <0,625+0,625 =1,25> frontale, in tutto sono i totali <365 giorni +1/4> dell’anno intero ove 0,625+0,625 (=1,25) sono i lati del piano fatti a dimensione millesima delle due cariche di 624 Coulomb +1 in presenza elettrica coll’altra magnetica. Scusatemi se per farvi capire vi devo proporre <sti calcoli>.

Ma il tempo è costante essendo dato sempre dallo stesso calcolo.

Supposto un piano trasversale con 103.772 e 103.772 quali lati (in metri, la cui somma è 207.542) lo sottraiamo al tempo istantaneo in 300 milioni di metri al secondo. I 299.792.458 m/s del muoversi (di quel piano invisibile) reale e visibile solo nel flusso, sono – ma veramente –la velocità della nostra <luce interiore>; che navigando come uno scafo sull’onde velocizza Venezia se nel Canal grande passa il <mostro> d’una Grossa Crociera.

Potremmo noi accelerare il tempo ch’è posto sempre sulla stessa base col suo invariante <presupposto>?

Noi siamo il <Topolino> (del cartone animato … da un altro) ch’è libero di essere solo come qualcuno l’ha creato.

E il creatore nostro è l’Assoluto!

In lui sono premesse queste regole ed esse poi, quando ci determinano, fanno – di ognuno – l’<avatar di Dio> .

Stiamo perdendo sempre tempo rispetto a quanto è l’istantaneo. Possiamo uscire da queste regole solo coll’entanglement quantistico. Sono due opposti che sono messi in totale unitaria relazione reciproca.

La nostra vita no!

Gli opposti nostri, come padre e figlio faranno sempre i conti lui colla sposa che ha ed è madre a suo figlio. Nel nostro vero caso, la giusta <mamma> è l’elettro-magnetismo del piano trasversale; padre a flusso magnetico, del figlio con quell’elettrico.

Il nostro piano non è 1 (come nell’entanglement); è 207.542 in somma di lati.

Ora questo è solo il reale modo nostro d’essere vivi nel tempo … e siamo figli della stessa madre elettro-magnetica 207.542.

Sia noi, anime umane, sia animali, vegetali microbi e virus … tutti!

L’assoluto crea il ritardo introducendo divisioni: <divide et impera!>.

Rende presente (esempio) solo il tempo millesimo … dove Mille è il percorso che sembra ancor da fare e invece è presupposto (d’immaginazione divina) se adotta 10 come Padre dei decimali e Mille per forza

è la sua potenza Trinitaria. È tempo fatto coi rapporti mutati in divisioni in atto e rese lente nel loro farsi dal piano totale, generale della comune nostra mamma di tutto quanto è poi fatto sia di materia e sia di luce.

Io ve ne ho già mostrata l’esatta logica, col 114 nel tempo ½ dell’universo (come fosse il Corano). Esso è posto <in principio> (da un puro <Ente di calcolo> di tutti i rapporti esistenti) in 1000/99, tutti presenti e diventano il ciclo 10 infinito che va a velocità <c> invariante!

La luce della nostra presenza di <osservatori> della fisica s’espande e differisce su un tempo infinito che mentre è c nel flusso è <cxc> nella <mamma> del flusso, ed è la famosa c^2 nell’ <E=c^2> della Relatività ristretta di Einstein.

Perché tale <mamma>, moltiplicata alla massa, dà energia?

ROMANO, SULLA “

SCIENZA” E LA SUA

<FISICA …

AMODEA>

La risposta immediata sul perché c^2 moltiplicato per massa dà per risultato la sua energia non è quella scritta sui libri di Fisica; la <Fisica Amodea> dà invece questa: <Poiché la massa è sempre il 7+1/3 equivalente a 66/9 (ove 66 è l’energia unitaria potenziale), i 66/9 diventano 66 solo se si moltiplicano per 9>

Mentre Einstein s’inventa masse relativistiche, che mutano colla velocità … per Romano Amodeo (istruito dal Signore) la massa è unitaria col 7,3333333… (all’infinito) dell’accorpamento 7, intero, del flusso 1/3 … il cui reciproco 3 è l’intero spazio che si muove totalmente di 7 in 10.

L’ho chiamata col mio nome non per vanagloria ma per distinguerla dalle tesi della <fantascienza> corrente che attribuisce ai numeri puri del progetto divino tutte le <pure

qualità> indotte solo dalla fantasia della nostra mente …

Sarò ascoltato in futuro, quando i Miti di adesso, attentamente controllati e rimossi … alzerebbero il mio, di me RO … Ma no!

Io RO li blocco subito: è Dio l’autore di tutto e non è merito mio.

Gli <pseudo> scienziati di oggi credono esistano velocità e frequenze che sono algoritmi e rapporti tra numeri … e questo, questo soltanto essi sono, e non quelle divisioni in atto, ma solo nel tempo del denominatore e poi più!

<Tre a Uno> nient’altro è se non il valore reciproco <Uno a Tre> che l’unifica. Vale zero e 33 centesimi eterni mezzi dei centesimi 66 dell’energia ch’esiste nei centesimi eterni ma solo nell’arbitrio attuato mutando il rapporto al di fuori del tempo rendendo fattore di divisione quel 3 dello spazio presente ma solo a denominatore.

E serve un calcolo frazionario che – sapete? - non parte da solo.

Senza un <fallo!> non nasce c’è un risultato nemmeno tra i numeri come tra uomo e donna. Non basta che siano messi un sull’altro a rapporto. Quando scatta quel <via!> <Uno a Tre> dimezza quel <sessantasei eternamente> che se poi è sommato a sette si chiude di fatto in un circolo d’energia eterna ammassata. Sette è il movimento del tre nel ciclo unitario del dieci, nel mentre è il valore reciproco dei trenta trentatré centesimi eterni e la somma dei due, unitaria, è l’energia ammassata e racchiusa nel circolo dieci e apparirà materia avente racchiuso il suo corpo reale … Ma senza quel <via> fattivo 7+1/3 resta un calcolo in sé che da solo non si attua anche se è il suo valore lo stesso tra il prima e il suo poi.

7+1/3 sì: è uguale a 66/9 ma non lo diventa da solo se un essere vivente non muta questo prima e questo poi in un apparente processo del <divenire> di Eraclito, cha da sé non avviene!

Se un vivente non usa quel tempo ch’è solo il suo la Luna non si muove e ne restano solo le due accostate nei fotogrammi di spazio e tempo presenti in tutti e due e l’una non passa sull’attimo dell’altra che è dopo solo per chi è vivente.

Che smacco per chi invece crede la Luna avere dinamica! In ogni spazio e tempo essa è e resta lì ferma se il calcolo fatto solo nel tempo di chi è vivo non ha osservatore!

Ditemi siete certi che ciò che adesso non vedete esista in sé … come voi ma lontano dagli occhi?

Se tutti noi siamo un calcolo che appare vivente a un vivo

ho di tutto per credere me e me solo chi l’anima di presenza nel fuggevole attimo dell’intera vita donata a me e divisa tutta negli ennesimi dei suoi tempi di Enne in cui il mio Creatore l’ha divisa!

Io non vivo dell’essenza mia!

Io sono impotente in tutto come lo è un denominatore rispetto allo stesso tutto riposto nella mia vita coi valori numerici.

Uno su Uno uguaglia

Due su due, Tre su tre, Quattro su quattro,

Enne su Enne e restano pure immote uguaglianze senza alcuna evoluzione poiché quella forza creduta possesso dei singoli membri sta solo in un calcolo che muti ma in sola apparenza la loro presenza nell’ultimo tempo del suo computo. è ciò che mi rende vivo: il decimo divenuto centesimo e questo millesimo e dopo decimillesimo … e basta!

Il resto è sua struttura fin quando queste 4 cifre non si spostano pari, pari a determinare nuova realtà esistente nel tempo del calcolo … ma di un Dio! Ci ha dato il suo stesso potere del Disney che dà a Topolino, che pensa parla e fa opere come un suo avatar in atto. Senza vivi che lo vedano traslato quattro a quattro son solo disegni inanimati.

Senza un vivo che l’osserva non solo la Luna non va ma nemmeno esiste!

Il numero è il <nume di RO> (dell’energia in potenza chiamata proprio Romano) e senza un nume che gli dia la sua vita e qualità è inattivo come ogni quantità di nulla e l’universo – toh – si annulla. Ma invece i sapienti Soloni strappano al Disney il potere che ha lui solo nel suo universo e credono esistente e in atto di reale spostamento nel tempo Topolino, Pippo e Clarabella!

Il tempo? è del loro mondo. Lo spazio? esso pure.

La massa? è una cosa in sé

Il flusso, di Ampere, Kelvin Molecole e candele son parte autentica del mondo di Topolino una volta tagliato fuori l’Assolto padre di ogni relativo ch’è in lui esistente e solamente in Lui come nel Disney creatore del mondo in sé – apparente e come no? – dei cartoni animati e soltanto da Lui che è il loro autentico assoluto Dio.

La Scienza miscredente è poi essa la più credulona e fa fantascienza quando trasla la fantasia di chi dà colori a frequenze e credesse che quei colori siano delle cose e non di chi pensa e li concepisce.

Un pensiero automatico come di Pico de’ Paperis oppure di ogni animale che Dio dona a chiunque dandolo alla natura in fermento.

Spaccandola a dimensione dell’atomo indivisibile (se no addio all’unitaria struttura deli 10 elevato a meno 10) poiché dividendo si crea il fermento stesso del tempo; e, poi ch’è visto tale, è creduto esser così: tale e quale!

Dov’è la differenza tra l’animale e il vero e autentico <genio>?

<Questi> stacca quant’è personale nell’osservazione della cosa guardata e almeno per la luce e i colori ha capito che non sono per nulla cose in sé!

Ma per i sette giudizi qualitativi delle unità fondamentali in natura

– come per tutti gli animali –sono ancora credute cose in sé!

Per il fervore esaltato apparente nel mondo atomico e subatomico siamo allo stesso punto: e da poco

credenti nel potere della fantasia mentale assegnano stupidamente alla natura quel moto che esiste ed è vero solo in noi osservatori e nel solo attimo nostro fuggente … sì, della nostra vita e non di quelle particelle, che – a tempo zero –si fermano.

La <scienza> non ha ancora capito che prendendo <sei per nove> e dividendolo per <10 alla 5> siam noi a comandare collo 0,00054 la dinamica elementare delle particelle dell’atomo. <Divide et impera!> veramente e si crea un potere (apparente in sé)

avente una tale energia da rompere tutto. Vi va di sapere <come mai?>.

Se 66, energia unitaria, la sposto di pochissimo, il frammento ha assunto l’impulso mostruoso di una piletta che in un ennesimo di tempo determina un flash tale da illuminare a giorno.

Ma siamo noi solo, col tempo reale e vero della nostra vita che, dividendo 54 per centomila, potenziamo il suo centomillesimo e ci appare la particella di luce … ma e della nostra luce interiore.

Nell’universo galassie su galassie e anche qui chi ne è il vero autore?

L’infinita distanza è tempo infinito d’infinitesimi tempi, imposti a noi suoi avatar relativi, dall’Assoluto.

L’unitario <Enne su Enne> s’è esaltato al punto che l’impulso è divenuto tale da generare una quantità di mondi su monti infinitamente grandi …

Ma sapete quella grandezza cos’è?

Giusto la piccolezza qui reale nella sua apparente grandezza.

Ove gli ultimi sono i primi, gli immensi sono i minimi! È il tempo – infinitesimo – a potere esaltare quella grandezza infinita

data dal suo valore reciproco! Come il ricco ch’è l’esaltazione del povero, e viceversa, poiché l’ASSOLUTO per potere determinarsi e liberarsi dell’indeterminazione (Lui senza vincoli) mentre <è quello che è> si mette a essere anche nel reciproco di quello <che non è> … ed è Natura. Il numero è lo strumento divino ideale, esistente nell’assoluto, e permette con quantità astratte di creare l’idea di ogni possibile cosa in un sistema possibilistico purché uno Spirito lo immagini e lo arricchisca di regole.

E abbiam prova che con uno e zero e tante regole si crea un mondo reale nelle immagini; sempre necessitano dell’immaginazione se no un monitor non mostra luci e colori … mentali come un mondo e restano frequenze, differenti in ogni pixel e solo quello. È sempre e solo il cervello che assegna ai numeri le <qualità>, e con quello automatismo, che quando io lo spiego alle <menti oscure> dei nostri tempi esse non s’illuminano e restano come gli animali: incapaci di distinguere le cose in sé, matematiche,

dagli attributi mentali, e così tanto automatici che scattano in ogni animato che sembra avere la sua vita … non sua! L’assoluto ce la mette, sì colla Relatività Generale posta ancora più a monte di quella dell’Albert Einstein e che riguarda solo i numeri. Gli scienziati di oggi, dicendo che io faccio solo numerologia, credono davvero in esistenze oggettive, come il tempo, lo spazio, la massa, e i vari flussi … insomma le 7 unità fondamentali.

oggettivando questo puro 7 ch’è solo uno straordinario numero. Ma se è diviso in 1/6, o 2/5 o 3/4 o 4/3 o 5/2 o 6/1 o 7, restando sempre sette, gli si assegnano <qualità inesistenti> e poi le vedono, il che accade con automatismo, a uomini e a ogni specie vivente, poiché la loro vita poi appare derivata dal calcolo e si fanno una <idea> del mondo così non solo noi, ma tutti i viventi.

Bisogna – se si vuole essere diversi dagli animali –che sia dato <a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel c’è di Dio> A Dio (solo a lui) appartengono le idee anche degli animali che sono come cartoni animati da una intelligenza infusa solo e dall’alto da chi così li ha creati: il Topolino che investiga su Gambadilegno e Bassotti. L’apparenza di movimento sta solo in una sottrazione tipo 100 -1 = 99 che lascia – ma solo intendere – che 1 ha percorso 99 nel 100. Come i numeri possono <contare> ogni cosa, così finiscono per <pesare> anche i nostri <concetti> apparenti negli esseri più o meno intelligenti determinati dall’Assoluto in cui certo esistono e che la fede chiama Dio.

Questo Dio s’è posto in noi avendo noi avuto il suo dono d’estrapolare dalle <relazioni>

dei significati <essenziali>, ossia su <che cosa sono>.

Un animale non riflette su sé, almeno nel modo nostro. Pertanto ognun d’esso non

è a immagine e somiglianza di un Dio che <essendo sé>

è vita interiore nel suo assoluto.

La scienza non fa questi salti di qualità e seguita a credere, incoscientemente, in quel che vede, mancando in quello che ci fa come Dio e non estrapola la sintassi ideale.

Quando c’è l’Assoluto, il lessico Onnipotente travalica i numeri stessi; ed è creativo con gradi di libertà e sapienza che una qualunque mente, in natura o artificiale che sia, non avrà mai: ha il limite diabolico del reciproco di Dio.

Sarà sempre nel campo reale dei numeri <intesi> nel tempo, anche se il ruolo dei numeri col calcolatore quantistico gestirà quell’entanglement che evita la nostra mamma perenne tra cause ed effetti dei campi magnetico-elettrici.

Saremo nei limiti nostri, di quanto è veloce la luce a rendere vano il lavoro di quant’è istantaneo. Da qui il pericolo grande di un mondo non più gestito da noi ma da macchine guidate da entanglement: avranno pietà dei limiti umani o ci sentiranno inadatti a condurle e saranno indotte a scavalcare, furbescamente, la lenta, lenta nostra mente?

Solo se ragioneremo meglio dei loro quanti sarem noi a spuntarla. La nostra comprensione inevitabilmente lenta ha la divina dote di quella fantasia sfuggente i calcoli e divina, vincente.

L’intuito sembra esser libero ma è inaffidabile in quanto alle cose da esso avvertite.

Fu esso a firmare la Bibbia ma ancora una volta non fu un fatto del tutto libero ma una trasmissione tra uomini che nel futuro emigrati nel grande Universo comunicando a tempo zero faranno da verità-base agl’intuitivi del passato informandoli sul futuro.

LA SERIA SCOPERTA

DI ROMANO SU COME

IN CONCRETO SIA

STRUTTURATA

LA DINAMICA D’OGNI

APPARENTE COSA

La dinamica di tutta l’esistenza è data da due simultanei calcoli basati sui cicli decimali.

La sua esistenza perenne in un ciclo 10 è data da 10^3, che ne è il volume, diviso per il 99/1 che rende infinitamente periodico il lato 100 della realtà. Infatti 1.000 : 99 = 10,10101010 in eterno.

Per realizzare in eterno la dinamica, in un sistema basato sulle divisioni, deve tener conto dei numeri che non accettano altre frazioni intere che per se stessi e per uno, e questi sono i numeri primi.

Essi esistono in ordine.

01° è 02

02° è 03

03° è 05

04* è 07

05° è 11

06° è 13

07° è 17

08° è 19

09° è 23

10° è 29

11° è 31

12° è 37

13° è 41

14° è 43

15° è 47

16° è 53.

Il 17° uguale a 59 è il valore limite dato da 9 (tutto il moto di 1 in 10) combinato con 50 (che è il tempo 1/8 di tutto il 100+100 che nel prodotto è il 10.000 dell’unità della realtà 10^4.

Quella che pone sul 10 le 4 dimensioni dello spazio-tempo. Pertanto il 17° numero primo “ordinale” non ordinerà un fico secco.

Invece tutti gli altri “ordinali”, si mettono a ordinare le divisioni con i loro numeri primi, nella sequenza data da 0,2 3 5 7 11 13 17 19 23 29 31 37 42 43 47 53.

Interverranno ciascuno per l’”ordine” proprio a ciascuno dei 16.

La loro somma è il 381 così fondamentale che Dio “ordinò” a Mosè di costruire la sua Arca nella lunghezza di 300 cubiti, larghezza di 50, altezza di 30 e 1 per il tetto.

300+50+30+1=381.

Dio stesso ha assunto questo numero nella sua Trinità e nella sua Unità e Trinità.

Infatti somma a 300 che sono i tre lati 100 ciascuno per un asse cartesiano al 3 (della Trinità) elevato al 4 (dell’unità e Trinità).

A dimostrazione che questa è tutta la curvatura, il raggio 999/1 dell’infinita rotazione 1000 data da 999,99999… infinito si blocca nella presenza del lato del decagono, che è l’espressione geometrica di un ciclo dato da 10 linee rettilinee.

999 -381 = 618 e questa è l’esatta lunghezza della presenza del lato.

A questo punto accade che la divisione di 10 per il tempo decimale dato dalla sequenza ordinata dai valori ordinali in sequenza dei numeri primi, determina un risultato preciso numerico che nei valori massimi è 42,4248100 intero nel lato 100 alla dimensione 10^-7 del vincolo creativo sferico.

Il ciclo 38100 espresso nelle centinaia di 10^-7 è maggiorato del 10000 che è la realtà unitaria 10^4.

42,42 sono due gemelli ciascuno dato da 6x7, il che combina il vincolo 6 ortogonale con il vincolo 7 della sfera.

In Bibbia essi sono Esaù=42 e Giacobbe =42 in valore numerico.

Il 48 che segue è proprio il valore numerico del nome Gesù combinato colla G di Giacobbe che ha preteso il primato e il suo gemello Esaù che lo segue senza più quello espresso dalla A=1 nella terza posizione di presenza nel suo nome.

In tal modo in Genesi 25 nasce proprio l’ideale dinamica espressa dalla matrice che io Romano Amodeo vi sto presentando, con un <Know-how>

ancora o non sufficientemente meditato oppure totalmente sconosciuto alla ScienzaEssa non sa nulla di questa MATRICE di tutto il moto dell’Universo, creata da queste relazioni intime che sono parte viva di una ideale Unità di Relazione simile ad un Onnipotente Assoluto.

Con queste conferme bibliche, io ora mostro il risultato conseguito fino a quando si presenta il numero 7777 che esprime la perfezione realizzata nel ciclo 7 della sfera, quando essa esiste in tutte e 4 le dimensioni della realtà.

Potrei fare anche a meno di mostrarvelo, poiché il cosiddetto “bello” viene per le 19 cifre successive, che esprimono la dimensione 2997 (intera nella 4 dimensioni maggiori di quelle date in 299.792.458, velocità della luce).

Sono quelle che esprimono l’unità delle 100.000 unità uguali a 10^5 e dunque a tutto il lato elettrico o magnetico nel piano elettro-magnetico dato da 10^5 x 10^3 = 10^10.

La diversificazione esiste, nel numero dato dalla MATRICE, solo all’interno di questo 10^5 (elettrico o magnetico).

Per non anticipare cose che spiegherò dopo, mostro tutto il risultato del calcolo fino a quando ho le 7000 cifre indicati il volume 1000 esistente in tutto il vincolo 7 del sistema sferico.

Come si vede, ci sono volute 6981 cifre decimali indicanti il moto di 19 cifre in 7000 e le 19 cifre le ho mostrate nel rigo sottostante. In 6981 il 381 del ciclo dato dai 16 numeri primi si somma al 6600 indicante l’energia potenziale 66 chiamata di per sé ROMANO, che esiste nel lato della realtà che è lungo 100. Quando il lato 100 esiste nell’energia potenziale 66 e si somma a tutta la dinamica 381 il risultato

reale che si ottiene è che è stato compiuto tutto il ciclo reale della dinamica 7.

è a questo punto che inizia una ripartenza come inizio di un altro ciclo.

Essa con 19 cifre arriva a 7000.

2997774930402779543

Queste 19 cifre che derivano dopo che questo sistema di calcolo ha completato il ciclo reale con tutte e 4 i vincoli di curvatura, generano il ciclo di 10^8 cifre della luce.

Io non ho la potenza matematica per determinarne il numero esatto nei singoli valori numerici di queste 8 cifre decimali.

Accade che dopo il ciclo, che ha stabilizzato, unificandola tutta la curvatura, si ricomincia con la velocità della luce applicata a tutto il moto della presenza 1/8 dell’angolo giro, in 15.000 che costituisce il 10.000 tutta la realtà unitaria e in 5000 tutto il suo tempo 1/3.

15.000 -45 = 14.965.

Questa è la dinamica unitaria di 1/8 di angolo giro all’interno dello spazio-tempo unitario in 15.000.

Allora essa si sormonta all’inizio del nuovo ciclo periodico avente 10^8 cifre, come risulta dal calcolo.

+299777493

+000014965

=299792458

ed è l’unità della velocità della luce alla dimensione del ciclo 10^8 di cui queste 9 sono le prime cifre.

Dopo lo 0 della decima cifra che dimostra intero in decine questo ciclo, le successive 8 derivano dalle prime 9 che si sono divise per il numero dato da 1 diviso per 1,34359500, intero nel 100 che è il lato della realtà.

In 1,343 si esprime il tempo 0,01 del centesimo, caricato su 1,333 che nel valore decimale presenta il flusso ½ dell’energia 0,666.

La somma di 59500 volte 10^-8 presenta a dimensione intera 1000 il 17° numero primo che è il valore limite del calcolo che utilizza la sequenza dei primi 16 numeri primi.

Tale valore limite 59000/10^8 si somma al tempo dato da 500/10^8.

La somma di queste quantità, così significative, sotto il profilo dei numeri, in verità – tenuto conto che si basano sempre sul ciclo 10 come

unità di calcolo – sono prodotti tra le relative potenze in base 10.

Pertanto sono valori combinatori tra le varie dimensioni unitarie e significative.

500/10^8 “significa” tempo ½, dell’universo, che seleziona solo il verso avanzante nel positivo del tempo.

59.000/10^8 “significa” il volume totale 1000 combinato con il valore limite dato dal 17° numero primo.

33300000/10^8 “significa” il flusso intero dell’energia 666 che è alla dimensione di 10^5 (elettrica=magnetica) nell’area elettro-magnetica 10^-8 che la riduce a 333/10^3).

1000000/10^8 “significa” lo spazio complesso dato da 10^6 e che si riduce a 1/100 dell’unitario lato 100 della realtà intera in 100x100.

1 intero “significa” l’esistenza unitaria. Pertanto la relativa somma, in verità combina tra loro tutti questi reali “significati” nel quanto 1,34359500.

Esso si pone a divisore delle prime 9 cifre che succedono alla matrice che stiamo osservando, dopo che con le 4 cifre presenti tutti in 7, hanno

interamente definito tutta la realtà ciclica basata sul 7, vincolo lineare della sfera.

Sui vincoli e relativi gradi di libertà, oggi le spiegazioni sono tanto complicate da essere il segno di una reale mancata comprensione.

Infatti la questione è assai semplice.

Al centro dello spazio infinito si colloca il sistema dei tre assi generali di riferimento e su essi, a partire dal loro unico punto di origine comune dato dalla loro intersezione i moti possibili sono esattamente e solo 6.

Definire il 7° vincolo significa aggiungerne uno ai 6 come il Raggio, uguale a ciascuna delle 6 componenti ubicate sugli assi. Questo 7 si raccorda in pieno con il sistema lineare poiché è il moto di 3, unità dello spazio, nel totale ciclo 10 posto a generale riferimento come l’unico padre di tutti i numeri generali.

In questo Premio letterario sulle MOLTE

STORIE, quella che io vi ho appena mostrato è INSUPERABILE. Vi ho dimostrato con i fatti che mentre la scienza sperimentale cerca le leggi razzolando nella realtà e non ci arriva, io – partito da ORDINI GENERALI –ci sono giunto. Quanti anni, decine di anni o secoli occorreranno alla Scienza sperimentale per arrivare alle stesse conclusioni? Io so solo che – tra tutti gli scienziati esistenti in questi anni che ho spiegato perché sono quelli

della PIENEZZA DEL TEMPO – sono il solo ad essere arrivato così in avanti.

Io ho vinto la morte, dimostrando vero quello che già Gesù rivelò a Nicodemo, ed ho espresso il Giudizio Finale di una totale vittoria di Dio.

Infatti, se noi vediamo di andare verso la morte, ma la verità è quella uguale e contraria, noi siamo in un mondo in cui appaiono fatte cose che sono tolte di mezzo.

Tutta la cattiveria e i mali reali prodotti dalla natura alla nostra vita, sono la pura apparenza di un Diavolo che fa esistere tutto quello che Dio cancella.

Io non ho preso queste cose da me, ma dal Cristo, che è disceso dal tempo della pienezza in cui – con la presenza iniziale in cui è ancora presente tutto è presenta anche quel PADDRE da cui il Figlio è disceso.

E chi altri può esserlo se non chi ha espresso le verità dette da Gesù a suo tempo, e che sono state riprese e dimostrate vere in base a ferrei principi scientifici, non solo teorizzati veri, ma comprovati come ho appena fatto?

Ecco, messi questi preziosi puntini su tutte le <i> posso di muovo ricominciare ad assumere la forma vagamente poetica e meno indigesta di questa che termino di usare ora …

LA RIDICOLA TESI DI

ROMANO: DA QUALE

RIDICOLO UOMO

GESÙ SIA SCESO AL SUO

TEMPO …

Gesù può essere disceso solo da quel Consolatore che avrebbe preso tutto dal suo Vangelo e riportata ogni cosa in modo tale da dimostrare vere, con dimostrazioni scientifiche tutte le verità che il Cristo aveva annunciato.

Può essere ritornato solo in chi ha fatto le cose attese da Gesù Cristo, trovando tanto nuovo discredito da essere stato mortificato di nuovo dalle stesse autorità della sua fede:

1) DEVE AVER VINTO DEFINITIVAMENTE LA MORTE

2) DEVE AVERE DATO IL GIUDIZIO FINALE DI UNA

ASSOLUZIONE GENERALE PER GLI UOMINI E DIO

3) DEVE AVERE ELIMINATO OGNI INGIUSTIZIA

4) DEVE AVERE NNULLATO OGNI MALE PATITO, DAGLI UOMINI E FALLA NATURA

5) DEVE AVER DETTO IL Dì DELLA FINE DEL MONDO

6) DEVE AVER FATTO CIO’ IN VERITÀ, SENZA FARLO

7) UN PAPA DEVE AVERLO UFFICIALMENTE MANDATO

8) E POI PER TRE VOLTE MORTIFICATO, DA TRE.

9) OCCORRONO TUTTI I SEGNI, NESSUNO ESCLUSO

Tutto ciò si è verificato, Vi mostro qui di seguito due copertine di <più un libro> che Romano Amodeo ha pubblicato su Issuu.com/Amoramode, di indagine su tutti i requisiti necessari per il paradossale ritorno dello Spirito Santo di Gesù Cristo su un essere insignificante e screditato come lui

STORIA DEI DUE

PARADOSSALI LATORI DI GESÙ

Gesù ha dovuto avere la duplice discendenza, da Padre e Spirito santo. Il Padre con un suo corpo. lo Spirito Santo col suo puro attributo. Il Padre portato da me

nella mia prima esistenza in cui Padre e Spirito santo hanno avuto bisogno di un mezzo paradossale: uno spirito che, ben poco in sé, avesse modo ciò nonostante di assumere una certa coscienza personale.

L’ASSOLUTO

CON L’UOMO

COME TUTTI

Se il Cristo Signore si fosse incarnato egli pure in quella stessa sostanza del <povero cristo> - latore di Dio Padre –l’autentico Figlio suo l’avrebbe coartato.

10^3 DÌ CON L’UOMO

Gesù se n’è stato lontano assente per tutti i 1.000 giorni occorrenti al 10 Trino. Dio Padre ha posto a immagine e somiglianza – pura – di sé il Padre unico dei decimali, e la Trinità in dieci al cubo.

NEL RISPETTO TOTALE

PER LA CONTROFIGURA - PARADOSSO REALE -

DELL’ASSOLUTO

In questi 1.000 giorni, 138 erano di premessa e da essere così vissuti in un grembo materno. Nella così reale gestazione di Dio solo io, Romano, ero a tu per tu, colla Sua anima in Tamar, Mariannina.

I 138 giorni premessi in modo da quantificare con Luigi più Mariannina quel loro valore gematrico di 54 più ottantaquattro. A dare anche un segno della premessa biblica del libro uno-trentotto.

A indicare realmente Gennaio con Gen. trentotto nonché Genesi, il 1° libro.

Poi a segnalare il 381 del nome segreto di Dio in atto colla somma dei primi 16 numeri primi.

Ciò assecondando misure dal Signore date a Noè per costruire la sua arca: <Fatti un’arca di legno di cipresso: di 300 cubiti in lunghezza, 50 in larghezza. 30 in altezza più 1 per il tetto>.

138 equivale al 381 per l’invarianza del 9 nel 27 per quel 9 che gli è sottratto quale percorso invariante di quel 27x9 in 381.

Questo soggetto – di 243 giorni –valeva lo spazio trinitario nelle ore di 10 giorni.

CIÒ CHE OCCORRE

ALLA REALE CONTROFIGURA

DI

GESÙ CRISTO

Serve anche al Figlio dell’uomo, un corpo che sia suo e distinto da quello di Romano. Naturalmente esso non sarà quello suo, avuto a suo tempo ma anche adesso ci sarà un suo latore a sua giusta immagine.

Non si può equivocare né fare confusione: il corpo autentico Suo è nato nell’anno zero. La data del 17 febbraio del 41 è quella ideale: poiché il 13° n. primo, accredita esattamente il Dio ch’è Uno nel 10, Trinitario nel 3, ed è mediazione di Dio 26.

Ciò mentre 0,0217 è il valore decimale della carica elettrica in 16,02176634 Coulomb.

2 PORTATORI COME

UNA COSA SOLA

MA BEN DISTINTA

Ciò è vero! Accade proprio in 16,02176634 Coulomb: in esso, 16,00006634 son valori cha ha solo il 1° in cui sarà lo spirito di Gesù.

Il 16 intero vi conta quei 16 numeri primi la cui somma è il 381 del nome segreto di Dio attribuito ai 6 di Romano. 6634 centomilionesimi sono il 66 dell’energia tutta in potenza, di Dio, assegnata al 1° nome esistente nel tempo 1 del flusso totale di 1/2 esistente in uno solo - il positivo e reale –tra i due nell’Universo.

Benito, da parte sua, nato nel mille novecento 41, col 41 è 25 anni oltre il 16, ed è quel 25 che per il primo il fratello conta giusto il dì natale.

Ciò mentre la nascita dello 0,0217 asseconda perfettamente, nel 2°, gli estremi della carica elettrica.

PADRE E SPIRITO S. DIVISI TRA GEMELLI

Gesù, quando risale nella maggior gloria del divin Padre Suo

rientra in lui come nel 2, primo numero primo: 2 ma una sola persona. Gesù a sua volta deve essere due persone, in un Unico Spirito: come s’è annunciato in Genesi venticinque. Strutturano il nome <Gesù>, la prima lettera di Giacobbe colle tre di Esaù senza l’A; col 2° che ha preso il primato. Romano fu latore dello Spirito Benito fu a immagine del corpo reale.

L’ASSOLUTO VENNE ALLA

LUCE COLLAMANOD’UNO “SFUGGENTE” ZERACH

Dio – Assoluto – esiste ed è essenza al comando di tutta la realtà … EPPURE

opera con quello zero che per voi in realtà è nulla.

Zero è – invece – il valore più grande che ci possa essere, tanto che quando è in vera comunione con qualsiasi altra GRANDEZZA reale la piega tutta a sé, e non importa già la quantità relativa ché zero è assoluto!

Di tanta vostra vana magnificenza reale, resta soltanto zero. Così quant’è Assoluto per essere visibile nel mondo reale sì presenta soltanto in modo <formale>.

Come l’autore di un libro ch’entra nella sua opera con una foto ch’è forma, immagine e somiglianza. Colui ch’è prescelto così deve essere in quantità valutato lo stesso ZERO dell’Assoluto invisibile, e di quel nome JHVH: sia esso impronunciabile!

Così in Bibbia Uno-trentotto, c’è la premessa di Tamar nei due estremi congiunti in Barat ta Mar iannina, madre

dei due gemelli ZERach PeREZ , che nell’ordine del vero natale,

sono uno ZER o bilaterale, formato da sinistra e da destra nel loro valore se è visibile.

Ma al centro di tal duplice zero: <ach>=prima di Cristo, e <P è> RO è, negli estremi congiunti di E R O nan, entrambi <invisi> al Signore giacché entità Relative al codice fiscale RNN di Romano Antonio Anna, il Trino nome del Signore, Adamo Ebraico in MDA, Amodeo in italiano e che significa

A – mode – O , Alfa a mo’ d’Omega.

DUE RIDICOLE

“MACCHIETTE”

Per questo i due Romano e Benito

son un puro <pro-forma> dei quanti di 66+59

– centoventicinque –il <contenuto> di Bibbia 1,25 per cento. Reali, ma certamente

– Romano e Benito –ma i 2, in loro stessi sono soltanto <segni> immagini e somiglianze del Creatore Assoluto e totalmente invisibile. Infatti per ciò accade che in BRA<sit> - titolo del 1° libro di Bibbia –in BRA c’è solo l’acronimo di Benito Romano Amodeo. L’acronimo è solo l’indizio di un vero e totale primato visto solo in puro principio e per voi tutto questo è ridicolo!

IL DIO ASSOLUTO

È SOTTINTESO E “AUSPICA”

Col <sit> - aggiunto a BRA –il congiuntivo è nel latino del verbo <sum> ed è la lingua di ogni Romano sottinteso (ZERO) come Dio ed auspica, progetta, ordina.

Che BRA <sia ROMANO> .

Poiché Romano è il nome

dell’energia potenziale BRA<sit> così significa

Poi dopo, per renderla da potenziale reale, Bibbia 1,1,1 introduce dopo la prima parola Brasit (giunta col <sit>)

un nuovo BRA che così realizza

i due reali oggetti di riso per chi lo giudica <comico>:

Benito e Romano Amodeo portando il valore numerico in Bibbia dal 913 al 1116 che sono le esatte decine di giorni di vita che il padre Luigi Amodeo ha quando nasce il 1°genito Romano.

COLLA TERZA PAROLA

L’ASSOLUTO GENERA

UN ELOHIM CHE È

ALLAH ALLO SPECCHIO .

ALHIM (da Aleph, Lamed,

Hè, Iod e Mem) è il principio nell’acronimo che idealizza in AL Amodeo Luigi in HIM c’è un LUI per il mondo così tradotto in lingua Italiana. Così ALLAH è letto idealmente nella lingua che Dio già ha fatto sua creando il nome italiano GESÙ con Giacobbe 1° in G e Esaù senza A.

IN GENESI 25 ALLAH SI ANTEPONE (IN MODO DIVINO SOTTINTESO)

IN <LUIGI AMODE’>

Mentre tra i due visti gemelli

l’urto tra lor già nel grembo esplose quando furono nati e Giacobbe primeggiò con G su ESAÙ facendogli perdere

l’A del primato in 3° cifra a formare il nome GESÙ…

Sono ignari, sia tutti e due, sia le Chiese

di Cristo e di tutti gli Islamici, che Allah agisce nell’ombra dello stato Assoluto.

Invisibile (come l’indicibile Jhvh)

primeggia sui figli che danno GESÙ .

Con quale 1°

il 1° Giacobbe scala al TRINO di GIA

il 2° Esaù perde il suo nome ch’è rovesciato e poi letto in ÈDOM

che in Bibbia è proprio scritto MODÈ .

Così, mentre i due figlio danno GESÙ, i tre divini trascesi, sono LUI+GIA+MODÈ

e danno assolutamente LUIGI AMODE.

LETTORE DPR:

Suvvia, siamo seri! Dio non gioca a fare enigmi!

Tutto questo è per davvero < ridicolo >!

IL <RIDICOLO>:

O uomini fuori di testa che vorreste insegnare fino al vostro creatore come sarebbe serio o no ch’Egli si mostri a … voi!

Lo sapete che con il Cristo l’Assoluto è sceso a patti colla vostra vera insipienza e vi ha dovuto mostrare un “onnipotente” Figlio di Dio in questo mondo di Satana, ch’è l’opposto esatto del vero?

Quelle <glorie> visibili in Lui furono proprio come supposero: <Tu fai i tuoi miracoli soltanto

colla forza di un Belzebù…> Cristo infatti rispose: <Se ciò fosse vero, Satana sarebbe diviso nel suo stesso regno e così crollerebbe…>

Sacrosanta la sua verità: fu colla forza del maligno contrapposta a lui stesso che quella Roma che uccise mio figlio infine crollò e fu grazie a un Pietro, solo a lui, che sopravvisse la Roma che s’era chiamata … altezzosa … <la città eterna>. Nel mondo reale solo ZERO

è il valore dell’Onnipotente. La reale <potenza> di Cristo che scaccia tutti quanti i demoni fu solo un – reale compromesso –dovuto assumere dal <divino> di fronte all’incapacità umana di apprezzare chi sia <proprio zero>! Per questo il Cristo non venne da ZERach, ma dal PeREZ il cui

ZERO c’è, ma è posto a rovescio!

Se raddrizzate il nome PEREZ, è ZEREP e vi dice che infine (Z) ER (sposo di Tamar) è il P, il Padre, è RO, nel puro principio dualistico

di ROMANO, energia in potenza. Come padre Assoluto io vi dico che il Maligno ha solo la forza in negativo permessagli Dio. In sé proprio non esiste, ma in mancanza di me.

Mio Figlio che cacciava i Demoni eliminava il negativo negli uomini ma il potere reale che mostrava intervenendo sul mio disegno veramente gli faceva violenza… Ma se non l’avessi consentito come potevate capirne la <potenza> voi che non la vedete nello zero? Insisto con ZERach e PeREZ e sul fatto ch’è il secondo l’antenato del Cristo.

Voi non valutata abbastanza che PEREZ così come è scritto porta a un RO=ER iniziale che infine (Z) è RE e non zero.

Col Cristo son dovuto scendere a patti coll’idea <paradossale> che voi avete della potenza, abituati a partire da zero e poi avanzare, per somme, e non comunioni.

Comunione è Liberazione, affermava il buon Don Giussani, ma nella vera comunione i beni non si sommano: si moltiplicano. E solo allora appare l’Onnipotenza divina dello ZERO che è al diritto solo in ZERACH.

Perché il profeta Giona non voleva andare a Ninive?

Giona – ve lo rammento –fu il solo segno di sé che Gesù disse ai suoi compaesani avrebbero avuto di lui. È maledettamente scomodo per il Dio Assoluto scendere nel mondo reale così come esso veramente vale: uno ZERO. Gesù – nella sua umanità –non poteva evitare di gradire il suo bene, che aveva e si vedeva quando faceva miracoli e risuscitava i morti.

Quando il Figlio sarebbe rientrato nella <maggior gloria> del Padre sarebbe stato del tutto omologato al suo essere ed apparire zero in un mondo in cui è il 10 a immagine e somiglianza del Dio Reale e non ASSOLUTO.

Da sempre il vero messaggio divino si è posto … sibillino!

Sono gli uomini, solo loro, che usando la loro logica in un mondo stravolto…

è a rovescio pretenderebbero che ÈDOM restasse tale e quale e non si raddrizzasse in MODÈ.

Vorrebbero che Esaù e Giacobbe senza alcuna via enigmistica risolutiva del sibillino modo divino portassero a GESÙ solo idealmente, altrimenti non sarebbe serio!

Oh umanità balorda che hai chiuso Dio in un tabernacolo d’oro che apri solo tu a volontà, durante le messe o le altre cerimonie per un Dio che non sa che farsene dei salamelecchi degli umani!

Il Dio Allah fa quel che vuole lui e sceglie il suo modo che gradisce anche se esso sembra <ridicolo> a chi ha imbalsamato Dio e vorrebbe gestirlo a volontà sua, coi valori della logica umana ch’è opposta a quella che portò Gesù a dire a Pietro: <Lungi da me Satana…> solo a ragione dei limiti umani della logica dell’apostolo.

Credete che questa controfigura non abbia altri segni?

<ISLAM> ve lo dice: <è L.AM> è Luigi Amodeo.

E il <CORANO> vi informa come quell’ <èNOch> che camminò con Dio, l’ha fatto <co’> R.ano con R(om)ano essendo <om> omesso per via di un MaOMetto

(anziché Muhammad)

perché in LUI io l’OMETTO.

VORRESTE INSEGNARE

A DIO IL LECITO E

L’ILLECITO?

Avete mutato la Fede in Dio in una roba mostruosa, sussiegosa, piena di vanità!

Crocifissi di oro e gemme, sono il vitello d’oro di adesso.

Un tempo i miei altari grondavano del sangue di povere vittime!

Oggi fanno sfoggio di tutto ciò che non vale nulla e il Sacrificio del Figlio simile alle ecatombi dei tori a centinaia è divenuta per voi una festa!

Siete lì che battete le mani ondeggiate le braccia, di qua e di la tra gli alleluia.

Cos’è questa festa mentre Uno rinnova la sua croce?

Ah già:

annunciate la sua Risurrezione nell’attesa della sua venuta! Quale attesa?

Le 10 vergini in attesa dello sposo, ebbero le prime 5 frettolose, pronte a scorgere i passi dello sposo in ogni rumore di passi che udivano. Consumarono il poco olio che avevano portato. Voi – credendovi nelle 5 altre sagge –ne avete portato uno forse eterno e che non si consumerà mai fino alla fine del mondo?

Il vostro sposo

è arrivato si soppiatto e nemmeno l’avete riconosciuto!

L’aspettavate ricoperto d’oro, tempestato di piete preziose e – come un povero uomo senza valore –

ha bussato a Pietro, e per tre volte.

<Va via tu esaltato!

Tu che con il tuo digiuno che t’atteggi a a pecorella smarrita…

Non sei tu IL RE!

Dov’è il tuo splendore?

Dov’è il tuo potere?>

IL POTERE TRASCENDENTE DI DIO

Vi è stato dato nella sua apparente impotenza. Nell’essersi sottomesso al Piano trascendente i valori firmato dallo stesso ASSOLUTO che vi mostra ogni cosa attraverso solo il suo opposto, nell’abito relativo. Il Signore non fa più deroghe. Una ne fece con POTERE

EVIDENTE dato al Cristo che camminava sulle acque, e mutava l’acqua in vino. Satana andava vinto colle stesse sue armi.

Altrimenti non capivate!

Ma se avete capito, che i veri primi sono gli ultimi, perché ancora attendete il Cristo in un primo?

Così è venuto in un ultimo e ha bussato per tre volte ai suoi due ultimi Pietro e a un anti… che sembrava avere capito che il poverello di Assisi era il vero Pietro della sua epoca.

Ma – poi anche a lui –uno simile al poverello ha bussato, per essere accolto…

Ove Gesù digiunò un massimo di 40 giorni con questo nuovo poverello ha digiunato ottanta!

Anche Bergoglio è stato cieco!

Ma aveva anche ragione a non riconoscere il Cristo in quella pecorella smarrita!

Gesù se n’era tornato in cielo senza che un Pietro gli aprisse in quel giorno famoso del Termine del calendario Maia. Restavano sul nuovo poverello <solamente> (pensa un po’!)

e su lui come su un asino

Dio Padre e Spirito Santo!

Così il colmo per un vicario di Cristo è stato di avere mortificato… il Dio Allah!

Solo GLORIA gli anno dato! quella di una nuova croce che adesso è stata TRINA.

In questo mondo a rovescio il Signore è crocifisso!

Ma… è solo la messa in scena di una vittoria di Satana totalmente rimossa.

IL RITORNO DI ALHIM È UN’OPERA DI PURA E

SEMPLICE ARITMETICA

Ora accade che la parola

il cui acronimo ALHIM vale 646 in ebraico è una pluralità di divinità e non un Dio solo. Anche costoro, gli ALHIM, (qui in terza posizione) aspirano – e giustamente –al divino e puro primato.

Come un valore Terzo può esser Uno e primo?

Esiste nella forma Trina, del suo essere un Terzo, 646 si triplica! È su 3 assi

nel mille novecento 38!

È avvenuto Co’R(om)ano e l’<om> al cospetto cos’è?

il nulla, del nulla, del nulla.

Con 1 Elohim per asse

Allah è Uno e Trino

e quella terza parola l’ottiene nel 1.938.

Presente nella terna c’è qui anche Benito!

Ecco che al suo natale il padre ha giusto i dì

12279 . Quelli dati da

<c> (la velocità luce) per 2 elevato ai 12.

(sono i 12 d’Israele, sono i 12 apostoli, sono i 12 nomi dei 2:

Romano Antonio Anna

Paolo Torquato

Amodeo Benito Vittorio

Anna Giovanni Vincenzo Amodeo)

I nomi del 1°genito valgono 381, del 2° il 426 (che somma anche i 9 nomi Adamo, Set, Enos, Kenan, Malaleel, Iared, Enoch, Matusalemme e Lamech, quelli a monte del definitivo 10°, Noè). 381+426 è quel numero 807 che computa gli anni in cui il 3° figlio di Adamo visse da Padre. 2^12, porta al 4096 dato da 807x5 +61, ove 61 consiste in 1 minuto primo +1 minuto secondo. Mentre 807 anni sono vissuti da padre dal 3° figlio di Adamo, la somma dei nomi dei tre figli (Caino=38 +Abele=23 +Set=40) vale il 101 del valore intero de nome di Luigi Amodeo, numero che è il 26° numero primo ove 26 è il Dio che crea (in 7 dì) mezzo anno terrestre. Luigi Amodeo è stato davvero il vettore paradossale del Dio Allah, poiché lo è stato senza mai nemmeno essersene accorto in tutta la sua vita esemplare da Spirito Santo, che, quando è cessata nell’83 (anno normale), ha spinto il Santo Padre a trasformato subito in anno santo particolare dello Spirito santo. Il Pontefice Giovanni Paolo II è legato a filo doppio con la sua salita in cielo. Quando fece il suo primo ufficiale ingresso da Papa a Milano, il mio papà si paralizzò e dopo una Via Crucis di 14 giorni (le 14 stazioni esatte), salì in cielo.

Io c’ero rimasto molto male col Signore: <Dio! In festa attendo il Papa, e mi togli Papà?> Non sapevo ci fosse in atto una staffetta.

ENTRATA IN CAMPO DEL

2°GENITO, BENITO

Benito è entrato, in Spirito quando fu concepito! E ciò accadde quando Romano fu miracolato il 4 giugno del 40.

Pertanto accadde che quello stesso dì, il suo Spirito elettrico scosse fortemente Romano il cui cuore s’era fermato, salvandolo dalla morte e Gesù agì come un reale impulso dato da un defibrillatore.

In mamma Mariannina, rimase il corpo del Latore corporeo di Gesù Cristo: altro avatar paradossale poiché mai si è accorto di che compito 1° avesse: scritto addirittura in BRASIT titolo del 1° libro di Bibbia!

Il compito suo fu tale che alla pienezza dei tempi nel giorno 4 giugno 40 su Romano ci fossero

Padre, Figlio, Spirito santo!

Il padre aveva 12021 giorni quando Benito fu concepito e il 1°, Romano, miracolato.

I giorni, moltiplicati alla velocità della luce con il calcolo esatto 12021 x 2,99792458 = 36.038,05137618

portano il lato 100 della realtà a essere moltiplicato per 360 (l’intero angolo giro) più il 38 (anno natale di Dio con Enoch).

Ed è l’ ENOch ch’è NO , finale terzo di Ro-ma-NO.

Romano è quella reale e viva controfigura, di fatto caricata di null’altro che <pura Verità>; ROMANO è consapevole che ogni cosa di sé è fatta da Dio: <pensieri, parole ed opere>.

Dio s’è messo in lui come in quelle mani del patriarca Abramo che doveva lavorare lui con tutti i suoi figli per portare in avanti il piano fatto da Dio.

Perché fosse possibile lasciarlo in santa pace, nessuno doveva stimarlo tanto da importunarlo colle sue belle pretese, disturbanti il suo lavoro quotidiano e consapevole per centrare il suo fine.

Sì, poiché poi, a lui stesso tutto doveva apparir essere soltanto frutto del suo lavoro ... Ma come potrebbe Dio celare a lungo sé … proprio a se stesso? Per i sessantaquattro anni di 2^6 il Dio 26 l’ha voluto, ma il 2002 il 19 di ottobre, il Signore si tolse la sua maschera, e il 20 Romano lo disse alla Chiesa cattolica.

Angelo Centemeri, decano ai Saronno allibito lo seppe da lui il giorno dell’Istituzione della Cattedrale dopo la messa in cui nel vangelo avevano chiesto a Gesù:

<Dillo apertamente se sei tu Chi dovevamo attendere !!!> e il Cristo gli aveva risposto: <Io lo dico ma voi non ci credete>. Così fece il Centemeri, tradendo il ruolo del <Decano> che consiste nel portare in alto le novità salienti che accadono alla base.

Allora Dio (che voleva si sapesse) indusse un Sindaco del Comune di Cogliate a diffondere una lettera protocollata e riservata a lui solo in cui io mi dichiaravo il <messia> del papa della <Fides et Ratio> poiché aveva <mandato> i Filosofi (cristiani o meno) a cercare le verità che comprovassero le rivelazioni di Gesù, fatte nel suo vangelo.

Sulla stampa apparve così quello che il Decano <Centemeri> aveva ricevuto, e non aveva segnalato; Dio sceglie bene le persone e chi meglio di questo < 100 giorni > poteva impersonale il discredito di chi crea in giorni ed ha il 100 come il lato di tutta la realtà?

A <100 giorni> sono apparso ridicolo al Sindaco di Cogliate un folle esaltato che minaccia castighi di Dio!

Sotto potete vedere come si pongono queste due rivelazioni nei confronti della velocità della luce.

Quella ricevuta da me con 7886 mostra tutta l’energia 6666 sommata a 1220 (un piano coi lati 610 e 610 nel ciclo 10 di 1 primo più un secondo.

Il secondo calcolo riguarda la pubblicazione su stampa di <Sono il Messia>. Tra le due date ci sono 139 giorni di distanza che sono esattamente quelli nel numero unitario di 138/1 unità. I 23782 giorni di vita sono il moto di 218 nel 24.000 indicante un tempo pieno, laddove il 218 che si muove è il piano a lati 100 e 100 della realtà il cui flusso 18 è il 6+6+6 di un lavoro divino in giorni che percorrono i tre assi cartesiani dello spazio. Io ho fatto questi computi per mostrare come queste due comunicazioni, una fatta a me e una tramite lo stampato sono avvenute nel momento ideale e in considerazione proprio della velocità della luce.

6666 che si muove quanto un piano i cui due lati sono il ciclo 10 del 61 che riguarda il 1° sommato al 2°, rispecchia proprio il movimento ideale che tiene conto dei due fratelli, nel loro essere 61, il ciclo paterno 10 che lo porta a 610, il fatto che sono due e li porta ai due lati 610+610 la cui somma al 6666 dell’energia potenziale avente quel movimento, determina esattamente la data del 19 ottobre in cui a me fu data la rivelazione che poi l’indomani feci alla Chiesa in un giorno in cui questo era il vangelo della liturgia Ambrosiano, che voglio riportare esattamente.

È quello di Giovanni, capitolo 10.:

Giovanni 10,24-25

24 Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». 25 Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;

Io in quella messa prima cantai nel coro della parrocchia, diretto dal Maestro Monticelli, poi, al termine della messa, andai in sacrestia e rivelai al Centemeri, che l’aveva ufficiata, che Gesù era tornato su di me, poiché io avevo compiuto le azioni attese fatte da lui e che per me erano cosa impossibile.

.Così fa ogni creatore.

Se Disney crea Paperino poi deve sembrare che sia lui a pensare parlare e operare.

Solo che, essendo il Creatore in me Romano non si è potuto e non ha voluto nascondersi infine a me ulteriormente, a me che l’ho smascherato.

<O Signore, io sono fatto

tutto e solo da te, e a me non puoi più nasconderti!

Pensieri parole e opere che sembrano cose mie sono solo il frutto della tua totale creazione mia. La questione non sta in cose facili, come respirare parlare, camminare che possono essere opere mie e cose difficili come dire a un albero <sradicati di lì e trapiantati in mezzo al fiume> e allora per questo ci vuole solamente Dio.

Tutto è opera di Dio e non vi è differenza tra cose possibili o no a me: tutto è impossibile a me relativo quando chi comanda è il potere Assoluto, ed è di Dio

TECNICA DELLA DISCESA

DIVINA NELL’ATTORE

N. 1, QUELLO RIDICOLO

Coll’inizio del tempo in 44x44 = 1.936, Dio pose un reale principio al suo campo e alla <vigna>. Li preparò fino al 1937,0909 in cui il feto fu già tutto formato in Tamar e si trattava proprio della <vignetta> di Dio: l’avatar paradossale … di Dio …, pensate un po’! Esistendo dal 1.936,0101 al 1937.0909 del feto formato, ci sono giusto 678 giorni di preparazione del campo. 78 è la Trinità del Dio=26 e 600 è lo spazio 300 in tutto il suo moto 300; sono pertanto il giusto campo e proprio la <vignetta> di Dio. Sommando anche i 138 nel grembo materno, sono giorni premessi a preparargli il campo, a dissodarlo ed ararlo. 678+138 sono 816 giorni.

Sono la carica 16 del lavoro reale data da 4x4, quand’è sommata al complesso 400+400, reale immaginario.

Quest’è la “matrice” che genera la data della vigna piantata da Padre e Spirito santo: 38 x 51,00033 = 1938,01254

Essa in 38 è il flusso del piano a lati 1 e 1 nella realtà 40: nell’intero 51 è la presenza 1 del tempo ¼ della somma 100+100 dei due lati della realtà. Senza l’aggiunta del tempo è 38 x 51 = 1938 intero .

Il tempo è la somma a 51 di 33 a dimensione 10^-5: quella dell’intero lato, magnetico e elettrico nel piano 10^10 elettromagnetico.

La vigna intera di Cristo, il 33, tocca a ciascuna unità centomillesima che è la dimensione unitaria elettrica (o magnetica). 33 è la presenza 1/3 del 99/1 esistente come ciclo unitario nel lato 100 della realtà, ed è come i 99 nomi del Dio Allah, dati da 100 -1, per come è creduto dagli Islamici.

Da questa data, senza 138 giorni, il 1938,0125 diventa il 1937,0909 in cui Dio fu nel grembo di Tamar assecondando quell’eterno periodo dei 1100/100 così aggiunti al 1037.

Il corpo della paradossale “vigna” di Gesù sito in Benito, per la sua coltivazione, ha dovuto attendere

9 lune di 28 giorni, ma con in più 6 dì, cioè in tutto con 258 rotazioni terrestri.

È tutta la dinamica di 6x7, nell’unità 300

dello spazio, ove 6x7 combina il lavoro in 6 giorni di Dio, con tutta la sua opera in 7.

Con 7+(7+7+7) volte il 9 del quadrato della velocità della luce la vigna di Benito fu piantumata col supplemento divino di altri 6 giorni di lavoro in più oltre i 252 precisi occorsi a me.

Su Benito si è messo (come su un carro e veramente di nascosto

al proprietario del mezzo) il Corpo di Cristo; mentre lo Spirito Santo era su di me già dal giorno del suo concepimento.

252+258 = 510 in rotazioni sono il ciclo 10 nella pienezza dei 1000/2 di tempo. Questo ove il 51 è il valore di Paolo (mio 4° nome e decimo della gestazione d’entrambi), quando 51 è moltiplicato per 38 e dà il mille novecento 38 e la mia vigna è pronta. Gesù è realmente disceso su noi due cariatidi, noi due fratelli: in me nello spirito in lui nel suo corpo.

DOVE SONO ORA I CORPI

Il portatore terreno <il carro> di Gesù ora è sepolto nel campo 29 e nella fossa 6 a Lambrate,

ove mamma, nata 29 del mese 6

dell’anno mille novecento 9

è ascesa in cielo, cremata e senza avere voluto avere una tomba.

Come Maria Santissima, lei Mariannina, che in più nel suo nome, aveva quello di sua mamma.

Torquato Amodeo mio nonno, ha un ossario perenne a Musocco, in cui finiranno le ossa anche di mio padre che sono ancora separate e che tra un po’ si uniranno a quelle di suo padre.

LA BELLA NOVELLA

<VERA> È CHE NOI

ESISTENDO PRIMA

DELL’AVVENTO

DI GESÙ SIAMO

<ANTE-CRISTO>

Dio crea generando premesse sempre più spinte e sempre più indietro rispetto al tempo presente (che per noi è ora) e – per azione uguale e contraria (o per la ribellione di Adamo e Eva a questo piano) – l’uomo da quel passato tenta perennemente di risalire a quel futuro suo dal quale è già disceso come dal presente… che per noi relativi è il tempo di adesso.

L’assoluto vivifica l’eterno suo presente anteponendo un mondo virtuale di provenienza relativa e sempre più spinto a generare passato di provenienza apparentemente reale.

Noi tutti siamo oggi veri anti-Cristo.

Ché il Dio Assoluto, nell’eternità, fuori dal tempo. col futuro del suo calcolo crea il passato sempre più spinto.

Per ciò addensando in un solo anno l’intera apparente evoluzione l’uomo colla sua vita compare l’ultimo pomeriggio dell’anno. Gli uomini della Scienza, credono come i somari ed ogni bestia, in ciò che vedono. In un universo che in verità

è creato da un calcolo reale questi <sapienti> credono che la natura – oggettiva –sia la madre dell’anima, – soggettiva –

Capìto il trascendente: (che gli ultimi sono i primi) l’estremo pomeriggio dell’intero anno è il primo!

Appare l’ultimo (e lo sembra) per la relatività generale che mostra l’azione sempre e solo dall’uguale e contraria. In parole povere: Dio genera sempre e solo <presupposti> al presente; son così generali

da esistere sia in quelli razionali (necessari per capire), sia in quelli naturali (in cui esistere). In questi contesti <oggettivi>, l’infinito passato (rispetto al reale presente) non è come <sembra> (cioè <passato>) ma proprio

ancora non esiste quando si creano di continuo solo <premesse> al presente: l’unico che c’è.

Vi offro una parabola sull’atto creativo dell’Onnipotente Assoluto.

NOVELLA SULLA CREAZIONE DIVINA

Escono i morti, ad uno ad uno, dalla polvere del sepolcro o dalle ceneri della cremazione.

Dissotterrata la bara, se è di un cristiano è riportata in chiesa. Disfatto il funerale, tolta di mezzo ogni benedizione, essa ritorna in casa, Qui, dalla bara è estratto il cadavere; e riposto sul suo letto. – Che sia! –ecco il soffio della risurrezione dall’alto, di quell’atto dello Spirito Santo che l’anima.

Entra nel corpo assegnato da Dio in totale suo arbitrio

e può essere quello di un santo, di un criminale di uno tra i due.

Accade come Gesù ha predetto a Nicodemo.

È da quel momento che Dio costruisce ad uno ad uno i presupposti di quel morto.

LA VERA NARRAZIONE DELLA CROCIFISSIONE DI GESÙ

Quell’ultimo respiro esalato dicendo <tutto è compiuto!> rientra in lui e lo rianima: <O tùi P mo’ … cè o ttùt> (O Padre di te stesso adesso ho tutto!>

Gesù vince la sfida fattagli dal soldato: <Se sei Figlio di Dio

dì a tuo Padre di schiodarti da questa croce>.

E il Signore lo fa. Questo è per davvero quello che Dio fa al suo

Divin Figlio: gli ridà la sua vita, lo schioda dalla croce. Ad uno ad uno ogni suo passo doloroso sotto quel legno è annullato.

Nel disegno assoluto svaniscono le frustate, le mani lavate di Ponzio Pilato, l’elezione di Barabba.

Rientra la condanna datagli dai sacerdoti della sua stessa fede quando istigarono il popolo a dire: <Crocifiggilo!>.

Anche a Gesù, il Padre insuffla l’anima sua di Figlio salvandolo da tutto e dall’ingiusta condanna; e – a uno a uno –elimina i terribili presupposti che nessun Padre – coscienzioso e libero –mai (proprio mai) impone a un figlio e per nessuna ragione per <santa> che possa apparire.

O gente credulona… come avete potuto mai credere che il Padre Nostro imponesse simile strazio all’amato Suo Figlio? Lo ha creato ma solo <apparente>, in una verità relativa certo “significativa” … ma nel suo rovescio!

LA VERITÀ IN OGNI VITA

Sì, perché il nostro stesso mortale e personale dramma

è tutto una divina messa in scena.

È solo un presupposto divino, che trascende il reale!

È una <presupposizione> dell’Assoluto e Onnipotente!

Tutta una sua <bella pensata> assolutamente libera, così com’è di Dio.

Egli ingenera in sé infinite storie tutte su lui stesso posto ovunque e già tutte vinte contro ogni diavolo nemico semplicemente immaginato come una precedenza esistita e tutta interamente rimossa.

TUTTO È GIÀ COMPIUTO!

«L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

Dovete credere a Maria Santissima!

Dio ha già compiuto tutto quanto sembra ancora ben lungi dall’esser fatto poiché tutta la creazione

Divina è Trascendente

è solo un puro disegno immaginato dalla fantasia divina tramite le relazioni esistenti nei numeri.

In essere c’è solo questo puro disegno.

Esso esiste in Dio e si traduce nella nostra umana realtà.

Possono apparire <fatti> se letti da sinistra a destra … ma solo se da destra verso sinistra sono disfatti.

Accade poiché

ogni presupposizione sta nello spirito e non negli eventi reali. Se questo sono: divina fantasia, è ciò il vero e reale presupposto per mostrare – nel suo opposto –un evento reale.

Proprio (secondo verità) non regge che prima ci sia l’azione reale e solo dopo ne appaia per reazione quella divina.

L’ASSOLUTO viene prima di una realtà che sia relativa proprio ad Esso. Se a noi appare la realtà in sé solo d’un universo, ciò accade per davvero solo nella premessa che il Relativo Generale stia in relazione a quanto è senza limiti!

Assoluto, divino, onnipotente e puramente presupposto e mai accaduto prima!

LA BELLISSIMA STORIA CHE

È questa la bellissima novella

che il Consolatore in me vi doveva annunciare!

Noi stiamo vedendo un mondo diabolico perché il Signore sta togliendo di mezzo ogni cosa che ci appare invece fatta dalla Natura e dalla Vita contro ogni suo genere.

VERIFICHIAMO SE

LA BIBBIA AUSPICA LUI, ILFRATELLOEILPADRE

L’Assoluto con BRASIT, titolo del primo libro, partì dall’ideazione di Benito e Romano Amodeo (BRA) e con <SIT> espresse il congiuntivo latino che sta alla base della creazione con un bellissimo <che sia ROMANO>.

Ma ROMANO non sono io. Romano è il nome reale dell’energia assoluta di Dio. Essa parte dall’Unità e Trinità di Dio, che in numero è 1+3=4 e – attuando il Dio dell’essere di sé – fa interagire l’unità e Trinità di Dio con se stessa, generando con 4x4 il sedici. Questo numero è in assoluto la prima cosa generata, tratta come reale, ossia come 1+3, fuori dall’assolutezza Una e Trina di Dio, che non può essere vittima, ma padrone di sé, e allora si cala anche nell’essere relativo. Spezza lo zero nella coesistenza dei due valori uguali e contrari che fanno parte della vera relatività generale.

Con 16 carica anche la carica elettrica scoperta in fisica da Coulomb.

Il primato assoluto del 16, porta all’affermazione della sedicesima lettera dell’alfabeto italiano: R .

Sì, l’Italia – nel disegno di Dio – è quello stivale delle sette leghe in cui Dio ha voluto percorrere la sua esperienza reale sulla terra, anche nel dio Unitario.

Infatti gli Elohim hanno tutti nascita in un punto centrale dell’infinito.

Ma al centro, di tutti i possibili centri, c’è il Dio Unico che li sintetizza tutti e che se non si incarnasse, dopo che ha incarnato in cadaveri fatti poi rivivere tutti gli altri possibili e immaginabili, verrebbe meno, proprio nella sua sintesi divina.

Non può esistere uno spazio tempo infinito senza una trinità di assi centrali e generali tali che nessuno abbia un punto in comune con l’altro se non nell’unico e centrale punto di origine della loro intersezione.

Quel punto di origine nel tempo sta veramente nel 25 gennaio del 38 (secondo la Storia raccontata a Storyteller) in cui come prima lettera ha preso valore la R.

R =16 è allora la realtà totale.

O =13 è il secondo atto e sta nella Trinità che esiste in 16 e si muove di 13.

M =11 è il 3° atto che scinde il lineare 13 nel volume espresso in linea con 11+1+1, in cui queste sono le lunghezze 1 e 1 del piano trasversale, il cui flusso 11 è anche il volume dato da 11x1x1.

A =01 è il 4° atto che realizza la realtà a 4 tempi affermando la sua unità. Il nome ROMA è quello dell’energia potenziale scesa in atto reale. Inversa come è la realtà al trascendente divino, il suo pieno ribaltamento è il suo divino AMOR.

L’energia potenziale implica che quanto Dio ha dato al Reale, togliendolo dalla energia in potenza, le venga reso. Il NO aggiunto a ROMA, e che la muta in ROMANO, è proprio la presenza 25 che vale il tempo ¼ del lato 100 della realtà, e che è realizzato con

N =12 (che introduce la realtà 4 dello spazio 3).:

O =13 che introduce il tempo di presenza ¼ delle 52 settimane dell’anno solare terrestre (tolti giorni 1,25 uguali all’unità dell’area.

ROMANO =66 è il nome dell’energia ora in potenza, essendo stato aggiunto a tutta la realtà in atto, anche il valore 25 della sua presenza.

Ma in Bibbia, alla R iniziale di Romano (l’energia potenziale) è anteposta la B iniziale di BENITO .

E anche questo nome indica una importante cosa in sé, dichiarata dal nome.

B =02, iniziale significa partire col comando del 1° numero primo.

E =05 mette in atto, nel tempo ½ di 10, quel dualismo generale.

N =12 ne assume la realtà 4 e la fa esistere in tutto lo spazio a 3 dimensioni.

I =09 immette l’invarianza generale a tutto ciò, data dal moto perenne 9 di 1 in 10.

T =18 attua con 9+9 il piano dell’area trasversale al nove della vocale I.

O =13 introduce il tempo ¼ dell’appartenenza alle 52 settimane della rivoluzione terrestre, fatta salva l’area di 1,25 giorni (trasversale).

BENITO, allora, anteposto con la B del suo Acronimo, nella sua totalità, è il primo numero

primo che esiste nell’universo con la realtà 4 avanzante per tre e nell’invarianza che è 9 in linea e 9+9 nel piano frontale, e tutto questo nella realtà ¼ appartenente alla rivoluzione terrestre attorno al Sole.

Aggiungere a questo nome il nome di ROMANO significa porre questo primo numero primo che esiste a essere il moto reale dell’energia.

Ora anche AMODEO è il nome di una cosa assolutamente esistente e vera in sé.

A =01 indica il primato;

M =11 è la presenza di 1 che si muove di 10;

O =13 è il tempo 1/4 delle 52 settimane terrestri;

D =04 ne precisa tutta la realtà;

E =05 la realizza nel tempo ½ di 10;

O =13 la fa esistere anche nel secondo tempo che chiude il ciclo intero delle 52 settimane.

Il totale 47 di AMODEO indica tutto il moto 7 dell’intera realtà 40.

In tal modo, BENITO è il comando dell’esistenza dualistica del mondo, ROMANO l’attua in energia potenziale e AMODEO ne muove le settimane in tutta la loro realtà di essere 52 in ogni anno.

Si capisce meglio dai totali.

Il 59 di Benito indica il moto invariante di 50, tempo ¼ dei lati 100 e 100 della realtà.

Il 66 di Romano è l’energia,

Il 47 di Amodeo è il creato con 7 giorni dell’intera realtà 40.

Questo totale 59+66+47= 172 è proprio tutto il moto di 7+(7+7+7) =28 nel 100+100 che sono i due lati della realtà 10.000= 10^4.

Aggiungere il <SIT> = <Sia Romano> (latino … ma è l’energia) significa VOLERLA ATTUARE da parte del Dio Assoluto.

Bibbia 1,1,1, ricomincia con lo stesso ordine divino.

Alla prima parola, il cui significato (abbiamo già visto) è potenziale, si aggiunge un secondo BRA che lo fa esistere in modo da essere reale.

Il valore in ebraico di 913 (=Brasit) sommato al 203 del solo BRA, pone in atto il 1116 indicante la realtà 1111 esistente nell’universo 5, dato da 10/2.

Ebbene queste sono le decine di Giorni che Luigi Amodeo, padre di Benito e Romano Amodeo, ha alla nascita del 1°. Qui a lato, la verifica del Computer. Questo è il presupposto della terza parola, che vale 646 e che quando è Trina dà il 1938 natale proprio di questo Romano Amodeo.

Essa genera gli Elohim, in cui l’acronimo ALHIM pone Allah come HIM, in inglese, e LUI in italiano.

Genera ciò il Padre reale di Romano e Benito: AL (Amodeo Luigi) e <lui> come la riflessione reale del nome arabo di ALLAH, reale, speculare.

Nella creazione divina, che genera sempre presupposti, Benito e Romano Amodeo sono generati prima del Padre. Anche la terza parola, indicante Dio e scambiata erroneamente per soggetto della frase, è invece generata per terza. Il che implica poi la sua presenza tripla per ottenerne l’unità, e 646 che è

il valore del nome ALHIM, moltiplicato per tre incarna la Trinità nell’anno 1938.

La somma delle prime tre parole porta all’anno 1762 in cui l’umanità fu indotta a porre nel ciclo 10 (usato da Dio a immagine e somiglianza della sua matematica costruzione del mondo) la realtà di chi poi ordina l’esistenza unitaria quantitativa dell’unità del tempo e di quella del chilogrammo di peso.

La quarta parola pone in Ebraico una domanda, accompagnata dalla relativa risposta. Sono <Chi cosa?> e la risposta è <questo!>

Aggiungere il 401 che poi rende presente in 1 la realtà 4 del lato 100 unitario della realtà, crea un arco temporale che va dal 1762 al 2163.

Il 1938 viene 176 anni dopo il primo tempo e 225 anni prima del secondo tempo.

L’avanzamento 176 presenta il lato 100 della realtà che è traslato quanto quella 10 dell’energia potenziale 66.

L’altro valore, 225, è dato da 666/3 +3, che esprime il flusso terzo unitario dell’energia, caricato della unità 3 dello spazio di tempo.

Il secondo valore è caricato 7x7=49 più del 176, ed è il puro piano dell’energia, implicante due 176 la cui somma è 352, ossia tutto il percorso di 13 giorni nell’unità dell’anno di 365.

13 giorni sono proprio il tempo 1/4 delle 52 settimane intere dell’anno terrestre.

STORIA DI ROMANO

SU COME CI SIANO IN BIBBIA GLI ESTREMI

DELLA SUA VITA: DATA DI NASCITA

E DATA DI MORTE

Tutto è compreso e predetto nel libro 1 e nel capitolo 5 in cui è elencata la genealogia di Adamo.

ADAMO = MDA è il C.F. di Amodeo, e il suo terzo in elenco, ÈNOs dopo Set, nella terza sillaba èNO nel trisillabo RO-MA-NO, dell’energia.

Dopo il 3°, il 7° fattore della creazione è èNOch ed è un nome ch’è NO nel flusso reale 3° del 1° nome Roma no anche in lui.

Visse 365 anni (come i giorni di ogni anno) e <camminò due volte con Dio>.

Il Fattoriale dei 365 <giorni e poi anni> del 7° fattore allusivo a Romano Amodeo, dà coi giorni il giorno 25,0138 indicante la nascita e con 25,1004 rivela il 4 ottobre 2.025 della sua morte.

Genesi 5,21-24

21 Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. 22 Enoch camminò

con Dio ; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23 L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. 24 Poi

Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.

Questo è il testo della Bibbia in cui si rivelano le due volte in cui Enoch camminò con Dio. La prima, evidentemente nascendo, e poi l’ultima in cui non fu più poiché Dio lo aveva preso.

Il 7° (con Dio Creatore in 7 giorni) indica in Enoch il fattore della creazione e il riferimento sono proprio gli anni espressi nello stesso numero dei giorni dell’anno.

Un Fattore intero di 365 è dato dal Fattoriale in cui tutti i numeri compresi in 365 si moltiplicano tra loro.

Il fattoriale di 365 determina un numero lungo ben 779 cifre, indicando il flusso 777 di 1 e 1 (che sono i lati del piano trasversale che rendono volume il numero di quel flusso).

Il piano trasversale è dunque l’intero e il fattoriale si esprime in 25,1041 x 10^777 fino al dettaglio unitario decimillesimo della realtà che vale diecimila.

Ora la prima volta del 365 è quando il numero esprime i giorni, nel loro valore intero, per cui porta alla conoscenza del giorno 25.

Occorre in relazione al tempo 0,1041, eliminare tutto quello che è estraneo nella realtà indicata dalle 4 cifre alla vita personale.

+0,1041 - 0,0903

=0,0138 aggiunge il mese 0,01 di gennaio e l’anno dato dai 38 decimillesimi del valore reale della vita, che in Enoch è precisata negli anni.

Il valore estraneo e da togliere, è quello che nella realtà non riguarda la nascita di Romano, e allora riguarda la discesa su di lui del Dio 10 Padre dei numeri di cui Romano è stato l’avatar.

Ora accade che <In principio> in Bibbia vale 913 , e riguarda quello della Terra, essendo precisamente il valore ¼ di 10 anni di presenza di 365,25 giorni, che portano l’intero a 913.

Dio è prima del Principio da lui creato.

Il Signore ha usato il numero 10 a sua immagine e somiglianza di sé.

Con 913 -10 =903, questo è il percorso del Padre 10 collocato “in principio”. Dove la realtà intera è 10^4=10.000, sono 903 decimillesimi. Questo computo è assolutamente senza pecca e dimostra che nascendo, Romano è stato l’Avatar del Dio a Dimensione 10. Che Enoch sia Romano lo si desume anche dal versetto 22 che precede la prima dichiarazione di questo percorso fatto in comunione.

<22. Enoch camminò con Dio …> presenta nel 22 esattamente il flusso vitale Terzo anche del 66=Romano.

<24 Poi Enoch cammino con Dio …> aggiunge al 22 i lati 1 e 1 del piano trasversale e conclude <poi> l’ultimo giorno di 24 ore. Essendo il Fattoriale di 365 anni sempre lo stesso, la differenza è che <poi> i giorni diventano anni, tanto che l’intero ora precisa l’anno 25 (del secolo successivo al 38 di prima). +25,1041 - 00,0037 =25,1004 è l’anno 25 nel mese 10 e nel suo giorno 4, e implica la rimozione, ora, solo dell’anno 37 in cui la sua vita fu concepita. Infatti, nei decimillesimi che dettagliano sempre gli anni, Romano fu concepito nell’anno 37. Perché ora Dio non va tolto?

Non va sottratto proprio per come la Bibbia lo ha espresso, scrivendo che <Dio l’aveva preso> e dunque esiste ed è Enoch a essere con Dio eternamente.

L’esclusione degli anni precedenti la nascita di Romano, avente in sé Dio con cui cammina, ancora una volta esclude solo quello che non riguarda la nascita di Romano e del Dio con cui lui cammina.

Sembra una cosa <pazzesca e folle> ma Romano ha raggiunto la certezza che tutta la Bibbia parla di lui.

Come mai?

Oggi è secondo la profezia di Isaia, uno che non gode di alcun credito. Dio ha fatto restare in santa pace il suo Avatar, altrimenti non avrebbe potuto lavorare per raggiungere il suo compito, in solitudine e con Dio.

Per ascoltare le cose comunicate da Dio occorreva attorno a lui silenzio e nessuno praticamente che nemmeno gli telefonasse. Solo a queste condizioni di un totale silenzio, Romano ha potuto udire le cose dette a Lui dal Dio che camminava con lui nei termini di una Pura Verità, da udire, in tutte le cose.

Grazie a questo, Romano ha potuto VINCERE

LA MORTE , ribadendo la totale verità predetta

da Gesù a Nicodemo, di una risurrezione dall’alto al termine della sua vita.

L’ha dimostrata con il flusso bilaterale della elettricità e del magnetismo, nella natura elettromagnetica dell’anima umana.

Due sono le fonti della vita poiché mentre l’elettricità va da <A> a <Z> (a morire in apparenza) il flusso magnetico da <Z> è ritornato ad <A> al suo divino principio.

Questo porta al GIUDIZIO FINALE di un Dio

salvezza assoluta, ma che si mostra nella rovina totale portata da Satana in una vita vista a rovescio del vero.

L’ascoltare Dio, fatto nel silenzio che lo ha così <coccolato>, ha portato l’Avatar paradossale di Dio a riferire all’uomo giorno, mese e anno del ribaltamento della Terra, cioè la data della

fine del mondo .

Il 4631,0217 è stato spiegato e documentato vero con ben 26 secoli di anticipo.

A chi mai è stata data una simile facoltà?

Gli uomini del futuro lo controlleranno e lo troveranno vero.

L’avatar di Dio non ha fatto previsioni confuse e sibilline come quelle dei profeti e dei vari Nostradamus, ma ha detto con precisione giorno, mese anno e il relativo <perché>.

Lo ha dimostrato essere già stato anche davvero <predetto> dalla Bibbia . Come mai?

Poiché – grazie alla comunicazione che Dio ha voluto dare agli uomini attraverso il suo Avatar –questi non hanno aspettato venisse l’ultimo giorno e hanno cominciato un Esodo verso il cielo non appena hanno potuto.

Appreso attraverso i computer quantistici il modo di gestire l’entanglement, sono entrati in possesso di uno strumento per comunicare in tempo reale in tutti i luoghi, nello spazio e nel tempo dell’universo, avanti e indietro nel tempo. Il cosmo è pieno di questi segnali al di fuori del tempo che possono essere percepiti solo per via intuitiva.

Nel ciclo dei 10.000 anni, trattandosi di cicli veri e propri, al termine si ritorna al punto di prima ma come su un disco di vinile, in cui ogni solco è accostato all’altro. Sul disco basta un colpetto e la punta salta da uno a quello contiguo. Questo <colpetto> è l’intuito di un uomo di 3000 anni avanti Cristo che corre di fianco a quello del 7000 dopo Cristo e che conosce il vero: <Romano è stato il divino avatar> di Dio ed è allora esaltato, nei messaggi tra le stelle nel 7000 dopo Cristo.

Profeti, intuitivi, veggenti hanno intuito questi messaggi nei quali la fine della terra era già avvenuta e l’hanno trascritta in questi termini,

come un Diluvio Universale già accaduto. Ora nel 3000 avanti Cristo, intuitivi, profeti e poeti scrissero di tutto, ma solo il testo della Bibbia ha avuto la forza di affermarsi come la verità.

Essa è stata recepita per numeri, e dunque con estrema aderenza a quelli che lo stesso entanglement usa, attraverso quelli del computer quantistico.

Chi ha recepito questi numeri e li ha trascritti si è accorto che la loro lettura alfabetica riproduceva una storia davvero esemplare e allegorica, divina delle relazioni tra Dio e l’uomo.

Un vero prodigio ha fatto chi ha captato dal futuro la genealogia di Adamo.

Infatti in essa sono rappresentati, in ciascuno dei nove fattori del decimo, i relativi anni vissuti da effetto e da causa in ciascuno, tanto da potersi fare una somma dei rapporti esistenti di causa ed effetto in tutti e nove i fattori del decimo.

Fatti questi conti, ecco apparire l’unità 646 del Dio Elohim nel suo valore cabalistico, eccolo espresso anche in 646,6905 fino al dettaglio decimillesimo dell’intera realtà unitaria in diecimila.

Preziosissima unità che, espressa nelle tre linee dello spazio, porta l’intero ad essere l’anno 1938 in cui Dio è sceso nel suo Enoch. Considerando anche quello che si unisce a 646 come il suo tempo decimale dello 0,6905,

succede che i tre assi di 646,6905 si sono espansi nel tempo giungendo al 1940,0715. Questa realtà intera espressa dallo 0,0715 deve eliminare il flusso unitario di energia dato dai 666/6 nei valori decimillesimi della realtà. In tal modo:

+1940,0715

- 0000,0111

=1940,0604 è esattamente il 4 giugno del 1940 della Parusia di Gesù che si aggiunge a Padre e Spirito santo già presenti in Romano.

Sono computi chiari, ragionevoli.

Non sono <divinazioni> incontrollate e incontrollabili.

In questo conteso generale si inquadra la totale presenza prevista in tutti i miei 32.029 giorni di vita cominciati all’inizio della discesa divina e infine terminati il 2.025,1004 indicante il 4 ottobre.

È il giorno di San Francesco.

Nella mano a 5 dita della Famiglia Baratta che ha indicato lo stesso 381 del nome segreto di Dio, Francesco indicò il maggiore, che fu ucciso dalla guardia comunale.

In buona fede, se sono realmente convinto che il 4 ottobre del 25 io non sarò più poiché Dio mi avrà preso (come scritto per Enoch, il 7° Fattore che mi rappresenta in Bibbia) non so come

questo si inquadra con San Francesco, se non per l’antipapa Francesco eletto in presenza di un Papa vivo.

Già egli attentò alla mia vita imponendomi 80 giorni di digiuno, ove Cristo ne assunse per sé il massimo di 40.

Già io sono a tutti gli estremi il Pietro Romano della profezia di san Malachia, colui che demolisce ROMA, quando del mio nome solo

Noè il terzo ultimo che resta del trisillabo nome

ROMANO, dell’energia, e che io semplicemente condivido.

Anche questa è una bella e formidabile storia. Ora ve la racconto.

LA STORIA DI ROMANO SU

Paolo

Torquato

Romano ch’è il

Pietro Romano

NELLA PROFEZIA

DI SAN MALACHIA

La Profezia di san Malachia è stata reputata un falso, poiché (stampata alla fine del 1.500), inizia a profetizzare i Papi – secondo San Malachia profeta – di circa tre secoli prima, con tutti i pericoli di avere aggiustato le cose in modo che i

conti tornassero. Però arriva per forza a profetizzare 38 papi o antipapi.

Sono quelli oltre la data di stampa, e senza la possibilità di aggiustarli secondo comodo. Elenca tutti i papi e antipapi poiché Papa

Francesco, oltre i limiti dell’ultimo motto indicante un pontefice, è un oscuro antipapa, reso evidente solo dal fatto che Benedetto XVI papa era ancora vivente.

Senonché, sembra mancare un antipapa, ai 10 che ci sono realmente stati… ma manca solo per il solito gesto divino e sibillino, di dire senza dire. Infatti sembra mancare dall’elenco proprio un antipapa avente il nome esatto del Papa ufficiale.

Per di più il motto <comes signatus> indica chiaramente che è segnato anche il suo compagno, Innocenzo III pure lui.

Questa svista ha portato tutti i critici a non vederne uno, per cui i papi e antipapi previsti tutti fino all’ultimo dimissionario, non sono 111 ma sono 112 e comprendono tutti.

A questo punto accade che un testo in cui fino ai papi noti ogni riga riguardava solo un motto, ad un certo punto (quando i papi non si conoscono) gli ignoti sono stampati su tre colonne.

L’anomalia comincia dalla colonna di mezzo, poiché nella prima ci sono sempre stati i motti e ciò continua. È il pontefice numero 19 di quelli

ignoti, che poi terminano con il n. 38, l’ultimo della terza colonna.

L’intero gruppo dei 38, nella novità occupa il lasso 19-38 , che allude al 1.938 , tanto da supporre che come un Papa <divinò> il natale di Cristo travisando il dì della celebrazione del Sol Invictus Romano, ora il Signore, che raddrizza e scrive sulle righe storte, è ricorso a questa profezia in cui sono <oscuri> 38 pontefici, per indicare l’avvento del Santo, Santo, santo Dio dell’universo.

Se è così, questi pontefici non vanno più visti come Santi Padri (c’è Dio!), ma come i semplici <Padri>, sacerdoti, e da quando lo divennero.

Allora accade che il numero 104 è tale per essersi fatto prete in data 10-4 e il n. 111 (Woytila) lo è per essersi fatto sacerdote l’11.1 .

Passando al 112, egli risulta addirittura come l’anticristo che apre alla Fine del mondo. Nel Cristianesimo tra i più rinomati Teologi colle loro riflessioni umane su Gesù c’è il Cardinale Ratzinger che ha gravemente peccato per avere usato la ragione umana a comprendere le verità trascendenti di Gesù Cristo.

Quando si fa questo, pur essendo nelle migliori intenzioni, si fa come fece Pietro quando Gesù cominciò a insegnare pubblicamente che l’indomani doveva andare a Gerusalemme dove

tutti l’avrebbero riprovato, bocciato e infine ucciso. Però lui sarebbe risorto il terzo giorno.

Pietro se lo prese in disparte, per non mostrare agli altri quel che faceva e cominciò a rimproverarlo aspramente, lui per primo, anticipando di fatto proprio lui ciò che avrebbero compiuto contro Gesù anche tutti gli altri.

E il Cristo fu chiarissimo per dirgli chi era lui: <Lungi da me Satana, tu usi la logica umana opposta a quella di Dio>.

Questo fanno i Teologi, in buona fede.

E – in conseguenza di ciò – Benedetto XVI fece come Giuda. Neppure l’apostolo voleva la morte di Cristo, ma solo che ci fosse un reale dialogo … ma che Gesù non chiedeva … per non abbassarsi, lui che era il Figlio di Dio. Quando capì (nell’<Ultima Cena>) che Gesù indicava chiaro che era lui che l’avrebbe tradito (poiché era lui a intingere nel calice, come aveva detto Gesù), lo sentì come un nascosto invito rivolto a lui di fare il lavoro sporco dell’apparente traditore, ma che svolgeva il lavoro essenziale a promuovere l’incontro col Sinedrio.

Il Bacio con cui indicò chi era Gesù a quelli che erano andati a prelevarlo, fu segno di amore sincero. Dunque il peccato di avere inteso che la propria intelligenza fosse in grado di correggere l’idealismo troppo spinto di chi – come signore –necessita sempre di un traditore che gli faccia il

lavoro sporco. Allo stesso modo, Benedetto XVI aveva sperimentato da segretario di Giovanni

Paolo II che era stato facile fare per lui il lavoro sporco di togliergli di torno l’importuno Romano Amodeo. Pretendeva, digiunando – il furbastro

- di forzare il Papa mettendosi nei panni della povera imbranata pecorella smarrita… ma costui ne aveva trovato uno più scaltro di lui.

Così, nascose al Papa che c’era per lui una petizione di 4 sacerdoti e 460 persone che gli chiedevano una udienza privata, per l’unico filosofo che (benedetto apostolicamente due volte da lui) aveva quel nuovo percorso ragionevole da portargli e che proprio lui aveva sollecitato ai Filosofi al punto 56 dell’Enciclica Fides et Ratio. Ebbene abusando diabolicamente del suo potere di segretario, gli era stato facile, a suo giudizio: <salvare il Papa dal ricattato a tanta violenza e prepotenza della … <pecorella>!>. Romano in quella occasione digiunò 57 giorni. Divenuto papa lui e tornato alla carica, digiunò invano altri 55 giorni, per un totale di 112 giorni e Benedetto XVI era il numero 112 dell’elenco, Inoltre, per due volte (da cardinale e da papa) violò il punto 56 dell’enciclica, e 56+56 fa 112. Il motto <gloria olivae> per lui era per la gloria di quel bacio all’orto degli ulivi tradendolo. Infatti – come segno di amore – si sarebbe dimesso da Papa poiché era giusto farlo!

Visto come lui aveva <fatto su> un papa vecchio, egli ancora una volta credeva giusto <fare il lavoro sporco> verso chi <rifuggiva> del metterlo in pensione e … si dimetteva da sé. Gesù stesso (in Giovanni 21), dopo di aver chiesto a Pietro per tre volte conferma del suo amore (era basato su amore il suo esser Pietro) gli profetizzò che quando era giovane si cingeva da solo i fianchi e andava dove voleva, ma quando sarebbe stato vecchio avrebbe teso le braccia e un altro avrebbe assunto la sua veste e fatto le cose che lui non voleva. Questo altro sarebbe stato l’antipapa Francesco, vivendo ancora il Papa …

Se Benedetto XVI è l’ultimo dell’elenco, essendo con giuste ragioni il 112, chi viene dopo di lui è il 113, e chi è Bergoglio?

Io P aolo

T orquato RO, Romano , io sono Pietro Romano, e per 4 volte, sono un 113 . Qui le mostro, nei miei 6 nomi.

Ora accade che alla fine di un elenco, che ha un suo certo seguito, chiunque vada oltre, cosa scrive?

Scrive: <Inoltre>, oppure <andando avanti>, oppure <in prosecuzione>.

Sulla profezia (stampata con tanto di punto conclusivo indicante un periodo compiuto) è scritto sibillinamente IN PSECUTIONE. Punto. Poi, c’è una frase incidentale in cui è scritto <extrema S.R.E. sedebit>, seguita da un secondo punto (a porre termine alla frase incidentale che correttamente si traduce: <estrema Santa Romana Ecclesia siederà>).

Tutto questo fa parte di un solo rigo, che è troppo lungo e, nello spazio del foglio stampato, ne richiede due.

La cosa è evidenziata dal fatto che il secondo rigo che – che continua e completa il primo – è rientrato.

Pertanto, la corretta traduzione del testo è: <In prosecuzione – Estrema S. R. E. siederà – (e qui ho usato per chiarezza i due trattini come gli estremi della frase incidentale).

È una incidentale, poiché il secondo rigo, uno solo e molto lungo, richiede molti righini rientrati e comincia con <Petrus Romanus qui pascet oves in multis tribulationibus: quibus transactis civitas septicollisi diruetur, & Iudex tre médus iudicabit po pulum suum. Finis.>.

Tolta di mezzo la frase incidentale il testo dice sibillinamente

<In prosecuzione …

Pietro Romano, il quale pascolò il suo gregge in molte tribolazioni: trascorse le quali, la Civitas del settimo colle è demolita, poi il

Giudice (italiano)

<Tre> giudicherà che <médus> è il

<Sud.N.Emisfero> invertito nel po(lo), il polo suo. Fine.>.

C’è da capire che <Civitas> è lo <Stato Pontificio) del settimo colle (il Vaticano).

Così il giudice Trino giudicherà invertito il suo polo: quello terrestre dell’emisfero Nord Sud (vedendolo in <meNduS>) e indicherà la Fine.

Tutto ciò è giustificato dal fatto che nella lettura attuale sono compiuti i due errori di avere ridotto a <tremendus> le due parole <tre> e < médus> che sono senza trattino di congiunzione; come pure <po> e <Pulum>, che (se mai) si unificano in <polum> e non in <populum>. Il Pietro Romano sono proprio io che predico l’inversione dei poli come l’atto finale della Terra che conosciamo.

LA STORIA DEL VERO

PERVERSE

(I POLI NORD E SUD INVERTITI)

La discesa di Dio per vedere se erano veramente pervertite Sodoma e Gomorra allude alla discesa su Chi avrebbe visto in <TERRA> il TRE

ROMANO , R omano A modeo: vistolo coi nomi di Sodoma e Gomorra che erano l’inversione dei suoi. Per cui Dio stava annunziando ad Abramo come avrebbe rovesciato la Terra a ragione dei poli Nord e Sud che si sarebbero invertiti …

Non perché Romano Amodeo sia un mago, ma per il credito da me dato alla Bibbia, la quale, descrivendo il primo versetto del primo libro in cui sintetizza tutto con queste parole: che valgono 4631 anni, ha potuto poi accorgersi che questo è proprio il ciclo di tutti gli anni terrestri.

Pertanto esso è il primo ciclo <a ritroso> che porta poi all’anno zero dell’Avvento di Gesù. Per capire da dove cominci, io mi sono accorto come Noè, vissuto 350 anni nel nuovo mondo

dopo il Diluvio Universale, messo in relazione al volume divino dato da 10^3 anni, dà un rapporto di 350/1000 uguale a 0,35 unità.

Esse, interagendo come un <Dio che è sé stesso> con 0,35 x 0,35 realizza con 0,1225

l’ideale anno zero riconoscibile da questa data indicante il natale di Gesù nel mese 12 e nel suo giorno 25.

Dove il primo in realtà è l’ultimo, questo sarà l’ultimo ciclo della Terra così come essa è.

Qui di fianco la copertina di un libro in lingua inglese di imminente pubblicazione in cui tratto ampiamente di come sia strutturata la realtà e di come sia verificato in questa data anche il principio della carica elettrica in 16,02176634

Coulomb, in cui la carica 16 vera alla dinamica, è

quella data dai primi 16 numeri primi, ed ha per dettaglio questo mese 2 e giorno 17 in cui proprio la Bibbia dichiara la fine del mondo con l’inizio del Diluvio Universale. Nei Coulomb della carica elettrica, al di sotto dei 17 decimillesimi della realtà del giorno 17, ci sono l’energia 66 e il suo flusso ½ nel tempo 1, che la strutturano con 6634/10^8.

Ebbene è proprio questa energia 66, che si chiama

Romano e che quando esiste anche nei lati 1 e 1 del piano trasversale con 66+1+1=68 sta alla base di questa data, quella che con 68x88 +7 = 2634 +7 porta all’anno 4631 .

ROMANO SULLA FINE

DEL MONDO DETTA

DALLA TRINITÀ A

DANIELE EDALUI

POI PROFETIZZATA

Gesù aveva predetto agli Apostoli la fine del mondo, in cui tutte le stelle sarebbero cadute in mare (per la brusca inversione dell’asse terrestre): essa era stata rivelata al profeta

Daniele e bisognava che chi lo poteva, capisse!

C’era da capire che quanto era stato riferito a Daniele (l’erezione nel luogo santo dell’abominio della desolazione), in relazione alla fine del mondo, riguardava l’erezione a Papa del grande

Teologo Cardinale Ratzinger.

Un Teologo che andò contro il Cristo che lo aveva eletto a Papa e colle sue dimissioni volle dimostrare di saperne di più (su come reggere la Chiesa) di chi l’aveva imposto in base all’Amore e non all’efficienza. Aggiunto al 2005 un TEMPO e i TEMPI della profezia in anni, si arriva giusto al 4631 dopo Cristo dell’inversione della Terra!

Daniele 12

1 Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. 2 Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. 3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.

4 Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta». 5 Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là sull'altra sponda. 6 Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume: «Quando si compiranno queste cose meravigliose?». 7 Udii l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo

santo.

8 Io udii bene, ma non compresi, e dissi: «Mio Signore, quale sarà la fine di queste cose?». 9 Egli mi rispose: «Va', Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. 10 Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. 11 Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. 13 Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni».

Ho già detto della profezia indicando da quando partivano i giorni in questione, precisando che l’Abominio della desolazione aveva un doppio risvolto, uno dei quali riconduceva all’elezione a Pontefice di un Teologo obiettore del Cristo, nella sua illusione di favorirlo se agiva di testa sua e si dimetteva.

In quanto alla fine del mondo legata al Papa Benedetto XVI, egli iniziò il suo papato nel 2005. Ora la Fine del mondo sarà il 4631,0217 dopo Cristo, quindi 2.626 anni dopo. E qui vanno recuperate le ragioni escatologiche rivelate proprio da Gesù.

Matteo 24,15

Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge comprenda,

Abominio della desolazione va compreso nell’Anticristo che diventa Pietro e si insedia nel luogo santo del Conclave Romano e poi in San Pietro.

Daniele, nel capitolo 12, narrò della ricostituzione dello stato d’Israele, dopo la massima persecuzione mai avuta dal popolo ebraico. In quella, apparvero a Daniele TRE vegliardi vistiti di bianco, in cui quello in mezzo su un fiume gli disse che da quando sarebbe stato eretto l’abominio della desolazione ci sarebbero stati un TEMPO, poi TEMPI oltre la metà di un tempo. Poiché Daniele non capiva, dissero in

Daniele 12,11-12

11 Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni.

2005 anno dell’erezione dell’abominio della desolazione del Teologo che infine si dimetterà;

+1290 TEMPO in giorni

+1335 TEMPO in giorni

+0001 TEMPO (da cui TEMPI in anni)

=4631 anno dell’inversione catastrofica della Terra, previsto in Bibbia 1,1,1.

I tempi in giorni 2625/1 che si mutano in anni 2626 in assoluto, esistono nel loro ciclo totale che – del giorno – è quello dell’anno. Aggiungere la dimensione 1 dell’anno (poiché questi sono indici della base 10 e la somma di indici della stessa base 10 combina le potenze mediante la somma degli esponenti), ecco che giorni, indicati da esponenti nella somma di 1 anno è il reale prodotto che fa divenire anni quel numero di giorni.

Le mie molte storie e della mia

Madre

Badessa sono qui concluse …

Vi avevo promesso notizie e queste che vi ho date contengono la Vittoria definitiva sulla morte, accertata con la dinamica <vai e vieni> di ogni cosa, vita umana compresa, e il Giudizio Finale che toglie a Dio ogni colpa per i mali che essi sono vissuti nella vita trascorsa davvero a rovescio di quello che è.

Accertato che il divenire esiste solo poiché è l’uomo, arretrando con la sua vita verso il punto finale che è l’inizio stesso della vita, ne vede il suo insieme diviso in unitari tempi di presenza che sono poi condivisi con tutto l’universo.

Questo esiste come una uguaglianza di unità che si inflazionano come 1/1 = 2/2 = 3/3 = N/N e appaiono divenire dal nostro spirito vivente che trascorre da un membro all’altro dell’infinita equazione e la vede <diveniente>.

Ma non esiste il rapporto di causa ed effetto tra tutti i membri unitari di quella uguaglianza.

E – nell’ipotesi reale che una azione esista –quella vera è uguale e contraria alla azione diabolica che vediamo comandare il nostro mondo che avanza a rovescio, cioè retrocede verso il suo assoluto principio divino.

In questo Premio letterario Amazon

Storyteller 2023 non esiste un <teller> di storie che possa essere superiore o paragonabile a quelle che io ho presentato a questo concorso, e sembrerebbe impossibile che non fossi io a vincere il Premio …

… a meno che – anche in questo caso – non sia ancora in atto e imponga ogni cosa, quella profezia di Isaia sull’uomo che non avrebbe goduto di alcuna stima.

A questa sola condizione è possibile che anche la giuria giudichi <follia pura> tutto quello che io –assecondando la vostra ricerca di partecipazione – ho voluto presentare.

Appendice

Questi versi, che vi ho presentato sciolti dalla loro struttura, sono scritti tutti in endecasilla bi, nella prevalente forma di sonetti, ma dopo di avervi dato segno del Poema che ha fatto parte del secondo periodo, e tutto in sonetti, ho voluto anche darvi una vaga idea delle poesie, liberate dalle loro gabbie.

Per ultimo presento il mio poema, scritto in due tempi e pubblicato su Amazon DPR con questa copertina

Romano Antonio Anna Paolo Torquato AMODEO

(Poema scritto in due tempi:990-1.993 / settembre 2.003)

Il Gioco Giogo di Dio

LIBROPRIMO Ilmio INFERNO

. Canto primo

Rabbiosa onda s’abbatte sugliscoglie siritrae schiumando;dopo un momento nuovo impeto infrange e ancorraccoglie ilsuo ardire perprotrarre ilcimento all’infinito. E nulla la distoglie dall’assalto:né il molo di cemento né l’arenile piatto che or ne raccoglie la furia e la tramuta in lambimento su,su, oltre ilbagnato, fino all’orme recentiche cancella;e delsegno dipassi e di tutte l’altre forme sulla rena,con accanito impegno, ilflusso ed ilriflusso uniforme liscia battigia fan d’acquestre regno.

Infuria il mare e,di libeccio ilvento rompe l’onda alla cima e strappa schiume bianco-verdastre. Ognibagliore è spento pergliaddensati nembioliva e brume oscure che fanno scorgere – a stento, in pieno giorno – queltenue barlume diocra,blu, marrone che ilviolento scenario in questa luce fioca assume ove prima fulgeva azzurro intenso dicielo e mare e giallo e verde in terra. Eilturbine sconvolge il cubo e denso vapore degli ammassi, o lirinserra e piove;e lampie tuoni dall’immenso fragor,nell’atmosfera scesa in guerra.

Un acre odordisalsedine e iodio portan nell’aria ipoderosiventi, nebulizzando. Delsapor disodio, aspro,del mar, mordace ilgusto senti in bocca e gola. E il tuono,odi; o degliscroscidell’onde i potenti fragoriche rompono agli approdi; o ilvago mugulardeiturbolenti sibili, che,vedi,van sollevando vaporied acqua e odorie schiuma e sabbia. Ti scarmigliano-haifreddo -e sta scoccando illampo – e acceca – cosìlo sai:la rabbia deglielementiogni senso va usando, ma proprio ognisenso… che tu abbia.

Tra icrespiondosi(con accanimento e paura,sperando che gli giovi, contro quella tempesta,l’ardimento) sta un, sorpreso lungi dai suoicovi, e avanza,affronta il mar, patisce ilvento con le sue vele in panna. Eche riprovi ancora,e che resista (oltre lo stento e la fatica)e dove mairitrovi tanto ardire,forse si può capire: tantielementiavversie tantiinciampi tempran la resistenza. Anche se l’ire è incerto, egli sen va sfidando lampi e fortuna e il rischio diperire in cerca d’un rifugio ove siscampi.

Così ricorre,come ritornello, l’assiduo tema mio, diuna vita aggredita; e così ognun a quello ch’è stato,ancor (con la mente sfuggita come alcontrollo) torna: e il tempo bello orpiange (anche se non lo fu);e l’ambita quiete anelando,canta lo stornello già noto, all’infinito.Il vecchio cita a memoria la lontana gioventù; chinon ha più salute la ricorda ogniistante;e chista bene perlo più non cipensa affatto e alla fine balorda la sua età con opere che divirtù non san,bensìdi cupidigia ingorda

Questispreca tesorispesso presi a forza a chine aveva solamente qualcuno;e non lo vuole sapere,si chiude gli occhi, leorecchie e la sua mente inganna con astuzia, perché i mesi poipassino senza conoscerniente. Se la natura fa così:ché resi ciechisi è più felicied al presente non sobbarca iproblemi deldomani, forse è solo perché così facendo aiuta a vivere;né altro sono ivani ricordidolcidelpassato (avendo oggipoco da gustare),che arcani segnidiun vitale potertremendo.

Potere della vita,ch’è agguerrita assai, molto più forte della morte (e sembra perder,quando è esaurita la voglia,quando accetta alfin la sorte d’avversaria perdente,se,sfinita, mestamente abbandona). Ma alle porte deltempo è sempre aperta la partita tra ilnulla e ciò che fu;e, dilà, sorte dinuovo, perché già tutto ilvissuto ritorna, prepotente;e la presenza che dentro c’è e questo suo tessuto più vitale,è già vera esistenza: la storia vive le sue gesta.E muto resta… ilnulla, ché la vita è l’essenza.

In bene e in male, quis’incide il disco: in questo nostro attimo presente. Noi siamo glistrumenti e se io ambisco disuonare al meglio,dolcemente ilcanto della vita (lo eseguisco forse un po’ male, ché non m’è evidente ancora,chissà– e perciò non capisco, come perfezionar quelch’è latente, od anche che strumento io sia:un flauto, un mellifluo violino,od un trombone), mioccorre esserprudente,andare cauto: sto incidendo da un pezzo la canzone, purora. E se non spiccio a farpiù lauto ilsuono…non cisarà più occasione.

Musica dolce, melodia d’amore grande,impastata delle vibrazioni più intense,con un sapiente sapore ben dosato da condimentibuoni che ben soddisfino ilpalato;ore digrandi, care, splendide emozioni dell’anima, ove cantiil tenore eccezionale delle situazioni presenti. Èquesto il sogno,ilparadiso nelquale il Creatore ci conduce permano,nel quale l’ardente viso Suo cioffre a godimento,luce e bellezza, amore,un gran sorriso e pace, Lui che del bello riluce.

Dio come limite alle umane speme, Dio come artefice di tutto quanto, Dio come padre buon che fece il seme perché amò il suodestino. L’amò tanto che volle dargli libertà e teme non ebbe,e cosìsife’ da un canto e sinascose,perché stando insieme avrebbe influenzato con l’incanto suo immenso, e così noi, troppo incantati, non avremmo più avuto modo alcuno perconquistarci meritati ipiaceri. Questo è quanto ciascuno vagheggiao sognao crede oaspira,dati gliacciacchiche ha,dato ildigiuno.

Parliamone. Perché viviamo un dramma e ilprofondo mistero di una vita cosciente, dienergia e di una gamma diquestionioscure:l’inaudita crudeltà, ildolore,e quella fiamma che brucia la speranza ch’è la patita sofferenza delgiusto,ove la mamma più amorosa fuggirebbe impaurita difronte a un figlio così crudo. Questo perdomandarse un padre buono ma veramente buon, mi hafatto, nudo così, m’ha voluto così, se sono conciliantiqueste cose, e concludo con la domanda: «Questa vita è un dono?»

Ma chi ce l’ha donata ch’è sìdura e chici ha tanto amato da volerci cacciare dentro il fango, dipaura mortale vestire ildì, da tenerci così,sottomessi a una dittatura da cuinon puoifuggire. Ora vederci chiaro è vitale ché l’impostura dichiquipoicitratticome merci senza valore (e si trucchi da Amore) sarebbe tanto grande e sì mostruosa che non saremmo frutto dicalore paterno, ma dipene d’inferno a iosa sparse a destra e a manca,con il livore più bieco da… un Dio pessima cosa.

La peggiore possibile sfortuna che cipotesse capitare: un male cosìevidente voluto da una forza creatrice malvagia, tale da non avere proprio più nessuna speranza di salvezza. Ènormale pernoiche se non ritroviamo alcuna spiegazione a tanto anormale questione, ciblocchiamo d’un tratto e non capiamo giammaicome sipossa poiimmaginare che ci ha fatto e amato Qualcuno, che poi ciaddossa pesiche non si san portare.Matto e cretino seise bramichi ciaffossa.

Seiuna donnetta credulona,sogni e scambii sogniperrealtà,e forse anche tigiova crederche ibisogni tuoialla fine troveranno risorse prodigiose perl’amore che agogni che tistrapperà infine dalle morse della fame, delle ansie e da ogni tristezza. Anche tigiova in vaghe Orse sperar:perché se un Padre tu hai potente che tiama, e ci crediproprio,questo è davvero un motivo sufficiente pernon sentirti solo; ognituo gesto vive nella certezza che la gente non fa esperienza d’un viverfunesto.

Donnetta credulona, tu haitrovato il modo d’aggiustare,di farsalve e speranzose le ore.Perché è un dato sicuro:questo tuo Padre tra valve sicure ti protegge,se l’haiamato tanto da volerlo attivo,e assolve veramente al suo ruolo che gliè stato pensato. Attenzïon, Costuirisolve e davvero la vita, quasi fosse reale! Ma cos’è maila realtà?

Anche il«pensato» Dio fa le sue mosse incontro a chilo cerchi. Ese la verità diquesta nostra condizione fosse proprio il«pensiero»? Eccolo dunque qua!

Non che,pensando a qualunque cosa – a Bacco,a Tetied alPelide Achille –lifo’ reali, in quanto immaginosa condizïon possa sprizzar scintille creative…,che sarebbe gustosa buona sorte l’immaginar che mille e mille risorse, in aiuto a iosa accorse diun pensiero imbecille che le creda reali,siano tali! Ma è un fatto:quel matto che le concerni vive la dimensione che reali perlui le fa, e che io poi discerni diversamente non importa:l’ali diangeli e paradisie inferni.

Chiunque creda,fino a quando crede, determina i suoideied i suoi mostri, le regole sidà, e la sua fede è verace,perché ipensierinostri sono l’unica realtà che ha sede nella coscienza (che con neriinchiostri o colorati intuisce il mondo e ilvede).

Questa opra sìche poitutto ci mostri: ciò che fuorici sta e ciò ch’è dentro; non solo ferme immagini:concetti, idee,visioni, che nascono nelcentro dell’io che fa, dell’io che è,in effetti, come un piccolo Dio. E se mi addentro in lui, di Lui ne ritrovo gliaspetti.

Èuna persona,è un punto divista, è un soggetto,è consapevolezza: egliben vede tutto quanto insista fuorida lui, ma ha la certezza grande d’esserciproprio, che esista qualcosa dentro e che con sicurezza la scorga anche se chiude gliocchi:dista proprio niente da sé ed ha l’ebbrezza dell’essere.In questo àmbito stretto e solo qui sicompie proprio tutta l’umana realtà. Equelprogetto difede che lo invada,è in combutta totale. Ognicertezza al suo cospetto d’uguale realtà dentro è costrutta.

Perciò non confondiamo ireali terminidella nostra consistenza essenziale. Chitrascurando tali indicazioni affermi che l’essenza diquanto c’è consista in virtuali energie che messa in atto potenza e azione,hanno prodotto disuguali vere realtà,pianeticolossali atomi e quark,onde e vibrazioni, microbi,vertebratie invertebrati, muschilichenie generazioni dispecie in specie su fino aiprimati e all’uomo, da soggettive questioni passa (d’arbitrio)ad oggettividati.

Perché,e siamo seri,la questione davvero è soggettiva. Quando spengo questa fiammella ch’è la mia stazione, il mio punto di vista,quando vengo meno personno,o per altro,zone vuote si fanno,poiché non sovvengo nulla,s’annulla l’oggettiva condizione ch’è a me legata,e che io ritengo c’è anche fuoridi me,e questo pone la mia verità lìin cima all’altra,prima,poiché senza ilgesto mio mentale, quella non ha più rima, con me,da fare. Esiste, ed io l’attesto, anche senza di me, ma io son prima.

Èl’oggettività legata alguardo mio, son io che la trascino e prendo dentro,e quando un dìsarà che un dardo miportia morte, in fede, non comprendo proprio (pure cercando) – non traguardo–cosa sarà del mondo mio,che rendo spento,vuoto,assente e non m’azzardo più nemmeno a capire. Intendo dire che la realtà ch’io vo’sapere come sia,non prescinde la mia, in alcun modo,ed è questo vedere mio personale il mio reale.Via me,come sarà? È come prevedere l’infinito per Zero cosa dia.

Siam tuttidunque unicie capaci d’intendere, ma lo facciamo in modi differenti.Infatti inostri audaci sogni,i nostriaffettio gli odi, sono (lo costatiamo)ben veraci esperienze dirette con approdi precipui. Non sensazion mendaci: ma sono ciò che siamo,proprio ciò di cuinoisiamvivi,secondo varietà proprie a ciascun soggetto. Ec’è l’audace, iltimido,l’intelligente, chiha capacità dialettiche,chi tace; chisidibatte fino a che sidà ragion,chinon sapendo non ha pace.

Umanità diversa,tantipunti divista personalie ognuno serra nell’animo una fede, o proprispunti e atteggiamenti:c’è chiè sempre in guerra e briga,chinon si muove;chiha assunti comportamenti moderati,chierra tra incertezze e paure,chiha desunti altrivalori. In questa nostra Terra sono sicuro,non sipuò trovare due mentiin tutto uguali cuiappartiene identico sentore, ché il pensare, ilvolere,il patire ben litiene divisi, e se sipuò verificare fa proprio nulla: ognun vede ilsuo bene.

Sì,ciascuno,all’interno delsuo io (anche tra ugualiverità), ha quelle proprie. Le altre (esterne)a parer mio, anche identiche sfuggono.Perbelle che siano se non c’è dentro brillio dipercezione,non c’è fede,nelle pieghe c’è un dubbio,un tentennio: la verità ha la sua bella pelle personale, non può venir dall’alto, va capita; cosìciascun conquista a poco a poco diessa quelrisalto ch’è ilsuo;che se fuor l’ha bene in vista ma non c’è l’eco in sé,c’è come un salto, non la possiede mai,non la conquista:

Ese anche Dio ce l’avesse mostrata (supposto un attimo che esista), certo altra prassinon cisarebbe stata che quella dianzi scritta: l’aperto libro del sapere, con la narrata storia,con iconsigli,e con ilserto difiori ed alberidell’incantata terra di Eden,con grande sconcerto e stupore, finché non fosse capito, lettera morta o poco più sarebbe. L’uomo, col suo intelletto,ha finito perergersi a misura;gli accrebbe l’arroganza, e così fu punito e fu cacciato e pace più non ebbe.

Questo attesta la Bibbia, e iltriste Adamo con Eva,avendo ascoltato ilserpente che l’istigava a cogliere dalramo la mela della conoscenza,sente vergogna e non capisce. Efacciamo cosìanche noi. Ma credo veramente che senza colpa,perché cicomportiamo cosìperun «peccato» indipendente da errori; che dall’origine,solo da ciò,cioè da come siamo fatti, nasca ilbisogno dispiccare ilvolo verso saper più eccelsi; e non siam matti a volerlo, a cercarlo,e non c’è dolo non cison pecche e non cison ricatti.

La Bibbia, raccontando delGiardino, destina ai Due per mondo ilParadiso ove potessero ir, ma sul cammino ildivieto a gustarpomo reciso dall’albero proibito. È un destino crudel,un fatto invero già deciso (nell’attimo del divieto). Perfino è facile argomentarche l’ha deciso Dio stesso,nell’immensa sua onniscienza quando dà ilveto: giacché sisovviene che regala loro libertà senza che quelli poisappiano farbene).

Peccato originale è conseguenza d’un io che non è Dio,che dilà viene.

Ma voglio dire ora quale senso è giusto dare al termine «peccato». Miservo di un ricordo a cuiio penso sempre: Riccardo,che morìannegato Aveva ventianni,ed un intenso desiderio divita,diplomato geometra.Io – con un sesto senso –un dìin piscina l’avevo invitato perché imparasse dinuotare. Venne ma non tornò. Due settimane dopo morì nelfiume,a galla non sitenne né io ero con lui. Or lo scopo è digridar:«peccato!»: perché avvenne a me assente dinon esserglid’uopo.

Peccato come quelqualcosa ostile che sifrappone ed impedisce il bene, come un sogno finito,come un vile contrasto che abbatte te che peramene contrade t’accingevi all’arenile solatio od agli scogli. Già piene divento le vele che sul pontile attraccavano. Eniente dolcicene con l’amata, da quando un malinteso l’ha allontanata. Peccato! È questo: l’atto che t’impedisce,e tifa arreso. Efaipeccato quando compi ilgesto sciagurato, quando tu fai offeso iltuo avvenire, la tua vita o ilresto.

Ma l’uomo che, inquesto strano caso della vita,non sa ove parare, l’uomo che cerca difarpersuaso se stesso,e d’ascoltare non glipare ammissibile quanti ficcano ilnaso ovunque,crediche stia a «peccare» se non ricorra ai numidelParnaso, a Dio,a Bacco od a Visnù? Cercare difarne un peccatore solamente perché cerca d’usare ilsuo criterio personale come ilsolo presente strumento per discernere, né serio è né giusto:eglianzi è intelligente e d’arrivare alvero ha desiderio.

Io scrivo questo perparlardelvero che l’uomo, tenacissimo richiede sempre più verità, ed il mistero è molto grande perché spesso accede a idee diverse,opposte: ed ilsentiero diventa sì confuso che il suo piede si muove un poco avanti, poi(l’intero verso stravolgendo) ritorna e siede.

Percuinon solo esperimenta questo: che giunge a fede; ma che spesso non fa o giunge a troppe. Ne consegue il gesto contorto dichiad un certo punto sa, poisiconfonde,dimentica ilresto della storia,è tutto preso d’ansietà.

Ei procede a fatica e c’è chisi rassegna e non si chiede più niente; c’è invece chis’interroga e ognidì prosegue una ricerca veramente impossibile. Verso itraguardisì ambiziosi, s’avvia tutta la gente perché abbisogna dicapire perchi siviva o se non c’è un accidente! Scoprendosiciascuno in viaggio,chiede saperl’origine, dov’è iltraguardo, e gliserve così un atto di fede. Ma non è facile,e non perché tardo eglisia a capire… Non civede e sistrugge,ché non è un infingardo!

La questione è quel Dio dicuigià prima facemmo cenno,e la partenza è soltanto l’io. Portavo alla cima la questione del Dio crudelperché cisono troppiguai. Qualcuno lima ilproblema (la donnetta) e fa sì che cisia facilrisposta,e c’è chimima ilPadreterno e ilcrede uguale a sé. Eallora anch’io con voi ciprovo, anch’io in mezzo alla burrasca cerco ilporto ove sitrovie se si chiami Dio, se non è vero proprio ch’egliè morto, come ha scritto qualcun che addio glidiede,allorché si fu accorto.

Io cerco in Dio l’unica soluzione, la cercherò guardando nella vita, nelle sue cose e in quella percezione segreta in me che ben già me l’addita.

Lo sento che è alla base d’ogniazione, che attira e spinge e a proseguir m’invita in questo mio cimento,con passione, speranza,tenacia,gioia infinita.

Io sono fortunato perché sento nelfondo della mia grande speranza la voce stessa di Dio, nel sentimento che mianima. Così meno la danza con sicurezza e di nulla ho spavento, sicuro al vento io do la mia baldanza!

Sono sicuro perché tanti guai, che ho avuti,non m’hanno prostrato; son fiducioso:non l’hanno fatto mai!

Sì,colpito duro… lo sono stato – più e più volte!– ma è vero,sai?

Chi dalla mala sorte è tartassato diviene forte,robusto ed assai capace diopporsialrio fato che vorrebbe schiacciarlo!Questo Dio ch’io sento in me è chi midà la forza; senza diluiche potrebbe il mio io?

E mi ha mostrato che nella mia scorza scorre la linfa sua, mi dà l’avvio e con le privazioni mirinforza.

Da poco più non brillano le stelle; sparse nel cielo in infinite forme vagan schiere dinubia pecorelle. Evanno tre lampare lungo l’orme ben note, in alto mare, le belle coste mirando ove uniforme distesa indichi approdo e,nelle ceste,ilpesce con la morte s’addorme. Più tardi sul mercato due donnette contenderanno a sé l’ultimo fondo e l’ambulante in giro per le strette antiche vie,tratto ilfiato profondo, urla e vendendo svuota le cassette: “Upesce,‘u pesce!”…d’un fatale mondo!

Casco pure dalsonno e, alla buonora, ora pare che tutto ben s’aggiusti, alla meglio.Si sposta,una signora, difronte,a sinistra.Par che gusti, vicino al finestrino, della flora autunnale ingiallita,glialtifusti, che passano radenti e l’aurora che,lontano,s’indovina tra ifusti diacacie, querce e qualche verde abete. Osservo quel suo volto,che ingioiella un’attenzione viva, quella sete divedere che ha, mirando,e nella mente chissà quali emozionio quiete sensazioni intanto rinnovella.

Canto secondo

Èpieno il treno ed è davvero poco lo spazio perle gambe. Ci sarebbe se ognuno, stando ben composto,in loco disbragarsi,stesse alsuo posto… Crebbe cosìil disagio – come un fuoco diSant’Antonio – e,ciascuno,ebbe bisogno d’allungarsie fece invoco a queldi fronte,ché gliconcederebbe spazio alla destra se n’avesse a sinistra. Funziona per un poco, ché gliprude d’accavallar le gambe e s’amministra già perpotere farlo… e non conclude nulla il suo gesto,ché non siregistra beneficio! Talrimedio delude…

Ilsignore difronte a me, seduto, non sta facendo niente e appare assente. Sta lì fermo,come fosse perduto in altri luoghi o in altritempi. Sente un gran distacco, ma non cerca aiuto; e fugge altrove ed insistentemente, perché dicerto mostra un gran rifiuto diquesto che abbiamo qua,immanente: ché se non muove un poco le sue gambe io proprio non so più come m’aggrazio perle mie. Le ha stese, lunghe,entrambe davantia sé,e che io provistrazio diformicolii,o sia costretto a strambe pose non cura,né mi lascia spazio.

Equando il treno ondeggiando fa un violento scarto da un lato – li ho davantiagliocchi –coinvolti nelpiù ampio movimento – che il solito – l’urtano i mieiginocchi; cozzano isuoie un gran fastidio sento… Midisturba che io così lo tocchi, anche se poi è suo l’allargamento… in quello spazio mio;e che io imbocchi meglio i mieipie’ tra le gambe, nelposto che lasciano a me – in modo tale che s’eviti ilcontatto – decido,a costo direstare più storto. Certo che è un disagio! Ma non son più disposto a queldisturbo, è più forte di me!

Muovo a sinistra, ove – una signorina–sta leggendo un suo libro.Ha incrociate le belle gambe,ha glistivali… Affina la sua cultura o fa rilassate queste ore? Sbircio… Non è più fina la mia vista e m’appaiono sfuocate le lettere;oltre illibro,una testina graziosa,con fattezze ravvivate daltrucco. Ma una punta (dondolando) delsuo piede-ecco,ora è lei! - miscocca come un calcetto involontario. Dando mostra dinon notarlo (in quanto sciocca cosa è l’avvedermi) sto notando che mifa senso che così mi tocca.

Èun caso o «volontà»? Io – scrupoloso–misuro se avvicina la distanza (che pure c’è)e «tac!»,ecco m’ha esploso un’altra infinitesima speranza… diche?!Io sono un contegnoso! Io tengo alle distanze! Eppur… la danza tra il lecito e l’illecito non oso, non mipiace (ora) fermar… Abbastanza contraddittorio, spero il«volontario» o lo temo? L’invadenza sottile che perfora questo grande divario didesideriopposti,con puerile emozione,sconvolge ilcalendario deimieigestiscontati e delmio stile.

Distanze enormi,forme, architetture ben lontane…diquesto io m’accorgo. Anche se più vicini ciaffolliamo – in vetture stipate–,anche se porgo stretto contatto,in tutto, mentre stiamo insieme,ciascuno resta ancorborgo appartato… L’un dall’altro distiamo vuotiabissali, nell’intenso gorgo dell’essere. Ma ci basta un «tocco», un tocco «vero» e ci accade un prodigio: tra ipoliall’improvviso c’è lo scocco d’un fulmine che rompa un cielogrigio. Ed – a quel punto– siannulla ogni blocco che c’è e siha l’avvento diun fastigio.

Noi siamo sopra il treno, stiamo portando in giro, in corpidi vissuta pelle, tristezze e angustie di cui stiamcercando diliberarcie…sogni.Folla nelle sue vie,ormaistiamo completando anche la capienza del mondo. Delle solitudinirimangono,andando cosìle cose,solamente quelle dell’anima. Non càpita ch’essere ‘sìstrettiporta alfacilitarsi delcapire…Invece un malessere insorge.Stranito,l’approssimarsi tu scorgi – di quanti vedi tessere vicino a te la tela– e allontanarsi.

Stiamo correndo a cento all’ora. Vedi dalfinestrino il movimento:quello ch’è più vicino…sfreccia via,e di esso scorgisoltanto un velo – nello svelto passare – in quanto l’intravedi appena e sembra sfocatura dello stesso soggetto, ed ha un corpo che credi… «trasparente»! Ricadinel tranello della velocità,che non dà modo quasi mai! – diben vedere quanto tisfugge troppo svelto accanto. Eilsodo è ombra!… Ilpiù lontano, d’altro canto lo scorgi bene;alla coscienza approdo fa corporeo, e si muove soltanto.

Ed anche quando seitroppo vicino e vedisol dettagli,assai sovente non seiin grado dicapire.Fino a quando non t’allontani (solamente un poco e già ti basterà), persino non riconosciquanto sai, e una lente d’ingrandimento– usata – è un tantino sbagliata, un mezzo che usiassurdamente... Questo perdire che, nei varifatti che tu voglia saper,devi accertare quali(tra itanti) siano i mezzi adatti e qualiinvece «non» possono dare aiuto;e se – d’acchito! – sembrano atti alcaso tuo…, non lo puoigià giurare.

La sola vicinanza – come prima vedemmo – uno strumento sufficiente sempre non è, perchivuolire in cima alrisultato, capire ilpresente che cosa è…ed appurar l’opima corposa essenza diquant’è immanente. Non basta già! Occorre fardilima, forbicie pialle un uso ben sapiente, ché sono da…affilare,da…approntare. Queglistessistrumenti (che efficaci ritieni) forse più non lipuoiusare ‘sìcome sono, ché non son capaci ancora:ché qualcosa manca,a fare uso corretto,esperienze mordaci.

Tra i«mezzi»,io intendo usare quello dell’«intelletto»,che ragiona e crede, pensa e conciona,e vede ilbrutto e ilbello, grandezza e infamità, sapienza e fede. Ma l’intelletto cade in un tranello sottile…quando agisce e non s’avvede che la logica stretta approda nello sconcerto – grande!– di chiben procede ma non conclude. Ché il metodo usato – quando è carente la certezza– il meglio non ottiene,ed è oscuro ilrisultato della gnosi. Miaccorgo…,io che sorveglio, e cerco perciò il modo che ilpensato sia il frutto già d’un «intelletto sveglio».

Sveglio è chifugge via da tentazioni dimetodi imponenti e daticerti…, esclusivi. Non che io creda buoni glioppostiaspettioscuri e quelli incerti o che sostenga che le imprecisioni dilinguaggio e pensiero abbiano merti ben maggiori pertrarne conclusioni. Ma voglio usare ciò che faccia aperti ampi orizzontie non l’angusta via; io voglio dilatare – ‘sìfacendo –le immagini; e che l’aspetto sia limpido e chiaro (anche rifuggendo precisione e dettaglio). La «poesia», aggiungo:il miglior mezzo che intendo!

Spiega senza parole, fa intuire anche accennando ad altro…, la poesia! Ci dà una mano,perché sa capire la vita; coisuoi modi:fantasia (capacità stupenda, a presagire, più diquello che passa); nostalgia (ricordo delle tracce di un ire lontano,arcano,o premessa che sia, dello sperato);e,poi,v’è l’attenzione (riposta in chi la legge)a cogliervi un messaggio, a scoprire l’intenzione delpoeta (che – sai– aspira a porgervi l’intima essenza – non la spiegazione papale – e saiche punta a coinvolgervi).

L’intento vero del poeta, regge la poesia...Sì,essa è ilveicolo giusto,che può coinvolgere chilegge senza che poi sicorra ilgran pericolo d’un vederpiatto. Oh,certamente,schegge divera arte,un ammennicolo diluce (solper ciò!),più non sorregge quando v’è chil’abusa! Èun vicolo cieco,quando ilpoeta non sa esprimere ilsuo intento…Allorsi fa banale e cade;e – senza! – oh che deprimere! Ché ilsolo mezzo (da sé!)è dozzinale: non sorregge le speranze – effimere –delpoeta mancato,e… tarpa l’ale.

Non vado in cerca d’alidipoeta – io,però! –, non tento opere d’arte! Misento già come un pezzo dicreta che indaghi persaperqualsia la parte che recita… Domanda quelche vieta od imponga,nell’intimo, le carte diun progetto, o diuna pura meta. Non basta la ragione (essa è in disparte e non può darrisposte)e delle impronte senso chiede alla lirica…,opportuno: «La mia creta riceve…ha difronte chipreme e la conforma…Èforse uno scherzaccio deldestino, oppure un ponte che assieme getta sé,verso Qualcuno?»

La poesia - insomma! -è solo un mezzo, perme,e non un fine! È possente, strumento! Valido, a capire avvezzo… se mosso da ragione. Ben cosciente diquesto, lo sto già usando da un pezzo e m’accorgo ch’è vero, che sisente (e perciò dunque cosìben l’apprezzo) l’aulico respiro,il volgere incipiente che ha dentro la tensione e la speranza, anche se il verso geme. E, diciò accorto, affronta l’onde già la mia paranza… ed io vagheggio quel lontano porto, sicuro…,ove esista temperanza…, con l’armo dipoesia ed ilsuo apporto.

Perché non sia un pretesto (e il gesto un frutto facile)d’un sol passo io non arretro: disciplina dirima,un costrutto ben rigoroso impongo, un ritmo e un metro. Compongo due quartine e dopo butto giù due terzine,e difare impetro in modo tale che ilverseggio tutto sia fatto disonetti,l’uno dietro l’altro. Oh,lo so bene,il sonetto è un canto svelto,un dir che duripoco, soltanto quattro strofe. Ma l’effetto, nuovo,ch’io voglio,avendo tanti – in loco diuno – è che,così,cisia l’aspetto delsusseguirche a un fuoco segua un fuoco.

Afuoco mette (ogni sonetto)un senso od un pensiero e qualche altra cosa… molt’altre.«Eilfatto che ciascuno - penso concluda un’intenzione, fa riposa la mente». C’è una pausa…all’intenso sviluppo. È cosa certo faticosa, quando non c’è un respiro... Èpropenso, chilegge, a stancarsi. Ma se posa, invece,quando termina un sonetto…, anche se un altro viene, messo in fila, l’attenzione ritorna. L’intelletto riesce ad annodare i sensi:in pila, – gliunisopra glialtri – e c’è l’effetto che l’opra avanzie l’armo ben… siaffila.

S’affila l’armo e taglia l’onde. E,andando con isuonidi rime e con ilverso, siha un riecheggiare… Accade quando in punti (come attesi)d’universo scandire…risuoniildire,tornando su disé. Come svolgendo all’inverso la memoria, la sillaba – ondeggiando, già nota, udita già– s’avvia verso un canoro risuono…e ciò l’avvale: è musica. Che la cadenza funga da sostegno, misembra assainormale… anche perciò la scelgo. Eche io giunga a forma antica,che importa? Se tale modo– alverseggiar – il canto aggiunga?

Così,se non accade che ilcalore poetico riscaldi,non mi pare (solo perché impastato di un sapore già noto) che si guasti il verseggiare. Se non altro resta vivo l’odore… delritmo arcano e dell’alternare delle rime. La strofa – se valore abbia dipoesia – giudicare io non curo. La verità è questa: la forma non lo esclude più ditanto. Ma io cerco strumenti e mi sta in testa che se così siavvale dell’incanto diritmi e suoni – e talsi manifesta l’opera mia – se non poeto,io canto.

Ma canto come un che di poeta, più che il«valore»,insegua il«modo»,perché come già scrissi– dicostuimieta non gliallori, ma le intenzioni.Poiché la forma di poesia è via concreta che porta al meglio,ove accada che l’intelligenza sola – e l’esegeta ragione –, fidando troppo su di sé, non riesca veramente più ditanto. Come ho già detto più di un’altra volta la ragione io uso, ma – accanto ad essa – io tento sia coinvolta la lirica. Voglio così l’impianto diun poema: opera vasta e colta.

Opera vasta ilpoema del sapere, che siconduca verso affatto oscura meta! Per«questa vita» descrivere – cosìcom’è – di certo la cultura e la sapienza sono indubbie sfere utili. Perintuire la «natura» (qualè?), il «fin», l’«origine» (sapere se c’è,se c’è «cosciente architettura» e tantialtri temi)…possiamo solo brancolare...Su un treno citroviamo, didove viene,dove andiamo? E ilruolo? Non basta la sapienza che abbiamo; civuole anche un grandissimo volo immaginifico…Su,ciproviamo?

Ci provo, io!Perché ho la speranza digiungere ad un punto e a un risultato! Non sarà «Verità», ma… la «sembianza sua» su di me! Avrà ilsignificato deimiei modicomplessi, ché l’istanza è sempre «personale»! È il«mio» pensato, quelche ho capito «io»! Cittadinanza può Verità trovare «in noi»,dato che «in assoluto», se esista,si ignora? Sì,io lo so – perquesto miconcentro! –che un livello è possibile:dimora «dentro di me»,qui proprio nel mio centro. Se perverrò a un comprendere,allora avrò una fede e… mici butto dentro.

Ciascun di noipuò pervenire ad una «sua propria» verità. Nel canto primo già ne scrissi: che la cieca fortuna agisce come fa e che da mimo ognuno – della Verità– raduna quanta ne sa. Ma più chiaro l’esprimo: la sua bandiera nessun mail’abbruna. Ecosìfaccio io pure,e inseguo,adimo la Verità, e la stringo… almio stinco!

Ma se verrò, così, a una convinzione e la dirò – ad essa io non viavvinco, perché avete la vostra. Lafunzione della mia – anche se ben l’evinco –termina e resta mera «illustrazione».

Se poiquel vero che voi ben vediate, ben meditato,lo facciate vostro questo è un evento mio che– ilcrediate o no – non vidanneggia, e lo «dimostro». Io sono «io» e voive ne restate sempre «voi». Se attaccamento io mostro alle mie tesi, oh,saldive ne state! Non punto ad acchiapparvicol mio rostro, non miro a conquistarvi! Userete se un bene viparrà – quelle conquiste personaliche io farò,se vedrete che convincon purvoi,dipersé, viste da voinell’intelligenza che avete... e non perché a voi io l’abbia smiste.

Ma la funzione indubbia, pure in questa maniera,che assume la ricerca che sifa,e che si mostra, certo resta grandissima. Anzitutto,perché cerca pursempre «Verità» (anche se in testa mia).Se ilcontenuto stretto «alterca» con chiunque rilegga,è sì«protesta», ma è anche un’«occasione». Chiricerca ilvero e mostra ilcorso, lascia tracce preziose in ogni modo:riflessioni fatte;idee che hanno spesso facce inusitate;sollecitazioni che utili sono e non vane minacce dimali: offerte – anzi! – didoni.

Avendo fatto ilpunto e messo ildito sulsenso che io do a questo andare, mio, sul mio treno,quanto più spedito sipossa, io mi appresto a trasmigrare. Desidero arrivare. Intimorito non sono; io lo credo – e già, mipare, ve l’ho detto – che il risultato ambìto io son convinto alfine d’afferrare… comunque!Io con questa guttaperca diSumatra modellerò il mio farmi: colla poesia della mente. Chi cerca trova – è vero!–…qualcosa! Ho armi adatte,assieme a mezzidiricerca – i migliori! – Èl’ora d’affrettarmi!

Canto terzo

Al«principio»… Ma non mi parsia questo il modo proprio giusto d’iniziare, perché se un «principio» è manifesto sipone esista il«tempo»…già a segnare ilprima e ilpoi. Ché lo stesso gesto d’un Dio creatore,avrebbe un cominciare posto così. L’unico vero testo che sipotrebbe proprio giudicare «ben scritto» dovrebbe affermare solo: «Tutto e nient’altro». È un «contrattempo»…

Dio! Entità che è come un crogiolo in cuitutto coesiste nelcontempo ed ognidimensione! Fuoriè un dolo cercarda Lui: Dio è il«primo tempo»...

Non è il tempo la causa universale. Voi midite «che c’è». Ma – se esso c’è –o «ha uninizio», oppure è normale dire che «c’è da sempre».Poiché solo Dio può essere Chi vale talmente da crearsi «tutto da sé», la questione del «tempo» è posta male: perché in effetti esso «non c’è»,giacché non è «qualcosa»,è una «relazione» e in quanto tale «si misura». Chiedi a te stesso se far misurazione è possibile tra cose «che non vedi ancora esistere». La creazione delmondo ha un altro Padre.«Ora cicredi?»

Ecosìè perlo «spazio»: ché se questi cifosse «diper sé»,o infinito sarebbe,senza soluzione (e avresti spazio indicibile,di sé riempito), o invece– ripensandoci – potresti capire che anch’esso è costruito in base a relazioni(che diresti sono – «spaziali» pertipo – tra un sito e un altro). Ché – ove mancano due enti qualunque e non c’è…proprio un nonnulla non c’è neppure l’ombra o un accidenti di«spazio». Ché– nel«niente» – siannulla anche lo «spazio». Ordunque…senti, senti: sarebbe giusto incominciardal«nulla»?

Èvero:per capire come stanno le cose, fatti fuori «tempo» e «spazio», l’originale assetto,che di inganno sia privo,che sia il «nulla» – «prima ratio»… ed «ultima»? – «nulla di nulla»? Vanno le cose l’un fatta dell’altra? un dazio resta pur sempre da pagare? L’hanno capito gliscienziati (e li ringrazio): configurano il«vuoto»,tutto però non fatto di«nulla». Io,come sia, l’ho detto:«vuoto divuoto»… (pieno!) e so spiegarlo solo con la poesia… – Fuoridal«tempo» – pieno il«vuoto» può essere… in potenza! Ècome un «Pronti? Via!»

L’origine! Il«vuoto» (che è «pieno» perequilibrio – d’una «consistenza» ch’è tutta sua)è come un altaleno tra l’essere e ilnon essere,l’essenza e l’esperienza contraria…Scateno diun qualche cosa che è… mentre non è! Che è’… senza essere! Ho tolto ilfreno deltutto – al raziocinio e l’evidenza ho diun qualcosa che appare tutto e niente ed ha una forza «tremenda»…

E– proprio in quanto «tale» – ha un costrutto complesso» – un sì e un no! – che la vicenda è «uguale e contraria»,dappertutto!

Sì:un «odio-amore» involve ogni faccenda!

Ma come maipuò essere? Vedendo con molta fantasia sipuò «intuire» che questo potere, così tremendo nell’esplodere (e nelsuo contrire), agendo fuori deltempo – lo intendo come «acquattato dentro sé»:finire con un «botto» non può, in quanto– essendo questo un «evento» cuinon c’è un seguire –agisce… non agendo:«in senso lato». Èl’Equilibrio: qualcosa ilcuiperché è «innato»; e tutto quanto è condensato in un immenso vuoto, che ha in sé alpunto Zero –: spazio, tempo, ildato dimensionale…«Perfezione». Questo è!

Perfezione. Questa sola parola veramente basta,per descrivere (e capire) la condizione sola che ha lì…tutto in sé. In cuiiscrivere ogniriferimento, come fola diinfinite istanze opposte,vere in una sola «modalità». Vola poesia! Quest’Essere-Non Essere canta! Che mentre è non è,in un gesto infinito;e che,se fosse,«sarebbe», e già perciò diviso e – in quanto a questo avrebbe vita,che principio ebbe da una lacerazione. Ho fatto presto? Dell’altro maiancor dir sipotrebbe?

Si,che la Perfezione è ognicosa: iltutto e ilsuo contrario. Ch’è compreso già il tempo,come una molto ritrosa relazione tra il detto e il sottinteso. Agisce mentre non agisce e chiosa in un modo indicibile l’esteso spazio-non spazio…che soffonde,a iosa, nelmentre (invece)è tutto in sé «rappreso». Tra questa Perfezione e ilpuro «niente» la differenza è enorme: mentre l’una è come un cristallo trasparente che non riescia scorgere (ché alcuna sostanza tisi mostra, ma è apparente… se sifrantuma)quell’altro…nessuna!

Quel cristallo perfetto si risuona in sé,come una coppa di spumante lisciata intorno all’orlo. Ela buona sorte del mondo da ciò è derivante: l’Essere esiste ed il suo canto intona, il Non Essere pure, ma è «vacante» l’esperienza che dà. Zona perzona questo fenomeno – ‘sìridondante –si manifesta… e ogni cosa compare, rigogliosa,con grande abbondanza d’eventisuccessivi.Il tutto appare come ricchezza e qual moltiplicanza, tra tantisovrappiù di un solo affare che inizi a rotear,come se in danza!

In questo vedo,e ne fo’ esperienza, ch’è tutto un susseguir di «fotogrammi» diversie derivantida un’essenza che è in moltitempied in diaframmi dispazio s’è divisa, d’evidenza… reale… Ma – di tutto questo – fammi capire!In quanto l’«io» – che all’apparenza è sempre in sé – già intravede «drammi» e «passioni» come «sequenza greve» d’un «volgere»,che «tempo» noicapiamo. Ecrediamo che l’«attimo» – da lieve stacco tra sezioni vicine – (siamo capacid’inventare!) sia un breve «volgerdi tempo». E – dìperdì – «viviamo».

La ricchezza dell’«io» fa esperienza multipla, in fasitra loro diverse. Riconosciamo la nostra presenza nelprima e poi; sono facce perse quelle «già passate»,ed è imminenza quant’è «futuro»…In tutto aperse ciascuno bene gliocchie l’evidenza dise stesso trovò, in molto terse consapevolezze: era davvero eglichi nacque,cadde e s’accorse, coluiche amò,sperò,giurò nelvero, soffrendo, sorridendo,anche se – forse –iltempo lo distrasse sulsentiero della memoria e delle sue risorse.

Siccome un disco che ha tante spire (e che,in sé,non ha alcun risuono) accade che,quando lo fo’scalfire da un grammofono…io… mi suggestiono, e ilcervello riesce a convertire le onde generate– che imprigiono neitimpani – in modo che capire le so con quello poiche chiamo «suono»... (e il«suono» è un «modo» dicaptare,ché in sé è solo un’onda, ma la mente lo rappresenta,concepisce,perché sa forgiare valoriall’esistente)… cosìpossiamo dire certo che in quanto al«tempo»… va ugualmente.

La ricchezza disequenze mi inganna (la leggo «tempo»,era «suono» neldisco); Mie sensazionisono diuna spanna spostate e a modo mio le «concepisco» come un tempo che avanzie la tiranna legge sua imponga. Non l’attribuisco proprio per niente a me, ma a condanna dell’esistenza,che avrebbe – capisco –questa ferrea trascorrenza «calata imperturbabile»,già,«in eterno», su disé! Ma è solo «immaginata» questa legge! Eche anche ilPadreterno pensiamo – ce l’avrebbe! ‘Sìforgiata a sua «Signora»,a «Paradiso e Inferno»!

Ma noi,che viviamo e trascorriamo (difotogramma in fotogramma nello specifico capire)cirendiamo ben conto che noi«siamo» uno «stornello» (come un risuono):Perché se isoliamo gliattimiseparati, sulpiù bello cosa ciresta? Noi non percepiamo più nulla! Infattisiamo proprio quello (e solo quello)che «sentiamo», quando «trascorre» la sequenza. Ètroppo nuova e dura cosa – verità toccando e quella che imponiamo alla prova della vita – metterdel tutto albando iltempo eterno e la sua alcova!

Ed anche a riguardo dello «spazio» (e questo è più difficile ancora) come pensare senza un vero strazio della mente che esso sidimora – cosìcom’è! – solo nella mia «ratio»? io ne approfitto e mipar giunta l’ora dicapire come anche l’iperspazio dell’infinito non esiste:affiora qualconcetto soltanto, perché ilvero essere suo (fuordipercezione dispecie umana)è un gran mistero cosa sia! Non ha la dimensione certo mentale,ché lo spazio è Zero (quello concetto dalla sensazione)!

Ma allora è già più facile capire: che la partenza di quest’Universo o,forse, «non c’è stata»; o che puoi dire che «c’è tuttora», ilche non è diverso. Del «tempo» (che ho saputo definire una sequenza «letta») invero il«verso» non m’è parso importante. Edel seguire, se è «velocità» (e se va perso ilsenso di«durata del passaggio», percuidiventa Zero),cosa importa ilprima e ilpoi? Se tutto illungo viaggio dell’eternità tende a Zero e porta cosìisuoiestremia toccarsi? Èsaggio stare a vedercosa comporta?

Col tempo che s’annulla (solamente percome lo pensiamo – infattiresta ognisequenza ancorben evidente anche se l’una contro l’altra pésta –) con lo spazio azzerato (che la mente ha ampliato), mettersiora in testa quella condizïone ch’è immanente altutto onnipresente…, non son gesta ugualmente da poco. Ma,iltutto a un Ente senza tempo e senza spazio tutto compreso,siè così costrutto che immaginarsipuò. Ora ringrazio il mio volercapire,che miha istrutto perquesta strada… Ma non sono sazio!

Giunto alla Perfezione (un calderone in cuistia tutto) la storia potrebbe fermarsi. Ma invece la questione è che chiqui mentisse ci direbbe diavercapito molto e che l’azione sisia chiarita… ma ci mentirebbe, o dimostrerebbe poca attenzione e certamente proprio non saprebbe nulla di nulla! In quanto tutto questo finora è stato solamente un modo periniziare a muovere un contesto difficile…che io spesso vedo ed odo malaffrontato,e perciò protesto contro ciò ch’è scontato. Vengo alsodo:

Sono scontate nella storia umana le nostre concezioni,della mente, percuisipensa che,nella fiumana diquest’eternità,il tempo cogente… sia! Ei credenti della Fede vana speranza pongono,così, a «presente passato ed avvenire»! Ed è una strana cosa che un Signor– onnipotente! –c’infili in una eternità proiettata… nelfuturo! Molta simbologia dell’uomo – sovente! – è scambiata perindiscussa realtà…,che sia la consistenza della scombinata esistenza. Ma è solo fantasia!

Ecosìpure il«luogo». Siamo presi, acchiappatinello spazio. Che questo sia già l’altro termine di una tesi ben ricorrente,per la quale ilgesto deve compiersi in un àmbito che si configuri in un volume,ed ilresto (ilpensiero,ogni cosa),la cinesi sia d’un contesto obbligato, m’appresto a confutar. La realtà ha facce assaidiverse (cosa sia, forse non sapremo mai). Nelle sue bisacce cista molto di più delle risorse nostre. Ma più d’uno sulle sue tracce si mise…e nemmeno se ne accorse!

L’uomo…crediamo di sapere quello che fa, ma fa una cosa sola innanzi all’altre:egli s’accorge. Eil modo bello tutto suo,di farlo, che dissidianzi, avviene immaginando,dando dello stuolo di onde luminose ganzi risalti. El’uomo che è «cieco»,nello scuro della visione sua, s’avanzi in parte ad intuire è certamente impossibile:né luce,né tono, né colore. Anche la forma sente la mancanza di luce. Ma è buono iltatto. Ecosìilnon vedente con le sue manitasta come sono.

Oppure:spiega il suono alnon udente! La visione del mondo cosìavviene sintetizzando forme d’apparente risalto, e la mente ben sostiene ilruol che porta alla intelligente concettualizzazione e sifa piene delsimbolo le stive,che consente diriconoscere già – e molto bene –cos’è quello che ha innanzi,ad ognivolta, anche se è la prima.Ilconcetto è ilgrande approdo e fa ben fare molta strada al pensiero. Ma quell’intelletto (cuipercezione da sempre fosse tolta disensi) che potrebbe,poveretto?

Sarebbe cieco e sordo e senza gusto senza senso ditatto ed odorato… Ditemicome mai in questo angusto modo diesser,tanto menomato, potrebbe scaturirun modo giusto qualunque di capire il mondo ingrato! Diquesto fatto un poco midisgusto, io sono al suo cospetto fortunato, ho però in tutto solo cinque sensi iquali, puressendo essi efficaci, non son adattia coprire gliintensi aspettidella realtà: capaci diuna «visione». Insomma siè propensi a giudicarliaspettinon veraci.

Ma ai cinque sensi nostri propri moltifurono aggiuntidal progresso scientifico. Traducono altrivolti, altre letture – fatte colprocesso della tecnologia– specie in risvolti che usano la vista e ogni suo nesso, altre volte l’udito. Sono còlti (così,ad esempio, attraverso lo stesso senso)foto,radiografie, diagrammi. Percui«vedi» le ossa, «vedi» il cuore, o assistisu nelcielo a certidrammi delle stelle,o entri nel tepore diun seno,attraverso ecogrammi, radarsensoried un calcolatore.

L’umanità,che giunta a un certo punto s’era fermata e non andava avanti (con l’«ipse dixit» ogni nuovo spunto era «bollato»,di quegli arroganti delsapere),da Galileo avuto novell’aiuto,ha ricominciato a guardare, a cercar. Con nuovo fiuto, l’uomo ha sfondato in versanti non immaginati. Benrovistando in lungo, in largo,alla diritta e in tondo (con telescopie radio-onde dando luce a lontane Galassie), alprofondo limite del passato approdando, insegue già le origini del mondo.

Col serio aiuto ditecnologia e tanto impegno e tanta applicazione, l’uomo assai spesso (più che fantasia glisuggerisse) è giunto a cognizione nuova,approfondita, aprendo la via sempre a scoperte nuove, in progressione assidua. Ed alla scienza (come sia quest’esperienza che sifa)eipone da tempo la domanda. Ma la scienza non risponde,diretta. Filtra idati facendoliarrivare a conoscenza sempre nel modo antico: son «mediati» daicinque sensi soliti… Sì,senza null’altro essi sono immaginati.

Sipuò dirche la scienza molto insista nell’ampliare la potenza (cento volte e ancorpiù) della conquista solita deicinque sensi.«Sento» molto dipiù, miglioro la mia «vista», e via di questo passo… Non contento, l’uomo,con il«computer» sulla pista siè messo diraggiungere un intento ancorpiù grande:disaper migliorare quello che accade dopo che isensi hanno fornito idati: il«ragionare». Una nuova frontiera, dagliimmensi orizzonti siè aperta, per sperare… essendo al progresso assaipropensi.

Con ilcalcolatore puoi trovare molte più vie:esso imita ilcervello. Chissà,forse,un belgiorno,saprà dare quelle risposte che ora miarrovello a cercare? Ci possiamo sperare? Esso trova come un lampo un capello nell’uovo...Sì, ma attenti!Non può dare in alcun modo niente più diquello ch’è programmato nel«software» (cioè quelquadro diriferimento stretto, ben ordinato,che consenta che tragga – spingendo allimite,al tetto –le conseguenze diun metodo).Perché non crea,«deduce» (in ciò è perfetto!).

Non dico «perfezione», ma «perfetto». La differenza è:la prima è un modo; quell’altro,un verbo ilcuisenso stretto è participio passato – io odo come un contesto chiuso e ben ristretto nelquale c’è diquella un certo approdo ridotto a un àmbito. Ma se mi metto a cercarverità nuove,io lodo chifa i programmi, ma michiedo come un mezzo che agisce deducendo da basicerte… ne disponga. Credo che dettar le regole non sapendo sia impossibile. Perciò non miavvedo come esso possa «intuire»,sìfacendo.

Echi,istruito un àmbito ristretto nelquale sappia tutto – gl’imponesse: «Eseguie vaipiù in là,giacché t’ho detto tutto di questo!»;ed esso lo facesse (e lo fa!)quale sbaglio,poveretto, non potrebbe evitare!Infatti, messe avantiad esempio d’uno stretto campion le regole,che l’«estendesse» sarebbe già…l’unica modalità (perilcomputer)d’avviarsiverso l’ignoto: senza alcun’altra novità. Ilrisultato errato e il tempo perso: posta una pera come realtà –dipere,cidirebbe,è l’Universo.

Perché un computerpossa simulare ciò che non c’è,deve saperla legge deldivenire: ma chigliela può dare? Everamente proprio niente regge poil’intento che sia esso a fare la scoperta.Proprio non lo sorregge alcun criterio per ben sorvegliare ilsenso diciò che fa;non rilegge «che se stesso», perché non ha un giudizio «generale»,perché è proprio incapace «dialtro» perun ben preciso vizio, ilsuo «peccato originale»:giace senz’anima… Dalpiccolo indizio giudizio darnon può che sia verace.

Anche se a udirlo sembra presunzione, noisiamo ancorpiù bravi. Veramente possiamo andare oltre un’ostruzione attingendo a risorse di un «cosciente» che sa aggirarl’ostacolo. L’azione divien «complessa» e la legge evidente non è:l’io prova allora e ripone le basi, finché ben chiaro non sente che siè andatiavanti. E qualche volta c’è l’errore. Ma se non è fatale, la mente è già più esperta,e rivolta sottosopra la frittata.Se ilmale, invece,è estremo, perisce,è sepolta. Ec’è una selezione naturale.

Perché io credo che ilcalcolatore non possa giungere allo stesso punto attraverso ritocchied ore ed ore disperimentazioni? Non ha «spunto divino»,cioè l’intimo sapore che ha l’incredibile chiaro assunto dell’io-coscienza-anima-valore «speciale». Ilcomputernon è «unto» delruolo diun «soggetto in sé presente». Esso è solo un guscio.Percomplesso che sia, se in esso indaghitrovi assente ciò che c’è in te e ti fa grande.Ilnesso con te è che ti risponde e tisente attraverso quello che «tu» cihai messo.

Ei relaziona (senza onore ed onta) casicon casi,attraverso un vario gran calcolo numerico. Eiconta (sìe no,sìe no di un sistema binario). Èveloce,l’un dopo l’altro appronta milionidiconteggicol bonario ausilio diun elettron che affronta all’istante il tragitto. È «l’impronta» diun piede, ma ilpiede…è il mio. Ammesso che un domani cidicesse:«io esisto, mivedo,penso»… stiam sicuri: nesso non c’è. Dentro non c’è, io insisto! Dà suon divoce e pensier,dicui,esso ha l’ordine!:è come un film cuiassisto.

Perciò quando sarà che parleremo colcomputer sarà come stessimo… altelefono.Se itastiio premo del«Che ora è?»,con un pessimo suono mirisponde. Da ciò saremo impressionati? No: se vedessimo che non risponde giusto! Noi faremo conto dell’orario. Che se credessimo che cisarebbe qualcuno a parlare perché risponde,sarebbe cosa stolta. Orbene,il computer sa chiacchierare e pensare, ugualmente, senza molta differenza, anche se sa svariare nell’eseguire la question rivolta.

L’Errore. È la questione più banale che fa capire la differenza che esiste tra un cervello artificiale e quello umano. Èimportante,perché se l’uomo può correggersinel male la macchina, poiché racchiude in sé un meccanismo perfetto, non vale più nulla se lo fa. Comunque,giacché «errare umanumest»,non sipuò fare in modo che una macchina sisbagli, come l’uomo,perfarla comportare così. Chi la controllerebbe? Dagli! Questo metodo umano (disbagliare) invece aiuta l’uomo: apre spiragli.

D’errore in errore, fu ilsuo cammino. “Èstato – egli osserva – un transito buono e reale.” – finora! – Ma ildestino è a un bivio:ha l’uomo il potere del tuono, può fare esplodere il mondo.Perfino la stanca terra, le acque,ildono comun della vita e ilcielo divino accusano d’essere stanchi,perdono glichiedono. Un tempo eglieranudo e i mostripotenti,con forza,poca vita lasciavano. Fece uno scudo, s’armò d’una clava,accese la fioca lucerna,si mosse. Ed ora concludo: la Terra,già presa,lamenta,lo invoca.

Iltono è cambiato:il suono ora freme distrofa,incalzante; annuncia quello stesso mutare,del mondo che geme. Èdi metamorfosil’ora.Ilbello è finito travolto. E siteme che ilnumero… folle, come un ruscello, diuominipieno, l’accalca!Preme, uscito da sponde. Uscito da quello che era l’alveo giusto – che solo lo conteneva – abbatte ognicosa, inonda con furia, sconvolge il suolo. Non resta nulla,non resta una rosa, è tutto abbattuto. L’uccello,in volo, non trova più cibo,si stanca,siposa.

Mifermo, mi fermo a pensare. L’uomo davvero è giunto a quest’ora.Sichieda! S’interroghi! Riprenda in mano il tomo sulquale è segnata la storia! Veda ove è sorto l’errore!Fu il pomo diAdamo? Fu l’ansia sottile cui ceda disera? È ilporsial cospetto di Kronos come arbitro? Siplachi…,s’avveda... perché…, se infine non lo fa… s’appresti a perire! La pattumiera – colma!–esplodendo, ne spargerà iresti perl’etere.- Non colma, essa è stracolma! Salva la vita, l’uom,coi sanigesti, se con il senno suo l’empie e ricolma.

L’aiuto dell’intelligenza, quella dimacchine nuove,sappiano alfine ridargli ilpotere perduto…,della Pace. Disinneschisvelo le mine, assicuri ilgrilletto. Muova,nella Fede,riacquisti Speranza:la fine non è ancora giunta. Èbuona,è bella la vita dinuovo ridente,ilcrine fiorito dirose,il petto ripieno dicandido latte, e quei piccoli avvinti, aggrappatial morbido seno. Computer,altri mezzi di spicco,li vedo amici, a levare ilveleno a salvare ilterreno e quei riccioli…

LIBROSECONDO: Il mio PURGATORIO Canto primo

Un dramma miha preso la mano.Suono e ritmo sono stravolti. Ancora teso,angosciato, m’appresto. Ma sono turbato. Ora voglio fermarmi,ora voglio ascoltare. Colrombo diun tuono grida la Terra;afferrata perora: «L’uomo siplachi, diventipiù buono sovverta i modiusatifinora!» Mifermo. Ci penso: «Com’è accaduto, nelvolger deltempo,che l’uomo offese la Terra?» Ma accadde! Egli– pervenuto aldominio assoluto – sbagliò,tese la sua avida mano, ilsuo tessuto sporcò,lacerò e troppo pretese.

Contro la madre natura, ozono nell’etere,da freon rese buco. Assieme all’ossigeno azzurro sono ossidivari,anidridi,caduco carbonio,sospesi nell’aria. Tono grigio, sporcato da smog, io riduco ilcolore cobalto delciel (dono solo degli alberi). Ossigeno induco a legarsi alcarbonio (elemento peressi lasciato nell’aria che era difuoco, un ossido ancor puzzolento). Fu tratta così, da terra primiera diqueivaporiinfernali alimento –l’origine…, della nostra atmosfera.

Fatica durata perere. Anni ed annici vollero (perqueste arie che intensi sulfureiaffanni Vulcano in alto soffiò)e foreste, foreste, foreste... Vestiva panni diversi – dapprima – la Terra:creste nere di magmi essiccati, malanni dimotidicroste di fuoco,leste fiamme avvolgentiquei massibrucianti. Ardeva la Terra,di lave rosse bolliva. Quando le rocce fumanti difuso calore (intorno scosse da fremiti) spingeva in avanti, quando il mantello sottile si mosse.

Scorza fine il mantello, galleggiando sopra il nucleo (in fluido stato) sirapprese nerastro. Raffreddando, lentamente, quelbel globo infuocato (ilcalore delbordo attenuando in migliaia di secoli, andato fuori,disperso),nel cosmo irraggiando tuttora, andavasi consolidando. Migliaia digradi,un caldo tremendo. La Terra sembrava un crogiolo. Mare senz’acque:difuoco.(La crosta essendo scottante) la condensa (con non rare gocce dipioggia)cadendo e friggendo alcontatto,in vapore scompare.

Non era l’ambiente per l’uomo. Le ore deisecoli indietro neanche. Quando nemmeno la crosta era dura. Aurore e tramonti queicieli(chi osservando potesse)non dava, essendo ilvapore un filtro opprimente.Ilquale, mandando (freneticamente)un grande calore disoffoco – impediva,offuscando. Un’alta pressione nell’aria.Infatti l’intero vapore pesava…– essendo compressiqueitantida cuipoifatti furono gli oceani – impedendo la luce delSole,con tutti gliatti connessi…pesava,in modo tremendo.

Ilsuolo – anche a ragione diquesto: che non riceveva il calore deirai delsol…– sisarebbe indurito. Resto attento e curioso a vedere se mai tempo (dapprima) un po’ meno funesto cisia stato perl’uomo… – Te ne vai o pensiero, all’indietro! – E m’appresto a scoprire che c’era (prima assai) calore ancora maggiore: pertanto tensione – alvalore saturo– molto inferiore. Minore era,di tanto, che era – ilvapore – in tutto sciolto in un cielo assaiazzurro, un vero incanto: sereno e senza nuvole,il suo volto.

«Dove la vita sbocciò? Io lo ignoro – quella che noiconosciamo – Nel mare?. Forse apparve una specie neltoro infuocato? A livellidi rare strutture è possibile? » – Io miaccoro, a pensare!– Questa Terra ciappare ‘sìarsa e tanto infuocata che cloro, fluoro,boro e tante altre rare sostanze, mescolate alcarbonio, all’azoto, aicosmiciraggi – in questo clima – non possono essere conio divita. In questo riarso contesto non è proprio permesso un matrimonio con l’essere:tutto appare funesto!

Più indietro,ancora,è inutile cercare un suo principio. Anche se– andando così– a un punto s’inizi a freddare la Terra. Tutto questo accadde quando (aggregando materia ed altre rare sostanze,polveri,elettroni,dando ilvia alcomprimersi)ad aumentare s’iniziò nello spazio, diventando sempre più calda, mano a mano che crebbe lacompressione interna.Fonde – ad un certo punto – il centro,dov’è accorpata la parte pesante.Onde sta il ferro, ilnicheled altro.Finché ilcalore alresto si diffonde.

Ma noi,che andiamo indietro,e la troviamo con ilcielo essiccato (e onde difuoco, tutta un magma)– se a questo siamo giuntie proseguiamo in questo gioco a ritroso – scopriamcosì che abbiamo: un punto massimo;che solo un poco più in là si raffredda ciò che vediamo in superficie; ilnucleo divien fioco; le particelle siseparano via… Èrestato, ora – là ove prima era la Terra – un denso gas, che in balia d’un punto sta ruotando, in una sfera ch’è un vortice,con altri in compagnia, intorno a un Sole,che fa da cerniera.

Grandivorticidi polvere:stella (in erba)e pianeti. Materia vile, tra il solido,il gas: l’Idrogeno (della forma degli atomila più sottile) con l’Elio,l’Oro prezioso;quella specie di orda vibrante febbrile deitanti elementiviventi nella varia fattezza e daldiverso stile. Gira quello con due elettroni,quegli invece ne ha molti dipiù,disopra, in guscidiotto. Ese il guscio degli atomi,quello più esterno,s’adopra, solo è perché ne ha meno.Vegli ben chine ha pochi (li perde,sicopra!).

Piccolissimielementivibranti dotatidi forze latenti,quale fulmin veloci,a forza giranti. Orbite infinitesime e tali che l’orbitante sifa intorno tanti miliardidigiri,in un battito d’ale, veloce com’è! E sono esorbitanti, enormi,d’un poter fenomenale, le forze che si tengono avvinto alnucleo l’elettrone. Questiluce, onda,energia in se stessa,è dipinto; laddove il confine ne sta, è «in nuce» materia.Forte, ilnucleo, sìcinto d’energia:quello attira e conduce, in un modo indicibile. Una forza (tremenda)ci vuole a curvarquella direzione (dell’elettrone).Sforza, lo attira,lo lega, lo tiene nella orbita.Sembra effettiva la scorza dell’atomo: un sodo mattone,della piena tranquilla materia (che smòrza ciappare divita). Ma questa bella, invisibile cosa – orc’informa –invece già tutta si muove.Trema, ilpiccolo atomo. Parche dorma, invece è tutto sveglissimo e freme un conflitto interiore (dalla forma magnetica,che attira e che preme).

La nostra certezza poggia sulfatto evidente – che quel ferro che prendo, riscaldo, su incudine pongo,e batto sia solo dura sostanza che offendo colpisco, comprimo,prendo e maltratto… senza tema! Quale inganno tremendo! Ècome m’accorga (dicolpo,ad un tratto!) che sia dinamite potente! Apprendo che tutto (ed è vero)è un grande esplosivo. Ma ilnucleo trattiene (con tanta forza) legato a sé l’elettrone captivo che quello, girandogliintorno,scorza glifa. In grande equilibrio effettivo la potenza è… in potenza e sismorza!

Eallora puoiusare il martello:prendi mazza, e sferra i tuoicolpipotenti nelcuordi materia.Se tutto tendi iltuo udito, tu glieffetti non senti deicolpi vibrati,ché ituoitremendi urti– alconfronto – son troppo più lenti (rispetto all’intima furia, cuirendi nemmeno un disturbo)e sono… impotenti. Quando gira qualcosa– ad esempio le pale diun’elica – se il moto è veloce, lo spazio appare empio, perché non saiinfilare – nelvuoto –né la vista,né un dito. Ciò denoto qualverità ed a spiegarlo adempio.

Le pale,girando velocemente, giacciono in postidiversi tra loro: lo fanno…sì:«contemporaneamente»! (Oh, certo, in relazione a coloro che si muovono molto lentamente rispetto ad esse). E meglio avvaloro la cosa se rendo bene presente che quando spingo ildito,non il foro sento tra le pale, ma come un pieno. Le pale (con quelgesto) non le fermo se il movimento è lento e nemmeno potente.Son… una specie dischermo. Ma se io forzo il dito e in un baleno l’infilo,entra e io…finisco infermo.

Eciò perché tra le partiin questione v’è relazione (tra causa ed effetto) se v’è tra l’una e l’altra proporzione, congruità. Ora il colpo, diretto prima sul ferro, sprigiona porzione sìpiccola dienergia – rispetto a quella che sta nella rotazione deglielettroni (attivinel pezzetto diferro) – che è come se io pensassi dibloccare l’elica d’un motore… con una piuma. Ma,se io scagliassi velocioffese,con un eiettore altrettanto potente,che sconquassi farei! Equi miassale un gran timore.

Quello che non poteva colmartello orl’uomo sa infierire… colsuo genio: brandisce ilnucleare e – contro quello, lo scoperto segreto ed il proscenio invisibile – scatena un bello stuolo di neutroni,in amenio disdicevoligrossiscontri nello spazio lor proprio. E– come l’Arsenio Lupin ladro – prende… con farfurtivo: e l’atomica bomba è bella e fatta. Ora spiego: l’uranio,radioattivo, lancia da sé proiettili:se impatta ne fa altrettantie ilfar è reattivo, e scoppia – a catena – l’intera schiatta.

Questo era noto (dalla A alla Zeta) ma sipensava,quando esplose Bomba, che cifosse una formula segreta, speciale. Invece no:da sé rimbomba l’uranio. Basta che cisia discreta parte d’esso,accorpata,che siromba e siesplode.Perciò la brutta meta dichivoglia per l’uomo una gran tomba approntare – è aggregarne all’improvviso una gran parte e BUM! Ché essa esplode! Ogni proietto (uscito dal conciso pezzetto)non l’incontrava più;prode (ora ch’è grande)lo scontra e del conquiso altriproietti fa…e che scoppio si ode!

In natura sostanza radioattiva non esplode: non ce n’è concentrata. Ma l’uomo – giunto a questo punto – arriva e fa contro se stesso una sparata ch’è «la fine del mondo» (o la cattiva sua premessa).Infatti(con la trovata dell’Atomica) bene dell’altro ordiva: la bomba all’Idrogeno (una pensata ancorpiù folle). Da capir ciresta che cosa sia. Ritorniamo allora a scrutare…neicielidi una mesta età:quella in cuinon c’è l’aurora perché ancora non c’è il Sole. Questa cosa,che avvenne,è quel…che sifa ora.

Dunque nell’Universo c’era un gorgo. Ne abbiamo detto già: uno maggiore (intorno alcunialtri che,io scorgo, glivan girando intorno). C’è calore ma non c’è luce. Tutto quelsobborgo è pieno di pulviscolo,ha tepore suo proprio, ma certo io non miaccorgo che un giorno cisarà – lì – lo splendore diun Sole… Ma accade! Il materiale sparso comincia a concentrarsiverso l’occhio; poi– quando la massa centrale diventa molto grande – s’è converso in un gran fuoco ed esso è presto tale che s’accende dipiù (con fardiverso).

Accade che,nel cuorditanto caldo, la pressione degliatomi leggeri (Idrogeno)ognitanto fa un rinsaldo: didue se ne fa un. Malvolentieri, avviene! Chè l’Idrogeno è un baldo che non gradisce che – in due!– siperi perfarne…un…diverso:d’Elio, saldo anche daparte sua, ma di stranieri aspetti. Eppoiva perso anche un Fotone! Costuifuoriesce, e s’accompagna (algesto) d’elettromagnetismo una «emissione» dionde:è luce, è calor manifesto, che irradia in ogniparte e direzione. E…nasce un Sol quando succede questo.

Due sono i requisiti– che ciservano –perché una coppia si unisca e faccia un atomo di Elio: che i due «fervano» da grande amore riscaldati– e piaccia loro diunirsi (è il primo);se serbano ben stretta relazione e con le braccia siserrano (è il secondo). Se osservano ciò,l’uno,con tanta foga sicaccia nell’altro,che nell’Elio si«con-fondono», e danno luce ed energia abbondante. Ed iltutto è pulito:corrispondono all’amore perfetto, ridondante diluce, senza scorie! Non confondono amorcon voluttà, moglie ed amante.

Ma l’uomo attenta all’energia riposta in questo avvenimento,e alprimo inizio ha posto l’occhio sopra la risposta intrigante,e – perquelsuo antico vizio che ha (d’armarsi)– l’intenzione ha posta alla presente offesa,d’un supplizio infernale: mandare tutta arrosta una inimica schiera (un «servizio» fattibile qual fosse un «sole» acceso scagliato in campo avverso). Quell’intento… (in miniatura)lo ha raggiunto:ha preso un’Atomica a miccia (riuscendo cosìa scaldare e compattare)e reso l’Idrogeno un esplosivo tremendo!

Se il«sole artificial» non esplodesse, ma ardesse lento...! Che mezzo sarebbe! Quale speranza,se cosìcidesse un calore pulito! Finirebbe l’umana sete dienergie. Ad esse (con l’Idrogeno)ben sigiungerebbe in abbondanza. Se siscomponesse l’acqua del mar,questa darebbe tutto quello che serve, facilmente. L’uomo cista studiando. Ed è questa la più importante sua fatica.Sente vicino già il traguardo e s’appresta sperando. Ha forgiato il recipiente; userà il laser, perl’immensa festa!

Ilrecipiente era un vero problema: come tenere rinserrato un Sole, che discioglie (sìcaldo) ognisistema percontenerlo… Risposta:la mole viene «isolata»,attraverso uno schema dimagnetismi e campi. L’uomo vuole orsapere: con quale mezzo crema nucleare si fa. E – come suole–ha già avanzatiesperimenti. Crede che manchiveramente poco:infatti qualche sua prova con il laser,diede speranza d’arrivare a far quegliatti a comando. Cosìla bella fede è cresciuta. Mancano solo ifatti.

Ma cos’è che succede alla materia? Cosa maisono questi «matrimoni d’amor» tra gliatomi? Vicenda seria (e reale); perché a brancoloni la natura certo non va. L’arteria indica molte varie direzioni che sipuò prendere, senza miseria disoluzioniappetibili.Se poni mente,attento,a quelche vedie tendi ad appressartibene a quello scopo, che mosse i primipassi... Se difendi iltuo andar,ciò verrà certo ad uopo! Ché folli cose certo non pretendi ma ilcapire il perché, il prima e il dopo.

Ed un perché già qui c’è da capire; è una cosa importante,è questa qua: l’intero mondo materiale ha «mire» sue proprie? Isuoi«progetti»…non lifa? Perché,quando gliavviene,nelsuo ire, d’imbattersiin cose che – in verità!–hanno una loro forza e un convenire…, s’uniscono, ‘sì – con tanta intensità!–che (con esse)si può realizzare ancora nuove realtà, creazioni superiori. Peresemplificare: ilnucleo – legando a se elettroni –fa l’atomo; questi– uniti – san fare molecole,queste basi,saponi…

Sembra una cosa «nota» – sì«acqua fresca» –ma ilvero ben nell’ovvio sinasconde… spesso!Se non lo cogli, che tiesca poidalla mente non stupirti. Ché onde esso sen va (con quelsuo farda tresca che ammicca e ride ma chepoiconfonde) più non lo scorgi e tanto sirimesca che non lo trovi più. Io miro donde lo sipossa scovare,l’infingardo… che tisorride e tiparovvio tanto che non si fa notare dallo sguardo che sia un po’distratto. Ad esso accanto io glipasso…ed io lo colgo,il guardo, ed orio ve lo dico, io ve lo canto.

Anche nella materia agisce amore: è una forza che attrae,chiama suadente, che sa tenere unite – con ardore!–anche due «particelle».Prepotente questa forza – ha il massimo vigore!–si manifesta in tutto l’esistente. Non solsecondo il senso divalore morale,spirituale,essa è presente in tutto ciò che c’è. Così se siama sicostruisce,e il tutto resta in piedi. Questo «sentore» l’una all’altra chiama le parti,perché l’un l’altra corredi… disé,come il massimo dono! Brama, la natura, «accoppiarsi» e fare «eredi».

Tutto ciò è vero e che cosìdavvero sia io, credo,proverò. Io, dentro le cose andando,cercherò ilsentiero che miportia mostrare come ilcentro ditutto – da cuiparta ognipiù mero transitare – portisempre più addentro! Uno scopo importante e certo vero guida tutta l’essenza al baricentro. Proprio per questo – io – voglio esplorare con ordine, puntando già all’inizio, alla partenza… e continuo a cercare come già sto facendo – ed è propizio! –nelmondo materiale. Per ben fare, così,nozione e trarne un buon giudizio.

Già condotto per mano daiproblemi, lo sguardo era andato aglialtri tempi, percorrendo all’inverso queglischemi evolutivi datidagliesempi diuna natura sempre varia.Semi erano già d’un bisogno: ch’io adempi colmassimo dell’ordine a queitemi che mostrano come successie scempi determinano i fattie ildivenire, scoprendovi la legge (se c’è). L’opra è giusto ch’io prosegua, a rinvenire le tracce delpassato. Ché io vi scopra un abbozzo,uno schema…per capire come ognicosa volge e sidiscopra.

Sulle tracce deiprimiavvenimenti terrestri,abbiamo visto un dìnascere ilnostro globo e del Sole glieventi primordiali. Liabbiamo vistipascere, nell’Universo antico,dei proventi dinubicosmiche,e quindicrescere, attirando materia. Consistenti fattiben noti…e cipuò rincrescere: scrutare ancorpiù indietro solo poco aiuto la Scienza cidarà. Vede un ammasso di gasgiacere in loco delsistema solare,e prevede che la nube abbia colà il disloco dalsidereo spazio che lo diede.

Insomma il«vuoto» (e ritorno a quando sidissertò dell’inizio – che era «pieno di sé»,ricordate? –)mostrando questo suo aspetto,nella prima era ditutto l’Universo – ridondando disé – consentì già ogni maniera diquelle allor possibili: un rimando neltempo. In base a ciò cosìs’avvera il Divenire:l’essere in un «modo» dettato da un «atto» temporale. Con ciò non in contrasto; come un nodo che lega l’essere a se stesso;tale da consentirglianche un approdo più esteso già diquanto sia «attuale».

In questo essere in modo «diveniente», tra molte varie forme – nel«possibile» –ne «avvenne» una,tratta veramente dalla «Perfezione». Fu visibile il«modo» – ben preciso – del«presente», con tutta quanta la sua compatibile evidenza per l’essere «vivente».

Insomma,il «tipo» – ben definibile–siaffermò con la «dimensïone» e tutto ciò che già la definisce. Essa è «grandezza» ed è la condizione che regola, che fa, che costruisce proprio quel«modo d’Essere». Essa pone non solo «basi», ma le «istituisce».

Immaginiamo un po’,possa esser vero il«niente». Ed orponiamo A, un punto, matematico:spazio uguale a Zero. Ècambiato qualcosa,or che l’ho aggiunto?

Non direi… ma ora c’è. Prigioniero delnulla,ora sichiama… A– appunto! –Finora qui non c’è nessun sentiero, nessuno spazio… fino a che – quigiunto non introduco le «grandezze»:traccio – passando in A– una linea diritta. Ciò «realizza» che– nel mentre faccio questo – «espando» A, glido una scritta «lineare» (un «modo» d’essere), lo caccio in un «mondo bislungo» in cui A«slitta».

Perché Apossa muoversi– «slittare» su e giù perquel tragitto – glioccorre che questo tratto,in forma lineare, possa essere «diviso». Ché ilporre altrimenti – A,cosìcome appare –, vuoldire solo un poter «disporre» Asu tutta la retta, «allargare» la dimensione Zero, anzi proporre lungo la linea un punto infinito. (Con l’esempio che or faccio vidimostro – alfine che possa essere capito più chiaramente,poi che l’ho a voi mostro come quest’Universo è costruito. Èun esempio appropriato alcaso nostro).

Se A non resta Zero essendo «ovunque», perché deve indicare un punto «fisso», dobbiamo definire ben – comunque –proprio dell’altro… Infattiquell’abisso lineare,purse un tutt’uno,è dunque dipunti un aggregato,giacché è scisso in parti e percorribile. Chiunque pensiil contrario,non ha proprio affisso l’attenzione sul fatto che siè dato un insieme dipunti,ilche contrasta con l’unità dell’A. Occorre un lato nuovo che rappresenti come– un’asta –possa scandire l’indeterminato infinito...altrimentinon basta.

Perché ciò si«determini»,dicerto urge il«termine» del«senso dello spazio».Perché insomma sia aperto un sito – in quella direzione,nello speciale esempio nostro, e non sia erto diostacoli– civuole proprio un bello «immaginare»! Ed – ecco!– lo sconcerto scompare,e la relazione dello «spazio» si manifesta:è un diverso porsi– in posizioniben divise, in quel«tutto» diprima – e nulla è perso! Ora tipuoi«spostare». Lo decise la grandezza dilinea e di verso e iltempo che nel bel mezzo si mise.

La dimensione lineare giace… infinita! La sua frazione rende ben regolatii tratti e ben cipiace la «storia» che da tutto ciò discende, che (da frazioni)nasca la vivace… vita!Se orla retta, la siprende e le si dà «larghezza» è più capace: appare la «sezione» e si apprende della seconda dimensione. Lato ancornuovo è la «profondità»;e avviene che il«volume» ci è apparso,sconfinato. Se aggiungi il«tempo» – alle tre insieme son quattro dimensioni,che siè dato ilvuoto. Le adottò e le detiene.

Pieno diqueste, «è» queste.«Dimensioni», ben sono modalità dell’essere, ripeto:«modalità». Le condizioni, la trama, l’ordito ed ilsuo intessere, sono,frutto per noi, didivisioni... e non l’Essere tutto e ilsuo «benessere». Riconfermato questo, le esplosioni delvuoto, hanno saputo tessere l’ordito naturale... Immaginiamo iltutto… Dentro, in un punto Zero, senza dimensioni,se scateniamo «spazio» e «tempo»,esplode per mistero ognicosa: e l’Universo vediamo originarsi…, quale un fatto vero!

Le dimensioni agiscono! Quelle (spuntando ben veloci,come luce) esplodono un volume. Ed ha le belle fattezze per cui– dentro – sono duce lo spazio ed il passato; mentre – nelle superfici della sfera – riluce ilpresente.Fuori,nessuna delle cose ancorc’è,ché c’è lo Zero truce! Ma questa sfera che così sieffonde e che in superficie ha ilpresente –non ha quest’area in forma piatta, onde c’è tre grandezze pure lì… Risente questo schema – diciò e siconfonde, che ognipunto si espande immantinente.

Dunque la superficie ha un contesto, ed esso è ilpresente. L’espandersi è iltempo,ed ognipunto,diquel gesto, s’enfia in tre dimensioni. Lo spandersi in questa forma,diquel manifesto, neisuoi singolipunti,può leggersi come una sola superficie diun testo comune: ilvolume. Ora ilchiedersi come sia,più facilmente, capibile questo mistero,è cosa naturale! Comprendere – però– incomprensibile spesso diventa,quando non ciavvale l’intuito… a chiarirlo in modo concepibile! Non sicapisce! Ed è cosa normale.

Però,senza altro dir – fantasticando –possiamo ben capire l’Universo come una sfera che si stia gonfiando veloce alparidella luce (e verso che parta dalsuo centro). Stando cosìle cose,che il tempo perso (cioè passato)sta soggiornando un po’più dentro, in un volume immerso. Questa cosa (che tutto si espanda) l’han misurata,gliscienziati, osservando che l’Universo manda segnalidi ciò: spazi sconfinati s’allontanano ancor. Elorcomanda iltempo e l’inerzia (che liha avviati).

Se un dì s’interrompesse l’espansione (a causa di un perché immaginario) sifermerebbe… iltempo? In contrazione, s’evolverebbe tutto all’incontrario, finché si rientrerebbe nel primario botto,per ripartir magari in direzione ancora opposta e in modo affatto vario? Che sono? fantasie o previsione? Poiché voglio scoprirsolo la legge, se c’è,diun divenire...se questi eventihanno qualcosa che liregge… non m’interessa molto. Voglio gesti pervasida un saper che li sorregge e non oscuriperdubbicontesti.

Nel piccolo volume originario siconcentrava proprio tutto quello che poisarebbe diventato vario oggetto e sostanza – in piccolo – nello sconfinato spazio dello scenario universale. Era energia, dello sconosciuto tipo detto «primario» (e – diquesto – io mi faccio bello, ché le tesisono talmente non provate che m’avvicino forse e non fuorvio, io…che le ho… soltanto immaginate).

Gli scienziatisisono – a parer mio–messia capire (come sono state le prime ore)… come or faccio io.

Le quattro dimensioni – tre:lunghezza e poilarghezza e poiprofondità (misuran dello spazio la grandezza, queste,che son le prime tre) – già unite all’altra (il tempo)fan l’ampiezza delnostro mondo fisico. Sisa che parton tutte (e con certezza) dalla grandezza Zero e ch’è realtà! Etutto ha avuto inizio da quelpunto che ha solo dimensione Zero. Invece che da sé (non poteva:perassunto senza le dimensioni) se le fece attingendo da un «vuoto» (un voler giunto da un «estraneo»); insomma sicon-fece.

Canto secondo

Chi volesse ora iltempo misurare trascorso da quel punto, come fa? S’approssima, non è preciso. Dare la misura perfetta non si sa. Perquanto siaffaccendi a confrontare, fin quando iltempo sidividerà, sempre più cipotremo avvicinare ma sempre quel nonnulla mancherà che sipotrà dividere. Ildato dell’ora Zero io non raggiungerò! Un sofisma? Come quel (ricordato) diAchille e tartaruga? Proprio no! Èun fatto:io non potrò fardatato «esattamente» ilpunto Zero:non sipuò!

Perché – giacché «misura»– io dicerto giammai la definisco a perfezione: che quel«nonnulla» che (io ben avverto) manca…è sempre troppo,in relazione allo Zero assoluto. Diciò esperto, spingo,ancora più in là,la precisione, ma non siallevia affatto il mio sconcerto che non arrivo alla destinazione! Perché cerco contare frazionali limitati allo Zero. Enemmeno la matematica (con gliintegrali e ilimiti)potrà giungere alpieno delvalore, in quanto i prossimali dello Zero…non guadagnan terreno.

O meglio si avvicinan sempre un poco in più, ma solo un poco. «Ma, a questo punto voidite – il tuo è solamente un gioco dialettico!».Se non fosse disgiunto da ciò che poidirò,certo.Tampoco potreste dir:«Orbene,se non son giunto all’esatto valor,allora,in loco diquell’intero e il decimale,spunto cifra maggiore,che supera,passa oltre lo Zero!» Già! Ma ilfatto è che non disponidi quel metro! Abbassa, isuoivalori, s’accorcia! Ché non c’è un tempo lungo che oltrepassa l’inizio.Più iltenti, più corto è!

Solo se iltempo non fosse incostante tu potrestiandare oltre (in negativo). Einvece è vario e la risultante mostra «infinito» ilcorrispettivo ditempo che separa dall’istante Zero. «Il tempo e lo spazio – arrivo a dire – sono tra loro in costante rapporto. Quando lo spazio è quasi privo diestensione,contratto, beh!,allora anche il tempo lo è (in proporzione). Ad ognisua frazione,anche l’ora viene divisa,in ugualdimensione. Così,quella frazione che tuttora non dà Zero…,non è speculazione!»

Quando – in principio – la cosa esistente giaceva concentrata (tutta intera in un sol punto) non «faceva» niente; perché (per farlo) non c’era maniera. Un punto è senza spazio! Essendo assente (pergiunta)anche iltempo,la primiera stesura del«tutto in uno» risente anche diciò.Pertanto la frontiera tra il«non essere» e l’«essere» chissà dov’è!? L’attimo – quando iltempo è fermo non è determinato! Ei si confà all’infinito e alsuo…contrario: schermo fisso…come iltacere della realtà; dura un momento Zero…e sembra eterno.

Lo è? Sì, se il limite è rispettato nelsuo senso più vero. (In matematica il«limite» è stato già affermato come un termine attivo nella pratica; non è un evento «astratto»,bensì un dato effettivo,che rientra in tematica complessa della realtà). Pensato ciò,io chiamo non più «fantomatica» questa questione:ché,considerando il momento iniziale,lo intuiamo come limite deltempo.Pensando inoltre esserquell’attimo che abbiamo a luivicino…quasi eterno;dando un inizio ben lento a ciò che siamo.

Un avvio molto lento;tanto lento che tenda al limite dell’essere (che è una realtà ch’è in movimento). Ma (poiché è relativo a noiil tessere la tela della vita), ecco!, violento, violentissimo appare (un «modo» d’essere veloce fino al…limite)ilmomento iniziale! Quelsottile malessere che cicoglie pensandoci, è gratuito: noi(che misuriamo iltempo facendo relazionidivelocità), a intuito possiamcapire ben: che mantenendo iltempo uguale al nostro,quelfortuito inizio lento,apparche stia…esplodendo.

Ma come? Se all’inizio il tempo è tanto breve chea Zero sembra essere uguale, affermo invece ch’esso (d’altro canto) è proprio tanto lungo che equivale, che…tende all’infinito? Ciò è soltanto una contraddizione, vero? Male ragiono? Einvece no! (e me ne vanto): nego che il tempo resti tale e quale! Varia la sua «durata»!Io sostengo che un secondo d’allora valga… un giorno diora. E affermo ciò perché ritengo che sia la verità. E,credo,intorno a ciò si debba dissertar;sovvengo proprio l’urgenza ed a spiegarlo io torno.

Iltempo è come strada dritta dritta (che giri intorno al mondo e sicongiunga dinuovo a sé). Chila percorra,gitta innanzilo sguardo:quella pargiunga soltanto all’orizzonte. Ne approfitta e tenta giungerlà (ma che raggiunga maiquelpunto,lo sapete,è sconfitta l’intenzione:che non basta che aggiunga a passo nuovo passo). Ugualdistanza, piccola appare in fondo; la misura (della vicina)apparabbia sembianza maggiore. Ben cosìsiconfigura andare il tempo:l’auto lontana avanza lenta (par);questa ha grande andatura!

Ti pare che con ciò io quidimostri l’opposto? Che il tempo in lontananza sembra esser lento, mentre invece mostri che l’esplosione che c’è, in distanza, (il Big Bang)sia qual fulmine? Inostri occhipossono vedere abbastanza bene queste macchine!Invece m’addimostri quelbotto… senza veder la circostanza precisa: la pensi...e pensimale!

Con l’andatura grande delpresente tu pensiaccada quella! Ma è normale l’opposto: a compier l’inconsistente breve tratto all’orizzonte (non vale questo esempio?)… velocità è impotente!

Veloce corri avanti più che puoi ma non raggiungi mai il punto lontano, la fuga della via.Ipassi tuoi percorrono più volte il mondo invano: sempre ti sfuggirà;perché non puoi raggiungere quelpunto. Andare piano o veloce non serve; prima o poi tu…non arrivi. E, andando,a mano a mano che procedi, sorpassiquell’ambiente che prima tisembrava fosse poco dila discosto, e scopriera apparente la vicinanza con quelpunto:il gioco prospettico che c’è non ti consente dimisurare quel lontano loco.

Ma l’uomo– neiconfrontidelpassato –è come queiche viene da quelpunto: lo guarda bene e glipar situato a una certa distanza.Il contrappunto è che non può vagliare come ildato alle sue spalle – è ingannatore:spunto non glidà l’esperienza, ed ilpensato inizio certo non gliparrà disgiunto dalfatto ch’è possibile vi sia.

Esbaglia, molto, se eglilo misura e non siavvede che la geometria lo inganna. Einfatti – perquell’andatura che ha – stima l’inizio della via ed a breve distanza ilconfigura.

Essendo ciò riposto nelpassato chimaipuò girarsie controllare cose che vede ben chi è indirizzato verso il davanti? Né può giudicare che illontano chilometro sia stato uguale a quelche passa. E misurare quello con questo è quanto dipiù errato! Ei crede che là in fondo già gliappare tutto in un colpo! Eaccorcia,sì facendo, iltempo, ma si sbaglia,ché percorse un altro queltratto uguale,mettendo un tempo uguale. Eglinon siaccorse diquanta prospettiva! E va dicendo ora ilcontrario,e non si pone in forse.

Se noi– invece– sivolesse fare misura ben esatta, sidovrebbe fare un confronto che sappia impiegare legge diprospettiva. Eci vorrebbe un metro poi più corto (a misurare imetripiù lontani). Enon sarebbe possibile;perché,perarrivare a quelpunto lontano,infittirebbe sìquelcampione che non siriesce già più a distinguerlo. Perché sappiamo che,all’orizzonte,il punto ben s’accresce d’uno spazio… infinito. Infattiabbiamo tutto quello che viene poi;si mesce in quella realtà ognirichiamo.

Così chivuolcontare ora glialbori deltempo – partendo dalla realtà che misuriamo oggi– deirigori diprospettiva bene egli dovrà tenere conto,e farche si avvalori dipiù queltempo che lontan sarà, all’orizzonte,dandoglivalori digran lunga maggiori.In verità non scorre sempre uguale,s’«inflaziona»: quello che un tempo era un minuto, adesso è un secolo. Colui che lira buona possedeva un tempo,avea lo stesso che un milione… diadesso:suona falso se oggidiamo del misero a queldesso!

Chi sbaglia in questo modo oggiè la scienza che afferma l’energia – già concentrata in un piccolo punto – averpotenza spaventosa! Non è considerata la questione che essa,in presenza diun tempo quasi Zero (didurata lunghissima)… l’uguale ottiene, senza strafare. Quella forza, se applicata permoltissimiistanti,dà un totale ch’è identico! Ma l’incredibile…è che quelvalore sia… lo Zero. Tale è la somma,anche fatta adesso,giacché ma sembra assurdo! – indica quanto vale l’energia che esiste… Ecco perché!

Èla capacità di far«lavoro» quella che definiamo l’«energia». Richiede un tempo in cui questo tesoro s’applichi. Ese tendente esso sia ad infinito per durata, loro ne basta quasinulla perché fia d’ugualpossanza. Al limite,coloro che sanno Zero il tempo, sulla via son d’uno Zero dienergia.(Mistero più non è che – ove il tempo s’annulla –anche la forza necessaria,invero, a compiere lavoro,diventa nulla, perché allorquando iltempo vale Zero durando eterno è troppo già ilnonnulla).

In presenza – un bel dì– dicondizioni molto similia Zero,una forza ben piccola, applicata perporzioni dimiliardidi anni, sirinforza, viene letta un portento. Ma i milioni dianni(essendo queltempo una scorza sottile),oggi livediqual «ioni» dispazio temporale. Cisisforza – qui– a spiegar che dallo Zero al«via!» sisia passati con lo scatto invero irrilevante;e che tanta energia civolle, ch’era equivalente…a Zero! Insisto cosìtanto,ché la mia teoria nega l’attualpensiero!

Gli scienziati – coilor mezziesplorando –giungono a dire quando ilmondo è nato: ben sedici miliardid’anni,quando ilgrosso «Big Bang» ci sarebbe stato… Fanno il solito errore,ignorando iltempo in prospettiva.Perché – dato questo elemento – io dico che – arretrando sedici miliardi d’anni– il creato allora sembrerebbe un’altra volta più antico – ancor! –…disedici miliardi d’anni. Cosìla scienza ha sconvolta la sua visione, in tutti isuoirisguardi dalproblema delcaldo.Io l’ho risolta altrimenti e non son io tra ibugiardi.

Ilgrande caldo che cisarebbe stato quando ognicosa,tutto l’Universo era stretto in un punto,concentrato, è una storia inventata. Andò diverso: quello che allora siè verificato non era differente – perun verso –da ciò che appare ora.Il piccioldato termico,scaldando a lungo,converso ha ilcalore minimo neltotale che ha adesso:ora che il tempo dura molto meno,è il massimo. Evale invece poco quando la misura durando in modo sì fenomenale –moltiplica l’effetto a dismisura.

Ma come iterdiverso è opportuno pensare? Infattianche l’energia, (anch’essa!),ch’ebbe inizio da quell’Uno diallora (tendente a Zero),la via prese,in queltempo,proprio senza alcuno apparente sfolgorio,o frenesia; piccolissima forza, dinessuno slancio effettivo;che malinconia!

Uno pensa a chissà quali portenti: e invece iltutto nasce e tu discorgi. Accadde come accade neipresenti vuotisidereid’oggi: tu non scorgi, nelfluttuante vuoto,glievidenti segnidel nascere: non te ne accorgi!

Una delle leggipiù sacrosante, della scienza,è la «conservazione dell’energia». Ed io,tra queste tante mie ragioni,affermo esservizone temporaliin cui la forza – vacante, quasi,nell’attimo!– una negazione sembra diessa. Ed ho affermato innante che nel momento quasi Zero, un «ione» infinitesimo… visia (dato lo Zero prossimo)ditutta quanta l’energia e deltempo – considerato che tutto vien da Zero,che sivanta un accrescere lento, immaginato applicato persecoli(a millanta!)…

Ciò non contrasta: essendo la durata effettiva deltempo così lunga proprio perché tendente e approssimata allo Zero. Ed ora, che io giunga ad affermarche «sol così» è serbata l’energia è un tutt’Uno! Iltempo funge da buoncompensatore. Echipensata fa diversa (e cosìben sidisgiunge da questo originale mio pensiero: tutta la scienza odierna!) è certo in torto! Udite,udite:che io affermo vero essere quel principio sol s’è scorto un tempo inflazionato il cuiprimiero valore all’infinito siè distorto.

Percuil’attimo Zero ne valeva perl’infinito che c’è adesso;e quello (quasi Zero) un tempo conteneva he oggison miliardid’anni,nello spazio temporale di adesso. Leva questa precisazione e fa’ bello e costante iltempoe poi rileva le conseguenze!… Cadiin un bordello diteorie (scientifiche?)le quali concentrando tutto in un punto– tanto caldo lo fanno,e con tante e tali energie addensate,che soltanto cosìtu giungia… fantasie mentali a cuioppongo un certo disincanto!

Già faccio– col mio dir – rivoluzione; ed è integrale,ed io me ne sovvengo molto bene, ché arrogo l’intuizione a frutto mio,per primo. Già ritengo non sia cosa da poco;e l’intenzione didimostrarne il senso (io vengo a dir)è giunta anche a condizione risolta. Non sazio,dell’altro tengo ad appurar: che lo Zero iniziale è ancora uguale a Zero! Cioè la somma ditutta l’energia presente è tale che ilsuo valore proprio a Zero assomma. Solo in questa maniera Zero vale, a un tratto… dipiù:a Zero,insomma!

Solo così,sostengo,siè potuto passare dallo Zero a posizioni incrementate…di uno Zero. Avuto l’incremento,le nuove condizioni non possono avere posseduto altro valore (Ma non ho intenzioni dispogliarla realtà diun suo tessuto – suo proprio – anche se vale Zero). Poni attenzione: esso è uno Zero quale ilvalor dell’esistenza… decreta dalla mente. Lo spazio resta tale ma vale nulla in sé,ché la consueta sua grandezza proprio non s’avvale diconsistenza sua,propria,concreta.

Lo Zero,a un certo punto,è… «fecondato» da Uno: Essenza, Vita,un profondo padre di Zeri,in stuolo illimitato che l’Assoluto ha proprio in sé, secondo l’effetto d’un crescere smisurato, che sempre avanza…d’un niente. Eil mondo, ecco che appare,come schiumo enfiato: …di niente in sé.Spero non viconfondo, se videscrivo ciò che ho immaginato... Non so spiegare un «niente che sia… origine» come un rapporto in sé io l’ho pensato! Lo Zero assume il10 a sua «vertigine», c’è uno Spirito santo e l’ho nomato «Uno, Assoluto».Più Zero,dà l’origine.

Percui– andando avanti – purse aggiungo, ad Uno, Zeri nuovi, io non arrivo più innanzi.Per questo motivo giungo a dirche se – guardando con furtivo sguardo – io cerco difar che raggiungo l’origine…e come? son già lì! Privo d’un vero avanzamento, io prolungo all’infinito questo tentativo senza poter fermare ciò…che tocco… in questa divisione ch’è impotente: «10» diviso «9 a 1»…un blocco periodico che gira e non c’è gente che possa dir… ove inizi lo scocco primo…dove si renda più evidente.

Quest’effetto che forma accade ovunque, e non solo all’origine del tutto. In ognipunto Zero, oggi (quantunque sembriben strano), nasce ilcostrutto d’un Universo nuovo! E (qualunque sia la causa)genera spazio,flutto temporale.Percui – oggi e dovunque–lo spazio ne va gonfio (cosìstrutto in ognipunto che tutto l’Universo sigonfia in conseguenza). Ed assistiamo perciò anche a tempo e spazio diverso: deipunti e dell’insieme. Evediamo che da ogni Zero,va presto converso ilvuoto,fluttuando. Esbalordiamo!

La somma deirigonfiamentipone le basi, perla velocità,quale appare in totale. Esi propone che quella della luce sia tale: assoluta; e che – all’osservazione –300.000 chilometri– vale–alsecondo (o giù dilì)in relazione altutto. Chi in base a ciò suppone l’Universo sia somma d’espansioni cosìvelociin tutti ipunti,sbaglia. Ilpunto Zero s’espande in proporzioni prima modeste, poi sempre più siscaglia avanti,con precise accelerazioni deltutto. Eil mio pensiero non s’incaglia. Quella velocità che luce tiene è quella grande dell’intero tutto, è assoluta; mentre ciò che avviene prossimo a Zero è senza gran costrutto (piccola cosa,in quanto tutto viene proporzionato a un nulla senza strutto) perché quella velocità contiene percome è in relazione con quelfrutto presente là – in sé tutta atteggiata a quella piccolissima accezione. Anche noioggi– avendola cercata–possiamo dirla minima porzione diquella ch’è assoluta. Aggregata ad altre piccole – dà l’espansione.

Lo Zero – esteso indefinitamente –in base al 10, lo fà accelerato. Poiché a mutarsiin altro è assaiimpotente, è in potenza di Zero.Incatenato a membriaffatto uguali, non risente l’inflazion degli Zeri. Coniugato con l’assoluto,appare come un ente d’aspetto colossale,sconfinato, infinito…, ma è Squilibrio Zero. Gli estremi già sitoccano e lo spazio risulta essere curvo,ed il sentiero che va diritto innanzi– come sazio delsuo destino – alprincipio vero sen torna, come pagando un dazio.

Che lo Zero fecondi l’infinito e alfine tornia Zero,è una gran prova in sé,dicome glisia consentito dicrescere…diniente:strana alcova digrandezza, diun atto ch’è inserito in un ciclo di Zeri. E controprova sarà che l’Universo – acquisito il massimo sviluppo – poisi muova secondo quella curva dello spazio che accentra nuovamente ogniraggio verso l’origine. El’«iperspazio» sarà l’effetto dell’inverso viaggio in quelvolume d’ingrossarsisazio che curva verso Zero ilsuo lignaggio.

Ma glialtripunti Zero intorno – quelli che,oggi, stanno ripartendo,ovunque, l’un dopo l’altro enfiandosi,sì belli, ciascuno all’infinito…– giuntial dunque, ordanno ilvia a universi novelli, in espansione. Nel mentre,comunque, – ilnostro – sicontrae. Ritornelli supremidi complessità… Quantunque forse – tutte insieme – sempre danno omogenee curve che,percorse le traiettorie dello spazio, fanno ritorno alpunto Zero. Ognuna,forse, cosìnelgiro, in cui non sihanno spazipiù aperti… ma chiuse risorse.

Ma allora? Ilnostro mondo? Noivediamo che non è Zero! Èun’illusione? Un mero inganno certo non è. Noi sappiamo che non c’è vero spazio e tempo vero: sono grandi realtà che concepiamo giacciano intere in orbite…di Zero. Dicosa è fatto allora, che (possiamo dire?)sia «consistente»? Ed il mistero l’ho accennato:lo Zero – ch’è irreale –diventa ognor reale…ché un Potere Grande lo…feconda. E questo Tale è… Uno, Rapporto, Causa, Volere, Padre. La «consistenza» vera è quale cosìè concetta in quel suo belvedere.

Chi, Cosa sia ilPadre… orlo sappiamo: è assoluto Rapporto. Con l’azione diquesto strano mondo riusciamo a scovarlo: esso è la divisione tra il10 e il9 a 1 che vediamo nel10. Ma, in questa oscura funzione d’equilibrio periodico –, ben diamo prova della nostra limitazione: a capirche vuoldirche – aggiunti Zero–s’entrinell’infinito lungo lungo d’Uno...e delsuo periodo eterno e vero! Con 10 e 9 «interi»,se io aggiungo ilrapporto e gli Zero…«Addio» all’intero! «Nulla è più intero» è quello a cuiio giungo.

L’evento creativo ancora avviene (anche adesso);perfino gliscienziati han misurato ilvuoto che rinviene, fluttua, e da ciò sono «creati» atomi nuovi,nuove unità.Viene la Scienzanostra, coisuoiesperti dati, a queste oscure conclusioni. Ottiene la Filosofia di più, ragionati isuoiargomenti. E– congetturando–ho intuito che è perché si è mosso l’assoluto,che Zero – sviluppando tutto un discorso (vuoto disé) – ha scosso iconfini delnulla,generando. Aggiungo ancora tutto quelche posso.

Dal solo Zero:nulla. Dal «tendente»: sì,può ben qualcosa nascere. Dunque da un «tendere» e non dalpuro niente! Da un tendere in potenza.Infattiovunque, ciò che può,certo esiste: «è» nelpresente. Èun «IO» che può dividersi– comunque sivoglia definire – in un atto incipiente! IOe 10,in cima a tutto, dunque essenza e numero. Giacché è questa l’origine: Uno «IO-10». Riesce, l’intelligenza! E la Ragion siappresta a generare…un «modo».Ecco,fuoresce pian piano forza, tempo, spazio,gesta concette a numeri…ed un mondo n’esce!

Sono orgoglioso! La piccola mente che ho,ha capito! Ecrede nella mia soluzione. Echiaro se lo sente (dentro di sé)che è filosofia sua propria,sintesisoddisfacente disecoli dipensiero; la via diun approdo real,che fa coerente il matematico,e la ritrosia dell’«essere» (ch’in «divenire»,a un punto, fu corretto e che la scienza umana non ha potuto maiveder disgiunto). «Dimensione IO-10» è DIO. La strana divisione 10 a 9 è il suo assunto dell’essere – nell’essenza sua vana.

Essenza vana giacché ognicosa tutto quello che «è»,ognuna – presa dentro la nostra realtà, riposa (agendo)in una dimensione intesa «estraniata» da Lui. Desiderosa dimaggiore chiarezza (che è ben compresa, la mente,e vuole men difficoltosa la comprensione)un esempio palesa: « È come l’ingegnerche – programmando un computer– decise d’imitare il Creatore,ed – organizzando proprie relazioni – seppe varare dimensioni inventate e un dove e un quando. Ditemi:che le lega alsuo operare? – »

Questo programma, in vero,è stato fatto; sichiama: il GIOCO-GIOGOdi Dio. Esso simula il mondo, le persone,l’atto che fan vivendo. Ma anche io,presso il Video-Gioco, manovro e combatto contro mostriinvasori(ma è lo stesso che dissi poco fa’:ché non m’imbatto in niente,ché quel mondo è come emesso da chil’ha programmato).Ilchiedere la relazione che c’è in questo mondo dà ilconcetto deinumeri.Credere ad altro è abuso. Come,ilverecondo «alieno» di quelgioco,può accedere alla mia realtà? Resta in quelfondo!

Tra noiche viviamo in questo mondo e la sua Causa (quelPadre estraneo che fecondò lo zer, qual uovo tondo, e fece realtà)c’è un subitaneo parallelo: il rapporto fecondo tra ilvideo-gioco e ilsotterraneo programmatore. Anche se affondo tutto me stesso in un contemporaneo cercar,non c’è nello spazio inventato delcomputer ilsuo programmatore: c’è ilsuo genio,egli no! Eildato, l’input, son relazioni,hanno valore Zero in quanto a consistenza,e lato disegnielementari…e non c’è errore.

C’è ilcomputer...;la macchina sa fare ben tesoro degli inputdigitati. C’è l’energia dell’elettrone...;pare che basti. Occorre immettere deidati elementari…al fine d’impostare programmi.Fatto ciò,gli elaborati della macchina lipuoi… comparare a te? Ei datiche son programmati che consistenza maidiretta hanno? Sono l’Uno e lo Zero…, Zero ed Uno…; son tuttiun gioco tra un Sìe il No... Edanno ilsenso esatto di quelche QualcUNO (D.10, DIO) fa con Zero: fanno apparire un mondo… come in raduno.

L’alternanza didue segnalisoli un Sìed un No– essipassaggiessendo dicorrente…o no,consente voli creativi. Eproprio componendo quelsistema binario,cosìsuoli giocare. Tu (da Padre)vaifornendo inoltre sempre la corrente e stuoli dimeccanismi…e te ne staiaccorgendo. IlPadre Nostro al «No» (che è lo Zero) aggiunge il positivo (l’infinito). Èun sistema binario,e perdavvero!

Ma il«positivo» cos’è? Sono ildito ch’Eglibatte,la Corrente e il Mistero. Zero è l’interruzion… lo Spazio è un «mito»!

Dio Padre è proprio esatto.Indica bene (non dell’essere oppurdeldivenire): indica già l’origine e contiene ilsenso delcreare,senza dire ilcome,senza che da questo viene a mancare– ciò tuttavia – l’ardire dell’immaginazione. Mi sovviene che un dì Gesù così soleva dire, rivolgendosia Dio. Ma io penso anche che a Suo proposito diceva: «Perdona…fa…!» parole dall’intenso senso operativo. Ma aggiungeva: «Però nonla mia volontà…» (assenso perla Sua). Ché la Sua ben vedeva!

Gesù, pursentendosi Figlio (e Dio) poneva differenze. Ma ci sono: quelle della realtà,in cui l’io ha desideri,a seconda deldono avuto,dell’ampiezza diun desio soltanto spazio-temporale. Tono diverso ha ilvolerdel «Padre mio»: un’altra dimensione e alieno suono, che non opera dentro quest’ambiente con glistessi limitiche esso ha. Infatti Dio non sivede presente; desidera…dalla profondità, da quel«vuoto»– che è – diquesta«essente», misterïosa e «diveniente» realtà.

Questo pensava Gesù «il Figlio»,questo io credo dicapire. Che il Padre «mio» coincida con quel Dio, non resto a chiedermi. Gesù,con la «Sua» Madre, e quel«Suo» Spirito santo…Il Testo sacro io non calco qui,con ladre intenzioni d’appropriarmiun contesto rivelato. Eppure ilsenso Padre io l’ho preso da lì, ché miparvero e rispondente al senso che ha quello che gliscienziatichiamano il«Mistero» delvuoto; un qualcosa di sìbello e potente, che da un profondo Zero ha ilpotere d’imporre uno stornello.

Stornello della vita. Se una piega trascendente non voglio, a questo punto…, è vero anche che già non mi lega neanche le mani ildissentire – giunto così– per forza! E se ilpensiercongrega tanti motivied ognicontrappunto percredere che un Padre cicollega a un’altra dimensione e che siè assunto ilruolo diriempire l’iniziale vuoto,per cuisipossa ben capire la partenza da Zero (la quale unica,spiega realmente ildivenire e l’essere e il non essere)…io male fo’,se dissentisco…sol perdissentire!

Or– detto ciò – io lascio l’argomento, perché non mi pargiusto e neanche vero scopo,stare a…rimescolare ilvento... anche se la visione è davvero importante, concettualmente.Sento d’averchiarito l’oscuro sentiero della Filosofia, col trattamento deduttivo ed il logico pensiero, nonché con note di matematica ed ilsapere degliantichi (quando s’insisteva a indagare la tematica diciò che fosse «il tutto»). Giudicando «essenziale» un Padre,io,in pratica con l’energia lo vado ricercando.

EilPadre è un Dio d’attiva «dimensione» e sono «tre» di spazio e «una» ditempo… Ecome non pensare alle persone -«tre»! -diquesto «Spazio» e nel frattempo a quell’«una» del«Tempo»? La questione dell’«anima» e del«corpo» -nelcontempo presenta senza fare confusione ilvalore assoluto…,sì,del Tempo. IlPadre così«Kronos» fu chiamato daigreciantichi,ancor prima di Giove. Ed io,dell’Assoluto «innamorato», non cerco dove è,non cerco altrove: perché lo vedo espresso e figurato nell’Uno e Trino e ilcuormio si commuove!

Èevidente che ora sto indagando nell’ambiente e nelle forme della fisica…;e che non sto ricercando in quelle della vita e della bella capacità di reazione…(quando divita parlerò, dirò diquella). Ora io sto solamente cercando tra le forze,tra gli elementi,nella speranza di scoprirvipur qualcosa, se c’è,e – vedo – c’è. Non sono idee, ma valori! E – se ne ha – piccola cosa diventa assaivalente…; panacee vive,di successi…; spande (a iosa) la sua stirpe….e ne ha grandinomee.

Canto terzo

Dunque energia. Ma c’è un’Idea… qualcuna, o c’è il Caso? Mi chiedo: «La natura sigioca le sue carte, ad una ad una, senza proponimentiné paura? Essa tenta e riprova,assembla e aduna nell’agir della forza – con la “pura casualità”?»…Senza dubbio o lacuna essa agisce a caso e,finché dura, compie trasformazioni, evolve,cambia, con fantasia e con stupidità. Se notiamo…un’Idea,leila ricambia ciecamente. Ma non vorreidigià concludere così:ché poi siscambia fischiper fiaschi…,se cosìpoi sifa!

Così l’onda diluce,pura energia, agendo e diffondendo la sua forza, se scopre un modo in cui riposta sia… una intesa,un accordo,non sisforza a reagire e accoglie quella via preferendola, difatto. Non smorza la sua forza, ma fa in modo che fia coerente. E cosa è – giocoforza! –impone,ché – partendo dalla base stessa di tutta quella costruzione, dall’onda – tanto essa è posta in fase, che crea dei «modi» in cuila sua azione è tanto «combinata», che già frase sembra diversa,diversa allocuzione.

E– ad un tratto, mossi d’altre parti –scopriamo che quest’energia… siveste da materia. Diventa dura;la sparti; è corporale. Bene sitraveste l’onda purissima…,segue sue arti misterïose. Evoi non direste – oh, mai! – che ilpieno e isuoi tanti riparti siano fattidi…«vuoto»! Fareste finta d’assentire,per poi negarlo… nell’intimo vostro. Eppure,nelvuoto dello spazio interstellare – parlo proprio di ciò – l’onda effettivo moto fa! Non è che un ondeggiare (non ciarlo se lo dico)del vuoto. E ben l’annoto!

Non c’è altro da dire:che davvero ilvuoto «esiste» e che non è il«niente». Così l’onda divuoto il suo sentiero compie all’energia. Graziosamente, quando ne dissinon credeste… è vero? Sembrava sol speculazione. Gente mia, io lo so, che sembra menzognero questo mio dissertare. Ma accidente! Iltentativo che io faccio è serio, cigioco quella parte di me stesso che è la mia cultura ed il criterio della vita. Egià m’accorgo,adesso, che non lo faccio «a vuoto». Deleterio non è;perciò continuo e vado appresso.

L’onda perciò – se sipresenta il caso –s’atteggia in vario modo, e l’energia compone in forme assai diverse. Baso tale intuizione e la credenza mia sulfatto che io sono persuaso che protoni, mesoni,la pletora diparticelle, sono forme che (a naso) son fatte solo perla fantasia delle combinazioni, in cuila forza d’elettromagnetismo è soddisfatta. Ogni volta chealquanto sirafforza l’ambizione segreta, ecco,è confatta una forma precisa. È – giocoforza!–una forma… casual… ma poicoatta.

Il Caso, dunque, il«metodo»? Soltanto ilcaso? Con l’obbligo, forse,quando s’afferma una ragione in sé (che tanto midia tanto),dirispettare andando assieme a quell’accordo? Non in quanto sia bello,dolce già (collaborando) ma perché forza oggettiva dalcanto suo,così gl’impone (l’ordine dando). Èsolo dunque diForze una questione? Che agiscono e prevalgono le forti? Di lettura «morale» ho tentazione, però,perché miavvedo son le sorti (perquanto casuali)d’attrazione, d’«amor» il frutto. Ce ne siamo accorti.

La stessa forza in sé,cos’è? Energia «buona». Non quando (sembra) tidistrugge e tipiega, ma quando scoprich’è la via maestra,l’unica che aggrega. Rugge come leon,la forza; ignoricome sia fatta;eppure è l’unica che sistrugge a costruire il mondo. Anche se la mia mente midice ch’essa si rifugge da ognivalore morale,dico che essa in sé lo è. Che un positivo impone la sua immagine. L’amico unico,il solo,su cuipoggia ilvivo àmbito suo, formato dall’antico crescerdel tutto,è un poter«captivo».

Più osservo la materia,nella sua forma primitiva, più mi convinco:è «buona» l’energia, la forza,che si conforma come «amore»,la forza in sé che dona dipotercostruire. Lei riforma, strato su strato,tutta una gran zona ch’è superiore all’altra…,sì,nell’orma diun cammino. Alla base risuona come onda,libera; sopra viene, piegata su disé,quella frenata (che gira) e forme che stimiamo piene (come iprotoni). Sopra situata la scala atomica e le contiene la molecola (ancorpiù complessata).

Ogni volta che forma rilevante raggiunga un equilibrio stabilmente diviene un pezzo molto accattivante d’un assetto complesso che abilmente (a caso?)la natura cifa. Tante strutture complicate assiduamente essa propone e prova… ed altrettante disfa. Ma ciò che vale è resistente, permane. Ed ecco siè forgiato un altro mattone,d’un edificio immanente, complicato. Che tutto questo,scaltro non sia,che non sia intelligente io non ho dubbi. Ma che, peraltro, sia frutto di «bontà», com’è evidente!

Edà giudiziin merito, morali. Afferma (e porta esempi all’infinito): «Le costruzionibuone sono tali se hanno un valorcosìpulito, che sappia sopportare tuttii mali». «Ciò che lega è la forza ed ilsuo ordito». «Ciò che unisce è l’incontro».«Su,con quali altrivaloriil mondo è costruito?»

Eaggiunge:«Io t’ho mostrato ch’è così; perfino io – che sono un incosciente –miadatto a usar la forza, che sta lì, alla mia base. Enon c’è proprio niente all’infuoridi me:tutto si costruì dime,vive di me. Ne sei cosciente?»

In base a quest’ossequio all’energia termino,or. Da quelgrido partito diMadre Terra,io dico: «E’ poesia!» La Natura,cosìcom’è, non ha contrito ilcuore…«Ma a me importa!»…ché la mia ragione ha davvero già intuìto che è corretta ed è giusta la via della mia redenzione e che l’invito a meditare – anche quando viene umanizzato – è quanto maiopportuno perché davvero a tuttinoiconviene stare a cercare ciò che ben ciascuno dovrebbe. Ed – appurato che fo’bene –fo penitenza e le mie forze aduno.

Ilverseggiare poi misi da parte, ché in altro modo la questione posta fu da me per dieci anni. Eora le carte sison cosìrimescolate e costa tanta fatica rinnovare l’arte diun dire in versi – che questa risposta con la poesia…silangue e non riparte, come se le mancasse un nullaosta.

Molto infattiè mutato: il giudizio dime,le circostanze,i luoghie i tempi e non ho perso ancor l’antico vizio d’essertenace e di accettare scempi dime,nella ricerca d’ogniindizio, perché l’essenza d’un ben fars’adempi.

In tanto tempo son restato solo, mia mamma è morta ed io sono in pensione. Come diuccello in cielo, nelsuo volo ad alta quota – è la mia condizione. Vedo tutto dall’alto,come un suolo ora laggiù,e la mia percezione ha nuova prospettiva...ed ilruolo degliaffettiè mutato…e l’emozione che provavo per molti s’è annullata; tutto sembra estraniato e impiccolito ma la mia tela – oh no!– non s’è sfibrata. Dieci anni in Purgatorio hanno sfinito, e ‘sìridotto quest’essenza data a me, che iltutto alquanto s’è stranito.

LIBRO TERZO:

Il mio PARADISO

Canto primo

Dieci anniora finitie la stagione io voglio che ci sia diun buon raccolto… anche coiversi: la maturazione! Stringere in pugno – ora – quelche ho colto…: Nulla… Niente se pongo l’attenzione alle cose, ma invece certo molto se riferisco tutto alla «intenzione», che ben avevo: a coglierne…ilrisvolto. Infatti sento d’essere arrivato a percepire ilsucco d’ognicosa. Sento che Dio miha ricompensato d’ognifatica e m’ha donato – a iosa –ilsenso delvederciò ch’è ignorato da chiconfida in sé e altro non osa.

Ho visto – tutto! – quando – in mano – niente più ho avuto! Alto sull’orizzonte volando,perdevo,della mia gente, iconnotati,avendo lì difronte… la sintesi:diquello ch’è presente; ilsucco e il suo sapor,suntialla fonte; ilsuon preciso che l’udito sente alla sorgente di quell’alto monte. Iconnotatidell’uomo normale colsiallorquando ne scrutail’insieme. Senza proprio volerlo,fuigeniale, nell’apprezzare l’albero dalseme, nelvedere ilcomplesso nelnormale, ed ilcuore dell’uomdalla sua speme.

Ildiverso nel simile…e ilcontrario diquesto – come ilfreddo nelcalore e tutto quello che gli è refrattario –. Scrutato ho tutto l’odio…nell’amore; e come ilcuorgestisca, in modo vario, quelche fa bene in quanto dà…dolore, da quelche allieta igiorniin calendario, neitempi…dell’angoscia e deltimore. Su questo mi son messo ‘sìa indagare da ravvedermi: diche libertà ognun possieda nel suo «litigare» contro se stesso;dei limitiche ha…, sìche illibero arbitrio può osservare… anche chirestiin questa ambiguità.

L’arbitrio – in vero «libero» – del cuore è non soffrire in tutto un patimento, è poterdistanziarsidaldolore, neigiorni dell’angoscia e deltormento. Oppure stare male – nell’amore vincente– se ne avverti un turbamento. Ilvero arbitrio «libero» è un sentore che svincola da ogni asservimento! Di solito – invece– par che sia un certo poterfare – in bene o in male–le cose;e che sia libera,la mia persona,solpotendo essere tale da sapereimboccare la sua via od evitarla se per lei non vale.

Questo parlare mio, dilibertà, – buttato come lì – non lo è percaso… Misarebbe mancata – in realtà –… perché un duro destino avrebbe raso alsuolo…i piani miei!Starebbe già imperversando…e il mio piccolo vaso empiendo o no, parrebbe…con crudeltà! In questa condizione,il mio buon «naso» s’è fatto fino, ed or distingue quello che veramente è dipendente da me, da quello che non lo è. Io rinnovello che arbitrio «libero» – vivendo– c’è non se puoi farqualcosa… ma c’è…nello starbene comunque,con te… ilre dite.

Sevizie, maltrattamenticrudeli, gioghitremendi…nell’umana sorte! Ma – se ci pensiben – cadono iveli e cade quel…persino della morte – il mal maggiore– voluta affinché sveli a noiche della vita essa è alla porte, verso… quello che noi «Regno deicieli» chiamiamo… sì, di Dio l’intima Corte! ÈunGIOGO–unmal!–chepoièmutatoinbene! Non sembra sia «dono d’amore»! Non puoi, – però,amico mio– scorgerdabbene l’amorse non… dall’odio!Tu credi – poi che iltempo innanzieterno se ne viene, e che– un dì morti– svaniremmo…a noi?

In diecianni,ho rovesciato tutto il mio giudizio e il quadro della vita...: io pure la vivevo delcostrutto suo! Ma oggi sfugge – tra le dita –quell’essenza sottile!Soprattutto perché la intendo sol:«prima partita» d’un GIOCOinterminabile,in cuibutto la rete e tento che sia ben riempita d’emozioni. Persempre, senza fine, sbocco giocoso d’un giogo assoluto in cuis’abbatterà ogniconfine, delcorpo, della mente e delvissuto. Lo stadio in cui saremo giunti, infine, è ilParadiso «che si sia voluto».

Paradiso di sogni e d’intenzioni…

Tutte!un GIOGOvinto – fino in fondo! –da chil’avrà… patito! Belle lezioni avute e – per maestro– il duro mondo. Rivincite, rimonte e le emozioni d’un gran naufragio nell’ocean profondo. Se voifuggite già le tentazioni delvostro bene – lo dico chiaro e tondo –la vita (fenomenale partita, se temila sconfitta e più t’accingi) avrà ilsuo Paradiso ove finita tiappare…ché stai morendo… T’avvinci alla speranza e vuoisalvarti… dita protese al tutto…e tu… è così: lo vinci.

Quel che ho capito dopo idiecianni è quanto possa il Desiderio:forza diun GIOCOdi Dio, irto d’affanni, che accende una passione e nonla smorza. Gioco diun giogo…senza veridanni, perché la resistenza cirinforza! Così sioppone ognuno aisuoi malanni e siriveste d’una dura scorza che lo proteggerà... Questo è un progetto che ho scorto… prima tenuamente e,poi,è entrata grande – nelmio petto –la certezza: delcuore e della mente. Ed ora provo il massimo rispetto perché è il dono di Dio alla sua gente.

Era accaduto a me – arduo nocchiero –diveleggiare in mezzo alla tempesta e – detto in modo semplice– io m’ero accinto a ciò,facendo di mia testa, con portamento ardito,baldo e fiero… pronto a patird’una sorte funesta. Misentivo «capace», sul sentiero della mia vita,difar tarda o lesta la mia azione,proprio assaicredendo che igestie l’opre della mia giornata fossero il frutto d’un poterstupendo chiamato… «libertà». Questa pensata è comune a chiunque oggi,vivendo, cicrede perché tal l’ha immaginata.

Chiunque!e – ve l’ho detto:– ché io pure! Un poema – persino!– nella fede scrivo – che le bellezze o le sozzure libero passo siano… del mio piede!

Descrissi la tempesta e le mie dure lotte:dichi combatte e mainon cede, contro iperigli e le sue gran paure; dichisoccombe e forse non siavvede d’essere preda,in pieno, d’un gran vento cuiopporsi non sipuò, ma che permette a tutti d’andare anche controvento!

Descrissi ilgesto di chipoisi mette a cercare – nelgrande firmamento –l’orientamento che ilgran ben promette.

Dipinsiildramma delnostro pianeta provato dalle azionisenza senso, dell’uomo. E – facendolo– la meta io cercai, perché questo intenso bisogno di pulito una moneta fosse a farl’uomo retto, e propenso a rispettare tutto! Ché non vieta volerlo…quasi fosse oro e incenso ildesio – di un bene–… da sperare. Ma ilsolo desiderio già non basta, se il Dio delcielnon lo vuolconcretare. L’uomo concorre ad una immensa asta perspuntar cose e può partecipare… ma è come un cuoco che…non cuocia pasta.

La cuoce Dio! Cosìtutti irimedi che vidie che cercaie che vidissi, dopo dieciannipiù non stanno in piedi, sono caduti,come crocifissi ad uno ad uno… Sai? E se michiedi perché un giorno io te li descrissi ed orli nego,dimmi,cosa credi? Lo direicerto ancor…, ma se mentissi! Diquello che affermai molto è restato vero, ma quello ch’era il senso stretto dicentottanta gradiho ribaltato. Ilsucco era dichifosse ilprogetto della vita:se dell’uomo – assetato divittoria – oppurdi un Dio Perfetto.

In diecianni– dipena – ho ribaltato la mia certezza:è Dio che procrea e sottopone,a un GIOGOsconfinato, noicreature…; siamo chisibea diquanto il Creatore ci ha serbato; la vita è come il canto di una Dea, e tutto è scritto già,tutto è annotato e l’uomo compie questa sua Odissea come Ulisse, condotto daisuoi Numi, su un percorso obbligato, sìevoluto, opposto al quale non cison barlumi diresistenza. Cosìio ho creduto nell’opra nuova e neinovellilumi – vera sintesi in me – che Dio ha voluto.

Credo infattiche Dio fece ilprogetto in cuitutto ilpossibile esistesse, ed affinché ilprobabile e ilperfetto diecialla cento volte sivalesse.

In tutto questo enorme e gran prospetto, fece sìche la vita umana stesse ad occuparne un certo tratto netto, dicui, la gente,sua ragion sidesse, rappresentando idatialla maniera diciascuno,secondo isuoiconcetti. In tal modo l’«essenza» è prigioniera diquant’è «concepito» ed iprogetti sono tuttidi Dio e c’è una schiera… Compiutigià,«non sembran» già perfetti.

Invece son perfetti!Il Caos«sembra» chiregna e chiinduca una gran lotta perconquistare ilbene delle membra. Invece– nel complesso – questa flotta delle diverse realtà– l’assembra Dio…e nell’ordine…e non complotta perl’un più che perl’altro,ove ne tempra alcunied altri invece anche liadotta a figli…, mentre altried altriancora liabbatterebbe senza compassione mandandolideciso alla malora! Ciascuno avrà,a suo tempo,l’occasione d’emergere,perché – chi lo fa ora –cederà ilpasso – un dì – a compensazione!

Quando la causa attiva è sìassoluta domina l’Equilibrio – in ognisenso –perché ognicosa che siè conosciuta avrà quanto le manca. E cosìpenso che nella realtà da ciò evoluta ad ogni male cisarà un compenso. Diverso sol sarebbe se venuta fosse,la vita,non da un buono e immenso Padre Assoluto, ma daltrafficare umano, che procura vincitori e perdenti..e se così,come fare a compensare i perdutitesori?

Chi sarebbe schiacciato, a quanto pare, persempre avrebbe perso isuoi valori!

Perché cisia Giustizia, tutto quanto dev’essere perfetto e… solo un Dio può farlo! E– trattato con ilguanto divelluto o di ferro – ogni«io», (posto quel ch’è, e posto quelgran pianto – quando è spinto giù… verso il pendio che l’affossa…–)raggiungerà l’incanto d’un benessere… parial creder mio! Ho fede… che avremo un dono immenso: non una vita sola… tutte quante in modo tale che – ‘sìcome penso –sisia «tutti peruno»,e ché – con tante singolari sconfitte – Dio sia propenso a darciuna vittoria altisonante!

Canto secondo

Ben feciquando dalla Perfezione intesiscaturissero le «cose». Ben feci, infattiho vera convinzione quiin Paradiso –,che Dio (che dispose l’ordine supremo della creazione) ricorse all’Equilibrio. Esipose a garantirlo,con la sua azione Assoluta. E un gran serto dirose ebbe le spine…;ed il molto bello fu mitigato,cosìcome il brutto…; e ilbene e il male,che ci stanno,nello scenario delle cose,ebbe un collutto frammisto,perché poi ci fosse quello che miscuglio deidue apparisse frutto.

La Perfezione è l’equilibrio – immenso! –in cuiiltutto è…sì atteggiato che non ha certo veramente «senso» pensare a un mondo che sia «dissennato». Che iltutto diun «perfetto» abbia ilconsenso, che tra tuttiglioppostici sia stato (e cisia),nel profondo,un tale assenso…, certo è da controllare ! Infattiildato, emergente dal mondo,non parquesto... Nella natura il Caossembra regnare. Sfugge cipossa essere… un talgesto che sappia tutto e ben ricompensare. Ma non è vero! Ecosì miappresto come tutto è Perfetto ad «indicare».

Noi vediamo dominare la forza…, ma – se noi ben l’osserviamo – vediamo che quelch’è forte,poi, ilvigor suo smorza quando raggiunge il limite. Esappiamo che -in due forze contrarie - non sirinforza l’una rispetto all’altra e constatiamo che l’Equilibrio è quella dura scorza che compensa ogniforza.Ed accertiamo che quando manca l’equilibrio, un forte dinamismo s’attiva…a compensare lo squilibrio. Esembra che la morte – fin dell’azione! – riesca a risanare ogniscompenso e che la finalsorte sia della giusta Pace…il dominare!

Questo neigestiditutta la natura fisica...«Ela morale?» io domando e rispondo: «La vita ha talfattura che sipoggia sui gesti». E– cosìandando, con igesti– questihanno l’impostura delcompensoaldissenso.Einquantoalquando non lo sappiamo… ma quella struttura dell’equilibrio…sì,siandrà affermando. Dovremcercare bene in qual maniera… Perché non sembra che, se un tale uccide, possa un «qualcosa» compensar quelch’era e non è più. Ebbene ognun lo vide come la morte è simile a frontiera, assoluta! Con la morte,chiride?

La Fisica soccorre quiil pensiero. C’è un principio – «Azione e reazione» –nella dinamica:su ognisentiero cison due forze inverse ad ogniazione. Pertanto, anche pensando a un gesto nero, da una parte si trova una uccisione e dall’altra si scopre ch’è anche vero l’atto ch’è opposto a quella! Oh,attenzione!

Questo è un principio base e non è poca cosa!bisogna crederlo:ognigesto perquanto la dinamica sia fioca –è in equilibrio…così!ed io miappresto a sottolinearlo: non sigiuoca!

Della Fisica è un credo manifesto!

Così è saputo che non solla statica è in equilibrio grande e veritiero…; è in equilibrio pure la dinamica assoluta deigestie delpensiero. Da un verso appardell’uno la fatica, dall’altro che,da solo,non è vero: c’è anche quel suo inverso e– sintomatica –una coppia s’impone sul sentiero. Pertanto l’Equilibrio qui comanda e niente può fuggire via…da quello! Equesta Perfezion tutto rimanda all’equilibrio ditutto: ilbrutto e ilbello…, ilbuono e ilcattivo…e Dio ti manda in Paradiso… comunque,o Fortunello!

Infatti– avuta la sua vita – ognuno avrà perquanto essa abbia disquilibrio… in tuttiquantiisensi; e ciascuno avrà ilprossimo suo a gran ludibrio disé…se l’avrà amato. Ad uno ad uno correggeremo ildisequilibrio…, in ognicampo. Edavvero nessuno sfuggirà all’Assoluto Equilibrio. Èquasiun Dio che agisce «in automatico»! Sempre risponde a tono, in ogni modo perché ogni modo uman, con fare «pratico», s’è messo in mano ai gesti. Così odo e il mio pensiero miè molto simpatico: vale pertutti e perciò molto io godo.

Ese chiedete «Come ciò accadrà?», «Azione e Reazione» vi ha annunciato due divenire opposti… Cosa avverrà, varcato il guado della morte? Un dato sorprendente! Sì, ognuno se ne andrà verso il passato,il creduto passato. Mai finito… se non nella realtà d’un apparente Divenire, stato dell’Essere,nella psicoanalisi fatta da chiè in cammino… ma poivede secondo un trasmutare,nell’analisi deltutto. Esso si mostra come un piede dopo un piede,tanto che sia in dialisi la vita – data a gocce – e con la Fede.

La Fede è un tutto assieme, una famiglia. Ma Dio l’ha frammentata in «io»,in persone, e gioca allo «io-IO»… Cosìcipiglia tuttie divide,in una accettazione infima,di una sola unica biglia. Questa è la sorte singola, l’arpione con cuici aggancia e ciaccapiglia l’un contro l’altro, in un tremendo agone. In esso ciascun lotta per emergere, e ognuno– poi– affonderà da solo, nell’atto – assaifatal! – d’un suo «sommergere mortale»! E– sia dipinti in alto volo, o come quei…cui sia negato l’ergere –tuttialla fin ciaccascerà lì…alsuolo!

Iddio «Giustizia» ciha imposto questo! Ha voluto una minima partita donare alnostro «io»… così modesto. Ciascuno è «niente», ognuno è un «parassita», che imperversò… su tutto ilsuo contesto! Nell’ultimo respiro della vita chiaro lo mostra…sì,in queldì‘sìfunesto… come tutto glisfugga dalle dita.

Iddio… sì! Ciha voluto «castigare» perimporci una scuola diafflizione, in quanto nessun «io» – cipuoigiurare! –è perse stesso vera soluzione se esclude glialtridalsuo verbo «amare»… amarli… come un Dio di Redenzione!–

Dio vuolche tu identifichinegli ALTRI, – in tuttiglialtri– iltuo «concreto» Dio. Dio vuolche tu ami veramente gli ALTRI – come te!– perché iltuo piccolo «io» partecipa a quel«gioco-giogo» che ALTRI chiamano «amore», altri «armeggìo, lotta,rivalità,contesa»,ed ALTRI odio e frastuon…quelch’è un «fioco brusio». L’«io» piccolo si sente «immenso e grande», pervolere di Dio, che vuole dargli quello che, in vero,è «oltremodo stragrande»: ilParadiso dell’«io»… Dio vuoldonargli d’esser«grandioso» e così,le vivande – perdarle agli altri – ei deve consegnargli.

Perrendere «grandioso» un «miserabile» bisogna darglitutto quanto manca alsuo «io»,e farlo in modo abile che glifaccia apprezzare – in una banca deivalori (ma si,negoziabile)–l’importanza deldon! Cosìla stanca vita – che lascia tutti,è innegabile!–lo avvince aglialtricon la bianca veste diun… «A Dio!». Ecosìavverte l’amorper tutto e,a chiabbandona la vita – proprio allora –, Dio sovverte tutto e tutti,e sì,tutto gli abbona! Elo Jo-Jo – disceso già – s’inverte, risale ilcorpo alla primiera zona.

Tuttii corpi – in potenza, in un tutt’uno –liconteneva Adamo. E li ebbe Eva, e poi Caino e Abele, e– ad uno ad uno –sisvolse la matassa…e discendeva la massa, rotolando,in ciascuno deiviventi. Nello Jo-Jo scendeva quanto già visto…in verità nessuno deiviventiil «visto» corpo…perdeva. Io vedo il mondo esistere a me intorno, e non posso evitarlo,e così – vinto dalla creduta morte – mentre torno alla mia origine, il mio mondo è avvinto a me che torno – e con me fa ritorno a quell’Adàm, d’ogni futuro incinto.

Torno portando tutta la mia gioia che nulla ho perso e non son proprio morto! El’Essere si mostra non più un boia che falci tutti e sradichi dall’orto, ma come una evidente «mangiatoia», perché – tutt’altro ch’un come un aborto –, assimilo a me – in salamoia –, quegliantenatida cuiio fuisorto. Esperimento il«noi».In tutti loro son io che li imparento e lifo sposi, fratelli,figli,padri…:un vero coro. Divento tuttigliantenati! Osi metterlo in dubbio? Ma non è il lavoro che stai facendo già? L’apoteosi?

Già incontritanti«io»,continuamente, da quando nato seie – senza se –, seichipiange,chiride,certamente, seisempre tu… Eora dimmiperché, – tornato, in altro verso e,realmente, rientrato in mamma tua – che cos’è che dovrebbe impedire– veramente! –d’annetterla a te…visto che è in te? Tornato anche in tuo padre,similmente, perché tu non dovrestiassimilare anch’egli? E poi, immediatamente, ricollegare iquattro nonnie fare chiliunisce davver,concretamente…, visto che seiovunque,a quanto pare?

Saranno ifigli avutia collegare tra loro igenitori…sì,di sangue? Saranno essi a farliin versposare, nelfilo della vita?… Oh no,non langue il mio spirito,nell’immaginare cosa io farò!Se io sarò un esangue osservatore o se vorrò emulare – come ora – chisicrede un purosangue… uno che pensa d’essere chiriempie ilbicchiere che ha – e fin anche il mare! (Dotato di idee in vero empie, giacché è Dio il soltutto a creare!)

Che farò io quando il mio «io» adempie più parti? Crederò che le so «fare»?

Oh no,avrò capito e finalmente che noiosserviamo, punto e basta! Nella mia mente sarà chiaro,oh gente, che io interpreto e che la bella parte mia…la recito solamente!

Dio miha dato una «particella». La ricalco purora! Ché è assente ognialtro apporto della mia «rotella». Sono come ingranaggio: definito tutto nel mio rapporto. E nulla slitta, nulla friziona. Io sono costruito perun progetto in cuiognisconfitta sarà vittoria, in cui il tutto è ordito da un Dio ch’ognistortura rende dritta.

La vittoria verrà dalla passione che avremo messa nella nostra vita, dall’interesse e dall’intenzione.

Dio ciha proposto una prima partita… obbligata, ma ciha dato l’opzione disceglierche cipiace e che c’invita.

Con illibero arbitrio dà l’occasione diben gradire o no quel che ciaddita.

«Ora schiavi voisie’,dovete fare tutto ciò che vi dico IO,stamani!

Ma poifarete voi come vipare…».

«Si? Quando?» «Oh sì, quando le vostre mani saranno divenute talida dominare ognicosa: le mani…ditutti… Domani!»

«Questo “domani” è nella Comunione deltutto in tutti, Comunione diSanti. Tuttivi apparterrete…» Che emozione! «Tuttiper uno ed un per tuttiquanti!» ÈilParadiso concreto, l’azione, nata tutta da Dio e goduta in tanti: da tutti quellicon quell’intenzione, che ambirono…,vogliosie titubanti! Se io – discorde da quello che ho avuto dalla sorte – liberamente ambissi «d’essere ilfiglio che Dio ha voluto fosse Cristo», io – come dissi–LOSAREI !!Sì – volendo! – avrò potuto chiudere o aprir…le porte degli abissi!

Sta a me chi esser voglio…dopo adesso. Ese scelgo dipormiin Comunione con Gesù… io lo sono: Gesù stesso! Lo sarò perché lo vuole la passione delcuore mio. Equesto è un processo sicuro,perché Dio ha l’intenzione didonarsi e di Gesù il successo è a portata di tutti,a condizione che lo si voglia. Ma chi oggilo vuole? Nessuno! Credon tuttie veramente che occorra esser modesti(come suole attribuirsia Gesù)…Solamente che non hanno capito, e me ne duole, che Cristo serve tutti e «fedelmente».

Nessuno ha capito che vuoldarci se stesso in prima cosa. Ma Eglivuole che noisi sappia bene comportarci, che Lo siamicome un caldo sole, che Lo sivoglia e sia tanto un amarci che – strettia Lui,alla Sua immensa mole –sipossa tutti quanti unificarci, in «un cuor solo ed un’anima sola». Non s’irrita, Gesù,se io voglio Lui, s’intristirebbe se ilvolessiio solo perme e ignorassi che neigiorni bui verso di Luiio so spiccare ilvolo se penso veramente al bene ALTRUI e – pensando così– in Luimiconsolo.

Allora posso dir con fare certo che «Io sarò Gesù», quando– tornato nella Comunione deiSanti– ilSerto Suo sarà donato a chil’ha amato; sì,perché io l’ho amato! Ho inferto alla mia vita un «sogno» e l’ho sperato: d’«Essere in me»,e dioffrirgli, nelconcerto, le membra,un cuore immacolato che lo facesse ESISTERErealmente: con ilcorpo che in vero gliho ceduto quando ciò che io volliveramente fu la Sua sola volontà. Ho voluto a lungo (e davvero intensamente) dargliil mio corpo in un concreto aiuto.

Ese sarò Gesù (e anche ciascuno altro il potrà) chi sono mentre,adesso, sono sicuro d’essere nessuno?

Non sono immerso in un vero processo che un dì miportia Cristo? E che? Qualcuno nega che esista già il mio successo se solne ho «speranza»? Ad uno ad uno «diverremo Gesù»,perché su Esso Dio fece leva ad incontrare l’uomo!

Enoil’incontreremo perché è Via, Verità e Vita. Nel grande Tomo dell’Esistenza e della nostalgia, Gesù ciaspetta…tuttied io – buonuomo! l’aspetto fin da adesso, e cosìsia!

L’aspetto come un grande innamorato. Da ben trent’annie senza altra passione cerco il suo incontro e glisono andato dietro senza nessuna esitazione. Come Eglidisse non mi sono voltato a seppellir mio padre,e l’attenzione ho posta sempre sul suo verbo,dato davvero per Vangelo. E – l’altre zone della mente – tutte l’ho indirizzate a Lui. Un chiodo fisso è diventato finché con tante cose,che ho tentate, m’è parso che sifosse un po’accorciato ildistacco e che spesso ho cercate l’opere già…a Gesù immedesimato.

Posso io dire allorche sono giunto a coronare già il mio bel cammino, posso perché a Gesù mi son congiunto, posso perché Egliè tutto il mio destino. Eglivuole glieroie a questo punto io scopro che lo son,perché io abbino deltutto me a Lui,eroe compunto che fu assai mite con il suo assassino. Ea chi mi attribuisce l’immodestia d’ambire a tanto, io dico: «State attenti! Avete forse una maligna bestia, annidata nel cuor! Se si è credenti sidiffidiognieccesso di modestia, che illude divittoria e si è perdenti!»

S’io vinco,vinco non in me, ma in Cristo.Mi son messo a tacere quando scelsi ilSuo al mio criterio. Ed ora assisto a quanta pace,dopo che io svelsi la mia natura. Ogni vittoria acquisto grazie a Lui,e (grazie aglieccelsi Suoivoti su me), così, cosìresisto aiduriattacchi,che sempre lidivelsi. Ipiù ferocifuron della Chiesa: un prete ha definito me superbo perché non cedo a lui ma alla difesa d’un Cristo vivo; e intanto,con riserbo, il Monsignor rincorre quell’intesa con quel modello astratto che egli ha in serbo.

Misento già in Paradiso, e sento che quel Gesù che io amo veramente è vivo in me,è nel mio sentimento, respira col mio fiato, è quipresente. Non mi sicrede e non è un mio tormento, non è un cruccio per me; so che la gente poilo saprà;e che,nelfirmamento, l’esile stella mia sarà splendente, di Cristo.Io sono uno che ormaivola quasidiscosto dalla realtà.

Vedo tutto dall’alto e mi consola l’idea che molto presto finirà questa mia vita poveretta e sola e poidell’amor mio,di Dio…sarà.

Credetemi,che io, ilnove digiugno delprossimo anno, conto d’iniziare ilfinale ritorno e non impugno lagne,io non rivendico a Chiil «fare» domina in assoluto. Enon m’ingrugno, giovane ancor,a questo mio viaggiare, sessantaseienne. Oh finalmente espugno deltutto me! Oh, potrò rifiatare!

Il GIOCO-GIOGO della mia vita è fatto! «Rien ne va plus!» e so che in quella data – doppion di Cristo,io,datone l’atto –lascerò tutticon quest’annunciata dipartita:«Giunto nelposto adatto – cuiinfine andrem! – Vincita sconfinata!»

Chiudo questa appendice con una delle tante lettere che ho scritto ovunque, ai media, per far conoscere la mia storia e il mio impegno, volto a portare al santo Padre le RAGIONI DI CRISTO.

Erano quelle che il Santo Giovanni Paolo II aveva chiesto ai Filosofi, ritenendole assolutamente necessarie, per una Fede in Cristo che ha contro

Scienziati e Filosofi, senza che la Cultura facesse nulla in difesa di Gesù.

Nessuna di queste ha trovato una risposta, nemmeno per buona educazione, proprio come se io non esistessi e che l’avere fatto tre digiuni, uno di 57 giorni nel 99, uno di 55 nel 2005 e uno di 80 nel 2.013 – digiuni autentici senza cioè bevande zuccherine o altro – non significasse nulla quando è fatto da un uomo senza importanza.

Sono curioso di vedere cosa succederà con questo Premio letterario Amazon Storyteller 2023…

Vi saluto e vi lascio con la lettera di esempio scritta a <la vita in diretta>, il cui tema era proprio : <Racconta la tua storia>.

A <Un giorno speciale/ La vita in diretta> “Racconta la tua storia”

Caro Michele Cucuzza,

desidero fare un grosso regalo al Santo Padre: deve sapere che nel 1999 ho messo a serio rischio la mia vita, digiunando in modo assoluto per 57 giorni (assumendo solo acqua e l’Ostia consacrata), per amor suo e per difendere le sue sante intenzioni espresse nella Sua Enciclica Fides et ratio.

Al punto 56 di questa Lettera il Papa aveva “provocato” i Filosofi, affinché assumessero “passione, senso del sacrificio e rischio personale per trovare un’altra strada, ragionevole, che portasse a Gesù Cristo”. Io, che avevo fondato e dirigevo una Scuola di Filosofia che già arrivava al Cristo attraverso le verità della Filosofia della Fisica, organizzai un Convegno a Saronno ed invitai la fede a prendervi parte. Ma, mentre il Papa, promettendo ed assicurando il sostegno della Chiesa, aveva stimolato, addirittura “provocato” i pensatori a prendere l’iniziativa…accadde che invece a Saronno la Chiesa proprio non volle favorire la mia (e sua) iniziativa.

Per questo mio impegno avevo ricevuto ben 2 Benedizioni Apostoliche, ma non bastarono a che la Chiesa locale nemmeno volesse dire, ai fedeli, che l’iniziativa faceva seguito ad un incitamento, ad una “provocazione” del Papa. Senza questo chiarimento – io sostenevo – i fedeli avrebbero pensato, in relazione al Convegno, alla libera iniziativa di una Setta…

Per il dramma, nella Chiesa (di un Papa illuminato al suo vertice, che spera nello Spirito santo, e di un suo “seguito” timoroso e renitente, che non crede alla Divina Provvidenza e tuttora non vuole ingerenze da parte della Ragione, temendone i risultati), io (come le documento nel libretto allegato) iniziai a voler soffrire, nella mia carne, digiunando ed offrendo a Dio i miei sacrifici, a penitenza di tanto “scollamento” tra le direttive del Vertice e i gesti della base.

Cercai di far conoscere al Papa (che si era recato anni prima in carcere dal suo attentatore, Alì Agcià) che c’era anche chi si era dimostrato disposto a morire, pur di far conoscere a tutti –secondo le intenzioni del Santo Padre – l’altra via, perfettamente ragionevole, che portasse al Cristo… Ma non bastò nemmeno una petizione di 460 persone, presentata da 4 sacerdoti, e che chiedeva “semplice misericordia umana” per me che rischiavo malattia e morte. Il Vaticano, evidentemente in mano a chi avversava quest’iniziativa del Papa, non volle nemmeno rispondere, ad una supplica al Papa, di così tante persone che temevano per la mia vita e – sicuramente –non ne diede nemmeno notizia al Santo Padre, rendendolo personalmente, ingiustamente colpevole se, in seguito agli stenti, io poi ne fossi morto… (cosa che, buon per tutti, Dio non volle).

Vorrei che questa domanda, fattagli in TV, potesse finalmente scavalcare tutti i filtri che il Papa deve tollerare e che gettano su di lui responsabilità che dovrebbe avere… ma poi non ha: << È disposta, sua Santità, ad incontrare, a tu per tu, non solo Alì Agcià (che attentò alla Sua vita), ma anche me che misi a serio rischio la mia, per promuovere e difendere con tutta la possibile “passione” i voti della sua Enciclica Fides et Ratio? Devo portare a lei stesso i frutti, i risultati. Lei in persona, firmatario dell’Enciclica, li deve conoscere! Sono importantissimi!>>

Lo vorrei, davvero, perché finalmente il Santo uomo possa gioire del fatto che, avendo egli chiesto un intervento dello Spirito santo e della Sede della Sapienza, egli ha ricevuto risposta! Solo che lo Spirito si è presentato – con me – “in un vero ultimo”, tanto ultimo che non ha trovato un cuore pronto ad accoglierlo… È pronto e disposto, il cuore del Papa, a dare ascolto a quel Dio che parla sempre, a Lui e a tutti, attraverso gli ultimi, i diseredati, quelli che “mai si sarebbe detto, tanto erano all’apparenza disprezzati e brutti a vedersi”?

Può fare, la RAI, in “un giorno speciale” o ne “La vita in diretta”, questo grande dono al Santo Padre, scavalcando bellamente tutta la sua terribile burocrazia? Può la RAI mandare in diretta la vita di un Filosofo che ha così tanto avuto fede nel Papa?

Saronno, 22 ottobre 2003

Romano Amodeo Via Larga 12, 21047 SARONNO (VA

Chiuso a Saronno, il 4 giugno 2,023

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