L'Amaca XV Edizione

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L’AMACA

Buona Lettura!!!

Numero 15

Carissimi soci, ecco la quindicesima edizione del notiziario dell’ Associazione A.M.A.

Auto Mutuo Aiuto ONLUS

bs

Il Convegno di Sale Marasino

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Il Sentiero Propositivo

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Riflessioni del Gruppo presso RSA Fondaz. Lucini Cantù - Rovato

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27 Ottobre : Serata del disturbo alimentare

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News dal gruppo «A spasso con Daisy»

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Riapertura dello sportello «Il Salvadanaio» BS

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Nuovo Gruppo: Genitori con figli allergici

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Gruppo A.M.A per Assistenti Sociali

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Alter Bar

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Storia dell’ A.M.A.

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Poesia

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Ama l’ A.M.A aiutaci...

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CONVEGNO 17 GENNAIO A SALE MARASINO La presenza , la partecipazione e la testimonianza dei componenti dei gruppi a.m.a. ha trasformato il convegno in un luogo ricco di emozioni, favorendo un clima di ascolto e vicinanza. Il contributo di ognuno è stato prezioso e ha aiutato i presenti a cogliere a fondo il senso dell'auto mutuo aiuto , difficilmente comunicabile attraverso la sola teoria . Le testimonianze dirette hanno dato valore alle storie di vita, facendo comprendere, soprattutto agli operatori, quanta competenza , coraggio e risorse si celino dietro i problemi delle persone . Grazie a tutti Mara

“I GRUPPI DI AUTO MUTUO AIUTO: UN PERCORSO DI CONDIVISIONE, SOSTEGNO E CONOSCENZA”. SUGGESTIONI DEL NEO COSTITUITO GRUPPO AMA ASSISTENTI SOCIALI Il 17 gennaio 2015 si è svolto a Sale Marasino il convegno “I GRUPPI DI AUTO MUTUO AIUTO: UN PERCORSO DI CONDIVISIONE, SOSTEGNO E CONOSCENZA”, che ha rappresentato un'occasione per testimoniare l'esperienza dell'AMA di Brescia e per dare voce ai numerosi gruppi attivi in città e in Provincia. L'evento pubblico, svolto in un piccolo paese del lago d'Iseo e patrocinato dai comuni del Sebino e dalla comunità montana, mette in evidenza il profondo radicamento dell'associazione AMA, che ha oltrepassato i confini d'origine, per diffondersi nel territorio. Segnala altresì il riconoscimento da parte delle pubbliche Amministrazioni del valore dei gruppi di auto aiuto nella promozione del benessere della persona e più in generale della capacità della comunità di “prendersi cura” di se stessa, senza necessariamente delegare questa funzione all'ente pubblico. Un gruppo di assistenti sociali ha partecipato all'iniziativa, sollecitato dalla recente attivazione di tre gruppi AMA, dove l'elemento di condivisione è costituito proprio dall'appartenenza professionale. Durante la giornata aspetti professionali e personali si sono mescolati, facendo scaturire delle suggestioni che vorremmo condividere con i gruppi che hanno raccontato la loro storia e con le colleghe che non hanno potuto partecipare all'evento.


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PARTIRE DALLE PAROLE Le parole hanno un peso, perché nel loro significato profondo si racchiude l'essenza e la sintesi di quanto vogliamo esprimere. Hanno anche una loro leggerezza, perché nel nominare una situazione possiamo iniziare a gestirla, nel dichiarare un problema possiamo cominciare a riconoscerlo. Partiamo dunque dalle tre parole centrali sulle quali è strutturato il titolo, per arrivare ad esaminare i nomi che i gruppi si sono attribuiti. In seguito estrapoleremo alcuni concetti di sintesi della giornata di incontro, riconoscendo le parole d'elezione che i rappresentanti dei diversi gruppi hanno scelto di utilizzare e le frasi più ricorrenti. CONDIVISIONE, SOSTEGNO E CONOSCENZA sono i termini scelti dall'AMA per definire cosa è un gruppo. Queste parole esprimono contenuti oggettivi, ma appartengono al contempo al mondo dei sentimenti. Condivisione: nel senso di dividere con qualcuno un'emozione troppo difficile da gestire da soli, una paura che si crede solo nostra, partecipare idee e sentimenti, cercare un rispecchiamento nell'altro; Sostegno: racchiude l'idea del peso, di una struttura che rischia di cadere e che ha bisogno di essere sorretta, è sinonimo di appoggio e supporto. Condividere il peso di una situazione allaccia entrambi i termini; Conoscenza per dissolvere i fantasmi che si annidano nell'ignoranza e per partire da elementi di realtà anziché di fantasia. Questa parola rimanda ad informazione e di conseguenza a consapevolezza. Una conoscenza che, nel corso della giornata, è stata illustrata in tutte le sue sfumature più oggettiva (conoscere che l'AIDS non è ancora stato debellato, conoscere cosa è la dislessia o la patologia mentale), ma anche una conoscenza soggettiva di quanto si muove dentro di noi e del mondo delle emozioni che accompagna l'esistenza umana. E' con queste tre parole che l'AMA ha riassunto il significato che attribuisce al gruppo, fermando con queste definizioni un concetto diversamente ampio ed astratto. DARE UN NOME AL GRUPPO Ogni gruppo che è intervenuto nell'incontro si è presento dichiarando in primo luogo il nome che si è attribuito. In tutti i nomi che si sono susseguiti è racchiuso l'elemento che accomuna i diversi partecipanti e che sancisce l'appartenenza. Il nome è dunque un elemento di riconoscimento per i partecipanti, perché ne contraddistingue l'affinità, ma anche per l'esterno, perché è una sorta di presentazione pubblica. Alcuni nomi evocano una forte drammaticità, mentre altri la ricerca di una nuova prospettiva. “Il ramo spezzato” riconduce alla frattura insanabile derivata dalla perdita di un figlio, ma rappresenta anche un dato di realtà da cui non si può prescindere. “E la vita cammina quasi dritta”, gruppo di persone vedove, evidenzia una stortura in un cammino che continua. “Giro pagina, ricomincio da me” attesta l'esigenza di leggere parole diverse sul libro della vita, senza bloccarsi in una paralisi di immobilismo e ripetitività. La specificazione ricomincio da me, gruppo di persone separate, fa pensare alla necessità/desiderio di riappropriarsi della propria capacità di proseguire da soli e di riconoscere le proprie potenzialità. “Il faro”, gruppo di familiari di pazienti psichiatrici, evoca la ricerca di un punto di luce per orientarsi in una notte buia o in un mare di nebbia. “Oltre le nuvole”, altro gruppo connesso ai disturbi mentali, auspica il sogno di giungere così in alto da superare la barriera del pregiudizio. Nuovi orizzonti, gruppo di familiari di persone con disturbi alimentari, indica il desiderio di uscire dal buio quando si vive un disagio profondo. “Il bozzolo” gruppo a sua volta legato al disturbo alimentare, evidenzia la funzione protettiva dell'involucro nel processo di metamorfosi della farfalla. “Il ventaglio”, gruppo di donne operate al seno, rimanda ad una struttura fragile ma forte, perché sostenuta da stecche di materiale resistente, ma anche ad un oggetto che consente di nascondersi o al contrario di far intravedere lo sguardo con seducente femminilità. In altri gruppi il nome è analogo alla patologia, come nel caso del gruppo “DSA” (disturbo specifico di apprendimento ovvero dislessia) o del gruppo “A.M.A.N.T.E.”, un acronimo per indicare i nefropatici, trapiantati, emodializzati. Nominare queste patologie, che sul piano fisico o psicologico condizionano quotidianamente la persona e l'ambiente di vita (famiglia, scuola) corrisponde quasi ad esorcizzarle. “Il muretto”, gruppo di familiari di pazienti psichiatrici, evidenzia una barriera, un ostacolo determinato dallo stereotipo nei confronti della malattia mentale, ma anche il desiderio di andare oltre il muro simbolico che si avverte quando si vive un disagio. La denominazione “Marlin e Dory”, mutuata dai personaggi di Walt Disney, rappresenta i genitori di ragazzi con disabilità. C'è infine la capacità di giocare con le parole, come nel caso del gruppo “Sentieri propositivi”, composto da persone siero-positive.


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IL “PERCORSO” DEL GRUPPO Tutti i partecipanti hanno precisato che stare nel gruppo significa accettare di seguire un percorso. Hanno utilizzato altresì la metafora del sentiero, ad indicare da un lato la tortuosità del cammino, ma anche la prospettiva che la fatica conduca a qualcosa di buono e favorevole. Alcuni interventi hanno sottolineato la difficoltà, di se stessi e dei nuovi partecipanti, a contenere le iniziali aspettative irrealistiche e miracolose ed a ricondursi sul terreno dei passi brevi ma continui, strategia adottata da chi deve raggiungere una vetta. Il percorso è l'obiettivo in sé, non è la ricerca della cura o dello specialista, bensì il cammino di trasformazione personale nell'affrontare una crisi, nell'accettare che un equilibrio si rompa e nel ricercarne uno nuovo. Nel gruppo ogni persona si colloca in una fase diversa del percorso. “La diversità è anomalia e risorsa: c'è chi ha superato il problema, chi lo sta attraversando e chi è stato accettato come persona che è ammalata”. Questa situazione a volte è fonte di difficoltà, perché rievoca momenti dolorosi. “Non sempre è facile in gruppo sentire problemi che tu hai vissuto e che hai in parte superato”. Funzione del gruppo è quella di rendere consapevole del percorso intrapreso chi sta attraversando un momento di sconforto. “Il gruppo aiuta a ricordare i piccoli passi raggiunti, conquistati, anche quando tu li hai dimenticati, il gruppo – ricordandoli – sottolinea l'importanza che ci sono stati, che il cambiamento – pur piccolo – c'è stato”. “Il gruppo rappresenta la memoria, ti sottolinea le sfumature affinché tu avverta che non è rimasto tutto come prima. Passo dopo passo si raggiungono traguardi importanti. “Un passo alla volta mi sono innamorata di nuovo, ho trovato le risorse per guardare al futuro. Il passato non si può cambiare, ma il futuro lo posso decidere e vivere come piace a me”. D A R E U N N O M E A I S E N T I M E N T I N E G AT I V I : S E N S O D I C O L PA / FATICA/RABBIA/IMPOTENZA/VERGOGNA/FALLIMENTO “Si arriva al gruppo con tanta rabbia, con emozioni soverchianti, che non ti fanno pensare ma agire d'istinto e combinare disastri”. Questa frase riassume l'importanza di nominare i sentimenti negativi per poter avviare un percorso di cambiamento. Il gruppo è un luogo protetto, dove ci si legittima a far uscire la parte oscura di noi, quella che agiamo nei comportamenti e che soffochiamo nelle emozioni, perché sappiamo che gli altri la accettano. Non riconoscere questi movimenti interiori, crea una spirale negativa. “La persona è malata e la famiglia, che dovrebbe essere risorsa, diventa a sua volta malata, perché assorbe lo stesso etichettamento”. Riassumiamo alcune espressioni che, per la loro intensità, si commentano da sole. “Ho provato un senso di colpa per non aver capito prima il disagio di mio figlio; magari l'ho anche punito. Ho rischiato di soffocare mio figlio per questo senso di colpa. Se si rompe il rapporto tra madre e figlio, si rompe la cosa più preziosa”. “Mi sono sentita in colpa perché la dislessia si trasmette per via genetica, incapace, inadeguata e sola. Ho provato rabbia verso le istituzioni e ho scaricato sulla scuola la mia rabbia”. “Sei anni fa hanno diagnosticato a mia figlia l'anoressia. Come genitore ho provato la solitudine e l'impotenza di trovarmi davanti ad un problema enorme”. “Perché è capitato a noi? Avevo paura del giudizio altrui e di rivelare agli altri la malattia”. “Ci si rende conto di aver fallito un progetto, si perde la fiducia nell'altro e si annaspa”. “Quando subisci un trapianto non pensi – ho un rene e non faccio più la dialisi – ma pensi – io vivo ma muore qualcun altro”. “Mi hanno diagnosticato l'HIV. I primi anni sono stati duri, perché la non accettazione non è facile da debellare. Negli anni '90 l'HIV rappresentava la peste”. “Le persone dicono – lì ci sono i matti – è uno stigma, un pregiudizio che non si riesce a sradicare”. “Quando diventi vedova fa male sentirsi dire: mi sembri ringiovanita, che bella cera, hai buontempo. Io sono caduta in depressione, quella iena perfida che mi ha tolto la voglia di vivere”. “Per fare il passo di voler cambiare bisogna mettere in comune sentimenti forti, negativi, pressanti. Così il problema diventa risorsa tra le persone”. Numero 15

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L'ENERGIA DEL GRUPPO CAMBIA LA VISIONE DELLE COSE ED AVVIA UN PROCESSO DI CAMBIAMENTO “La famiglia può aiutarti, ma è il gruppo che può capire fino in fondo le tue paure e le tue emozioni, perché le persone del gruppo le stanno vivendo sulla propria pelle; tu sai che è così”. La convinzione iniziale che il dramma vissuto non possa essere compreso da nessuno viene più volte smentita. Le persone, partendo da una realtà drammatica (cancro, sieropositività, perdita di una persona cara, crescita di un figlio disabile), condividono pensieri e strategie per sopravvivere nel quotidiano, attingendo ed alimentando nel confronto reciproco un'energia positiva ed una forza per guardare oltre. “Si arriva al gruppo con un “peso”, il peso del problema, nel gruppo si trova sollievo perché ci si sente meno soli, si avverte meno il senso di colpa, si è più consapevoli; se noi stiamo meglio, portiamo benessere nella famiglia”.“Sono stata toccata da questo incidente di percorso, ma ho trovato una famiglia che mi ha sostenuto. Il gruppo mi ha fatto capire che si può affrontare e superare un problema”. “Il gruppo rappresenta un'occasione per ascoltarci, scambiarci i pensieri, essere tranquillizzate e vedere che non tutte stanno così male”. “Ci si conosce e riconosce nel linguaggio comune della sofferenza”. “Capisci che essere colpiti da un disagio non è motivo di vergogna. Acquisisci la consapevolezza che è una patologia e che si può convivere”. “La condivisione fa maturare una “dote” che viene trasmessa anche agli altri”. “Quando sono entrata nel gruppo non ero ancora separata. Il gruppo mi ha aiutato a prendere coscienza di problemi insostenibili ed a prendere la decisione di separarmi”. “Mio marito vede in me una serenità che prima non c'era. Ora sono moglie, prima mi chiamavano Madre Teresa”. “Il gruppo ti sgombra il campo dalla rabbia, dalla paura, dall'ansia e dal timore di non farcela da soli”. “Il gruppo è un modo per arricchirsi. Sentire le soluzioni degli altri ti aiuta a far affiorare spiragli per trovare nuove vie d'uscita”. “Il gruppo ti fa capire che la cosa prioritaria è prendere coscienza del problema, sentirsi parte di una comunità e riallacciare relazioni umane”. “Il gruppo mi ha aiutato a fare chiarezza, a sgomberare il campo dalla rabbia, dalla paura di non farcela, dal senso di colpa verso i figli; mi ha consentito di mettere in campo nuove energie”. “Prima trascuravo tutto, non mi interessavo più di niente, neanche delle figlie. Adesso ho ripreso la voglia di vivere e – come diceva mio marito - tiro il mio carretto”.“Nel gruppo si mettono insieme le emozioni e dal confronto con gli altri esce la parte migliore di noi”. Il gruppo dunque porta con sé un forte messaggio emozionale: è allenato ed allena a guardarsi dentro e a parlare di sé nel profondo. NON C'E' UN SOLO MODO PER AFFRONTARE IL PROBLEMA: LA RICCHEZZA DEL SINGOLO E DELLA SUA STORIA Nei gruppi AMA i protagonisti sono i portatori di esperienza. Non ci sono esperti intesi come professionisti, ma c'è la persona che porta un'esperienza grezza che viene man mano raffinata. Se la strategia adottata da una persona non funziona con un'altra, non vuol dire che quest'ultima è inadeguata o incapace, ma che deve escogitare proprie strategia per contrastare la difficoltà. “Nel gruppo nessuno arriva con una ricetta, perché ognuno affronta lo stesso problema in modo diverso, ognuno porta la propria esperienza, il precorso, l'arricchimento, il vissuto. Le strategie che hanno funzionato per se stessi e la propria famiglia, non è detto che funzionino per un altro; per questo motivo nel gruppo non si danno consigli, ci si astiene dal giudizio”. “L'aiuto reciproco è nella consapevolezza”. “Siamo lì per un confronto e per far emergere risorse spesso non viste”. Ognuno offre il proprio contributo in diversi modi, anche stando in silenzio. Il gruppo è paziente ed accetta i tempi dell'altro senza forzature, esprimendo così accoglienza e rassicurazione. “Il gruppo aiuta. Se non parli sanno perché; se sei arrabbiato sanno perché”. “Il gruppo lascia liberi dal partecipare o meno, di essere importante, di vivere la mancanza. Nel gruppo ogni persona dà un proprio contributo e fa sentire che tu sei importante anche con il tuo silenzio”. Non giudicare non rappresenta solo un dichiarato, ma si tramuta in azione, attraverso il rispetto dei tempi dell'altro. Dai racconti si coglie un'interiorizzazione profonda di questo principio, che è vitale per il disverlarsi della persona e per il funzionamento del gruppo.


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METTERSI IN GIOCO “Il primo passo è prendere coscienza che devi cambiare tu, non aspettare il miracolo, che cambino gli altri o che la situazione cambi. Bisogna partire da sé, guardarsi dentro, essere critici, accettare i limiti e mettere in campo nuove energie”. Affinché si inneschi il meccanismo di adesione ad un gruppo, non sono sufficienti le informazioni sull'esistenza dell'associazione AMA o le sollecitazioni degli operatori sociali, ma è fondamentale che nella persona si muova un'istanza di trasformazione, che si intravedano delle possibilità e che vengano colte importanti intuizioni.“Io non sono la mia malattia”, “Ho pensato che è un problema che si può affrontare”. “Sei tu e tu; non devi pensare che sia la struttura che deve gestire il problema”. “Se uno continua a rivangare, non cambia niente, non vede vie d'uscita”. Mettersi in gioco è l'espressione/metafora più utilizzata per descrivere l'impulso che ha determinato l'avvicinamento al gruppo. “La mia rinascita è coincisa con il fatto che mi sono rimessa in gioco”. “Non ho più negato di avere un problema insostenibile, volevo prendere coscienza, cambiare, prendere delle decisioni”. La parola decidere è cruciale, perché sancisce il desiderio di cambiamento. Decidere deriva dal latino “decedere” che significa “tagliare”. Tagliare con il pensiero circolare che riduce i giorni a fotocopie, uno uguale all'altro, e che fa agire comportamenti ripetitivi. Una frase fra tutte descrive bene questa determinazione: “Un giorno abbiamo detto no, basta sentirci così”. Gruppo Auto Mutuo Aiuto Assisten Sociali Brescia e Provincia Percorso di condivisione Anno 2015

Rappresentanti Gruppi A.M.A. assistenti sociali Anna Spatola Mina Matrangolo Claudia Rosso Giusy Brugnoni Ivo Spada

Servizio Anziani Comune di Brescia Servizio Anziani Comune di Brescia Segretariato Sociale Comune di Brescia Servizio Disabilità ASL Ufficio Problematiche Alloggiative Comune di Brescia

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IL SENTIERO PROPOSITIVO

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Gruppo di auto-mutuo aiuto per persone POSITIVE PER L’HIV Gruppo aperto a tutti gli interessati con HIV, previo contatto telefonico. La mia esperienza con l'auto-aiuto è iniziata qualche anno fa in ospedale, dove lavoravo come assistente sanitaria. Avevo conosciuto una ragazza di 30 anni, bella, sposata e felicemente in attesa del suo primo figlio. Dopo i primi accertamenti e la visita, ho assistito al colloquio in cui le si comunicava che dagli esami risultava essere POSITIVA PER L' HIV . Da quel momento il sogno di quella giovane donna stava diventando un incubo. Per qualche settimana sono stata in contatto con lei, alla fine la sua decisione è stata quella di proseguire comunque , la gravidanza. Le difficoltà non mancarono, il suo stato psicologico era molto compromesso, le mancava il sostegno del marito e accettare quella situazione sembrava essere impossibile. Quando il bambino è nato, ha dovuto anche affrontare il più duro contraccolpo: non si era negativizzato , come nella quasi totalità dei casi , il bambino era rimasto POSITIVO . ! Alla disperazione di questa ragazza si aggiungeva uno stato di totale isolamento e paura di rivelare agli altri la causa del suo problema. Improvvisamente ho intuito che le uniche persone che potevano veramente capirla e sostenerla erano altre donne sieropositive, non mi è stato difficile organizzare degli incontri, è bastato davvero poco per innescare una vera rete di solidarietà verso di lei e del suo bambino. L'ho vista “rinascere “ in poco tempo ! In seguito al mio trasferimento agli “Infettivi “ ho avuto la possibilità di verificare quanto sia difficile convivere con questa infezione , anche se è ora controllabile. Molti pazienti si autoisolano e soffrono il peso dello “stigma sociale che avvolge ancora questa malattia. Ho messo due righe in bacheca e siamo partiti con un gruppo di auto-mutuo-aiuto, per due anni il gruppo si è riunito in ospedale. A settembre ci siamo avvicinati all'AMA e ci è sembrata la cosa più naturale trovare lì la nostra collocazione . Abbiamo chiamato il gruppo “IL SENTIERO PROPOSITIVO”. Dicono che L'AUTO-AIUTO sia un viaggio che si fa insieme per ritrovare se stessi ,e che il viaggio di uno , può salvare la vita di molti. – Mari Rosa Pelizzari


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....RIFLESSIONI DAL GRUPPO presso RSA Fondazione LUCINI CANTU' - ROVATO I due incontri programmati per verificare l' interesse a partecipare al gruppo di auto-mutuo-aiuto per caregiver di anziani affetti da demenza hanno prodotto un ottimo risultato. Al primo incontro organizzato il 12 maggio abbiamo presentato l'iniziativa e sono stata supportata dall'assessore ai servizi sociali sig. Simone Toninelli che ha partecipato per l'intera durata dell'incontro. Al secondo appuntamento, fissato il 26 maggio, hanno partecipato l'assessore Simone Toninelli e la dott.ssa Erika Rosa psicologa area anziani del Distretto socio-sanitario. Quest'ultima ha spiegato l'interesse dell'ASL a partecipare al progetto di auto-mutuo-aiuto con una forma di supporto flessibile in base alle esigenze del gruppo che è il titolare del progetto. La presenza della dott.ssa Rosa ha consentito di comprendere esigenze e aspettative del gruppo ed un succesivo confronto per favorire l'avvio dell'iniziativa. Al termine del secondo incontro abbiamo presentato un breve questionario per verificare l'interesse ad aderire al progetto e le esigenze di orario per gli incontri. Hanno risposto 12 persone, prevalentemente caregiver di ospiti del C.D.I., tutti interessati a partecipare con preferenze per il pomeriggio dalle 15.30 alle 17.00. L'assessore Simone Toninelli e della dott.ssa Erika Rosa hanno comunicato al gruppo la disponibilità delle istituzioni a mettersi in gioco con nuove forme di supporto e di coinvolgimento ai problemi dei cittadini. Credo che la sinergia di tutti i soggetti che sostengono l'iniziativa garantisce una continuità e una cultura del territorio. Un ringraziamento a tutte le persone dell'associazione A.M.A. che con la loro testimonianza mi hanno aiutato a comprendere la potenzialità dei gruppi di auto-mutuoaiuto. Testo inviato a giugno . A settembre hanno preso avvio gli incontri del gruppo, con cadenza quindicinale .

Manuela Manna Numero 15

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27 Ottobre - Serata del disturbo alimentare Il 27 ottobre 2014 il gruppo “Nuovi orizzonti” ha organizzato, presso lo “Spazio Famiglia” di via san Zeno, una serata informativa, aperta alla cittadinanza, sul tema: “il disturbo alimentare in famiglia…nuovi orizzonti sono possibili”. L'incontro, che ha visto un pubblico numeroso e interessato riempire l'intero salone, intendeva far luce sui disturbi del comportamento alimentare e sulle difficoltà che le famiglie si trovano ad affrontare quando i figli si ammalano di patologie come l'anoressia nervosa o la bulimia. I DCA ( disturbi comportamento alimentare ) sono in continua espansione, tanto da poter essere considerati vere e proprie malattie sociali. Molte sono le notizie scorrette e le credenze errate che accompagnano tali malattie, per questo motivo è necessario parlarne in modo adeguato e consapevole. Un'informazione chiara può portare ad una presa di coscienza del problema ed essere un punto di partenza verso la riflessione e la formulazione di proposte mirate alla sua soluzione. Il primo intervento è stato quello del Dr. Mario Lombardi –responsabile CDCA- che ha messo in evidenza come i disturbi del comportamento alimentare siano la punta di un iceberg, lo specchio di un disagio profondo. Il rapporto dell'individuo col cibo, pur rispondendo ad una necessità primaria, è carico di valenze affettive, emotive, sociali e culturali, tanto da racchiudere la storia personale di ciascuno. Si tratta di una storia costituita da emozioni, relazioni con gli altri e con se stessi, desideri di riconoscimento e accettazione da parte del proprio gruppo di riferimento, reale o ideale. Il disagio di chi rifiuta il cibo o di chi lo utilizza per riempire il vuoto interiore, rende l'alimentazione il canale privilegiato dell'affettività all'interno delle proprie relazioni significative. I DCA non possono essere ricondotti esclusivamente all'ambito medico, ma devono essere indagati in chiave emotiva, affettiva, relazionale, culturale ed educativa. Ma se per i malati esistono interventi che interessano le diverse dimensioni della persona, per i genitori non ci sono percorsi di sostegno e di accompagnamento, che certamente porterebbero vantaggi a tutti i soggetti coinvolti. Il secondo e il terzo intervento –della Dott.ssa Grazia Rinaldis e della prof.ssa Lia Bettini- hanno sottolineato l'importanza della relazione e dell'ascolto, anche da parte del medico di famiglia e dell'insegnante. Il primo passo da compiere per aiutare chi soffre di queste malattie è accoglierlo attraverso la cura, per appagare il suo bisogno di essere riconosciuto e la sua fame d'amore. Nella cura inizia il senso dell'esserci e la consapevolezza di essere amati è la radice della personale capacità d'amare. La conclusione dell'incontro è passata attraverso due testimonianze. La prima è stata quella di una delle mamme del gruppo Ama, che ha letto alcune pagine del suo diario personale, scritte durante il ricovero della figlia: dubbi, speranze, ombre e luci…parole intense di madre, che, per aver accompagnato la vita nascente e averne assecondato i ritmi e le soglie, porta con sé, come nessun altro un'intelligenza della vita. E' difficile per un genitore comprendere se e come deve e può aiutare il proprio figlio. Nella seconda ho parlato io, raccontando del mio cammino da malata di anoressia. Ora sto bene e proprio quell'esperienza di sofferenza è la fonte delle mie piccole certezze e dell'intenso amore che nutro nei confronti della vita. L'esistenza non ci chiede di essere supereroi, di essere perfetti, ma semplicemente di essere accolta e percorsa con passione e coraggio, rinnovando ogni giorno stupore e sollecitudine, accogliendo il mistero che la circonda dentro un orizzonte di condivisione, di fratellanza, di verità. La vita è tutto ciò che diventa coscienza di essere, è l'altro, è dono ricevuto che si realizza nel divenire dono per gli altri. Tutta la gioia e la meraviglia che ora sono parte significativa della mia vita sarebbero luci spente se non provassi a condividerle con chi ha bisogno di speranza. Nascere, ri-nascere, far nascere…per dare inizio, portare speranza, condividere un tratto di strada e un nuovo orizzonte. Federica


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«A spasso con Daisy»

Gruppo di auto mutuo aiuto costituito da familiari che si prendono cura di persone non autosufficienti. I componenti si trovano una volta al mese c/o Cascina Bottà in Via S.Zeno 174, il martedì del mese delle 18.30 alle 20.00 Contatti:

E-mail: amabrescia@gmail.com www.amabrescia.org Cell: 3931679363 Numero 15

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...riapre lo Sportello " Il Salvadanaio" Grazie al contributo di Fondazione ASM riapre lo Sportello " Il Salvadanaio" a Brescia (consulenze relative a problemi economici legati a mutui , finanziamenti , utenze , contratti ed altro) Solo su appuntamento telefonando il martedì e giovedì ( dalle 10 alle 16 )al n. 030.2808570 oppure cell. 3474427636 mail : ilsalvadanaio@gmail.com


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Nuovo Gruppo: Genitori con figli allergici In considerazione del fenomeno sempre crescente delle allergie alimentari, talvolta anche gravi, che colpiscono i bambini fin dalla più tenera età, è stato deciso di creare un Gruppo di Auto Mutuo Aiuto per Famiglie con bambini e ragazzi allergici. Fra gli obiettivi, anzitutto vi è il desiderio di confrontarsi, in particolar modo sul forte impatto sociale che questa patologia comporta all'intera famiglia, sia da un punto di vista pratico che da un punto di vista emotivo. Inoltre, sarà nostro impegno: * sensibilizzare in maniera importante il territorio bresciano; infatti è molto frequente che le persone, inclusi gli addetti alla somministrazione di alimenti e bevande, sottovalutino ampiamente le allergie confondendole con intolleranze o celiachia, con tutto ciò che ne consegue (mettere a rischio vita gli allergici) * relazionarsi con le Istituzioni per colmare il buco normativo che rende complicato (a volte impossibile) frequentare Asili Nido, Scuole dell'Infanzia e persino Scuole dell'Obbligo, a causa della responsabilità della somministrazione di farmaci salva-vita durante l'orario scolastico

Mi chiamo Francesca, sono sposata e mamma di due bambini. Quando ho frequentato il Corso per Facilitatori tenuto da AMA nell'ottobre del 2012, il più piccolo aveva 6 mesi. In quei giorni era colpito da una forma di dermatite atopica forte e molto fastidiosa e si stava instaurando il dubbio che alla base potesse esserci qualche allergia alimentare, cosa poi purtroppo confermatasi nel mese di Gennaio 2013, con una "sentenza" più dura di quel che immaginavamo: il bambino era affetto da allergie alimentari gravi alla nocciola ed al latte. Questo significava che il piccolo di 9 mesi rischiava lo shock anafilattico se avesse ingerito anche una sola briciola di alimento contaminato da tutta la frutta a guscio e da latte e derivati. Con i successivi test, nell'arco di pochi mesi, sono emerse altre allergie gravi (uovo e sesamo) ed altre meno gravi (alcuni tipi di frutta, verdura e legumi) ma che comunque comportano l'insorgenza immediata di orticaria diffusa; oltre alle allergie agli inalanti e relative "allergie crociate". Il bambino, che oggi ha 2 anni e mezzo, è a rischio vita ogni volta che si trova in situazioni dove il cibo a cui lui è allergico, è presente. Non ci sono cure particolari da seguire; ciò che abbiamo a disposizione sono i farmaci salvavita che il bambino deve avere sempre con sè, ovunque vada. Ci siamo sentiti dire da diverse persone "e vabbè, farà senza mangiare quello che non può!", persino da un'allergologa. Ma non è così semplice. Il bambino ha reazioni orticarioidi con edema al viso anche da contatto (se viene baciato o toccato da persone che hanno mangiato qualcosa a cui lui è allergico, senza preventivamente lavarsi le mani, lui può avere le suddette reazioni); la gestione più ardua non è l'alimentazione, bensì la socialità. Alcuni operatori del settore alimentare sono seri, ma altri sono totalmente incompetenti in merito (non conoscono l'origine degli alimenti, negano la presenza di ingredienti che invece sono presenti, danno risposte a caso senza verificare le etichette, ecc...) ma il peggio sono quelli che ti sorridono finché non dici "però attenzione perché il bambino è allergico"; allora tutto cambia, diventano sgarbati e addirittura aggressivi anche per richieste banali. La cerchia amicale o parentale sovente non è da meno. Anche fra loro ci sono persone che, nonostante le numerosi spiegazioni, sempre semplici (anche del genere "non dategli da mangiare" - "non portate il gelato a casa nostra") non vengono recepite. Vuoi perché alcuni faticano a comprendere appieno il problema, vuoi per dimenticanza, distrazione ma anche menefreghismo. Spesso gli altri ci trattano in maniera strafottente in presenza del bambino, dicendoci frasi tipo: "un pezzetto non gli fà niente - e allora una volta come facevamo - siete fanatici - anche Tizio è allergico COME IL VOSTRO ma mangia tutto". Ci sono state situazioni in cui abbiamo dovuto smettere di andare a casa di altri. Il cibo diventa così il primo pensiero ogni volta che si esce di casa. Ovunque c'è cibo pericoloso per lui e non basta cucinare per i bambini allergici. I bambini allergici sono bravissimi ad imparare a rinunciare, a guardare senza toccare, a dire "no" ad ogni offerta di cibo, persino a schivare i baci in faccia. Ma sono BAMBINI. E quel di cui patiscono è l'esclusione, il "tutti possono farlo, ma io no". L'essere derisi perchè i treenni gli sventolano in faccia le caramelle cantando "io posso mangiarleeee e tuu noooo lallallalleroooo". Il sentirsi dire continuamente, dagli adulti: "Ah tu non puoi vero? Poverinoooo". Sapere che la sorella è invitata al compleanno e lui no. E' invitata a far merenda dall'amichetta, e lui no. Che lei può andare da sola a casa di altri e lui no. Che lei va all'asilo e lui no. Infatti le Scuole dell'Infanzia, e persino quelle dell'Obbligo, non accettano volentieri i bambini allergici. Talvolta non li accettano proprio. Il problema è la gestione del cibo, ma soprattutto la responsabilità dei farmaci salva-vita. Succede anche che nello stesso Comprensorio accettano i bambini all'Asilo ma non alle Elementari: così a 6 anni sono obbligati a cambiare paese, abitudini, AMICI, perchè si sentono dire in faccia che uno come lui non lo vogliono. Al momento il bambino può stare solo con noi, nessuno vuole tenerlo (nemmeno i famigliari). Io sono casalinga e lo resterò ancora certamente per alcuni anni. A differenza dei celiaci, gli allergici non percepiscono alcun assegno mensile per l'acquisto di alimenti. Sono tanti gli aspetti che si abbattono sulle famiglie con una persona allergica. E come spesso accade in situazioni di difficoltà, ci si sente soli. Noi siamo sereni con lui, diretti e sinceri, ma sempre lievi, con il sorriso sulle labbra, evidenziamo tutto ciò che lui "può", enfatizzandolo positivamente rispetto a quanto "non può". Lui è tranquillo e felice e, pur con alcuni momenti di sconforto, abbiamo una vita... NORMALE. Certo è che gli anni che ci attendono sono tanti e lui si renderà sempre più conto di aspetti di cui oggi non si accorge. Ed io, con mio marito, vogliamo arrivare ai momenti critici che inevitabilmente si presenteranno, con la maggiore consapevolezza e la migliore preparazione psico-emotiva possibile. Io personalmente credo tantissimo nell'Auto-Mutuo Aiuto, in grado di creare anzitutto una rete di sostegno emotivo; e successivamente in grado di far nascere nuove conoscenze ed amicizie, dare modo di affrontare il problema in maniera diversa ed originale... e chissà, in grado di sviluppare successivamente progetti concreti ed utili ai membri ma anche alla società, come per esempio sensibilizzare sul tema oggi tanto sconosciuto. La mia speranza è quella di raggiungere il numero maggiore possibile di famiglie con persone - in particolar modo bambini e ragazzi - allergiche per fare conoscere questo Progetto di formazione di un Gruppo di Auto Mutuo Aiuto tagliato su misura per chi ha questa condizione. Per non sentirci più soli.

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Gruppo Auto Mutuo Aiuto Assisten Sociali Brescia e Provincia Percorso di condivisione Anno 2015

GRUPPO A.M.A. Per Assistenti Sociali

Da Gennaio 2014, nuovo Gruppo di Auto Mutuo Aiuto per Assistenti Sociali di Brescia e Provincia!! il gruppo si pone la finalità di rafforzare l'identità professionale attraverso la condivisione e lo scambio delle conoscenze e delle esperienze professionali, generando un accrescimento delle stesse. il programma prevede n.10 incontri da gennaio 2015 a dicembre 2015 (il Secondo Martedì del mese dalle 17 alle 18,30) a Brescia. Accreditamento Ordine Professionale: riconosciuti 15 crediti

Le iscrizioni sono state 45 , i gruppi che hanno preso avvio sono 3 . L'Ordine Professionale Assistenti Sociali ha riconosciuto l'accreditamento per 3 gruppi .

Auto Mutuo Aiuto ONLUS

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Far funzionare l'Alter Bar …... Eccoci anche quest'anno a provare l'esperienza ALTER-BAR, le emozioni sono tante.... abbiamo un gruppo di nuovi di amici con la voglia di imparare a far funzionare meglio possibile il BAR. Nessuno è capace di usare la macchina del caffè e nessuno sa come preparare degli aperitivi, ma anche in questo gruppo c' é una persona speciale che ci insegnerà ……..Noi tutti siamo pronti con block notes e penna per raccogliere le sue indicazioni così da poterle mettere in atto . Il nostro “ maestro” è sempre stato vicino a noi, ci ha osservati mentre ci accingevamo a fare il caffè e se non era perfetto dovevamo rifarlo. Per gli aperitivi ci ha insegnato tante piccole ricette semplici, alla fine tutti noi eravamo capaci di fare qualcosa e questo è stato molto bello....anche quest'anno possiamo dire di avere imparato cose nuove. In alcune serate sono stati organizzati momenti di intrattenimento straordinari : la sera del 25 luglio ci hanno accompagnato le poesie di Raffaele Cominelli raccontate dai ragazzi del gruppo Il Chiaro del Bosco di Salò, anche loro molto emozionati e bravissimi. Il 1 agosto abbiamo avuto la presenza dell'autore del libro : “ Il canto delle Sirene” di Nicola Fiorin ; molto coinvolgente il dibattito che è seguito con domande all'autore, che si è dimostrato disponibilissimo. Ogni sera avevamo clienti sempre diversi, eccetto due “ ragazze di una volta “ simpaticissime, che venivano appositamente da Salò con il trenino per poi tornare a piedi ; a loro piaceva l'aperitivo che il nostro barman preparava. Ogni serata proponeva un ingrediente diverso ed era molto apprezzato da queste affezionate clienti, tanto da diffondere la voce e venire in compagnia di amiche : “ Peccato... dicevano... che non ci siete fino alla fine di settembre, per noi era bello sapere che il venerdì sera potevamo fare questa passeggiata e incontrare persone speciali “ . L'ultima serata, dopo il Caffè letterario e la presentazione del libro “Borgo Propizio” di Loredana Limone, abbiamo avuto il piacere di avere con noi il gruppo “ I Bagheter della Riviera” che ci ha accompagnato fino al momento dell'estrazione della lotteria ; in palio c'era un buono acquisto per un barbecue , offerto dalla ditta Ferraboli di Gavardo. Come le altre anche questa serata è andata benissimo, dal bar uscivano aperitivi analcolici speciali ricchi e colorati con salatini particolari Anche quest'anno siamo riusciti a soddisfare i nostri clienti al meglio..... siamo riusciti nel nostro scopo... far funzionare un Bar.... e data la soddisfazione dei clienti possiamo dire che ci è riuscito proprio bene. L' amica dell'Alter Bar Silvia Cocca

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Storia dell’ A.M.A. Il Tempo Compiuto …........... - Pronto, è l'Associazione A.M.A. ? - si, buongiorno - chiedo un appuntamento con qualcuno di voi perchè mi piacerebbe avviare un gruppo di auto mutuo aiuto . Vorrei confrontarmi con altre persone che hanno il mio stesso problema...Sento forte questo desiderio e sono certa/o che mi aiuterebbe e io potrei portare la mia esperienza..... - incontriamoci, siamo disponibili a parlarne …... vediamo insieme cosa possiamo fare ... In questi 18 anni sono tante le telefonate simili che abbiamo ricevuto....... Ma, la storia dell'A.M.A. ci insegna che quando i tempi non sono maturi, le cose non nascono. Più volte, partendo dal desiderio di alcune persone, abbiamo cercato di promuovere l'avvio di nuovi gruppi senza raggiungere alcun risultato . Ci siamo chiesti perchè proviamo ad avviare un gruppo ? Abbiamo capito che quello che facciamo, non lo facciamo per ottenere dei frutti, ma perchè ha senso per noi il farlo, perchè qualcosa ci dice che dobbiamo fare quella cosa, ed è un devi che nasce da dentro e non ci sono più dubbi. E' un fare che porta già in sè i suoi frutti, e se qualcuno vorrà condividere con noi il progetto si andrà avanti, altrimenti la cosa finirà lì, sarà stato semplicemente un avere lavorato sulla relazione e sullo stare in gruppo, col pensiero, col sentimento, con l'intuizione e con l'immaginazione, con la precisa sensazione di essersi arricchiti comunque. Abbiamo anche imparato che quando il tempo è davvero compiuto, allora le cose si realizzano con una inaspettata semplicità, perchè siamo veramente pronti. Certo, quando qualcosa nasce è sempre un bel giorno, ma dei neonati, bisogna prendersi cura con affetto e attenzione, per cercare di farli crescere sani e robusti. All' A.M.A. non abbiamo mai promesso ricette miracolose, tecniche straordinarie. Abbiamo cercato di far capire che ciascuno ha in sè tutto ciò che gli serve per stare sufficientemente bene e che si può creare uno spazio accogliente che permetta a tutti di ascoltarsi ed esprimere ciò che si pensa e si sente vero. La richiesta legittima di ognuno di noi di essere rispettato ed ascoltato dall'altro per ciò che siamo veramente, deve essere accompagnata dal medesimo rispetto e ascolto dell'altro . Non esiste un altro essere umano uguale a noi. Non esistono due corpi identici e nemmeno due menti uguali; ciascuno è il frutto della propria storia e della propria interiorità . Ci si può sentire simili ad un'altra persona, ma non si è mai uguali. La diversità è una grande ricchezza e va rispettata. Si può stare in gruppo senza perdere la propria individualità, a patto che il gruppo sia rispettoso dell'individualità di ciascuno dei suoi membri, con la consapevolezza del fatto che le specificità e le diversità dei suoi componenti rappresentano la prima garanzia della sua vitalità. Dobbiamo rispettare gli altri ed esigere dagli altri il rispetto per noi stessi, su un piano di perfetta, armonica, parità Per questo il gruppo di auto mutuo aiuto è una palestra di vita e di rapporti autentici, senza autenticità i gruppi non funzionano . Mara

La solitudine non nasce dal non avere nessuno intorno a noi, ma dal non riuscire a comunicare a nessuno le cose che per noi sono veramente importanti. Carl G. Jung


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"..voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi e voglio pensare che ancora mi ascolti e come allora sorridi.” F. Guccini (In morte di S.F.)

Ciao FRANCA.... (Gruppo ” La Carovana” )

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I nostri contatti

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