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Premessa
In una fase di profonda crisi economica, resa ancor più grave dalle drammatiche conseguenze generate dalla pandemia Covid-19, l’intero Sistema Paese deve raccogliere la sfida di una trasformazione profonda e strutturale che ne modernizzi le politiche per lo sviluppo. Le stringenti misure adottate dal Governo al fine di salvaguardare la salute dei cittadini e la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale, hanno infatti inevitabilmente comportato un improvviso blocco di gran parte del sistema produttivo e dell’economia nazionale. È ormai evidente che la crisi generata dall’epidemia avrà ripercussioni sociali ed economiche ancor più gravi della crisi finanziaria del 2008-2009. Le stime sono ancora incerte ma è verosimile che l’impatto sui consumi, sul fatturato delle aziende italiane, sugli investimenti delle Amministrazioni pubbliche e sul conseguente livello di disoccupazione interesserà milioni di persone.
I potenziali scenari di crisi e di ripresa riprendono il cosiddetto modello V-U-L. Il più ottimista (V) indica una piena e rapida ripresa dell’economia reale, mentre lo scenario più drammatico (L) indica un’uscita molto lenta dalla pandemia che comporta un rischio sistemico di vera e propria depressione. Infine, lo scenario intermedio prevede una ripresa a U, ovvero il risultato di tante V con tempi diversi. I fattori che potranno condizionare le prospettive di ripresa delle economie mondiali sono molti e caratterizzati da una elevata incertezza; tuttavia, non vi è dubbio che i tempi e gli esiti della crisi dipenderanno in larga parte dalla capacità di organizzare e gestire, a livello europeo e mondiale, interventi di politica monetaria, finanziaria e fiscale imponenti nelle dimensioni e coordinati fra i diversi paesi. In tale prospettiva, anche l’Italia dovrà fare la sua parte sfruttando al meglio le proprie potenzialità di sviluppo, reinterpretandole in un contesto globale che sarà inevitabilmente diverso da quello conosciuto.
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I sistemi socio-economici mondiali usciranno indubbiamente modificati da questa pandemia che rimetterà in discussione abitudini, modalità di lavoro e di produzione, lavoro e formazione, professioni e servizi, il ruolo della salute, i compiti e le funzioni degli Stati e delle organizzazioni sovranazionali. Si imporrà, quindi, la necessità di un ripensamento a 360 gradi della società del futuro nell’ottica di una riduzione della concentrazione produttiva ed urbanistica a favore del distanziamento e decentramento territoriale. Tale processo riguarderà non solo i sistemi di produzione e di organizzazione del lavoro, ma anche la formazione e le tutele di welfare, nelle diverse forme, che dovranno adeguarsi ai nuovi modelli economici e ai diversi stili di vita. In quest’ottica, l’Italia deve trovarsi pronta a reagire con forza a questa crisi epocale, contribuendo alla definizione di nuovi interventi per lo sviluppo dei propri territori, che costituiscono un patrimonio unico nel panorama mondiale e un evidente punto di forza nel processo di trasformazione post-emergenziale.
