Orso in casa n.5 2017/18

L’ORSO INCASA

ORGANO UFFICIALE DELL’U.S. ALESSANDRIA CALCIO 1912 N. 5 MARTEDÌ 7 NOVEMBRE 2017

L’AVVERSARIO Olbia alla riscossa

L’INTERVISTA

Innovazioni nella medicina sportiva

LO SPONSOR Reposi Calzature

I NOSTRI GIOVANI Momento positivo

Lo spirito GIUSTO STORIA

8 pagine speciali

ALESSANDRIA-OLBIA

MAIN SPONSOR 2017-2018

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AFFRETTATI E CON GLS DIVENTA MAIN SPONSOR DEI GRIGI PER UN GIORNATA DI CAMPIONATO

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AL MOMENTO DI ANDARE IN STAMPA NON SI È ANCORA GIOCATO IL POSTICIPO CARRARESE-ALESSANDRIA, DI LUNEDÌ 6 NOVEMBRE

L’ORSOINCASA

Martedì 7 novembre 2017

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L’INTERVISTA

di Tino Pastorino

di Gigi Poggio

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L’AVVERSARIO

Olbia alla riscossa

La medicina sportiva

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MUSEO GRIGIO

LO SPONSOR

I NOSTRI GIOVANI

di Boccassi, Bocchio, Giovanelli, Marcellini

di Gigi Poggio

di Michela Amisano

La grande storia grigia L’ORSO IN CASA Supplemento al n. 87 de ‘Il Piccolo’ di martedì 7 novembre 2017

Reposi Calzature

A cura di Ufficio Stampa Alessandria Calcio Progetto grafico e impaginazione Mauro Risciglione Foto di Albino Neri, A.M., Ivano Panarello

sommario

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l’avversario di Tino Pastorino

ALESSANDRO MARINO, 42 ANNI, PESCARESE, È IL PRESIDENTE DAL NOVEMBRE 2015.

PIERLUIGI CARTA È IL DIRETTORE SPORTIVO. IN PANCHINA, DA APRILE, BERNARDO MEREU

L’ORSOINCASA

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Martedì 7 novembre 2017

OLBIA ALLA RISCOSSA Il calcio sardo non è solo Cagliari foto facebook: Olbia Calcio

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al fallimento del 2010 ai 3 anni in Eccellenza, poi la serie D con un quarto, un terzo e un quinto posto, fino al ripescaggio per completamento organici dell’estate 2016. Il calcio in Sardegna non è solo il Cagliari anche se con il sodalizio rossoblu il legame è molto intenso.

La scorsa stagione sono stati necessari 3 allenatori per raggiungere la salvezza (15esimo posto) evitando i play out.

LA SOCIETÀ Alessandro Marino, 42 anni, pescarese, è il Presidente dal novembre 2015. Uomo molto vicino al patron del Cagliari Tommaso Giulini, già suo stretto collaboratore nell’industria estrattiva. Pierluigi Carta è il Direttore Sportivo: si è formato soprattutto a Cagliari nel team di Francesco Marroccu.

L’ALLENATORE Bernardo Mereu, classe 1960, di Alghero, ex tecnico di Nuorese, Villacidrese, Torres. Siede sulla panchina gallurese dallo scorso mese di aprile: con lui salvezza e conferma anche per la stagione in corso che ha iniziato con il piglio da grande club, almeno fino al secco stop nel derby contro l’Arzachena.

MERCATO Il colpo è stato senza dubbio il portiere Aresti (nella foto), nativo di Carbonia, che

torna a casa dopo tre stagioni in serie B con Ternana e Pescara oltre alle ottime annate in maglia Savona. Prosegue la collaborazione con il Cagliari: altri 6 gli under ingaggiati. Il secondo portiere Idrissi, i difensori Manca e Oliveira, i centrocampisti Biancu e Pennington e l’attaccante Arras. Proprio dal settore offensivo potevano arrivare le maggiori preoccupazioni viste le uscite di Cossu che a 37 anni è tornato in serie A nel capoluogo, di Capello (8 gol) passato al Padova, di Kouko (9 gol) andato all’Albinoleffe.

Invece le conferme di Ogunseye e, soprattutto, di Ragatzu non stanno facendo rimpiangere le partenze.

LA ROSA Portieri: 1 Aresti (86), 12 Idrissi (Mar-00), 22 Van der Want (Ola-95). Difensori: 23 Cotali (97), 5 Dametto (93), 6 Iotti (95), 8 Leverbe (Fra-97), 3 Manca (98), 2 Pinna (97), 14 Pisano (86), 15 Oliveira (Port-00). Centrocampisti: 19 Biancu (00), 21 Feola (92), 4 Geroni (89), 7 Murgia (97), 20 Muroni (96), 13 Pennington (Aus-98), 11 Piredda (94), 16 Vispo (98). Attaccanti: 18 Arras (98), 9 Ogunseye (Nig-

95), 10 Ragatzu (91), 17 Senesi (97).

COME GIOCA IN TRASFERTA Modulo fisso con il trequartista. Il 4-3-1-2 di Mereu ha come spina dorsale Aresti, il capitano Pisano e Ragatzu. Quindi: Aresti tra i pali; Pisano a destra, rotazione a 3 per i difensori centrali tra Dametto Iotti e il francese Leverbe (Sampdoria) con Cotali (o Pinna) a sinistra; Pennington Biancu (Feola) Muroni a centrocampo; Murgia il trequartista (ruolo in cui è stato anche utilizzato Pennington); intoccabili Ragatzu e Ogunseye in attacco.

avversari nella storia

di Sergio Giovanelli

L’

OLBIA

Dal 1983 tante sfide avvincenti: 16 partite, 10 vittorie dei Grigi

Olbia Calcio è nata nel 1905, ma fino ai primi anni ‘30 ha svolto attività amatoriale non iscrivendosi ai campionati. Esordisce nei tornei disputati sotto l’egida dell’ULIC ed ottiene subito buoni risultati.

Comincia a frequentare l’ambito Federale negli anni immediatamente precedenti e durante la Seconda Guerra Mondiale.

Al termine del conflitto inizia la sua vera attività. Subito entrata a far parte della Serie C (che abbandona dopo una sola stagione), inizia un lungo cammino nelle categorie inferiori per rivedere la luce della Serie D nel 1958. Dieci anni più tardi otterrà la promozione in quella Serie C che resterà la sua casa (con qualche interruzione) per circa trent’anni.

Nuovamente retrocessa in D risalirà nel 2002 aggiudicandosi anche lo scudetto Dilettanti.

L’ultimo sprazzo di gloria nel 2009 quando si qualifica ai playoff per la Prima Divisione di Lega Pro; poi nel 2010 l’esclusione dai campionati ed il fallimento.

La nuova società subentra ripartendo dall’Eccellenza e ottenendo nella scorsa estate il ritorno nella terza Serie grazie all’ammissione alla Lega Pro per completamento dei quadri. In queste ultime stagioni l’Olbia è diventata una società satellite del Cagliari: diversi giocatori si sono trasferiti dal capoluogo per giocare in Lega Pro e fare esperienza. Tra loro anche qualche elemento di esperienza, tipo Cossu, per fare da tutore ai giovani e spendere gli ultimi spiccioli di carriera in un torneo meno impegnativo.

I PRECEDENTI La militanza in serie diverse e la posizione geografica (raramente piemontesi e sarde sono state inserite nello stesso girone) hanno fatto sì che Alessandria ed Olbia non si incontrassero fino al 1983. Da allora fino al 2009 per sei stagioni la frequentazione è stata intensa fino all’ultimo anno finito con tre sfide in tre settimane!

Nel 1983-84 avviene il primo incrocio: nella partita di andata in terra sarda il risultato ad occhiali costò la panchina a Mirco Ferretti sostituito da Fossati. Nel ritorno i grigi la spuntarono solo su autorete di Sarritzu (una sfortunata deviazione su tiro di Sgarbossa).

Va meglio l’anno dopo: vittoria grigia

per 2-1 ad Olbia e 4-2 al Moccagatta con Giancarlo Marchetti protagonista assoluto con la sua tripletta.

Nel 1987 Petricone e Mocellin siglando i punti del 2-0 ribadiscono la superiorità alessandrina contro l’Olbia. I primi mezzi passi falsi arrivano poco dopo: tra il 1989 e il 1990 si giocano due gare al Moccagatta con un doppio, noioso, 0-0. Poi, nel 2009, si replica per l’ultima volta prima di questa stagione, due partite in tre settimane ad Alessandria intervallate da una al Nespoli di Olbia. Succede che il calendario di C2 proponga all’ultimo turno di stagione regolare la sfida tra le due squadre: i Grigi sono primi a pari merito con il Varese, ma in svantaggio nello scontro diretto: devono battere l’Olbia perché non si sa mai...

Infatti l’Alessandria vince 2-0 contro i bianchi ma l’impresa è vanificata dal successo varesino sul Montichiari. La contemporanea sconfitta della Sambonifacese a Pavia e la vittoria del Rodengo sul Pizzighettone fanno sì che l’Olbia sia quinta e debba affrontare proprio i Grigi nel primo turno di playoff.

Dopo aver perso 1-0 ad Olbia gli uomini di Foschi si giocano tutto in casa. La partita è bella, ben giocata e divertente ed è decisa da uno splendido gol, meglio “Eurogol”, di Briano nei primi minuti della ripresa. Rete segnata sotto la Nord tra il tripudio dei tifosi. Basta questo per pareggiare e vincere la sfida grazie al miglior piazzamento del campionato. Poi arriverà il Como, ma questa è un’altra storia...

Sabato 11 marzo 2017.

Manuel Marras esulta dopo il gol del raddoppio nell’ultima sfida contro l’Olbia al Moccagatta

LE CIFRE In totale sono 16 le partite giocate, 14 in campionato e 2 nei playoff. 10 vittorie per l’Alessandria, solo 2 sconfitte, 23-8 le reti.

Al Moccagatta gli isolani non hanno mai vinto ed hanno raccolto solo 2 pareggi in 8 partite.

Massimo Mariani (Olbia) è il giocatore con più presenze nella sfida con 6 presenze. Hanno 5 gettoni il mandrogno Manueli e i doppi ex Saporito e Cazzola che hanno giocato con entrambe (2 con l’Alessandria, 3 con l’Olbia). A quota 4 tra gli altri ancora un doppio-ex. Accardi, 2 volte in campo con entrambe le contendenti.

Giancarlo Marchetti con la sua tripletta comanda anche la classifica dei cannonieri seguito da Buglio, Marescalco e Gonzalez con due.

In totale nella storia delle due squadre ci sono 19 giocatori in comune. Di questi solo sei (oltre a Saporito, Accardi e Cazzola ci sono D’Aniello per i Grigi, Scalise e Maniscalco per i bianchi) hanno giocato la sfida.

C’è anche il caso particolare di Alessio De Petrillo ha giocato una volta con l’Olbia contro i Grigi che poi ha allenato per un breve periodo.

tredici domande a di Gigi Poggio

ANDREA PASTORE Nato a

Data di nascita

Stato civile

Prima società

Hai sempre giocato in questo ruolo

Squadra del cuore

Momento top della carriera

Avversario o compagno che ha fatto più carriera

Mister più importante Passatempo

Attrice preferita

Attore preferito

Musica preferita

L’ORSOINCASA

Acquaviva delle Fonti (BA) 14 giugno 1994

Fidanzato

Acquaviva delle Fonti

Ho cominciato come ala sinistra Milan

I play off lo scorso anno a Francavilla Mattia Caldara e Igor Coronado Antonio Calabro

Mi piacciono la TV e il cinema Scarlett Johansson Christian Bale

Rock e metal

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LA LEGGENDA ORSO DELL’

momenti di gloria

di Mario Bocchio

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L’EUROGOL DI BRIANO

Grazie alla rete contro l’Olbia i Grigi centrano la finale playoff

ella storia delle sfide tra l’Alessandria e l’Olbia ce n’è una molto cara al popolo grigio: è quella che caratterizzò il ritorno del primo turno dei playoff di Lega Pro Seconda divisione 2008-’09. All’andata, in Gallura, i Grigi di Mister Luciano Foschi persero per 1-0, contro la compagine sarda nella quale militava Riccardo Cazzola. Ma è stato il ritorno a passare alla storia. Di quella gara ne hanno parlato in tanti, ma noi scegliamo quanto venne scritto su www.forzagrigi.it - storico sito del tifo grigionero -, oggi contenuto nella sezione Gradinata Nord di Museo Grigio. “È stato un weekend emozionante per tutti coloro che hanno i Grigi nel cuore e che volevano ritornare a giocarsi la C1 come nove anni fa contro il Prato: sabato un nutrito gruppo della Nord aveva anticipato il clima esplosivo che ci sarebbe stato al Moccagatta l’indomani, sostenendo la squadra nell’allenamento di rifinitura, e domenica a tre ore dall’inizio dell’incontro tantissime persone affollavano già i dintorni dello stadio con l’obiettivo di ‘salutare’ il bomber olbiese Giglio e di ricambiare ‘calorosamente’ i gestacci fatti da questo personaggio domenica scorsa in terra sarda. Oltre 4.000 spettatori al Moccagatta, Gradinata Nord esaurita (la capienza e l’emissione dei biglietti erano competenza della Lega Pro, così come i prezzi d’ingresso) ed un centinaio circa nel settore ospiti (con vistose rappresentanze novaresi e vogheresi, entrambi gemellati con gli Ultras bianchi): la Nord a mezz’ora dal fischio d’inizio è già quasi del tutto piena e rumorosa, all’ingresso dei giocatori in campo sfoggia una coreografia in due fasi (era la prima volta che si faceva al Moccagatta, è riuscita alla perfezione: abbiamo dimostrato di

È il 7 giugno 2009, semifinale playoff. Al 7’ del secondo tempo, Mauro Briano segna il gol da “finale” saperci fare anche con la realizzazione di coreografie elaborate e particolarmente studiate nei minimi dettagli) applaudita dall’intero stadio che segue con la massima partecipazione tutti i cori lanciati dalla Nord (in particolar modo il parterre con la solita Brigata).

Se il primo tempo sugli spalti è spettacolare, meno lo è il gioco in campo: l’Olbia deve difendere il prezioso risultato

dell’andata ed è impostata molto bene a livello tattico, i Grigi riescono a combinare poco nella metà campo sarda. Il primo tempo finisce a reti inviolate: pochissime occasioni di marca grigia, assolutamente nullo il reparto offensivo olbiese”.

Ed ancora: “Con la Nord che canta anche nell’intervallo, si rientra in campo nel secondo tempo e i Grigi spingono sull’acceleratore per segnare quel gol che ci porterebbe in finale: arriva dopo sette minuti con una strepitosa conclusione di Briano dal limite dell’area a seguito di una mischia, un tiro da grande giocatore che fa impazzire di gioia il Moccagatta”.

La partita a quel punto cambiò impostazione: l’Olbia di Salvatore Vullo si fece più aggressiva e i Grigi sprecarono un paio di occasioni per poter raddoppiare (clamoroso l’errore di Rosso al 69’). La Gradinata Nord non smise mai di incitare la squadra, i decibel erano altissimi e l’intero stadio spinse i Grigi fino al fischio finale: l’urlo di gioia dei presenti fece “traballare” le strutture del caro vecchio Moccagatta ed il coro “Tutti a Como” divenne il più gettonato. I Grigi infatti, centrarono l’obiettivo della finale playoff perché - a parità di reti – nei confronti dell’Olbia valse il miglior piazzamento nella classifica finale della stagione regolare.

Le emozioni non finirono al fischio finale: nel dopo-partita ci fu tensione fuori dal settore ospiti vista la già citata presenza di un folto gruppo di Ultras novaresi… un paio di cariche delle forze dell’ordine e qualche manganellata “suggellarono” questa splendida giornata che riportò i Grigi a giocarsi la C1 dopo le dolorose pagine del fallimento e quelle più esaltanti della progressiva rinascita.

alessandria in europa

di Ugo Boccassi

L

A BARCEL Quando i Grigi giocarono in Spagna

a Stampa del 30 luglio 1923 in un breve trafiletto annunciava una tournée dei Grigi in Spagna. “I Grigi in Spagna. Prossimamente la squadra dell’Alessandria si recherà in spagna per disputare una serie di partite. Il primo incontro si effettuerà con il Club Deportivo Europa (due partite) poi affronterà i campioni del Valencia e molto probabilmente anche il Bilbao“.

Questa breve notizia era confortata da alcune foto, provenienti dall’archivio Elvio Banchero con la scritta apposta a matita “15 agosto 1923, Barcellona”. Troppi pochi elementi per riportare “a futura memoria” una memoria, persa o dimenticata, poiché nei giorni successivi nessuna testata italiana citava i fatti di quella escursione in terra iberica e la carenza, nel periodo, di ebdomadari alessandrini rendeva ancor più difficile la documentazione. Eppure nel 1923 un “viaggetto” in Spagna di una squadra, non era cosa che si potesse ignorare. L’analisi delle fotografie quindi ha costituito il primo punto d’appoggio per le nostre ricerche. La data ed il luogo indicati ci avevano fatto pensare ad un incontro con la squadra blaugrana, ma il giornale non citava nulla che ci potesse indurre ad una conferma. Guardando attentamente le maglie degli avversari catalani abbiamo scoperto che in realtà si trattava del Club Deportivo Europa, come peraltro riferiva “La Stampa”, formazione dello storico quartiere “Gracia” di Barcellona e vincitrice in quell’anno della Coppa di Catalogna. Già un passo avanti, ma sempre millimetrico rispetto alle finalità che ci siamo proposte con la nostra storia. Né, per il momento era bastata, l’informazione fornitaci dal solerte amico Franco Biorcio, e reperita su “Le Vie d’Italia”, rivista del Touring Club Italiano, riporta, in due righe, che lapidariamente recitava: “In Spagna, l’Alessandria è stata sconfitta per 2 a 1”.

Ma la caparbietà metodica, al limite della pignoleria, mia e del fido Lele Bellingeri, l’uomo delle “memorabilie” grigie, non poteva arrendersi. Troppo lungo sarebbe narrare le vicissitudini che ci hanno permesso di svolgere la matassa, e ciò ci farebbe de-

viare dalla strada maestra. Diciamo solo che il punto di riferimento è stata la Biblioteca di Barcellona (cui vanno i nostri sentiti ringraziamenti) dove in una efficientissima emeroteca abbiamo trovato quel che volevamo sapere. “El Mundo Deportivo”, una sorta di “Guerin Sportivo” aveva dato ampia relazione delle partite giocate in terra catalana.

Così sull’edizione del 10 agosto 1923 il giornale annunciava l’avvenimento: “Nei giorni 15 e 19 della corrente Fiesta Major del quartiere la Grazia il Club Deportivo Europa sosterrà due partite contro la famosa equipe del Nord Italia, l’Alessandria F.C., campione del suo gruppo e vincitrice tra l’altro della Pro Vercelli, pluriscudettata e del Genoa, attuale campione d’Italia. Questa la composizione dell’equipe alessandrina: Cagnina, portiere che nonostante la sua statura è veramente un atleta ed uno dei goalkeeper meno battuti.

Viviano e Costa, terzini davvero insuperabili.

Viviano poi conta solo 18 anni ed è una rivelazione. Lauro, Bonzano (Valenzana), Gambarotta (Novese) e Moretti costituiscono una linea mediana di tutto rispetto.

In attacco l’assenza di Baloncieri che con

Un fase di gioco del match contro il C.D. Europa. Sullo sfondo la Sagrada Familia, in costruzione dal 1882. In alto la formazione grigia che affrontò gli spagnoli

LONA

il Genoa è andato in Sudamerica, sarà sostituito dal giocatore della nazionale Migliavacca (Casale). Completano la linea Gandini e Banchero, Crotti (Derthona), Bay e Masetti (Novese). Crediamo sia inutile riferire con quanto interesse si guarda a queste partite che potranno certamente mettere in luce la nostra squadra che si spera vincente”.

L’annuncio mette in rilievo la considerazione che anche all’estero godeva l’Alessandria, se pure rinforzata da esterni che, come vedremo si avvalse di altri giocatori senza tuttavia snaturare l’insieme organico che si trovava sotto la bandiera italiana adornata da sfumature di intenso grigio.

Ai calciatori sopracitati vanno infatti aggiunti: Brezzi, Caligaris, Tornabuoni e Tosini, tutti coordinati da Bèla Révész.

La prima partita è stata vinta dal Club Europa per 2 a 1 e le squadre si sono af-

frontate con queste formazioni. Alessandria: Cagnina; Costa, Viviano; Bonzano, Tornabuoni, Gandini; Migliavacca, Tosini , Banchero, Crotti, Masetti.

Europa: Bordoy; Serra, Garrobe; Corbella,Pelao, Arcoriza; Pellicer, Julià, Cros, Cella II, Cinca.

Reti: Masetti (A), Julià (E), Cinca (E).

La seconda partita è stata anch’essa vinta dal Club Europa per 2 a 1. L’Alessandria ha sbagliato un rigore con Tornabuoni. Queste le squadre in campo.

Alessandria: Cagnina; Costa, Viviano; Lauro,Tornabuoni, Bonzano; Migliavacca, Tosini, Banchero, Crotti, Masetti.

Europa: Bordoy; Orti, Vidal; Artisus, Pelao, Arcoriza; Segarra, Alegre (Olivella), Pellicer, Julià, Cros, (Alcazar) Cella II, Reti: Alegre (E), Alcazar (E), Tornabuoni (A).

In entrambi gli incontri, sono stati giudicati tra i migliori, il piccolo portiere Cagnina che si è meritato grandi applausi, Banchero, anche se un poco egoista e Migliavacca.

Infine l’Alessandria, pur perdendo ha fatto grandissima impressione per la qualità del suo gioco (In effetti con molti giocatori poco rodati a stare insieme e con l’assenza vitale di Baloncieri e di Papa II, con Brezzi e Bay I che non hanno giocato non si poteva pretendere di più che un’una brillante esibizione.

L’annuncio della stampa italiana prevedeva incontri anche con il Valencia F.C e l’Atletico Bilbao ma di questi non abbiamo trovato traccia.

Invece per quanto riguarda il Valencia, “Lo Sport di Alessandria e Provincia”, giornale fresco fresco - come “Il Piccolo ” - di “prima” stampa nel luglio del 1925, informava che i Grigi erano partiti per la Spagna dove avrebbero giocato appunto con la squadra iberica due partite (a parziale risarcimento degli incontri mancati due anni prima?) Anche questa volta si parla di rinforzi che avrebbero servito a rimpolpare i ranghi grigi.

i grandi personaggi

di Mario Bocchio

L

itta Parodi è fatta di laboriosi agricoltori, di imprenditori, di onesti operai, di negozianti e di commercianti, a volte più scaltri degli altri ed intorno ai quali si è creato il mito dei “mandrogni” in tutto il territorio nazionale ed anche al di là dei confini italiani. Tanto che la vulgata popolare dice che quando Cristoforo Colombo toccò la terra del Nuovo Mondo, l’America, ad accoglierlo non c’erano gli spaventati e sorpresi indigeni, ma niente poco di meno che i mandrogni già intenti a fare affari. Qui, soprattutto attorno al club Savoia, nacque una vera e propria scuola calcistica. Il personaggio che salta subito in mente è Mario Pietruzzi, scomparso tre anni fa.

“Cavalluccio”, così era soprannominato, avrebbe potuto approdare ad altri clubs di maggior lignaggio, ma la sua scelta di vita è stata quella di rimanere fedele al vecchio Orso Grigio.

Pietruzzi è cresciuto nel Savoia e poi nelle giovanili del Crema a metà anni Trenta, esordì da professionista con la maglia dell’Alessandria nella stagione 1938-’39, in serie B. Con i Grigi visse tutta la sua carriera da calciatore, ottenendo la promozione in A al termine del campionato 1945-’46 e seguendo la squadra anche dopo la prima caduta in C, nel 1949-’50. Disputò le ultime gare nella stagione del ritorno tra i cadetti (1952-’53); vanta un totale di 53 presenze e 4 gol in A. Con 283 gare in campionato è il terzo calciatore più presente in maglia grigia dopo Antonio Colombo e Renato Cattaneo.

Da allenatore seguì alla fine degli anni Cinquanta il Derthona, lasciando l’incarico nel 1962 per divergenze con la proprietà.

Allenò poi la Valenzana e l’Albese prima di entrare stabilmente nello staff tecnico dell’Alessandria, seguendo soprattutto le giovanili e allenando a più riprese la prima squadra in serie C: nei campionati 1967’68 e 1968-’69, nel 1971-’72 dopo l’esonero di Mario David e nelle ultime quattro giornate del campionato 1973-’74, già vinto da Dino Ballacci licenziato per contrasti con la presidenza. Di calcio Pietruzzi ha sempre parlato volentieri: è stata la sua vita. Il più bel gol realizzato? Non ci sono dubbi, quello alla Juventus. Passa il pallone all’ala sinistra, Rosso, che prontamente la mette in mezzo. La colpisce di testa: traversa, la palla affonda nel fango. Ma Pietruzzi è il più lesto: tocca sotto e la sfera va in rete, nonostante l’inutile spaccata di

I GRIGI D

Mario Pietruzzi e gli altri du

DI LITTA Da sinistra: due giovanissimi Mario Pietruzzi e Gino Armano. Cassano con la maglia della Lazio e Armano ancora in grigio. Infine, stagione 1945/46, la festa per la promozione in Serie A. Gigi Cassano è il primo da sinistra

ue talenti “mandrogni”

Parola. I Grigi in A nel dopoguerra: indimenticabili quelle stagioni, che li videro prima promossi dalla B, poi capaci di prendersi grandi soddisfazioni. Pietruzzi ricordava sempre anche il 2-0 al Grande Torino, una balbettante prima parte del campionato: poi la sterzata, il passaggio dal “modulo” al “sistema”, quello con il quadrilatero formato dalle due mezze ali e dai due mediani. Che rimonta: l’Alessandria era quasi ultima dopo una dozzina di giornate, ma Pietruzzi e compagni finirono a metà classifica.

GIGI CASSANO Cassano è la mitica leggenda di Litta Parodi. Per tutto il calcio italiano era “il Cavaliere”. Iniziò a giocare anche lui nel Savoia fin da piccolo e si affermò definitivamente nella squadra Under 17. Nel 1937, sotto l’egida di Baloncieri, passò nelle giovanili dell’U.S. Milanese: iniziò così la folgorante ascesa del “Cavaliere”. Dopo tre anni al Napoli si trasferì a Torino dove vinse il primo scudetto dei cinque conquistati dal Grande Torino nella stagione (1942-’43). Nel dopoguerra giocò con l’Alessandria, con cui vinse il campionato di serie B 1945-46. Morì durante il periodo di militanza alla Sampdoria, per un attacco di tifo che fece seguito a un’ infezione da cozze avariate ingerite durante la trasferta di Bari (11 gennaio 1948), sua ultima partita.

Aveva 27 anni. Autentico figlio della terra

mandrogna, di Cassano si ricorda un episodio che la dice lunga: giunto allo stadio “Moccagatta” per la partita domenicale dei Grigi, negli spogliatoi si accorse di aver perso il portafogli. Mancava un’ora all’inizio delle ostilità e lui cosa fece? Tornò indietro a cercarlo e lo trovò. Poi scese regolarmente in campo.

GINO ARMANO L’altro grande prodotto locale che ha fatto strada nel calcio italiano è stato Gino Armano. Nel 1948 Ginetto, come tutti avevano finito per chiamarlo, fu acquistato dall’Inter, diventando in poco tempo uno dei più grandi giocatori della storia nerazzurra: con il club milanese disputò ben 255 partite in serie A e realizzò 73 reti, formando con Stefano Nyers, Benito Lorenzi e Lennart Skoglund un reparto offensivo spesso micidiale. Ai tempi dei successi interisti, l’ex “fanciot” del Savoia e dell’Alessandria passò alla storia per il suo infaticabile ruolo di spola tra difesa e attacco, la famosa “ala tornante”, nell’ambito del sistema di gioco prudente e di marca difensivistica, “chiavistello” o “catenaccio”, impostato dal tecnico Alfredo Foni. Anche se non ebbe l’opportunità di giocare né la Coppa Italia né le Coppe europee, egli riuscì ad aggiudicarsi due scudetti consecutivi nelle stagioni 1952-’53 e 1953-’54. Amatissimo dai suoi tifosi, nell’estate 1956 fu ingaggiato dal Torino, con cui rimase tre stagioni (l’ultima conclusa con la retrocessione in serie B) segnando 25 reti in 89 partite di campionato. Annunciò il suo ritiro dal calcio giocato all’inizio della stagione 1960; entrò poi nello staff dell’Alessandria come direttore tecnico, allenando la prima squadra nella stagione 1965-’66. Nonostante più di 400 presenze e più di 100 realizzazioni nella massima serie non ebbe mai la soddisfazione di vestire la maglia della Nazionale italiana, poiché chiuso dallo juventino Muccinelli. Fra gli altri “centenari del gol” solo Lorenzo Bettini, Pietro Paolo Virdis e Nicola Amoruso non hanno mai giocato nella Nazionale maggiore, mentre tutti gli altri calciatori italiani con almeno 400 presenze in serie A possono vantare almeno una presenza in azzurro. Con “Veleno” Lorenzi divenne amico fraterno, tanto che il buon Benito è stato il padrino di battesimo di suo figlio Antonio. Ma all’inizio la convivenza dei due fu complicata. Lorenzi considerava Armano semplicemente un provincialotto, proprio perché proveniva da Alessandria, ed allora alla domenica faceva apposta a non calibrare i propri passaggi in maniera tale che Ginetto finiva per arrivare sempre in ritardo sul pallone. Una domenica, dopo l’ennesima figuraccia, per di più consumatasi davanti al pubblico amico di San Siro, la “Scala del calcio”, tra il primo ed il secondo tempo Armano prese a cazzotti Lorenzi. Fu il chiarimento. Da allora divennero una coppia inossidabile.

i grandi personaggi

di Marcello Marcellini

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LAZIO

L’ingegner Remo Sacco, Lenzini e l’affare Chinaglia

emo per gli amici più intimi, Sacco per gli altri, ma per tutti l’ “Ingegnere”. Aveva frequentato il liceo Classico ad Alessandria poi aveva “approfondito” in Svizzera dove la qualifica di ingegnere non era come qui da noi il sigillo, dopo gli studi universitari al Politecnico, ma la derivazione naturale e lessicale del termine ingegno.

Di ingegno Remo Sacco ne aveva davvero tanto! Un giorno era riuscito, non si sa bene come, ad entrare in possesso di un esclusivo brevetto per le trivellazioni sotto il livello del mare. E’ stato l’inizio delle sue fortune. Ce lo troviamo ben presto a “dominare” prima il porto di Messina, poi quelli di Genova e di Mestre. I porti sono collegati alle strade e così eccolo in prima fila a costruire viadotti e gallerie da nord a sud.

Un giorno si ferma a pranzo nella zona del Gargano. Un’occhiata al piatto ed una al panorama, un movimento con la forchetta ed uno con la penna. Risultato: in poco tempo concretizza investimenti enormi nella zona. Dalle costruzioni ad altre genialità il passo è breve. Acquista due compagnie petrolifere triestine e crea una Compagnia di Navigazione. Ha iI pallino degli immobili, quelli di fascino, quelli da film, quelli da sogno. Lui i sogni li fa diventare realtà. Acquista la mega villa di Luchino Visconti sulla Salaria, due Residenze da sballo, vere gemme sopra Portofino, un intera costa nella zona di Ospedaletti.

Il suo impero cresce a dismisura e, novello Carlo V, su tale impero pare non tramonti mai il sole. Vivendo tutta la settimana a Roma, gli viene voglia di acquistare l’Immobiliare Roma con tutto ciò in essa contenuto. Dalla catena dei Ciga Hotels, a diverse società e poi tanti, tanti, tanti palazzi. E’ scaltro, attento, deciso, coraggioso, geniale. Arriva prima degli altri, ma soprattutto è più potente ed immediato degli altri. Grazie all’Immobiliare Roma, entra in affari con Marchini, Genghini e Belli grandi “palazzinari“ della Capitale e proprietari della Roma.

Il calcio è la grande passione di Remo Sacco, ma evita rapporti calcistici con la

Da sinistra: Remo Sacco e Umberto Lenzini.

A destra, Giorgio Chinaglia abbraccia l’allenatore della Lazio Tommaso Maestrelli

società giallorossa perché le differenze politiche con la proprietà non lo stimolano.

Lui ama solo i Grigi. Qualche eccezione la riserva solo al Milan di Carraro, al Legnano di Terreni e soprattutto a Lenzini presidente della Lazio. Si spiega così il fitto andirivieni di calciatori con queste squadre, soprattutto con quella biancazzurra. Voci dell’epoca parlano di un Lenzini non solo “aiutato”, ma quasi “gestito” da Remo Sacco.

Un evento su tutti. Siamo nel 1969. Lenzini vuole a tutti i costi il giovane attaccante Chinaglia che, rientrato dal Galles, stava facendo benissimo in serie C nell’Internapoli. Lui e il difensore Wilson interessano all’allenatore Maestrelli ma costano 200 milioni di lire! Lenzini non li ha. Non ha alternative: chiede aiuto a Remo Sacco.

Ventiquattrore dopo i due giocatori diventano di proprietà della Lazio! Da quel momento saranno numerosi i calciatori di matrice biancazzurra che giocheranno nei Grigi. La sua fama e il suo potere sono enormi. In una serata da leggenda viene insignito dalla Roma palazzinara e non solo, del titolo di Console Imperatore.

E’ ormai potentissimo. Parte la scalata al Banco di Roma che gli procura però troppi nemici. Da questo momento la sua vita è costellata di molteplici trappole e in più deve subire e soffrire il rapimento della figlia Maria. lI suo cuore ne risente irrimediabilmente e non può completare il suo disegno che avrebbe potuto portarlo a quei tempi ad essere l’uomo più potente d’Italia!

IL LEGAME T

Alessandria-L Ma 49 giocato

N

el corso degli anni Alessandria e Lazio hanno incrociato i tacchetti solo 36 volte mentre ben 49 giocatori hanno vestito le due maglie nelle loro carriera.

Nell’estate del 1936 l’Alessandria è reduce da un torneo anonimo impreziosito dalla finale di Coppa Italia persa con il Torino; come tutte le piccole per mantenersi deve vendere i pezzi più pregiati. La Lazio fa shopping da noi prelevando il centrocampista Milano e gli attaccanti Riccardi e Busani. I primi due cresciuti in grigio il terzo prelevato dalla B l’anno prima e rivelatosi fromboliere affidabile. Avevano esordito tutti assieme in azzurro con la maglia della Nazionale B in una amichevole con la Svizzera a Novara vinta 2-0 dove Milano aveva segnato un gol. Trapiantati a Roma non fecero rimpiangere i dirigenti i soldi spesi per ingaggiarli. Busani morirà a soli 42 anni a causa di un’influenza tardivamente diagnosticata. Dopo Tossio, anche lui passato direttamente (a cavallo della guerra) dai grigi alla Lazio che fu buona riserva, ci fu Luigi Cassano. Nato a Litta

RA ORSO E AQUILA

azio: solo 36 incontri. ri con entrambe le maglie

ma cresciuto calcisticamente nel Liguria giocò prima a Napoli e poi nel Torino vincendo lo scudetto del ‘43. Nei Grigi fu protagonista del torneo misto B-C che regalò il ritorno in A. Un anno alla Lazio e il ritorno a Genova, alla Sampdoria erede del Liguria.

Qui la tragedia: delle cozze avariate mangiate durante la trasferta a Bari del gennaio 1948 lo portarono alla morte per tifo. Subito dopo i Grigi piombano in C e risalgono la china. Nel primo anno in A c’è anche Tagnin,

Nell’estate 1986 i fratelli Calleri lasciano l’Alessandria, dove non sono mai stati amati e rilevano la Lazio.

A Roma portano anche tre grigi: Giancarlo Camolese, Angelo Gregucci ed Eugenio Sgarbossa

alla sua terza esperienza mandrogna; a giugno parte destinazione Lazio. Per la curiosa formula adottata in quella stagione in Coppa Italia, Tagnin riesce ad essere eliminato nel girone preliminare con i Grigi e ad alzare il Trofeo con la Lazio, primo successo nella storia della società romana.

Tra Tagnin e gli anni ‘70 ci sono alcuni passaggi indiretti: Notarnicola che gioca una stagione nelle giovanili laziali, Bercellino prestato a “maturare” ai grigi e poi a

chiudere la carriera a Roma; Bettini (Lorenzo) al contrario alla Lazio a metà carriera e poi al Moccagatta a completare il percorso da calciatore. Dal 1970 in avanti, complice l’avvento di Remo Sacco alla presidenza i rapporti si fanno intensi. Nel giro di poche stagioni Gaetano Legnaro, Avelino Moriggi, Bruno Chinellato e Pasquale Di Giovanni vanno verso il Tevere a rinforzare i biancocelesti. La strada inversa viene percorsa (direttamente o attraverso passaggi intermedi) da uno stuolo di giocatori molti dei quali rimasti nel cuore dei tifosi alessandrini: Mario Tomy prima e poi Sergio De Luca, Claudio Di Pucchio, Gianni Sassaroli e Giuseppe Lorenzetti che con Paparelli e Proietti furono protagonisti di bellissime stagioni; un paio d’anni dopo arriva finalmente la B e tra gli eroi della promozione ci furono due grandi come Bruno Mazzia ed Arrigo Dolso. Esaurita l’era Sacco al timone di comando dell’Alessandria salì Bruno Cavallo: grande conoscitore di calcio portò un buon numero di elementi destinati ad una ottima carriera. Uno di questi, Claudio Vagheggi, dopo tre anni a Udine finì alla Lazio relegata in Serie B. L’ultima infornata di trasferimenti tra Alessandria e Roma avviene nell’estate 1986.

I fratelli Calleri lasciano l’Alessandria, dove non sono mai stati amati, e rilevano la Lazio. A Roma portano anche tre grigi: Angelo Gregucci, Giancarlo Camolese ed Eugenio Sgarbossa. Mica uno scambio da ridere: rispettivamente sette, due ed una stagione alla Lazio per oltre 250 gare di campionato!

Veniamo ai giorni nostri: lo scorso anno nei grigi c’erano Felice Evacuo e Felice Piccolo, per entrambi una stagione con due presenze nella Lazio, e Alessio Sestu, accomunato al nuovo arrivo Alessandro Gazzi dalla militanza biancoceleste nelle squadre giovanili. Mancano all’elenco parecchi nomi: impossibile citarli tutti.

Non molti gli allenatori in comune: il primo fu l’austriaco Karl Stürmer, all’Alessandria nel ‘31-32 poi alla Lazio fino al ‘34 e di nuovo nei Grigi nel ‘36 quando perse la finale di Coppa Italia contro il Torino. I granata erano guidati dall’altro austriaco Cargnelli che finì sulla panchina degli aquilotti tra il ‘46-48 e su quella dell’Orso nel ‘5051, prima stagione in C. Fu poi la volta di Mario Sperone, nel 1945 e nel 1955-57 da noi e per tre stagioni divise in due parti da loro. Poi Federico Allasio: per lui una stagione incompleta sia alla Lazio che all’Alessandria.

Infine non possiamo dimenticare chi ha vestito il Grigio in campo e il bianco-celeste in panchina: Alfredo Notti ed Edoardo Reja.

Notti fu centravanti grigio dal ‘31 al ‘36 e poi alla Lazio dal ‘50 al ‘53 periodo culminato con un esperienza da capo allenatore.

Reja, fulcro dei grigi tra il ‘73 e il ‘76 ha guidato la Lazio per oltre 100 partite tra il 2010 e il 2014.

Sergio Giovanelli

momenti di gloria

di Mario Bocchio

O

quello storico rigore Contro il Pavia la promozione arrivò all’89° dagli 11 metri

rmai è calcio vintage, d’antan.

Le fotografie non sono nitide, ma costituiscono ricordi cari, dei quali andiamo gelosi. Stiamo parlando del campionato di Serie C2 1980-’81. Per l’Alessandria avrebbe dovuto essere senza pretese, ma alla fine i Grigi di Mister Dino Ballacci e di capitan Toni Colombo, si convinsero delle loro possibilità e iniziarono una cavalcata trionfale che li portò dritti alla promozione. Quanti ricordi! Il tempo passa inesorabile, ma non può cancellarli, e noi non vogliamo assolutamente relegarli nell’oblìo.

Il 7 giugno 1981, precisamente alle ore 18,50, scoccava l’ottantanovesimo minuto di Alessandria-Pavia, ultima partita di quel campionato. Primo Pasquali - detto Pasqualone oppure Caribù per la sua stazza - trasformò il rigore che diede ai Grigi la vittoria, sofferta forse più del previsto, e con il successo anche la promozione in C1. Rimane sicuramente uno dei momenti più importanti per tanti tifosi che non riuscirono a gustare le gioie della Serie A e della B, ma indubbiamente costituisce anche una delle pagine importanti nel libro della storia dell’Alessandria. Fu una festa per tutta la città, un giorno atteso per molti mesi, lo stadio “Moccagatta” era una bolgia che metteva i brividi. L’arbitro ad un certo punto fu costretto a sospendere la gara perché gli striscioni degli ultras caddero sulla porta del Pavia e vennero incendiati dai razzi. I giocatori grigi furono costretti a recarsi sotto la curva dei tifosi, insieme alle forze dell’ordine, per calmare gli animi e permettere agli addetti di pulire il terreno di gioco. L’uomo chiave di quell’annata si rivelò Luigi Zerbio. L’Alessandria ottenne il secondo posto e la promozione ai danni della Carrarese. Per evitare lo spareggio proprio contro i toscani, i Grigi dovevano vincere l’ultima partita in casa proprio contro il Pavia, e Pasquali - come detto - mise a segno il rigore dopo che venne commesso un contatto su Renato Colusso, l’australiano. Fu abile ad esagerare e l’arbitro ci cascò.

Fu un campionato estenuante, con una continua rincorsa tra Rhodense, Carrarese e Alessandria. Il ricordo più distinto rimane la trasferta di Carrara. Loro sembravano dei marziani, il nostro portiere Zanier parò addirittura un rigore, ma noi giocammo una partita esemplare, forse

I Grigi festeggiano la promozione in C1 davanti a 8.000 spettatori. In alto Elli atterra Colusso. Pasquali trasforma il rigore . Sotto Ballacci e Colusso felici

perché non potevamo fare altrimenti, alla fine la Carrarese era cotta e l’Alessandria rischiò pure di vincere. Fu lì, con l’1-1 di Carrara alla penultima giornata, che i giocatoti in maglia grigia capirono che sarebbero stati promossi. Dicevamo

di Colusso. A Smithfield in Australia, dove è cresciuto, alcune persone ancora lo ricordano. Al ristorante italiano locale, “Candelori”, il personale parla ancora di lui. Ma nella comunità di calcio del paese dei canguri, Colusso è un nome senza volto, nonostante quello che ha raggiunto. E questi risultati sono enormi.

All’età di 16 anni, si allenava con Pelè al Santos, e con Zico al Flamengo, e andava a guardare le partite al “Maracanà” con Mario Zagalo. Le quattro settimane di viaggio in Brasile sono state la sua ricompensa per essere scelto come un giocatore di grande promessa da Pelè, che aveva girato l’Australia con il Santos l’anno prima. A diciassette anni, ho indossato la maglia del Marconi e a 18 anni ho fatto il suo debutto con i Socceroos, la Nazionale australiana, contro la Cina. A 19 anni, era nella Primavera del Torino (insieme a Luciano Spalletti) destinato ad essere il primo australiano a giocare in Europa continentale.

di Gigi Poggio l’intervista

Il dottor Marco Salvucci, responsabile medico dell’Alessandria Calcio, ci illustra le nuove tecniche e metodologie di lavoro in ambito sportivo

T

ra prevenzione, cura e riabiltazione, la medicina sportiva vive una fase di innovazione profonda e costante. Il lavoro in staff, da un lato, è lo strumento fondamentale di questa strategia per come fa convivere tecniche, meteodologie e professionalità diverse. Tra le terapie innovative, trova sempre più spazio l’ozonoterapia, come ci spiega il dottor Marco Salvucci, responsabile medico dell’Alessandria Calcio.

“L’ozono-terapia possiamo definirla una terapia “conservativa” nel mondo della riabilitazione. Il suo ambito di applicazione va estendendosi, oggi, proprio per questa sua natura, anche in considerazione del fatto che stiamo parlando di una metodica priva di effetti collaterali, in diversi campi della medicina”.

INNOVAZIONI > segue a pagina 18

NELLA MEDICINA SPORTIVA L’uso dell’ozonoterapia e il recupero di Vannucchi

foto Mauro Risciglione

17 L’ORSOINCASA

Martedì 7 novembre 2017

“L’OZONO È UN POTENTE DISINFETTANTE. L’OZONOTERAPIA È UN’APPLICAZIONE CHE USO PER RISOLVERE PROBLEMATICHE COMPLESSE COME LE LOMBOSCIATALGIE”

l’intervista di Gigi Poggio

In quali applicazioni mediche è indicata?

“L’ozono, per la sua caratteristica di potentissimo disinfettante, non trova resistenza, sia che debba confrontarsi con batteri, virus o funghi. Per il nostro corpo, formato per lo più di ossigeno e acqua, genera un’azione che è un vero proprio stress ossidativo che, nello stimolare il sistema antiossidante intracellulare, impedisce i danni da ossidazione. Facile immaginare, dunque, quanto ampio sia il suo ambito di applicazione, dall’intervento “incruento” nelle patologie da ernie del disco, fino a funzione antiossidanti, antinfiammatorie e antidolorofiche”.

Una pratica che lei, dottor Salvucci, utilizza e si sente di consigliare... “L’ozonoterapia è un’applicazione che io utilizzo nel mio agire quotidiano di medico sportivo e che, dunque, consiglio perche va nella direzione di una medicina innovativa, e sempre più va a risolvere problematiche particolarmente complesse come le lomboscia-

L’INTERVENTO CHIRURGICO AL NOSTRO PORTIERE ERA INEVITABILE. ANDREA BOCCHIO: “LA SPALLA È UNO DEI PUNTI PIÙ DELICATI PER UNO SPORTIVO PRATICANTE”

talgie che spesso non rispondono al trattamento farmacologico classico”.

Ecco, dottor Salvucci, abbiamo non a caso parlato di innovazione perchè il suo ruolo all’interno dell’Alessandria Calcio le impone le necessità di contemplare esigenze diverse, dalla prevenzione alla cura, fino al recupero. Da qualche giorno, Ighli Vannucchi è tornato in gruppo e il fatto non può che essere sottolineato in maniera estremamente positiva... “Il rientro di Ighli è un risultato di staff di cui dobbiamo andare fieri come società. Il ragazzo ci ha messo del suo con impegno e caparbietà ma fin da subito si è agito con acume e tempestività”.

In questo caso, inevitabile l’intervento chirurgico? “Inevitabile e indispensabile, aggiungo. L’incidente, anche per il ruolo di Vannucchi, sconsigliava qualunque tipo di terapia conservativa che avrebbe poi comportanto il rischio di una recidiva, con il rischio di altre lussazioni, con tempi di recu-

L’ORSOINCASA 18 Martedì 7 novembre 2017

Gianmarco Vannucchi di nuovo in gruppo sul campo di Gorgonzola pero ancor più lunghi, perchè, prima o poi, si sarebbe comunque dovuto operare. Il professor Ravera (autore dell’intervento, ndr) ha svolto un lavoro eccellente e poi via tutti gli altri che hanno lavorato con e per Ighli".

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19 L’ORSOINCASA

foto Mauro Risciglione

Martedì 7 novembre 2017

Ad accompagnare, insieme ad Andrea Bocchio, il lavoro di riattivazione del numero 1 Grigio, è stato il professor Fulvio Massa che racconta appassionato i mesi passati con Vannucchi. “La spalla è uno dei punti più delicati per uno sportivo praticante e

professionista. Pallavolo, rugby e recentemente anche l’atletica con Roberto La Barbera...”

E poi Vannucchi... “Il lavoro con lui è stato lungo e meticoloso anche perchè la guarigione deve essere totale. Una volta tolti i

punti e avuto l’ok del chirurgo, abbiamo avviato il lavoro di riattivazione che, come prima fase, prevedeva una riabilitazione passiva, in cui ho provveduto a muovere il braccio e avviarlo a una progressiva mobilità. Il confronto costante con il professor Ravera e il dottor Salvucci è stato sempre fondamentale per aumentare esercizi e carichi”.

E Vannucchi come ha reagito? “Con grandissima professionalità, quotidianamente.

La nostra consapevolezza di gestire un importante capitale umano è stata supportata dalla sua totale disponibilità. E’ nata un’empatia che ha consentito, oggettivamente, di precorrere i tempi del suo recupero”.

Ighli è dunque in campo da qualche giorno... “Ho lavorato duro superando i momenti difficili delle prime settimane, in cui, completamente immobile, dovevo convivere col dolore e la frustrazione per l’infortunio. Poi, una volta tolto il tutore, la prospettiva di cominciare a muovermi e ritrovare, seppur per poco, lo spogliatoio e i compagni ha fatto da molla e tutto mi è sembrato andare in discesa e di questo devo ringraziare chi mi è stato vicino, accompagnando i miei dubbi e i miei progressi, a cominciare da Andrea Servili”.

Da Gorgonzola, Vannucchi è di nuovo in gruppo. “Abbiamo fatto un buon lavoro, ribadisce il dottor Salvucci -. Confronto e voglia di migliorarsi, sperimentando e verificando, sono le armi di una medicina moderna. All’Alessandria Calcio noi la pensiamo così”.

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L’ORSOINCASA 20 Martedì 7 novembre 2017

REPOSI

INDOSSARE UNA SCARPA Alla scoperta di Reposi Calzature

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iovedì pomeriggio, quasi sera, piazza Garibaldi in Alessandria, il mercato accende le prime luci, mentre sotto i portici si passeggia, si chiacchiera e si curiosa nelle vetrine. Quella di Reposi Calzature illumina le volte con le sue luci soffuse. Fabrizio Reposi ci accoglie nel negozio in cui il via vai è costante, con calzature in bella vista e clienti che provano questo e quel modello.

Nel nostro incontro di qualche tempo fa ci lasciammo con la constatazione di quanto il brand Alessandria Calcio possa essere utile a tutta la città... “E’ una convinzione che ritengo sempre molto fondata, risponde Reposi. La città ha bisogno di modelli positivi e esempi di riferimento che possano farla conoscere e apprezzare. E’ uno sforzo che dobbiamo fare tutti insieme per alzare il tono e il livello dell’offerta. I Grigi sono, da

sempre, qualcosa di organico alla città ma l’attuale dirigenza ha capito che questo non basta.

Spero che il Presidente e il suo suo staff continuino in questa direzione, puntando su linguaggi nuovi e continuando a sviluppare il settore giovanile che rappresenta un investimento tecnico di ampio respiro”.

Reposi e Alessandria Calcio sembra condividano un’identità: un grande marchio, un nome che ha fatto storia eppure la voglia di rinnovarsi e andare avanti... “E’ una logica di mercato che fa la differenza. Ogni stagione proponiamo nuovi brand per accontentare i gusti della nostra clientela e anticipare le tendenze”.

Fino ad arrivare ai giorni nostri con il negozio

in Piazza Garibaldi. “La nostra filosofia non cambia. La scarpa va indossata e come tale noi dobbiamo sapere offrire al cliente, peraltro sempre più informato e competente, qualcosa che lo soddisfi per linea, eleganza e praticità, sondando mode e gusti, tendenze e orientamenti. Questo impone la conoscenza del mercato e quindi anche la capacità di intercettare le novità e le proposte che arrivano dalle aziende del settore, mondo in perenne e costante evoluzione”.

Eleganza e praticità possono combinarsi?

“Sicuramente e su questo noi investiamo nella nostra proposta, senza dimenticare di offrire nuove opportunità su colori e materiali. Il nostro cliente, vecchio e nuovo,

21 L’ORSOINCASA

Martedì 7 novembre 2017

LA SCARPA VA INDOSSATA E COME TALE NOI DOBBIAMO SAPERE OFFRIRE AL CLIENTE, PERALTRO SEMPRE PIÙ INFORMATO E COMPETENTE, QUALCOSA CHE LO SODDISFI PER LINEA, ELEGANZA E PRATICITÀ, SONDANDO MODE, GUSTI, TENDENZE E ORIENTAMENTI

può contare su calzature che possono soddisfare le esigenze più disparate che strizzano l’occhio comunque sempre a qualcosa d’intrigante sia nei marchi storici e consolidati sia in quelli che solo ora si affacciano al mercato ma hanno voglia di farsi largo e stupire”.

Piazza Garibaldi, location non qualunque, un restyling del negozio sobrio e accattivante: Reposi Calzature sembra dare una fiducia incondizionata alla città... “Gli alessandrini devono tirare fuori orgoglio e creatività, come si fa da altre parti, anche in città vicine. Ripensare la città, renderla più accogliente, con interventi mirati e non occasionali. Ognuno deve fare la sua parte... e noi contiamo anche sui Grigi...” subaru.it

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L’ORSOINCASA 22 Martedì 7 novembre 2017

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foto Mauro Risciglione

i nostri giovani di Michela Amisano

NEREO OMERO: “A DISTANZA DI 18 MESI DALL’INIZIO DEL NUOVO PROGETTO TECNICO, LA LINEA TRACCIATA È EVIDENTE E SALDA. MA NON SOLO PER LE TRE CATEGORIE NAZIONALI. IL FUTURO FA BEN SPERARE”

MOMENTO POSITIVO Un ottimo inizio di stagione per Berretti, under 17 e under 15

“I

l momento è sicuramente positivo” – dice Nereo Omero, Responsabile del Settore Giovanile. “A distanza di 18 mesi dall’inizio del nuovo progetto tecnico la linea tracciata è evidente e salda. Sarebbe però sbagliato soffermarsi solo sulle 3 Categorie Nazionali. Ricerchiamo gli stessi principi metodologici e di gioco in tutte le nostre squadre, guardare allenamenti e gare dell’Attività di Base fa confidare nel fatto che in futuro non potranno che esserci altre e più grandi soddisfazioni”.

Quali prospettive per i restanti 8 mesi della stagione?

“I ragazzi giocano con grande consapevolezza, inizia a consolidarsi l’orgoglio di provare ad offrire sempre e comunque un’idea di calcio propositiva, la nostra idea di calcio, dove il risultato del campo è solo la conseguenza e mai il fine. Sentirsi parte di un progetto, che unisce quasi 300 giovani calciatori, dà a loro grande autostima e convinzione nei propri mezzi. Sanno che le difficoltà, i sacrifici e gli sforzi di oggi saranno le basi per il domani; è la nostra ricetta per

allenare il coraggio di essere protagonisti, di fare scelte, di assumersi responsabilità, di superare l’errore. Con il tempo, con l’abitudine ad essere protagonisti, superando le inevitabili cadute di concentrazione, di motivazione, o all’opposto, superando gli eccessi di autostima che portano a non far percepire più il pericolo, potranno iniziare ad allenare l’ambizione di crescere e migliorare anche dopo la vittoria più rotonda di sempre. Ci vorrà del tempo, è vero, ma sono giovani o giovanissimi e il tempo è dalla loro parte”.

TURNO DI RIPOSO PER LA CAPOLISTA BERRETTI CHE AFFRONTA I PARI ETÀ DELL’ATALANTA IN AMICHEVOLE. PER UNDER 15 E UNDER 17 NEL MIRINO IL PRIMO POSTO. L’ORSO IN CASA VA IN STAMPA PRIMA DEL DOPPIO CONFRONTO CON IL PIACENZA

Campionato Berretti Classifica

Alessandria Torino

Monza

Piacenza

Campionato Under 17 10 10 8 8

Albinoleffe

8

Renate

7

Pro Piacenza

8

Sassuolo

5

Cuneo

1

Giana E.

5a giornata - 28/10/17

2

Alessandria - Cuneo

4-2

Piacenza - Giana E.

2-2

Monza - Albinoleffe

Sassuolo - Pro Piacenza Torino - Renate

6a giornata - 11/11/17 Albinoleffe - Torino Giana E. - Monza

Piacenza - Alessandria Pro Piacenza - Cuneo Renate - Sassuolo

1-1

0-2

4-2

Classifica Cuneo Alessandria Prato Pisa Livorno Reggiana Modena Carrarese Pontedera Lucchese Piacenza Pro Piacenza Olbia Pistoiese Gavorrano Arzachena

20 19 18 16 14 13 11 10 9 8 8 8 7 7 6 3

8a giornata - 29/10/17 Arzachena - Carrarese Cuneo - Pro Piacenza Modena - Alessandria Gavorrano - Pisa Olbia - Livorno Lucchese - Pontedera Piacenza - Prato Pistoiese - Reggiana

5-3 2-0 0-3 1-4 0-2 2-2 0-2 2-0

9a giornata - 5/11/17 Alessandria - Piacenza Carrarese - Cuneo Pontedera - Gavorrano Livorno - Arzachena Pisa - Modena Prato - Olbia Pro Piacenza - Pistoiese Reggiana - Lucchese

La Berretti vince il derby contro il Cuneo. Nella foto il gol del 3-1

Campionato Under 15 Classifica Livorno Alessandria Lucchese Prato Piacenza Pisa Reggiana Cuneo Carrarese Pontedera Olbia Modena Pistoiese Gavorrano Pro Piacenza Arzachena 8a giornata - 29/10/17 Arzachena - Carrarese Cuneo - Pro Piacenza Modena - Alessandria Olbia - Livorno Piacenza - Prato Pistoiese - Reggiana Gavorrano - Pisa Lucchese - Pontedera

19 18 18 17 16 16 15 14 12 11 7 6 6 4 3 0 2-8 3-1 3-5 0-2 1-3 2-2 1-3 2-1

9a giornata - 5/11/17 Alessandria - Piacenza Carrarese - Cuneo Pontedera - Gavorrano Livorno - Arzachena Pisa - Modena Prato - Olbia Pro Piacenza - Pistoiese Reggiana - Lucchese

Ottimi secondi posti per l’Under 15 e 17

foto Sara Risciglione

23 L’ORSOINCASA

Martedì 7 novembre 2017