


Non vi nego che in questo periodo sto sentendo anch’io il peso del “silenzio di Dio”. Un silenzio alle mie povere preghiere, a quelle di molte persone che, con fede vera, si stanno affidando a Dio per porre fine alla pandemia, alle guerre, alla violenza, alle malattie dei loro cari, o alle tante preghiere di genitori preoccupati per il futuro dei loro figli. Ma Dio sembra non rispondere. Non ascoltare! In carcere questo silenzio, davanti a tante ingiustizie, lo sento e lo percepisco ancora più pesante. Mi rimane sempre una domanda: Dio o l’uomo che non ascolta la sua Parola?
“Perché non risponde?” Sono passati solo alcuni minuti dall’invio del nostro messaggio, eppure non riusciamo ad accettare che il nostro interlocutore non abbia preso immediatamente in considerazione le nostre parole.
I servizi di messaggistica, rispetto all’uso della posta elettronica, che già aveva rivoluzionato i tempi di attesa di una lettera cartacea, ci hanno costretto sempre più a ridurre i nostri tempi di reazione.
quando si reca a pregare nel Getsemani. E il testo del Vangelo ci lascia senza una risposta: non sappiamo se Gesù abbia sentito la presenza consolante del Padre o se abbia sperimentato solo un invito a rischiare, buttandosi con fiducia dentro quel silenzio.
Credo però che l’esperienza del silenzio sia ancor di più quella che ha sperimentato Maria, la madre di Gesù. Maria segue suo figlio mentre porta una croce pesante, ingiustamente imposta, lungo la salita del Calvario. Lo vede cadere. Vede il suo volto coprirsi di sangue. È irriconoscibile! Immagino che anche Maria si sia rivolta con la forza di una madre verso quel Dio che tanti anni prima le aveva fatto una promessa. “Dove sei mio Signore? Perché non intervieni? Perché non cambi la direzione di questa storia?”.
In quei momenti la divinità, sembrava nascondersi. Anche Maria si è buttata con fiducia dentro quel silenzio. Ma nella fede, non senza fatica, so che in questo silenzio non c’è attesa o grido che non sia destinato a trovare risposta nella misericordia di Dio.
In questo tempo di quaresima mi sono chiesto in che modo questo cambiamento antropologico abbia inciso sulla nostra relazione con Dio: a un certo punto abbiamo, forse, rivolto anche nei confronti di Dio questa pretesa di una risposta veloce e senza troppa esitazione?
I testi sacri insistono non poco sul silenzio di Dio. Tutto sembra accadere come se fosse dovuto solo alle strategie di vendetta e di potere degli uomini, senza che Dio si precipiti a modificare la rotta degli eventi. Gesù stesso sperimenta quel silenzio dopo l’ultima cena,
“Io grido a te ma tu non mi rispondi, insisto ma tu non mi dai retta”, urla Giobbe contro quel Dio che aveva servito e riverito e dal quale era stato messo alla prova, piagato nel corpo, lasciato quasi solo al mondo.
È l’imprecazione dell’uomo, umanissima, naturale. Disperata e disarmata dinanzi a quel silenzio incomprensibile.
Benedetto XVI, varcando i confini di Auschwitz, anni fa, chiedeva conto a Dio del perché avesse taciuto davanti al lungo camino che lavorava indefesso nel compiere lo
sterminio voluto da mano umana.
Il Dio silenzioso, che non parla né interviene nelle cose di questo mondo, in modo palese è la più ovvia delle giustificazioni per quanti ne negano l’esistenza, professandosi banalmente agnostici o rifacendosi a dotte elucubrazioni kantiane.
al travaglio di una partoriente che s’affanna, sbuffa e urla. È il giudizio divino sul male, raffigurato con immagini di aridità, distruzione, deserto, che ha come meta un risultato vivo e fecondo”.
Il fatto è che molti dei nostri contemporanei non possono accettare il silenzio di Dio. Non ammettono che sia possibile entrare in comunicazione in modo diverso che non siano le parole, i gesti o le azioni concrete e visibili.
Ma Dio parla attraverso il silenzio. Il suo silenzio è una parola. Per comprenderlo, oggi, si dovrebbe salire su qualche eremo isolato o calpestare le pietre fredde di vecchi monasteri – sempre più rari – rimasti quasi uguali nei secoli. O ancora, scalare le vette montane, per accorgersi che Dio effettivamente esiste, che quella bellezza non può che derivare dal disegno misterioso e affascinante del Creatore. Ma basterebbe anche fare più silenzio dentro e attorno a noi per sentire ancora un Dio che vuole parlarci. Ma abbiamo paura del silenzio come i bambini hanno paura del buio.
Il silenzio è un tema complesso che ha scandagliato l’anima dei padri della Chiesa fin dai primi tempi, che ha angustiato filosofi credenti e atei, posto interrogativi e indotto a pensare.
Penso che ognuno di noi sia ansioso di dare una risposta alle difficoltà, alle sofferenze, ai disastri che si abbattono sull’umanità. Da sempre è così, fino dai tempi di Giobbe.
Ma ci dimentichiamo che l’origine dei nostri mali nasce dall’illusione che siamo qualcosa di diverso dalla polvere. Ho sempre più la convinzione che molte persone si sentano un dio. L’uomo che si fa divinità non vuole riconoscere che è un mortale.
Giovanni Paolo II disse che “il silenzio divino è spesso motivo di perplessità e persino di scandalo, tuttavia non si tratta di un silenzio che indica un’assenza, quasi che la storia sia lasciata in mano ai perversi e il Signore rimanga indifferente e impassibile”. In realtà, chiosava Karol Wojtyla, “quel tacere sfocia in una reazione simile
Auguri a tutti di un sereno Natale 2022 e di un migliore 2023 e che Dio trovi spazio nelle nostre rumorose giornate per farci comprendere la sua amorosa vicinanza e la nostra responsabilità per costruire e non distruggere questo mondo e il domani dell’umanità.
“Dio non fa ciò che l’uomo può fare” ( San Francesco d’Assisi)
EDITORIALE >> di Lucio Boldrin
Il silenzio di Dio o la sordità del cuore dell’uomo?
ALCLI >> di Santina Proietti Natale è famiglia...
ALCLI >> di Emilio Garofani Il cittadino che aiuta gli altri è un bene prezioso
MEDICINA E BENESSERE >> di Emanuela Perilli Lo sport, un amico in più anche contro il cancro
PREVENI-AMO >> di Eleonora Angelini e Aurora Carfagna Gli angeli custodi: i nonni
TESTIMONIANZA E VOLONTARIATO >> di Federico
Il Volontariato per me
TESTIMONIANZA E VOLONTARIATO >> di Monica Franceschini Esiste un posto chiamato altrove…
NORMATIVA >> di Federico Fiocco Decreto legislativo n.105 del 2022: modifiche legge 104 e congedo parentale
NEWS E INIZIATIVE >> di Redazione Alcli
Il Natale spesso è una festa rumorosa: ci farà bene stare un po’ in silenzio, per sentire la voce dell’Amore.
Papa Francesco
DIRETTORE RESPONSABILE
Lucio Boldrin
CAPO REDATTORE Giuseppina Orsolillo
REDAZIONE
Fabrizio Pacifici Emlio Garofani Stefano Martellucci Francesca Ulizio Federico Fiocco Aurora Carfagna Eleonora Angelini Catiuscia Rosati Deborah Moscatelli Francesca Tilli
SEGRETERIA c/o Casa Accoglienza Via del Terminillo Tel e Fax 0746.271672 www.alcli.net redazione@alcli.it IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ALCLI
PRESIDENTE Santina Proietti
PRESIDENTE ONORARIO P. Lucio Boldrin
VICE PRESIDENTE Emilio Garofani
CONSIGLIERI
Stella Cornacchiola Federico Fiocco Deborah Moscatelli Francesco Puglielli Monica Cortella Roberta Giovannelli Fabrizio Pacifici
si ringrazia per la collaborazione grafica STUDIO GRAFICO MIRKO CIANCA chiuso in tipografia il 21 decembre 2022
ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. È Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. È Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. È Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri. (Madre Teresa di Calcutta)
di un’adeguata tutela sociale, giuridica ed economica ma necessita anche di tutto il nostro impegno costante, di coraggio, parola che deriva da cuore, di coerenza, serietà e sacrificio.
amici, ho voluto condividere queste profonde parole di Madre Teresa perché non dobbiamo mai dimenticarci il vero spirito del Natale. Il Natale è un presidio di valori umani che ci portiamo dietro sin dalla nascita e che continuiamo a coltivare, a vivere, a respirare all’interno della famiglia. Un pensiero lo voglio rivolgere proprio alla famiglia che è sempre più in difficoltà e va protetta.
Ciò che si può definire famiglia è fondato sull’amore, il rispetto e la solidarietà; tutte caratteristiche assolutamente imprescindibili sulle quali costruire i nostri rapporti.
Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite si scriveva che “la famiglia brilla così come un segno di speranza in un mondo che ha decisamente bisogno di imparare nuovamente ad amare”. Ed è proprio questo il messaggio che vorrei dare: dobbiamo imparare nuovamente ad amare anche dentro le nostre famiglie, ad ascoltare, perdonare, condividere. Dobbiamo ripristinare le parole che sono alla base di ogni relazione umana: “mi dispiace, scusami, grazie, ti voglio bene”.
La famiglia che è alla base di ogni società, l’abbiamo per troppo tempo data per scontata invece, non solo necessita
La famiglia è costruzione quotidiana e va tenuta unita affinché divenga il luogo o la fonte dove un figlio possa trovare la forza per tirare fuori il meglio di sé, dove tutti i componenti possano avere una crescita personale come essere umani. Anche quando la famiglia ha subito separazioni dolorose, si deve sempre trovare quell’energia per fare il bene degli altri componenti, soprattutto dei figli. La famiglia deve tornare ad essere scuola di solidarietà e non di individualismo.
Nel nostro cammino al fianco dei malati abbiamo trovato delle famiglie molto unite che sono state terapeutiche per il malato stesso, quando abbiamo invece vissuto la solitudine della persona, ci siamo resi conto della differenza. Come ha detto Gigi Ghirotti, ispiratore della Giornata Nazionale del Sollievo: “quello che importa sia durante la vita, sia di fronte alla morte, è non sentirsi abbandonati e soli”.
Per questo ci vogliamo chiamare “famiglia” ALCLI, perché non vogliamo lasciar solo nessuno e ci ispiriamo alla famiglia di Nazareth, un esempio per tutti, di unione nell’amore. L’amore è ciò che spinge ogni nostra azione e non solo a Natale. Ogni giorno dell’anno il volontario deve agire prima di tutto con amore, questo dà un senso alla vita di un essere umano. Il Natale è la festa forse più attesa dai bambini, è l’attesa di una gioia. È un sentimento prezioso che ci proietta al domani.
Vorrei che tutti noi ci mettessimo in trepidante attesa di un mondo migliore. Il mio augurio è di imparare nuovamente ad amare in famiglia e nella comunità.
Cari amici e volontari, è assolutamente ormai una certezza che l’universo del volontariato rappresenti una realtà da cui la nostra società moderna non può prescindere. Partendo da questo assunto, desidero condividere una riflessione con tutti voi proprio in un momento come quello natalizio, in cui ci sentiamo più disponibili all’ascolto e all’aiuto verso il prossimo.
Il volontariato, soprattutto quello legato alla malattia, non si può fermare mai, perché la malattia non conosce né feste, né ferie, né stagioni.
Sono circa 7 milioni le persone in Italia che, oltre gli impegni della vita quotidiana, decidono di fare azioni gratuite a supporto della collettività, con un impegno costante che sta divenendo sempre più necessario ed indispensabile, visto le carenze del welfare pubblico a cui il volontariato non dovrebbe mai sostituirsi.
Accadono cose belle quando si creano delle sinergie tra Istituzioni e società civile, quando tutte le migliori energie sono messe al servizio delle persone malate. Un esempio di sinergia, lo stiamo vivendo in Ospedale insieme al personale dell’Hospice San Francesco. È stato presentato un primo progetto condiviso proprio l’11 novembre scorso, giorno di San Martino, il Santo che divise il suo mantello in due per darne un pezzo ad un mendicante in terra, in occasione della Giornata nazionale delle Cure Palliative (pallium appunto mantello), tenutasi nella nostra sala riunioni della Casa di Accoglienza insieme all’ASL di Rieti e al personale dell’Hospice San Francesco.
Tanti medici, infermieri e volontari si ritrovano insieme per donare qualità di vita ai malati ricoverati nell’Hospice di Rieti dove non ci si limita ad alleviare il dolore, ma si fanno tante attività ludico-ricreative: disegno, ricamo, musica, pet terapy, ascolto, perché come ha scritto la fondatrice di tutto il movimento hospice nel mondo, Cicely Saunders,
“non preoccupiamoci di aggiungere giorni alla vita, ma di dare più vita ai giorni”. Questo dare vita ai giorni è un concetto bellissimo che dovremmo diffondere anche a chi non ha malattia, perché tutti noi dobbiamo imparare a vivere intensamente ogni giorno, apprezzando le piccole cose e la normalità quotidiana che molti hanno perso.
La nostra Associazione prima della pandemia era presente nei reparti dell’ospedale San Camillo de Lellis, con l’intento di strappare un sorriso ad un malato, di non farlo sentire solo, di sostenere la famiglia perché abbiamo sempre constatato, in tanti anni di attività ospedaliera, che la grande forza dell’amore riesce a trasformare le giornate e le persone. Curare anche le emozioni a volte può cambiare il corso di una malattia. Oggi nell’Hospice di Rieti si riesce a respirare un’atmosfera di condivisione, di umanità, di fiducia tra il
personale e gli ospiti, è un luogo un po’ speciale, diverso da tutti gli altri, è un’eccellenza del nostro Ospedale, frutto di una bella sinergia tra medici, infermieri, volontari. Si respira una dimensione umana della sanità che deve rimettere l’uomo al centro perché altrimenti, intrappolata in budget, costi, tagli, profitti etc, perderà contatto con la realtà. Questo fondamentale concetto deve essere la via da percorrere e non solo a Natale, ma una estesa e generale fonte di ispirazione da praticare sempre e in ogni dove. Chiudo con le bellissime parole della fondatrice degli Hospice, Cicely: “Tu sei importante perché sei tu, e sei importante fino all’ultimo momento della tua vita……”
Un sincero ed affettuoso saluto, e un sentito Sereno Natale a tutti.
“Benefici psicologici e sociali dell’attività sportiva”
Esiste la tendenza generalizzata in Italia e nei paesi europei di attribuire scarsa rilevanza all’attività sportiva. Uno degli esempi più tangibili è quello dell’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole, di qualsiasi ordine e grado, che sembra avere minor importanza, rispetto ad altre materie come la matematica, le lingue, le scienze. Anche durante il periodo pandemico, l’attività sportiva è stata indicata come “attività non essenziale”; costringendo anche i soggetti più fragili all’abbandono di sedute pratiche, fondamentali per la salute. Ebbene in letteratura scientifica, abbiamo evidenze letteralmente in controtendenza rispetto a queste scelte. Scelte che risultano preoccupanti se messe in relazione con quanto affermato negli ultimi anni dalle neuroscienze cognitive, le quali sostengono che gran parte dei processi cognitivi e linguistici si radicano nelle interazioni percettive e fisiche del corpo umano con il mondo (Barsalou, 2008).
All’Università dell’Illinois, grazie ad un indagine condotta con risonanza magnetica, si è visto, analizzando bambini di 9-10 anni, che la zona cerebrale dell’ippocampo, fondamentale nei processi di memorizzazione, era più estesa in quelli sportivi
di concentrazione e presentano una maggiore coordinazione visuo-spaziale. Questo fa si che ci siano miglioramenti anche nell’apprendimento. I miglioramenti non riguardano solo la sfera cognitiva, ma anche quella socio-psicologica. In un contesto adeguato, lo sport, può diventare lo strumento più importante per un sano e positivo sviluppo della personalità dell’individuo e può veramente essere l’amico in più anche nella lotta contro le malattie. È stato provato che fare sport riduce del 25% il rischio di sviluppare il cancro al seno o al colon. Inoltre, allenarsi regolarmente e con la giusta intensità durante la cura, riduce del 50% il rischio di ricaduta. Fare sport nell’arco della propria vita è un eccellente rimedio contro il cancro.
rispetto ai sedentari. “Se durante l’infanzia il corpo è più attivo, anche il cervello e tutte le sue funzioni ne ricavano benefici” precisa Franco Carnelli, primario della Unità operativa di ortopedia e traumatologia dell’IRCCS Multimedica di Sesto San Giovanni, per tantissimi anni medico dell’Olimpia Basket Milano.
In condizione di attività fisica “quindi” le connessioni sinaptiche del cervello non solo vengono potenziate, ma se ne creano di nuove. I bambini sportivi ottengono abitualmente risultati migliori nei test di memoria, dimostrano una maggiore capacità
“Nonno, l’argento della tua canizie/rifulge nella luce dei sentieri:/passi tra i fichi, tra i susini e i peri/con nelle mani un cesto di primizie”
Guido Gozzano
Daoltre trent’anni, i primi due giorni del mese di Ottobre coincidono con due importanti ricorrenze dedicate alla terza età: il 1° Ottobre si celebra la giornata internazionale delle persone anziane (ONU 1990) e il 2 Ottobre è la festa dei nonni.
Quest’ultima celebra i nonni come “gli angeli custodi”. I nipoti sono il prolungamento della loro esistenza, sono i figli di cui troppo spesso non hanno potuto assaporare la crescita, presi dal lavoro e dalle mille incombenze quotidiane; sono il pretesto per poter tornare bambini e ricominciare a giocare, ancora una volta spensierati come un tempo. Questi angeli custodi sono figure di riferimento fondamentali per lo sviluppo dei nipoti, oltre ad essere risorsa essenziale nell’organizzazione familiare. I dati ISTAT evidenziano come la loro presenza consenta a molti genitori, alle mamme in particolare, di non rinunciare ai propri impegni, soprattutto quelli lavorativi: quando madri e padri lavorano, in molti casi, sono i nonni a prendersi cura dei nipoti e a soddisfare le richieste sempre più frenetiche del loro inserimento nelle iniziative sociali. I nonni moderni sono sempre più giovani, energici e ‘aggiornati’, capaci di condividere molte esperienze con i bambini, puntuali contestatori e comprensivi sostenitori, familiari attenti alla costante evoluzione dei loro bambini. Negli anni questo ruolo ha avuto un riconoscimente giuridico crescente: con la Legge 219 del 2012 e il Decreto Legislativo 154 del 2013 si pone l’accento sulla legittimazione degli ascendenti a far valere il diritto di mantenere rapporti significativi con i propri nipoti; i nonni godono di questo diritto anche in caso di separazione dei genitori del bambino. Già precedentemente il ruolo dei nonni era stato legalmente definito per due precise circostanze: quando viene accertata la condizione di difficoltà o di abbandono minorile, il giudice può disporre
l’affidamento familiare dei bambini ai nonni, inoltre gli ascendenti dei coniugi richiedenti l’adozione devono fornire il loro assenso prima che venga disposto l’affidamento preadottivo di un minore. Riconoscimenti, questi, che evidenziano l’importanza delle figure parentali nelle famiglie. I nonni sono stati i soggetti fragili della pandemia, coloro che ne hanno risentito maggiormente in termini di perdite e di isolamento; per sentirsi più vicini alle proprie famiglie sono stati disposti a fare progressi anche con la tecnologia! Dopo i mesi chiusi in casa e lontani dagli affetti, il Natale torna ad essere una di quelle occasioni da trascorrere insieme. Questo momento simboleggia vicinanza e serenità, possiede un’atmosfera magica dove il tempo si ferma. A Natale, ancor più che in altri momenti, nonni e nipoti hanno modo di rafforzare la complicità, il supporto, lo scambio, il conforto che li accompagneranno per tutto l’anno. Con quella curiosità sincera, quell’interesse autentico, quella sana preoccupazione che solo i nonni possono avere, riescono ad accostarsi con rassicurazione ai bambini. A tutti quei nonni sempre pronti a sostenere i nipoti, e che si ritengono fortunati per poter partecipare alle loro vite, vorremmo dire che i veri privilegiati siamo noi a potervi ricordare con gratitudine, stima ed immenso affetto.
Mipiace aiutare gli altri e quando posso sono sempre in prima linea.
Ho l’esempio di mia nonna, che è stata volontaria accanto ai malati seguiti dall’Alcli “Giorgio e Silvia”.
Qualche anno fa una amica di mia mamma ha organizzato un viaggio in Africa e con la mia famiglia abbiamo fatto una raccolta di giochi e materiale scolastico.
Quando ero più piccolo ho partecipato, da volontario, alla giornata della colletta alimentare insieme alle Vincenziane, consegnando la spesa alle famiglie in difficoltà e qualche giorno fa alla raccolta “Metti il cuore nel carrello”.
Lo scorso Natale con mia sorella e mia mamma siamo andati in un negozio di giocattoli per fare acquisti destinati a una decina di bambini provenienti dall’Afghanistan. Conoscevamo solo la loro età, ed è stato bello scegliere un regalo adatto ad ognuno di loro.
Più bello ancora è stato il momento della consegna dei regali. I genitori ci hanno ringraziato molto e anche i bambini sembravano felici.
Il nostro è stato sicuramente un Natale bellissimo e anche per questo Natale 2022 faremo qualcosa di utile per gli altri.
9 anni
un posto chiamato Altrove, dove gravitano persone ed animali con una energia a sé... Non racconterò gli ultimi due mesi della mia vita né tantomeno quella di mia madre, ma racconterò la storia di “Tachipirina” il gatto dell’Hospice.
Chi varca la soglia di questo luogo non sa ancora bene a cosa va incontro, lo inizia a capire nel corso delle ore, dei giorni, delle settimane che trascorre in questa dimensione.
“Tachipirina” è appunto il gatto dell’Hospice, un micio con un’anima soprannaturale: un traghettatore!
Ha accompagnato mia madre in tutti i 24 giorni che è rimasta in questo posto mistico: ha mangiato con lei, dormito con lei, l’ha accarezzata, nel senso letterale del termine, fino alla fine. Stamani è saltato nella sua bara le ha dato un bacio sulle labbra e poi è tornato al suo ruolo, quello di traghettare le anime buone al di là del mondo conosciuto.
“Tachipirina” è la prova vivente dell’esistenza di un al di là dove le mamme, i papà, i nonni, i figli continuano a vivere anche se in forma diversa.
“Tachipirina” insieme alla dottoressa Brollo, alla dottoressa Ranucci, alla dottoressa Salerno, alla dottoressa Cardamone, al dottor Boncompagni, a Fabiana la psicologa, a Donatella l’assistente sociale, a Cristina la caposala, a Valeria, Ilenia, Simonetta, Brenda, Nicola, Giusy, Simone, Sara, Simona e a tutti gli altri infermieri e Oss rimarranno per sempre nel mio cuore e, lo so per certo, anche in quello di mamma.
Chi volesse donare un po’ di cibo per questo gatto speciale me lo faccia sapere, io glielo porterò perché continuerò a frequentare quella dimensione, quell’Altrove anche se con un ruolo diverso. Grazie Monica e Tachipirina.
La Legge 104/1992, come specificato in occasione di precedenti articoli della presente rubrica, consente di accedere ai familiari di persone riconosciute disabili gravi ai sensi dell’articolo 3 comma 3 o a coloro che li assistono a particolari agevolazioni, come ad esempio: - tre giorni di permesso lavorativo in un mese, che si possono utilizzare anche in modo frazionato; - due anni di congedo straordinario durante l’attività lavorativa, anche in modalità frazionata. Con decreto legislativo 105/2022 sono state introdotte alcune novità relative alla suddetta legge entrate in vigore a far data dal 13 agosto 2022.
In particolare, detto decreto, ha esteso a più di un “referente” la possibilità di fruire dei permessi lavorativi mensili e dei congedi straordinari finalizzati all’assistenza della persona disabile grave. In sostanza più soggetti potranno usufruire di dette agevolazioni purché in possesso dei requisiti di cui alla legge 104/92. Inoltre, il diritto al congedo straordinario di due anni viene esteso anche al convivente di fatto e parte dell’unione civile della persona con disabilità. Viene altresì ridotto il termine minimo per l’inizio della fruizione del congedo da sessanta a trenta giorni dalla richiesta. Il congedo spetta anche nel caso in cui la convivenza sia stata instaurata successivamente alla richiesta.
Le nuove modifiche del decreto prevedono altresì l’estensione del diritto al congedo parentale fino ai 12 anni del figlio non disabile, mentre prima erano 6.
Con la nuova legge, quindi, a ciascun genitore lavoratore spetta per tre mesi un’indennità pari al 30% della retribuzione e inoltre i genitori possono fruire, alternativamente tra loro, di ulteriori 3 mesi fino al 12° anno di età del figlio. Sono quindi 9 mesi totali di congedo parentale coperto dall’indennità INPS del 30% (3 mesi per ciascun genitore per un totale di sei mesi, più ulteriore periodo di tre mesi, per un solo genitore). Entrambi i genitori possono fruire complessivamente di un massimo di 10 mesi di congedo parentale (elevabili a 11 mesi nel caso in cui il padre si astenga per un periodo intero o frazionato non inferiore a 3 mesi) per ogni figlio entro i primi dodici anni di vita o dall’ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento. Nel caso vi sia un solo genitore, questi può fruire del congedo per un massimo di 11 mesi, con una indennità del 30% della retribuzione per un periodo massimo di 9 mesi. I periodi di congedo parentale sono calcolati nell’anzianità di servizio e non comportano riduzione di ferie, riposi, tredicesima mensilità o gratifica natalizia, ad eccezione dei compensi accessori relativi all’effettiva presenza in servizio, salvo quanto diversamente previsto dalla contrattazione collettiva di riferimento.
Colgo l’occasione per porgere i miei più affettuosi auguri a tutta la famiglia dell’”Alcli Giorgio e Silvia” per un sereno Natale ed un felice anno nuovo.
Sulla strada della solidarietà
Automobil Club di Rieti dona prodotti associativi ed informatici all’ALCLI “Giorgio e Silvia” ODV. Nella casa di Casa di Accoglienza, martedì 15 novembre si è svolta la Cerimonia di consegna alla presenza dei vertici ACI e volontari. “Il sostegno che riceviamo, è linfa per tutti noi e ci dà la forza per andare avanti” – commenta la Presidente dell’associazione Santina Proietti. Presenti oltre al Consiglio Direttivo dell’ALCLI, i volontari del Trasporto e della Segreteria, il Dott. Mario Santarelli Dirigente della Radioterapia, il direttore dell’ACI Rieti, Dott. Ottavio Busardò, il Dott. Attilio Iannuzzo della Segreteria Generale dell’ACI e la funzionaria ACI Rieti, la Dott.ssa Emanuela Sansone.
Il Direttore dell’Automobil Club Rieti, dott. Ottavio Busardò è stato il promotore dell’iniziativa solidale credendo fortemente nell’attenta e sensibile politica dell’ACI a servizio del sociale e della promozione concreta di valori fondamentali quali solidarietà, crescita culturale e sociale. Si tratta di un progetto solidale che apre ufficialmente un percorso di collaborazione tra le due realtà che da oggi si sono unite per continuare a dare aiuto alle persone che ne hanno bisogno.
In occasione della Giornata nazionale delle Cure Palliative che si celebra in tutta Italia l’11 Novembre, a Rieti si è svolto il convegno “Le cure Palliative incontrano il Territorio” grazie ad una sinergia tra Hospice San Francesco, ASL di Rieti e l’ALCLI “Giorgio e Silvia” ODV.
L’iniziativa fa parte di un più ampio progetto congiunto nato per sensibilizzare la cittadinanza e renderla consapevole dell’importanza delle Cure Palliative. Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i pazienti e le loro famiglie.
Il convegno si è svolto nella sala conferenze della nostra Casa di Accoglienza dell’ALCLI alla presenza del personale sanitario e dei volontari. La sessione scientifica è stata moderata dalla Dott.ssa Anna Ceribelli, Direttore del Reparto di Oncologia presso l’Ospedale provinciale S. Camillo de Lellis, dal Dott. Mario Santarelli Direttore del Reparto della Radioterapia e Santina Proietti, Presidente dell’ALCLI “Giorgio e Silvia” ODV. Sono intervenuti Medici ed Infermieri dell’Hospice: - Storia delle Cure palliative (F. Scarcella) - Le Cure Palliative nel territorio Reatino (M. Brollo) - Qualità percepita: lettera di un caregiver (S. Silvestri) - Terapie alternative in cure palliative (B. Cardamone) - Ruolo del Volontario in Cure Palliative (M. Salerno) - L’infermiere in Cure Palliative (C. Camisola) -
Presentazione del libro “IN PUNTA DI PIEDI”
È stato presentato il libro-testimonianza “In Punta di Piedi” scritto da Paola Mariangeli volontaria ALCLI ed Operatrice del CSV LAZIO, giunto alla terza ristampa.
Il piccolo volume-autobiografico uscito nel 2005 parla di una famiglia travolta dal dolore della morte di un figlio e dell’amore e il sostegno incondizionato del volontariato puro nonché di un’esperienza unica vissuta dal piccolo Simone. Oggi il libro infatti torna ai lettori rivisitato e aggiornato con nuove testimonianze e parti inedite in particolare contiene il “diario” che Paola Mariangeli scrive a suo figlio e lettere e pensieri di ragazzi e persone che hanno letto il libro o che hanno conosciuto Simone.
Un ringraziamento speciale alla comunità di Gargallo, a tutti gli sponsor ed agli amici del ristorante pizzeria il “Panzerotto” per il continuo sostegno al Progetto Alessandra dell’Associazione ODV ALCLI “Giorgio e Silvia” attraverso il 3° Torneo di calcio Balilla a 7.
Un plauso agli “amici” di Marco, Nino, Mauro e Claudio.
Nel villaggio della Casette del MAk0
Arriva il Natale e Babbo Natale!
Le hobbiste e artigiane durante tutto il periodo natalizio, allestiranno le Casette di legno con creazioni e realizzazioni natalizie e organizzeranno eventi per bambini e adulti.
Durante le aperture del Villaggio sarà allestita una pesca solidale e una ROSA PER ALESSANDRA, fiori all’uncinetto il cui ricavato sarà devoluto al Progetto Alessandra.
In quanto associazione di volontariato senza fini di lucro, l’ALCLI “Giorgio e Silvia” riesce a finanziare le proprie attività esclusivamente grazie all’aiuto ed alla collaborazione dei suoi soci, volontari e di iniziative e manifestazioni il cui ricavato viene devoluto alla nostra associazione.
Puoi sostenere l’ALCLI in diversi modi: compilando e consegnando in segreteria la scheda di iscrizione che trovi in questa sezione e versando la quota d’iscrizione di 26,00 Euro o superiore a propria esclusiva discrezione, su:
Conto Corrente Bancario Intesa San Paolo IBAN IT80F0306914603000003010265 intestato ad ALCLI “Giorgio e Silvia”;
Conto Corrente Postale IBAN IT44L0760114600001013701790 intestato ad ALCLI “Giorgio e Silvia”; destinando il 5×1000 della propria dichiarazione IRPEF (decreto ministeriale di attuazione del comma 337 Art 1, lettera A, legge N. 226 del 2005, Finanziaria 2006) alla nostra Associazione (regolarmente inscritta all’Agenzia delle Entrate) indicando il Codice Fiscale 90028400571
oltre alle consuete iniziative di Natale e Pasqua, puoi scegliere di realizzare le tue bomboniere con le nostre “Pergamene solidali”;
richiedendo la partecipazione dell’ALCLI “Giorgio e Silvia” a manifestazioni che si svolgono nella nostra Regione, attraverso le quali far conoscere le nostre finalità e devolvere le eventuali offerte raccolte