Fondamentale ottobre 2023 AIRC

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Numero 4 - ottobre 2023

TRAGUARDI

Numero 4 - ottobre 2023 - Anno LI - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

Una nuova speranza per i bambini con neuroblastoma

CONSIGLI PER I PAZIENTI

Gli effetti collaterali delle terapie per il tumore della mammella INQUINANTI

La sfida di regolamentare i PFAS

Emilio Bria e la sua paziente Emanuela

SEMPRE PIÙ VICINI A UNA CURA PER TUTTE LE DONNE


SOMMARIO

FONDAMENTALE ottobre 2023

In questo numero:

04 diTESTIMONIANZE Sempre più vicini a curare tutte le pazienti tumore al seno FACCIAMO IL PUNTO 07 laLestoria ultime novità che possono cambiare del tumore della mammella CONSIGLI PER I PAZIENTI 10 effetti La vita dopo il tumore al seno: gestire eventuali a lungo termine delle terapie INQUINAMENTO 13 La sfida di regolamentare i PFAS FLASH 16 NOTIZIE Dal mondo 18 RUBRICHE I traguardi dei nostri ricercatori TESTIMONIANZE 20 L’insegnamento più prezioso NEL MONDO 21 nella Tumore al seno, è ora di portare i progressi cura in tutto il mondo IFOM 24 IFOM, AIRC e UniMi: formare insieme i medici-ricercatori di domani DELLA RICERCA 27 GIORNI La ricerca cura IN MEMORIA 28 Gino Chieco Bianchi: un uomo che non si è mai risparmiato FONDI 29 RACCOLTA Partner Nastro Rosa TESTIMONIANZE 30 Giulia e Mattia, all’altare con le bomboniere AIRC MICROSCOPIO 31 LeIL parole della ricerca FONDAMENTALE

Anno LI - Numero 4 Ottobre 2023 - AIRC Editore

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Emanuela ha superato un tumore al seno anche grazie a Emilio Bria. Insieme ci raccontano la loro storia

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Le ultime novità della ricerca oncologica

Facciamo il punto sul tumore della mammella, il più diffuso nel mondo

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Tornano i Giorni della Ricerca

DIRETTORE RESPONSABILE Daniele Finocchiaro COORDINAMENTO EDITORIALE Anna Franzetti, Simone Del Vecchio REDAZIONE Simone Del Vecchio, Camilla Fiz

DIREZIONE E REDAZIONE Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro ETS Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A.

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Riccardo Di Deo, Fabio Di Todaro, Camilla Fiz, Antonino Michienzi, Michela Vuga FOTOGRAFIE Ottavio Celestino 2023, Giulio Lapone 2023

Fondamentale è stampato su carta 100 per cento riciclata, certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Andrea Sironi

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Presidente AIRC

Uniti per la ricerca sul tumore al seno

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n questo numero di Fondamentale vi sono diversi articoli dedicati al Nastro Rosa AIRC, la campagna rivolta a sensibilizzare la popolazione sull’emergenza del tumore al seno e a raccogliere fondi in favore della ricerca su questa malattia. Credo sia molto utile per tutti noi ricordare l’importanza di sostenere la ricerca sul cancro al seno. Si tratta infatti del tumore più diffuso in Italia, oltre a rappresentare di gran lunga il più comune tra le donne. Abbiamo ottenuto grandi successi negli anni, ma le forme di questo tumore che non sappiamo ancora come guarire sono particolarmente resistenti alle terapie e sono purtroppo ancora numerose le donne che non riescono a superare questa forma di neoplasia. Occorre dunque intensificare gli sforzi, sostenendo l’attività di ricerca volta a identificare nuovi farmaci e nuovi trattamenti. Molti ricercatori AIRC svolgono contemporaneamente attività clinica. Nell’articolo principale di questo numero di Fondamentale raccontiamo la storia di Emanuela Sabbatini, che ha superato un tumore al seno, e di Emilio Bria, il medico-ricercatore sostenuto da AIRC che l’ha seguita e curata. Gli scienziati come lui sono figure molto importanti perché fanno da ponte tra la ricerca di base e il letto dei pazienti. Di recente, AIRC ha deciso di investire di più nella ricerca clinica e al contempo di puntare sulla formazione di nuovi medici-ricercatori, con il nuovo bando Next-Gen Clinician Scientist e, insieme a IFOM, il nostro istituto di oncologia molecolare, con il nuovo programma di dottorato Physician Scientist, come illustriamo nelle pagine di questo numero. Vorrei chiudere questo editoriale ricordando l’eccellente e promettente risultato conseguito da uno scienziato da anni al fianco di AIRC nonché nostro finanziato, Franco Locatelli, il quale ha individuato con il suo gruppo una nuova terapia per il neuroblastoma, il tumore solido più frequente nei bambini nella fascia d’età 0-5 anni. Il trattamento promette di alzare significativamente le possibilità di sopravvivenza nei pazienti colpiti da forme particolarmente gravi di questa malattia. Si tratta di una scoperta molto importante, un esempio di quel collegamento fra ricerca di base e clinica che rappresenta il fondamento dell’attività degli scienziati finanziati dalla nostra Fondazione.

Fondamentale per il cancro al seno

Alcuni articoli di questo numero di Fondamentale sono dedicati alla salute del seno e sono riconoscibili grazie al simbolo del Nastro Rosa2022 OTTOBRE GIUGNO 2021 | FONDAMENTALE | 3 OTTOBRE 2023 | FONDAMENTALE | 3


TESTIMONIANZE Medico e paziente

Sempre più vicini a curare tutte le pazienti di tumore al seno Emanuela ha superato un cancro della mammella grazie anche al sostegno di Emilio Bria, suo medico curante e oggi ricercatore AIRC

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a cura di MICHELA VUGA icordo Emanuela sempre sorridente.” “Io invece ricordo che con Emilio mi sono sentita fin da subito sicura e forte.” In Emanuela e in Emilio Bria sono ancora vive le impressioni di quel primo incontro, lei appena operata per un tumore al seno, lui l’oncologo che l’avrebbe seguita nel percorso di cura successivo. Sono passati 18 anni, Emanuela è guarita, vive tra Italia e India ed è presidente della Onlus AFLIN – Filo di Luce India, che ha fondato nel 2013 e che opera nell’ambito dell’assistenza sociale e sanitaria, promuovendo l’istruzione e la tutela dei diritti delle donne e dei bambini che vivono nel subcontinente indiano. Emilio è un ricercatore AIRC e oncologo medico al Policlinico Gemelli di Roma. Quando ha conosciuto Emanuela lavorava invece all’Istituto nazionale tumori Regina Elena. Li abbiamo incontrati per farci raccontare, attraverso la formula dell’intervista doppia, alcuni degli aspetti

Emanuela ed Emilio Bria sono stati scelti come testimonial della campagna Nastro Rosa AIRC 2023

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più significativi del percorso di cura fatto insieme. Una storia che vi proponiamo in occasione della trentunesima edizione della Breast Cancer Campaign, la campagna contro il tumore al seno ideata da Evelyn H. Lauder, simboleggiata dal nastro rosa e promossa da The Estée Lauder Companies, di cui Fondazione AIRC è partner ufficiale in Italia. Ogni anno più di 70 Paesi si mobilitano nel mese di ottobre con l’obiettivo di rendere il tumore al seno sempre più curabile, sensibilizzando sull’importanza della prevenzione e raccogliendo fondi per la ricerca. Guardando indietro, all’inizio del percorso di cura, quali sono stati i momenti più significativi e le decisioni più importanti che avete preso? EMANUELA Quando incontrai per la prima volta Emilio, a un certo punto mi resi conto di avere di fronte un mio coetaneo, e questa consapevolezza mi fece sentire ancora più forte, come se avessimo stipulato una sorta di alleanza tra pari. Mi sono affidata. E l’ho fatto anche quando mi è stato proposto di partecipare a uno studio clinico:

Emilio mi spiegò tutto con molta chiarezza e capii che aderire sarebbe stata una scelta importante e la più giusta in quel momento. EMILIO Dopo l’intervento chirurgico, una mastectomia totale con asportazione dei linfonodi ascellari, con il team oncologico proponemmo a Emanuela l’arruolamento in uno studio che consisteva nell’intensificazione di una chemioterapia adiuvante. Una decisione dettata innanzitutto dagli incoraggianti dati sperimentali raccolti fino a quel momento e poi dal fatto che era molto giovane. Per questo secondo noi era etico proporle qualcosa di più rispetto allo standard del periodo. Aveva 28 anni, io ero all’inizio della carriera e i casi di giovani donne con tumore al seno iniziavano a essere più frequenti. Nelle pazienti in quella fascia d’età, però, il fatto che i trattamenti comportassero il rischio di non poter avere gravidanze future creava molta incertezza. Era il 2005, sono passati quasi vent’anni in cui abbiamo assistito a un grande cambiamento. Oggi possiamo preservare la funzione ovarica e gli studi mostrano che le possibilità di avere figli anche dopo una chemioterapia intensiva sono concrete. Quali sono state le situazioni di maggior sconforto e come le avete affrontate? Emanuela, ti sei mai chiesta “perché proprio a me”? E tu, Emilio, quanto ritieni che i progressi ottenuti grazie alla ricerca possano essere d’aiuto? EMANUELA No, non mi sono mai chiesta “perché proprio a me”, forse perché ho avuto poco tempo per pensare. Dopo la diagnosi mi dissero che dovevo operarmi immediatamente e così è stato. In quel momento per me la cosa fondamentale era “la mia vita”, non tanto l’età o quello che mi stava accadendo. Mi sono detta “ho questo problema che va affrontato subito” e anche dopo ho mantenuto lo stesso atteggiamento. Penso comunque che


“ “Dopo la diagnosi mi dissero che dovevo operarmi subito e così è stato. Mi sono detta ‘ho questo problema che va affrontato ora’ e ho mantenuto sempre questo atteggiamento” “perché proprio a me” sia una frase che non dovremmo pronunciare. Il tumore colpisce anche bambini di pochi mesi e non c’è un perché. EMILIO Non ho mai avvertito in Emanuela momenti di abbandono e sconforto. Ha intrapreso il percorso di cura con grande positività, ma non tutte le pazienti hanno il suo carattere. Per una donna che si trova ad affrontare una fase difficile e delicata del percorso di cura, molto importante può essere l’aiuto degli psico-oncologi. Voglio ricordare, però, che grazie alla ricerca le possibilità di trattamento sono aumentate molto negli anni. Noi allora avevamo pochissime opzioni mentre oggi ne abbiamo parec-

chie di più, anche in fase precoce di malattia. Abbiamo farmaci che ci consentono di fare la cosiddetta de-escalation del trattamento, cioè di ridurne l’intensità e di personalizzarlo il più possibile. A questo si aggiungono nuove terapie, attive quanto i chemioterapici ma con livelli di tossicità minori. Siamo, cioè, nella condizione di intervenire in modo più specifico sulla singola paziente. Questo ci permette di gestire e affrontare anche i momenti critici e di sconforto parlandone e proponendo delle alternative, che a volte richiedono più impegno e un maggior coinvolgimento da parte della paziente. EMANUELA I momenti difficili ci sono stati anche per me, prima di tutto la perdita dei capelli come conseguenza della chemioterapia. Li avevo sempre portati lunghi e molto curati: fu una violen-

za psicologica ma anche fisica difficile da affrontare. La psicologa del team mi disse: “Emanuela, pensa che è solo una cosa momentanea”. Parole che ho interiorizzato, e infatti poi i capelli mi sono ricresciuti, tantissimi e belli! Un altro momento difficile è stata l’ultima chemio, forse perché era proprio l’ultima e anche a livello psicologico chiudeva un ciclo. Stavo veramente male, non mi reggevo in piedi e chiamai mia madre chiedendole di venire da me e star-

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TESTIMONIANZE Medico e paziente

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NASTRO ROSA AIRC 2023

a foto di Emilio Bria che abbraccia Emanuela, immagine dell’edizione 2023 della campagna Nastro Rosa, riassume in un gesto il messaggio di vicinanza rivolto a tutte le donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno. Per tutte loro AIRC diffonderà, nel corso dell’intero mese di ottobre, informazioni e consigli a tema tumore al seno attraverso il sito nastrorosa.it e sui social media, utilizzando l’hashtag #nastrorosaairc. Contribuiranno con inizia-

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tive di sensibilizzazione e raccolta fondi i partner della campagna, che sostengono la nostra fondazione e la ricerca sul tumore al seno e mettono a disposizione la propria rete per promuovere la distribuzione delle spillette Nastro Rosa, insieme ai nostri Comitati regionali. Le spillette si potranno trovare in migliaia di farmacie e punti di distribuzione presenti sul territorio nazionale e indicati sul sito nastrorosa.it fino al 31 ottobre, a fronte di una donazione minima di 2€.

Il Maschio Angioino di Napoli illuminato per l’inaugurazione del Nastro Rosa 2022

parlando con il medico, che può tranquillizzarti, sciogli il dubbio e magari finisci con il farti una bella risata! EMILIO Un ricercatore non può non essere determinato perché la ricerca comporta anche fallimenti: porto avanti un esperimento puntando a un certo risultato, se poi quel risultato non arriva faccio una correzione, studio ancora di più, mi confronto con gli altri, miglioro l’esperimento e vado avanti. Determinazione vuol dire anche avere coraggio nel perseguire certi obiettivi e provare a soddisfare le ipotesi che formuliamo dal punto di vista scientifico. Un ricercatore deve essere determinato, altrimenti i risultati non si ottengono. Da clinico ho comunque sempre fatto ricerca: per me abbandonarla significherebbe che quanto osservo ogni giorno in ambulatorio mi soddisfa, ma non è così! Come oncologo non posso accettare di vedere ancora morire una parte dei miei pazienti. Questo mi spinge a perseverare, sento l’obbligo etico di continuare a fare ricerca. Cos’è successo dopo la fine delle cure?

mi vicino. Le dissi che quel momento di estrema prostrazione sarebbe durato poco, perché ormai conoscevo l’azione del farmaco. Fu così, ma sono state ore davvero tremende. Che cos’è per voi la determinazione? EMANUELA È uno degli strumenti fondamentali per affrontare la vita in generale, ancora di più una malattia. A parti6 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2023

re dalla scelta del centro a cui rivolgersi, una decisione che non può essere lasciata al caso. È importante affidarsi a istituti specializzati nella cura del cancro. Se poi capita di avere un dubbio che fa vacillare, è fondamentale mantenersi saldi nella determinazione di voler guarire e rivolgersi al proprio oncologo, a cui secondo me si può chiedere tutto, anche una banalità, perché in certi momenti una banalità può essere per il paziente un problema enorme, insormontabile:

EMANUELA È nata Bianca, la mia bimba di tre anni, che considero il miracolo della mia vita. Perché quando ho iniziato a curarmi mi è stato detto che a causa dei trattamenti molto probabilmente non avrei potuto avere figli. E invece, dopo anni dalla guarigione, inaspettatamente, è arrivata Bianca! EMILIO Dopo le cure con Emanuela siamo diventati amici e – coincidenza – anche genitori nello stesso periodo! Mi fa piacere avervi raccontato la nostra storia perché proprio in questi anni i ricercatori italiani stanno producendo risultati molto buoni. In particolare, per quanto riguarda la preservazione della fertilità dopo il tumore al seno, gli scienziati di Genova coordinati da Lucia Del Mastro e Matteo Lambertini sono pionieri a livello internazionale. È un momento virtuoso e brillante per la ricerca oncologica italiana e dobbiamo, tutti, continuare a sostenerla.


FACCIAMO IL PUNTO Tumore al seno

Le ultime novità che possono cambiare la storia del tumore della mammella Anticorpi coniugati, immunoterapia, chemioterapia a dosi sempre più basse. La ricerca non si ferma, per migliorare ancora la prognosi della forma di cancro maggiormente diffusa

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a cura di FABIO DI TODARO n costante lavoro di cesello, per migliorare sempre più risultati già ottimi. Lo sforzo che la comunità scientifica continua a profondere per migliorare le prospettive di cura del tumore al seno ha le sembianze della fatica che uno scalatore compie ogni qual volta decide di raggiungere una vetta sempre più alta. Un lavoro sì di perfezionamento, ma indispensabile se si considerano i seguenti aspetti: il tumore al seno è la più diffusa forma di cancro (quasi 56.000 diagnosi in Italia nel 2022), ogni anno colpisce quasi 11.000 under 40, ha un tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi dell’88 per cento (da far crescere ancora, dunque) e può

ripresentarsi fino a vent’anni dopo la diagnosi. Numeri che aiutano a capire perché Fondazione AIRC destini una quota consistente di risorse alla comprensione dei meccanismi di base e allo sviluppo di nuove terapie per il tumore al seno. Con risultati pronti per essere messi a disposizione delle pazienti. I FRUTTI DELLA RICERCA SUL TUMORE AL SENO Oggi gran parte delle attenzioni che i ricercatori rivolgono al cancro della mammella sono concentrate sul sottotipo triplo negativo (tra il 15 e il 20 per cento dei nuovi casi) e sul trattamento della malattia metastatica (indipendentemente dalle sue caratteristiche biologiche). Il momento storico è significativo. “Negli ultimi cinque anni ab-

biamo registrato una rivoluzione diffusa, che ha riguardato tutti gli stadi e le tipologie di tumore al seno” dichiara Giampaolo Bianchini, responsabile dell’Unità tumori della mammella dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. “La prospettiva di vita per una donna con una malattia

metastatica è quasi triplicata. Stiamo comprendendo sempre più a fondo le potenzialità dell’immunoterapia nel trattamento del tumore al seno triplo negativo. Inoltre ci siamo resi conto che 4 pazienti su 10 con questo sottotipo di malattia hanno un’espressione del recettore HER2 bassa,

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FACCIAMO IL PUNTO Tumore al seno

ma non assente. Ciò potrebbe permetterci di offrire presto un trattamento con anticorpi anti-HER2 coniugati specifici per loro.” Questa opportunità oggi viene valutata in associazione alla chemioterapia nelle pazienti a più alto rischio di recidiva, ma in futuro potrebbe diventare un pilastro della gestione della malattia triplo negativa. L’AVVENTO DELL’IMMUNOTERAPIA Un altro dei meriti della ricerca è aver compreso che l’immunoterapia può avere uno spazio importante anche nella terapia del cancro al seno. Almeno per la tipologia più grave (il tumore triplo negativo, appunto), fino a pochi anni fa quasi impossibile da curare. “Questa è una forma di neoplasia che presenta un numero di mutazioni elevato e quindi ha maggiori possibilità di essere riconosciuta e aggredita dal sistema immunitario” aggiunge Bianchini. Caratteristiche che la collocano a metà strada tra gli altri tipi di cancro al seno (con recettori ormonali o HER2 positivi) e quei tumori in cui le mutazioni sono frutto dell’azione di agenti esogeni e che rispondono meglio all’immunoterapia. Tra questi, il melanoma, il tumore del polmone e quelli del distretto testa-collo. Si spiega così la necessità di aggiungere la chemioterapia

al trattamento con gli inibitori dei checkpoint immunitari (pembrolizumab e atezolizumab). “A livello locale, la chemioterapia prepara il terreno, favorendo la concentrazione di linfociti e macrofagi nella zona della malattia.” Un effetto modulante che oggi è alla base dell’approccio alla cura dei casi più avanzati, ma che potrebbe presto essere offerta anche alle donne con un tumore triplo negativo in fase più precoce. Ovvero: dopo, se non pure prima, dell’intervento chirurgico, per ridurre il rischio di recidiva e formazione di metastasi. TUMORE AL SENO METASTATICO: SI AMPLIA IL VENTAGLIO DELLE POSSIBILI TERAPIE Come detto in apertura d’articolo, la ricerca sta cercando nuovi approcci terapeutici per tutte le forme metastatiche di cancro al seno, un problema che oggi riguarda quasi 40.000 donne italiane. La maggior parte dei tumori della mammella metastatici presentano i recettori ormonali (il 70 per cento delle nuove diagnosi) o sono HER2 positivi. Per queste tipologie di cancro esistono già trattamenti efficaci (chemioterapici, ormonoterapia e anticorpi monoclonali), ma ci sono due insidie cui far fronte: da un lato il tumore potrebbe sviluppare una resistenza alle tera-

La ricerca ha permesso di capire che l’immunoterapia può avere un ruolo importante anche nella terapia del cancro al seno, in particolare per il tumore triplo negativo. Gli inibitori dei checkpoint immunitari vengono comunque di solito accompagnati dalla chemioterapia

pie; dall’altro, può ripresentarsi anche a distanza di anni. “L’introduzione degli inibitori delle cicline e quella prossima dei degradatori selettivi del recettore degli estrogeni orali sono novità significative, destinate a diventare un supporto alla terapia ormonale per le donne con una malattia metastatica” afferma Lucia Del Mastro, che dirige l’Unità operativa complessa di oncologia medica e la struttura di sviluppo terapie innovative dell’IRCCS Policlinico San Martino di Genova. Ma l’obiettivo è ancora più ambizioso. “Stiamo cercando di verificare se attraverso un prelievo di sangue sia possibile rilevare la presenza della mutazione del gene che codifica per il recettore degli estrogeni” precisa la specialista, da anni sostenuta da Fondazione AIRC e nel 2022 insignita del premio Guido Venosta in occasione dei Giorni della Ricerca. “In tal modo potremmo individuare le donne a maggior rischio di sviluppare una resistenza alla terapia ormonale fin dalla diagnosi. Per poi trattarle subito con questi nuovi farmaci.” Una strategia di cura di cui possono far parte anche gli anticorpi coniugati: nati per trattare il tumore al seno triplo negativo e quello HER2 positivo, si sono già dimostrati efficaci anche nelle forme che, pur positive ai recettori ormonali, sono più aggressive. SEMPRE MENO CHEMIOTERAPIA, CON ANALOGA EFFICACIA La chemioterapia rimane fondamentale per attenuare il rischio di recidiva di un tumore al seno. In alcuni casi pe-

1°: il tumore al seno è il più diffuso in Italia

1 su 8: le donne colpite da tumore al seno nel corso della vita

55.700: nuove diagnosi di tumore al seno in Italia nel 2022

88%: sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi per tumore al seno in Italia

5-7%: casi di tumore al seno in cui ci sono fattori di rischio ereditari


rò potrebbe essere possibile ridurre le dosi mantenendo invariata l’efficacia. La conferma, nel caso dei tumori HER2 positivi a basso rischio, è giunta da uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology, che ha dimostrato come ridurre la chemio a tre mesi non abbia un impatto sulla sopravvivenza a dieci anni (nello studio pari al 94,3 per cento). Qualcosa di simile è stato registrato anche nella terapia antiormonale con exemestane (in questo caso si parla di tumori ormonosensibili) seguita da donne in menopau menopausa. È stato infatti dimostrato che assumere tre compresse settimanali di questo farmaco prima dell’intervento chirurgico riduce i livelli dell’ormone estradiolo quanto l’assunzione orale giornaliera. Questi dati andranno certamente confermati su una scala più ampia. “L’obiettivo” conclude Dario Trapani, oncologo dell’Uni-

tà sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative dell’Istituto europeo di oncologia “è mettere a punto un metodo per disegnare studi che valutino l’efficacia di una riduzione delle terapie per tutti i tipi di tumore, in modo da abbassare la tossicità dei trattamenti oncologici.”

AIRC e tumore

al seno per il

2023

14.600.000

gli

139

progetti di ricerca e borse di studio sostenuti

euro destinati alla ricerca

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CONSIGLI PER I PAZIENTI Effetti collaterali

La vita dopo il tumore al seno: gestire eventuali effetti a lungo termine delle cure Le crescenti probabilità di superare la malattia rendono sempre più importante il follow-up, anche in relazione al rischio di tossicità per l’apparato cardiovascolare, le ossa e la sfera ginecologica

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a cura di FABIO DI TODARO uarire da un tumore al seno, come abbiamo raccontato nelle pagine precedenti, è per fortuna sempre più frequente. Inevitabile che, rispetto al passato, molti sforzi si concentrino sul tentativo di ridurre l’impatto delle terapie. In alcune pazienti, infatti, le cure oncologiche possono lasciare un segno su diversi organi e apparati. Strascichi che oggi sono perlopiù noti e gestibili, per cui molto spesso non condizionano la quotidianità. Di frequente, il primo aspetto da gestire riguarda i cambiamenti derivanti dall’asportazione del seno (ma-

stectomia) o di una sua parte (quadrantectomia). Anche se in alcuni casi è necessario rimodellare tanto il seno operato quanto l’altro, la rimozione della sola area colpita dalla malattia limita l’esigenza di ricorrere a una protesi. In questo modo si evita anche di dover gestire eventuali complicanze, che sono infrequenti, ma possibili. Per esempio, può capitare che la protesi si rompa o comunque vada sostituita. Benché oggi la maggior parte delle donne venga trattata con la tecnica del linfonodo sentinella, talvolta risulta ancora necessario rimuovere i linfonodi ascellari, e può aggiungersi la necessità di sotto-

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Alcune terapie possono indebolire l’apparato cardiocircolatorio. Il rischio varia a seconda del trattamento, e il calendario di controlli viene stabilito in base allo stato di salute di partenza porsi a radioterapia. In questi casi, la complicanza più frequente è rappresentata dal linfedema del braccio, un problema che può manifestarsi pure a distanza di molti anni. “Le nuove modalità chirurgiche sono molto attente alla prevenzione, ma per ridurre il rischio è importante condividere alcune informazioni con le pazienti” spiega Paola Varese, presidente del comitato scientifico della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (FAVO). “Una ferita al braccio trascurata può predisporre al linfedema, mentre l’attività fisica moderata e regolare rappresenta il principale strumento di difesa. È importante soprattutto muoversi e camminare, anche se il nuoto è con ogni probabilità lo sport più indicato per ridurre il rischio.” PRESERVARE IL CUORE DEI MALATI DI CANCRO Quando si passa alle terapie sistemiche, invece, le attenzioni si spostano soprattutto sul cuore. Alcuni trattamenti – le chemioterapie con doxorubicina ed epirubicina, con gli inibitori delle aromatasi (nei tumori positivi ai recettori ormonali), la terapia con il trastuzumab, gli anticorpi anti-HER2 (nei tumori HER2 positivi) e gli anti-angiogenetici (nel tumore al seno triplo negativo), l’immunoterapia e la radioterapia del seno sinistro – possono indebolire l’apparato cardiocirco-

latorio delle pazienti. Come gestire questo rischio? “Partiamo da un assunto: non esiste un unico protocollo di prevenzione cardiovascolare valido per tutte le donne che hanno avuto un tumore al seno” afferma Giampaolo Bianchini, responsabile dell’oncologia senologica dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Le linee guida dicono infatti che uno screening esteso a tutte le pazienti non è giustificato dal beneficio che determina. Inevitabile, dunque, che il percorso di prevenzione secondaria venga cucito su misura. Sebbene “il tumore determini di per sé un aumentato rischio di trombosi ed embolia”, per dirla con Nicola Maurea, direttore della Struttura complessa di cardiologia dell’Istituto nazionale dei tumori Fondazione Pascale di Napoli, le indicazioni tengono conto dello stato di salute di partenza. Una precedente cardiopatia o la tendenza ad avere valori elevati di pressione sanguigna suggeriscono di adottare un calendario di controlli più serrato. Il rischio varia anche in base al trattamento seguito. “Con la radioterapia del mediastino è più alta la probabilità di sviluppare una cardiopatia ischemica” rimarca lo specialista, che presiede l’Associazione italiana di cardioncologia (AICO). “La chemioterapia può determinare una diminuzione dell’elasticità e della capacità contrattile del miocardio, mentre alcuni


farmaci biologici che inibiscono la formazione di nuovi vasi sanguigni creano un terreno ideale per l’insorgere dell’ipertensione. Il cardiologo e l’oncologo devono lavorare insieme per offrire a tutte le donne la possibilità di mettersi definitivamente alle spalle la malattia.” RIFLETTORI PUNTATI SULL’IMMUNOTERAPIA E GLI INIBITORI DI PARP Al cuore si guarda con particolare attenzione anche nelle donne con un tumore triplo negativo durante il trattamento con l’immunoterapia. La miocardite e la pericardite sono infatti tra le possibili conseguenze di questo protocollo. Si tratta di effetti collaterali molto rari ma significativi, poiché difficili da trattare. “Tutti gli organi in realtà possono essere interessati da una tossicità da immunoterapia, ma le conseguenze più frequenti riguardano la tiroide” aggiunge Bianchini, che porta avanti la sua attività di ricerca grazie al contributo di Fondazione AIRC. “Il 15-20 per cento delle donne trattate con questi farmaci sviluppa un ipotiroidismo, che comunque viene gestito senza particolari preoccupazioni somministrando l’ormone di sintesi.” Altri potenziali contraccolpi dell’immunoterapia (non soltanto nel tumore al seno) sono l’ipofisite, l’insufficienza adrenosurrenalica, la comparsa di malattie autoimmuni dell’apparato locomotore, di problemi oculaOTTOBRE 2023 | FONDAMENTALE | 11


CONSIGLI PER I PAZIENTI Effetti collaterali

ri e disturbi neurologici. “Come per tutti i trattamenti, gli effetti collaterali si possono verificare anche con l’immunoterapia e vanno conosciuti per essere gestiti caso per caso” chiarisce Bianchini. “Raramente però sono gravi, al punto che l’efficacia del trattamento della malattia oncologica ha sempre la precedenza.” Tra le terapie più recenti, si monitora anche il possibile rischio di insorgenza di un tumore del sangue (sindrome mielodisplastica, leucemia) nelle pazienti con una mutazione dei geni BRCA 1 e 2 curate con gli inibitori di PARP. Questa possibilità è stata descritta da alcuni studi condotti in contesti di “real-world evidence” (con dati raccolti cioè dopo l’immissione in commercio del farmaco), che sta portando gli specialisti a monitorare nel tempo le

condizioni delle donne trattate con questi inibitori. DISTURBI GINECOLOGICI E IMPATTO SULLE OSSA DOPO LA TERAPIA ANTIORMONALE Effetti collaterali noti da tempo e particolarmente diffusi sono quelli connessi alla terapia con gli inibitori delle aromatasi, seguita (per cinque o più anni) dalle donne che hanno avuto un tumore al seno positivo ai recettori ormonali. La riduzione, se non proprio l’azzeramento, della sintesi degli estrogeni può causare menopausa precoce, altri disturbi ginecologici (su tutti, la secchezza vaginale) e un peggioramento significativo della salute delle ossa. Oltre a ridurre le possibilità di avere un figlio se ci si è ammalate in giovane età, l’interruzione del ci-

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Gli inibitori delle aromatasi possono causare menopausa precoce, altri disturbi ginecologici e un peggioramento della salute delle ossa. Per alleviare i sintomi postmenopausa è consigliato praticare uno stile di vita sano clo mestruale rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare e ha un impatto sulla qualità della vita delle donne. In questi casi, il ricorso alla terapia ormonale sostitutiva non è possibile. “Per alleviare i sintomi postmenopausa è consigliato praticare attività fisica regolare, mangiare in modo adeguato e controllare il peso corporeo” conclude Bianchini.

Quanto alla possibile comparsa di osteoporosi e fragilità ossea, l’esame di riferimento è la mineralometria ossea computerizzata (MOC). Un’adeguata terapia di supporto con i bifosfonati, portata avanti di pari passo con quella antiormonale – oltre al supporto del ginecologo, fin dalle prime fasi di trattamento –, è spesso in grado di evitare l’insorgenza di fratture.


INQUINAMENTO PFAS

La sfida di regolamentare i PFAS Anche conosciuti come inquinanti eterni, i PFAS sono utili e diffusi, ma, a determinati livelli di esposizione, possono essere rischiosi per la salute e l’ambiente. Tra mille difficoltà, oggi si sta provando a immaginare un mondo in cui non siano più usati

P

a cura di CAMILLA FIZ iù conosciuti con l’abbreviazione PFAS o con la definizione “inquinanti eterni”, sono i poli- e i per-fluoroalchili, una classe di composti che comprende migliaia di prodotti chimici utilizzati in vari settori, da quello medico a quello elettronico, tessile o automobilistico. I PFAS pos-

sono avere proprietà molto diverse tra loro, ma sono accomunati da una struttura chimica composta da atomi di carbonio e fluoro, che li rende stabili e resistenti ad alte temperature, a pressioni estreme, ai liquidi e ai grassi. Proprio per questo, però, sono anche difficili da degradare. Una volta rilasciati nell’ambiente, i PFAS possono percorrere lunghe distanze, contamina-

re suolo, acque e cibo e quindi entrare in contatto con gli organismi viventi. Se questo avviene, tendono ad accumularsi, soprattutto nel sangue e nel fegato, e possono promuovere l’insorgenza di disturbi e patologie. Le principali vie di ingresso nel corpo umano sono acqua e cibo. Così negli anni sono stati definiti diversi parametri che normano le concentrazioni dei PFAS in quantità tollerabili per l’organismo. Tuttavia, molti pensano che queste indicazioni potrebbero non essere sufficienti. Per questo a febbraio 2023 l’Agenzia europea per il farmaco (ECHA) ha lanciato una proposta di restrizione di 10.000 composti

classificati come PFAS, la più ampia mai formulata. E anche in Italia si stanno prendendo provvedimenti sul controllo delle acque potabili. I PRIMI DUBBI Negli anni Trenta vennero sintetizzate le prime forme di PFAS, che per le loro proprietà uniche attirarono subito l’attenzione degli scienziati coinvolti nel Progetto Manhattan. Furono così condotte molte ricerche e negli anni Cinquanta questi composti iniziarono a essere usati per produrre diversi oggetti. Nel 2007 emersero però i primi dubbi sul loro impatto ambientale, quando i risultati dello studio europeo Perforce evidenziarono che il PFOA, un tipo di PFAS, era la

A febbraio 2023 l’Agenzia europea per il farmaco ha proposto di restringere l’utilizzo di 10.000 tipi di PFAS

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INQUINAMENTO PFAS

sostanza prevalente nelle acque fluviali. Qualche anno dopo, nel 2013, anche il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e il Ministero dell’ambiente monitorarono le acque dei fiumi, rilevando elevate concentrazioni di PFAS nei principali bacini fluviali italiani. “Solo quando è stato evidente che si trattava di un’emergenza per l’inquinamento ambientale, si è iniziato a indagare l’effetto di questi inquinanti sugli esseri umani” spiega Carlo Foresta, andrologo e professore all’Università di Padova, che da tempo studia gli effetti dei PFAS sul sistema endocrino-riproduttivo e sulla salute umana. “I risultati di queste ricerche stanno arrivando solo di recente, perché

le indagini hanno richiesto diversi anni per essere portate a termine.” I POSSIBILI EFFETTI Al momento sappiamo che i potenziali effetti degli inquinanti eterni sulla salute sono diversissimi tra loro e dipendono anche dai livelli di esposizione di ciascun individuo: “Diversi studi epidemiologici mostrano che i PFAS possono essere associati a manifestazioni cliniche come nascite precoci, endometriosi, infertilità maschile e femminile, ipercolesterolemia e diabete, osteoporosi e forse anche allo sviluppo di tumori”. Carlo Foresta sottolinea però che, per quanto riguarda il meccani-

I potenziali effetti degli inquinanti eterni sulla salute sono diversissimi tra loro e dipendono anche dai livelli di esposizione

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smo di cancerogenesi, il ruolo dei PFAS non è del tutto chiaro. “Proprio per via di questi risultati, tutte le istituzioni di tipo sanitario e ambientale concordano sulla necessità di approfondire la questione.” Nella valutazione del rischio oncologico e di altre patologie, la comunità scientifica sta facendo la propria parte: “Stiamo cercando di ampliare le ricerche sugli effetti dei PFAS sulla salute umana, per ottenere dati sempre più robusti per quanto riguarda le popolazioni sia ad alta, sia a bassa esposizione”. MONITORARE E LIMITARE Nel frattempo, è comunque importante limitarne la diffusione nell’ambiente, così da ridurre l’esposizione umana. Per esempio, in Veneto, sono stati

impiantati dei filtri al carbonio attivo per trattare l’acqua dei pozzi, ma oltre a questo “è necessario monitorare in modo costante e rigoroso la qualità delle nostre acque e i rischi per la salute. A tale scopo anche l’inquinamento da parte delle industrie dovrebbe essere limitato e controllato” ricorda Carlo Foresta. In genere le zone più inquinate dai PFAS, come Veneto e Piemonte in Italia, si trovano in prossimità di fabbriche che producono o utilizzano questi composti. Ecco perché le industrie dovrebbero ricoprire un ruolo di primo piano nel processo di eliminazione e sostituzione degli inquinanti eterni. Ogni fase del processo industriale può infatti provocare una dispersione incontrollata di PFAS nell’am-


biente, dall’estrazione del materiale grezzo allo smaltimento dei rifiuti. TROPPI E DIVERSI Il problema nel regolamentare gli inquinanti eterni è che sono troppi e diversi tra loro, tanto che la definizione stessa di PFAS non ha ancora una formulazione univoca. Ciò rende difficile stabilire quali sono i composti che rientrano in questa categoria, e quindi necessitano di essere regolati, e quali no. Inoltre, differenze anche minime nella loro struttura possono cambiarne drasticamente le proprietà e la persistenza nell’ambiente. Una volta individuati parametri condivisi per definirli ed eliminarli, si dovrà capire come sostituirli. Per accelerare questo proces-

so, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha creato un portale per lo scambio di informazione sulla ricerca e lo sviluppo di composti alternativi. CAMBIANO LE REGOLE Nonostante la complessità della questione, come anticipato in apertura di articolo, l’ECHA ha di recente proposto di bloccare del tutto la produzione di migliaia di inquinanti eterni, proseguendola in forma limitata solo per alcune specifiche e limitate sostanze. Se questa proposta sarà accettata, le deroghe saranno attuate nei tempi indicati e le industrie collaboreranno, si potrebbero ridurre le emissioni di PFAS fino al 95 per cento. Sarebbe un risultato importante che potrebbe abbattere in modo significativo i rischi per la

Una nuova disposizione entrata in massimi di PFAS, e salute e l’ambiente vigore a marzo ha chiarito quando e determinare una 2023 in Italia e come eseguire le spinta significativa attività di monitoper lo sviluppo di ha aggiornato materiali alternati- diversi parametri raggio e filtraggio e le sanzioni previvi. Contribuirebbe inoltre a mantene- di qualità per le ste per il mancato rispetto delle norre il livello massi- acque potabili, mative. mo di esposizione Di fronte alsettimanale indi- facendo anche le difficoltà poste viduale ai PFAS di riferimento ai da composti vari 4,4 ng/kg, definito e numerosi come nel 2020 dall’EFSA, livelli massimi i PFAS, sono quinl’Autorità europea di PFAS per la sicurezza alimentare. Oltre a bloccare e regolamentare la produzione è però anche necessario controllare i livelli attuali di questi contaminanti. In questa direzione va la nuova disposizione entrata in vigore a marzo 2023 in Italia, che ha aggiornato diversi parametri di qualità per le acque potabili, facendo anche riferimento ai livelli

di già stati presi diversi provvedimenti per incrementare la regolamentazione e il controllo e velocizzare la ricerca di alternative. In parallelo, però, sembra stia aumentando anche la consapevolezza che un problema così complesso possa essere superato soltanto informando i cittadini e coordinando l’attività di istituzioni e aziende.

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NOTIZIE FLASH

...dal Mondo Glioblastoma: una strategia per rendere più efficace l’immunoterapia NATURE MEDICINE

U

n gruppo di ricercatori dell’MD Anderson Cancer Center di Houston e dell’Università di Toronto ha provato ad abbinare all’immunoterapia un virus ingegnerizzato rilasciato direttamente nel tessuto tumorale, in modo da stanare le forme ricorrenti di glioblastoma, il tumore cere-

brale più diffuso e aggressivo. Un approccio sicuro e che inizia a mostrare la propria efficacia, come dimostrato dai risultati pubblicati su Nature Medicine. Una risposta significativa è stata registrata in poco più del 10,4 per cento dei pazienti trattati, ma, rispetto a coloro che hanno ricevuto la terapia standard (20 per cento), più del doppio dei pazienti (il 52,7 per cento) era vivo a un anno dall’inizio delle cure. Oltre a uccidere direttamente le cellule tumorali, il virus si è rivelato in grado di attivare il sistema immunitario innato per aumentare la sensibilità della malattia all’immunoterapia con pembrolizumab. Un approccio che, se validato in un prossimo studio di fase 3, potrebbe migliorare la sopravvivenza almeno in determinati sottogruppi di pazienti affetti dalla malattia.

Un virus ingegnerizzato per uccidere le cellule tumorali

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Tumore del retto avanzato: fare a meno della radioterapia è possibile

NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE

L

a radioterapia prima dell’intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore del retto (localmente avanzato) non è sempre necessaria. Lo dimostra uno studio statunitense, che ha visto coinvolti quasi 1.200 pazienti, mirato a ridurre l’impatto delle cure utilizzando il minimo trattamento efficace. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, evidenziano che la sola risposta alla chemioterapia (già parte del protocollo neoadiuvante) garantisce una sopravvivenza globale all’incirca del 90 per cento (a cinque anni dalla diagnosi). Inoltre, meno di 2 pazienti su 100 hanno sviluppato recidiva. Risultati che sono destinati a cambiare la pratica clinica, portando i pazienti che rispondono alla chemio a poter fare a meno della radioterapia e dei suoi possibili effetti collaterali (disfunzioni sessuali, menopausa anticipata, possibili lesioni gastrointestinali e diarrea cronica).


Chirurgia Una speranza in più per alcuni del pancreas: attenzione pazienti operabili con ai batteri un tumore del polmone NEW ENGLAND JOURNAL OF MEDICINE

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simertinib è un inibitore delle tirosin-chinasi che agisce a livello del gene Egfr ed è già impiegato nella terapia del tumore al polmone non a piccole cellule inoperabile. Secondo lo studio Adaura, pubblicato sul New England Journal of Medicine, il farmaco sarebbe efficace anche se somministrato ai pazienti con una malattia localizzata (stadi IB, II e IIIA) dopo l’intervento. Mediamente, la quota di pazienti affetti da questa forma di

cancro che risulta viva a cinque anni dalla diagnosi oscilla (dopo l’intervento e la chemioterapia) tra il 41 (stadio IIIA) e il 73 (IB) per cento. Il trattamento con osimertinib (80 milligrammi al giorno) ha fatto crescere questo dato fino all’88 per cento (nella popolazione complessiva) dopo tre anni di cure. Grazie alla maggiore efficacia di osimertinib rispetto alla chemioterapia nel prevenire la formazione di recidive o di metastasi a distanza, è stato registrato un rischio di morte inferiore del 51 per cento nel gruppo protagonista della sperimentazione.

In questi pazienti, è stato registrato un rischio di morte inferiore del 51 per cento

DIGESTIVE AND LIVER DISEASE

O

ltre che dalla complessità dell’intervento, le insidie per i pazienti operati per l’asportazione di un tumore al pancreas derivano dai batteri. Questi microrganismi potrebbero infatti colonizzare le vie biliari e provocare un’infezione resistente alla terapia antibiotica. A dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori italiani, in uno studio pubblicato sulla rivista Digestive and Liver Disease. Secondo i risultati dell’indagine, l’infezione batterica è un’eventualità che si registra in quasi 1 paziente su 2 tra coloro che vengono operati al pancreas. Sebbene la rimozione del tumore costituisca il primo passo per provare a curare una malattia molto spesso ancora mortale, fare attenzione alle infezioni è altrettanto importante. L’efficacia ridotta che oggi si registra anche per gli antibiotici di ultima generazione rischia di rendere vano il miglior risultato ottenuto in sala operatoria.


I TRAGUARDI DEI NOSTRI

... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori

Una nuova possibile terapia per i bambini con neuroblastoma Un inedito trattamento con cellule CAR-T ha portato a risultati promettenti per la cura dei casi più gravi di neuroblastoma, il più frequente tumore pediatrico

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“F

inalmente abbiamo un’arma terapeutica in più per il trattamento dei bambini con diagnosi di neuroblastoma” afferma Franco Locatelli, che ha guidato lo studio condotto all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per lo sviluppo di una nuova terapia con cellule CAR-T. Il trattamento è stato sperimentato in 27 bambini e giovani dagli 1 ai 25 anni con forme gravi di neuroblastoma, resistenti alle cure tradizionali o dopo ricadute, ottenendo una risposta nel 60 per cento dei casi. “È la prima volta a livello internazionale che uno studio sulle CAR-T contro i tumori solidi raggiunge risultati così incoraggianti su una casistica tanto ampia” ha commentato Locatelli. I risultati della ricerca, effettuata anche grazie al sostegno di AIRC, sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, segnando il punto di arrivo di un lungo lavoro iniziato 9 anni fa. Il neuroblastoma è il tumore solido più frequente nei bambini dalla nascita ai 5 anni. Origina dai neuroblasti, cellule del sistema nervoso, ma può manifestarsi in altre parti del corpo, come nelle ghiandole surrenali. In genere la malattia è molto difficile da curare, specialmente nelle forme ad alto rischio di ricaduta o metastatiche. Nei casi resistenti alle terapie convenzionali e con ricadute, proprio Franco Locatelli come i pazienha guidato lo studio ti dello studio, condotto all’Ospedale Bambino Gesù di Roma le probabilità


Farmaci sulle spalle del virus della pianta di pomodoro Se ingegnerizzato nel modo giusto, il virus della pianta di pomodoro può trasportare la doxorubicina, un comune chemioterapico, nella sede tumorale. Un nuovo studio, coordinato da Chiara Lico e Mariateresa Mancuso e supportato da AIRC, ha indagato una nuova strategia per veicolare la terapia in un tipo particolare di tumore al cervello, il medulloblastoma con la mutazione del gene SHH. In natura il virus della pianta di pomodoro provoca problemi nella crescita delle piante, ne blocca la produzione di frutta e causa la comparsa

di macchie sulle foglie. In laboratorio, però, sembra possa aiutare a curare i tumori. Il virus è stato prima modificato dai ricercatori per essere capace di riconoscere in modo specifico le cellule tumorali. Quindi è stato inserito in modelli animali di medulloblastoma con mutazione SHH, ed è riuscito così a raggiungere il tumore e trasportare il farmaco. In futuro nuovi studi dovranno ottimizzare il sistema e soprattutto validarlo negli esseri umani.

Il gioco si fa complesso? Ci pensa l’intelligenza artificiale Un nuovo sistema di intelligenza artificiale potrebbe aiutare a comprendere se le pazienti con tumore ovarico svilupperanno tossicità a un determinato trattamento. È il risultato di uno studio, guidato da Giuseppe Toffoli e sostenuto da AIRC, che ha osservato la relazione tra le variazioni di una sessantina di geni e la tossicità a diverse terapie per il carcinoma all’ovaio, come il bevacizumab e il carboplatino. Grazie a un sistema di ma-

di sopravvivenza raramente superano il 5-10 per cento. L’obiettivo di questo progetto era quindi “verificare se la terapia con le cellule CAR-T potesse cambiare la storia naturale della malattia dei 27 bambini e ragazzi coinvolti nello studio” afferma Locatelli. Il trattamento con le CAR-T consiste nel prelevare dai pazienti i linfociti T, cellule del sistema immunitario, modificarle geneticamente affinché siano in grado di riconoscere le cellule tumorali e reinfonderle nei pazienti. Le CAR-T possono così riconoscere il tumore e colpirlo in modo selettivo. La novità in questo caso è che nel processo di modificazione genetica sono stati aggiunti sia un cosiddetto dominio costimolatorio, in grado di aumentare l’efficacia della terapia, sia un gene “suicida” come misura di sicurezza. Questo gene si attiva solo nel momento in cui il linfocita si comporta in modo indesiderato e incontrollato, e porta alla sua distruzione. Il sistema ha superato la prima fase di sperimentazione, dove sono state valutate la sicurezza e la tollerabilità

chine learning, è stato possibile confrontare questa moltitudine di dati e individuare le mutazioni genetiche cruciali per ogni tossicità ai trattamenti. Quando sistemi come questi saranno implementati e validati, forse con un semplice sequenziamento del DNA si potrà individuare in anticipo la terapia più adatta alla paziente, riducendo gli effetti collaterali.

del trattamento, senza che fossero rilevati effetti collaterali; e la seconda, in cui si sono osservate l’efficacia e la permanenza nell’organismo dei linfociti modificati. I risultati hanno dimostrato che con questa terapia il 60 per cento dei pazienti era vivo dopo tre anni e il 36 per cento senza traccia della malattia. In 8 pazienti si è osservata una remissione completa del tumore. “Oggi restituiamo alla collettività un concreto esempio dell’impatto che la ricerca scientifica d’eccellenza ha sulla cura dei pazienti pediatrici oncologici” sostiene Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione AIRC. Perché questa cura sia accessibile alla maggior parte dei pazienti con neuroblastoma, bisognerà confermare questi risultati in casistiche più ampie e valutare i suoi effetti anche in pazienti ad alto rischio o in quelli in cui non ha funzionato la prima linea di terapia. I dati raccolti con questo studio potranno contribuire anche a comprendere come utilizzare il trattamento con cellule CAR-T in altri tipi di tumori solidi.

I risultati dello studio dovranno essere confermati in casistiche più ampie, ma i dati raccolti potranno contribuire anche a comprendere come utilizzare la terapie con cellule CAR-T in altri tipi di tumori solidi OTTOBRE 2023 | FONDAMENTALE | 19


TESTIMONIANZE Grandi donazioni

L’insegnamento più prezioso Adriano è mancato a soli 42 anni dopo una vita spesa ad aiutare gli altri. I suoi genitori, Silvano e Franca, hanno deciso di raccoglierne l’eredità e seguirne l’esempio sostenendo la ricerca sul cancro

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a cura della REDAZIONE on si supera mai la morte di un figlio. Il massimo che si possa fare è imparare a convivere con il dolore e l’assenza. Silvano e Franca cercano di farlo ogni giorno, da quando, a maggio 2020, hanno perso Adriano, che allora aveva solo 42 anni. Hanno però deciso di dare un senso al dolore, raccogliendo il testimone che ha lasciato e coltivando il suo insegnamento più prezioso: donare e donarsi. “Sopravvivere a un figlio è un supplizio” dice papà Silvano ricordando Adriano. “Aveva un dono: era sempre presente ai bisogni degli altri e cercava di aiutarli. Prestava servizio volontario sulle ambulanze, donava il sangue; ogni volta che c’era qualcuno da aiutare per lui era un piacere farlo.” Una vita spesa per gli altri, con la passione per i viaggi, la bici e l’amore per la campagna, dove i genitori ancora oggi vivono. “Era perito elettrotecnico; lavorava tutto il giorno, ma quando arrivava qua non perdeva occasione per dare una mano. Aveva un legame profondo con la terra, al punto che spesso lo vedevamo andare in giro scalzo per i campi o fotografare i fiori e le piante” continua Silvano.

“Quando in una famiglia succede una cosa del genere si capisce quanto è importante la ricerca. Con il nostro contributo cerchiamo di fare in modo che in futuro sempre meno persone possano soffrire per questo male”

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e desideri partecipare alla lotta in prima linea contro il cancro, puoi scegliere anche tu, come Silvano e Franca, di sostenere il programma Start-Up. Con una donazione di 5.000 euro contribuirai in modo importante a far rientrare in Italia i più brillanti tra i nostri giovani ricercatori e, se lo vorrai, potrai legare la tua donazione al nome di una persona cara.

Per ricevere maggiori dettagli contatta Eleonora Bahadour dell’ufficio Grandi Donatori. Telefono diretto: 02 7797 318 - eleonora.bahadour@airc.it

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Il ricordo di Adriano illumina la famiglia, nonostante l’assenza sia insopportabile, dice Silvano. “Non ci è rimasto più niente adesso. Cerchiamo di andare avanti e anche lavorare è diventato solo una maniera per distrarsi.” Nonostante ciò, Silvano e Franca hanno cercato di trarre qualcosa di positivo dalla loro esperienza. “Poco dopo essersi ammalato, Adriano ha capito che non ce l’avrebbe fatta: la malattia era in uno stadio troppo avanzato. Col passare del tempo ha scritto una lettera in cui ci affidava i soldi che aveva messo da parte negli anni, chiedendoci, se non ne avessimo avuto bisogno noi, di destinarli a Fondazione AIRC e alla ricerca sul cancro” racconta Silvano. “Ci ha scritto che se con questo contributo avesse potuto salvare anche solo una persona per lui sarebbe stato già un gran risultato.” I genitori non esitano ad assecondare le volontà del figlio e le risorse donate da Adriano stanno ora sostenendo il programma Start-Up, attraverso cui AIRC consente a giovani ricercatori che si sono distinti all’estero di rientrare in Italia e aprire un proprio laboratorio. Silvano e Franca, però, hanno fatto un passo in più, disponendo una nuova donazione personale che seguirà la stessa destinazione di quella del figlio. “Quando in una famiglia succede una cosa del genere si capisce quanto è importante la ricerca” dice Silvano. “Con il nostro contributo cerchiamo di fare in modo che in futuro sempre meno persone possano soffrire per questo male. Prima non lo facevamo; è un qualcosa che ci ha insegnato lui, Adriano.”


NEL MONDO Global Breast Cancer Initiative

Tumore al seno, è ora di portare i progressi nella cura in tutto il mondo L’OMS, con la Global Breast Cancer Initiative, punta a ridurre la mortalità globale del 2,5 per cento all’anno e salvare due milioni e mezzo di vite nei prossimi 20 anni

U

a cura di ANTONINO MICHIENZI na donna che riceve una diagnosi di cancro al seno, se risiede in un Paese ad alto reddito come l’Italia, ha in media più del 90 per cento di probabilità di essere viva dopo cinque anni dalla scoperta della malattia. Per una donna che si trova in India, invece, le probabilità scendono al 66 per cento, e, se vive in Sudafrica, si abbassano ulteriormente, fino al 40 per cento. Esiste, infine, una fetta enorme di donne che vivono in Paesi a bassissimo reddito per le quali è anche difficile stimare quali siano le possibilità di sopravvivere a una diagnosi di cancro al seno. È in questi numeri, forniti di recente dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che si nasconde una delle

2.500.000 vite da salvare nei prossimi

20 anni

sfide poste dalla lotta al cancro al seno: fare in modo che gli enormi progressi degli ultimi decenni nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nel trattamento di questa neoplasia non restino appannaggio solo delle donne che vivono in Paesi ricchi, ma raggiungano tutte le donne in ogni parte del mondo. Con questo obiettivo, l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato due anni fa un programma che punta a ridurre la mortalità per cancro al seno del 2,5 per cento all’anno, e che

nei prossimi 20 anni potrebbe salvare due milioni e mezzo di vite. Il programma, denominato Global Breast Cancer Initiative, nei mesi scorsi è stato rafforzato e sono stati resi disponibili i documenti operativi che dovrebbero fornire a ogni Paese i mezzi per perseguire questi obiettivi. OTTOBRE 2023 | FONDAMENTALE | 21


NEL MONDO Global Breast Cancer Initiative

CASI DI TUMORE AL SENO CASI DI TUMORE AL POLMONE

Il tumore più diffuso

CASI DI TUMORE AL COLONRETTO

1,9 milioni

2,2 milioni

2,3 milioni

Casi annuali di cancro nel mondo

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Il cancro al seno è in assoluto il tumore più frequente al mondo. Secondo l’International Agency for Research on Cancer (IARC), nel 2020 sono state 2,3 milioni le diagnosi di questa neoplasia a livello globale, l’11,7 per cento di tutte le diagnosi di tumore. Seguono, in questa classifica, il cancro del polmone (2,2 milioni di diagnosi annue, pari all’11,4 per cento del totale) e quello del colon retto (1,9 milioni; il 10 per cento). Il tumore al seno è la principale causa di morte oncologica per le donne: 685.000 decessi a livello globale, pari a quasi il 7 per cento di tutte le morti per cancro. A fianco di questi aspetti drammatici ci sono anche dei numeri positivi: nel mondo vivono oggi quasi 8 milioni di donne a cui è stato diagnosticato un cancro al seno nei cinque anni passati, a dimostrazione dei progressi nel trattamento di questa neoplasia, progressi che possono essere quantificati in una riduzione della mortalità del 40 per cento nel periodo compreso tra il 1990 e il 2020.

Progressi, ma non per tutti

Se questo è il quadro generale, tuttavia, analizzando i dettagli le cose cambiano. È vero, infatti, che le probabilità di superare la malattia – o convivere con essa molto a lungo – negli ultimi anni sono molto aumentate. Questo traguardo, però, è raggiungibile soprattutto per le donne che vivono nei Paesi ricchi, mentre in quelli a medio e basso reddito il cancro al seno resta un big killer. In queste aree del pianeta, sottolinea l’OMS, “oltre il 70 per cento dei decessi per cancro al seno sono prematuri e si verificano in donne di età inferiore ai 70 anni”. La situazione è ancora peggiore nell’Africa sub-sahariana, dove “la metà di tutti i decessi per cancro al seno si verifica in persone di età inferiore ai

50 anni e, per ogni 100 decessi per cancro al seno in questa fascia di età, 210 bambini diventano orfani di madre”. Il problema dei bambini orfani di madre a causa del cancro è di grandi proporzioni. Uno studio del 2020 dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro stimava che in quell’anno quasi un milione di bambini fossero rimasti orfani a causa del cancro. In particolare, il 25 per cento ha perso la madre per via di un tumore al seno. “Questi bambini pagano svantaggi sanitari ed educativi per tutta la vita” spiega l’OMS. In questo modo il cancro al seno, da problema di salute, si trasforma in un dramma sociale che ha un impatto per generazioni. “Le donne svolgono ruoli centrali nella società; proteggerle dal cancro al seno significa proteggere anche le loro famiglie, le comunità e l’economia nel suo complesso” sottolinea l’organizzazione internazionale. Come se non bastasse, la situazione è destinata a peggiorare. Secondo l’OMS, infatti, senza interventi correttivi nel 2030 si potrebbero registrare 2,74 milioni di nuovi casi di cancro al seno e 857.000 decessi all’anno, per arrivare poi nel 2040 a 3,19 milioni di casi e 1,04 milioni di decessi. Il peso di questi aumenti si concentrerà per la maggior parte sui Paesi meno sviluppati. In particolare, tra il 2020 e il 2024 nei Paesi a basso reddito i nuovi casi di cancro al seno sono destinati ad aumentare del 97,2 per cento, in quelli a medio reddito del 59,6 per cento, in quelli ad alto reddito del 30,8 per cento, in quelli ad altissimo reddito del 15,8 per cento. Di pari passo, ci si aspetta che aumenteranno i decessi: rispettivamente, del 98,9, del 69,2, del 53,6 e del 30 per cento.

Dalla consapevolezza alla cura

“I Paesi con sistemi sanitari più deboli sono meno in grado di gestire il crescente peso del cancro al seno” ma


“I paesi con sistemi sanitari più deboli sono meno in grado di gestire il crescente peso del cancro al seno, ma abbiamo gli strumenti e il know-how per prevenire molti di questi tumori e salvare vite umane” “abbiamo gli strumenti e il know-how per prevenire questa patologia e salvare vite umane” ha dichiarato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. La Global Breast Cancer Initiative, per colmare le disuguaglianze nella lotta al cancro al seno, punta su tre obiettivi, riassunti in altrettante cifre: 60-60-80. Innanzitutto, bisogna far sì che almeno il 60 per cento dei tumori al seno venga diagnosticato precocemente, in fase I o II, quando il trattamento è “più efficace, meglio tollerato e meno costoso”. Per raggiungere questo obiettivo, il primo passo è creare una maggiore consapevolezza sulle caratteristiche e sui sintomi del cancro al seno, che spesso è insufficiente. Scarse anche le conoscenze sui fattori di rischio (per esempio il consumo di alcol) e su quelli che possono proteggere dalla neoplasia (come l’allattamento al seno). In alcune aree del mondo, inoltre, è ancora forte lo stigma associato alla salute del seno. Tutto ciò può portare a un grave ritardo diagnostico. Per il momento, secon-

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do l’OMS, è invece poco realistico impostare su scala globale programmi di screening, giacché richiedono una complessa organizzazione. Il secondo obiettivo è mettere la paziente nelle condizioni di giungere a una diagnosi certa entro 60 giorni da quando si è rivolta per la prima volta al medico. “Sebbene i tumori al seno non evolvano rapidamente in pochi giorni o settimane, i tassi di sopravvivenza per questo cancro iniziano ad abbassarsi quando il trattamento parte più di tre mesi dopo il primo sospetto diagnostico. A oggi, però, in alcuni contesti e tra alcune popolazioni vulnerabili può passare più di un anno prima che le pazienti comincino le terapie” spiega l’OMS. A questo scopo è fondamentale la formazione degli operatori sanitari di base, ma anche la disponibilità di apparecchiature e strutture adeguate per la diagnosi e la loro adeguata distribuzione sul territorio. Infine, il terzo obiettivo è fare in modo che almeno l’80 per cento delle donne completi il trattamento. A tale scopo è essenziale una gestione ot-

Gli obiettivi dell’OMS 60%

di diagnosi precoci dei tumori mammari

2

60

giorni da quando ci si è rivolti al medico alla diagnosi certa

timale del percorso terapeutico, organizzando l’assistenza in strutture a complessità crescente che possano fornire, per ogni necessità terapeutica, cure di qualità adeguata. Di certo non è una sfida semplice. Tuttavia, “stiamo prendendo slancio” ha detto Ghebreyesus. “Applicando un approccio graduale e con risorse adeguate possiamo migliorare la salute e il benessere di donne, famiglie e comunità per le generazioni a venire.”

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80%

delle pazienti che concludono il trattamento OTTOBRE 2023 | FONDAMENTALE | 23


IFOM – ISTITUTO FONDAZIONE DI ONCOLOGIA MOLECOLARE ETS Collaborazioni

IFOM, AIRC e UniMi: formare insieme i medici-ricercatori di domani Il programma Physician Scientist consentirà a specializzandi in oncologia medica e anatomia patologica di avviare un percorso di ricerca in IFOM

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L’ISTITUTO

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a cura della REDAZIONE edici vocati alla ricerca; ma anche, più semplicemente, medici che, pur svolgendo la comune attività clinica, abbiano una comprensione profonda dei meccanismi della ricerca biomedica, così da poter offrire le cure più innovative ed efficaci ai pazienti, ma anche contribuire ai progressi della scienza per assicurare un futuro migliore ai malati. Sono queste le figure che potranno emergere dal programma Physician Scientist, avviato da Fondazione AIRC, IFOM e Università degli studi di Milano. L'obiettivo è consentire a giovani medici in formazione specialistica o già specializzati in oncologia medica o anatomia patologica di avviare un percorso di studio all’interno di un istituto prestigioso come IFOM, al fine di coniugare le conoscenze cliniche con quelle proprie di un ricercatore, e diventare un “physician scientist”. "Nel contesto attuale, gli studenti di medicina e gli specializzandi hanno poche opportunità di avvicinarsi alla ricerca" spiega il direttore scientifico di IFOM Alberto Bardelli. "Gli ostacoli maggiori sono i percorsi universitari orientati a un approccio applicativo, la distanza tra le strutture di formazione e quelle di ricerca e la carenza di medici, che avvicina molti giovani specializzandi al mondo del lavoro già durante la specializzazione." Non si tratta però di una tendenza solo italiana: "Per diverse ragioni, da qualche anno in quasi tutto il mondo si assiste a un calo dei 'physicianscientist'. È un fenomeno che

COS’È IFOM desta preoccupazione ed è stato più volte segnalato da riviste scientifiche di grande impatto" spiega Gianluca Vago, direttore del Dipartimento di oncologia ed emato-oncologia dell’Università degli studi di Milano. Vago, da rettore dell’ateneo, negli anni passati si è speso per avviare percorsi di avvicinamento alla ricerca rivolti agli studenti di medicina. Ora il programma Physician Scientist punta a formalizzare e rendere attrattivi questi percorsi. È diretto inizialmente agli specializzandi in oncologia medica e anatomia patologica e permetterà loro di frequentare un corso di dottorato in IFOM, già a partire dall’ultimo anno di specialità. I dottorandi, sulla base delle proprie preferenze e delle indicazioni del tutor in università, potranno frequentare il gruppo di IFOM che ritengono più affine ai propri interessi. Inoltre, potranno mantenere una connessione con il centro di provenienza, che avranno la possibilità di frequentare per almeno un giorno alla settimana per svolgere attività clinica. "Siamo grati a Università degli studi di Milano per avere accolto il progetto con entusiasmo e lungimiranza" aggiunge Bardelli. Gianluca Mauri è un antesignano del programma Physician Scientist. Oggi ha 33 anni. "Quasi tre anni fa stavo per finire la specializzazione in oncologia ed ero interessato ad approfondire anche l’ambito della ricerca preclinica e traslazionale, oltre che clinica" racconta. Decide dunque di iniziare un dottorato di ricerca (PhD) in concomitanza con l’ultimo anno di specializzazione, svolgendo l’attivi-

tà di ricerca presso IFOM. Oggi continua i suoi studi nell’istituto di ricerca, ma ha tenuto aperto il rapporto con la clinica: "Sono in IFOM tutti i giorni, ma un pomeriggio alla settimana proseguo l’attività clinica all’ambulatorio dei tumori del tratto gastroenterico dell’Ospedale Niguarda di Milano" dice Mauri, che immagina per il suo futuro "un ritorno alla clinica, ma con una forte vocazione alla ricerca". "I medici-ricercatori sono ormai fondamentali, soprattutto se si vuole fare medicina di precisione" dice Silvia Marsoni, Principal Investigator presso l’Unità di oncologia di precisione di IFOM. "Dal mio punto di vista è una grande opportunità. Sicuramente per i giovani, che potranno acquisire conoscenze, mentalità e strumenti della ricerca, ma anche per l’istituto, che potrà trarre giovamento dal confronto con persone che hanno un approccio diverso." L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo anche dai due direttori delle Scuole di specializzazione in oncologia medica e anatomia patologica dell’Università degli studi di Milano, Salvatore Siena e Giancarlo Pruneri. "Finalmente si istituzionalizza il difficile percorso di una persona che vuole fare il medico da scienziato o lo scienziato da medico" dice Siena. “È una grandissima opportunità, perché il percorso viene svolto in un istituto in cui si fa ricerca di altissimo livello e allo stes-

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FOM, Istituto fondazione di oncologia molecolare, è un centro di ricerca di eccellenza internazionale dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare, nell’ottica di un rapido trasferimento dei risultati scientifici dal laboratorio alla cura del paziente. Fondato nel 1998 a Milano da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, che da allora ne sostiene lo sviluppo, IFOM oggi può contare su 269 ricercatori di 25 diverse nazionalità, e si pone l’obiettivo di conoscere sempre meglio il cancro per poterlo rendere sempre più curabile.

so tempo si diventa PhD (cioè dottori di ricerca), ottenendo un riconoscimento formale. In questo modo poi si può iniziare con un anno di anticipo il dottorato” conclude Siena. Dello stesso avviso Giancarlo Pruneri, che rappresenta una disciplina in grande fermento: "In anatomia patologica rispetto al passato si usano ora molte tecnologie di biologia molecolare. È una disciplina sempre più vicina alla ricerca e all’innovazione tecnologica" spiega. "Formare giovani patologi in un centro come IFOM e all’interno di un progetto condiviso tra laboratorio di ricerca e istituzione di provenienza è per me un traguardo molto importante."

Il programma Physician Scientist punta a rendere attrattivi i percorsi di avvicinamento alla ricerca per gli studenti di medicina

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IL CALENDARIO DEI GIORNI DELLA RICERCA Fine ottobre

GIORNI DELLA RICERCA Testimonianze

Cerimonia al Quirinale

5-12 novembre RAI per AIRC

8, 9 e 10 novembre

AIRC nelle scuole

11 novembre

Cioccolatini della Ricerca

10, 11, 12 e 17 novembre Un Gol per la Ricerca

La ricerca cura Dal 5 al 12 novembre, i Giorni della Ricerca ci ricorderanno quanto il lavoro degli scienziati sia indispensabile per mettere a punto cure più efficaci

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a cura della REDAZIONE ornano a novembre i Giorni della Ricerca, in cui, attraverso tanti eventi sul territorio e sui media, AIRC informa il pubblico sui progressi della ricerca nella prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro. Ad aprire la campagna sarà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la tradizionale cerimonia al Quirinale. Dal 5 al 12 novembre, poi, i Giorni saranno ospiti del palinsesto televisivo e radiofonico della RAI, attraverso le storie di tanti protagonisti, per raccontarci che la ricerca cura, perché le terapie di oggi sono possibili solo grazie ad anni di lavoro da parte dei ricercatori

e, tutti insieme, con il nostro sostegno potremo costruire un domani sempre più libero dal cancro. Sarà il coinvolgente sorriso di Marta, curata per un tumore all’ovaio, l’immagine che ci accompagnerà nel corso della campagna. Al suo fianco il ricercatore AIRC Luca Boldrini. Avevamo raccontato la storia di Marta ad aprile 2022, quando aveva scelto di festeggiare il suo matrimonio scegliendo le bomboniere AIRC. Oggi, dopo le nozze con Nicola nello scorso maggio, abbiamo voluto chiederle di condividere con noi le sue emozioni prima di cominciare le cure. “La notte prima di iniziare la chemioterapia mi sentivo agitata e im-

paurita, un mix di farfalle e pugni allo stomaco come il giorno prima che iniziasse la scuola. Sono scesa dalla macchina, ho chiuso la portiera e ho visto il volto dei due uomini più importanti della mia vita, mio padre e Nicola il mio fidanzato, il mio passato e il mio futuro a sorridere e sostenermi con solo rassicurazioni non fatte di parole ma di semplici gesti, di presenza. Ed è stato lì che ho preso la consapevolezza reale che la paura può diventare coraggio. Bisogna affidarsi ai medici e alla scienza, avere sempre rispetto di chi combatte dalla stessa parte di noi pazienti, di chi ci sostiene e crede nella nostra guarigione spendendo il pro proprio tempo al servizio della ricerca. È il loro lavoro che permette oggi di anticipare il più possibile e perfezionare le diagnosi, così da darci una speranza. La ricerca cura anche le ferite più profonde”. Partecipa da protagonista ai Giorni della Ricerca, inquadra il QRCode e sostieni da subito il lavoro dei ricercatori AIRC OTTOBRE 2023 | FONDAMENTALE | 27


IN MEMORIA Luigi Chieco Bianchi

Gino Chieco Bianchi: un uomo che non si è mai risparmiato Lo scienziato pugliese, da tanti anni trasferitosi a Padova, è stato una figura di riferimento per la ricerca sul cancro in Italia. Noto a livello internazionale per i suoi studi sull’immunologia e virologia dei tumori, era stato a lungo membro del Comitato tecnico scientifico di AIRC

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FEDERICO CALIGARIS CAPPIO, direttore scientifico di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, ha voluto ricordare il contributo che Chieco Bianchi ha dato alla ricerca oncologica. l 23 giugno 2023 è mancato a Padova all’età di 90 anni Luigi Chieco Bianchi, oncologo e scienziato di fama internazionale. Nato in provincia di Bari, arrivato all’Università di Padova nel 1965 come assistente, divenne professore ordinario di oncologia sperimentale dal 1975 al 2005, e, sempre a Padova, fondò e diresse l’Istituto di oncologia coordinando anche il Centro oncologico regionale. Chieco Bianchi ha ricoperto cariche accademiche importanti, incluso il ruolo di prorettore alla ricerca dell’Università di Padova, e incarichi prestigiosi a livello nazionale e interna internazionale. È stato presidente della Società italiana di cancerologia e membro di numerosi comitati scientifici, incluso il comitato per i Fonds National de la recherche scientifique a Bruxelles. Chieco Bianchi è stato una figura molto importante per AIRC: per anni membro del Comitato tecnico scientifico nazionale, ha rivestito un ruolo chiave nel Comitato regionale Veneto. Soprattutto il suo atteggiamento gentile e discreto, la sua esperienza e saggezza ne hanno fatto per decenni un modello e un riferimento a cui chiedere suggerimenti e consigli. La sua rilevante attività scientifica, concentrata prevalentemente sull’immunologia e virologia dei tumori sperimentali e umani e sul virus HIV, lo ha portato a essere una personalità molto nota a livello internazionale, autore di importanti articoli scientifici e relatore invitato a congressi in tutto il mondo. Questo gli ha permesso di stabilire rapporti dapprima professionali e successivamente spesso di vera amicizia con alcuni dei più noti scienziati in oncologia e virologia. Numerosi tra questi si sono riuniti a Venezia nell’aprile 2023 per festeggiare il suo compleanno con il meeting “Viruses, Genes and cancer: new discoveries and future challenges”, in occasione del quale ha anche tenuto una lecture che, con il suo stile lucido e gentilmente ironico, ha ripercorso le tappe della sua carriera (e della sua vita). Il meeting, organizzato dagli allievi più vicini e dalla sua bella famiglia per festeggiare i 90 anni, racchiudeva i suoi interessi scientifici ed è stato una testimonianza della stima e dell’affetto di cui era circondato. Il motivo è molto semplice: Luigi Chieco Bianchi, Gino per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, era un uomo che non si è mai risparmiato e che, con il suo inimitabile modo di fare pacato e al contempo garbatamente determinato, si è sempre prodigato per aiutare e risolvere problemi. Molti sono stati arricchiti dalle sue idee e hanno beneficiato dalle sue attività. Nessuno lo dimenticherà.

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RACCOLTA FONDI Partner Nastro Rosa

UNA SQUADRA DI AZIENDE Teatro alla Scala, Milano

PER CURARE SEMPRE PIÙ DONNE

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a più di 30 anni The Estée Lauder Companies promuove la Breast Cancer Campaign a livello internazionale e dal 2015 ha scelto di essere main partner della campagna Nastro Rosa di AIRC, concretizzando il proprio impegno con il finanziamento di tre borse di studio triennali sul tumore al seno. Un impegno esemplare a sostegno della ricerca oncologica italiana, fatto proprio anche da altre aziende partner del Nastro Rosa AIRC, tra cui Acqua Vitasnella, ALDI, Chiquita, Coccinelle e Glade, che hanno scelto di finanziare il percorso di giovani ricercatrici e ricercatori impegnati a trovare cure sempre più efficaci per le forme più aggressive di tumore al seno. Ma le aziende partner del Nastro Rosa AIRC sostengono la campagna anche promuovendo la prevenzione e una sana cultura del be-

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nessere, tramite iniziative di raccolta fondi e comunicazione rivolte al grande pubblico. Per l’edizione 2022 della campagna Nastro Rosa, il Gruppo Estée Lauder Companies promuove una selezione di prodotti cosmetici in oltre 2.500 profumerie. Ralph Lauren, attraverso l’iniziativa Pink Pony, devolve ad AIRC una percentuale del ricavato di una serie di prodotti in rosa e invita i propri clienti a una donazione a favore di AIRC. Nel mese di ottobre, Chiquita trasforma l’emblematico Bollino Blu in un nastro rosa, ingaggiando i clienti anche attraverso ricette sane e gustose. Acqua Vitasnella torna a proporre l’ormai iconica edizione tutta in rosa delle bottiglie da 0,50L per continuare a sensibilizzare le proprie consumatrici, mentre ALDI distribuisce nei propri punti vendita una selezione di prodotti, tra cui la

I PARTNER PER LE SPILLETTE NASTRO ROSA

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Tigre (Abruzzo, Marche, Molise, nche quest’anno, FederUmbria e Lazio), nella catena di farma, federazione nazionale che rappresenta oltre negozi di arredamento e oggettistica Casa e, novità del 2023, 18.000 farmacie private convenpresso Citylife Shopping District zionate con il Servizio sanitario nazionale, ha scelto di patrocinare Milano e in numerosi punti venAIRCMax per la ricerca sul cancro è partner Factory. campagna Nastro Rosa, invitan- dita ala cura della REDAZIONE do le farmacie associate aderii celebrano nel ad2022 i ufficiale in Italia. La madrina italiana re alla distribuzione delle iconiche trent’anni della Breast Can- della Breast Cancer Campaign 2022 è spillette. cer Promuoveranno Campaign, la l’inicampa- Roberta Capua. In questi trent’anni la ricerca sul ziativa presso i rispettivi network gna internazionale contro di farmacie anche al DM Barone, il tumore seno ideata da cancro al seno in Italia ha fatto granFarmacie Apoteca Natura, da FarmaEvelyn H. Lauder, promossa The di passi avanti, tanto che la percencie italiane, Farmà Accento salute, tuale di sopravvivenza a 5 anni dalla Estée Lauder Companies e simbolegFarvima medicinali, Hippocrates giata dal nastro rosa, di cui Fondazione diagnosi delle pazienti colpite da queHolding, Safar, Sofad, Unifarco e Unifarma Distribuzione. Inoltre in numerosi esercizi commerciali sarà possibile trovare la spilletta simbolo della campagna: grazie a Magazzini Gabrielli nei supermercati e superstore a insegna Oasi e

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Un ricercatore sostenuto dai partner Nastro Rosa nelle edizioni passate

melagrana e il farro, donando ad AIRC parte del ricavato dalla vendita. Interflora rinnova il proprio impegno, dedicando ad AIRC una selezione di piante e fiori in rosa e coinvolgendo i propri fioristi nella distribuzione delle spillette nastro rosa. Tra il 4 il 23 ottobre, Coccinelle donerà ad AIRC una percentuale sul ricavato di tutti i prodotti della collezione venduti in Italia nelle proprie boutique e sul proprio e-commerce. Il brand inoltre proporrà alle clienti una selezione delle iconiche borse Arlettis con un nastro in pelle rosa, come accessorio in limited edition. PayPal, per tutto il mese di ottobre, consentirà ai clienti di donare 1 ! ad AIRC al momento del pagamento, grazie al servizio “Give at checkout”. Oltre a sostenere concretamente la ricerca sul cancro al seno, Glade sensibilizzerà i clienti sull’importanza della prevenzione, così come Veepee che, insieme ad alcuni dei brand presenti sull’e-commerce, sosterrà la ricerca e proporrà una campagna informativa. Durante il Garden Festival d’Autunno, nel corso del mese di ottobre, AICG invita i Centri giardinaggio aderenti a devolvere 1 ! ad AIRC per ogni piantina di ciclamino venduta. messaggio prevenzione staQuesto malattia è passatasulla dal 78 all’88 per e l’importanza dellaeccezionale ricerca saràche veicocento. Un risultato ha lato, dal 9 di al 16 ottobre, anche sul picpermesso salvare la vita a centinacolo a La7, partia di schermo migliaia grazie di donne, semedia si considenerche della campagna. volti di La7venracra ogni anno nel Inostro Paese conteranno le storiecirca di donne, medici gono diagnosticati 55.000 casi die ricercatori, invitando il pubblico a dotumore al seno. nare renderetutti il tumore seno semPerperrendere i tipial di cancro pre più curabile. mammario sempre più curabili abbiamo però ancora un po’ di tragitto da percorrere, quell’ultimo pezzo di naOTTOBRE 2023 | FONDAMENTALE | 29 stro ancora grigio, all’interno del simbolo del Nastro Rosa AIRC, che rappresenta il 12 per cento di donne per cui la ricerca oncologica sta ancora cer-


TESTIMONIANZE VITA DA RICERCATORE Giorgio Idee solidali Stassi

Giulia e Mattia, all’altare con le bomboniere AIRC

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a cura della REDAZIONE volte è la vita a dirti che percorso prendere.” Giulia risponde così quando le si chiede perché, insieme a Mattia, abbiano deciso di scegliere le bomboniere solidali AIRC per il loro matrimonio. Si sono sposati nel giugno del 2022, ma la loro storia è iniziata quasi 10 anni fa. Lei originaria della provincia di Varese, lui nato e cresciuto a Bergamo, ma da genitori siciliani che hanno lasciato la loro terra più di 30 anni fa per lavoro. “Il legame di Mattia con la Sicilia è forte” dice Giulia. “Ha trascorso, fin da quando era bambino, tutte le estati in Sicilia. Lì vive una parte della sua famiglia e molti dei suoi amici storici.” Così, quando due anni fa Giulia e Mattia decidono di sposarsi, sembra loro normale festeggiare due volte: “Abbiamo fatto una prima piccola cerimonia informale con gli amici più cari nei dintorni di Erba. Poi siamo partiti alla volta della Sicilia, dove abbiamo celebrato il matrimonio vero e proprio, vicino Selinunte” racconta. Ad allietare la doppia festa di matrimonio ci sono le bomboniere AIRC. “Abbiamo scelto due modelli di bomboniere: una più moderna per la prima festa insieme agli amici, e per la seconda festa coi familiari una più classica, anche per 30 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2023

Si sono sposati a giugno del 2022. “Due persone a noi care si sono ammalate, non volevamo rimanere con le mani in mano” rispecchiare le diverse anime delle due cerimonie” dice ancora Giulia. La scelta di una bomboniera solidale AIRC è arrivata per diverse ragioni. “Volevamo fare qualcosa di diverso dalla classica bomboniera ‘ricordino’, che né io né Mattia amiamo molto. Abbiamo pensato quindi di cogliere l’occasione per realizzare qualcosa di buono e che avesse un reale valore.” Nel corso della vita, Giulia ha più volte fatto regali solidali e ha partecipato a raccolte fondi in piazza, come le Arance della Salute di AIRC. In occasione della cresima, ha rinunciato ad alcuni regali per fare una donazione in favore di scuole del Centro Africa. Questa volta, però, è diverso. “Nel 2021, proprio quando Mattia mi ha fatto la proposta di matrimonio, due persone a noi molto vicine hanno rice-

vuto una diagnosi di cancro: uno è mio papà Edoardo, l’altro un amico di Mattia, che è poi diventato il suo testimone di nozze. Da qui il desiderio di fare qualcosa di concreto per non rimanere con le mani in mano e dare ancor più significato a questo evento supportando la ricerca.” Sostenere AIRC attraverso le bomboniere è sembrata così la scelta più naturale. Negli ultimi due anni, il papà di Giulia e l’amico di Mattia stanno continuando il loro percorso contro il cancro, mentre Mattia e Giulia hanno lasciato Milano per trasferirsi sul lago di Varese, dove a marzo è nato loro figlio Leonardo. “Spero siano sempre di più le persone che faranno questa scelta, per aiutare sia chi si sta curando per un tumore sia chi purtroppo si ammalerà in futuro.”

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IL MICROSCOPIO

Le parole della ricerca

FEDERICO CALIGARIS CAPPIO Direttore scientifico AIRC

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ue parole che caratterizzano la ricerca sul cancro sono complessità e competenza. Parole chiaramente risuonate nella cerimonia annuale dedicata alla nostra Fondazione in cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve a Palazzo del Quirinale i rappresentanti di AIRC, del mondo della scienza e della ricerca sul cancro e, come sempre in questa occasione, ribadisce la sua vicinanza e il suo appoggio alla ricerca scientifica e nello speci-

fico a quella oncologica. La cerimonia al Quirinale rappresenta l’inizio dei Giorni della Ricerca, che dal 1995 informano l’opinione pubblica sui progressi raggiunti dalla ricerca scientifica nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura del cancro. Come mai scegliere proprio quelle due parole per definire la ricerca oncologica? Complessità perché il cancro è il prototipo di un labirintico intrico medico-biologico. Competenza perché i problemi complessi richiedono competenze specifiche per essere affrontati in modo corretto e rigoroso. Il termine cancro comprende infatti oltre 200 tipi di tumore, con diversa storia naturale, evoluzione e risposta ai trattamenti. Avere affrontato il problema cancro attraverso la ricerca, identificando i meccanismi molecolari della crescita neoplastica, ha portato a importanti successi in un’ampia gamma di tumori: da quelli del sangue a quelli solidi, da quelli pediatrici a quelli rari. Negli ultimi anni i ricercatori sostenuti da AIRC hanno ottenuto traguardi scientifici particolarmente significativi che, in determinati tipi di tumore, hanno aperto o stanno aprendo la strada a nuovi approcci diagnostico-terapeutici (practice changing). Alcuni scienziati nello specifico hanno partecipato alla formulazione di linee guida per la diagnosi e la terapia di diversi tumori e/o alla revisione delle classificazioni internazionali di alcune ma-

lattie neoplastiche, contribuendo a migliorarne il trattamento e la prognosi. Anche la prevenzione è frutto della ricerca: basti ricordare che la mammografia, utilizzata come metodo di screening per la diagnosi precoce del cancro al seno, è stata inizialmente il risultato della ricerca in ambito radiologico. La procedura, evoluta nell’attuale mammografia digitale, è stata oggetto di un gran numero di studi clinici che hanno stabilito come sia indispensabile ai fini preventivi, avendo portato a una riduzione relativa della mortalità del cancro al seno del 20 per cento. I risultati sinora ottenuti derivano dalla competenza dei ricercatori. Il problema attuale è affrontare la complessità, in particolare per i tumori dei quali non conosciamo abbastanza i meccanismi di sviluppo e diffusione, che richiedono un impegno sempre maggiore. Come sosteneva Michele Ferrero, il grande imprenditore di Alba, il mondo ha bisogno di etica, di ricerca e di futuro. Sulla base di risultati oggettivi, AIRC crede sia la ricerca a disegnare il futuro dei pazienti con cancro e che la ricerca richieda un atteggiamento etico. Questo vuol dire lavorare al meglio delle proprie capacità, con il massimo rigore, la massima trasparenza e a beneficio dei pazienti. Un simile convincimento implica di necessità competenza, che vuol dire studio, cultura, innovazione, scambio internazionale, pilastri su cui poggia da sempre l’attività scientifica e organizzativa della nostra Fondazione: AIRC premia il merito e l’eccellenza, garantisce tempi certi e continuità dei finanziamenti e promuove collaborazioni interdisciplinari. E la competenza premiata da AIRC contribuisce ad accrescere la competitività internazionale della ricerca oncologica italiana.

Complessità e competenza sono parole fondamentali per la ricerca sul cancro

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09$&)@#%*-"(":) -"$+-$&'#-+)23,!:) con suo figlio Edoardo.

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