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FARMACI MIRATI

Pochi anni fa il primo farmaco biologico: una rivoluzione raccontata da chi, come Giuliano, l’ha sperimentata

MAMMOGRAFIA

Ancora oggi oggetto di controversie e analisi

Numero 4 - ottobre 2015 - Anno XLIII - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped.

in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

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MICRO-RNA

Un test nato in Italia potrebbe rivoluzionare la diagnosi del cancro al polmone RICERCA SUGLI ANIMALI

Perché la scienza non può ancora fare a meno di loro In questo numero

1965 - 2015

1975 - 1984

Il consolidamento

1985 - 1994

I Giorni della Ricerca

1995 - 2004

Il nuovo millennio

2005 - 2014

La medicina personalizzata

Da 50 anni con coraggio, 2005 / 2014 I traguardiilraggiunti contro cancro


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SOMMARIO

FONDAMENTALE ottobre 2015

In questo numero: ANNI DI AIRC 04 501995-2004 08 SCREENING Per le donne è tempo di decisioni informate 11 PREVENZIONE Battere sul tempo il tumore al polmone 14 RICERCA Quando il topo ti salva la vita 17 RECENSIONI L’eredità può essere flessibile PER LA RICERCA 18 PROFESSIONI I mediatori nascosti dietro il comunicato stampa 21 RUBRICHE Progressi della ricerca AIRC AIRC 22 FINANZIAMENTI Si ritrovano a Verona gli esordienti di AIRC 24 TERAPIE Anche la precisione ha i suoi effetti collaterali 26 LASCITI Dalla ricerca una gioia immensa IFOM 27 RICERCA Contro l’invecchiamento arriva il digiuno mimato 28 EVENTI I Giorni raccontano 50 anni di vita e di progressi Gli eventi della settimana PER EXPO 32 AIRC Premiate le scuole che mangiano sano COMITATI 33 SPECIALE Le iniziative dei nostri Comitati regionali 38 MICROSCOPIO Tutto l’impegno di AIRC per i giovani

FONDAMENTALE Anno XLIII - Numero 4 Ottobre 2015 - AIRC Editore

DIREZIONE E REDAZIONE: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa N.I.I.A.G. SpA Bergamo DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

04

L’arrivo del primo farmaco biologico in oncologia segna un cambiamento epocale

08

Al di là di polemiche e prese di posizione ideologiche, facciamo il punto sullo screening mammografico

18

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Professioni: il ruolo di chi racconta la ricerca degli altri

CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE Giulia Cauda, Cristina Zorzoli

I farmaci mirati: grande efficacia con qualche limite

FOTOGRAFIE Giulio Lapone (copertina e servizio a p. 5), Contrasto, Istockphoto, Piero Perfetto, Armando Rotoletti

REDAZIONE Martina Perotti, Cristina Ferrario (Agenzia Zoe) PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Agnese Codignola, Cristina Ferrario, Daniela Ovadia, Fabio Turone, Cristina Zorzoli

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


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EDITORIALE

TANTI MODI PER AIUTARE LA RICERCA. • con conto corrente postale n. 307272; • con carta di credito, telefonando al numero verde 800 350 350, in funzione tutti i giorni 24 ore su 24 o collegandosi al sito www.airc.it; • con un piccolo lascito nel suo testamento; per informazioni, www.fondazionefirc.it oppure tel. 02 794 707; • in banca: UBI - Banca Popolare di Bergamo S.p.A. IBAN: IT23 Q054 2801 602 00000000 9390 Banco Popolare IBAN: IT18 N050 3401 633 00000000 5226 Intesa Sanpaolo IBAN IT14 H030 6909 4001 00000103 528; Banca Monte dei Paschi di Siena IBAN IT87 E 01030 01656 00000 1030151; Unicredit PB S.p.A. IBAN IT96 P020 0809 4230 0000 4349176; • con un ordine di addebito automatico in banca o su carta di credito (informazioni al numero verde 800 350 350)

Pier Giuseppe Torrani Presidente AIRC

50 anni di ricerca trasparente

I

Giorni della Ricerca chiudono il cinquantenario di AIRC. È stato un anno intenso e pieno di soddisfazioni, durante il quale abbiamo deciso, come Associazione, di evitare le autocelebrazioni e puntare invece a raccontare quanto è stato fatto e le storie dei veri protagonisti: i pazienti, i medici e i ricercatori che hanno cambiato, in molti casi, il destino di questa malattia. Molto resta però da fare per migliorare ulteriormente il futuro dei pazienti e per poter applicare terapie sempre più mirate e personalizzate. In questi anni l’attività di AIRC è stata determinata da tre fattori: la consapevolezza che il cancro colpisce molte persone e ha un impatto importante sulle vite di tutti noi; la speranza di riuscire a giocare un ruolo importante nell’identificazione di una soluzione; la convinzione che la ricerca scientifica sia l’unico strumento per conoscere e battere “l’avversario”. Attorno a questi principi (sintetizzati dal messaggio che abbiamo scelto “Da 50 anni con coraggio, contro il cancro”) AIRC si è mossa cercando di offrire ai cittadini e al mondo della ricerca oncologica italiana il massimo delle garanzie circa l’utilizzo corretto delle risorse raccolte. In AIRC non ci sono mai state decisioni arbitrarie o di favore. Ogni finanziamento è improntato alla massima trasparenza, alla ricerca dei migliori progetti. Ormai riceviamo ogni anno un numero di richieste di sostegno alla ricerca che supera abbondantemente il migliaio e, per valutare i più meritevoli, AIRC si affida a una revisione tra pari (peer review) ormai rodata e diventata un esempio anche per altre istituzioni. I progetti sono valutati da una rete di oltre 600 esperti stranieri, scienziati di livello internazionale e quindi privi di potenziali conflitti di interesse. Trasparenza e correttezza rappresentano sempre un modello per l’agire laddove siano coinvolti interessi e risorse collettive.

AIRC ha ricevuto dall’Istituto italiano della donazione il marchio di eccellenza per le organizzazioni non profit che forniscono elementi di garanzia sull’assoluta trasparenza ed efficacia nella gestione dei fondi raccolti.

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50 anni di AIRC

Il nuovo millennio

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La quarta puntata della rubrica dedicata al 50° di AIRC ci immerge nel passaggio del millennio. A dare una grande svolta alla cura del cancro è l’introduzione dei farmaci mirati lanostrastoria.airc.it

L’AUMENTO DI GUARIGIONE DAI TUMORI DELLA PROSTATA E DEL SENO 91%

78%

87%

62%

1995

2014

PROSTATA

1995

PRIMA GIORNATA PER LA RICERCA SUL CANCRO ________________ L’8 novembre 1998 nasce la Giornata AIRC per informare, sensibilizzare e condividere, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica.

2014 SENO

VENTER E COLLINS ________________

VINCENZO ________________MAZZAFERRO

LETTERIO ________________

Nel febbraio 2001, i due ricercatori pubblicano la sequenza completa del genoma umano, fondamentale per studiare le modificazioni nel DNA.

Pioniere italiano del trapianto di fegato, ha appreso la tecnica nel centro d’avanguardia di Pittsburgh dove era arrivato grazie a una borsa di studio AIRC.

È stato il “paziente zero” di una nuova immunoterapia contro il melanoma. È stato seguito dall’équipe di Michele Maio a Siena.


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50 anni di AIRC La rivoluzione nelle cure

Il primo farmaco mirato che ha cambiato la medicina ________________

L’imatinib è un farmaco in grado di guarire una malattia che prima era fatale, la leucemia mieloide cronica. Un successo inatteso che ha aperto una nuova era nella ricerca e nella terapia dei tumori

a cura di FABIO TURONE e oggi le cosiddette ‘terapie mirate’ contro il cancro sono disponibili per moltissimi malati, anche in Italia, lo si deve almeno in parte all’insolita alleanza tra un ricercatore incredibilmente determinato nel voler trasferire benefici immediati dal bancone del laboratorio al letto del malato e a un suo paziente molto particolare, che pur avendo avuto una diagnosi di leucemia mieloide cronica ventitré anni fa, a tutt’oggi non ha mai passato neanche una notte in ospedale. “La diagnosi della mia leucemia mieloide cronica fu del tutto casuale” racconta Giuliano. “Avevo fatto un prelievo per controllare trigliceridi e colesterolo e, siccome ero partito poco dopo per lavoro, avevo mandato mia moglie Kristina a ritirare il referto. Le dissero che le analisi parlavano chiaro, ma che per scrupolo era opportuno ripeterle. Lei, nel frattempo, senza dirmi

S

niente per non farmi preoccupare, consultò un medico: al telefono mi disse solo che c’era stato un problema e che sarebbe stato necessario rifare il prelievo.” Era il 1992, la coppia era sposata da due anni e da un anno la famiglia era cresciuta con l’arrivo della piccola Alessandra (che oggi studia medicina): “L’impatto più duro con la notizia lo ebbe proprio mia moglie, anche perché io non avevo alcun sintomo e mi sentivo in piena salute. In parte è anche grazie a lei – italiana ma nata e cresciuta in Svezia fino a 20 anni – se ho sempre affrontato la leucemia in modo molto pragmatico, più scientifico che emozionale”. La conferma della diagnosi arrivò dagli specialisti dell’Ospedale San Gerardo di Monza, ai quali Giuliano si rivolse, vivendo a Giussano, pochi chilometri più a nord: “Fui preso in cura nel reparto di ematologia diretto da Enrico Maria Pogliani; questi mi sottopose immediatamente a un breve ciclo di chemioterapia lieve.

GIULIANO ________________ Colpito in giovane età da una forma di leucemia che all’epoca era molto difficile da curare, ha avuto la fortuna di accedere alle informazioni giuste e di conoscere chi stava sperimentando l’imatinib in Italia

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IL PIONIERE ________________ Giuliano (a destra) con Carlo Gambacorti-Passerini, il medico che ha sperimentato per primo in Italia il nuovo farmaco biologico che ha consentito ai pazienti di guarire completamente

Poi mi prescrisse iniezioni di interferone. Sono stato molto più fortunato di tanti altri, poiché a me il farmaco provocò febbre solo inizialmente: senza sintomi, e senza effetti collaterali significativi, ho continuato a non avere la percezione della gravità della mia diagnosi”. Per la maggior parte dei pazienti non era così: l’interferone era comunque gravato da tanti effetti collaterali ed era un farmaco relativamente tossico per l’organismo.

LO STAFF ________________ Carlo Gambacorti-Passerini insieme al suo gruppo presso l’Ospedale San Gerardo di Monza

Una vita normale La sua vita proseguiva senza scossoni, anche sul piano professionale: “Ho imparato a fare le iniezioni intramuscolo da solo e ho continuato la mia vita normale, che mi portava a viaggiare moltissimo: la sera, in albergo, facevo la mia iniezione di interferone – quattro alla settimana – per fortuna senza effetti collaterali se non un po’ di stanchezza. Solo a pochissimi familiari ho parlato della mia malattia”.

La consapevolezza che la terapia a base di interferone poteva al massimo controllare la progressione della malattia ma non era risolutiva spinse Giuliano a valutare, insieme agli specialisti del San Gerardo, altre strade, tra cui il trapianto di midollo, che esponeva a rischi notevoli: fu messo in lista d’attesa, ma non si trovò per lui un donatore compatibile (“fortunatamente”, sottolinea a posteriori, poiché così ha potuto accedere alle nuove terapie mirate).


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50 anni di AIRC Arriva imatinib

Perseveranza

In quel periodo Giuliano si recò anche all’Istituto nazionale tumori di Milano, dove incontrò per la prima volta Carlo Gambacorti-Passerini, che di lì a poco avrebbe cercato di far partire la sperimentazione di un nuovo farmaco molto promettente, l’imatinib (noto con il nome commerciale di Glivec) che stava seguendo fin dalle primissime fasi di sviluppo. Specializzato in oncologia a Milano dopo la laurea in medicina conseguita nel 1982, Gambacorti-Passerini aveva infatti acquisito negli Stati Uniti una visione ancora oggi poco diffusa in Italia: “Da molti anni stavo studiando in laboratorio questo nuovo preparato, perché mi ero convinto della necessità di coltivare in prima persona tutte le competenze necessarie a mettere a punto in fase preclinica e poi testare in clinica un nuovo farmaco. Volevo riuscire a ottenere risultati tangibili su un tumore”. Era del 1997 la sua prima ricerca preclinica di grande rilievo sull’imatinib: anche se pubblicata su una rivista scientifica non di primissimo piano fu ben presto segnalata all’attenzione della comunità oncologica internazionale, raccogliendo un gran numero di citazioni (a oggi sono oltre 250). Di lì a pochi anni firmava nuove ricerche originali sulle più importanti riviste mediche del mondo, da Journal of the National Cancer Institute a Blood, da Science fino a New England Journal of Medicine su cui, all’inizio del 2002, apparve lo studio multicentrico condotto insieme al pioniere delle ricerche sull’imatinib Brian Druker, dell’Oregon Health Sciences University di Portland, che sancì l’enorme efficacia del nuovo farmaco in oltre 500 malati gravi di leucemia mieloide cronica nei quali l’interferone si era dimostrato fino a quel momento inefficace.

Paradossalmente, quell’importante studio (che ha lasciato un segno profondo nella ricerca oncologica) è stato possibile solo grazie alla perseveranza di Gambacorti e in parte anche al contributo di Giuliano, che ricorda: “Il professor Gambacorti voleva avviare una sperimentazione clinica, perché il farmaco potesse essere subito disponibile anche in Italia, ma aveva difficoltà a ottenere il preparato dall’azienda. Io all’epoca lavoravo in una multinazionale farmaceutica, quindi mi offrii di scrivere lettere al quartier generale di Basilea, finché non accettarono. Io sapevo bene che non sarei stato reclutato in quella sperimentazione, riservata ai malati che non rispondevano all’interferone”. Era uno scenario paradossale, ma non inedito come spiega GambacortiPasserini: “L’azienda non era interessata a una malattia poco diffusa, anche se noi ricercatori avevamo la convinzione – poi confermata dagli studi clinici – che proprio in questa malattia si potessero ottenere i migliori risultati”. La leucemia mieloide cronica è legata a una mutazione del cromosoma Philadelphia, con la produzione di una singola proteina “sbagliata”, che costituisce il bersaglio ideale per un attacco mirato. Il meccanismo alla base della malattia era ben noto da decenni, mancava solo il farmaco specifico. “Questa terapia è diretta in maniera specifica sulla proteina che da sola determina la malattia” spiega ancora l’esperto. Grazie alla stupefacente efficacia dimostrata proprio nella leucemia mieloide cronica, l’imatinib è diventato in pochi anni uno dei farmaci più utili: oggi è impiegato anche in altre forme tumorali, ma con risultati più modesti. E ha aperto ufficialmente l’era dei farmaci mirati che oggi stanno rivoluzionando la medicina. “Spiego sempre ai miei studenti all’Univer-

IL PRIMO È AMERICANO ________________ “I miei pazienti erano persone cui era stato detto che non avevano più molto da vivere. Oggi alcuni di loro giocano con i nipotini che pensavano non avrebbero mai visto nascere”: spiegava così l’effetto dell’imatinib l’oncologo e ricercatore americano Brian Druker, tra i pionieri, insieme a Carlo Gambacorti-Passerini e John Goldman, nelle ricerche su queste nuove terapie mirate. “Quando ho iniziato a specializzarmi in oncologia negli anni ottanta, raramente si riusciva a guarire i malati e il successo consisteva nel dare loro un po’ di tempo in più. La loro vita era abbastanza disagiata. Se avevi più di 40 anni la terapia principale era l’interferone, che prolungava la vita forse per un anno in circa il 20-30 per cento dei malati, facendoli stare molto male, come con la peggiore delle influenze. L’unica altra speranza, per i pazienti più giovani, era il trapianto di midollo osseo, con una mortalità nel primo anno tra il 25 e il 50 per cento. Era sempre difficile visitare i malati di leucemia mieloide cronica perché entrambi sapevamo che l’orologio ticchettava e non c’era praticamente nulla che potessimo fare. “Oggi è cambiato tutto e l’aspettativa di vita dei malati è paragonabile a quella della popolazione generale” spiega Gambacorti-Passerini, che nel 2011, grazie a un finanziamento di AIRC, ha condotto il primo studio indipendente sull’efficacia e sugli effetti collaterali a lungo termine di imatinib, pubblicato sulla prestigiosa rivista del National Cancer Institute americano, dimostrando che l’aspettativa di vita è simile a quella della popolazione generale a fronte dei 2-3 anni nell’era pre imatinib. sità di Milano Bicocca che è importante seguire la ricerca fin dal principio e che è fondamentale perseverare, perché, per trovare un farmaco come l’imatinib, occorre essere disposti a prenderne in esame molti” dice Gambacorti-Passerini. “Anche questa vicenda mostra con chiarezza l’importanza della ricerca indipendente – come quella finanziata da AIRC sulla base di una valutazione oggettiva e trasparente delle richieste da parte di comitati di esperti – perché il suo fine principale non è vendere un farmaco ma risolvere un problema clinico”.

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SCREENING Mammografia

In questo articolo: mammografia screening cancro al seno

Per le donne è tempo di decisioni informate

tesi precostituita e incapace di fornire alle lettrici gli elementi scientifici su cui farsi davvero un’opinione.

Attenzione ai termini

Le polemiche intorno all’utilità dello screening mammografico non accennano a placarsi e nuovi studi escono praticamente ogni mese. Ogni donna dovrebbe essere informata nel dettaglio per prendere la decisione giusta e non farsi convincere da argomentazioni prive di basi scientifiche

M

a cura di DANIELA OVADIA ai come in questo preciso momento storico, lo screening mammografico, ovvero l’indicazione di sottoporsi a mammografia per ogni donna sopra i 45-50 anni (l’età dipende dalle politiche sanitarie dei diversi Paesi), è stato oggetto di polemiche. In Italia il dibattito è

aperto da molti anni, sebbene solo recentemente abbia coinvolto anche il grande pubblico e le dirette interessate. Ma le polemiche non sono un buon modo per fare chiarezza riguardo a un argomento controverso, soprattutto quando, come è accaduto da noi, in Italia, a esprimersi non sono gli esperti, ma uomini politici o personaggi famosi, ognuno sostenitore della propria

1.000 donne senza screening

Prevenire è meglio che curare: lo si dice sempre quando si parla di cancro ed è una affermazione vera. Viene quindi spontaneo chiedersi: qual è il problema? Perché un esame che permette di diagnosticare in anticipo il cancro del seno è periodicamente messo in discussione? La risposta è complessa: innanzitutto è bene chiarire che un esame come la mammografia non previene in senso stretto la malattia (cioè non protegge dal tumore) ma consente di diagnosticarla in anticipo, di affrontarla con cure meno invasive e di ridurre la mortalità. Secondo alcuni sondaggi condotti in Italia, l’uso della parola prevenzione per indicare quella che in medicina si chiama prevenzione secondaria, ma che nel linguaggio comune sarebbe la diagnosi precoce, è una delle fonti di confusione per le donne che devono decidere se e come aderire a campagne di screening. Inoltre la riduzione della mortalità

1.000 donne con screening

200 donne devono sottoporsi ad accertamenti diagnostici supplementari in quanto la propria mammografia evidenzia un’anomalia (circa 60 biopsie)

20 donne con diagnosi di tumore del seno

24 donne con diagnosi di tumore del seno

5 donne

32 donne

4 donne

32 donne

decedono per il tumore del seno

decedono per una malattia diversa dal tumore del seno

decedono per il tumore del seno

decedono per una malattia diversa dal tumore del seno

Un decesso per tumore del seno in meno nel gruppo di donne “con screening”


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1.000 donne senza screening 200 donne 1.000 donne con screening

cento. Gli autori scrivono di “non aver trovato alcuna correlazione tra la mortalità a 10 anni e l’esecuzione dello screening”. Per ogni aumento del 10 per cento di adesioni allo screening, l’incidenza (cioè il numero di casi diagnosticati) di tumore al seno sale del 16 per cento. In numeri assoluti significa che la mammografia ha “ s c o v a t o” tra 35 e 49 nuovi casi di cancro ogni 100.000 donne. Come mai queste diagnosi precoci non si riflettono in un’aumentata sopravvivenza? Perché nella maggior parte dei casi si tratta di carcinomi in situ, la forma che nella maggioranza dei casi regredisce spontaneamente grazie ai meccanismi di difesa dell’organismo. Tuttavia è bene ricordare che in alcuni casi (una netta minoranza) ciò non avviene e che la malattia può diffondersi e dare metastasi, ma non c’è modo di sapere in anticipo se e quando questo accadrà. Pertanto la maggior parte delle donne con diagnosi di 24 donne

32 donne

con diagnosi di tumore del seno

4 donne

decedono per una malattia diversa dal tumore del seno

devono sottoporsi ad accertamenti diagnostici supplementari in quanto la propria mammografia evidenzia un’anomalia (circa 60 biopsie)

decedono per il tumore del seno

Lo schema decisionale preparato per le donne dal Centro programma screening del Canton Ticino (Svizzera). Rappresenta il destino di 1.000 donne che si sottopongono o che non si sottopongono allo screening mammografico biennale tra i 50 e i 60 anni. Per maggior completezza di informazione, lo stesso Centro svizzero stima che tra le 24 donne con diagnosi di tumore al seno, 4 siano sovradiagnosi (cioè tumori che non avrebbero avuto bisogno di cure o interventi). In tal modo la capacità “diagnostica” della mammografia viene ridimensionata, ma la tempestività della diagnosi spiega quella vita salvata in più nel gruppo con screening. Analisi condotte in altri Paesi (Svezia, USA) mostrano tassi di sovradiagnosi più elevati (tra il 2 e il 10 per cento) e in alcuni casi non mostrano riduzione della mortalità, annullando quindi i benefici dello screening.

20 donne

32 donne

lattia, non solo di aumentare le diagnosi. Questo perché esistono forme tumorali a lentissima evoluzione (come alcuni carcinomi della prostata) e altre che addirittura non progrediscono (come la maggior parte dei carcinomi duttali in situ, la forma più frequentemente diagnosticata dalla mammografia). È dei primi di luglio la pubblicazione, sulla rivista Jama Internal Medicine, di uno studio che ha fatto molto discutere e che ha analizzato gli effetti dello screening mammografico attraverso i registri tumore di 547 regioni degli Stati Uniti. Gli autori, oncologi ed epidemiologici dell’Università di Harvard e di Dartmouth, concludono che purtroppo l’effetto maggiormente visibile dello screening è la sovradiagnosi, cioè l’identificazione di tumori che non avrebbero procurato guai. I loro dati dicono che tra i 16 milioni di donne che abitano le regioni esaminate vi sono stati 53.207 casi di cancro al seno nel 2000, il cui destino è stato seguito per i 10 anni successivi. Durante quel periodo circa il 15 per cento è deceduto per cancro al seno e un altro 20 per cento per altre cause. L’adesione allo screening variava, a seconda delle regioni, tra il 39 e il 78 per

con diagnosi di tumore del seno

5 donne

decedono per una malattia diversa dal tumore del seno

Torniamo sul concetto fondamentale di mortalità. Qualsiasi screening per essere approvato come tale deve dimostrare di ridurre la mortalità per la ma-

decedono per il tumore del seno

Il punto chiave è la mortalità

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Un decesso per tumore del seno in meno nel gruppo di donne “con screening”

è un elemento considerato dagli esperti assolutamente necessario per eleggere un test a screening. Anche in questo caso è bene utilizzare qualche parola in più per spiegare che uno screening è un esame consigliato a un gruppo preciso di persone, in genere sulla base di una caratteristica come l’età e il sesso, indipendentemente dalla storia personale o familiare. La mammografia è infatti uno screening perché tutte le donne nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni sono, in Italia, invitate a farlo. Ciò non significa che non vi siano donne che hanno bisogno di fare la mammografia anche in età più giovanile, magari perché hanno familiarità per il cancro al seno oppure perché hanno una mammella con alcune caratteristiche 1.000 particolari che, sulla base degli studidonne condotti confinora, possono favorire la comparsa di un tumore. Nel screening 0 donne loro caso non si parla di screening, persottoporsi ad ché non rientrano nella categoria geenti diagnostici nerale, ma di esami diagnostici pretari in quanto la scritti sulla base di caratteristiche indimammografia 24vuole donneeliminare lo screea un’anomalia viduali. Chi ning mammografico con diagnosi dinon vuole affatto 60 biopsie) eliminare tumore la mammografia dalla vita del delle donne, seno ma vuole che questo test diagnostico sia prescritto a ciascuna sulla base delle caratteristiche individuali di rischio. Ciò significa che in alcasi si potrebbe iniziare anche 32 donne 4cuni donne prima di quanto previsto dallo screedecedono decedono per una ning e continuare anche dopo i 69 per il tumore malattia diversa dal anni, mentre in altri casi la cadenza del seno tumore del seno dello screening, attualmente biennale, potrebbe essere accorciata o allungata.

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SCREENING Mammografia

ESTÉE LAUDER SI ALLEA CON AIRC

A ottobre, per la XXIII edizione della Campagna BCA, Breast Cancer Awareness, dedicata alla prevenzione del tumore al seno (creata nel 1992 da Evelyn H. Lauder), Estée Lauder Companies, società leader nei prodotti di bellezza di prestigio, per la prima volta ha scelto come partner AIRC, da 50 anni impegnata a finanziare la migliore ricerca oncologica. Una partnership virtuosa per sconfiggere questa patologia che, in Italia, colpisce una donna su otto nell’arco della vita. Estée Lauder sostiene AIRC con una selezione di prodotti, devolvendo 5 euro per ognuno di essi, venduto nel mese di ottobre. Per info: www.bcacampaign.it

questo tipo decide comunque di farsi operare e di seguire le cure indicate per il cancro al seno, anche se diversi medici sostengono che si potrebbe evitare l’intervento e instaurare un protocollo di “vigile attesa”, come viene chiamato in medicina: non si fa nulla ma si tiene d’occhio l’evoluzione del nodulo con mammografie molto ravvicinate. E qui entra in gioco un secondo “effetto collaterale”, se così si può chiamare, dello screening: anche se la dose di raggi è molto bassa, la Cochrane Collaboration, uno degli enti di revisione della letteratura scientifica più accreditati al mondo, ha stimato che troppe mammografie possono costituire un fattore di rischio per via della dose di raggi assorbita. Per “troppe” si intende una cadenza annuale, magari fin da un’età giovanile (40 anni) e protratta oltre il limite raccomandato dei 69 anni, mentre non

sembra esserci pericolo con le indicazioni attuali (una mammografia ogni due anni tra i 50 e i 69 anni). Il National Cancer Institute statunitense, che pure è favorevole allo screening, stima che ogni 1.000 donne che si sottopongono annualmente a mammografia ve ne potrebbe essere una che si ammala per via dell’irraggiamento. Per questa stessa ragione c’è in corso un aspro contrasto, negli Stati Uniti, tra l’American Cancer Society, che raccomanda lo screening annuale a partire dai 40 anni, e la Prevention Task Force governativa, che invece prescrive la mammografia biennale tra i 50 e i 75 anni. Ciò che accade negli Stati Uniti è abbastanza indicativo di quanto sta accadendo a livello mondiale: in generale gli oncologi sono più favorevoli allo screening, perché vedono i singoli casi salvati dall’esame, mentre gli epidemiologi e gli esperti di politica sanitaria, che guardano i grandi numeri e hanno una visione d’insieme, si accorgono dei potenziali effetti negativi di questa pratica e tendono a essere più restrittivi. D’altronde le decisioni collettive, che coinvolgono la gestione della salute di un intero Paese, non possono essere prese sulla base di singoli casi a cui è andata bene, ma devono essere prese proprio sui grandi numeri e sui risultati dei dati epidemiologici, anche perché, oltre agli aspetti sanitari, gli screening hanno dei costi molto elevati e il denaro investito in questi viene sottratto ad altre iniziative.

La decisione finale è nelle mani delle donne

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Decisioni ponderate Qual è dunque l’indicazione più sensata per chi deve prendere una decisione? La maggior parte delle istituzioni serie che si occupano di screening sta producendo, proprio in questi mesi, una gran quantità di materiali infor-

mativi per le donne poiché, in una situazione di incertezza (peraltro comune in medicina), la decisione su cosa fare non può che basarsi su considerazioni personali quali il proprio approccio alla medicina, ai test e alla salute, la capacità di gestire diagnosi non chiare e una corretta previsione di ciò che si vorrebbe fare in caso di diagnosi di carcinoma duttale in situ. Al momento la maggior parte degli esperti sostiene che vi siano ancora sufficienti prove di efficacia dello screening con cadenza biennale nella fascia di età dai 50 ai 75 anni. Questa è anche la posizione della maggior parte delle istituzioni europee, sebbene Svezia e Gran Bretagna stiano pensando di smantellare il sistema dello screening per passare a un sistema di diagnosi precoce su base individuale, dietro prescrizione del medico. Questa strategia, che potrebbe anche essere sensata, si scontra però con le abitudini delle diverse nazioni e con la consapevolezza (ancora molto bassa in certe Regioni d’Italia) che bisogna prendersi cura di sé con regolari visite mediche anche se nessuna ASL manda a casa la lettera di richiamo, come accade invece con gli screening. Gli studi sugli effetti negativi dell’irraggiamento da mammografia invitano anche a stare attenti a dove si fa l’esame: centri specializzati, che utilizzino macchinari nuovi (e quindi dosi di radiazioni più basse) e che abbiano medici in grado di leggere un gran numero di mammografie l’anno (un requisito fondamentale per ridurre il numero di sovradiagnosi o errori diagnostici) offrono le migliori garanzie di sicurezza e serietà. Il consiglio è quindi di sottoporsi tranquillamente allo screening mammografico secondo le norme italiane (che verranno modificate solo se, nei prossimi anni, dovessero uscire studi che chiariscano i dubbi ancora aperti) ma stando attente a scegliere il centro diagnostico giusto, perché non sono tutti equivalenti.

... l’articolo continua su: airc.it/screening


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PREVENZIONE Test del microRNA

In questo articolo: microRNA diagnosi precoce tumore polmonare

Battere sul tempo il tumore al polmone Dagli Stati Uniti arriva un nuovo riconoscimento della validità del test per la diagnosi precoce del tumore al polmone, messo a punto all’Istituto nazionale tumori di Milano, che si basa su un semplice prelievo di sangue

a cura di CRISTINA FERRARIO American Society of Clinical O n c o l o g y (ASCO) lo ha citato nel Clinical Cancer Advances 2015, il report che ogni anno il gruppo di esperti oncologi statunitensi pubblica e nel quale vengono elencate le scoperte più promettenti del settore. Si tratta di un test basato sull’analisi di

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un gruppo di piccoli frammenti di materiale genetico – i microRNA o miR – che permette di identificare il tumore del polmone negli stadi più precoci e di capire anche se la malattia è particolarmente aggressiva. “È un semplice prelievo di sangue che, associato alla più classica TC spirale, permette di diagnosticare precocemente e in modo più preciso la presenza di un cancro del polmone”

spiega Gabriella Sozzi, direttore della Struttura complessa di genomica tumorale dell’Istituto nazionale tumori di Milano (INT), dove il test è stato ideato e messo a punto per la prima volta. “Siamo onorati del riconoscimento, che dimostra come questo test molecolare sia stato ritenuto importante per la clinica e per le sue potenzialità di migliorare, oltre alla diagnosi, anche la cura della malattia e la sopravvivenza dei pazienti” spiega la ricercatrice. UN SUCCESSO CHE VIENE DA LONTANO Il tumore del polmone viene spesso definito “big killer”, ossia una malattia che ancora causa tanti decessi nella popolazione mondiale. Solo in Italia vi sono circa 35.000 decessi ogni anno. “Una delle ragioni del-

l’alta mortalità legata a questo tumore è la difficoltà di arrivare a una diagnosi precoce” spiega Sozzi. “Anche per questo abbiamo deciso di concentrare i nostri sforzi proprio su quest’area della ricerca”. I costi dello studio sono sostenuti da AIRC attraverso uno specifico Programma dedicato alla diagnosi precoce e finanziato GABRIELLA con i fondi SOZZI, OGGI del 5 per ALLA GUIDA mille. DEL GRUPPO La prima DI RICERCA p r e s e n t a - SUL zione uffi- MICRORNA ciale del nuovo test risale a un articolo pubblicato dai ricercatori dell’INT nel 2011 sulla

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PREVENZIONE Test del microRNA

RECLUTAMENTO

PER PARTECIPARE ALLO STUDIO DELL’INT

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a risposta della popolazione all’appello dei ricercatori dell’Istituto nazionale tumori di Milano è stata molto positiva. “Anche grazie alle campagne di comunicazione AIRC, siamo davvero molto vicini a raggiungere il numero di 4.000 volontari prefissato nel progetto iniziale” commenta Sozzi. L’arruolamento a questa fase di bioMILD è comunque ancora aperto e chi volesse candidarsi per prendere parte alla ricerca può telefonare al numero verde 800.213.60 oppure scrivere una e-mail all’indirizzo info@biomild.org. È anche possibile aderire online, compilando il modulo sul sito dello studio www.biomild.org dove sono disponibili anche informazioni dettagliate sul progetto. 12 | FONDAMENTALE | OTTOBRE 2015


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prestigiosa rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences): lo studio dimostrava che era possibile identificare una sorta di “firma molecolare” del tumore composta da 24 piccoli frammenti di RNA (una delle forme del materiale genetico della cellula) che circolano con livelli diversi nel sangue dei pazienti rispetto a quello dei soggetti sani. “Questa firma è presente già due anni prima che la TC spirale – l’esame che oggi viene raccomandato dalle principali linee guida – identifichi un nodulo sospetto” dice Sozzi, che con i suoi colleghi ha analizzato i dati e i campioni biologici di pazienti arruolati in diversi studi clinici, condotti nel suo istituto già a partire dal 2000. “Lavorare in stretta collaborazione con un gruppo di clinici preparati e molto attenti come quello guidato da Ugo Pastorino, direttore all’INT della Struttura complessa di chirurgia toracica, ci ha permesso di avere a disposizione una casistica unica e molto completa per il nostro lavoro di identificazione e validazione del test” aggiunge

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la ricercatrice. I risultati successivi sono stati pubblicati nel 2014 sul Journal of Clinical Oncology e hanno dimostrato che l’analisi della quantità e della tipologia dei 24 microRNA permette di assegnare ai pazienti un certo livello di rischio (basso, intermedio o alto) e di ridurre – se usata in combinazione con la TC – il numero di falsi positivi (cioè di persone che con l’esame radiologico mostrano noduli sospetti che in realtà non sono tumori) che si ottengono utilizzando solo l’esame di diagnostica per immagini. I falsi positivi sono infatti il problema maggiore del test diagnostico che utilizza la TC spirale, perché quando si trova qualcosa di non chiaro si deve andare a fondo con biopsie e talvolta anche con interventi invasivi. PROSPETTIVE PER IL FUTURO Uno dei limiti della TC spirale è infatti la sua incapacità di determinare se un nodulo è davvero pericoloso oppure no. “Nei polmoni dei forti fumatori, come quelli coinvolti nel nostro studio, è molto comune

UNO STUDIO ANALOGO ALL’IEO

L’ALTRO MICRO-RNA

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empre nel capoluogo lombardo è attivo un altro studio per la diagnosi precoce del tumore al polmone – lo studio Cosmos II – condotto dai ricercatori dell’Istituto europeo di oncologia (IEO). E dopo una prima fase basata sull’utilizzo della TC spirale, anche questa ricerca ha aggiunto agli esami di screening un test sui microRNA. Come dimostra l’articolo pubblicato a marzo 2015 sulla rivista Journal of the National Cancer Institute il gruppo di molecole – 19 in totale – identificate e inserite nel test da Fabrizio Bianchi e collaboratori

trovare noduli, ma nel 96 per cento dei casi si tratta di noduli non tumorali o che comunque non daranno mai problemi. Sono questi i cosiddetti falsi positivi” spiega Sozzi, ricordando che in presenza di un nodulo il paziente viene comunque sottoposto a ulteriori esami di approfondimento. Ma se si aggiunge alla TC anche il test dei microRNA il rischio di identificare falsi positivi si riduce dell’80 per cento. “I microRNA circolanti sono una sorta di fotografia globale a livello molecolare che ci indica cosa sta succedendo nell’organismo in quel momento. Si tratta di molecole prodotte dal tumore che vengono influenzate e modulate anche da diversi altri fattori, legati magari al microambiente nel quale la malattia si svilupperà o alle caratteristiche della persona” precisa Sozzi. E i 24 microRNA identificati sono tutti importanti. Ciò che cambia, come spiegano i ricercatori INT, è il rapporto reciproco tra le diverse molecole che

vengono analizzate con il test, non tanto la presenza o la quantità di un solo microRNA. Tutte queste scoperte hanno portato alla fase 5 della validazione del test, uno studio prospettico, chiamato bioMILD, già iniziato e che coinvolgerà in totale 4.000 volontari con più di 50 anni, forti fumatori o ex fumatori che abbiano smesso da meno di 10 anni. “Questo studio ci dirà se il test col microRNA è davvero efficace nel segnalare la presenza di un tumore del polmone anche senza fare una TC. Se sarà così, potrà essere utilizzato come strumento di screening primario anche da solo (cioè senza TC) per poi procedere a scelte di terapia specifiche e personalizzate sulla base dei risultati. La TC verrà quindi usata solo in seconda battuta per andare a cercare nel polmone il nodulo segnalato dall’esame del sangue” conclude Gabriella Sozzi, che ricorda come la collaborazione tra esperti di diverse discipline sia la base del successo di tutte le ricerche.

Ora si studia se funziona anche senza la TC spirale

rappresenta uno strumento di screening efficace per tutti i forti fumatori e gli ex fumatori. Ma perché in questo test i microRNA sono solo 19 mentre quelli identificati all’INT sono 24? “Le differenze nella scelta dei microRNA da inserire nel test possono dipendere dalle differenze nel disegno degli studi: noi andiamo a cercarle nel plasma, mentre i colleghi dello IEO nel siero e già questo è sufficiente per modificare notevolmente il tipo di molecole che emergono dall’analisi” spiega Gabriella Sozzi, precisando che tra i diversi gruppi ci sono comunque cinque microRNA in comune. “È un numero importante che indica che il test che li comprende è basato su una teoria forte e attendibile”.


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RICERCA Sperimentazione animale

In questo articolo: ricerca animali 5 per mille

Quando il topo ti salva la vita Per alcuni pazienti, la disponibilità di modelli animali per la ricerca scientifica si traduce in mesi o anni di vita in più. Ecco perché non possiamo farne a meno

P

a cura di DANIELA OVADIA er Mario G. la ricerca scientifica ha significato un po’ di tempo in più da vivere con la figlia adolescente. Colpito da una forma di tumore al colon che risponde poco e

male alle comuni terapie, ha avuto la fortuna di poter entrare in una sperimentazione condotta in diversi ospedali d’Italia. La sperimentazione è basata sulle ricerche di oncologia molecolare portate avanti da Livio Trusolino presso l’Istituto di ricerca sul cancro di

PERCHÉ SI FA RICERCA CON GLI ANIMALI

Molte persone sono a disagio all’idea che i test negli animali di laboratorio siano indispensabili a provare la sicurezza e l’efficacia di ogni nuova cura. Ci sono però ragioni serie per cui gli animali sono alleati necessari nella ricerca di nuove terapie e la prima è la sicurezza. Alcuni effetti di una terapia compaiono infatti soltanto in un organismo completo, dotato di tutti gli organi che possono ricevere e modificare la terapia stessa, ma non nelle cellule isolate che si usano negli esperimenti in vitro. Tutti i farmaci che prendiamo, dal più semplice al più complesso, sono testati negli animali: è una fase obbligatoria per legge che ne garantisce da un lato l’efficacia e dall’altro la conoscenza degli

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eventuali effetti collaterali. Gli esseri umani sono “costruiti” con gli stessi “mattoni” degli animali e molti sistemi di funzionamento del nostro organismo sono analoghi. Le cellule, per esempio, sono organizzate in modo pressoché identico in tutti i mammiferi e molte parti sono addirittura intercambiabili. E nei geni esistono molte più similitudini che differenze tra alcune specie e l’uomo. I topi, per esempio, condividono con gli esseri umani l’85 per cento del patrimonio genetico. In virtù di questa “parentela” molecolare, i risultati dei test negli animali possono dare indicazioni utili, per esempio sugli effetti di un farmaco e sulla sua tossicità.

Candiolo, in provincia di Torino. Mario è molto grato al medico che lo cura e ai ricercatori che hanno scoperto le caratteristiche molecolari della sua forma di cancro, trovando anche un nuovo modo per aggredirlo. Ma nella sua storia c’è anche un altro eroe: un topo, per cui Mario prova altrettanta gratitudine. “Una delle tecniche usate in tutto il mondo per studiare le caratteristiche molecolari di un tumore e la possibile risposta alle terapie consiste nell’impiantare un frammento di tessuto proveniente dal paziente in un animale di laboratorio, in genere un topo. Il tessuto tumorale si sviluppa e l’animale può essere trattato come si farebbe con una persona” spiega Trusolino. “In questo modo possiamo capire se la cura ipotizzata funziona oppure no”. La tecnica è chiamata xenotrapianto, perché nell’animale si inserisce un tessuto che proviene da un’altra specie. Lo xenotrapianto è essenziale non solo per la ricerca, ma anche per operazioni ormai di routine, come trapiantare una valvola cardiaca di maiale nel cuore. Queste attività mediche e di ricerca potrebbero essere vietate in Italia se, tra meno di due anni, il Parlamento deciderà di confermare alcune misure restrittive che riguardano la ricerca negli animali, che sono già state approvate da una legge, ma non ancora applicate in virtù di una moratoria triennale, in parole povere una sospensione, richiesta proprio dalla comunità scientifica. Prima di procedere con una legge di regolamentazione che sarebbe addirittura più limitante di quanto deciso a livello europeo con una direttiva del 2010 – che l’Italia avrebbe già dovuto fare propria – il Parlamento ha concesso la sospensione, per valutare quali ricadute avrebbe l’abolizione dello xenotrapianto e di altri metodi, sulla scienza in generale e in particolare sulla salute delle persone. Ma a fine 2016 una decisione definitiva dovrà essere presa.


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Benefici evidenti “La nostra ricerca è un esempio molto chiaro di come ancora oggi sia purtroppo impossibile fare a meno del modello animale se si vogliono raggiungere risultati concreti e sicuri a favore dei malati” spiega ancora Trusolino. “Vorrei però dire subito che nessuno di noi utilizza gli animali, compresi i topi, a cuor leggero. Proviamo comunque disagio per ciò che dobbiamo fare, anche se la legge prevede che l’animale non soffra e che venga trattato nel miglior modo

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possibile. Quando però incontriamo i pazienti che grazie a questi studi hanno davanti a sé mesi o anni di vita in più, allora la ragione per cui lo facciamo ci appare assolutamente chiara”. La ricerca di Trusolino, finanziata da AIRC attraverso uno dei Programmi sostenuti con i fondi del 5 per mille, è un esempio tra i più evidenti, ma molte ricerche finanziate da AIRC richiedono l’uso di animali. “Solo impiantando un frammento di tumore in un modello animale possiamo stu-

diarne a pieno le caratteristiche, comprendere come interagisce con l’organismo e quali sono gli effetti generali della terapia. Tutto ciò sarebbe semplicemente impossibile in una coltura di cellule isolate, oppure su modelli alternativi, cioè con computer e simulazioni, perché l’organismo nel suo complesso influenza lo sviluppo di un tumore ed è a sua volta influenzato dalla malattia e dalle cure” spiega ancora lo scienziato.

Come un tumore raro Il cancro al colon di cui si occupa Trusolino è un tumore che nella metà

... maggiori informazioni su: airc.it/sperimentazione-animale


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RICERCA Sperimentazione animale

dei casi viene diagnosticato quando è ancora confinato nell’organo e quindi viene curato con la chirurgia. Se però ha già invaso i linfonodi, è facile che nel giro di due o tre anni ricompaia e dia metastasi, per lo più al fegato. Per eliminarle si fa di solito una chemioterapia classica e, quando il malato non risponde, si possono usare altri farmaci mirati come gli anti-EGFR. A queste cure risponde positivamente il 10-12 per cento dei pazienti. “Circa otto anni fa si è scoperto che tutti i pazienti con il gene KRAS mutato non rispondono agli anti-EGFR e quindi oggi siamo in grado di selezionare a priori i pazienti ai quali vale la pena somministrarli, arrivando a oltre il 15 per cento di risposta” spiega ancora Trusolino. “Ma non basta. Per questo siamo andati alla ricerca di altri marcatori molecolari che non solo ci permettessero di includere o escludere alcuni malati da un trattamento, ma ci consentissero di usare nuove categorie di farmaci. I marcatori, infatti, possono essere a loro volta bersaglio di sostanze che già abbiamo a disposizione”. Proprio per fare questa ricerca sono stati necessari i topi xenotrapiantati. “È un lavoro complesso che ri-

chiede anche la collaborazione degli ospedali e delle chirurgie che ci mandano il frammento di tumore umano da impiantare nell’animale con le stesse procedure e la stessa fretta che si ha per un trapianto d’organo”. Grazie a questi studi sono stati identificati alcuni pazienti che presentano un’iperattività (in gergo tecnico un’amplificazione) del gene HER2. “Si tratta di una mutazione relativamente rara anche nel gruppo di chi è resistente ai farmaci, ma grazie al modello animale abbiamo potuto testare anche il farmaco per la cura” dice Trusolino.

Metterci la faccia significa andare incontro a rischi

I risultati nell’uomo È così che a pazienti come Mario G. sono stati somministrati alcuni farmaci mirati contro HER2. Anche nella scelta della cura, i topi sono stati essenziali. “La prima combinazione testata, che funziona nei tumori della mammella con HER2 mutato, non ha funzionato nel colon perché ogni tessuto risponde in modo diverso. Ma proprio grazie ai modelli animali abbiamo potuto provare una seconda combinazione che invece ha dato otti-

LE TUTELE PER L’ANIMALE

Nei casi in cui la sperimentazione animale sia necessaria, i ricercatori devono chiedere l’autorizzazione al Ministero della salute. In mancanza di ciò, la ricerca è fuori legge e, per quanto riguarda AIRC, l’eventuale richiesta di sostegno finanziario non può essere accettata. Tra le procedure da seguire per ottenere l’autorizzazione, i ricercatori sono tenuti a rispettare la cosiddetta regola delle 3R. Si tratta di una norma stabilita dall’Unione europea per consentire che la ricerca possa fare

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progressi usando il minor numero di animali e garantendo loro il migliore trattamento possibile. Tale norma stabilisce che per ogni sperimentazione animale, i ricercatori spieghino se è disponibile un metodo alternativo per sostituire (replace) gli esperimenti con gli animali; come intendono ridurre (reduce) al minimo il numero di animali, qualora siano comunque obbligati a utilizzarli; e come hanno previsto di migliorare (refine) le condizioni degli animali, minimizzando lo stress e il dolore.

mi risultati ed è ora in sperimentazione all’interno di un progetto clinico chiamato HERACLES.” Tra tutti i malati di tumore del colon, quelli con le caratteristiche di cui s’è detto sono circa il 2-3 per cento, di cui solo la metà risponde alla cura. Con numeri così ridotti, che somigliano a quelli delle malattie rare, gli xenotrapianti sono l’unica possibilità ad oggi per studiare una possibile terapia. “Pochi mesi fa ero un paziente terminale” dice Mario G. “Ero pieno di metastasi e nessun farmaco sembrava fare effetto. Ero disperato, perché ho una figlia di 14 anni che era nel pieno di una grave crisi adolescenziale e aveva bisogno di me. Poi è arrivata questa ricerca e il farmaco ha funzionato. Sono tornate le forze e io sono persino tornato al lavoro. Lo so che è una ricerca che ha coinvolto gli animali. Ma so che i ricercatori trattano gli animali di laboratorio col massimo rispetto, e non solo perché lo dice la legge, ma perché sono brave persone che lottano per salvare vite umane. La mia, per esempio. E so anche che tra qualche mese il farmaco potrebbe smettere di funzionare, ma questo tempo in più mi ha permesso di risolvere molte cose e soprattutto di aiutare mia figlia, che ora se la cava anche senza di me.” Mario G. non ha voluto comparire col suo vero nome anche per proteggere la figlia da eventuali attacchi. Lui, come tanti altri pazienti, sa che alcuni cittadini non ritengono giusto che la ricerca negli animali venga usata a beneficio degli esseri umani. E sa anche che pazienti e ricercatori, dopo essersi dichiarati pubblicamente a favore dell’uso degli animali per la ricerca medica, hanno subito attacchi e minacce anche fisiche. “Il dibattito sulla sperimentazione animale, in Italia è a volte molto animato. Per questo ho preferito non espormi, e non esporre la mia famiglia, al rischio di diventare un bersaglio. Ma credo che sia importantissimo raccontare storie come la mia, e come quella della ricerca che mi ha dato tutti questi mesi di vita in più.”


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RECENSIONI Epigenetica

In questo articolo: epigenetica Sharon Moalem libri

L’eredità può essere flessibile È stato tradotto in italiano un best seller della manualistica scientifica statunitense che spiega quanto c’è d’ineluttabile nelle informazioni contenute nei nostri geni

treoceano per mesi) rivaleggiano sugli scaffali con l’ultimo giallo di John Grisham. Non solo: la scoperta che le modificazioni epigenetiche sono in parte ereditate anche dalla progenie ha aperto un nuovo, affascinante settore di indagine per la genetica. Infine il libro merita un’attenta lettura anche per l’ultima parte, tutta dedicata agli aspetti etici, legali e psicologici dello studio del genoma. Oggi l’analisi del DNA costa poche centinaia di euro, si può tran-

“E’

a cura della REDAZIONE scritto nei geni” diciamo quando vogliamo indicare qualcosa contro il quale si può fare poco, un destino ineluttabile. Ora un libro ci spiega quanto questa espressione sia in realtà sbagliata e come sia possibile guidare l’espressione dei propri geni. L’autore è l’americano Sharon Moalem, medico, esperto di malattie rare neurodegenerative. Il libro è L’eredità flessibile – Come i nostri geni cambiano la nostra vita e come la vita cambia i nostri geni (Feltrinelli, 2015) ed è stato scritto, a detta del suo autore, proprio per smontare il “pregiudizio genetico”. Non avete mai capito bene la differenza tra un gene e un cromosoma, tra il DNA, l’RNA e la proteina e, soprattutto, come tutto ciò determini la nostra salute? Allora questo è il libro che fa per voi: Moalem ha il dono della scrittura semplice anche quando spiega fenomeni complessi come le modificazioni epigenetiche del DNA, ovvero tutti quei cambiamenti nell’espressione dei geni che sono determinati dall’ambiente esterno e da come ci comportiamo.

E ovviamente il ruolo degli stili di vita nella comparsa di malattie importanti come il cancro ha un posto d’onore nella narrazione, che riesce a essere curiosa e interessante anche quando parla di questioni complesse di biologia di base.

Penne leggere La capacità di semplificare la scienza senza per questo dare informazioni parziali o sbagliate sembra essere un dono degli autori americani e in particolare di medici che scoprono di avere una marcia in più quando si tratta di raccontare la biologia. Perciò testi come questo (e come altri che hanno occupato le classifiche dei libri più venduti ol-

quillamente fare online, e comprende spesso valutazioni del rischio individuale e familiare di sviluppare un tumore, sulla cui attendibilità ci sono moltissimi dubbi, come spiega lo stesso Moalem. Per questo è ancor più importante capire che cosa si vuole davvero sapere (per sé e per i propri discendenti) e quando si è psicologicamente pronti ad accettare il risultato di test che, a volte, possono nascondere brutte sorprese. Titolo: L’eredità flessibile - Come i nostri geni cambiano la nostra vita e come la vita cambia i nostri geni Autore: Sharon Moalem Editore: Feltrinelli, 2015 238 pagine, 16 euro

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PROFESSIONI PER LA RICERCA Addetto stampa scientifico

I mediatori nascosti dietro il comunicato stampa Uniscono competenze scientifiche a nozioni di comunicazione e lavorano per mettere in luce i risultati raggiunti dall’istituzione di ricerca che rappresentano e dagli scienziati che la compongono

COME SI DIVENTA… ADDETTO STAMPA SCIENTIFICO

I

l lavoro di ufficio stampa sottostà, in Italia, a norme diverse a seconda dell’istituzione in cui si lavora. I centri di ricerca pubblici devono infatti assumere persone che siano iscritte all’albo professionale dei giornalisti, per il quale è necessario passare un esame di Stato dopo opportuna formazione, ad esempio un master riconosciuto dagli Ordini regionali oppure un praticantato di 18 mesi presso una testata con regolare contratto. Spesso, però, gli uffici stampa sono affidati a strutture esterne attraverso gare d’appalto e, in quel caso, l’iscrizione all’ordine non è necessaria. I master in giornalismo e comunicazione che consentono di accedere all’esame di Stato sono elencati alla pagina www.odg.it/content/elenco-scuolegiornalismo sul sito dell’Ordine nazionale dei giornalisti. Si tratta di scuole generaliste che non formano in modo specifico sulla scienza (anzi, spesso la scienza è uno degli argomenti meno trattati). Esistono poi master e scuole di giornalismo o comunicazione della scienza che, pur non consentendo l’accesso all’esame di Stato, offrono una formazione più mirata. Tra questi i più noti sono il master in comunicazione della scienza presso la Scuola di studi superiori avanzati (SISSA) di Trieste (mcs.sissa.it), il master in giornalismo e comunicazione della scienza dell’Università La Sapienza di Roma (mastercomunicazionescientifica.org), il master in comunicazione della scienza e innovazione sostenibile (MaCSIS) dell’Università di Milano Bicocca (macsis.unimib.it), il master in comunicazione della salute dell’Università Statale di Milano (fbrunocsmc.ariel.ctu.unimi.it/v3/home/PreviewArea.aspx), dedicato nello specifico alla comunicazione di tipo medico e infine il master in giornalismo e comunicazione istituzio-nale della scienza dell’Università di Ferrara (unife.it/master/comunicazione) che viene svolto quasi totalmente online. Altri corsi e scuole che richiedono minor impegno sono disponibili in diverse città, ma è sempre bene informarsi presso ex studenti sulla qualità della formazione impartita.

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a cura di DANIELA OVADIA ono dietro le quinte della comunicazione della scienza, aiutano le loro istituzioni e i ricercatori a farsi conoscere dal grande pubblico, selezionano le ricerche più interessanti per la divulgazione: sono gli addetti stampa e comunicazione delle istituzioni di ricerca e delle associazioni che finanziano la scienza. Dopo anni di esistenza quasi clandestina e di frustrazioni professionali, dovute agli scarsi sbocchi di carriera, oggi il ruolo degli addetti stampa sta finalmente cambiando e anche i centri di ricerca più restii ad aprirsi all’esterno hanno capito quanto prezioso può essere l’apporto di una persona che renda l’attività degli scienziati più vicina alla gente comune e metta in luce positiva i risultati raggiunti.

Un ruolo di mediazione Non sono giornalisti in senso stretto (perché non scrivono direttamente sui giornali e non vanno, se non in rari casi, in onda in televisione o in radio), ma gli addetti stampa scientifici sono all’origine di molti degli articoli e delle trasmissioni di scienza e salute. Il loro ruolo è quello di tradurre in un linguaggio comprensibile a tutti i risultati di ricerche a volte molto complesse, di confezionare i comunicati stampa e divulgarli presso i giornalisti, per poi fornire loro assistenza nella scrittura dell’articolo, fungendo da mediatori tra lo scienziato e il giornalista stesso, per esempio per fissare appuntamenti e interviste. Un compito tutt’altro che facile, specie in Italia dove, per tradizione, gli uffici stampa delle grandi istituzioni di ricerca hanno lavorato, fino a pochi anni fa, soprattutto nella comunicazione istituzionale, cioè dando voce ai problemi di tipo organizzativo e politico, più che alla scienza stessa. Se le cose stanno cambiando è


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In questo articolo: comunicazione professioni addetto stampa

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PROFESSIONI PER LA RICERCA Addetto stampa scientifico

studio più prestigioso dal punto di vista scientifico. “È una battaglia che gli addetti stampa negli USA hanno già vinto da tempo: si tratta di far capire agli scienziati (e a volte anche a chi dirige le istituzioni di ricerca o gli enti di finanziamento) che il giudizio di qualità dal punto di vista della comunicazione può essere diverso dal giudizio di qualità strettamente scientifico. Come dico spesso ai miei scienziati, magari hanno anche pubblicato su Nature ma senza di me, senza il mio lavoro di traduzione e di selezione, le loro scoperte restano comprensibili solo a pochi eletti e questo non possiamo permettercelo, se non altro perché anche la scienza, negli ultimi anni, ha subito un processo di democratizzazione”. anche perché, con la crisi economica che condiziona anche la ricerca, il ruolo di comunicatore è essenziale per dare lustro ai risultati e quindi per facilitare la raccolta di fondi. Inoltre, questa professione è diventata uno dei possibili sbocchi per i laureati in materie scientifiche e anche per gli ex ricercatori: chi meglio di colui che ha lavorato nei laboratori di un’istituzione è in grado di metterne in luce i pregi e la qualità della ricerca? Chi meglio di un ex collega è capace di comprendere il linguaggio tecnico utilizzato dai ricercatori e trasformarlo, senza tradirlo, in linguaggio comune? Passare da un ruolo all’altro non è semplice e non è cosa che si improvvisa: se in passato non si badava troppo alla formazione specifica degli addetti stampa, oggi non è più così e il giovane scienziato che ambisce a questo tipo di carriera deve acquisire conoscenze specifiche sui meccanismi della stampa e della comunicazione. Per ottenere ciò esistono numerosi master e scuole di specializzazione (alcune delle quali sono elencate nel box a p. 18).

L’esperienza all’estero “I migliori addetti stampa per una istituzione scientifica sono coloro che conoscono sia i meccanismi della comunicazione sia quelli della scienza” spiega Lauren Riley, responsabile della relazione con i media dell’American Association for Cancer Research. “Qui negli Stati Uniti c’è una lunga tradizione di qualità e si investe molto in questo settore, che crea anche opportunità di lavoro per chi decide di intraprendere la carriera provenendo sia dai più classici studi di comunicazione sia da studi scientifici. Ho l’impressione che in Europa si cominci solo ora a capire quanto essenziali siano queste figure, in particolare per chi come noi, e come AIRC, raccoglie fondi per la ricerca contro il cancro e quindi ha il bisogno (e il dovere) di far conoscere i risultati ottenuti con le donazioni”. La parte più complessa del lavoro di un addetto stampa scientifico è senza dubbio la selezione delle notizie: talvolta ciò che è più facilmente comunicabile non è necessariamente lo

Nel comunicare concetti difficili servono i mediatori

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Un po’ di marketing Non è tutto oro quello che luccica e talvolta l’addetto stampa deve saper “vendere” bene ai media ciò che la sua istituzione ha portato a termine, con tecniche simili al marketing pubblicitario, come segnala una ricerca pubblicata alcuni anni fa su Annals of Internal Medicine che dimostrava come i comunicati stampa delle istituzioni medicoscientifiche spesso tendono a vedere i risultati un po’ troppo “in rosa”. “Non mi pare un vero problema” dice Riley. “Certamente un addetto stampa preparato deve anche essere onesto, ma è comprensibile che tenda a mettere in luce più gli aspetti positivi che quelli negativi. D’altronde il nostro lavoro non deve essere confuso con quello del giornalista, che utilizza i nostri materiali e contatti ma che poi ha il compito professionale di fare verifiche indipendenti ed eventualmente di correggere il tiro. In ogni caso, nel campo della ricerca sul cancro non mi è quasi mai capitato. Il mio è un bellissimo lavoro, che mi fa sentire vicina a una nobile causa e che consiglio a tutti coloro che amano la scienza ma che, per qualche ragione, non possono fare ricerca in prima persona”.


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Progressi

NOTIZIE FLASH

Un MITO per il cancro all’ovaio Il gruppo MITO, coordinato da Sandro Pignata e Francesco Perrone all'Istituto tumori Fondazione Pascale di Napoli, include oltre 60 centri italiani dedicati allo studio dei tumori dell'apparato ginecologico. Sono loro a condurre lo studio MITO11 che ha coinvolto 70 donne con tumori dell'ovaio che non rispondevano alla chemioterapia standard o che sviluppavano resistenza ai farmaci. I risultati sono stati pubblicati su Lancet Oncology e dimostrano che l'aggiunta di un farmaco chiamato pazopanib al trattamento standard con paclitaxel aumenta in maniera statisticamente significativa il tempo che intercorre prima che la malattia ricominci a progredire. Come ci si poteva aspettare, la combinazione dei due farmaci è risultata più tossica, ma nel complesso gli effetti collaterali osservati sono gestibili. Questo primo risultato non basta ancora per autorizzare l'uso del pazopanib nella pratica clinica, ma rappresenta una solida base per programmare ulteriori studi in un maggior numero di donne.

della ricerca AIRC

Una palestra molecolare I tumori, anche quando colpiscono lo stesso organo, possono contenere diverse mutazioni del DNA. Ed è questa la ragione per cui un farmaco efficace in un paziente può essere inefficace in un altro. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Torino, coordinato da Alberto Bardelli, Federica Di Nicolantonio ed Enzo Medico, ha condotto una ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, coltivando in vitro cellule di tumori del colon prelevate da oltre 150 pazienti e caratterizzandone i difetti genetici. In questa raccolta di campioni è riassunta la varietà molecolare osservata nei tumori intestinali: si tratta quindi di un’efficace palestra sperimentale per testare nuovi approcci di terapia personalizzata. A riprova di ciò, i ricercatori hanno scoperto un caso in cui le cellule tumorali presentavano concentrazioni elevate di una proteina, chiamata ALK, contro la quale è già disponibile un farmaco efficace nei tumori polmonari. Con lo stesso approccio hanno poi identificato altre sei proteine-bersaglio, presenti a concentrazioni anomale in una piccola parte dei casi e contro le quali è possibile mettere a punto dei farmaci specifici o utilizzare quelli già esistenti.

Premio Griffuel per Brunangelo Falini La Fondation Arc pour la Recherche sur le Cancer, prima fondazione francese interamente dedicata alla ricerca sul cancro, ha assegnato a Brunangelo Falini, direttore della Struttura complessa di ematologia e trapianto di midollo osseo dell'Ospedale S. Maria Misericordia di Perugia, il Premio Leopold Griffuel per la ricerca traslazionale. Un prestigioso riconoscimento internazionale che, nel caso di Falini, è legato alla scoperta di due lesioni genetiche, due mutazioni che sono la causa della leucemia mieloide acuta e della leucemia a cellule capellute. L’importanza di questa ricerca di base, in gran parte finanziata da AIRC, sia attraverso progetti ordinari sia con un fondo del Programma 5 per mille, è dimostrata dal fatto che è già arrivata in clinica migliorando la diagnosi e la terapia dei pazienti. Falini, nel 2014, era stato insignito anche del Premio Guido Venosta consegnato dal Presidente della Repubblica nel corso della cerimonia dei Giorni della Ricerca promossa da AIRC.

... altre ricerche su: airc.it/ricerche-airc


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FINANZIAMENTI AIRC Start-up

In questo articolo: bandi AIRC incontro Start-up giovani ricercatori

Si ritrovano a Verona gli esordienti di AIRC Dallo studio degli RNA alla spettroscopia: le tematiche affrontate dai ricercatori che hanno vinto uno Start-up grant di AIRC sono varie. Questi giovani sono però accomunati da uno scopo e da una storia di ricerca d’avanguardia in Italia e all’estero

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a cura di AGNESE CODIGNOLA e hanno chiamate Start-up, come le aziende che nascono da un brevetto, in ambito privato, di solito per l’intuizione di un bravo ricercatore universitario. Ma, in questo caso, le unità di ricerca avviate grazie ai finanziamenti AIRC sono qualcosa di più: sono dedicate ai giovani e rappresentano il meglio della ricerca italiana in ambito oncologico, o hanno l’ambizione di farlo. Nascono da un’idea: quella di richiamare in Italia i giovani più brillanti che i centri di ricerca stranieri sono riusciti ad accaparrarsi dando loro denaro, persone e spazi per lavorare, facendo loro un’offerta altrettanto accattivante, e disseminando così il Paese di cervelli giovani (il bando è per under 35) e non più in fuga. I bandi Start-up riguardano progetti che durano non meno di cinque anni e vengono finanziati in modo da poter

coprire i costi dell’allestimento, prima, e del mantenimento poi, di nuovi laboratori, dove il giovane ricercatore che sta all’estero possa rientrare e iniziare a lavorare da zero o quasi, ma in modo del tutto indipendente. Nei primi anni della loro esistenza questi progetti hanno portato molti spunti innovativi e rinsaldato collaborazioni internazionali con alcuni dei più prestigiosi centri di ricerca del mondo.

Scambi di informazioni Per favorire lo scambio di dati e informazioni, le collaborazioni, oltre che per parlare di ciò che riguarda le problematiche che i giovani ricercatori si trovano ad affrontare, anche quest’anno si è organizzato un incontro di tutte le Start-up, svoltosi a Verona. Ed è a queste riunioni che si capisce dove sta andando la ricerca più all’avanguardia, in tutti i settori. C’è infatti chi, come Annalisa Di Ruscio, dell’Uni-

versità del Piemonte orientale di Novara, vuole capire il ruolo dell’acido nucleico considerato per molti anni minore, ancillare rispetto al più nobile DNA, in quanto incaricato di trascrivere i messaggi, e chiamato appunto messaggero. E invece, negli anni, l’RNA si è conquistato un posto sempre più importante nel quadro dei processi di replicazione cellulare. Ha una funzione regolatoria fondamentale, sulla quale si può intervenire per fermare la proliferazione (ed è quello che si fa a Novara). Sugli RNA come agenti di regolazione lavorano anche Stefan Scheoftner, dell’Università degli studi di Trieste, che vuole capire come essi regolano i telomeri (le estremità dei cromosomi responsabili della regolazione del tempo di vita della cellula, il cui malfunzionamento è associato a varie malattie, incluso il cancro), e Rosa Visone, dell’Università di Chieti, che sta approfondendo ulteriormente uno degli ambiti nei quali l’RNA ha svelato le sue caratteristiche: quello delle leucemie. Sui marcatori molecolari lavora anche Davide Melisi, medico ricercatore del Policlinico di Verona che cerca le caratteristiche molecolari che rendono il tumore del pancreas resistente ai farmaci. L’obiettivo è trovare una soluzione che, inibendo questi bersagli molecolari, renda il cancro al pancreas suscettibile alle terapie

Seguaci di microtracce L’RNA lascia anche nel sangue piccole tracce molto caratteristiche, frammenti che possono svolgere la funzione di marcatori della presenza di un tumore, i cosiddetti microRNA. A questi


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è dedicata l’indagine di Marilena Iorio, dell’Istituto nazionale tumori di Milano, che ne studia le potenzialità diagnostiche e terapeutiche nel carcinoma della mammella. Inoltre, proprio perché ormai è chiaro che l’RNA è importantissimo, il gruppo di Riccardo Taulli, dell’Università di Torino, cerca di chiarire nel dettaglio tutti i passaggi in cui è coinvolto anche in tumori aggressivi come il rabdomiosarcoma, un tumore del muscolo contro il quale al momento ci sono strumenti limitati. Ancora sulla parte genetica, questa volta dal “punto di vista” del DNA, è concentrato il lavoro di Simone Sabbioneda, dell’Istituto di genetica molecolare del CNR di Pavia, che analizza il comportamento di alcuni enzimi, le DNA polimerasi. Elisa Giovannetti, dell’Azienda Ospedaliera Pisana, ha dedicato il suo progetto a un organo colpito da uno dei tumori più aggressivi: il pancreas. Uno dei problemi principali per gli studiosi del settore è sempre stato la mancanza di modelli animali affidabili. Ma Giovannetti ha trovato il modo di ottenerne alcuni totalmente innovativi, perché basati sullo sviluppo di cellule tumorali prese dai pazienti e testate sul modello animale, fornendo così un prototipo molto più fedele di ciò che accade nell’uomo e molto affidabile nei risultati (per esempio sull’efficacia di un farmaco o sulla resistenza alle cure). Anche l’immunoterapia dei tumori, grande speranza degli ultimi anni, è entrata a far parte dei progetti Start-up, con Luca Vago dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Vago sta infatti cercan-

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Alcuni dei titolari di Start-up AIRC: da sinistra, Stefan Schoeftner, Annalisa Di Ruscio, Rosanna Piccirillo, Elisa Giovannetti, Davide Melisi, Simone Sabbioneda, Diego Pasini, Marilena Iorio, Rosa Visone, Riccardo Taulli e Luca Vago

do di capire quali sono i responsabili del fallimento dei trapianti di midollo nei malati di leucemia. Diego Pasini, che lavora all’IFOM di Milano, studia invece il destino delle cellule così come viene stabilito durante la divisione e differenziazione cellulare. In particolare si focalizza sulle proteine PcG, fattori epigenetici che governano questi meccanismi, tipicamente coinvolti nella genesi del cancro.

Mario Negri di Milano, che studia un fenomeno che è causa del decesso dei malati oncologici e che è una malattia in sé: la cachessia, cioè l’estremo dimagrimento e indebolimento nelle fasi terminali. Contro di essa poco si fa, anche perché poco si sa. Per questo, i modelli animali e gli studi con farmaci che sta portando avanti la ricercatrice milanese potrebbero finalmente consentire di avere strumenti migliori. Infine, anche l’approccio strumentale trova posto nelle Start-up: Anna Chiara De Luca, dell’Istituto di biochimica delle proteine – CNR di Napoli, sta verificando il ruolo di un tipo di spettroscopia (un esame che sfrutta le caratteristiche chimico-fisiche delle sostanze) chiamata di Raman per l’identificazione di alcune proteine leucemiche.

Incontrarsi permette di scambiare esperienze

La ricerca innovativa Uno degli aspetti più positivi del finanziamento dei giovani ricercatori, per quanto sembri ovvio sottolinearlo, è la possibilità di indagare anche aspetti finora trascurati. Questo viene da pensare ascoltando Rosanna Piccirillo, dell’Istituto

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TERAPIE I farmaci mirati

a cura di AGNESE CODIGNOLA irate, personalizzate, di precisione, innocue. Sulle terapie antitumorali più moderne si è sentito di tutto, negli ultimi anni. Aggettivi che corrispondono al vero, se correttamente applicati, ma che possono generare qualche confusione che non fa RANCESCO bene ai maERRONE lati se usati a DEL sproposito, ASCALE perché aliDI APOLI mentano speranze e credenze lontane dalla realtà. Col tempo, infatti, rispetto agli entusiasmi della prima ora, si è capito che la si-

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tuazione è più complicata del previsto e che c’è ancora molto lavoro da fare. Francesco Perrone, responsabile della Struttura complessa di sperimentazioni cliniche dell’Istituto tumori Fondazione Pascale di Napoli, punta l’indice proprio sul termine “terapie mirate”. “I farmaci che impieghiamo oggi sono veramente mirati, nel senso che sappiamo dove vanno ad agire, su quale proteina. E spesso abbiamo scelto quel bersaglio perché sapevamo che giocava un ruolo importante nella storia del tumore. Ciò non significa però che ci sia sempre e solo un effetto specifico, anzi. Ciascuno dei bersagli di questi farmaci appartiene a una rete, a un network di effetti biologici, e agire su di esso vuol dire sempre agire anche sulle altre strutture con cui esso stesso interagisce”. Da que-

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Anche la precisione ha i suoi effetti collaterali I termini usati per descrivere la nuova generazione di terapie (mirate, intelligenti) hanno diffuso la convinzione errata che si tratti di cure senza effetti collaterali. Capire meglio i benefici e i disturbi legati alle nuove cure aiuta a non rimanere delusi e ad apprezzare la maggiore specificità d’azione sta complessità sono nati, negli anni, ripensamenti, delusioni, modifiche di indicazione, ma anche sorprese po-

sitive; come quella di alcuni farmaci che, nati per inibire una proteina coinvolta nella replicazione delle cellule, si


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UN DIARIO DEI DISTURBI

In questo articolo: farmaci mirati effetti collaterali qualità della vita

sono rivelati efficaci anche contro la formazione dei nuovi vasi sanguigni (neoangiogenesi). PERSONALE MA NON TROPPO Tenendo presente la complessità si comprende anche meglio il vero significato della parola più amata per descrivere le nuove cure: personalizzate. Spiega Perrone: “Non possiamo sempre sapere, con totale certezza, se e quanto una proteina bersaglio è presente o meno nel tumore di uno specifico malato. Ci sono casi, come quello dei farmaci per il cancro del polmone diretti contro le mutazioni genetiche dei recettori del fattore di crescita epidermico (anti EGFR), in cui abbiamo a disposizione i test per verificarne la presenza (e siamo giustamente obbligati a farlo prima di somministrare quella terapia); ma altri per i quali ancora non ci sono test altrettanto specifici. La personalizzazione delle cure è quindi sicuramente più reale e concreta, rispetto ad approcci come quello della chemioterapia, che agisce non su una struttura ma su un meccanismo, per esempio sulla duplicazione, andando a colpirla anche nelle cellule sane, sia pure in misura diversa. Ma non siamo ancora in grado di assicurarla a tutti e in egual misura: c’è molto da fare”. Infine, la parola più ambigua: innocuità. Il profilo di

LO STRUMENTO DI CONTROLLO tossicità è molto cambiato con le cure a bersaglio molecolare ma non per questo va sottovalutato. Ancora Perrone: “Con la chemioterapia eravamo abituati ad avere effetti collaterali che, in una scala da 1 a 5, erano sempre attorno ai valori 3-4, mentre qui siamo sempre tra l’1 e il 2, al massimo il 3. Inoltre abbiamo più spesso sintomi che possono essere confusi con quelli del cancro stesso o con altri, quali eruzioni cutanee, spossatezza, nausea, vomito, diarrea, cefalea e per questo si rischia di sottovalutarli, così come si rischia di sottovalutare l’impatto che possono avere sulla qualità di vita”.

Ogni bersaglio interagisce con un network complesso

INQUADRARE MEGLIO GLI EFFETTI COLLATERALI Il rischio è reale, come ha verificato lo stesso Perrone in uno studio che ha pubblicato di recente sul Journal of Clinical Oncology, nel quale ha preso in esame tre trial clinici che avevano coinvolto più di mille pazienti, trovando che la sottostima della tossicità da parte dei medici andava dal 47 al 74 per cento. “Non bisogna mai pensare che cure per malattie gravi come il cancro possano essere a costo zero” conclude Perrone, “ma inquadrare anche gli effetti desiderati nella loro giusta dimensione e affrontare ogni aspetto con i malati. E soprattutto bisogna continuare a studiare e a lavorare per capire come renderli sempre più inoffensivi”.

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i chiama PRO-CTCAE, da Patient Reported Outcomes – Common Terminology Criteria for Adverse Events, ed è un questionario nel quale i malati devono riportare in modo dettagliato tutti gli effetti negativi associati alla cura che stanno seguendo. Arriva dal National Cancer Institute statunitense ed è già stato adottato in Giappone, Spagna e Germania. Tra pochi mesi, con ogni probabilità, entrerà a far parte della routine di una parte dei pazienti oncologici italiani. Il gruppo di lavoro incaricato di tradurlo e convalidarlo, adattandolo alla realtà italiana, ha infatti appena annunciato l’inizio della sperimentazione su gruppi selezionati di malati. L’iniziativa, patrocinata dalla Federazione delle associazioni di volontari oncologici (FAVO), va a colmare un vuoto importante, diventato ancora più cruciale con l’avvento delle terapie meno tossiche. Il perché lo spiega uno dei curatori della versione italiana, Francesco Perrone: “La tossicità delle terapie biologiche e delle nuove cure è meno evidente di quella della chemioterapia, e meno grave, sul breve periodo; per questo, talvolta, non è inquadrata in maniera esaustiva. Per esempio gli oncologi non sono abituati a valutare come importante una lieve diarrea o una leggera nausea che non passa mai. Tuttavia, queste terapie si protraggono per mesi, quando non per anni, e l’insieme degli effetti collaterali, anche lievi, alla fine può compromettere in modo notevole la qualità di vita del malato. È dunque importante che sia egli stesso a riferire quanto un certo effetto indesiderato è presente e, soprattutto, quanto condiziona il suo benessere psicofisico, così come la sua vita di relazione”. Il questionario potrebbe diventare uno strumento molto utile per mettere davvero il paziente al centro della cura e per studiare insieme a lui terapie veramente personalizzate, anche perché l’intensità della maggior parte degli effetti tossici varia molto con l’età, con il sesso, il tipo e lo stadio della malattia.

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LASCITI Chi ha scelto di sostenere FIRC

UN LASCITO PER LA RICERCA

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cegliere di fare testamento in favore della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, lasciandole anche solo una parte dei propri beni, significa dare un sostegno concreto e significativo alla ricerca oncologica in Italia. Pur riconoscendo i diritti dei propri eredi si può sempre lasciare una parte del patrimonio a favore della ricerca sul cancro. Per questo FIRC offre gratuitamente la Guida al testamento, uno strumento utile per sapere come si effettua un lascito testamentario: chi sono gli eredi e come vengono stabiliti; quali sono le quote di riserva a favore dei figli e del coniuge e tante altre informazioni pratiche. Il testamento può essere: olografo: basta scrivere su un foglio cosa si vuole destinare (per esempio una somma di denaro) e a chi, datarlo e firmarlo. Il testamento potrà essere poi affidato a una persona di fiducia o a un notaio; pubblico: viene ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni e poi custodito dal notaio stesso. Con la Guida al testamento, aggiornata secondo le leggi vigenti, effettuare un lascito testamentario è diventato un gesto semplice, per tutti: richiedila gratuitamente contattando tel. 02 79 47 07 www.fondazionefirc.it

Dalla ricerca una gioia immensa Per Moreno Cedroni la ricerca è fondamentale nella vita: “Ammiro il lavoro dei ricercatori, impegnati ogni giorno per trovare nuove cure senza mai fermarsi”.

“N

a cura della REDAZIONE ell’alta cucina ogni ricetta è il risultato di una costante ricerca per trovare nuovi ingredienti. Questa è la chiave per raggiungere quel magico equilibrio tra gusto e valori nutrizionali.” Moreno Cedroni, chef tra i più celebri dell’attuale cucina italiana d’autore, condivide con FIRC una grande passione, quella per la ricerca. Proprio questa passione l’ha spinto a sostenere la campagna della Fondazione, che invita a destinare un lascito testamentario a favore della ricerca oncologica. Di origini marchigiane, Cedroni è lo chef a 2 stelle Michelin che ha portato uno spirito avanguardista nella cucina italiana. Appena ventenne aprì il ristorante La Madonnina del Pescatore a Senigallia. È un vulcano di creatività, che trasmette con sapori, forme e colori dei suoi piatti. Uno chef stellato che non dimentica mai l’umiltà: “Mi sento un granello di sabbia in confronto a chi studia le malattie. Loro scoprendo una cura o una terapia provano una gioia immensa, mentre la mia, per un sapore o un abbinamento inatteso, è momentanea”. Anche per questo, Cedroni ha scelto di affiancare la ricerca sul cancro usando il suo nome, le sue conoscenze e la sua credibilità. “Ammiro il lavoro dei ricercatori, perché

ogni giorno si impegnano per trovare nuove cure e raggiungere sempre nuovi traguardi senza mai fermarsi. Ecco perché ho scelto di disporre nel mio testamento un piccolo lascito a favore della Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.”


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RICERCA IFOM Restrizioni caloriche

In questo articolo: fattori di rischio dieta ipocalorica digiuno

Contro l’invecchiamento arriva il digiuno mimato Gli studi di longevità e prevenzione dei tumori dimostrano che la restrizione calorica intensa è la chiave per cambiare in meglio il metabolismo

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a cura della REDAZIONE noto da tempo che ridurre l’apporto di calorie consente di allungare la durata media della vita e di ridurre il rischio di ammalarsi di molte malattie, tra le quali anche il cancro. Valter Longo, direttore dell’Istituto di longevità della University of Southern California e del programma di ricerca “Oncologia e longevità” all’IFOM di Milano, ha studiato una dieta a basso contenuto di proteine che mima gli effetti del digiuno e che, se seguita per cinque giorni al mese sotto controllo medico, ha effetti positivi duraturi sullo stato di salute dell’organismo. Riduce infatti i fattori di rischio associati a invecchiamento, le patologie cardiovascolari, il diabete, l’obesità e il cancro. I risultati del suo studio sono stati pubblicati su Cell Metabolism: “Si tratta di riprogrammare il corpo in modo tale da farlo entrare in una modalità di invecchiamento più lento, ma anche di ringiovanirlo attraverso una rigenerazione che si basa sulle cellule staminali” spiega Longo. “Non si tratta né di un digiuno radicale né di una dieta tipica perché non è continuativa.”

I PRECEDENTI Già un anno fa Longo aveva dimostrato su Cell Stem Cell come la periodica privazione di alcuni nutrienti svolga una funzione anticancro, “affamando” le cellule tumorali e proteggendo al tempo stesso il sistema immunitario e le cellule sane dagli effetti tossici della chemioterapia. Longo ha lavorato inizialmente sui lieviti, semplici organismi unicellulari che hanno in comune con l’uomo metà dei geni, per scoprire i meccanismi biologici innescati dal digiuno a livello cellulare e molecolare. Sui topi, la cui aspettativa di vita è di due o tre anni, cicli di quattro giorni di questa speciale dieta, due volte al mese durante la “mezza età”, hanno prolungato la vita dell’11 per cento e ridotto l’incidenza di cancro. Inoltre si nota un ringiovanimento del sistema immunitario e una riduzione delle malattie infiammatorie e, nei topi più anziani, un aumento di cellule staminali in vari organi, incluso il cervello. Infine uno studio pilota effettuato su 19 volontari sani ha dimostrato che le ricerche condotte in lievito e topo sono effettivamente applicabili all’uomo.

La dieta simula gli effetti della mancanza di cibo

UN COCKTAIL SPECIALE “Il digiuno totale è difficile da rispettare” dice Longo “e può rivelarsi

Valter Longo dell’IFOM d Milano

anche pericoloso. Abbiamo quindi sviluppato una dieta con una composizione specifica di proteine, carboidrati, grassi e micronutrienti che induce gli stessi effetti nel corpo. L’ho provata personalmente e la trovo più semplice del digiuno totale e anche molto più sicura”. Per 25 giorni al mese, terminato il trattamento, i partecipanti allo studio tornano alle loro regolari abitudini alimentari. Longo mette però in guardia dal digiuno e anche dall’affrontare la sua dieta mima-digiuno senza supervisione medica: “Le ripercussioni sulla salute possono essere gravi per chi lo faccia in modo improprio”.

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici è sostenuto da FIRC, Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, attraverso lasciti testamentari (vedi p. 26).

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EVENTI I Giorni della Ricerca

A otto anni, Cristian è guarito dal cancro grazie al lavoro di ricercatori come Anna Chiara e all’impegno di persone come Chiara, volontaria AIRC da 10 anni. Le loro storie e quelle di tanti altri sono al centro dei Giorni della Ricerca

I Giorni raccontano 50 anni di vita e di progressi

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a cura della REDAZIONE 50 anni di vita di AIRC sono un racconto di coraggio, impegno e progressi nella ricerca oncologica. E gli eventi dei Giorni della Ricerca, dal 2 all’8 novembre 2015, svilupperanno questo racconto in diverse occasioni, dai media alle piazze, dalle università alle scuole, attraverso i volti di ricercatori e testimonial, grazie al contributo di sostenitori, volontari e partner, per dare voce a mezzo secolo di ricerca sul cancro. In Italia ogni giorno vengono diagnosticati 1.000 nuovi casi di tumori. Ma, rispetto al passato, oggi si può guarire dal cancro: sono infatti circa 2,9 milioni le persone che nel nostro Paese convivono con una precedente diagnosi di tumore * . Dietro questi numeri ci sono storie

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di persone che affrontano un’esperienza che cambia loro la vita. E al loro fianco c’è AIRC che, in 50 anni, ha distribuito oltre 984 milioni di euro per progetti di ricerca in tutta Italia e oltre 39 milioni di euro per borse di formazione a giovani ricercatori. Un risultato straordinario che consente a 5.000 ricercatori di lavorare con continuità a progetti per prevenire, diagnosticare e curare il cancro, grazie alla generosità di 4,5 milioni di sostenitori e al supporto di 20.000 volontari. Un risultato che si legge negli occhi di Cristian (in alto sinistra nella foto), a cui è stato diagnosti-

cato a otto anni un linfoma non Hodgkin, ed è guarito dal cancro grazie al lavoro di ricercatori come Anna Chiara De Luca (al centro), cha lavora al CNR di Napoli grazie a uno Start-up grant di AIRC, e all’impegno di persone come Chiara, volontaria per l’Associazione da 10 anni (ultima a destra). Dal Quirinale alle università, dalle scuole alle piazze di moltissime città italiane, con i Cioccolatini della Ricerca, dalle trasmissioni RAI alle iniziative organizzate con i partner, fino agli stadi di calcio e ai media sportivi, in occasione dei Giorni della Ricerca AIRC offre la possibilità di informarsi sui progressi oncologici e sostenere con una donazione il lavoro dei ricercatori per rendere il cancro sempre più curabile. * Fonte AIRTUM e AIOM, I numeri del cancro in Italia 2014

Una settimana di eventi dalle università alle piazze

... da novembre su: airc.it


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Gli eventi della settimana

2-8 novembre

29 ottobre

Rai per AIRC

Cerimonia al Quirinale

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Incontri con la Ricerca nelle università

dal 29 ottobre Il notiziario della ricerca

5-6 novembre AIRC nelle scuole

UN REGALO PER

dal 7 novembre In piazza con I Cioccolatini della Ricerca

7-8 novembre

Un Gol per la Ricerca

Aldo Giovanni e Giacomo per AIRC

LA RICERCA È PER TUTTI

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n dono speciale e gustoso: sabato 8 novembre tornano in migliaia di piazze italiane i Cioccolatini della Ricerca. 20.000 volontari AIRC distribuiranno le speciali confezioni di cioccolatini Lindt, create appositamente per AIRC, offerte con un contributo di 10 euro. La scatola di cioccolatini, in vari gusti, è accompagnata da una pubblicazione speciale che racconta i tumori maschili, per spiegare gli sviluppi della ricerca e cosa può fare ciascuno per battere il cancro. I progressi oncologici, infatti, dovrebbero aiutarci, nei prossimi anni, a ridurre il numero ancora troppo elevato di vittime del cancro. Ma non sono solo i ricercatori a

dover fare la loro parte. Molto può essere fatto da ciascuno, attraverso misure di prevenzione e corretti stili di vita. Le pagine dello speciale si rivolgono in particolare agli uomini (e alle loro compagne, perché collaborino con loro nella cura di sé): se le donne hanno fatto grandi passi avanti nella consapevolezza della necessità di prevenire le malattie, i maschi sono rimasti indietro. E continuano ad ammalarsi di tumori perché non sanno come ascoltare i segnali del corpo. Lo

speciale offre quindi informazioni per la prevenzione e aggiornamenti sui progressi scientifici. I Cioccolatini della Ricerca sono un’ottima idea di regalo ai propri cari e insieme alla ricerca, quindi alla salute di tutti, per sostenere i ricercatori finanziati da AIRC, all’opera ogni giorno per rendere il cancro più curabile.

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EVENTI I Giorni della Ricerca

UBI CON AIRC PER I GIORNI

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a partnership UBIXAIRC, giunta al terzo anno, garantisce un sostegno continuo ed efficace alla ricerca scientifica grazie alle tante e differenti attività che il gruppo bancario mette in campo; molti strumenti utili alla raccolta fondi, attivi tutto l’anno per coinvolgere clienti e non nel progetto comune di sostegno all’Associazione. Per i Giorni della Ricerca, UBI Banca distribuirà i Cioccolatini della Ricerca in filale dal 9 al 20 novembre; emetterà uno speciale Social Bond, distribuirà una Carta Enjoy con il brand anche di AIRC, ossia una carta prepagata con IBAN, che potrà essere richiesta in tutte le filiali UBI da clienti e non. UBI Banca donerà all’Associazione 2 euro su ogni attivazione e il 15 per cento delle commissioni bancarie sulle transazioni Pos delle carte.

I “PRIMI GIORNI” DI MATTARELLA

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l Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, celebra i suoi primi Giorni della Ricerca, a fianco di AIRC. La tradizionale cerimonia si tiene giovedì 29 ottobre; il Presidente riceve al Quirinale l’Associazione, insieme ai più autorevoli scienziati dell’oncologia italiana, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, con una rappresentanza dei sostenitori di AIRC. In questa occasione Mattarella consegna il Premio AIRC “Credere nella Ricerca” a chi si è particolarmente impegnato con l’Associazione, per sostenere la ricerca sul cancro.

CIOCCOLATINI ONLINE CON SALDIPRIVATI ED EPRICE INNER WHEEL FA GIRARE

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aldiPrivati ed ePRICE rinnovano il loro impegno a fianco di AIRC, in occasione dei Giorni della Ricerca. Le aziende supporteranno l’Associazione nella distribuzione dei Cioccolatini della Ricerca: dal 9 al 15 novembre sui portali del Gruppo Banzai sarà possibile ricevere, direttamente a casa e senza costi di spedizione, la speciale confezione di Cioccolatini, a fronte della donazione a sostegno della ricerca oncologica.

LA RICERCA

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rosegue la collaborazione con Inner Wheel Italia, importante realtà associativa con quasi 6.000 socie attive che promuove attività culturali e progetti di sviluppo sul territorio italiano, per incoraggiare la vera amicizia, gli ideali di servizio individuale, la comprensione internazionale. Per il secondo anno Inner Wheel ha deciso di devolvere ad AIRC il ricavato delle attività di raccolta fondi dell’anno sociale 2014/2015. Nel 2014 Inner Wheel Italia ha consegnato ad AIRC 39.000 euro, nel 2015 oltre 40.000, per sostenere i progetti di ricerca sui tumori pediatrici.


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DA ESSELUNGA

DONNE

UNA SPESA STRAORDINARIA

CON I FIOCCHI

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al 7 al 22 maggio, in occasione del 50° di AIRC, Esselunga ha promosso in tutti i punti vendita la campagna “La spesa che aiuta la ricerca”. Ai clienti è stato proposto un paniere di prodotti per una corretta alimentazione, sui quali il Gruppo ha devoluto una percentuale del fatturato derivato dalla vendita. Questa iniziativa si è tradotta nello straordinario contributo per AIRC di 1.005.583,25 euro, frutto della generosità di Esselunga e della grandissima partecipazione dei suoi clienti che, attraverso i propri acquisti, hanno dimostrato vicinanza alla missione dell’Associazione e una grande attenzione per la sana alimentazione e i corretti stili di vita.

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onne con i Fiocchi è la campagna che Nuvenia nei mesi di ottobre e novembre dedica alle sue clienti con contenuti di prevenzione sui tumori femminili forniti da AIRC. L’azienda, con un contributo di 0,10 euro su ogni prodotto venduto, sosterrà una borsa di studio biennale dedicata a una giovane ricercatrice impegnata nell’ambito dei tumori femminili. Una bellissima iniziativa che vede l’azienda in prima linea nel sostenere la migliore ricerca oncologica finanziata da AIRC.

GROUPON E AIRC PER L’ECCELLENZA ITALIANA

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i è conclusa il 7 giugno la campagna Eccellenza Italiana a favore di AIRC, che ha riunito per un mese le migliori offerte della ristorazione italiana. Per ogni coupon acquistato dai clienti, Groupon ha devoluto 3 euro ad AIRC: grazie ai 35.000 clienti che hanno aderito e ai 170 partner commerciali sono stati donati 104.000 euro, a cui si aggiungono 2.236 euro raccolti dai clienti Groupon che hanno partecipato a uno speciale contest con in palio una cena per due all’esclusivo ristorante La Madonnina del Pescatore. I fondi, che raddoppiano il risultato del 2014, saranno destinati a due borse di studio biennali, per giovani ricercatori. Madrina del progetto Benedetta Parodi, testimonial lo chef Moreno Cedroni. Un partner con questa tipologia di raccolta fondi rivolta agli utenti web è un valore aggiunto per la missione di AIRC.

HARD ROCK CAFE IN ROSA

P

er il quarto anno, in occasione del Pinktober per tutto il mese, Hard Rock Cafe è al fianco di AIRC con una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per il tumore al seno, presso i tre ristoranti di Roma, Firenze e Venezia. In questi anni di collaborazione sono stati raccolti oltre 100.000 euro, destinati alla Borsa di studio italiana “Hard Rock Cafe” triennale, per la formazione di un giovane ricercatore. Un risultato possibile solo grazie al generoso impegno e all'entusiasmo dei dipendenti e clienti Hard Rock Cafe.

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INIZIATIVE AIRC per EXPO

In questo articolo:

EXPO sana alimentazione proposte didattiche

Premiate le scuole che mangiano sano 68 scuole hanno scelto il tema AIRC Mangio sano, sono sano nell’ambito del concorso lanciato da PoliCultura EXPO 2015

Alimentazione e salute al centro Antonio Moschetta, ricercatore AIRC, è stato ospite lo scorso 5 maggio alla tavola rotonda “L’Agricoltura è vita e benessere” organizzata in EXPO da CIA (Confederazione italiana agricoltori). Focus del suo intervento la correlazione tra alimentazione e cancro. Moschetta ha sottolineato l’importanza di formare e informare gli agricoltori, i gestori della filiera dei nutrienti e soprattutto i medici, per dare ai cittadini corrette informazioni su come prevenire i tumori (ad esempio sottoporsi agli screening e adottare stili di vita corretti) e poter raggiungere, nei prossimi anni, una percentuale di cura il più possibile vicina al 100 per cento. AIRC ha inoltre dato il patrocinio al convegno del 28 giugno, al padiglione Italia, "Cibo ed emozioni: salute e qualità di vita in equilibrio perfetto", organizzato dall’Istituto nazionale tumori di Milano.

Nutrirsi correttamente della IIB, Ics Tarra, Busto Garolfo (MI)

La salute vien mangiando della IIIA, Istituto De Amicis, Vibo Valentia

I colori della salute della IIIB Liceo L. Cambi, Falconara (AN)

I

a cura della REDAZIONE l racconto del “cuoco Pino alla corte del re Albertino”, il ristorante della salute a scuola, una ricerca sugli alimenti in base ai colori: sono alcuni dei lavori degli studenti che si sono cimentati con la proposta di AIRC nel concorso di narrazioni digitali, organizzato da PoliCultura per EXPO, “Lastoriachevorrei”. In occasione dell’Esposizione Universale di Milano, 68 classi tra scuole primarie e secondarie di I e II grado hanno aderito al tema dell’Associazione, Mangio sano, sono sano, hanno svolto lavori e ricerche in classe e sviluppato dei racconti in formato digitale. Tra tutte le narrazioni, AIRC ha selezionato quelle più aderenti al tema che si sono distinte per creatività, originalità e modalità di esecuzione: hanno vinto, tra le scuole primarie, la IIB dell’Ics Tarra di Busto Garolfo (Milano), con la narrazione Nutrirsi correttamente; tra le secondarie di I grado, la IIIA dell’Istituto comprensivo 3°circolo De Amicis, di Vibo Valentia, con La salute vien mangiando; per la secondaria di II grado, la IIIB del Liceo scientifico L. Cambi di Falconara (Ancona), con I colori della salute. AIRC premia le classi vincitrici con incontri con ricercatori nei rispettivi istituti. Il concorso si inserisce tra le proposte del progetto “AIRC nelle scuole”, rivolto a tutti gli ordini e gradi scolastici, per scoprire in classe la salute e il benessere, la scienza e il mondo della ricerca sul cancro.

Studenti di ogni età si sono messi in gioco

… scopri le proposte di AIRC nelle scuole per EXPO su scuola.airc.it/expo2015

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Molto altro ancora su www.airc.it/comitati

Abruzzo - Molise...

Basilicata...

Tel. 085 352 15 - com.abruzzo.molise@airc.it - www.airc.it/abruzzo

Tel. 0835 303 751 com.basilicata@airc.it www.airc.it/basilicata

Stappare fa bene

Vasto (Chieti) Migliaia di tappi hanno invaso le scuole per aiutare la ricerca. È tornata per la sesta edizione l’iniziativa promossa dai dirigenti scolastici del Liceo Scientifico Mattioli, I.I.S. Pantini-Pudente, San Salvo, Gissi Monteodorisio, Messer Marino e Atessa, ideata dal presidente dell’Istituto G. Rossetti Nicandro Gambuto. Gli studenti hanno raccolto 3.750 tonnellate di tappi di plastica e donato il ricavato ad AIRC. L’iniziativa si è conclusa con una sfida calcistica tra i ragazzi e una serata di musica, con raccolta di altri contributi.

In breve dall’Abruzzo-Molise Pescara Un’esilarante gara di improvvisazione teatrale a squadre, coordinata da Mara Di Bartolomeo, ha visto attori mettere alla prova le proprie doti di prontezza e inventiva. Miglianico (Chieti) Il “Miglianico Golf & Country Club” ha organizzato presso il Cerreto di Miglianico il 7° torneo “Tony Dalli”, con successo di partecipanti e di pubblico, devolvendo il ricavato ad AIRC. Abruzzo Per tutta la stagione estiva, presso gli stabilimenti balneari aderenti alla “Lotteria del mare: i balneatori insieme per AIRC”, sono stati distribuiti 2.000 biglietti, per sostenere la ricerca oncologica. Abruzzo Per il decimo anno il Comitato ha realizzato il Calendario, in collaborazione con CARSA Edizioni, quest’anno intitolato “Tesori d’arte in Abruzzo”, dedicato alle meravigliose testimonianze medievali e rinascimentali nei conventi e nelle chiese. Un ringraziamento a CARSA Edizioni e tutti gli amici e le aziende che hanno contribuito a questa iniziativa.

Cena di gala e acrobazia Matera Nelle eleganti stanze dei palazzi storici (Palazzo Bernardini, Casa Cava, Palazzo Lanfranchi, Palazzo Gattini e Palazzo Viceconte) si sono riunite rappresentanze di Confindustria e del GISUD. Tanti i momenti per scoprire la città eletta Capitale europea della cultura 2019 e Patrimonio dell’Unesco: cena con cucina tipica all’interno dei Sassi; visita alla cripta del peccato originale, a strapiombo sulla rupe di calcarenite; serata di gala a sostegno di AIRC. Quest’occasione, grazie alla regia di Gianpiero Francese, ha immerso i partecipanti in un’atmosfera unica, con luci e danze.

In breve dalla Basilicata Basilicata Grande successo per la distribuzione pasquale delle uova di cioccolato nelle scuole, un’iniziativa possibile grazie alla disponibilità di dirigenti scolastici e professori e soprattutto grazie alla generosità delle famiglie; straordinario l’impegno dei dipendenti dell’azienda Calia Italia.

“Magna Graecia” di Catanzaro, con grande partecipazione di ricercatori e pubblico. 20 anni fa iniziava il grande lavoro del Comitato, con un’energia che è sempre andata oltre la raccolta fondi. Numerosa la partecipazione da parte dei ricercatori e della cittadinanza. Dicembre - Corigliano Calabro (CS) Con l’iniziativa “Adotta un clementino” è possibile ricevere a casa 25 Kg di clementine, per Natale in favore di AIRC. Per info www.adottaunclementino.it

In breve dalla Calabria

Calabria... tel. 0984 41 36 97 - com.calabria@airc.it www.airc.it/calabria

Vent’anni per AIRC

Mendicino (Cosenza) Presso il Parco degli Enotri il Comitato, con il sostegno della Fondazione cassa di risparmio di Calabria e Lucania, ha organizzato il convegno, “Insieme per il nostro territorio tra ricerca, impegno e coraggio”, moderato dal giornalista Gian Antonio Stella; sono intervenuti tra gli altri, Gino M. Crisci, rettore dell'Università della Calabria, Aldo Quattrone, rettore dell'Università degli Studi

Crotone Nella sala consiliare del Comune, la delegazione locale coordinata dal consigliere regionale Raffaele Lucente e dal delegato Maurizio Principe ha organizzato un incontro dedicato ad AIRC e alla ricerca sul cancro. San Nicola Arcella (Cosenza) L’associazione “I Coralli” e la pro loco di Scalea hanno organizzato un torneo di burraco a favore di AIRC, presso il ristorante Serpente Rosso. Cirò (Crotone) Per il decimo anno si è svolto con successo il torneo di biliardo “Memorial Lorenzo Sestito”. Calabria Per il quarto anno il Comitato ha organizzato la manifestazione “L’Uovo della Ricerca”. Sono state distribuite uova di cioccolato di tre chili in scuole, università, studi professionali e locali pubblici.


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Campania...

Friuli - Venezia Giulia...

Tel. 081 403 231 - com.campania@airc.it - www.airc.it/campania

Tel. 040 365 663 - com.friuli.vg@airc.it - www.airc.it/fvg

Tra fiori, pony e cappelli

La ricerca prende gusto

Napoli Presso l’ippodromo di Agnano, messo gratuitamente a disposizione, il Comitato ha organizzato, in occasione di “Agnano in

Bertiolo (Udine) Pane, dolci, caffè... e tanta fantasia per sostenere la ricerca sul cancro. Come da consuetudine, la proloco ha organizzato tre iniziative di raccolta fondi a favore di AIRC. Una panificazione straordinaria per "Il pane per la vita", una gara di torte "Dolci tipici" e il caffè in piazza di "Friulmoka 2000".

In breve dal Friuli-Venezia Giulia Forgaria (Udine) Le instancabili signore del paese si sono messe all’opera anche quest’anno per creare prodotti artigianali da distribuire, in favore di AIRC.

Fiore”, una mostra mercato di piante e fiori, “My Fair Lady”. Una bellissima giornata con tanti amici, una prelibata colazione, la premiazione finale ai cappelli più estrosi, più eleganti, più spiritosi. Per i bimbi tanta animazione, pony e giochi nell’orto. Hanno partecipato circa 400 persone, moltissimi i capelli indossati dalle splendide amiche, grande partecipazione e divertimento per i più piccoli. Molto particolare il cappello che ha vinto il primo premio creato da due ragazze di una scuola d’arte.

Emilia-Romagna... Tel. 051 244 515 - com.emilia.romagna@airc.it - www.airc.it/emiliaromagna

Muti in concerto Bologna Una serata indimenticabile e un grande successo per il Concerto straordinario di Bologna Festival per il 50° anniversario di AIRC. L’atteso ritorno a Bologna del Maestro Riccardo Muti, che ha diretto l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, ha entusiasmato tutto il pubblico del Teatro Manzoni, con un perfetto connubio tra la musica e la ricerca. Si ringraziano tutti i sostenitori e in particolare i partner: BPER Banca, Mutti S.p.A., Gruppo Hera, Campa, Studio LP S.r.l., Zaccanti S.p.A., Enoteca Italiana, Marposs S.p.A., Blu Vanti Maserati, Galleria De’ Foscherari, Fabrizio Cocchi, Alce Nero S.p.A., Confcommercio Ascom Provincia di Bologna, Giulio Veronesi Gioiellerie, Albergo Al Cappello Rosso, M. Casale Bauer, Valsoia S.p.A., Umberto Cesari Vini, Studio Associato Nove Archi, Unipol Gruppo, Valsoia S.p.A., Mec & Partners, Spazio 9 Aposa. Un ringraziamento particolare al Bologna Festival e al Maestro Riccardo Muti.

In breve dall’Emilia-Romagna Pampeago (Trento) In occasione delle gare di sci “Festa Nazionale Master” lo sci club Guastalla ha dedicato ad AIRC una raccolta fondi durante il fine settimana sulle piste di Pampeago - Val di Fiemme. Un grazie di cuore a tutto il gruppo dello sci club Guastalla e ai tanti sciatori per il prezioso contributo alla ricerca. 7 Novembre – Bologna Presso Palazzo Re Enzo, dalle 9.30 alle 18.30, si svolge “On AIRC”: imprese, enti e istituzioni, media, protagonisti di arte, cultura, sport si confrontano con e per la ricerca. 34 | SPECIALE COMITATI | OTTOBRE 2015

Lazio... Tel. 06 446 336 5 com.lazio@airc.it www.airc.it/lazio

I Beatles a Roma Roma Canzoni dei Beatles e divertimento per una serata a favore della ricerca: al Teatro sala Umberto è andato in scena lo spettacolo Beatlemania, un testo di Marco Avarello per la regia di Matteo Ziglio. Commedia musicale divertente che racconta un folle viaggio contro il tempo per impedire l’evento cui i fan più accaniti imputano la fine dei Beatles, l’incontro tra John Lennon e Yoko Ono. “I Beatles a Roma” (L. Abramo, S. Mariani, M. Pirella e con F. Cavalluzzo, R. La Pegna, L. Lippi, L. Monaco, F. Pradella) hanno arrangiato con rigore brani della band facendo rivivere l’atmosfera degli anni sessanta. Ad aprire la serata, realizzata grazie al contributo di Chopard, il DG AIRC Niccolò Contucci e la ricercatrice Paola Nisticò.

In breve dal Lazio Roma Presso il Circolo Montecitorio, il Reale circolo Tevere Remo ed il Circolo Magistrati Corte dei Conti di Roma si è svolto il II° “Trofeo AIRC”, scendi in campo per la ricerca, torneo di tennis doppio misto per non professionisti, aperto agli amanti di questo sport. Il ricavato delle quote di iscrizione è stato devoluto ad AIRC. Monterotondo (Roma) Piazza Duomo è stato lo scenario, per il terzo anno, di una serata di esibizioni di arti marziali, Combattere per la Ricerca, organizzata dall'Associazione Giovanidee, per veicolare lo sport come mezzo di sensibilizzazione su temi come la prevenzione; per l’occasione alcuni volontari AIRC hanno raccolto offerte a favore di AIRC.


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Liguria...

Lombardia...

Tel. 010 277 058 8 - com.liguria@airc.it www.airc.it/liguria

Tel. 02 779 71 - com.lombardia@airc.it www.airc.it/lombardia

Un euro contro il cancro

Golf per bene

Liguria Per tre settimane Il Secolo XIX in collaborazione con i sindacati degli edicolanti liguri, con il supporto di Primocanale TV e Radio19, ha promosso la sottoscrizione “Un euro contro il cancro”, per sostenere un giovane ricercatore AIRC che svolge le proprie ricerche presso un’istituzione scientifica ligure. Al termine della manifestazione, per ringraziare gli edicolanti che hanno prestato gratuitamente questo servizio, il Comitato ha estratto bellissimi premi, donati a chi si è impegnato di più a raccogliere donazioni. Giugno 2016 – Portofino (Genova) Nella splendida cornice della località marina torna la Serata di Gala per la ricerca organizzata dagli "Amici della Baia di Portofino".

In breve dalla Liguria Vignole Borbera (Alessandria) Grazie all'organizzatrice Isabella Di Marco e alle tenaci cuoche pasticcere, si è svolta la 30° edizione di "Un dolce per la vita". Squisiti e genuini dolci sono stati distribuiti a un folto pubblico. Liguria È proseguita la distribuzione di bellissimi orecchini AIRC in occasione del 50° anniversario dell’Associazione.

Montorfano (Como) È tornato il prestigioso evento al Circolo Golf Villa d’Este, quest’anno in ricordo di Isabella Gallo (nella foto), anima della manifestazione, mancata nel mese di aprile. Una domenica con protagonista lo sport e la ricerca, con un importante raccolto. La giornata si è conclusa con una cena sold out e ricchi premi. Un ringraziamento ad Antonio Gallo, che nel ricordo della moglie Isabella ha proseguito con passione l’intensa attività di sostegno alla ricerca oncologica.

In breve dalla Lombardia Milano Commossa partecipazione al concerto al Liceo Parini “Evocazioni sonore di paesaggi interiori”, in ricordo di Valeria Bassi e Laura Boveri, insegnanti scomparse prematuramente. Un ringraziamento al professore promotore, Davide Cafiero, al preside Giuseppe Soddu e ai musicisti. Travagliato (Brescia) Tantissimi podisti hanno riempito di luce la serata con torce e caschetti, per la camminata e corsa podistica “4 passi per la vita”, in ricordo di Rocco Salvi. Grazie a Lucia Romana Chiaraschi e ai suoi aiutanti. 25 Novembre - Brescia Grande attesa per il concerto del maestro Ludovico Einaudi, in occasione del nuovo tour, al Teatro Grande. Per info: 027797203 Rudiano (Brescia) È tornata per IV edizione “Di Corsa con Eli”, in ricordo di Eliana Grandini. Grazie ai tanti partecipanti, agli infaticabili organizzatori, a Michela e famiglia per la perfetta organizzazione della color run che hanno permesso di raccogliere una rilevante cifra.

Genova Su iniziativa della consigliera Mariangela Rossi, si è svolta con successo di pubblico nella magnifica cornice dell’Hotel Melià, un’originale cena ”olfattiva”, che ha visto protagonisti il noto chef Michelino Gioia e la creatrice di fragranze Maria Candida Gentile. Un piacere per il palato e le narici!

Piemonte-Valle d’Aosta...

Marche...

Tel. 011 993 335 3 - com.piemonte.va@airc.it - www-airc.it/piemonte

Tel. 071 280 413 0 - com.marche@airc.it - www.airc.it/marche

Into the Woods

Civitanova Marche (Macerata) Walt Disney Company Italia è scesa in campo al fianco del Comitato con un’esclusiva anteprima cinematografica di Into the Woods, presso il Cinema Teatro Rossini, preceduta da una degustazione a cura dell’ISITPS di Porto Sant’Elpidio. Una serata ricca di emozioni per gli spettatori che hanno riscoperto alcune delle favole più belle dei Fratelli Grimm, sostenendo AIRC.

In breve dalle Marche Ascoli Piceno Presso l’Auditorium della Fondazione Carisap, il Rotaract club locale insieme al Rotary Padrino e al Comitato ha organizzato la conferenza “Prevenzione in oncologia”. Un’occasione di informazione grazie alla presenza dei ricercatori Carlo Ferrari e Nicola Natale, con grande partecipazione di pubblico, che ha contribuito alla II Borsa di studio annuale in memoria di Maria Cristina Cocca. Sirolo (Ancona) Il Riviera tennis club ha organizzato il Torneo di tennis amatoriale doppio misto I Memorial Manuela Sibilla, in ricordo della cara tennista Manuela, a favore della ricerca sul cancro. Marzocca (Ancona) L’associazione culturale OndaLibera ha realizzato un’asta di beneficenza sul proprio sito web, per sostenere i migliori progetti nell’ambito dei tumori pediatrici, con cimeli donati dai più importanti sportivi italiani. Marzocca (Ancona) Una giornata di giochi e divertimento in spiaggia per adulti e bambini, grazie all’associazione culturale OndaLibera che ha promosso la manifestazione Lancio d’l Madon.

Ballare… con gusto Stresa (Verbano Cusio Ossola) Il Regina Palace Hotel ha fatto da cornice al Ballo delle debuttanti organizzato dall’associazione Apevco, presieduta da Giovanna Pratesi, cui ha partecipato per AIRC Federica Colombo. Prima del ballo, un momento dedicato alla sana alimentazione, Bioenofood, con la presenza anche dello chef Andy Luotto.

In breve da Piemonte-Valle d’Aosta Asigliano (Vercelli) Anche quest’anno Carlo Manzato ha organizzato la manifestazione “Una vita tra le mani”: una settimana dedicata a sport, musica e divertimento per raccogliere fondi a favore della ricerca contro il cancro. Galliate (Novara) Luciano Caviggioli ha radunato 200 motociclisti per l’evento “Due ruote per vincere” con il supporto dell’associazione Numero 79 e Icomoto, unendo la sua passione alla volontà di raccogliere fondi dopo l’esperienza con la malattia, vissuta alcuni anni fa.


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Sardegna... Tel. 070 664172 - com.sardegna@airc.it - www.airc.it/sardegna

Un calice per AIRC

Cagliari Al Villanova Cafè Bistrò, elegante ritrovo nella zona storica della città, si è svolto un cocktail di degustazione di vini, a favore di AIRC. Con l’ingresso, si aveva diritto a un calice e con ogni bicchiere era possibile vincere una sorpresa. Durante la serata, agli ospiti è stato offerto un rinfresco.

Cagliari Sei sedute di scuola di trucco per non perdere l’amore per se stesse, la femminilità e la bellezza, dedicate a chi affronta la chemioterapia. AIRC e Rotary Cagliari Anfiteatro si sono unite nel progetto Desdemona, nato per aiutare le pazienti colpite da patologie oncologiche, grazie alla collaborazione del visagista Renzo Sias. Molte le adesioni e le reazioni positive, Sias ha insegnato alcuni accorgimenti per fare un make up veloce nella vita quotidiana e sentirsi ancora belle.

In breve dalla Sardegna Cagliari Doppio festeggiamento, per AIRC, che compie 50 anni e per una volontaria del Comitato, che ha organizzato una cena per l’occasione. Sassari Manifestazione per la ricerca sul cancro degli alunni della quarta A della scuola X° Circolo di via Oriani. Per sostenere la loro insegnante che sta affrontando le cure hanno deciso di fare ad AIRC il regalo di fine anno scolastico con la collaborazione dei genitori e di tutti gli altri maestri.

Puglia...

Sicilia...

Tel. 080 521 870 2 - com.puglia@airc.it www.airc.it/puglia

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Show con Papaleo

Palermo In occasione del 50° di AIRC è andata in scena al Teatro Massimo la prova generale dell’opera Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, per sostenere la ricerca sul cancro: un pubblico numeroso ed entusiasta, arrivato da tutta la regione, ha manifestato grande apprezzamento per l’iniziativa. Sono stati distribuiti 1.200 biglietti. Un grazie a Mediolanum per il sostegno generosamente offerto ad AIRC.

Barletta Presso il bagno 27, per l’“Aperitivo con la Ricerca”, Rocco Papaleo ha conquistato il pubblico sulla bellissima spiaggia di ponente con le sue incredibili doti di one man show. Un ringraziamento all’Associazione Corte Sveva.

In breve dalla Puglia

Ballo in maschera

Bitonto (Bari) Grande divertimento con Mariolina Rutigliano e la sua compagnia Teatrale “U Trajone”, in spettacolo per AIRC. Taranto All’Auditorium Tarentum, la consigliera Gaetana Abruzzese ha organizzato il 3° concerto “La Musica ama la Ricerca”. Grazie al pianista Jacopo Raffaele, alla Banca di Taranto e alla Cimauto s.r.l. Hyundai. Bitonto (Bari) La classe III E del 1° circolo didattico “N. Fornelli”, con l’insegnante Mariangela Ruggiero, ha organizzato lo spettacolo “Aspettando l’Isola che non c’è”, con l’intervento del ricercatore Antonio Moschetta. Puglia Il Comitato ringrazia per l’impegno a fianco di AIRC: Anna Maria Antuofermo e il gruppo delle “Amiche di AIRC” di Bitonto; l’Associazione “Fuori dall’Ombra” di Cellamare, l’Università della terza età “L. Damato” di Rutigliano. Novembre - Barletta Torna l’8° edizione dello speciale menù per AIRC, curato dalla Famiglia Nigro e da tutto lo staff del ristorante il Brigantino, capitanato dallo chef Vincenzo De Palo. 11 ottobre - Mondello (Palermo) Nella cornice dello Splendid Hotel La Torre, a partire dalle 16.30, si svolge un torneo di burraco pro AIRC. Barletta “50 sfumature d’Estate” è il titolo della divertente serata nell’affascinante location Il Brigantino, con protagonisti Francesca Cipriani e Cristiano Malgioglio che hanno intrattenuto gli ospiti con aneddoti e curiosità musicali.

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In breve dalla Sicilia Catania Nei locali della Oscarauto di Misterbianco si è svolta l’estrazione dei biglietti vincenti della lotteria provinciale per la ricerca sul cancro. I più fortunati si sono aggiudicati un’autovettura, gioielli, oggettistica varia. Catania Si è svolta all’Università di Catania una “Giornata di studio: Agricoltura, Alimentazione e Salute”. Grande successo per la discussione accademica incentrata sui temi della qualità del cibo e le ricadute dell’alimentazione sulla salute, presupposto, auspicato dal rettore Pignataro, per future collaborazioni fra il mondo accademico e AIRC.


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Toscana...

Umbria...

Tel. 055 217 098 - com.toscana@airc.it www.airc.it/toscana

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Libri per tutte le età

Civitella d’Arna (Perugia) La battaglia contro il cancro, raccontata con coraggio e ironia: è il tema del libro autobiografico della giornalista Simona Valigi, La più bella delle tutte, presentato in una giornata a favore di AIRC. Maura La Cava ha aperto per l’occasione il Palazzo di campagna “La Ginestrella”, famoso per la bellezza e ricchezza del roseto, e ha guidato i suoi ospiti in un itinerario ricco di storia, colori e profumi attraverso le meraviglie dell'orto e del giardino.

Castiglione della Pescaia (Grosseto) Unitre (Università delle tre età locale) ha organizzato, in occasione della giornata mondiale del libro, con la collaborazione dell’Assessorato al turismo e alla cultura, la manifestazione “Un libro per la vita”. I libri sono stati donati dagli iscritti all’università e dagli alunni della scuola primaria locale, a favore della ricerca sul cancro.

In breve dalla Toscana Camporgiano (Lucca) I giovani del posto hanno organizzato la manifestazione “Corriamo contro il cancro”. Grande successo per l’iniziativa che ha visto la piena partecipazione di tutto il paese. Piancastagnaio (Siena) Festa e solidarietà al centro della IV edizione di "Un Mojito per la vita", in ricordo di Enrico Eugeni. Due giornate di eventi, rese possibili dalla partecipazione dei rioni del paese, del Comune, dei vigili del fuoco, del gruppo musicale Bandao, e di un ospite d’occasione, Massimo Papi, insieme a tantissimi partecipanti.

Veneto... Tel. 045 825 023 4 - com.veneto@airc.it - www.airc.it/veneto

Fiorella Mannoia & Friends

Verona Fiorella Mannoia è stata protagonista all’Arena di un Concerto Evento per festeggiare i 50 anni di AIRC. Una serata davvero speciale con tanti ospiti: Loredana Berté, J-AX ,Niccolò Fabi, Enrico Ruggeri, i Negrita, Emma Marrone, Noemi e Alessandra Amoroso. La

Libri e fiori

In breve dall’Umbria Orvieto “Se vuoi essere qualcuno, se vuoi farti strada, devi svegliarti e stare in campana!”: è una citazione della famosa suor Maria Claretta, protagonista del musical Sister Act 2, messo in scena al teatro Mancinelli dalla Compagnia Mastro Titta. Castiglione del Lago (Perugia) Il consiglio direttivo della società Team Shooting JP di Viole d’Assisi ha pianificato il Grand Prix Beretta Sport&Solidarietà, un programma di gare di tiro al volo a favore del Comitato, presso il Tav Trasimeno.

Umbria Il Movimento turismo del vino ha scelto AIRC come partner etico per Cantine aperte 2015: un fine settimana tra convegni di arte, viticoltura ed enoturismo, trekking e biking, concorso fotografico, visite guidate nelle cantine e degustazioni con il calice ufficiale di AIRC.

serata, che ha visto alternarsi le hit indimenticabili di Mannoia, ha raccolto fondi per la ricerca sui tumori femminili.

In breve dal Veneto Verona Presso la Sala Maffeiana del Teatro lirico il Comitato ha organizzato un concerto straordinario. Il M° Alfredo Santoloci, direttore del Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ha diretto l’Orchestra giovanile Monte Mario, ensemble di giovani elementi di talento che si caratterizzano per la sperimentazione musicale. Mogliano Veneto (Treviso ) Presso l’Hotel Villa Condulmer, si è svolta una serata danzante a favore di AIRC organizzata dalla consigliera Rossella Benetton. Padova Lo storico Caffè Pedrocchi ha ospitato una cena con intermezzi teatrali. Per far vivere “L’esperienza Pedrocchi” è andato in scena “Il caffè, esotica bevanda”. Vicenza Anche quest’anno la consigliera Serblin ha organizzato uno speciale The in Prefettura in favore di AIRC. Jesolo (Venezia) Grande successo anche quest’anno per la manifestazione “Il Paese dei Balocchi” dedicato ai più piccoli e alle famiglie, con giochi, spettacoli, giri in fattoria, il Guinness dei Primati della crostata di marmellata lunga 25 metri. La raccolta fondi è finalizzata alla Borsa di studio “Città di Jesolo e Volontari'”.

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IL MICROSCOPIO

Maria Ines Colnaghi direttore scientifico AIRC

UN SERVIZIO PER I SOCI Per segnalare corrispondenza doppia, aggiornare i vostri dati o conoscere la vostra storia contributiva, potete contattarci, 7 giorni su 7, chiamando il nostro numero verde 800 350 350

ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).

Tutto l’impegno di AIRC per i giovani

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a sempre AIRC è in prima linea per sostenere i giovani che vogliono fare ricerca in oncologia perché, se è vero che i grandi progetti come quelli dei ricercatori di esperienza e i Programmi speciali come quelli finanziati con il 5 per mille sono una sicurezza in termini di risultati, i fondi erogati per i più giovani sfruttano la freschezza delle loro idee e, allo stesso tempo, consentono loro di acquisire l’esperienza necessaria a spiccare il volo e a diventare la nuova generazione di scienziati italiani. Il sostegno di AIRC ai giovani è garantito sia dai fondi della raccolta ordinaria sia da quelli provenienti dal 5 per mille. Per i più giovani, laureati da non più di sei anni, sono bandite le borse di studio AIRC-FIRC per l’Italia, le borse FIRC per un’esperienza annuale all’estero e le borse iCare, cofinanziate dall’Unione europea. Queste ultime sono riservate a giovani ricercatori italiani, che desiderano andare a formarsi all’estero o rientrare in Italia, e a giovani stranieri che vogliono lavorare in un laboratorio italiano. Si tratta di un importante riconoscimento per AIRC, giacché l’UE è molto selettiva nella scelta dei partner. Per queste borse l’UE affida ad AIRC la valutazione delle domande, la conseguente graduatoria e l’erogazione.

Per i progetti di ricerca dedicati ai giovani, da gennaio 2015 a oggi AIRC ha emesso due bandi: il My first AIRC grant (MFAG) e lo Start-up grant. Entrambi permettono a ricercatori italiani con un’esperienza in laboratori stranieri, spesso ottenuta grazie a borse di studio AIRC, di svolgere la loro attività nel Paese che li ha formati. Infine, è stata lanciata la seconda edizione del bando TRIDEO, di cui abbiamo già parlato nei numeri scorsi, cofinanziato da Fondazione Cariplo, per idee di assoluta innovatività. AIRC ha così creato una vasta nuova generazione di eccellenze oncologiche. Tutto bene, dunque? Non proprio, perché la bravura dei ricercatori italiani si scontra con la carenza di fondi pubblici che sta diventando strutturale e che si ripercuote anche sul numero di richieste di finanziamento che riceviamo. Nel 2015 sono pervenute 1.224 richieste, contro le 1.080 del 2014 e le 774 del 2013, un incremento impressionante a fronte di una raccolta fondi pressoché invariata. Ciò significa che ogni anno sono sempre di più i progetti meritevoli che restano senza finanziamento. Un vero peccato, perché forse tra quelli non finanziati solo per mancanza di fondi si può nascondere l’intuizione di un ricercatore che potrebbe salvare tante vite umane.

INVITI LA SUA AZIENDA A SOSTENERE LA RICERCA SUI TUMORI PEDIATRICI. Questo Natale il solito regalo ha un altro peso, il peso specifico del coraggio. Scegliendo quello che può sembrare “il solito regalo” aziendale tra le nostre proposte augurali, quali ad esempio il nostro calendario augurale, un’agenda oppure uno speciale assortimento di cioccolatini, la sua azienda entrerà a far parte di una storia di coraggio, quella di AIRC, nata ormai 50 anni fa. In particolare in questa occasione sosterrete la ricerca sui tumori pediatrici. Segnali ai suoi colleghi la nostra iniziativa “Regali di Natale”, che può scoprire su www.airc.it/regalidinatale



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