Fondamentale ottobre 2012

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CARRIERE

Numero 4 - ottobre 2012 - Anno XL - AIRC Editore - ISSN 2035-4479

Il bioingegnere ha spazio nei laboratori moderni e nella produzione di nuovi strumenti MEDICINA GENERALE

Sta per arrivare un nuovo medico di famiglia che garantirà assistenza continua ai malati cronici

RICERCA AIRC

Una proteina regola l’ossigeno del tumore: l’ha scoperto un gruppo padovano grazie al Programma 5 per mille

Marco Pierotti, un biologo al vertice di INT

CERCA IL MARCATORE PERFETTO


SOMMARIO

FONDAMENTALE ottobre 2012

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Marco Pierotti dirige la ricerca dell’INT di Milano, in cui lavora da oltre 40 anni

In questo numero: 04 07 10 13 14 16 19 20 22 24 26 27 30 33 34

VITA DI RICERCATORE Un biologo sulla poltrona di un istituto clinico PROFESSIONI PER LA RICERCA Tecnologia e matematica al servizio dell’oncologia RICERCA Mantenere l’efficacia delle cure è questione di strategia NOTIZIE FLASH Dalla ricerca MEDICINA GENERALE I medici di famiglia al centro della cura e della prevenzione COME CURARE Per il cancro del seno servono centri di cura specializzati RICERCA IN VETRINA Ecco la chiave che toglie ossigeno al tumore COME CURARE Nuove ricerche per battere gli effetti collaterali sul sistema nervoso TOSSICITÀ Una moda colorata con qualche area grigia IFOM Consigli da uno scienziato esperto RECENSIONE Una battaglia combattuta con la voglia di vivere I GIORNI DELLA RICERCA Dalla complessità la chiave per combattere il cancro BILANCIO 2011 Un anno di ricerca d’eccellenza EVENTI La nuova iniziativa di piazza con I Doni per la Ricerca Tutti alla Scala contro il cancro SPECIALE COMITATI Le iniziative dei nostri Comitati regionali

FONDAMENTALE

Anno XL - Numero 4 ottobre 2012 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro via Corridoni, 7 - 20122 Milano - tel. 02 7797.1 www.airc.it - redazione@airc.it - Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Roto 2000 Casarile (Milano) DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe)

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Con la giusta strategia, gli antitumorali restano efficaci a lungo

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COORDINAMENTO REDAZIONALE Giulia Cauda REDAZIONE Martina Perotti, Cristina Zorzoli, Cristina Ferrario (Agenzia Zoe) PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli RESPONSABILE EDITORIALE Emanuela Properzj TESTI Giulia Cauda, Agnese Codignola, Cristina Ferrario, Daniela Ovadia, Martina Perotti, Fabio Turone, Cristina Zorzoli

Ecco come contrastare gli effetti sul cervello della chemioterapia

Sulla sicurezza a lungo termine dei tatuaggi, oggi molto di moda, rimangono aree di incertezza, su cui gli esperti si interrogano ancora

FOTOGRAFIE Armando Rotoletti (copertina e servizio a p. 4), Corbis, Istockphoto

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Ancora grazie ai soci per il supporto da record

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l cancro è un universo multicentrico, una malattia che più si studia e più si rivela complessa. Eppure proprio la complessità rende il cancro sempre più curabile, perché con la comprensione dei suo diversi aspetti crescono anche le opportunità di cura. Dal 3 all’11 novembre, AIRC torna a sottolineare l’importanza della ricerca biomedica con I Giorni della Ricerca: una settimana di eventi, aperta dall’ormai tradizionale cerimonia al Quirinale, per raccontare i progressi della diagnosi, della prognosi e della cura del cancro, e un’occasione di sostegno alla ricerca. Sostegno che non può mai mancare. Voi soci siete infatti la nostra certezza, la nostra solida base ed è per questo che ci teniamo a ringraziarvi costantemente e a informarvi su ogni nostra scelta e strategia. A pagina 30 troverete un breve estratto del Bilancio sociale 2011, simbolo della caratteristica trasparenza della nostra Associazione. Nel 2011 AIRC e FIRC hanno destinato a progetti di ricerca sul cancro la cifra annuale più alta mai stanziata nella loro storia: 99,4 milioni di euro. In particolare, nel 2011 le risorse dedicate al finanziamento dei progetti scientifici sono aumentate del 9 per cento rispetto all’anno precedente. Per il primo anno, il Bilancio sociale ha un sito interamente dedicato ed è consultabile online all’indirizzo www.bilanciosociale.airc.it.

UN SERVIZIO PER I SOCI Per segnalare corrispondenza doppia, aggiornare i vostri dati o conoscere la vostra storia contributiva, potete contattarci, 7 giorni su 7, chiamando il nostro numero verde 800 350 350 OTTOBRE 2012 | FONDAMENTALE | 3


VITA DI RICERCATORE Marcatori precoci

In questo articolo: microambiente e cancro qualità della ricerca oncogeni

Un biologo sulla poltrona di un istituto clinico Marco Pierotti ricopre da sei anni il ruolo di direttore scientifico dell’Istituto nazionale tumori di Milano, primo biologo che raggiunge una tale posizione. Oggi, grazie al finanziamento 5 per mille AIRC, dirige un progetto di ricerca che promette importanti ricadute cliniche

a cura di FABIO TURONE ll’Istituto nazionale tumori (INT) di Milano è arrivato giovanissimo, letteralmente sull’onda delle contestazioni studentesche seguite all’autunno caldo del 1969: “Ero uno studente ai primi anni di università, animato da uno spirito ribelle e un giorno, mentre con un gruppetto di studenti cercavo riparo dai lacrimogeni della polizia, mi ritrovai nei cortili dell’Istituto, e un’amica mi indicò un laboratorio, spiegandomi che lì conducevano le loro ricerche Giuseppe Della Porta e Maria Ines Colnaghi”. Pochi giorni dopo, l’anno era il 1970, Marco Pierotti bussò alla porta di quello stesso laboratorio, nella Divisione di oncologia sperimentale A, per chiedere di poterlo frequentare come studente, anche se la laurea in biologia era ancora lontana: “Erano altri tempi, il gruppo di ricerca era più piccolo e fui fortunato” ricorda oggi, seduto nel suo ampio studio di direttore scientifico al

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Il biologo milanese con la moglie Mirella Corsico

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piano terra dell’Istituto di via Venezian, in cui ha trascorso – con brevi interruzioni per periodi di studio all’estero – gli ultimi quarant’anni.

Epiche imprese Il periodo era quello epico delle grandi imprese scientifiche: dopo che il progetto Apollo aveva portato alla conquista della Luna, il presidente americano Nixon aveva deciso di usare la stessa

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Esperienze internazionali La rivoluzione della genetica sarebbe arrivata solo più tardi, e sarebbe arrivata anche grazie al contributo di quel giovane biologo animato da spirito rivoluzionario, capitato più volte al posto giusto nel momento giusto, e che grazie al piglio deciso sarebbe finito sulle pagine di una rivista

QUANTITÀ E QUALITÀ

olta osservazione e poco ragionamento portano alla verità”: ama citare i grandi scienziati, Marco Pierotti, che quando si parla dei metodi per valutare la bontà degli investimenti in ricerca clinica si illumina, lasciando trasparire la passione per l’argomento mista all’orgoglio per il lavoro portato avanti all’Istituto nazionale tumori. Tra i suoi compiti di direttore scientifico c’è anche quello di contribuire a indirizzare e

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determinazione contro quello che all’epoca era definito “male incurabile”, e proprio nel 1971 aveva solennemente dichiarato guerra al cancro. “Oggi possiamo dire che la differenza fondamentale tra le due imprese sta nel fatto che quando Kennedy si lanciò nell’avventura spaziale la scienza disponeva di tutte le conoscenze necessarie, la tecnologia era matura e servivano solo cospicui investimenti” spiega Pierotti, “mentre nel 1971 le conoscenze scientifiche sul cancro erano ancora molto limitate”. In quegli anni si confrontavano due ipotesi sull’origine del cancro, che oggi sappiamo essere entrambe vere ma solo in ambiti ristretti: quella virale e quella ambientale. Nel laboratorio in cui Pierotti muoveva i primi passi l’attenzione era concentrata anche sul ruolo del sistema immunitario, indicato dai promettenti risultati ottenuti su diversi modelli sperimentali.

valorizzare il lavoro dei molti ricercatori che producono ricerca all’Istituto, e il motto del grande chirurgo e biologo francese Alexis Carrel, vincitore del Nobel per la medicina del 1912, gli viene probabilmente utile per capire: “Molti di loro sono finanziati da AIRC, e dato che la valutazione è rigorosissima questo è indubbiamente un parametro che sancisce l’altissima qualità del loro lavoro” spiega. “Quando poi devo decidere a chi destinare gli altri fondi per la ricerca di cui


Sono fiero di tutti i miei figli e delle loro conquiste

Marco Pierotti col figlio Momi nel suo ufficio

prestigiosa come Science e da lì sulla prima pagina del Washington Post, citato con nome e cognome – insieme a Giuseppe Della Porta – tra gli scienziati autori della ricerca che per prima, nel febbraio del 1984, confermava l’esistenza nel patrimonio genetico degli oncogeni, capaci da soli di innescare la trasformazione tumorale delle cellule: “Una prova ulteriore – questa volta nell’uomo – che tutte le cellule umane con-

tengono potenziali geni del cancro” scriveva il prestigioso quotidiano americano. Quello studio italo-americano era stato realizzato grazie ai periodi trascorsi da Pierotti negli Stati Uniti, prima tre mesi al National Cancer Institute di Bethesda e poi nel Laboratorio di oncologia virale dell’Istituto Sloan-Kettering di New York, dove avrebbe trascorso due anni con la famiglia nel 1979-1980: “Avevo conosciuto mia moglie Mirella in Istituto, dove si occupava della rivista Tumori, e

grazie a lei avevo conosciuto don Luigi Giussani cui sono poi rimasto molto legato” racconta il biologo milanese. “Con lei e con i figli piccoli – Chiara che frequentava la prima elementare e Luca all’asilo – abbiamo trascorso un periodo memorabile. In quegli anni New York era il centro del mondo, anche dal punto di vista della ricerca oncologica, e noi vivevamo in un appartamento a Roosevelt Island, in mezzo all’East River, collegata alla terraferma solo dalla funivia, nel mezzo di un

l’Istituto dispone, mi devo porre il problema di distribuirli in modo che anche chi non ha ancora un curriculum eccezionale ma sta portando avanti un lavoro molto promettente abbia la possibilità di ottenerli”. La sua personale ricetta per valutare i più meritevoli prevede un’accorta miscela di elementi oggettivi e di valutazione personale: tra gli elementi oggettivi ci sono quelli condivisi a livello internazionale che misurano la qualità della produzione scientifica (tra cui in primo luogo l’impact factor, o fattore di impatto, che misura

appunto l’impatto che una ricerca ha avuto su quelle condotte successivamente da altri ricercatori di spicco), la capacità di aggiudicarsi finanziamenti – per esempio da AIRC – e la quantificazione delle risorse impegnate per ottenere quel risultato. Questi dati quantitativi vengono poi affiancati dalla valutazione personale del ricercatore e del progetto che intende perseguire: “Io credo che quando si ricopre un ruolo direttivo si debba avere anche il coraggio di fare delle scelte e di percorrere strade non scontate. Per questo il mio

personale ‘indice di produzione scientifica’ mi lascia un margine decisionale, in piena trasparenza”. A garanzia della validità delle scelte c’è poi la cura con cui si verifica la qualità dei risultati, e occorre dire che le classifiche stilate a livello internazionale sono lusinghiere. Secondo i sofisticati parametri raccolti nel database Scimago, uno dei più importanti, nel 2011 la produzione scientifica dell’Istituto nazionale tumori di Milano non ha avuto eguali in Italia, e in Europa si è piazzata tra i primi quattro.


VITA DI RICERCATORE

I leader del progetto di ricerca finanziato dal 5 per mille AIRC

UN 5 PER MILLE PER I DETECTIVE MOLECOLARI

er i biologi sono un mito” ammette con un sorriso Marco Pierotti: sulla poltrona che occupa si erano succeduti, dal 1928, luminari dell’oncologia di varia estrazione, ma sempre medici. La sua nomina a direttore scientifico, avvenuta nel 2006 e poi confermata per un secondo mandato, non sancisce solo l’eccezionalità del suo curriculum scientifico, ma è anche il segno dell’importanza che la ricerca biologica ha sempre più assunto nella lotta al cancro. “Negli anni Novanta l’allora presidente di AIRC e FIRC Guido Venosta fu grandioso nel pensare a un nuovo sistema per finanziare ricerche applicate, che mi permise di far partire all’Istituto due programmi innovativi: uno sui tumori ereditari – o meglio eredofamiliari – e l’altro sulla diagnostica molecolare. In entrambi i casi sono due ricerche ideali per esaltare le caratteristiche degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico: dal laboratorio alla

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pratica in corsia”. In particolare, l’obiettivo della diagnostica molecolare è quello di individuare nel microambiente attorno alla cellula le sostanze – dette biomarcatori – liberate dall’organismo fin dalle fasi iniziali dello sviluppo del tumore: “Questi biomarcatori, rilevabili anche nel sangue, nell’urina o nella saliva, possono servire sia per la diagnosi precoce sia per la valutazione del rischio di ricaduta molto più accurata che con il solo esame istologico” spiega Pierotti. “Gli studi preliminari condotti nel tumore del polmone hanno confermato che è possibile diagnosticare il cancro due anni prima che sia rilevabile con la TC. Ora con i finanziamenti del 5 per mille AIRC che abbiamo appena vinto approfondiremo le ricerche nei prossimi cinque anni, con un’équipe di 75 ricercatori. Andremo a guardare nel microambiente che circonda il tumore per identificare ulteriori marcatori che possano fungere da segnali precoci di malattia”.

interessantissimo esperimento di comunità in cui convivevano in pochi isolati tutte le classi sociali”. In un altro esperimento non scientifico Pierotti si trovò coinvolto suo malgrado dopo il ritorno a Milano, quando la famiglia si trovò a dover decidere che cosa rispondere alla richiesta di prendere in affido un bimbo di cinque anni portato in Italia da un missionario africano per un intervento urgente: “Nel suo villaggio in Sierra Leone aveva ingerito della soda caustica e aveva riportato lesioni serie. In teoria il bambino sarebbe dovuto restare in Italia per un paio di mesi, ma il pediatra optò per un intervento conservativo che prometteva di restituirgli un futuro normale, e i tempi si allungarono a un anno, per cui il Comune di Milano cercò una famiglia affidataria per prendersene cura” ricorda il ricercatore. “Io, con il mio approccio razionalista, ero contrario, ma fui messo in minoranza dal resto della famiglia, per cui il piccolo Momi entrò in casa nostra, portandoci l’Africa”. L’Africa è oggi molto presente nella vita della famiglia, perché è lì che vive la figlia grande, Chiara, che ha scelto di fare il medico infettivologo: “Ho capito quanto mia figlia sia grande quando sono andato a trovarla la prima volta in Uganda, e ho conosciuto alcuni dei suoi pazienti” ricorda con orgoglio paterno. “In Africa si è anche sposata e ora vive a Nairobi con il marito somalo, mentre il piccolo Momi è cresciuto e si è laureato in scienze motorie e lavora come terapista. Vive ancora con noi, e nel tempo libero insegna calcio ai bambini. A lui sono molto legato e con lui ho capito che la paternità non è fare i figli ma crescerli. E ai bambini – forse proprio per la storia in cui ha accompagnato il piccolo Momi – pensa molto anche sul lavoro: “Incrociare mattina e sera i malati nei corridoi dell’Istituto, e in particolare i bambini, mi dà una fortissima spinta ad affrontare il mio lavoro con un grande senso di responsabilità” conclude, sottolineando l’importanza della collaborazione senza eccessi di personalismo e del lavoro di gruppo: “Credo però che sia importante riuscire a mettere insieme responsabilità e leggerezza, sapendo che la macchina va avanti anche se non ci sei tu”.


PROFESSIONI PER LA RICERCA Il bioingegnere

In questo articolo: bioingegneria formazione ingegneria gestionale

Tecnologia e matematica al servizio dell'oncologia a cura di CRISTINA FERRARIO orse siamo più abituati a pensare all’ingegnere come a un professionista che costruisce ponti o strade o che gestisce i problemi energetici o ancora che si occupa di sviluppare motori e macchine capaci di grandi prestazioni. In realtà, da qualche anno a questa parte, ci sono anche ingegneri che svolgono un ruolo di primo piano nella ricerca medica, inclusa quella oncologica: sono gli ingegneri biomedici, che rappresentano un ponte tra il mondo dell’ingegneria tradizionale e quello della medicina e della biologia. E se descrivere tutti i settori dell’ingegneria classica è un’impresa piuttosto ardua, la situazione si complica ulteriormente quando si cerca di individuare i numerosissimi campi d’azione nei quali si muovono gli ingegneri biomedici.

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Mille sfumature Trovare una definizione che descriva in modo esaustivo questa figura professionale è molto difficile. “In linea di massima possiamo dire che la base formativa dell’ingegnere biomedico è di tipo ingegneristico, fatta quindi di tanta matematica e fisica” spiega Emiliano Votta, responsabile del Laboratorio di biomeccanica computazionale del Dipartimento di bioingegneria del Politecnico di Milano. E su questa base comune si inseriscono poi altre com-

Dai materiali intelligenti agli strumenti che aiutano il medico a essere più preciso ed efficace nella diagnosi e nella terapia: l’ingegneria biomedica apre nuove strade anche nei laboratori di ricerca oncologica petenze, a seconda della specializzazione scelta e del percorso formativo e professionale di ciascuno. “Anche nella ricerca oncologica e medica lo scenario è complesso” continua Votta. “Alcuni ingegneri si occupano

per esempio di chimica, di biologia molecolare o biologia cellulare e possono applicare le loro competenze in questo ambito”. Grazie a studi di modellistica al calcolatore gli ingegneri “osservano” fenomeni che si

COME SI DIVENTA… BIOINGEGNERE a bioingegneria è una scienza relativamente nuova nel nostro Paese, ma di anno in anno aumenta l’interesse attorno ad essa. Di conseguenza è aumentata anche l’offerta formativa con programmi di studio che cambiano continuamente per venire incontro alle esigenze del mercato e della ricerca. Se fino a qualche anno fa chi voleva diventare bioingegnere doveva passare da una laurea “classica” in ingegneria elettronica, meccanica o informatica e poi specializzarsi introducendo nel proprio piano di studi esami di tipo più biologico o medico, oggi la situazione è cambiata e molti atenei in Italia propongono lauree di primo livello e lauree magistrali. E per chi volesse approfondire ancora di più, in alcune università sono disponibili anche dottorati e master di primo e secondo livello. L’elenco aggiornato dei corsi attivati (suddivisi per tipologia, sito e denominazione) è disponibile sotto la voce “education” nel sito del Gruppo nazionale di bioingegneria (www.bioing.it).

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PROFESSIONI PER LA RICERCA Il bioingegnere

al biologo e che con lui dialoga per trovare le soluzioni ai problemi biologici con gli strumenti dell’ingegneria, strumenti fatti anche di algoritmi, numeri e formule matematiche” precisa il ricercatore del Politecnico milanese.

Il potere delle immagini Uno dei settori medico-clinici nei quali l’ingegnere biomedico è indispensabile è senza dubbio quello che riguarda lo studio e l’elaborazione delle immagini. “Le immagini hanno un ruolo fondamentale nell’oncologia” afferma Giovanna Rizzo, ricercatrice dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del CNR di Milano e responsabile del Laboratorio di bioingegneria per l’integrazione di immagini biomediche multimodali. “Oggi il medico non può fare a meno delle informazioni che derivano da esami come ecografia, risonanza magnetica, TC o PET sia per formulare la diagnosi sia per capire se e quanto la terapia sta funzionando”. E in un contesto come questo, sempre più ricco di possibilità ma sempre più complesso anche dal punto di vista tecnologico, l’ingegnere si inserisce grazie alla sua capacità di elaborare le immagini attraverso lo sviluppo di modelli e metodi matematici. E proprio a questa applicazione servono gli studi di tipo più clinico e biologico. “Il corpo umano può essere paragonato a una macchina complessa, ma la sua caratteristica di organismo vivente richiede approcci molto diversi da quelli dell’ingegneria tradizionale” sottolinea la ricercatrice.

Anche nel campo dell'imaging l’ingegnere è colui che mette a punto i metodi che permettono di estrarre informazioni accurate dall’immagine stessa e di organizzare queste informazioni in modo che il medico le possa poi sfruttare per definire la terapia. “Collaborando a stretto contatto con medici, biologi e fisici, l’ingegnere biomedico riesce a creare strumenti adatti a una medicina sempre più personalizzata” dice Rizzo. Basta pensare a quella che i medici chiamano radioterapia adattativa: prima di iniziare un ciclo di radioterapia si utilizzano le immagini derivate da TC e PET per stabilire con esattezza dove indirizzare la radiazione e con quale intensità. Ma per decidere è necessario leggere le informazioni che arrivano dall’immagine e che ci mostrano, per esempio, dove è il tumore e quanto è grande, e ci indicano anche se all’interno vi sono aree che mostrano un comportamento diverso dal punto di vista del metabolismo e della proliferazione cellulare. “L’ingegnere deve sviluppare sistemi che rendano sempre più leggibili queste informazioni” spiega Rizzo. “Nel corso della radioterapia si effettuano esami mirati per verificare come il tumore è cambiato grazie al trattamento; una volta appurato che il cambiamento c’è stato, si impostano nuovamente i parametri della radioterapia per ‘adattarla’ alla nuova situazione”. Così facendo si sfruttano al massimo le potenzialità delle nuove tecniche. “L’ambiente ideale per realizzare questi progetti di terapia altamente personalizzata è quello multidisciplinare” conclude Rizzo. “L’ingegnere biomedico non sostituisce né il medico, né il fisico, né alcuna altra figura professionale, ma piuttosto si unisce a loro in un gruppo dove

Dietro il successo dell’imaging ci sono gli ingegneri

verificano su scala molecolare: si studia per esempio perché una proteina a contatto con una determinata sostanza modifica la propria struttura oppure si cerca di predire il comportamento di un nuovo materiale o di un nuovo di-spositivo per il rilascio di un farmaco. “In realtà, indipendentemente dal suo specifico campo d’azione, spesso l’ingegnere è una sorta di progettista” chiarisce Votta “e l’ingegnere biomedico, a differenza di quello più tradizionale, progetta strumenti o protocolli rivolti specificamente allo studio di processi che si verificano nell’organismo vivente e alla soluzione di problemi clinici. Ecco perché è fondamentale che abbia anche buone basi di biologia, fisiologia e medicina”. Attenzione però. “L’ingegnere biomedico non è un biologo molecolare di serie B ma piuttosto una figura che si affianca

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ognuno mette a disposizione le proprie competenze verso l’obiettivo comune di sconfiggere la malattia”.

Esperti anche in gestione Il contributo degli ingegneri alla ricerca oncologica non si ferma alla creazione di programmi e strumenti. “Il mio ruolo in laboratorio consiste nell’ottimizzare la gestione del progetto di ricerca sotto diversi punti di vista” spiega Vera Tomaino, che da un paio di anni lavora nel gruppo di Pierfrancesco Tassone all’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro. Dopo una laurea in ingegneria gestionale, la giovane ricercatrice calabrese ha conseguito un dottorato in ingegneria biomedica e informatica presso lo stesso ateneo e proprio durante questa esperienza ha incontrato per la prima volta le discipline mediche e in particolare l’oncologia. “Il corso di studi prevedeva alcuni esami dell’area medica e io ho scelto oncologia” spiega Tomaino, che nel corso del dottorato ha anche lavorato per un periodo negli Stati Uniti, presso il dipartimento di Industrial and System Engineering dell’Università della Florida, Gainesville. “Negli USA studiavo modelli di ottimizzazione, uno dei principali ambiti dell’ingegneria gestionale, e ho avuto la possibilità di cooperare con numerosi esperti di modellistica matematica che si interessano anche di applicazioni in ambito medico clinico” chiarisce. “Una volta tornata in Italia ho incontrato quasi per caso Pierfrancesco Tassone con il quale ho iniziato a collaborare”. Il ricercatore calabrese è il coordinatore di un progetto che coinvolge ben sette gruppi di ricerca per sviluppare terapie innovative per il

mieloma multiplo e la leucemia linfatica cronica e che ha ottenuto il finanziamento del 5 per mille di AIRC. “Il mio contributo, come ingegnere biomedico con esperienza gestionale, consiste nel monitorare e ottimizzare le varie fasi del progetto, dalla gestione dei materiali e delle tecnologie innovative utilizzati in laboratorio fino alla definizio-

ne delle tappe sperimentali, alla pubblicazione e alla eventuale copertura con brevetti dei risultati ottenuti” spiega la ricercatrice. Perché questo approccio possa funzionare davvero non bastano la laurea in ingegneria o l’impegno dei ricercatori: serve soprattutto una forte interazione tra i vari professionisti coinvolti: medici, biologi, farmacologi, chimici, informatici e ingegneri.

UN INGEGNERE IN CORSIA

Anche se molti non lo sanno, gli ingegneri sono presenti nei nostri ospedali già da diversi anni. Come si legge nella definizione della Associazione italiana ingegneri clinici (www.aiic.it), operativa in Italia sin dal 1993, “l’ingegnere clinico è un professionista che partecipa alla cura e alla salute garantendo un uso sicuro,

appropriato ed economico delle tecnologie nei servizi sanitari”. E prendendosi cura della gestione del “parco macchine” dell’ospedale (strumenti di diagnosi, respiratori, macchine per la riabilitazione e molto altro ancora) l’ingegnere si prende cura anche dei singoli pazienti che con queste macchine vengono trattati.


RICERCA Resistenza ai farmaci

Mantenere l’efficacia delle cure è questione di strategia Si raccolgono i risultati di anni di ricerca sui meccanismi che inducono gli antitumorali a non funzionare più. Oggi possiamo porre rimedio affiancando molecole diverse a cura di AGNESE CODIGNOLA a medicina mette oggi a disposizione dei malati di tumore farmaci sempre più efficaci, che in moltissimi casi permettono di trasformare la malattia in patologia cronica, con cui convivere talvolta per decenni. Anche i farmaci più moderni, però, dopo qualche tempo devono essere sostituiti da altri, in percorsi di cura che assomigliano a una partita a scacchi: a una mossa del paziente e dei suoi medici corrisponde una contromossa del tumore, che si riorganizza per non essere distrutto dal farmaco; a questa gli oncologi rispondono con una ulteriore mossa, che ricorda spesso quella del cavallo per la sua trasversalità: tentano, cioè, di spiazzare le cellule maligne agendo su bersagli diversi da quelli originari, e così via. Questa guerra tatti-

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ca è causata da una caratteristica che hanno molte cellule maligne: quella di diventare, nel tempo, resistenti ai farmaci; un fenomeno che colpisce ben sei malati su dieci anche nel giro di pochi mesi. VISIONE D’INSIEME La ricerca più avanzata sta cercando da anni di capire i meccanismi fondamentali e di individuare i passaggi utilizzati dalla cellula malata per instaurare la resistenza, e finalmente inizia ad avere una visione d’insieme che potrebbe rivelarsi molto utile. Spiega Maurizio D’Incalci, direttore del Dipartimento di oncologia dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, da anni ingaggiato in questa partita molto speciale: “Purtroppo la resistenza è una caratteristica tipica di queste cellule che, per loro natura, sono altamente instabili e hanno quindi meno difficol-

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tà, rispetto alle cellule normali, a modificare il proprio patrimonio genetico per diventare insensibili ai farmaci. Gli effetti sono talvolta spettacolari: per esempio, esistono cellule tumorali che hanno geni mutati che ridiventano normali solo per non essere più bersaglio di farmaci specifici. Oggi però stiamo iniziando a capire quali sono i punti deboli di queste autentiche trasformiste”. Per esempio, spiega il farmacologo, si è visto che la capacità di acquisire resistenza è legata alla natura staminale di alcune delle cellule che si trovano dentro i tumori. “Ogni tumore contiene vari tipi di cellule e alcune di esse – una minoranza – sono poco specializzate, indifferenziate, e pronte a evolvere nelle diverse fasi della crescita, come accade per le cellule staminali normali, presenti in tutti i tessuti” spiega D’Incalci. “Queste cellule, chiamate appunto staminali tumorali, sono quelle che più facilmente generano cellule capaci di resistere; per questo, colpendo in maniera selettiva solo le staminali tumorali, è probabile che si possa giungere a un rallenta-

mento del processo che porta alla resistenza”. Non solo. Negli ultimi anni sono stati compiuti molti sforzi per identificare queste cellule all’interno delle masse, un compito non semplice perché il loro numero è molto basso. Oggi però la loro identificazione è possibile, e molte ricerche stanno cercando di trasformare questo tipo di informazione in test che permettano, prima di iniziare una cura, di capire quanto quel determinato paziente riuscirà a rispondere a un farmaco e per quanto tempo, prima di diventare resistente. Così, se un tumore esprime molte cellule staminali già note per favorire la resistenza a una certa classe di farmaci, sarà opportuno puntare da subito su altre molecole e viceversa, se in quel tumore le staminali tumorali sono poche, le speranze che la cura scelta sia efficace a lungo aumentano.

Colpendo le staminali si riduce la resistenza

TESSUTI TRASFORMISTI Poiché un tumore è un piccolo universo, anche il miglior approccio non può funzionare, da solo. Ed ecco perché la ricerca sta proce-

UNA RICERCA AIRC

LA RESISTENZA ALLA TRABECTIDINA l gruppo guidato da Maurizio D’Incalci è stato protagonista, negli anni scorsi, di studi che hanno portato alla scoperta di un nuovo antitumorale, la trabectidina, derivato da un mollusco marino e molto efficace contro il tumore dell’ovaio e il liposarcoma mixoide, un tumore che coinvolge il tessuto adiposo soprattutto di gambe e braccia. La molecola, però, può indurre resistenza e per questo il gruppo ha messo a

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In questo articolo: efficacia delle cure nuove terapie mutazioni genetiche

dendo anche in altre direzioni. Una di queste è in qualche modo simile a quella delle staminali, ma punta dritta verso una caratteristica scoperta anch’essa di recente: la trasformazione dei tessuti che compongono un tumore. Spiega D’Incalci: “La maggior parte dei tumori solidi nasce su tessuti epiteliali, ma oggi si sa che in alcuni casi questi tessuti, se colpiti da tumore, tendono a cambiare natura e a diventare mesenchimali. Quando ciò

accade aumenta la resistenza ai chemioterapici, e per questo si pensa che riuscire a fermare la trasformazione dei tessuti potrebbe consentire di limitare il rischio che si instauri la resistenza”. Invertire un processo come questo, tuttavia, non è semplice, perché si tratta di fenomeni complessi, in cui entrano in gioco numerose variabili. Può diventare possibile se si agisce su un altro degli elementi la cui importanza è emersa con forza solo di recente: il cosiddetto

punto una linea cellulare di liposarcoma mixoide naturalmente resistente, e ha condotto uno studio (finanziato anche da AIRC) per individuare i punti cruciali del fenomeno. I risultati, appena pubblicati su PLoS One, mostrano che il tumore esprime oltre 3.000 geni diversi, e che ci sono oltre 330 proteine che cambiano a seconda che la cellula sia o meno resistente alla trabectidina. Verificando che cosa succede a livello molecolare con una visione d’insieme, che tiene conto di tutto il sistema-tumore (si parla di system-biology, ovvero “biologia di sistema”), i ricercatori sono riusciti a individuare le differenze che caratterizzano la resistenza, raccogliendo informazioni che potrebbero rivelarsi preziose per capire meglio come intervenire e come ottimizzare la terapia.

microambiente. Chiarisce ancora il ricercatore: “Le cellule malate vivono in un ambiente che è fondamentale per indirizzare la loro evoluzione, ed è già stato dimostrato che la sua composizione influenza fortemente ciò che accade. Così, per esempio, si cerca di intervenire su alcune componenti del sistema immunitario, o su certi fattori che aiutano i geni a esprimersi o a restare silenti”. Come accaduto in passato nella comprensione del

ruolo dei geni mutati, che è sembrato a un certo punto quasi troppo complicato per poter essere sfruttato a fini terapeutici, ma che infine si è riusciti a porre al centro di terapie che hanno rivoluzionato la storia della cura dei tumori, lo stesso potrebbe accadere nei prossimi mesi e anni per la resistenza: le pedine stanno andando al loro posto, e la scacchiera inizia a intravedersi. Quando sarà completa, sarà molto più facile giocare partite vincenti.


RICERCA Resistenza ai farmaci

NIENTE RESISTENZA CON IL GENE GIUSTO

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farmaci intelligenti contro il cancro, proprio quelli che agiscono su specifici bersagli molecolari, sono un’arma potente e specifica ma dopo qualche tempo smettono di funzionare. Un gruppo internazionale di ricercatori – guidati da Sandra Misale del Laboratorio di genetica molecolare dell’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo (Torino), da Salvatore Siena della Divisione Falck di oncologia dell’ospedale Niguarda Ca’ Granda e da Alberto Bardelli, che lavora sia a Candiolo sia presso l’Istituto FIRC di oncologia molecolare (IFOM) – ha scoperto che nelle varie tipologie di cancro del colon la resistenza all’effetto dei farmaci può essere individuata mesi prima che si manifesti clinicamente grazie alla comparsa di una forma mutata di un particolare gene chiamato KRAS. La scoperta ha meritato la pubblicazione su Nature, una delle più prestigiose riviste scientifiche, e conferma la grande potenzialità dell’oncologia molecolare nel favorire le terapie personalizzate. Con una semplice analisi del sangue sarà infatti possibile verifi-

care, anche dieci mesi prima che la terapia perda efficacia e che il tumore ricominci a crescere, se nel paziente è presente la forma mutata di KRAS e quindi se è già sulla via di sviluppare la resistenza. “Le terapie biologiche più usate in questo tipo di cancro del colon sono anticorpi monoclonali, noti coi nomi di cetuximab e panitumumab” spiega Salvatore Siena. “Una volta scoperta la presenza di KRAS mutato nel sangue, è anche possibile intervenire, affiancando loro un altro farmaco che rallenta, o talvolta blocca del tutto, la comparsa della resistenza”. Ancora una volta l’oncologia molecolare, ovvero lo studio dei meccanismi genetici dei tumori e del funzionamento dei farmaci, si traduce rapidamente in benefici per i pazienti. Merito anche del programma speciale 5 per mille di AIRC, che ha finanziato il progetto di ricerca grazie al quale si è giunti a questo, che è solo uno dei tanti risultati di uno studio multicentrico che si propone proprio di trovare soluzioni efficaci per la resistenz a ai farmaci, uno dei problemi maggiori delle attuali terapie oncologiche.

Eccellenza italiana per competere nel mondo

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NOTIZIE FLASH

Dalla ricerca In cima alle classifiche scientifiche Se la ricerca è eccellente, anche l’assistenza ai malati è migliore: è partendo da questo dato di fatto che alla Giornata per la ricerca dell’Istituto nazionale tumori (INT) di Milano è stato presentato il più che lusinghiero bilancio dell’ultimo anno, che ha visto l’INT ai vertici delle classifiche italiane ed europee dei centri oncologici d’avanguardia, anche grazie ai sempre più numerosi finanziamenti ricevuti da AIRC. Alla riduzione generalizzata dei fondi ministeriali per la ricerca registrata negli ultimi anni, lo storico istituto di via Venezian ha saputo infatti rispondere mettendo in piedi ricerche d’avanguardia capaci di aggiudicarsi sempre più bandi competitivi. “Essere curati in un centro all’avanguardia nella ricerca significa avere accesso per primi ai farmaci innovativi” ha ricordato Paolo Casali – tra i massimi

Obiettivo diagnosi precoce La grande frontiera per giungere a una maggiore guaribilità dei tumori è la diagnosi precoce. Su tali basi l'Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano ha dedicato a questo tema l'ormai tradizionale giornata “a porte aperte”. Come spiega Nicoletta Colombo, direttore dell'Unità di ginecologia oncologica, “La posizione anatomica di molti tumori li rende invisibili all’imaging, per cui abbiamo bisogno di trovare dei marcatori nel sangue. Abbiamo appena avviato un nuovo progetto che

esperti di tumori rari – descrivendo alcune delle terapie a bersaglio molecolare in corso di sperimentazione. Nel 2011 l’attività di ricerca ha prodotto ben 450 pubblicazioni scientifiche, con una continua crescita della quantità e della qualità rispetto agli anni precedenti. Oggi, secondo le classifiche stilate con criteri oggettivi dall’autorevole gruppo internazionale di ricerca Scimago, l’INT è primo in Italia tra i centri oncologici, e ai primissimi posti in Europa, molto più avanti di tanti centri esteri – come il Gustave Roussy di Villejuif – ancora oggi meta di molti malati di tumore italiani (vedi box a p. 5).

prevede la ricerca dei microRna e di alcune proteine associate al tumore ovarico nel sangue di donne a rischio che hanno ereditato il gene BRCA1 mutato. Se dimostreremo che il tumore ovarico, nel suo processo di formazione, rilascia queste sostanze, avremo uno strumento di anticipazione della diagnosi da estendere progressivamente a tutta la popolazione femminile”. Per quel che riguarda la cura si punta invece sulle cellule staminali del tumore che causano le metastasi e sono dunque le responsabili della mancata guarigione. La ricerca biomolecolare IEO è molto vicina alla precisa individuazione di queste cellule nel tumore ovarico. “La nostra divisione” spiega Angelo Maggioni, direttore della Ginecologia “mette in campo anche le tecnologie più all'avanguardia nel trattamento dei tumori ginecologici. Nel 2009 abbiamo fondato la Scuola di chirurgia robotica ginecologica. Abbiamo anche creato Esagon, la prima scuola europea di Chirurgia addominopelvica in oncologia ginecologica. Ha una forte vocazione internazionale, si basa sull’integrazione di diverse competenze (chirurgo addominale, ginecologo, urologo) e di diverse discipline (le tecniche mini-invasive, la chirurgia robotica, l’imaging di nuova generazione, la medicina nucleare e la radioterapia intraoperatoria) per formare specialisti in grado di gestire la particolare complessità chirurgica di questi tumori”. OTTOBRE 2012 | FONDAMENTALE | 13


MEDICINA GENERALE La riforma degli ambulatori

In questo articolo: sanità assistenza medicina di famiglia

I medici di famiglia al centro della cura e della prevenzione Con la nascita degli ambulatori collettivi e dell’assistenza 24 ore su 24, il vecchio medico della mutua andrà definitivamente in pensione lasciando lo spazio a una figura che accompagnerà i suoi assistiti lungo tutte le tappe della malattia

a cura di AGNESE CODIGNOLA a medicina più vicina a ciascuno di noi, quella praticata dal medico di medicina generale, sta cambiando volto e si prepara, se tutto andrà come previsto, ad affrontare una vera e propria rivoluzione che ne modificherà l’organizzazione in maniera radicale. Tra gli ambiti che probabilmente subiranno cambiamenti a causa della riforma in atto, ve ne sono molti che hanno a che vedere con i tumori: dalla prevenzione alla diagnosi precoce, dall’accompagnamento nelle fasi terminali fino a quello indispensabile per chi supera la malattia, che deve di solito affrontare lunghi anni di terapie e controlli. “Per ora stiamo lavorando agli accordi pratici” sottolinea Vittorio Caimi, presidente del Centro studi e ricerche in medicina generale (CSeRMEG) e docente di medicina di famiglia all’Università Bicocca di Milano. Tuttavia, aggiunge, “i segnali sono tutti a favore della realizzazione di una riforma di cui si parla da anni, frutto di una vera e propria evoluzione culturale; al momento sono già partiti alcuni progetti sperimentali intrapresi a livello locale in alcune zone del Veneto, del-

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l’Emilia Romagna e della Toscana, che suggeriscono la bontà generale della nuova impostazione”.

Continuità nelle cure In che cosa consiste l’idea della medicina generale del futuro, che dovrebbe tradursi presto in riforma? E, soprattutto, in che modo potrà essere più efficace nel contrasto ai tumori? Risponde Caimi: “Ciò di cui si sente la mancanza, nell’attuale assetto organizzativo, è soprattutto una reale continuità dell’assistenza: il medico di base, oltre a ricevere in ambulatorio, deve fare le visite domiciliari e assolvere una quantità di compiti burocratici che portano via molto tempo. La conseguenza è che talvolta i pazienti, specie quelli cronici come i malati di cancro, sono spinti a recarsi inutilmente nei Pronto Soccorso (problema causato però anche dall’errata percezione della gravità dei sintomi e non solo dal desiderio di superare liste d’attesa troppo lun-

Niente buchi: il medico sarà sempre reperibile

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ghe) e che non sempre possono essere assistiti al meglio. Nella nuova medicina di base molti di questi problemi dovrebbero essere superati da una migliore organizzazione del lavoro”. Il progetto, come è emerso sulla stampa negli ultimi mesi, è quello di creare ambulatori dove operino più medici, in modo che sia sempre garantita la presenza, anche di notte, nel fine settimana e nei giorni festivi. Ma c’è molto di più. Nel modello ipotizzato, infatti, ci dovrebbe essere un’integrazione molto stretta con la guardia medica, la cui azione diventerebbe circoscritta a una certa zona, andando così a completare l’opera dei medici dell’ambulatorio. Il tutto, poi, dovrebbe essere agevolato dalla presenza di segretarie che possano aiutare a organizzare gli appuntamenti e di infermieri che lavorino come supporto al medico. “In pratica” chiarisce ancora Caimi “in una certa zona ci sarebbe un gruppo di medici che lavorano insieme, collaborando da vicino con la guardia medica e condividendo con essa un certo numero di assistiti. Così, se un malato deve interagire con un medico diverso dal proprio, il che è particolarmente critico per malati complessi come quelli oncologici, non appena possibile quest’ultimo riceverà tutte le informazioni relative a quanto accaduto e potrà farsi carico della situazione, che comunque avrà già trovato una risposta tempestiva”.

Dalla prevenzione alla terapia Per quanto riguarda i tumori, le ricadute potrebbero essere ancora più significative, anche se in modo differente nei diversi momenti della malattia. Il medico di medicina generale svolge già


UN MEMORANDUM PER IL MINISTRO

Novità in famiglia oggi un ruolo cruciale per quanto riguarda la prevenzione e la diagnosi precoce: è lui, per esempio, che cerca di aiutare i propri assistiti a smettere di fumare o di bere alcol, ad avere uno stile di vita più sano e così via. Ed è sempre lui che cerca di spiegare quali sono i test cui sottoporsi e quando farli per avere un reale beneficio, al di là dei messaggi a volte confusi che giungono dai mass media. “Queste sono azioni molto importanti, che però richiedono tempo perché sono basate su un dialogo aperto e dettagliato con il paziente. È chiaro che poter contare su una migliore organizzazione del lavoro per noi significa avere più tempo da dedicare a questioni così importanti”. Inoltre i medici di gruppo, in altri Paesi dove questo modello è applicato, fanno dei loro ambulatori dei veri e propri centri informativi sulla salute: luoghi dove si organizzano incontri e conferenze per aumentare la prevenzione e per mettere in contatto i malati di una stessa patologia. Se durante il periodo delle cure più intense (per esempio dell’intervento chirurgico o della radioterapia) il ruolo

del medico di medicina generale è necessariamente più defilato, nelle fasi successive ritorna di primo piano, comunque evolva la malattia. Ancora Caimi: “Anche se nelle fasi terminali il compito più delicato e complesso è spesso affidato alle unità di cure palliative e agli hospice. Il medico di base può essere di aiuto e supporto, e lo sarà ancora di più con la nuova organizzazione, che potrebbe lasciare più tempo per le emergenze, e favorire la formazione specifica di un gruppo ristretto del team dell’ambulatorio”. Per fortuna, però, la parte più significativa del lavoro di oggi e soprattutto di domani del medico di medicina generale è quella legata all’accompagnamento, nel percorso di cura, di coloro che ce la fanno a battere il cancro, sempre più numerosi ma non sempre assistiti come meriterebbero. Dopo l’intervento, infatti, quasi sempre ci sono alcuni anni di terapie, e anche quando sono passati i fatidici cinque anni (periodo dopo il quale si inizia a considerare la malattia stabilizzata), è indispensabile proseguire con le visite per diversi anni ancora, non

“Il miglior risultato di cura per ogni euro investito”. È questo il principio ispiratore del “Memorandum per il Servizio sanitario nazionale” stilato dalla Società italiana di medicina generale (SIMG) nell’intento di fornire al ministro della Salute Renato Balduzzi una piattaforma su cui lavorare per giungere alla versione operativa della riforma. Il memorandum, che è stato presentato in giugno, sottolinea che il cambiamento nell’organizzazione della medicina di famiglia deve basarsi sull’analisi epidemiologica delle malattie presenti in una certa zona (quali sono quelle più comuni, quali sono i bisogni della popolazione locale), sulla presa in carico delle persone e sulla integrazione tra i diversi processi clinici e assistenziali (evitando quindi che sia il malato stesso a dover sempre spiegare, a ogni visita o intervento, qual è il percorso fatto fino a quel momento). Infine deve esistere un sistema di controllo gestionale che consenta di verificare l’efficienza e l’equità delle prestazioni. Niente più esami e prestazioni indiscriminate, dunque, ma solo visite e controlli giustificati dal punto di vista clinico in base alle caratteristiche del singolo paziente.

solo per monitorare una ripresa del tumore, ma anche per eventuali conseguenze delle terapie ricevute. “I centri oncologici migliori” spiega Caimi “hanno ormai dettagliati programmi di follow-up e di controlli, e riescono a seguire i pazienti a lungo. Tuttavia non sempre è così, soprattutto lontano dalle grandi città, e in quel tipo di situazione avere un medico di famiglia che ti aiuta e ti accompagna diventa fondamentale. Ancora una volta, avere più tempo di qualità consentirà ai medici di stare più vicini ai loro assistiti, soprattutto se in situazioni di disagio perché anziani o soli”.

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COME CURARE Breast unit

Per il cancro del seno servono centri di cura specializzati Entro il 2016 in tutta Europa questa malattia dovrà essere presa in carico da reparti ospedalieri speciali, interamente dedicati alle pazienti. Così si guarisce di più, si vive meglio e si favorisce l’approccio multidisciplinare

a cura di DANIELA OVADIA osì come è già accaduto per gli infarti e per gli ictus, anche per il cancro del seno si è scoperto che gli esiti delle cure sono migliori quando le pazienti possono rivolgersi a un reparto interamente dedicato a questa patologia, dove, fin dai primi momenti, interagiscono figure diverse, con competenze che si integrano tra loro. L’oncologo medico, il chirurgo, il radiologo e radioterapista, il chirurgo plastico e l’infermiere specializzato possono così discutere del caso non appena si presenta alla loro attenzione, prevedere le tappe del percorso che porterà alla cura e al ritorno a un’integrità sia fisica sia psicologica. “È questo che intendiamo quando parliamo di breast unit, cioè di reparti interamente dedicati alla presa in carico delle pazienti con cancro del seno” spiega Alberto Luini, direttore della Divisione di se-

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All’IEO di Milano il modello è in uso da tempo

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nologia dell’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano, dove questo tipo di organizzazione del lavoro esiste già da anni. “Non è necessario chiamarsi proprio breast unit per utilizzarne il modello” specifica. E in effetti, anche se l’espressione non sempre campeggia nella segnaletica ospedaliera, i reparti che cercano di rispondere ai requisiti minimi necessari si moltiplicano: da Reggio Emilia al Policlinico Umberto I di Roma, molti centri hanno capito che il tumore del seno non è proprio una malattia come tutte le altre. Ora sono riuniti in un network europeo, il Breast Cancer Network, nel cui sito internet sono indicati, Paese per Paese, tutti gli ospedali dotati di strutture specializzate (quelli italiani si trovano alla pagina http://www.tinyurl.com/curadelseno).

Si ottengono esiti migliori Come in precedenza per altre patologie, ora sono disponibili anche studi che confermano l’utilità di que-


In questo articolo: cancro del seno unità specializzate cure personalizzate

sto approccio alla malattia: le cure sono più efficaci, le pazienti sono più contente e la qualità della vita è più elevata perché molto dello stress che colpisce i malati di cancro è dovuto alla difficoltà di organizzare le diverse fasi della terapia e di far comunicare tra loro medici che lavorano in reparti diversi o addirittura in centri differenti. Lo conferma uno studio condotto su tutti i reparti di senologia della Gran Bretagna già nel 2007: il Breast Cancer Clinical Outcome Measures Project (BCCOM) ha dimostrato che chi può giovarsi di queste strutture viene curato più rapidamente, con maggiore precisione e con una minore frequenza di recidive. Proprio in seguito a questo tipo di studio, l’Unione Europea ha stabilito una norma in base alla quale entro il 2016 tutti i tumori del seno dovranno essere curati nel contesto delle breast unit e, nello scorso mese di marzo, si sono ritrovati a Genova diversi responsabili di reparti di senologia per capire come arrivare pronti all’appuntamento. Il lavoro da fare è tanto, perché non si tratta solo di cambiare l’organizzazione o la logistica, ma piuttosto di modificare la mentalità degli operatori e di fornire un training adatto a coloro che non hanno mai operato in un contesto superspecializzato.

Una vecchia idea L’idea delle breast unit non è nuova: già nel 1998, nel corso della prima Conferenza europea sul cancro del seno, la Società europea di mastologia (EUSOMA), insieme al Gruppo cooperativo per la ricerca e il trattamento del cancro del seno (EORTC-BCCG) e a Europa Donna, aveva preparato un documento che chiedeva a tutti i Paesi europei di dotarsi di tali strutture nella misura di almeno una ogni 250.000 donne, in

modo che tutte le pazienti potessero accedervi. La proposta ha avuto tanto successo che molti centri hanno chiamato così reparti che, in realtà, non avevano i requisiti necessari per “fregiarsi” del titolo. Per questo sono state recentemente emesse delle linee guida che definiscono gli standard minimi per questo tipo di servizio. “Il punto qualificante è la specializzazione dei medici” continua Luini. “Bisogna che tutti gli operatori di una breast unit si occupino quasi esclusivamente di cancro del seno (cioè per almeno il 90 per cento del loro tempo lavorativo) e non di altre patologie: in questo modo diventano dei veri esperti e possono garantire l’elevata qualità delle cure”. Le indicazioni delle linee guida sono ancora più precise: per essere una breast unit bisogna trattare almeno 150 nuovi casi di cancro del seno primario (cioè non dovuto a recidive) ogni anno. La diagnosi può anche essere fatta altrove, ma tutto il percorso di

Condividere i locali per mettere insieme le competenze

cura deve avvenire nell’ambito di questo centro specializzato, perché è ormai chiaro che la migliore garanzia per i pazienti (e questo vale per qualsiasi patologia) è quella di mettersi nelle mani di persone che abbiano davvero dimestichezza con quanto devono combattere. “Anche il direttore clinico del centro deve essere uno specialista di chiara fama e deve tenere le redini del coordinamento di ogni singolo caso” spiega Robert Mansel, presidente di EUSOMA.

Protocolli comuni ma personalizzati Un’importante garanzia per le pazienti è l’esistenza di protocolli scritti condivisi da tutti gli operatori: “È noto che la variabilità nel trattamento di casi simili è all’origine dei fallimenti terapeutici: fare una medicina personalizzata non significa proporre una terapia a caso, ma identificare bene a quale categoria di pazienti appartiene la persona che si ha davanti e quindi

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COME CURARE Breast unit

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A SENO NUDO Non basta saper curare bene il tumore: per definirsi breast unit bisogna anche dare il giusto spazio alla chirurgia ricostruttiva e spiegare alle donne che cosa possono aspettarsi dalle diverse tecniche. E infatti la presenza del chirurgo plastico è richiesta fin dai primi incontri, perché l’altro chirurgo, quello che porterà via la neoformazione, possa farlo nel modo più adatto a garantire un buon esito nella ricostruzione. Lo sa bene Cristina Garusi, chirurgo plastico e vicedirettore della Divisione di chirurgia plastica ricostruttiva dell’IEO che ha pubblicato un libro, intitolato A seno nudo, edito da Tecniche Nuove, davvero unico nel suo genere. Si tratta di una raccolta di fotografie in bianco e nero (eseguite da Isabella Balena) che ritraggono donne assolutamente normali, di tutte le età, mentre posano a seno nudo dopo aver subito un intervento per un cancro del seno e una successiva ricostruzione. “L’idea del libro è nata perché mi è capitata tra le mani una raccolta di ritratti di donne che hanno avuto il cancro del seno realizzata da un fotografo belga” spiega Garusi.“Ogni donna che ha posato per il nostro libro ha anche raccontato brevemente la propria storia alla giornalista Anna di Cagno, che l’ha trascritta fedelmente. Io, invece, ho raggruppato le biografie sulla base del tipo di intervento ricostruttivo che abbiamo eseguito, in modo da poter fornire una sorta di “cartella clinica” che possa aiutare altre donne nella stessa situazione. In ogni storia abbiamo messo in luce che cosa le donne si aspettavano dalla chirurgia ricostruttiva e cosa invece pensano oggi dei risultati ottenuti”. In sostanza è una guida visiva che non nasconde nulla alle future pazienti ma che consente loro di avvalersi dell’esperienza di chi ci è già passato. Esattamente ciò che si vorrebbe fare con l’istituzione delle breast unit.

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utilizzare un protocollo scientificamente validato e di sicura efficacia”. Per curare bene bisogna anche che i medici imparino a guardare e valutare il proprio operato, cioè a identificare gli eventuali errori commessi, i ritardi e le omissioni. È un processo di autoanalisi che si chiama audit e che, sempre secondo le linee guida, dovrebbe far parte della routine di una breast unit. “Questo è uno dei punti più critici” spiega Mansel. “Tutti abbiamo molto da fare in un reparto dove si curano le persone affette da una malattia complessa, e quindi le riunioni e i processi di autocritica possono sembrare una perdita di tempo. Così non è: diversi studi hanno dimostrato che nei reparti dove si fa audit in modo sistematico (anche raccogliendo i dati sui risultati ottenuti nel corso di un determinato periodo di tempo) cresce la qualità della cura e calano gli errori, sempre possibili come in qualsiasi contesto umano”. La bravura tecnica, però, da sola non basta. Ecco perché le linee guida EUSOMA chiedono anche che si tenga

conto di aspetti molto pratici, come i tempi di attesa per accedere a una visita o a un esame. “Un altro punto qualificante è il rapporto con le pazienti: una breast unit deve avere uno psiconcologo nel suo staff e tutti i medici devono essere addestrati nella comunicazione della diagnosi. Raccomandiamo che le infermiere abbiano una preparazione psicologica specifica, perché sono loro il primo filtro con la realtà ospedaliera. Infine le pazienti hanno diritto di conoscere con la massima precisione possibile i tempi e le caratteristiche dei trattamenti che il medico propone e, in genere, devono essere avviate al percorso di cura al massimo entro quattro settimane dalla diagnosi” spiega ancora Mansel. Infine, fra i requisiti fortemente raccomandati (anche se non obbligatori), vi è quello di far parte di network di ricerca e di insegnamento. “Un reparto clinico che non fa ricerca non può innovarsi” conclude Mansel. “E anche l’insegnamento è un modo per restare aggiornati, oltre che per formare nuovi medici sempre più sensibili alle esigenze di una categoria speciale di pazienti”.

Non basta la tecnica, serve anche l’umanità


RICERCA IN VETRINA S Proteine regolatrici

Ecco la chiave che toglie ossigeno al tumore Pubblicare sulla rivista Nature, una delle più prestigiose, è considerato un traguardo ambizioso per un ricercatore e il riconoscimento dell’importanza della scoperta effettuata: la proteina chiave del complesso meccanismo in grado di soffocare il tumore a cura della REDAZIONE ricercatori di AIRC sono presenti ormai regolarmente sulle pagine di Nature e di altre riviste di analogo prestigio, a riprova del fatto che, grazie ai rigidi criteri di selezione applicati, la comunità oncologica italiana entra a pieno titolo in competizione con le migliori al mondo. Una competizione a fin di bene, che ha come scopo finale la cura del cancro e che ora può contare anche sul lavoro che Stefano Piccolo, del Dipartimento di istologia, biotecnologia e microbiologia dell’Università degli studi di Padova, ha portato avanti nell’ambito di un finanziamento 5 per mille. “Un parametro fondamentale che le cellule tengono continuamente sotto controllo è la presenza di ossigeno nell’ambiente circostante. Per una cellula, capire la quantità di ossigeno a disposizione è molto importante perché l’ossigeno è alla base della produzione di energia. Quando manca, si attivano meccanismi di compensazione come la creazione di nuovi vasi sanguigni, la migrazione in altre zone del tessuto (alla ricerca di aree più

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ossigenate) o la modificazione del proprio metabolismo, per ottenere energia da elementi che non hanno bisogno di ossigeno per essere trasformati” spiega Piccolo. Il sensore che riconosce la presenza di ossigeno è la proteina HIF (Hypoxia Inducible Factor). In caso di tumore, i vasi sanguigni non sono adeguati al fabbisogno di ossigeno e questo induce la proteina HIF ad attivarsi più del normale. Bloccare HIF significherebbe, quindi, soffocare il tumore, una strada non percorribile fino a oggi. Ora il gruppo di Piccolo ha identificato una delle molecole di HIF, chiamata Sharp1, in un tipo particolare di tumore della mammella molto aggressivo, il “triplo negativo”, caratterizzato dall’assenza di alcuni recettori importanti per poter usare i farmaci mirati. “Sapevamo che Sharp1 era essenziale per questo tipo di tumore, infatti i pazienti con una maggiore presenza di questa proteina hanno solitamente una prognosi migliore, ma volevamo capirne il meccanismo” spiega Marco Montagner, principale autore dell’articolo. Gra-

Ogni nuova proteina chiave è un bersaglio per le cure

LA RICERCA IN BREVE Cosa si sapeva Il tumore ha bisogno di ossigeno e per procurarselo attiva meccanismi per formare nuovi vasi La molecola sensore dell’ossigeno è la proteiena HIF Cosa hanno scoperto HIF è regolata dalla proteina Sharp1 Attivare Sharp1 migliora la prognosi della malattia Bloccare Sharp 1 rende più aggressivo il tumore

zie all’analisi di centinaia di tumori della mammella si è capito che quelli che mantengono un’alta espressione di Sharp1 hanno una risposta meno pronta allo stimolo indotto da HIF. Attivare Sharp1 porta a una riduzione dell’aggressività mentre spegnerla (in cellule benigne) le trasforma in maligne. L’obiettivo è quindi quello di produrre molecole che possano attivare specificatamente Sharp1, o imitare la sua azione, andando a inibire HIF e quindi a disinnescare il potenziale aggressivo del tumore.

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COME CURARE La neurotossicità da chemio

Nuove ricerche per battere gli effetti collaterali sul sistema nervoso I medici sanno che, specie quando devono somministrare terapie oncologiche in dosi elevate, possono comparire neuropatie e disturbi cognitivi. Gli esperti si interrogano alla ricerca di una soluzione efficace

a cura della REDAZIONE er combattere una malattia come il cancro i pazienti sono disposti a sopportare gli effetti collaterali delle terapie oggi disponibili, anche se alcuni di questi possono essere intensi e, a volte, portare all’interruzione della cura. Ora la ricerca scientifica punta a trovare un rimedio almeno per i più pesanti, come quelli che colpiscono il sistema nervoso centrale e i nervi periferici. Una recente revisione sulla tossicità di chemiote-

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Dopo la cura il danno ai nervi scompare in sei mesi

rapici classici e di più nuova concezione come i farmaci biologici, pubblicata su Lancet Oncology, dimostra che i sintomi a carico del sistema nervoso sono la causa del 15 per cento delle interruzioni di terapia o della necessità di cambiare strategia e molecola. PERDITA DI SENSO Quando un farmaco danneggia i nervi periferici si possono avere disturbi dal punto di vista sia motorio sia sensitivo. Molto frequenti sono le sensazioni come bruciori e formicolii, a volte molto intensi e persino dolorosi: si tratta delle tipiche manifestazioni della neuropatia, dovuta a un’azione diretta del farmaco sul fascio nervoso. In genere compare solo quando la chemio viene somministrata in dosi piuttosto elevate, ma esiste un’ampia variabilità indivi-

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duale e le singole persone reagiscono in modo imprevedibile. “È importante dire che si tratta di un danno reversibile nella quasi totalità dei casi” spiega Guido Cavaletti, del Dipartimento di neuroscienze e tecnologie biomediche dell’Università Bicocca di Milano, che da anni fa ricerca sull’argomento. Analizzando i dati epidemiologici disponibili, si scopre che a due mesi dalla fine della cura la neuropatia è scomparsa in più della metà dei pazienti, ma anche che il 15 per cento di coloro che ne soffrono se la porta dietro per sei mesi o più. “Molte sostanze usate per la cura del cancro hanno un’affinità per i tessuti nervosi e quindi possono facilmente diventare tossiche. La

sfida della ricerca sta proprio nel trovare terapie alternative per i casi più gravi, ma anche nello scoprire altre sostanze (a volte vitamine o oligoelementi) che hanno u n’ a z i o n e protettiva sul nervo e quindi limitano i danni”. Tra le difficoltà incontrate dai medici anche quella di distinguere tra effetti legati al farmaco ed effetti della malattia stessa, poiché alcuni tumori secernono sostanze che possono dar luogo a sintomi molti simili a quelli di una classica neurotossicità. “Bisogna stare attenti a non interrompere una cura efficace per poi scoprire che il farmaco non c’entra” spiega Cavaletti. Per questo i neurologi sono una componente im-

Le sostanze anticancro agiscono anche sui neuroni


In questo articolo: neurotossicità chemioterapia farmaci

portante del team che cura un paziente oncologico e, quando il danno è periferico, possono fornire, con strumenti come l’elettromiografia, qualche indicazione più precisa sulla causa. Nel frattempo anche i pazienti possono fare qualcosa per ridurre i danni. Poiché il più delle volte sentono gli arti pesanti o

formicolanti e possono avere difficoltà nel sollevare le gambe o le dita, con riflessi anche sulla deambulazione e sulla corretta prensione degli oggetti, è importante che si facciano accompagnare nelle passeggiate e che evitino di maneggiare oggetti potenzialmente pericolosi come forbici o coltelli, almeno durante la fase più acuta del disturbo. Anche la sensibilità può essere compromessa: quando ciò accade ci si può far male senza accorgersene. Per questo bisogna sempre camminare con le scarpe o le pantofole (un’eventuale ferita al piede potrebbe non essere percepita come dolorosa e quindi trascurata) così come è bene provare la temperatura di un bagno caldo su una parte di pelle non compromessa, perché la sensibilità termica della parte colpita potrebbe non funzionare bene, col rischio di ustionarsi involontariamente. DISTURBI COGNITIVI Per quel che riguarda gli effetti dei farmaci chemiote-

COME TENERE IL CERVELLO IN ESERCIZIO

COMBATTERE LA CONFUSIONE MENTALE e dopo una chemioterapia ci si sente disorientati e si hanno difficoltà di memoria, potrebbe non essere colpa del farmaco. In molti casi, infatti, si tratta di disidratazione o di ipoglicemia, dovuta anche al fatto che la nausea indotta dalla cura non invoglia a mangiare. Eppure in molti casi basta un pasto per rimettere tutto in carreggiata. Nel corso della chemioterapia è poi essenziale mantenere il cervello attivo con semplici esercizi; studiare una materia nuova, fare prove di enigmistica, giocare a bridge o a sudoku: sono tutte attività che riducono l’impatto della cura sul cervello e favoriscono, in molti casi, la socializzazione, evitando al malato quell’esclusione dalla collettività che è all’origine di solitudine e depressione.

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rapici sul sistema nervoso centrale, cioè sul cervello, la discussione è ancora aperta e molti medici sono convinti che anche se alcuni sintomi possono essere favoriti dalla cura, sono in realtà da ascrivere alla malattia stessa. Mancanza di concentrazione, difficoltà di apprendimento, perdita dell’orientamento sono solo alcuni dei disturbi di cui molti pazienti si lamentano, anche se, dal punto di vista strettamente farmacologico, sono pochissime le molecole in grado di superare la barriera ematoencefalica, cioè quel sistema di filtri che la natura ha messo a protezione del nostro organo più importante. “Per avere un quadro chiaro dei propri deficit cognitivi, il paziente oncologico può rivolgersi a un neuropsicologo, lo specialista che, con l’aiuto di test, può dire se la sensazione di ‘perdere colpi’ corrisponde a realtà o se è solo frutto di un generale stato di prostrazione psico-fisica, più che giustificato in una persona che si sta battendo contro la malattia” spiega Gabriella Bottini, neurolo-

ga e docente di neuropsicologia clinica all’Università di Pavia. Una volta appurato che c’è effettivamente un deficit di memoria o di attenzione, il neurologo può verificarne l’origine con un esame come la risonanza magnetica o la tomografia a emissione di positroni (PET). Questo consente anche di escludere l’eventuale presenza di metastasi. “Non esistono purtroppo farmaci in grado di agire su questo tipo di disturbo: in alcuni studi sperimentali sono state usate le stesse molecole che si prescrivono in genere per la malattia di Alzheimer, oppure quelle per i ragazzi che soffrono di iperattività e disturbi dell’attenzione, ma i risultati non sono stati concludenti e, al momento, non esistono indicazioni in tal senso” spiega ancora Bottini. Più utile, invece, è l’allenamento mentale, che si è dimostrato efficace in molti pazienti e che ha anche il vantaggio di ridurre un’eventuale componente depressiva che può aggravare la sensazione di confusione.

La memoria si preserva con accorgimenti pratici


TOSSICITÀ Inchiostri per tatuaggi

Una moda colorata con qualche area grigia Per quel che riguarda il cancro della pelle, non sembra esserci un aumento del rischio legato ai tatuaggi, dicono su Lancet Oncology. Ma gli esperti lamentano anche la mancanza di dati attendibili e mettono in guardia contro le sostanze tossiche contenute negli inchiostri a cura di DANIELA OVADIA on soli 50 casi di tumore della pelle segnalati negli ultimi 40 anni a fronte di milioni di persone nel mondo che si sono sottoposte a un tatuaggio, i dermatologi Nicolas Kluger e Virve Koljonen dell’Università di Helsinki, in Finlandia, concludono la loro recente revisione della letteratura in materia (uscita su Lancet Oncology) affermando che non esiste una relazione di causa effetto tra i due eventi. “È quanto abbiamo scritto perché i numeri a disposizione non ci permettono di concludere diversamente” spiega Kluger. “Ma la faccenda è molto più complicata e per capire se possiamo assolvere del tutto i tatuaggi da potenziali rischi bisogna leggere tutte le prove che abbiamo raccolto, non solo le conclusioni. Il primo problema che abbiamo incontrato è la scarsità di segnalazioni: i medici hanno pubblicato su riviste scientifiche solo poche diagnosi di tumore della pelle in corrispondenza di tatuaggi, perché non hanno ritenuto la cosa degna di

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il solo gesto di pungere la pelle induce una infiammazione

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nota. Quindi le cifre che abbiamo in mano sono incomplete. Dobbiamo invece ragionare sui rischi potenziali in base a quanto sappiamo della pratica del tatuaggio e di ciò che gli inchiostri usati a questo scopo contengono”. Vediamo quindi, grazie al loro lavoro di revisione, a che cosa dobbiamo prestare attenzione.

Lunghi tempi di osservazione La maggior parte delle persone tatuate ha attualmente intorno ai 30 anni, perché questa pratica è diventata diffusissima solo negli ultimi dieci anni. “Ciò significa che non abbiamo a disposizione un periodo di osservazione sufficientemente lungo per quel che riguarda gli effetti cancerogeni, dal momento che i tumori si sviluppano nel corso di molti anni. Inoltre i tumori della pelle, escluso il melanoma, sono più frequenti nell’età avanzata” continua Kluger. Un altro problema riguarda l’identificazione precisa degli ingredienti contenuti negli inchiostri e della loro potenziale tossicità. Come spiega il dermatologo,”la composizione degli inchiostri è per lo più sconosciuta e pare

essere molto cambiata negli ultimi anni: dobbiamo tenerne conto quando valutiamo il rischio individuale. È assurdo, ma non esiste un inchiostro per tatuaggi approvato dalla Food and Drug Administration, cioè dall’ente statunitense di sorveglianza dei farmaci e dei prodotti per uso medico. Per lo più si tratta di composti che vengono acquistati via Internet oppure nelle convention di settore. Esiste una risoluzione del Consiglio d’Europa, ma riguarda solo i metalli pesanti”. I colori per tatuaggi possono contenere sali metallici oppure composti organici come le ammine aromatiche, inseriti dall’International Agency for Reserach on Cancer (IARC) nella lista delle sostanze potenzialmente cancerosgene. I pochi studi disponibili risalgono agli anni Ottanta, quando si usavano metalli come mercurio, cadmio e cobalto che oggi non dovrebbero più essere presenti, anche se non sempre è vero (vedi il box a destra). “Non ci si può neanche basare sul colore, perché abbiamo scoperto che inchiostri dello stesso colore possono


In questo articolo: sostanze tossiche tatuaggi inchiostri

avere composizioni molto differenti. Alcune ricerche hanno comunque rilevato concentrazioni di metalli potenzialmente allergizzanti come cromo, nichel e cobalto superiori alla soglia consentita” dice Kluger. In quali termini ciò può essere pericoloso? Per esempio nel mantenere a lungo attiva una reazione infiammatoria locale: alcuni tumori della pelle, in particolare il cheratoacantoma (considerato al confine tra le forme benigne e quelle maligne), possono essere favoriti dalla presenza di infiammazione, e infatti la revisione di Lancet Oncology riferisce di alcuni casi insorti entro un anno dal tatuaggio. La pratica stessa di pungere la pelle in profondità per iniettare il colorante,

oltre a essere potenzialmente veicolo di infezioni se non praticata secondo le norme in vigore, induce una reazione infiammatoria che nella maggior parte dei casi sparisce, all’apparenza, entro pochi giorni: “In alcuni casi, invece, può perdurare a lungo, specie se c’è una reazione allergica, ma anche nei casi che si risolvono senza complicanze si attivano i

macrofagi, cellule del sistema immunitario che tentano di inglobare i pigmenti, riconosciuti come estranei all’organismo, per veicolarli verso i linfonodi” spiega il dermatologo finlandese. E infatti la revisione segnala anche la presenza di linfonodi neri in prossimità di tatuaggi scuri, dove si accumula il colore portato via dalle cellule del sistema immunitario.

Importante usare il buonsenso “Per quel che riguarda invece le sostanze organiche tossiche, come le ammine, gli studi sono stati effettuati in vitro o su modelli sperimentali: sappiamo che alcune sostanze sono potenzialmente cancerogene, ma le liste dello IARC contengono anche altre sostanze di uso comune, come per esempio la caffeina. Non conosciamo la loro

concentrazione nel corpo umano in base all’estensione dell’area tatuata né il tempo necessario alla loro degradazione, anche se possiamo ragionevolmente sconsigliare pratiche come il tatuaggio di ampie porzioni del corpo o addirittura di tutta la superficie corporea, perché esiste una relazione tra estensione della pratica e potenziale rischio” spiega Kluger. In sostanza, le ricerche sembrano assolvere il piccolo tatuaggio sulla spalla o sulla schiena ma sollevano alcune perplessità, sulla base del principio di precauzione, per quel che riguarda l’uso estensivo dei colori sulla pelle. “Possiamo anche suggerire di verificare la composizione degli inchiostri

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UN’INDAGINE ITALIANA

Il moltiplicarsi delle segnalazioni di reazioni avverse ai tatuaggi ha indotto il Dipartimento ambiente e connessa prevenzione primaria dell’Istituto superiore di sanità (ISS) a condurre una ricerca, insieme all’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma, sulla presenza di metalli pesanti negli inchiostri venduti nel nostro Paese. Il lavoro è stato pubblicato alla fine del 2011 sul bollettino dell’ISS. “Si tratta per lo più di allergie ma il problema è che perdurano per mesi, a volte per anni, mantenendo uno stato di infiammazione locale” spiega Beatrice Bocca, responsabile dello studio. L’obiettivo era puntato su cobalto, cromo e nichel, necessari a fabbricare i colori verde, blu e rosso. La Risoluzione ResAP del 2008 del Consiglio d’Europa ne determina le concentrazioni massime accettabili. I ricercatori hanno comprato dai normali fornitori 56 tipi diversi di inchiostro. Tutti i produttori commerciano inchiostri con concentrazioni mediane molto elevate di cromo e nichel, mentre il cobalto è presente solo in tracce. Il nichel è presente soprattutto nel verde e nel blu (in concentrazioni superiori alla norma in nove campioni su 56), il cromo nel verde, marrone, blu, nero e rosso (in concentrazioni superiori alla norma in 35 campioni su 56). “Essere allergici a un metallo pesante vuol dire spesso sviluppare sensibilità anche verso gli altri. Inoltre sia il cromo sia il nichel sono presenti in molti oggetti comuni e persino negli alimenti, il che rende l’allergia particolarmente invalidante” conclude Bocca.

per escludere la presenza di metalli pesanti, ma la cosa migliore sarebbe farsi dare l’elenco degli ingredienti (obbligatorio in Europa) e farlo controllare da un tossicologo”. Un’impresa tutt’altro che semplice per il consumatore comune e certamente non comoda per i giovanissimi amanti dell’arte del tatuaggio. E in caso di allergia? “Meglio rimuoverlo subito per ridurre il danno da infiammazione cronica”.

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IFOM - ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Interviste con la scienza

Consigli da uno scienziato esperto Scienziato di fama internazionale, a lungo direttore di un importante istituto di ricerca sul cancro di Londra, presiede ora il comitato scientifico di IFOM: Tomas Lindahl dice la sua su come si organizza la scienza e sulle potenzialità dell’Istituto

a cura della REDAZIONE opo una vita a dirigere uno dei laboratori di oncologia molecolare più noti della Gran Bretagna, Tomas Lindahl, svedese di nascita ma ormai da decenni trapiantato a Londra, può oggi offrire la sua esperienza di scienziato e di direttore di importanti istituzioni di ricerca a chi ha intrapreso il proprio viaggio verso le vette della scienza mondiale. È infatti il presidente del Comitato Scienti-

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Ifom ha un comitato scientifico che aiuta a orientare la ricerca

fico di IFOM, l’Istituto FIRC di oncologia molecolare, con il delicato compito di fornire supporto alla direzione scientifica. Il comitato, costituito da Lindahl e da altri quattro scienziati di provenienza internazionale, non ha propriamente potere decisionale, ma ha il difficile ruolo consultivo di esprimere la propria opinione sulle linee di ricerca più promettenti, sulla validità dei ricercatori da arruolare, sulla qualità della ricerca condotta, sulle strategie per il futuro. Proprio perché offre “solo” saggi consigli, il Comitato Scientifico è un organo particolarmente prezioso per un’istituzione di ricerca che nel 2013 compirà 15 anni, un’età davvero infantile per un centro che già si profila tra i migliori in Europa.

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MODELLI CONDIVISI “Ho diretto per anni un istituto scientifico del tutto analogo a IFOM per ambito scientifico e struttura: il London Research Institute, sostenuto da Cancer Research UK, l’organizzazione no profit che raccoglie fondi per la ricerca contro il cancro” spiega Lindahl. “Posso quindi mettere a disposizione di IFOM l’esperienza acquisita traducendola in consigli di carattere strategico e gestionale”. Mettere in piedi un istituto di punta è tutt’altro che semplice: bisogna inserirsi in una realtà già “presidiata” da altri e molto articolata, oltre a tenere conto di diversi fattori che possono variare da Paese a Paese. Vi sono poi forme di con-

vivenza complicate, anche se portatrici di grandi vantaggi, come quelle con gli ospedali, i centri clinici e l’università. “Qualsiasi centro di ricerca di base, se vuole essere davvero focalizzato sulla cura della malattia, deve istituire una collaborazione privilegiata con alcuni centri clinici per poter dare seguito alle proprie scoperte nella sperimentazione clinica e per discutere con colleghi che hanno il polso della malattia” afferma Lindahl. “Quella tra clinici e scienziati puri può essere una collaborazione che facilita il raggiungimento dei risultati scientifici, anche se sicuramente non è semplice. Si tratta infatti di mettere in connessione mentalità, for-

Condividere l’esperienza fa risparmiare tempo


In questo articolo: Comitato Scientifico Tomas Lindahl strategie per la ricerca

mazione culturale, percezione delle priorità e degli obiettivi radicalmente diversi. Questo è stimolante, ma può essere difficile da gestire. Io ho avuto delle esperienze siginificative in questo ambito e sono felice di mettere la mia esperienza a disposizione di IFOM, che ha stabilito relazioni privilegiate con centri oncologici in Milano e nel Paese”.

top anche per attrarre le menti migliori. Se un istituto di ricerca è ambito nella comunità scientifica internazionale può reclutare anche i migliori ricercatori e, di conseguenza, costituire un ambiente dove la ricerca ottiene risultati sempre più rilevanti per l’avanzam e n t o della conoscenza e per il progresso scientifico verso la cura” dice lo scienziato svedese. “E non si può contare solo sulle pur brillanti capacità dei giovani italiani. Senza internazionalità, oggi un centro di ricerca resterà sempre nelle retroguardie. E non si tratta solo di adottare l’inglese come lingua ufficiale. Bisogna che gli stranieri ci siano davvero, e da questo punto di vista IFOM, con il suo 23 per cento di ricercatori di 27 diverse nazionalità, comincia a essere un luogo molto ambito anche dalle migliori menti internazionali”.

Contano gli investimenti, ma anche le persone

DOPPIO LAVORO Il direttore dell’IFOM Marco Foiani, dice Lindahl, ha certamente il suo bel daffare, dato che oltre a dirigere l’Istituto, conduce anche il proprio laboratorio di ricerca di punta e insegna in Università. “Far convivere il ruolo di scienziato con quello di direttore scientifico richiede grande versatilità ed è importante poter contare su aiuti fidati. Tenere insieme le due anime è però indispensabile perché a capo di un istituto che si prefigge di trovare cure per il cancro non può esserci uno scienziato che non si sporca le mani in laboratorio”. Secondo Lindahl, IFOM è il miglior centro di ricerca sul cancro in Italia: “E lo dico con consapevolezza”, afferma. Le prospettive che si stanno profilando per IFOM vanno però oltre i confini nazionali: posizionarsi in testa alla lista degli istituti di ricerca oncologica in Europa, alla pari con i migliori che stanno in Germania, Gran Bretagna e Olanda. “È importante essere al

IL SEGRETO DEL SUCCESSO Quanto contano le persone e quanto contano i soldi nella battaglia per sconfiggere il cancro? Sembrerebbe una domanda provocatoria, eppure il segreto del successo sta proprio nel giusto equilibrio fra questi due elementi: “Gli investimenti sono importanti e indispensabili. Ma il fattore umano è quello veramente determinante. Un buon team è solo l’inizio. Bisogna poi metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio e soprattutto offrire un ambiente stimolante e accogliente. Tutte cose che i soldi, da soli, non

possono comprare. Ecco perché è fondamentale un direttore scientifico lungimirante: convogliare gli investimenti nella giusta visione strategica e individuare le persone giuste per farli fruttare in termini di risultati di ricerca. Negli Stati Uniti, per esempio, sono stati fatti ingenti investimenti non sempre efficaci proprio perché mancava l’elemento umano di qualità”. Sono passati più di dieci anni dall’apertura dei primi laboratori: sono sufficienti per arrivare al top degli istituti di ricerca scientifica? “Sono stati fatti passi significativi e incoraggianti in questi anni”,

dice Lindahl, “ma per un centro dedicato alla scienza è un periodo molto breve, giusto quel che serve per cominciare a essere davvero operativi e per iniziare a pubblicare i primi risultati importanti. Ma su IFOM sono molto ottimista. Anche grazie ai programmi di collaborazione ed espansione all’estero (con l’apertura dei laboratori congiunti a Singapore, Bangalore e prossimamente in Giappone), tra pochi anni potrà posizionarsi tra i migliori istituti al mondo. E, in questa ottica sinergica, contribuire sensibilmente al progresso della ricerca sul cancro”.

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare della FIRC, la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici grazie a quanti sostengono concretamente la Fondazione. Dai anche tu il tuo contributo e senza versare denaro! Come? Aggiungi un piccolo lascito nel tuo testamento, è facilissimo: visita il sito www.fondazionefirc.it o telefona allo 02 79 47 07. Grazie.


RECENSIONE La guerra è dichiarata

Una battaglia combattuta con la voglia di vivere Due giovani genitori alle prese con la grave malattia del figlio forniscono un modello di come la famiglia possa aiutare e proteggere il bambino malato

In questo articolo: film tumori pediatrici recensioni

svela subito che il piccolo Adam ce l’ha fatta, così come suo figlio Gabriel, che compare nelle ultime sequenze del film. Il suo scopo è un altro: è quello di raccontare una lotta, una guerra, condotta anche ricordandosi che oltre a essere genitori di un bambino malato, si resta persone, si resta coppia. È da questa ricerca di normalità, di sprazzi di felicità quotidiana che i due traggono la forza di andare avanti, di affrontare la paura, le cure, la speranza.

Approccio anticonvenzionale

a cura della REDAZIONE uando è stato proiettato a Cannes, nella selezione della critica, il film di Valérie Donzelli La guerra è dichiarata ha diviso il pubblico e gli esperti. Non per la tecnica, né per la recitazione, ambedue precise e mai fuori dalle righe, ma proprio per la trama che ricalca quasi in tutto e per tutto ciò che i due attori protago-

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Titolo: La guerra è dichiarata Regia: Valérie Donzelli Attori: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Gabriel Elkaïm Francia, 2012.

nisti, la stessa Donzelli e il suo ex compagno Jérémie Elkaïm, hanno vissuto solo pochi anni fa: un grande amore, il desiderio di fare un figlio e poi la terribile scoperta. A 18 mesi il loro bambino (e così anche il suo alter ego nel film, il piccolo Adam) si ammala di un grave tumore cerebrale, un sarcoma posizionato proprio all’inizio del canale vertebrale, il che rende difficile l’asportazione. Non immaginiamoci però un film strappalacrime, sebbene qualche momento di commozione sia inevitabile: per evitare allo spettatore una trappola emotiva, la regista ci

Senza mai cadere nel patetico (seppure con qualche intento didascalico di troppo, che deriva probabilmente dall’origine autobiografica della storia e dall’uso insistente di una voce narrante fuori campo), la regista ci spiega quali sono i sentimenti che questi genitori giovani e innamorati si trovano ad affrontare. Ci racconta come di fronte alla malattia di un figlio si perda ogni pudore, ci si lasci andare alla superstizione, ai gesti scaramantici, alla preghiera anche quando non si è affatto credenti. Ed è con ironia che i due si guardano, con una capacità di vedersi dall’esterno che è la loro vera forza e, di riflesso, quella del loro bambino, che è sostenuto e circondato dall’affetto della famiglia. Tra tutti i film che hanno parlato di cancro, questo è certamente uno dei meno convenzionali, anche a causa di una travolgente colonna sonora che è parte integrante della narrazione. Non spinge alla lacrima facile, non vuole suscitare commiserazione. È una storia di normalità, come normale è purtroppo una malattia che ancora colpisce molti bambini.


EVENTI I Giorni della Ricerca

Dalla complessità la chiave per combattere il cancro a cura della REDAZIONE a ricerca trasforma la complessità del cancro in maggiori opportunità di cura: questo il fil rouge che accompagnerà i Giorni della Ricerca, un’intera settimana di eventi, dal 3 all’11 novembre, con i consueti appuntamenti ma anche nuove iniziative a sostegno della ricerca sul cancro. I diversi eventi in tutta Italia saranno occasione per parlare dei punti deboli del cancro, a partire dai quali attaccare la malattia con una strategia che agisca su diversi fronti. Il cancro, infatti, è un universo composto da molteplici galassie in cui, tuttavia, è possibile individuare dieci proprietà biologiche condivise da tutte le forme di tumore: per questo occorre progettare un attacco simultaneo ad almeno dieci obiettivi. I Giorni della Ricerca offriranno l’opportunità di scoprire i progressi che la ricerca biomedica mondiale ha già prodotto su ciascun obiettivo: sono stati individuati, infatti, alcuni dei principali meccanismi che inducono la formazione della cellula tu-

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Dalla complessità la chiave per combattere il cancro morale, ne mantengono e rinforzano le caratteristiche e facilitano la diffusione della malattia in tutto l’organismo. Grazie alla ricerca oncologica disponiamo di terapie sperimentali per ogni proprietà. Fulcro istituzionale dei Giorni della Ricerca sarà il tradizionale appuntamento al Quirinale, dove il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riceverà AIRC. Si rinnoveranno poi gli incontri nelle università italiane: al Politecnico di Torino, all’Università degli Studi di Trieste e Perugia e all’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro. I ricercatori AIRC entreranno negli atenei per portare agli studenti quelle conoscenze connesse alla ricerca sul cancro che oggi ormai vanno a interessare altre di-

scipline scientifiche, come ingegneria, fisica e matematica, e che possono aprire nuovi orizzonti professionali ai nostri giovani. Inoltre, più di 60 ricercatori incontreranno gli studenti delle scuole secondarie superiori, per spiegare l’importanza della ricerca e offrire loro strumenti utili di informazione e prevenzione. Anche quest’anno si potrà sostenere la ricerca seguendo i programmi che RAI dedicherà ad AIRC con approfondimenti, testimonianze e appelli, e partecipando alla Settimana della Buona Spesa nei supermercati. Quest’anno arriva la nuova iniziativa dei Doni per la Ricerca: fine e gustoso cioccolato, offerto in cambio di un piccolo contributo, per dare davvero energia al lavoro dei ricercatori.

Uno sforzo continuo che inizia nelle scuole

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EVENTI I Giorni della Ricerca

GLI EVENTI DELLA SETTIMANA 9 novembre: il presidente della Repubblica celebra a Palazzo del Quirinale i Giorni della Ricerca 3-10 novembre 8-9 novembre SETTIMANA DELLA BUONA SPESA

5-11 novembre RAI PER AIRC

AIRC ENTRA NELLE SCUOLE

10 novembre APPUNTAMENTO IN PIAZZA: I DONI PER LA RICERCA

8 novembre INCONTRI CON LA RICERCA NELLE UNIVERSITÀ

NAPOLITANO SEMPRE CON AIRC

10-11 novembre UN GOL PER LA RICERCA

AIRC ENTRA NELLE SCUOLE

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opo il successo degli Incontri con la Ricerca dello scorso anno, oltre sessanta ricercatori si recheranno l’8 e 9 novembre in altrettante scuole secondarie superiori in tutta Italia, per raccontare i progressi della ricerca sul cancro, offrire informazioni utili per quanto riguarda la prevenzione e uno stile di vita sano. È questo il punto di partenza del progetto scuole e anche l’occasione in cui i ricercatori lanceranno il concorso “Una metafora per la ricerca” che, lo scorso anno, ha registrato oltre 30.000 votazioni ai 275 elaborati pervenuti. Quest’anno verrà apportata un’importante novità: oltre che con un disegno, una foto e un testo, si potrà partecipare anche con un video, per raccontare in modo creativo la ricerca sul cancro. L’impegno di AIRC per la scuola secondaria superiore non si esaurisce qui: sul sito dedicato alla scuola, all’indirizzo www.scuola.airc.it/kit_didattico.asp, gli insegnanti hanno a disposizione un vero e proprio kit didattico con schede di approfondimento da stampare, su vari temi, dalla biologia alla cura, dalla ricerca alla prevenzione e all’impegno, con presentazioni già pronte, animazioni, giochi, proposte di attività per avvicinare i ragazzi al mondo della ricerca.

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orna il 9 novembre la tradizionale cerimonia al Quirinale, per celebrare I Giorni della Ricerca 2012: l’evento assume quest’anno un significato particolare, trattandosi dell’ultima volta in cui Giorgio Napolitano, in veste di presidente della Repubblica, riceverà la delegazione AIRC, prima della scadenza del mandato. In questi sette anni Napolitano ha sempre partecipato di persona, dimostrando l’impegno per la ricerca sul cancro. Anche quest’anno il presidente della Repubblica, alla presenza delle massime istituzioni, dell’eccellenza dell’oncologia italiana e dei sostenitori di AIRC, consegnerà il Premio AIRC “Credere nella Ricerca” a chi si è particolarmente impegnato con AIRC per sostenere la ricerca sul cancro.

SISAL SI FA SOLIDALE

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na collaborazione proficua che continua anche quest’anno: AIRC e SISAL uniscono le forze per sostenere la ricerca oncologica. Grazie alla sua presenza capillare sul territorio, SISAL coinvolge i propri clienti con azioni mirate, in modo da convogliare importanti risorse su uno specifico progetto di ricerca. L’azienda italiana coinvolge dal 29 ottobre al 24 novembre oltre 40.000 ricevitorie in tutta Italia per invitare i suoi clienti a donare attraverso schedine speciali AIRC.


UN GOL PER LA RICERCA

UNA SETTIMANA DI BUONA SPESA

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abato 10 e domenica 11 novembre i campioni del calcio italiano scendono in campo per AIRC negli stadi e sui media sportivi. Calciatori, allenatori, giornalisti, opinionisti, tifosi noti al grande pubblico invitano gli italiani a sostenere i giovani talenti della ricerca sul cancro, con una semplice donazione con SMS. Partner di questa iniziativa sono Lega Serie A e Associazione Italiana Arbitri. TIM contribuisce all’attività di comunicazione, offrendo ad AIRC importanti spazi sui campi e nelle aree interviste degli stadi, per ricordare al pubblico il numero attraverso cui donare.

RAI CON AIRC, SUI NUOVI FRONTI DELLA RICERCA

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AI e AIRC uniscono le loro forze per presentare i progressi ottenuti dalla ricerca e le nuove sfide su cui stanno lavorando migliaia di scienziati, grazie all’impegno di AIRC e dei suoi sostenitori. Per un’intera settimana, dal 5 all’11 novembre, Rai dedica, anche quest’anno, alla ricerca sul cancro un palinsesto speciale che si snoda nelle trasmissioni televisive, radiofoniche e sulle tv digitali con testimonianze di ricercatori, medici e persone che hanno combattuto la malattia. Scopo degli interventi è informare il pubblico sulle “buone notizie” della ricerca e invitarlo a donare per sostenere importanti obiettivi scientifici pluriennali, dedicati alla formazione e specializzazione di una nuova generazione di ricercatori. Madrina dell’evento Antonella Clerici, affiancata da Carlo Conti e da tanti colleghi della tv e della radio, insieme ai testimonial di AIRC.

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na delle occasioni per sostenere la ricerca oncologica è rappresentata, anche quest’anno, dalla Settimana della Buona Spesa, dal 3 al 10 novembre. I principali supermercati italiani contribuiranno con una percentuale degli incassi ad aiutare AIRC, ma anche chi fa la spesa potrà partecipare facendo una donazione, attraverso il ccp allegato al pocket informativo Comprendere la complessità per battere il cancro. La pubblicazione, che sarà distribuita nelle piazze oltre che nei supermercati, offre informazioni sui progressi della ricerca e i nuovi fronti su cui stanno lavorando gli scienziati, per rendere il cancro sempre più curabile. Nel pocket, inoltre, si possono trovare informazioni utili per la prevenzione dei tumori, consigli per una dieta sana e una vita salutare.

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BILANCIO SOCIALE 2011

Un anno di ricerca d’eccellenza Anche nel 2011 i nostri soci, volontari e sostenitori hanno contribuito a far progredire la ricerca sul cancro. Ecco le attività di AIRC e FIRC illustrate nel nuovo Bilancio sociale, che va online con un sito interamente dedicato

dio per l’Italia è affidata ai 24 ricercatori del Comitato scientifico borse AIRC-FIRC (CSB), mentre per l’estero alla valutazione partecipano anche revisori stranieri. Entrambi i processi sono coordinati dall’Ufficio di peer review, in seno alla Direzione scientifica guidata da Maria Ines Colnaghi. Questo rigore ci ha permesso di selezionare e finanziare 564 progetti di ricerca di altissimo livello e due programmi speciali che coinvolgono 68 istituzioni e oltre 1.200 ricercatori, attivati grazie alle firme del 5 per mille: il Programma di oncologia clinica molecolare e il Programma di analisi del rischio di sviluppare un tumore e diagnosi precoce, nei quali il problema cancro è affrontato a tutto tondo. Dai risultati ci aspettiamo nuove terapie molecolari al servizio dei pazienti e più efficaci metodi per la prevenzione, la diagnosi e la cura della malattia.

a cura della REDAZIONE 1.540.354 soci e 20.000 volontari in a oltre 45 anni cerchia- tutta Italia, FIRC trasforma lasciti temo di rendere il cancro stamentari e donazioni in AIRC sempre più curabile. Per borse di studio pluriennali e FIRC rapquesto sosteniamo pro- e in sostegno all’Istituto presentano una getti innovativi grazie a FIRC di oncologia mocertezza per noi riceruna raccolta fondi trasparente e co- lecolare. Entrambe catori. I finanziamenti stante, diffondiamo l’informazione beneficiano del conche derivano dai contributi di scientifica, promuoviamo la cultura tributo del 5 per milioni di cittadini ci permettono della prevenzione nelle case, nelle mille. Una sinergia di svolgere l’attività di ricerca che amiamo e che ogni piazze e nelle scuole. vincente dimostragiorno ci avvicina alla cura. (Giorgio, ricercatore) Il nostro modello organizzativo ta, ancora oggi, dai ci permette di destinare alla miglio- numeri: 99,4 milioDestinati alla ricerca re ricerca oncologica le risorse di cui ni di euro erogati 99,4 milioni di euro ha bisogno. AIRC raccoglie quote as- nel 2011. Finanziati 564 progetti sociative con eventi locali e di ricerca nazionali grazie ai suoi Circa 4.000 ricercatori Fare coinvolti il volontario è Anno dopo anno abbiamo impadivertente: ti devi rato a sostenere la ricerca in masempre ingegnare per niera sempre più mirata adottanriuscire a coinvolgere le do il sistema di valutazione peer persone. Alla fine quello che review con cui vengono misuraprovi è una grande soddisfazione, ti i progetti di ricerca in uso per essere riuscito a trasmettere il valore della ricerca a nei Paesi di tradizione scientichi ti sta intorno. (Cristina, volontaria AIRC) Sappiamo bene quanto la conofica come Stati Uniti e Gran 20.000 volontari scenza sia un aspetto fondamentale Bretagna. per le Arance della Salute La valutazione dei progetti per arrivare alla cura. Per questo, dura circa nove mesi, coinvolge negli anni, la nostra comunicazioDistribuite 666.667 circa 400 scienziati stranieri e 24 ne è cresciuta di pari passo con i ripiantine di azalea ricercatori del Comitato tecnico sultati della ricerca: dalla divulga17 Comitati regionali scientifico di AIRC (CTS). La selezio- zione scientifica alla promozione ne delle domande per le borse di stu- delle campagne di raccolta fondi,

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Sostegno alla ricerca

La divulgazione scientifica e la comunicazione

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Interlocutori

agli interventi sulla prevenzione. Tra i diversi canali di comunicazione di cui disponiamo, la rivista Fondamentale e le attività sul web sono espressione della nostra volontà di sviluppare un solido sistema di relazione con i soci, e non solo. In parallelo, la nostra presenza sui media tradizionali nazionali e regionali amplifica la diffusione dei progressi della ricerca e l’invito a sostenerla.

Nello svolgere la nostra missione ci affidiamo a interlocutori, interni ed esterni, rappresentati da categorie portatrici di un interesse condiviso. Con strumenti e caratteristiche diverse, ognuno contribuisce al progresso della collettività grazie alla ricerca oncologica: se i ricercatori perseguono un obiettivo che è etico prima ancora che professionale, i soci e volontari ne sostengono l’azione con donazioni e impegno. Investire con efficacia ogni euro E poi la scuola, i media, i collasignifica rendere concreto il nostro boratori e i fornitori: un circolo virimpegno per garantire competitivi- tuoso che permette alla società di tà e innovazione alla ricerca onco- beneficiare dei progressi della rilogica italiana. Se cerca, sia per effetto della miglior Ho diagnosi della malattia e dello scelto AIRC e Dieci sviluppo di tecniche di inFIRC perché mi anni fa mi tervento sempre fido e in ogni famiglia hanno diagnosticameno invasive, e in ogni comunità esiste to un tumore. A mio fisia per la il problema del cancro. glio Martino oggi direi maggiore Ognuno di noi dovrebbe fare che la sua mamma è qui informaqualcosa: essere socio ti permette di grazie alla ricerca e che anche zione risostenere e far progredire la ricerca, che è lui è qui grazie alla ricerca perché cevuta, il nostro futuro. (Daniele, socio AIRC) i medici hanno salvaguardato anche il che permio diritto alla maternità. (Elisabetta, testimonial mette di Spedite 6.180.000 copie della ricerca) adottare di Fondamentale stili di vita 127 quotidiani nazionali in grado di 1.540.354 soci e regionali contattati prevenire la 128 lasciti testamentari 60 testate online contattate malattia.

La raccolta fondi

92.000 iscritti alla newsletter

AIRC si alimenta grazie alle quote associative e alle iniziative organizzate in tutto il Paese dalla sede di Milano e dai Comitati regionali, FIRC raccoglie lasciti testamentari e donazioni. Alla base, una visione comune e una relazione con i soci che li rende parte attiva nella lotta contro il cancro, grazie a una capillare attività di informazione sui risultati della ricerca e di prevenzione suggerendo stili di vita corretti e controlli medici periodici. I proventi della raccolta fondi nell’esercizio 2011, compreso il contributo del 5 per mille, ammontano a 130 milioni di euro e raggiungono così l’obiettivo preventivato.

accettati

Rendiconto

Il 2011 è stato per AIRC e FIRC un anno “contrastato”. La cifra che abbiamo destinato a sostegno della ricerca oncologica, 99,4 milioni di euro è la più alta mai stanziata nella nostra storia. La raccolta fondi ordinaria, invece, ha subito un notevole decremento: meno 8 per cento rispetto al 2010, segnale evidente delle difficoltà che la crisi economica attuale produce sulle famiglie italiane. I contributi del 5 per mille incassati e da incassare garantiscono gli impegni pluriennali dei progetti e programmi speciali con 149,6 milioni di euro, che gli organi di governo potranno deliberare dal 2012 al 2015.

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BILANCIO SOCIALE 2011

INDICATORI DI EFFICIENZA GESTIONALE Gli indicatori di efficienza presentati di seguito sono stati definiti sulla base di schemi di riferimento omogenei e condivisi dalla prassi nazionale. AIRC e FIRC hanno deciso, insieme ad altre sette importanti organizzazioni non profit, di pubblicare nel bilancio sociale gli indicatori di efficienza in modo da contribuire alla diffusione di questa prassi utile per offrire, in un colpo d’occhio, l’andamento gestionale dell’esercizio.

INDICATORI DI EFFICIENZA DELLA RACCOLTA FONDI L’indicatore esprime la quota di spesa per la raccolta per ogni euro ricevuto. Nel 2011, per ciascun euro ricevuto, 14 centesimi sono stati utilizzati per la realizzazione delle diverse iniziative di raccolta fondi e 1 centesimo per l’IVA indetraibile su oneri di raccolta fondi.

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EVENTI Cioccolato e Scala

Tutti alla Scala contro il cancro

La nuova iniziativa di piazza con I Doni per la Ricerca Il cioccolato dà energia. Anche al lavoro dei ricercatori

a cura della REDAZIONE abato 10 novembre i volontari di AIRC saranno per la terza volta in piazza, dopo le arance e le azalee, per celebrare I Giorni della Ricerca. Sarà il cioccolato il protagonista della nuova iniziativa di piazza, I Doni per la Ricerca: un regalo anche natalizio e soprattutto presentato in una scatola elegante, per allietare i momenti conviviali e partecipare concretamente al sostegno della ricerca. Il contributo di dieci euro significa confermare la propria adesione e fiducia ad AIRC e soprattutto partecipare a questa grande mobilitazione che attraversa tutta l’Italia, con il coinvolgimento delle scuole, delle università e dei privati cittadini, ma

S

a cura della REDAZIONE l tradizionale Concerto al Teatro alla Scala organizzato dal Comitato Lombardia si terrà quest’anno venerdì 9 novembre alle ore 20, in occasione dei Giorni della Ricerca. Un appuntamento straordinario con la Filarmonica della Scala, eccezionalmente diretta da Alexander Lonquich (nella foto in basso), che si esibirà anche come solista al pianoforte. In programma la Sinfonia n° 4 in la maggiore op. 90 “Italiana” di Felix Mendelssohn e il Concerto n° 1 in do maggiore op. 15 per pianoforte e orchestra di Ludwig Van Beethoven, a cui è dedicato anche l’omaggio finale. Per informazioni e prenotazioni si può contattare il Comitato Lombardia: tel. 02.77.97.223 - e-mail: giada.damico@airc.it

I

anche delle istituzioni pubbliche. La scatola di cioccolatini verrà accompagnata dallo speciale per I Giorni della Ricerca, Comprendere la complessità per battere il cancro, in cui saranno illustrate le nuove frontiere della ricerca oncologica. Gli scienziati infatti hanno individuato dieci proprietà dei tumori, corrispondenti a dieci obiettivi, su cui si sta concentrando il loro lavoro per rendere il cancro sempre più curabile. Inoltre non mancheranno utili consigli sull’alimentazione, per comprendere come questa influenzi l’ambiente dentro di noi. Per sapere quali piazze in tutta Italia sono coinvolte nell’iniziativa de I Doni per la Ricerca, sarà disponibile da novembre uno spazio dedicato con tutte le informazioni sul sito www.airc.it

OTTOBRE 2012 | FONDAMENTALE | 33


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Abruzzo - Molise...

Basilicata...

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Canti e balli tradizionali per AIRC

Un regalo alla mamma e uno alla ricerca

Scerni (Chieti) Canti e balli tradizionali abruzzesi sono stati al centro del saggio di fine anno che i bambini delle classi VA e VB della scuola primaria dell’istituto Zimarino di Casalbordino hanno dedicato ad AIRC. Un grazie particolare al dirigente scolastico Livio Tosone, alla maestra Rosa Tani e al prof. Giuseppe De Bianco, per l’impegno nelle diverse iniziative che si sono svolte nell’Istituto comprensivo, a favore della ricerca oncologica: oltre allo spettacolo, la partecipazione a “Cancro io ti boccio” e l’incontro con un ricercatore.

Lavello (Potenza) Un dono per la Festa della mamma si trasforma in un’occasione per aiutare la ricerca sul cancro: così i bambini della Scuola primaria e Scuola dell’infanzia del II circolo didattico nel Comune lucano hanno confezionato dei regali speciali per le mamme, con lo scopo di raccogliere anche un contributo di solidarietà da devolvere ad AIRC, Comitato Basilicata.

Teramo Nella splendida cornice della sala Parco della scienza si è svolta la manifestazione Teatro per AIRC, in collaborazione con il Comune di Teramo e l'associazione Cultura e vangelo di Villa Mosca. Sul palco la compagnia teatrale Il quadrifoglio ha rappresentato la commedia Non ti pago di Eduardo De Filippo, per la regia di Mariano Mancini e scenografia di Angelo Del Sordo. Alla serata hanno partecipato, tra le autorità, il questore di Teramo Amalia Di Ruocco, il comandante della polizia stradale Lara Panella e rappresentanti del Comitato AIRC locale.

Calabria... tel. 0984 41 36 97 - com.calabria@airc.it - www.airc.it/calabria

Uova giganti per la ricerca Aiutare la ricerca sul cancro, con gusto: così AIRC Comitato Calabria ha distribuito uova di cioccolato per Pasqua, di dimensioni notevoli, di di tre o sei chilogrammi. Le uova sono state assegnate tramite un sorteggio, acquistando un biglietto da due euro. Una bella iniziativa che ha coinvolto diversi istituti e luoghi di ritrovo, dalle scuole e università, agli studi professionali e tanti locali pubblici.

Terranova di Pollino (Potenza) Nel meraviglioso scenario del paese situato nel cuore del Parco nazionale del Pollino si è svolta una gara di pesca a favore di AIRC: una giornata ricca di entusiasmo, operatività, perfetta organizzazione e soprattutto generosità, a favore della ricerca sul cancro

In breve dalla Calabria Cirò (Crotone) È tornato per il settimo anno il torneo di biliardo Memorial Lorenzo Sestito a favore di AIRC. Santa Caterina dello Ionio (Catanzaro) In corsa per aiutare la ricerca sul cancro: nel bel paese sulla riviera ionica si è disputata anche quest’anno la gara podistica Corrinsieme - XVII edizione. L’intero ricavato delle iscrizioni è stato devoluto ad AIRC.


Emilia Romagna...

Friuli - Venezia Giulia...

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Le rose per AIRC

A Bertiolo Il pane per la vita

Bologna In un incantevole giardino, pervaso dal profumo dei fiori, si è svolta la Serata delle Rose dedicata alla raccolta fondi a favore di AIRC, per i tumori pediatrici. Un ringraziamento speciale a Giorgio e Marina che hanno messo a disposizione il proprio giardino e ai tanti amici che hanno partecipato alla serata.

Bertiolo (Udine) Anche quest’anno la proloco del Comune friulano ha organizzato tre iniziative all’insegna del gusto, per raccogliere fondi a favore di AIRC Comitato Friuli Venezia Giulia (nella foto Paola Pecile, vicepresidente del Comitato): si è iniziato con la panificazione straordinaria de Il pane per la vita, per proseguire con la gara golosa dei Dolci tipici. A concludere la manifestazione i prodotti dal gusto deciso di Formaggio e caffè in piazza.

In breve dall’Emilia Romagna Dodici Morelli (Ferrara) I volontari hanno organizzato il tradizionale pranzo Tutti Insieme a tavola: un’occasione conviviale dedicata ad AIRC Comitato Emilia Romagna. Un grazie di cuore a tutti. Bologna Il centro storico di Bologna si è trasformato per un giorno in un set fotografico: tanti appassionati dell’obiettivo hanno partecipato alla seconda edizione della Maratona Fotografica Disturbo, uno urban game che combina gioco di squadra e creatività, per raccogliere fondi a favore di AIRC.

In breve dal Friuli-Venezia Giulia Forgaria (Udine) Instancabili le signore di Forgaria che anche quest’anno hanno realizzato per AIRC prodotti artigianali da vendere. Capriva del Friuli (Gorizia) Durante la manifestazione Castelli aperti il comitato locale ha raccolto fondi per la ricerca sul cancro, distribuendo libri e depliant informativi nel Castello di Spessa. Capriva del Friuli (Gorizia) Al Castello di Spessa, tra profumi gastronomici e floreali, si è svolta la cena organizzata dal Ducato del Vino. Nel menù anche una ricetta tratta dal libro La cucina dei fiori, la cui distribuzione ha permesso di raccogliere fondi per AIRC. Latisana (Udine) Si è svolto nel Comune friulano il V Memorial Alessandro Simeoni, torneo di calcio amatoriale in ricordo dell'ex consigliere comunale e presidente dell'ASD Amatori Calcio Tisana, dedicato ad AIRC.

Lazio... Tel. 06 446 336 5 - com.lazio@airc.it - www.airc.it/lazio

Campania... Tel. 081 403 231 - com.campania@airc.it - www.airc.it/campania

Ragazzi del rione Sanità in concerto Napoli Un’orchestra giovanissima per un grande evento solidale: si è svolto al Teatro delle Palme, messo a disposizione dalla famiglia Mirra, l’evento Ragazzi in concerto per la ricerca, con l’orchestra Sanitansamble composta da 34 musicisti del rione Sanità, tra i 9 e i 18 anni, diretta dal maestro Paolo Acunzo. Tra i brani eseguiti, l’Inno di Mameli, il Guglielmo Tell, la Danza delle Spade; a seguire opere di compositori contemporanei, donate all’orchestra per l’occasione. L’intero ricavato del concerto, dedicato a Mariolina Mirra è stato devoluto ad AIRC Comitato Campania.

Uova firmate Tory Burch Roma Tory Burch per la ricerca sul cancro: il noto marchio di sportswear ha distribuito nella propria boutique uova di Pasqua con la propria firma. Un’iniziativa buona in tutti i sensi, per raccogliere fondi a favore di AIRC con un prodotto raffinato: le uova erano di cioccolato Venchi, fondente al 56% o al latte. Inoltre, alcune uova speciali hanno dato la possibilità ai più fortunati di vincere premi offerti da Tory Burch.

In breve dal Lazio Fabrica di Roma (Viterbo) Serata golosa e allegra in occasione della festa patronale dei SS Matteo e Giustino: nella manifestazione Mangia una pizza e friggi il cancro i volontari di AIRC hanno distribuito delle ottime pizze fritte e crèpes. All’evento dedicato ad AIRC ha collaborato anche il gruppo GIAD di Carbognano con un’allegra commedia. Roma Uno spettacolo esilarante, a scopo benefico: al Teatro Quirino è andata in scena la commedia Tutti pazzi per il teatro, scritta appositamente e diretta da Cinzia Berni. I personaggi, alle prese con le prove di una commedia, sono stati interpretati dai sostenitori del Comitato Lazio e il ricavato della serata è stato devoluto ad AIRC.


Liguria...

Lombardia...

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Galà in Piazzetta Portofino (Genova) Il meraviglioso borgo ligure ha fatto da sfondo al Gran galà organizzato dai volontari della Baia di Portofino con il patrocinio del Comune: una serata di moda, passione per la vela e solidarietà, con al centro Victor Uckmar, presidente di AIRC Comitato Liguria e Bona Borromeo, vicepresidente di AIRC, affiancati da Massimo Giletti. Nel corso della serata sono intervenuti il presidente di AIRC Piero Sierra e Paolo Pronzato, oncologo di spicco. Inoltre, è stata inaugurata la Scuola di vela Sail Academy, intitolata a Beppe Croce, si sono svolte una ricca estrazione a sorte e la sfilata di alta moda dell’Atelier Adaesse, l’omaggio alle partecipanti di cadeaux Hermes da parte di Sbraccia Profumerie. Tanti gli ospiti e i soci AIRC presenti, tra cui Marta Brivio Sforza, Marco Tronchetti Provera, Lory Del Santo, Gregorio De Falco. Hanno contribuito Coeclerici e Gruppo De Cecco, La Scolca di Gavi per i vini, DJ Celso Armento per le musiche.

In breve dalla Liguria Nervi (Genova) La solidarietà è scesa in pista con la maratona dance per AIRC, Fun for love, ai Bagni Mehari Beach Club. Apericena e dance party, con musiche dei DJ locali. Sanremo (Imperia) Al Golf club di Sanremo si è giocato un torneo a squadre e partite di burraco, allietati da una cena ed estrazione a sorte. Noli (Savona) La risata fa bene alla ricerca sul cancro: in collaborazione con AIRC Comitato Liguria si è svolto iI premio per talenti comici, Città di Noli: una risata ci salverà. Sketch esilaranti e magnifici premi per gli artisti emergenti.

Alla corte di Angera tra dame e cavalieri Angera (Varese) Un salto indietro nel tempo per i 250 generosi amici del Comitato che si sono trovati alla Rocca Borromeo di Angera circondati da cavalieri, mangiafuoco e giocolieri, animatori folkloristici della serata Alla corte di Angera. Anche per cena sono stati serviti piatti medievali, rivisitati in chiave moderna. Un ringraziamento ai padroni di casa, al Comitato d’onore e ai partner di questa serata in una splendida cornice lacustre, per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro.

In breve dalla Lombardia Montorfano (Como) Giornata di sport dedicata ad AIRC: le consigliere del Comitato Isabella Gallo e Lella Tronchetti Provera hanno organizzato l’8° edizione della gara di golf al Circolo Golf Club di Montorfano. La giornata si è conclusa con una cena con ricchi premi. Un ringraziamento alle organizzatrici, ai partner e ai tanti partecipanti. Rudiano (Brescia) Hanno partecipato in 1500 alla gara Di corsa con Eli per ricordare Eliana Grandini, mamma amante dello sport, prematuramente scomparsa. Un grazie speciale ai podisti e a Michela per aver reso possibile la manifestazione.

Il Comitato Liguria promuove questo autunno, in collaborazione con Il Secolo XIX, Primocanale TV, Radio 19 e i sindacati degli edicolanti, una sottoscrizione per donare fondi alla ricerca.

Piemonte - Valle d’Aosta...

Marche...

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A Pirlo il Pallone d’argento 2011-12

Sagra del pesce Numana (Ancona) La riviera del Conero si è animata con sagre di pesce, musiche e balli durante le Serate d’aMare, promosse dal Comitato La Maretta e AIRC. Quattro giorni di stand gastronomici, spettacoli acrobatici, voli in mongolfiera, con tanti partecipanti, per raccogliere fondi per la ricerca su una patologia pediatrica.

Torino Andrea Pirlo è Pallone d’argento Coppa Giaime Fiumanò 2011-12. Il centrocampista ha ricevuto allo Juventus Stadium il 13° trofeo in memoria di Giaime, artista appassionato di calcio scomparso a 24 anni per un tumore, dalle mani della madre, Caterina Fiumanò, presidente dell’Associazione culturale intitolata al giovane. Insieme al trofeo, che riconosce l’impegno sociale del calciatore, l’Associazione dona all’AIRC una borsa di studio per la ricerca.

In breve dalle Marche Sirolo (Ancona) In ricordo della segretaria esecutiva del comitato Marche, si è svolta al Conero Golf Club la II Gara di Golf Memorial Patrizia Baroni, insieme a un torneo di burraco. In molti hanno partecipato per ricordare una cara amica e sostenere la ricerca sul cancro. Numana (Ancona) Ricchi premi per la Lotteria provinciale Vincere con la ricerca, organizzata da AIRC Comitato Marche, presso il palazzo municipale: per i primi tre fortunati una Peugeot 107, una Crociera Msc per due, un corso di inglese Wall Street Institute e molto altro.

In breve da Piemonte-Valle d’Aosta Roma, Parigi, Berlino, Londra, New York e il mondo colorato dei writer anni 1988-98 negli 800 scatti di Mc Giaime in Tracce veloci di un writer (ed. Lampi di stampa): parte del ricavato del volume sarà devoluto ad AIRC. Grugliasco (Torino) Vivaldi al centro del Concerto di speranza, dedicato ad AIRC e organizzato dall’Associazione musica con l’Orchestra Magister Harmonie diretta da Walter Gatti. St. Vincent (Aosta) Nella cornice della città termale si è svolta la serata per AIRC Le cirque des Etoiles, organizzata dall’ASD Danza & Danza.


Sardegna... Tel. 070 664172 - com.sardegna@airc.it - www.airc.it/sardegna

Lotteria provinciale… chiavi in mano Cagliari Grande successo per la lotteria provinciale dedicata ad AIRC, promossa dal Comitato locale, con quasi 20.000 biglietti venduti: 18 ricchi premi sono stati estratti presso la concessionaria Orione Motors del capoluogo sardo. Il primo premio è stato una Suzuki Alto vinta da un’emozionata signora di Burcei.

In breve dalla Sardegna Cagliari Anche quest’anno le bomboniere di AIRC hanno animato con successo l’ottava edizione di Fiori e spose alla Fiera internazionale della Sardegna. Cagliari Mangiare sano e prevenzione sono stati al centro della conferenza all'Istituto comprensivo Via Stoccolma, Una sana alimentazione fa rima con colazione, tenuta dalla prof Giovanna Ghianni con la partecipazione di 140 studenti. Sassari Al Teatro Civico è andato in scena lo spettacolo Portrait of Rosa Gambella, da un romanzo di Enrico Costa, dedicato ad AIRC e realizzato dalla compagnia teatrale La Corte dei miracoli. Cagliari Due artiste in prima linea per la ricerca sul cancro: Luna Cesari e Ilaria Gorgoni hanno dedicato ad AIRC la mostra dei propri quadri e foto, dal titolo Vietato l’accesso.

Puglia...

Sicilia...

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Con la ricerca si vince Bari Dieci ricchi premi per la lotteria Vinci con la ricerca, dedicata ad AIRC. Il più fortunato si è aggiudicato una Twingo Renault che la Concessionaria Renauto di Bari ha messo a disposizione del Comitato Puglia, a condizioni di favore.

Masserie aperte alla ricerca Massafra (Taranto) Un viaggio nella tradizione per la VII edizione di Masserie aperte alla Ricerca. Ospiti di Angelo e Tina Melone, nell’elegante masseria La Brunetta, i partecipanti hanno seguito il percorso ideato dalla consigliera AIRC Carla Martucci Mastrangelo, tra le acrobazie del Pizza Show, a cura dell’ Associazione Pizzaioli Pugliesi, e lo spettacolo Donne molto occupatissime di e con Carmela Vincenti.

In breve dalla Puglia Latiano (Brindisi) Una sfida a colpi di pinelle e jolly, con ricchi premi offerti dalle aziende locali, per il IV Torneo open di burraco, organizzato da Pia Marciante insieme ai suoi volontari, presso la Tenuta Moreno. San Severo (Foggia) La Nazionale attori TV e la Nazionale Lions Leo sono scese in campo allo stadio Ricciardelli per Un calcio all’impossibile, un evento che ha riscosso grande successo, a favore di AIRC, in memoria di Enzo Manduzio, organizzato dal Distretto Leo 108 AB-Puglia.

Novembre - Barletta Menù speciale in favore di AIRC per il VI pranzo tradizionale curato dalla famiglia Nigro e dallo chef Vincenzo De Palo del ristorante Il brigantino di Barletta.

Desirée Rancatore in concerto per AIRC Palermo La grande lirica al centro della serata dedicata ad AIRC: grazie alla collaborazione del presidente dell’ARS Francesco Cascio, la delegazione di Palermo ha organizzato il concerto con il soprano Desirée Rancatore accompagnata dall’Orchestra sinfonica siciliana, nella splendida cornice di Palazzo Reale. A concludere la serata un rinfresco nei giardini. L’esecuzione di arie famose di Mozart, Rossini, Verdi… è stata accolta con applausi scroscianti, in una serata il cui introito, grazie al sostegno di banca Fideuram, è stato devoluto ad AIRC.

Un Brindisi per la ricerca Acireale (Catania) Nel bellissimo giardino ottocentesco di Francesco e Maria Pennisi di Floristella, si è svolta la serata Un brindisi per la ricerca. Si ringraziano per la riuscita dell’evento i numerosi invitati che hanno partecipato, gli sponsor che hanno donato i premi messi in palio, i sommelier e il preside dell’AIS Sicilia, il preside e i ragazzi dell’Istituto alberghiero G. Falcone di Giarre, le hostess dell’Accademia italiana formazione e i padroni di casa per l’ospitalità. Un grazie particolare al Comitato della Delegazione AIRC di Catania che ha contribuito attivamente al successo della serata.

In breve dalla Sicilia Siracusa Grande successo anche quest’anno per la lotteria provinciale con premi letteralmente d’oro: una Ford Fiesta, orecchini d’oro, diamanti e pietre preziose delle gioiellerie Massimo Izzo e Restivo, un televisore e molto altro. L’estrazione si è svolta presso la concessionaria Ford Comauto di Giovanni Marischi. Belpasso (Catania) “Vivere la vita, sorridere e guardare avanti”: con questo motto il Club calcio Belpasso ha organizzato il primo Memorial Flavio Imbrogiano. La frase del giovane Flavio, scomparso prematuramente per un tumore, ha accompagnato una giornata di musica e giochi, dedicata ad AIRC, grazie anche all’impegno del presidente pro tempore Alfio Indelicato. OTTOBRE 2012 | SPECIALE COMITATI | 37


Toscana...

Umbria...

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Torneo di polo e solidarietà Migliarino Pisano (Pisa) Un torneo elegante all’insegna della solidarietà: Capo Posillipo nextam polo team e Carrabbas Il Borro polo team, capitanate da Marco Gubitosi e Salvatore Ferragamo, si sono sfidate in uno spettacolare incontro di polo, presso la Tenuta isola di Luca e Cornelia Mori, nel cuore del parco di San Rossore. L’evento, organizzato dai proprietari della tenuta insieme ad Anna Marchi Mazzini, presidente di AIRC Comitato Toscana e Marco Filippeschi, sindaco di Pisa, per raccogliere fondi da destinare alla ricerca oncologica, è stato accompagnato da una raffinata colazione sull’erba e la premiazione del più bel cappello indossato dalle signore presenti.

Orvieto come Broadway Orvieto (Terni) Il musical di Broadway a favore della ricerca sul cancro: è andato in scena al Teatro Mancinelli Hello Dolly, spettacolo organizzato dalla delegazione di Orvieto con Uisp e Università della Terza Età, realizzato dalla Compagnia teatrale Mastro Titta diretta da Paola Cecconi.

In breve dalla Toscana Ambra (Arezzo) L’artigianato locale si sposa con la solidarietà, nel tradizionale mercatino del paese: anche quest’anno l’evento dedicato ad AIRC è stato accompagnato dai saggi di musica delle scuole, in collaborazione con la Società Filarmonica di Ambra. Piancastagnaio (Siena) Una maratona di eventi per contribuire alla ricerca oncologica: la manifestazione Un mojito per la vita, in memoria di Enrico Eugeni, ha visto protagonisti i vigli del fuoco con l’iniziativa Pompieropoli, a seguire Battesimo in contrada, aperitivo con il gruppo Bandao e in serata la Jam session musica live.

Veneto... Tel. 041 528 917 7 - com.veneto@airc.it - www.airc.it/veneto

Nel paese dei balocchi Jesolo (Venezia) Dolci, giochi e mini olimpiadi con oltre 4000 partecipanti per l’VIII edizione de Il paese dei balocchi. Alla grande festa per bambini, organizzata anche quest’anno al Parco Grifone per raccogliere fondi a favore della ricerca sul cancro, ha

In breve dall’Umbria Perugia Serata lirica all’Oratorio di S. Cecilia organizzata dall’Associazione Amici della Lirica di Perugia con il recital di Marina Comparato Un salotto rossiniano: Linda Di Carlo al pianoforte e il maestro Alberto Battisti voce recitante. Un grazie a Marina per il concerto in memoria della mamma Anna Paci Comparato. Piegaro (Perugia) La vittoria del calciatore Daniele Gregori contro il cancro è stata al centro della finale del II trofeo La Valle del Nestore dedicata ad AIRC. Rosaro (Terni) Come ogni anno Gabriella e Alvaro hanno organizzato la cena a favore di AIRC: grazie a loro e a tutti i volontari impegnati in questo evento.

preso parte anche il ricercatore AIRC Antonio Rosato, dell'Università degli Studi di Padova. Tra giochi e gare anche un nuovo Guinness World Record alimentare: una scatola di marshmallow gigante, con 3000 morbidi cilindri di zucchero.

In breve dal Veneto Verona Serata di tango al Palazzo della Gran Guardia, dove, per iniziativa dell'Accademia Verona Danze, si è tenuta la Grande Milonga, alla presenza del maestro Miguel Angel Zotto. Parte del ricavato della serata è stato consegnato al consigliere AIRC di Verona Carlo Fracco. Casier (Treviso) Grande successo per la XXX edizione della Pedalata e pattinata per la vita, con 1200 partecipanti, organizzata dalla Polisportiva Casier, per raccogliere fondi a favore della ricerca oncologica. La partenza e l’arrivo della manifestazione sono stati ospitati nel parco della Villa de Reali di Canossa, messa gentilmente a disposizione da Guarientina Guarienti Canossa. Nel parco della villa si sono svolti anche giochi e danze, con l’esibizione delle ragazze del settore Danza classica della Polisportiva. Alla premiazione hanno partecipato il sindaco di Casier, Daniela Marzullo, e la ricercatrice AIRC Isabella Montagner.

25 ottobre – Venezia Torna per la VII edizione il torneo di burraco al Casinò Municipale dedicato ad AIRC, con ricchi premi per i partecipanti. 24 novembre – Venezia La musica rock diventa solidale con il concerto organizzato da Hard Rock Cafè per AIRC, al Teatro Malibran.

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