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Numero 3 - giugno 2015 - Anno XLIII - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped.

in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

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periodico DCOER1663

CIBO E CANCRO

Farà bene o male? I dilemmi della scienza nel piatto TOSSICITÀ

Il bisfenolo A prima accusato e poi riabilitato COMUNICAZIONE

I criteri di qualità dell’informazione sulla salute

FARMACI ANTINAUSEA

La scoperta che trent’anni fa rivoluzionò la cura del cancro e la vita dei malati

In questo numero

1965 - 2015

1975 - 1984

Il consolidamento

1985 - 1994

I Giorni della Ricerca

1995 - 2004

Il nuovo millennio

2005 - 2014

La medicina personalizzata

Da 50 anni con coraggio, 2005 / 2014 I traguardiilraggiunti contro cancro


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SOMMARIO

FONDAMENTALE giugno 2015

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In questo numero: ANNI DI AIRC 04 501985-1994 08 ALIMENTAZIONE Fa bene o fa male? Il dilemma della nutrizione 11 RUBRICHE Progressi della ricerca AIRC 12 CONSUMI Una storia di divieti e di riabilitazioni TRIDEO 14 BANDO Nuove molecole per bloccare IDO 16 BIOLOGIA Cos’è un cancerogeno? La risposta è nel DNA FLASH 18 NOTIZIE Dal mondo 19 RECENSIONI L’imperatore del male va sullo schermo 20 IFOM Un laboratorio “controcorrente” 22 INFORMAZIONE Come comprendere davvero le notizie di salute 2014 25 BILANCIO Tutti i volti della ricerca 50 anni, i numeri e una sfida che continua

28 EVENTI Un fiore, una speranza per tutte le donne 38 MICROSCOPIO Nuovi bandi 5 per mille, un sostegno fino in fondo FONDAMENTALE Anno XLIII - Numero 3 Giugno 2015 - AIRC Editore

DIREZIONE E REDAZIONE: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - www.airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa N.I.I.A.G. SpA Bergamo DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

La scoperta di antinausea efficaci ha migliorato le cure dei malati di cancro

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Come giudicare gli articoli di salute sulla stampa

CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE Giulia Cauda, Cristina Zorzoli

Difficile dire se un cibo fa bene o fa male. La ricerca può solo orientare le scelte verso una nutrizione più sana

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Bilancio sociale: come abbiamo speso i soldi delle vostre donazioni

FOTOGRAFIE Giulio Lapone (copertina e servizio a p. 5), Corbis, Istockphoto, Armando Rotoletti, Simone Comi

REDAZIONE Martina Perotti, Cristina Ferrario (Agenzia Zoe) PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Agnese Codignola, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Daniela Ovadia, Fabio Turone, Cristina Zorzoli

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


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EDITORIALE

TANTI MODI PER AIUTARE LA RICERCA. • con conto corrente postale n. 307272; • con carta di credito, telefonando al numero verde 800 350 350, in funzione tutti i giorni 24 ore su 24 o collegandosi al sito www.airc.it; • con un piccolo lascito nel suo testamento; per informazioni, www.fondazionefirc.it oppure tel. 02 794 707; • in banca: UBI - Banca Popolare di Bergamo S.p.A. IBAN: IT23 Q054 2801 602 00000000 9390 Banco Popolare IBAN: IT18 N050 3401 633 00000000 5226 Intesa Sanpaolo IBAN IT14 H030 6909 4001 00000103 528; Banca Monte dei Paschi di Siena IBAN IT87 E 01030 01656 00000 1030151; Unicredit PB S.p.A. IBAN IT96 P020 0809 4230 0000 4349176; • con un ordine di addebito automatico in banca o su carta di credito (informazioni al numero verde 800 350 350)

AIRC ha ricevuto dall’Istituto italiano della donazione il marchio di eccellenza per le organizzazioni non profit che forniscono elementi di garanzia sull’assoluta trasparenza ed efficacia nella gestione dei fondi raccolti.

Pier Giuseppe Torrani Presidente AIRC

5 per mille, la buona notizia

U

na buona notizia! Il 5 per mille, che dà la possibilità al contribuente di devolvere una quota delle tasse ad associazioni non profit e istituzioni per la ricerca, quest’anno è uscito dalla precarietà: dopo rinnovi annuali che ne mettevano periodicamente a rischio l’esistenza, il 5 per mille è stato finalmente stabilizzato dal governo e non sarà più in discussione. Non solo: è stato alzato il tetto massimo a 500 milioni di euro l’anno, il che dovrebbe riuscire a garantire ai beneficiari la distribuzione dell’intero valore destinato dai contribuenti.

AIRC, che grazie ai proventi del 5 per mille ha anche lanciato programmi di ricerca traslazionale (che vanno dalla ricerca di base al letto del paziente) impegnativi e di successo, non può che essere soddisfatta di questa decisione che rende merito alla capacità dimostrata di gestire bene il denaro, in nome degli interessi collettivi. Nel momento in cui scriviamo, però, un’ombra oscura la soddisfazione per questo riconoscimento: la bozza del disegno di legge proposto dal governo, denominato “Buona Scuola”, contiene una norma che estenderebbe, se approvata, la possibilità di devolvere il proprio 5 per mille alle singole scuole. AIRC, insieme ad altre sette associazioni, ha firmato un appello chiedendo che le scuole siano finanziate, come è giusto, dai proventi delle tasse e non da fondi che sono nati per dare impulso alle attività del Terzo settore e della ricerca scientifica, a favore della collettività. Se, a partire dal 2016, il 5 per mille alle scuole fosse introdotto nei modelli per le dichiarazioni dei redditi come alternativo ai tradizionali settori a cui è stato destinato finora (volontariato, ricerca universitaria, ricerca sanitaria, beni culturali, sport dilettantistico e servizi sociali dei Comuni), è possibile che molti genitori destinino il proprio 5 per mille all’istituzione che ha in carico l’educazione dei loro figli, con la conseguenza della riduzione del sostegno verso tutte le organizzazioni che in questi anni hanno lavorato bene. Tanto bene da portare il governo a stabilizzare questo strumento di finanziamento e immaginare di utilizzarlo anche per scopi diversi. Lasciamo che il 5 per mille assolva al compito per il quale è nato: aiutare la cultura, la ricerca scientifica e la solidarietà per migliorare la vita di tutti noi.

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50 anni di AIRC

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Terza puntata della rubrica dedicata al 50° di AIRC. In questo decennio gli studi si concentrano sulla prevenzione e la diagnosi precoce: informare il pubblico diventa sempre più essenziale. Nascono gli eventi AIRC di piazza, con Arance e Azalea.

LA SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI DEI GIOVANI ITALIANI CON TUMORE MALIGNO

1985

56%

69%

1989, caduta del muro di Berlino

I Giorni della Ricerca

NASCONO GLI EVENTI AIRC NELLE PIAZZE ________________

1994

Prima l’Azalea della Ricerca e poi le Arance della Salute vengono distribuite nelle piazze, importando in Italia un modello di finanziamento già diffuso nei Paesi anglosassoni.

MARIO CAPECCHI ________________

LORENZO MORETTA ________________

CRISTIAN ________________

Mario Capecchi crea il primo “topo knockout”, così chiamato perché manca di un gene inattivato. Nel 2007 ottiene il Nobel per la medicina.

Medico e ricercatore, ha condotto, anche grazie ad AIRC, studi fondamentali scoprendo il ruolo di alcuni tipi di cellule del sistema immunitario.

A otto anni gli fu diagnosticato un linfoma non Hodgkin in fase avanzata. È vivo grazie ai progressi della medicina.


1989, caduta del muro di Berlino

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50 anni di AIRC La nausea da chemio

Il sintomo collaterale che faceva fallire le cure ________________

Per decenni la chemioterapia è stata accompagnata da nausea e vomito talvolta talmente intensi da compromettere l’efficacia delle cure. Finché i ricercatori non si sono dedicati alla terapia di questi effetti avversi, permettendo ai pazienti di sopportare cure più prolungate ed efficaci

a cura di FABIO TURONE iamo rimasti in pochi, anche nei reparti di oncologia, a ricordarci che cosa voleva dire per i malati dover fare decine di fiale di metoclopramide (un comune antinausea usato ancora oggi per i disturbi più blandi) per contenere nausea e vomito, tanto che io mi arrabbio moltissimo con i miei giovani colleghi quando ho l’impressione che non dedichino la massima attenzione alla terapia profilattica preventiva” afferma Michele Milella, responsabile dell’Unità di ricerca sul carcinoma del polmone non a piccole cellule, presso la Divisione di oncologia medica A dell’Istituto tumori Regina Elena di Roma . “I farmaci attualmente disponibili sono talmente efficaci che anche per i giovani è facile dimenticare che cosa succedeva quando non esistevano o quando non funzionavano”.

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L’attenzione al paziente Era ancora uno specializzando in oncologia, Michele Milella, quando all’inizio degli anni novanta si cominciavano a sperimentare i farmaci che hanno rivoluzionato un ambito della medicina in quegli anni a dir poco trascurato. “L’attenzione di gran parte dei ricercatori andava ai farmaci che puntavano ad aggredire e sconfiggere il tumore, la cui efficacia si misurava sulla base di parametri strettamente clinici. Oggi è chiaro che il benessere del paziente è importante perché riduce il rischio di dover sospendere o interrompere le terapie più efficaci e, così facendo, permette di convivere con la malattia continuando per molti anni a fare una vita attiva. Allora il filone di ricerca su sostanze considerate ‘collaterali’ era molto di nicchia”.

EMANUELE ________________ In questo articolo raccontiamo la storia di Emanuele, uno dei pazienti in cura all’Istituto Regina Elena di Roma che beneficia della messa a punto dei nuovi farmaci

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50 anni di AIRC

UNA VITA NORMALE ________________ Emanuele insieme al figlio Fabrizio di 25 mesi e alla compagna Maura. Nonostante la stanchezza, Emanuele riesce a riprendere la sua vita professionale a 24 ore dal ciclo di chemio

Dalla periferia al centro Nato a Napoli ma trapiantato a Roma da piccolo, Milella era fresco di laurea in medicina all’Università La Sapienza quando ebbe l’opportunità di partecipare, anche grazie alle borse di studio di AIRC, ad alcune tra le ricerche cliniche più all’avanguardia nel mondo: “All’epoca nausea e vomito erano di gran lunga gli effetti collate-

rali più temuti delle terapie, molto più della perdita di capelli, e due-tre pazienti su dieci erano costretti a interrompere le cure” afferma. Ci volle la lungimiranza di Fausto Roila, attualmente direttore della Struttura di oncologia medica dell’Ospedale Santa Maria di Terni, per comprendere che l’efficacia della cura dipendeva anche dalla possibilità di studiare bene e quantificare quei terribili effetti collaterali. La nausea e il vomito potevano andare avanti per giorni, indebo-

lendo anche il paziente con la tempra più forte. Un’esperienza estenuante, che portava con sé squilibri elettrolitici, a loro volta responsabili dell’aumento di intensità e frequenza anche di altri disturbi. Mentre il malessere associato al mal d’auto (la cosiddetta cinetosi) nasce da stimoli esterni al cervello (dallo stomaco stesso alle orecchie, quindi dalla periferia), quello scatenato dalla chemio o dalla radioterapia è un meccanismo cen-


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50 anni di AIRC trale, cioè è generato a livello dei centri di controllo nel cervello. “La nausea è talmente intensa che dopo il primo episodio può verificarsi anche il cosiddetto vomito anticipatorio, prima ancora della cura, a causa del segno profondo lasciato a livello psicologico. Per questo motivo l’obiettivo della terapia è sempre quello di prevenire o comunque attenuare molto gli effetti fin dall’inizio” spiega Milella.

Controllo completo Negli anni novanta si cominciò a classificare i chemioterapici in funzione del rischio di indurre vomito e nausea (in termine tecnico si chiama “potenziale emetogenico”) e a valutare gli effetti di farmaci che inibiscono il recettore del neurotrasmettitore serotonina, più efficaci rispetto alle terapie in uso fino ad allora. “L’obiettivo di quegli studi sugli antiemetici era il controllo completo e la prevenzione del sintomo già dai primi cicli. Partecipare è stata per me un’esperienza davvero significativa, perché è stato allora che ho imparato la fondamentale importanza di condurre studi basati su una metodologia rigorosa e su un campione di pazienti in grado di fornire risultati molto solidi sul piano statistico” ricorda Milella. “Mentre facevo la

L’ONCOLOGO ________________ CLINICO A sinistra, Michele Milella, responsabile di un’Unità di ricerca dell’Istituto tumori Regina Elena di Roma col suo staff. A destra Milella insieme a Emanuele

specializzazione io volevo diventare proprio come Fausto Roila, che quegli studi li aveva ideati e diretti, e poi pubblicati su riviste importanti, come Journal of Clinical Oncology e The Lancet. Quegli studi hanno influenzato la pratica clinica nei decenni a seguire molto più di tanti altri che all’epoca sembravano, sulla carta, più promettenti. In un certo senso, l’attenzione a un argomento così poco ‘attraente’ andava di pari passo con l’attenzione spasmodica per ogni dettaglio della metodologia. Da quegli studi ho imparato a fare ricerca”.

L’esperienza di un paziente Oggi i casi di nausea incoercibile da chemio sono rari e colpiscono non più del 10-15 per cento dei malati. Quando accade, è possibile modificare la terapia scegliendo un farmaco con un minor potenziale emetogenico e una terapia antiemetica più aggressiva, per consentire di conciliare i cicli di chemio e radioterapia con una vita attiva: “Sarei in grado di mangiare di tutto, ma mi trattengo perché da quando ho iniziato la terapia cinque mesi fa sono ingrassato di cinque chili” racconta con tono soffuso di ironia Emanuele, cui circa tre anni fa è stato diagnosticato un adenocarcinoma delle vie biliari giudicato inoperabile. Dopo un episodio di nausea e violenti spasmi addominali dovuti al cisplatino (uno dei farmaci ad alto potenziale emetogenico), la terapia è stata rivista insieme a Milella, che è il suo oncologo e oggi, all’età di 54 anni, Emanuele è in grado di riprendere la sua vita professionale a 24 ore dal ciclo di chemio di mantenimento. “Tre anni fa il colpo è stato molto duro, ma oggi la nausea è gestita molto bene, anche se rimane l’aspetto della stanchezza” spiega. “Il mio piccolo terzogenito Fabrizio, di 25 mesi, e le due figlie grandi, Demetra e Amanda, continuano però a infondermi una grande vitalità, insieme alla mia compagna Maura.”

L’AZIONE DEI FARMACI ________________ Una profilassi efficace della nausea è molto importante. Nausea e vomito dipendono infatti dalle caratteristiche intrinseche della chemio e non si riducono con la riduzione del dosaggio. Ogni episodio grave di nausea che va avanti per giorni comporta il rischio di dover interrompere la terapia perché accresce anche il numero e la gravità degli altri effetti collaterali, fino a imporre il ricovero. Tutto questo lascia un segno psicologico importante e rischia in seguito di innescare il cosiddetto ‘vomito anticipatorio’, che scatta incontenibile in vista del nuovo ciclo. I farmaci messi a punto negli anni novanta sono antagonisti del recettore per la serotonina. Agiscono sia a livello dei centri di controllo della nausea nel cervello sia inibendo l’attività del nervo vago, un nervo che è all’origine di una lunga serie di sintomi come nausea, sudorazione e giramenti di capo. Appassionato di commedia e farsa, fino al 1995 aveva calcato il palcoscenico con compagnie teatrali importanti: “Ho lavorato anche con artisti del calibro di Alberto Lionello, Luigi Squarzina, Antonio Scaparro, Flavio Bucci e Luigi De Filippo, e ho anche recitato in un musical con Fiordaliso” racconta con orgoglio. Oggi il lavoro lo porta a girare per Roma tra l’ufficio e i negozi della catena internazionale di franchising di cui è responsabile e la sua energia lo spinge a non mollare: “Ogni 15 giorni faccio la terapia. Quella cui mi sono sottoposto ieri era la numero 17, e nel frattempo continuo a informarmi su possibili nuove cure” racconta con voce serena. “Sono stato anche a Milano per alcuni consulti su tecniche che purtroppo non sono adatte al mio caso. Ma evidentemente” riprende con un tono divertito, quasi teatrale “il Signore mi sta proteggendo, visto che mi ha mandato come vicino di casa un dirigente dell’Agenzia per il farmaco. Ci vediamo spesso la sera per fare due chiacchiere e lui, che ovviamente è sempre informatissimo su tutti i nuovi protocolli di ricerca, mi ha detto ‘Resisti due anni che dall’America stanno arrivando novità’. Io mi riguardo, e tra un ciclo e l’altro di chemioterapia porto avanti la mia vita”.


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ALIMENTAZIONE La ricerca sui cibi

Fa bene o fa male? Il dilemma della nutrizione Negli ultimi anni sono aumentati moltissimo gli studi che legano l’alimentazione all’insorgenza o alla prevenzione del cancro, ma spesso le informazioni sui singoli alimenti sono contraddittorie e possono confondere le idee

a cura di CRISTINA FERRARIO ere caffè protegge dal tumore del colon. Anzi no, bere caffè non ha alcun effetto sul rischio di sviluppare questo tipo di cancro. I mezzi di informazione sono pieni di notizie che riguardano i legami tra il consumo di un particolare alimento e il rischio di sviluppare un tumore e non c’è giorno in cui non si parli del cibo come dell’elemento chiave capace di prevenire o

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addirittura curare le malattie, cancro compreso. Ma succede anche che un alimento presentato ieri come “buono” perché protegge da un tumore venga definito dopo un paio di settimane “cattivo”, perché uno studio ha dimostrato che invece aumenta il rischio di ammalarsi. A chi credere in questi casi? Come è possibile che uno stesso alimento possa generare risultati opposti in due diversi studi? La questione è complessa, ma una cosa è certa: nessun alimento è buono o cattivo di

per sé e quando si parla del legame tra alimentazione e cancro le variabili in gioco sono davvero molte e non è semplice arrivare a una conclusione definitiva. UNO STUDIO NON BASTA Uno degli errori più comuni che si commettono quando si trasmettono informazioni sul ruolo positivo o negativo di un particolare alimento sul rischio di cancro è puntare l’attenzione su un unico studio clinico. Prendiamo per esempio la vitamina E contenuta in diversi alimenti. Ci sono studi che dimostrano come questo micronutriente – così vengono definite le vi-

tamine e i sali minerali – abbia effetti protettivi nei confronti del cancro di colon, prostata e vescica, soprattutto grazie al suo ruolo di antiossidante e di stimolante per il sistema immunitario, ma ce ne sono altri che affermano il contrario e sostengono per esempio che assumendo supplementi a base di vitamina E il rischio di tumore della prostata aumenti. Quale di queste affermazioni è vera? La vitamina E protegge dal cancro della pro-

Nel grafico ciascuna barretta rappresenta uno studio. A destra della riga verticale ci sono gli studi che dimostrano un aumento del rischio di cancro legato al consumo dell’alimento, mentre a sinistra quelli che dimostrano una diminuzione di tale rischio. Da notare che gli effetti hanno intensità diverse: quelli degli studi più vicini alla riga verticale sono minori rispetto a quelli più lontani. Ciò significa che quando la barretta che rappresenta lo studio è più vicina alla riga il rischio aumenta (o diminuisce) meno rispetto a quando la barretta è molto distante. 8 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2015


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In questo articolo:

nutrizione alimenti anticancro studi clinici

stata o lo causa? In un certo senso entrambe le affermazioni sono corrette: l’effetto rilevato nel singolo studio infatti è in un caso protettivo e nell’altro dannoso per la salute della prostata. La prima cosa da tenere presente è che il cosiddetto “disegno” dello studio (ovvero il modo con cui lo studio è strutturato) può essere diverso: possono cambiare il numero di pazienti, le caratteristiche dei partecipanti (per età, sesso, presenza di altre malattie), la dose di alimento o nutriente consumato, il modo di quantificare le dosi stesse eccetera. La lista delle differenze che si possono riscontrare tra due studi sullo stesso alimen-

to è praticamente infinita e ciascuna delle voci di questo elenco può influenzare in modo decisivo il risultato finale. IL TUTTO PER UNA PARTE Quando una ricerca si riferisce a un alimento intero e alle sue proprietà – per esempio il broccolo, in genere presentato come arma di prevenzione efficace – bisogna chiarire cosa intendono i ricercatori quando dicono “mangiare

molti broccoli previene il tumore”. Gli alimenti sono infatti composti da tante sostanze e quella benefica può essere una sola oppure una combinazione presente solo in quel determinato prodotto. Inoltre sappiamo dall’esperienza quotidiana che il termine “porzione” non ha per tutti lo stesso significato ed è quindi fondamentale cercare di capire quanto broccolo bisogna ef-

fettivamente mangiare per ottenere un beneficio. Non è però sbagliato, in base ai dati di uno specifico studio, dire che mangiare broccoli aiuta a tenere lontano il tumore. Se torniamo poi alla vitamina E, la situazione si complica ulteriormente: nelle ricerche questa sostanza è talvolta utilizzata in dosi che non hanno niente a che vedere con quelle che si possono assumere a tavola. Anche ricorrere alla vitamina E “in pil-

Vino Pomodori The Latte Uova Cereali Caffè Burro Manzo 0,1

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Protegge contro il cancro

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Causa il cancro

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ALIMENTAZIONE La ricerca sui cibi

lole” potrebbe non essere una soluzione, poiché potrebbe avere caratteristiche differenti rispetto a quella naturalmente presente nel cibo (come di fatto accade, perché i componenti dell’alimento completo spesso agiscono sinergicamente. Ecco perché prendere in considerazione i risultati di un solo studio per chiarire il rapporto tra cibo e cancro può ingenerare confusione.

ci vengono in aiuto gli esperti che, consapevoli dei limiti del singolo studio, si preoccupano di mettere insieme tutte le informazioni pubblicate nella letteratura scientifica per arrivare a una conclusione più attendibile. Nascono così, per esempio, le raccomandazioni del World Cancer Research Fund (WCRF) che ha pubblicato nel 1997 il primo report chiamato Food, Nutrition, Physical Activity and the Prevention of Cancer: a Global Perspective. Grazie a questo ambizioso progetto, che ha visto una seconda edizione nel 2007 e viene continuamente aggiornato per restare al passo con la ricerca, centinaia di esperti internazionali sono riusciti a stilare un elenco di dieci regole utili per prevenire il tumore a tavola. Ciascuna delle raccomandazioni è il frutto dell’analisi attenta

La combinazione dei cibi ne modifica gli effetti

L’UNIONE FA LA FORZA Un po’ di sano scetticismo di fronte ai risultati di un singolo esperimento non fa di certo male e uno sguardo critico e attento al contesto nel quale sono stati ottenuti i risultati è sempre una buona base di partenza per valutare come comportarsi. Non sempre però è possibile andare così a fondo e in questo caso

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di tutti i dati disponibili e non di un unico studio, è valutata con attenzione tenendo conto anche delle eventuali differenze tra gli studi ed è arrivata fino alla gente solo perché ritenuta davvero “convincente”. Il messaggio più importante però è questo: nessun alimento da solo ha un effetto anticancro. È l’insieme della dieta (combinata ad altri stili di vita corretti) che può fare davvero la differenza. In questo senso, se anche un alimento che abbiamo consumato fino a oggi si rivelerà in futuro meno benefico del previsto, l’effetto generale sulla nostra salute sarà impercettibile. TUTTO CIÒ CHE MANGIAMO È LEGATO AL CANCRO? È questa la domanda che si sono posti un paio di anni fa Jonathan Schoenfeld della Harvard Medical School di Boston e John Ioannidis della Stanford University in uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nu-

trition. Per cercare di rispondere alla domanda i due ricercatori hanno messo mano a un libro di ricette e hanno valutato 50 ingredienti scelti a caso andando a cercare tutti gli articoli che li legassero in qualche modo al rischio di cancro. Ebbene, per l’80 per cento degli ingredienti analizzati risultava esserci un legame – positivo o negativo – con uno o più tumori. Alla domanda del titolo si dovrebbe quindi rispondere con un sì. Il problema è che non tutti i dati per un alimento vanno nella stessa direzione (come si vede dal grafico tratto dal lavoro) e che buona parte dei risultati ottenuti non sono poi così “forti” dal punto di vista statistico. Certo, se si analizzano alimenti come la carne di manzo appare piuttosto chiara la tendenza: la carne aumenta il rischio di tumore. Stesso discorso, ma nel verso opposto per molti alimenti di origine vegetale come cipolle, carote o limoni.


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Progressi

NOTIZIE FLASH

Quattro tipi diversi I tumori del pancreas non sono tutti uguali. Un gruppo di ricercatori italiani guidati da Aldo Scarpa, anatomopatologo responsabile di uno dei Programmi speciali di AIRC finanziati con i fondi del 5 per mille, ha contribuito insieme ad altri gruppi internazionali a identificarne quattro sottogruppi diversi in base alle caratteristiche molecolari. Il lavoro è stato realizzato nell'ambito del progetto di sequenziamento del genoma dei tumori del pancreas, come contributo italiano all'International Cancer Genome Consortium. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, potrebbe avere un'importante ricaduta clinica, consentendo di personalizzare meglio la terapia.

Sostegno inappropriato Nello sviluppo del cancro le cellule tumorali si fanno aiutare dalle cellule del cosiddetto stroma, il tessuto che sostiene, nutre e protegge le cellule del tumore. Le cellule dello stroma sono cellule normali, che tuttavia trasmettono segnali che fanno proliferare il cancro e lo aiutano a sopravvivere. Per comprendere il ruolo dello stroma, un gruppo di ricercatori dell'IRCCS di Candiolo, vicino a Torino, diretti da Enzo Medico del Laboratorio di oncogenomica, ha studiato i profili molecolari di centinaia di tumori del colon-retto in un modello sperimentale in cui le cellule di tumori umani crescono sostenute da uno stroma derivato dalle cellule del topo. Grazie alla diversa sequenza dei geni nelle due specie, è possibile separare i due profili molecolari, cogliendo nuovi dettagli e rendendo visibili le interazioni fra le cellule cancerose e stromali. Il lavoro è stato pubblicato su Nature Genetics.

della ricerca AIRC

Nuovo farmaco per la policitemia La policitemia vera è un tumore ematologico ad andamento cronico caratterizzato da un aumento della massa dei globuli rossi nel sangue circolante e da episodi trombotici ed emorragici che influenzano negativamente la qualità di vita. Il 20 per cento circa dei pazienti non riesce a tollerare la chemioterapia convenzionale, a base di idrossiurea, oppure non risponde alla cura, per cui non si riesce a controllare la massa dei globuli rossi circolanti (ematocrito). Un gruppo di ricercatori italiani, coordinato da Alessandro Maria Vannucchi dell'Università di Firenze e finanziato da AIRC con uno dei Programmi speciali 5 per mille, ha contribuito a dimostrare, in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, l'efficacia di una nuova molecola, il ruxolitinib. Il nuovo farmaco è in grado di controllare l'ematocrito e migliorare i sintomi della malattia in una quota significativamente maggiore di pazienti, rispetto alla terapia convenzionale.

... altre ricerche su: www.airc.it/ricerche-airc


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CONSUMI Bisfenolo A

In questo articolo:

sostanze cancerogene plastica bambini

Una storia di divieti e di riabilitazioni Una delle sostanze al centro di polemiche per un probabile effetto cancerogeno viene invece riabilitata da un ente europeo: una storia utile per capire come si determinano le soglie di tossicità e le norme che ne conseguono

DOSI E PRECAUZIONI

Anche se è stato rivalutato, il bisfenolo A non è stato scagionato: è ormai dimostrato che la sua attività è simile a quella degli estrogeni naturali e che ad altissimi dosaggi è tossico. E in effetti l’EFSA ha abbassato la soglia di sicurezza passando da 50

microgrammi per chilo al giorno a soli 4 microgrammi per chilo. Malgrado ciò, è impossibile raggiungere tali livelli di assorbimento, anche se il bisfenolo A passa, in minime quantità, dalla plastica dei contenitori ai cibi, in particolare a quelli caldi.

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a cura della REDAZIONE ccusato di provocare danni al sistema immunitario e riproduttivo e di essere cancerogeno, il bisfenolo A, una sostanza chimica utilizzata per produrre plastiche e resine, era stato eliminato nel 2011 dalla produzione di biberon e contenitori per alimenti per bambini. In un recente rapporto l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, emette invece un verdetto rassicurante: questa sostanza non crea alcun pericolo per l’uomo, a qualsiasi età, perché le dosi di bisfenolo A che rischiamo di assorbire sono infinitamente più basse di quelle che possono, in laboratorio, provocare un danno per la salute. La notizia ha avuto larga eco sui giornali perché il “caso bisfenolo” è stato al centro di un grande movimento popolare finalizzato alla sua messa al bando. Si tratta infatti di una sostanza davvero ubiquitaria, presente negli scontrini termici, nei rivestimenti interni delle lattine per uso alimentare e in molte stoviglie di plastica.

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LE PROVE SCIENTIFICHE

Le prime prove scientifiche dell'interazione tra il bisfenolo A e i sistemi ormonali risalgono addirittura al 1930, quando la sostanza fu studiata sui ratti ma è necessario aspettare il 1997 per avere le prove di effetti analoghi su animali da laboratorio più complessi. Da allora l’interazione è stata indagata in più di un centinaio di studi. Nel 2008 compaiono gli articoli più accusatori, che dimostrano effetti neurotossici e cancerogeni su colture cellulari quando il bisfenolo è utilizzato ad alte concentrazioni: è in seguito alla pressione delle associazioni di consumatori che vari governi

europei, tra i quali quello italiano, decidono per il bando dai prodotti utilizzati nell’infanzia. Ora il contrordine da parte dell’EFSA, dato che le dosi assorbite sono davvero molto inferiori ai limiti di tossicità stabiliti in laboratorio. Il bisfenolo A è capace di passare dal rivestimento interno dei contenitori metallici agli alimenti in essi contenuti, soprattutto se vengono lavati con sostanze acide o utilizzati ad alta temperatura. Questa è la ragione per cui i contenitori in plastica utilizzabili nel microonde non dovrebbero contenere bisfenolo A.

Questione di dosi Come è possibile che autorità pubbliche europee diano pareri discordanti sulla pericolosità di alcune sostanze e, soprattutto, come deve orientarsi il consumatore? Gli studi che segnalano un effetto negativo del bisfenolo A sono molti e non sono in discussione: anche l’EFSA li ha presi in considerazione. Nell’insieme sono all’origine della messa al bando della sostanza nella produzione di materiali per l’infanzia, decisione presa a livello europeo nel 2011 quando anche lo IARC (l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) lo ha inserito nella lista dei cancerogeni potenziali. Gli studi di tossicità e cancerogenicità vengono però condotti in laboratorio con dosaggi di centinaia, se non migliaia di volte più elevati della dose assorbi-

bile nella vita quotidiana. Ecco perché l’EFSA, che si è basata su dati epidemiologici, cioè sugli effetti che l’uso del bisfenolo A ha indotto nella popolazione esposta, si è sentita in grado di dare un parere più rassicurante: anche se usiamo piatti di plastica a ogni pasto e maneggiamo metri e metri di scontrini termici, non rischiamo di arrivare alla dose massima consentita. Il rischio

non esiste neppure per neonati e adolescenti, le due categorie considerate potenzialmente più a rischio per via degli effetti del bisfenolo sui sistemi ormonali. Inoltre la decisione del 2011 era stata presa su studi condotti fino al 2006. Da allora ne sono stati fatti altri, come riporta diligentemente il sito dell’EFSA, per cui si possono trarre conclusioni più sicure.

... l’articolo continua su: www.airc.it/bisfenolo

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BANDO TRIDEO Tracey Pirali

In questo articolo: immunità e cancro TRIDEO drug design

Nuove molecole per bloccare IDO Grazie alla collaborazione con uno staff dalle competenze molto varie, la giovane ricercatrice novarese punta a identificare una sostanza capace di interagire con il sistema immunitario in chiave anticancro

a cura di AGNESE CODIGNOLA approccio che punta a rinforzare le difese dell’organismo contro il cancro è da alcuni anni uno dei più promettenti di tutta l’oncologia sperimentale e clinica, come hanno sancito

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centinaia di lavori scientifici e l’ingresso in terapia di nuove molecole. Finora, nella maggior parte dei casi, i farmaci in uso o in studio sono anticorpi diretti contro una certa proteina che inibisce il sistema immunitario, impedendo la giusta reazione. Ma ciò che cerca di fare Tracey Pirali,

IL BANDO TRIDEO

LE CARATTERISTICHE

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l bando TRIDEO – da TRansforming IDEas in Oncological research – è unico nel suo genere, perché nasce da una scommessa: quella sui giovani, sulla loro capacità di pensare in maniera innovativa e di uscire dagli schemi. Per questo AIRC, insieme alla Fondazione Cariplo, nel 2014 ha deciso di sostenere 12 ricercatori under 40 e le loro idee poco ortodosse. I primi vincitori sono già stati resi noti ai sostenitori AIRC nel numero di aprile di Fondamentale e ora il programma va avanti con il bando 2015, grazie al quale circa altri dieci progetti condotti da giovani ricercatori saranno finanziati con un investimento totale di un milione di euro per nuove intuizioni di frontiera. I risultati, per definizione, sono meno garantiti che in altri tipi di studi, ma al tempo stesso potrebbero portare reali innovazioni e passi in avanti.

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ricercatrice del Dipartimento di scienze del farmaco dell’Università del Piemonte Orientale “Avogadro” di Novara e vincitrice di una delle borse TRIDEO dedicate alle ricerche particolarmente innovative e di frontiera, è qualcosa di diverso: trovare molecole del tutto nuove, partendo dal computer e dalle sintesi chimiche. UN TRIO DI COMPETENZE Pirali, una laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche, un dottorato in scienza delle sostanze bioattive e due sog-giorni di lavoro presso il CNRS di Gif-sur-Yvette, in Francia, e alla School of Chemistry di Edimburgo, in Scozia, ha 35 anni (il bando è aperto solo a giovani ricercatori con meno di 40 anni), e idee chiare sul percorso che intende portare avanti insieme ad Alberto Massarotti, chimico computazionale, e Silvia Fallarini, farmacologa (entrambi suoi coetanei e novaresi come lei). “Il nostro team, multidisciplinare e giovane, prevede le tre figure professionali indispensabili per un approccio chimico-farmaceutico innovativo. Alberto, che studia i modelli di molecole al computer (in gergo: in silico), analizza centinaia di possibili sostanze, permettendo di restringere molto il campo. A quel punto entro in gioco io che, attraverso una reazione chiamata di Van Leusen, che può essere modifi-

cata in molti dei suoi numerosi passaggi, cerco di ottenere strutture chimiche che rispondano ai requisiti voluti (e alcune di esse ci hanno già dato buone speranze). Quando le trovo, spetta poi a Silvia iniziare a sperimentarle sui sistemi biologici quali le colture cellulari”. BERSAGLIO SPECIFICO Naturalmente, spiega ancora la ricercatrice novarese, non si tratta di una ricerca casuale: il bersaglio è uno specifico enzima il cui acronimo è IDO, che rallenta e attenua la normale reazione del sistema immunitario alle cellule tumorali. Esistono due forme di IDO, la 1 e la 2, e ancora non si è capito che cosa questo comporti a livello terapeutico, cioè se, per esempio, colpire una sola delle due possa essere meglio che colpirle entrambe o altro. Ciò che è noto, però, è che è presente in quantità superiori alla norma in moltissime forme tumorali e rappresenta quindi, da questo punto di vista, un bersaglio ideale, perché un farmaco inibitore potrebbe avere effetto sui tessuti malati ma meno su quelli sani. Spiega ancora Pirali: “Si sa che una molecola chiamata 4-fenil-imidazolo blocca questo enzima, ma la sua potenza non è sufficiente per avere una buona azione terapeutica. Per questo abbiamo deciso di cercare delle varianti, cioè altri

L’enzima rallenta il sistema immunitario


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imidazoli, che riescano ad avere l’efficacia che il progenitore non ha. E il modo migliore per ottenerli è appunto la reazione di Van Leusen, perché prevede la possibilità di introdurre molte variabili (è il caso di una reazione multicomponente) e, quindi, di ottenere molti e diversi prodotti di una stessa famiglia”. Pirali è anche mamma di una bambina di due anni la cui nascita non ha intralciato il suo lavoro, anzi: “Dover conciliare le esigenze di un figlio piccolo con quelle della gestione di un progetto di ricerca impegnativo e con la vita di laboratorio spinge a essere più organizzati, più efficienti”.

MOLECOLA CHIAVE

L’ENZIMA IDO

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’è da scommettere che si sentirà parlare molto nei prossimi anni dell’enzima IDO (da indolamina 2,3diossigenasi), di cui si occupa Tracey Pirali: numerosi lavori pubblicati di recente, anche da gruppi italiani, ne dimostrano il coinvolgimento in diversi tipi di malattie tra le quali quelle autoimmuni (in primis diabete di tipo 1 e sclerosi multipla). IDO infatti, già noto per essere particolarmente attivo in gravidanza, quando permette all’organismo di non rigettare il feto, esercita la sua azione di freno immunitario anche in molti altri processi biologici. Inoltre l’enzima, che svolge le sue funzioni degradando un aminoacido fondamentale, il triptofano, strettamente associato al neurotrasmettitore serotonina, potrebbe essere responsabile anche di deficit legati all’invecchiamento oltre che, almeno in parte, della depressione, dei disturbi del sonno e di alcune oscillazioni del peso corporeo.


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BIOLOGIA Danni al DNA

Cos’è un cancerogeno? La risposta è nel DNA Ogni volta che una sostanza viene classificata tra i potenziali cancerogeni, sale l’allarme, specie se è di largo uso. Ma i meccanismi di danno e riparazione del DNA sono complessi e la relazione diretta tra l’esposizione e la malattia è difficile da dimostrare 16 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2015

a cura di AGNESE CODIGNOLA a notizia, poco tempo fa, ha fatto il giro del mondo e suscitato reazioni molto forti: il glifosato, l’erbicida più usato al mondo, è stato incluso nella lista dei “Probabili cancerogeni” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione dell’Organizzazione mondiale della sanità, insieme ad altri prodotti simili (vedi box a p. 17). In altre parole, una sostanza che, attraverso la catena alimentare, entra nei piatti di ciascuno di noi, potrebbe favorire l’insorgenza di al-

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cuni tipi di tumore. Ma che cos’è esattamente un cancerogeno o carcinogeno o mutageno e in che modo aumenta il rischio di ammalarsi di cancro? Ecco i passaggi fondamentali attraverso cui una sostanza riesce ad aumentare il rischio di cancro. CENTINAIA DI PRODOTTI Il primo sospetto che elementi ambientali, esterni all’organismo, potessero causare il cancro viene fatto risalire al XIX secolo quando, a Londra, ci si accorse che gli spazzacamini erano molto più soggetti ai tumori dello scroto rispetto alla popolazione generale, nella quale la


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L’ESEMPIO DEI PESTICIDI

In questo articolo:

danni al DNA riparazione del DNA cancerogeni

malattia era rara. Si pensò allora che l’esposizione a qualche tipo di sostanza presente nella fuliggine, che ristagnava nelle pieghe delle parti intime, potesse avere un effetto favorevole allo sviluppo di quel tumore. Da allora fino a oggi l’elenco delle molecole in grado di causare il cancro si è allungato sempre più e ora comprende centinaia di prodotti usati nell’industria, presenti nelle abitazioni, nell’atmosfera, nelle piante, nel fumo di sigaretta, nel cibo, così come i raggi X e molto altro. IL DANNO AL DNA Il DNA è composto da due filamenti, ciascuno dei quali è formato da una serie di quattro elementi-base, chiamati per semplicità con l’iniziale del loro nome: A, T, C, G. Ognuna delle basi si lega con un’altra base complementare posta sul filamento opposto, dando origine a un paio di basi. Queste formano triplette che definiscono un gene. Gli agenti chimici possono danneggiare una o più basi, dando alla tripletta un carattere diverso. Esistono meccanismi di riparazione, ma non sempre funzionano a dovere: in quel caso, quando la cellula si divide per dar luogo a cellule figlie, il DNA si duplica portando con sé la mutazione. Se l’errore e la mutazione coinvolgono geni importanti, per esempio quelli addetti al controllo della moltiplicazione delle cellule, il problema può diventare

serio e, nel tempo, dare origine a un tumore. Questi eventi sono però tutt’altro che rari: gli statistici hanno stimato che in un venticinquenne accadono circa 350.000 mutazioni al minuto, la maggior parte delle quali non ha alcun effetto sull’organismo oppure viene riparata dai sistemi di riparazione, che sostituiscono le basi sbagliate o “ricuciono” i filamenti spezzati. LE CONOSCENZE ATTUALI Negli ultimi anni, il fatto che il sequenziamento del genoma sia sempre più economico, ha consentito di avere una mappatura dettagliata dei geni importanti per i tumori: le mutazioni critiche identificate (in migliaia di tumori analizzati in tutto il mondo) sono di 21 tipi diversi. Uno degli sforzi dei ricercatori è quello di riprodurre in laboratorio l’azione dei cancerogeni per verificare il tipo di danno, in modo da avere una chiara relazione causa-effetto tra l’esposizione a una sostanza e la malattia. Lo studio dei cancerogeni è molto importante perché permette di programmare azioni mirate, per esempio vietando l’uso di certe sostanze o agenti fisici (i raggi UV delle lampade solari, che in molti Paesi sono vietate ai più giovani), controllando i livelli di altre (una volta definita la soglia di rischio, come accade per i contaminanti dell’inquinamento atmosferico) o, ancora, eseguendo studi e test preventivi per esempio sui nuovi farmaci, per essere sicuri, prima di introdurli in clinica, che non abbiano un’azione cancerogena.

La mappatura del genoma costa sempre meno

BANDIRE O TOLLERARE, DUE STRATEGIE OPPOSTE

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lifosato, diazinon, malathion, parathion, tetraclorvinfos: sono questi i nuovi inseriti dallo IARC di Lione, l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dedicata alla ricerca sul cancro, nella lista dei cosiddetti “probabili cancerogeni”, cioè di quelle sostanze che, pur non essendo carcinogeni certi, sono sospette perché, negli animali, hanno dato prova di poter aumentare il rischio oncologico e, negli uomini, sono state associate a dati dubbi o indicazioni di un rischio potenziale (su questo tema si veda anche l’articolo a pp. 12-13 dedicato al bisfenolo A). Di solito, l’ingresso in questa lista suscita reazioni diverse, nei differenti Paesi: in alcuni, dove prevale il principio di precauzione, le sostanze in questione vengono bandite o soggette a limitazioni e controlli, mentre in altri vige un atteggiamento più morbido, in attesa di dati sicuri; lo IARC è infatti un ente scientifico, che si limita a segnalare eventuali pericoli, lasciando poi alle autorità legislative e sanitarie le decisioni conseguenti. Bisogna però dire che nella stessa lista vi sono sostanze di cui tutti facciamo un uso quotidiano, come la caffeina, perché tutto sta nella dose alla quale l’organismo viene esposto. Nel caso del glifosato, forse l’erbicida più diffuso al mondo, presente in 750 prodotti, le reazioni sono state molto forti. Lo IARC, basandosi su uno studio che coinvolgeva i lavoratori, pubblicato sulla rivista Lancet Oncology da ricercatori tedeschi, che concludeva che chi è esposto al prodotto cronicamente può avere un aumento del rischio di linfoma di Hodgkin, ha assegnato al glifosato l’etichetta di prodotto pericoloso, andando contro quanto già affermato da altri enti di controllo come la European Food Security Agency (EFSA) e la statunitense Environmental Protection Agency (EPA), che lo avevano giudicato innocuo. Intanto, la principale azienda americana in grado di definire la presenza di glifosato nei cibi ha reso noto di aver avuto un’impennata di richieste di test, passate da 34 all’anno a 3-4 alla settimana.

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NOTIZIE FLASH

Dal mondo Meno vacanze, meno melanomi Secondo un’indagine condotta da Cancer Research UK, i sessantacinquenni di oggi sono sette volte più a rischio di sviluppare un melanoma dei loro coetanei di 40 anni fa. La colpa è del benessere raggiunto nel dopoguerra: la loro è infatti la prima generazione ad aver usufruito delle vacanze estive e a essere stata al mare fin dalla più tenera età. Il rischio di melanoma della pelle è strettamente legato alle ustioni solari nell’infanzia e questo spiega come mai i sessantacinquenni di 40 anni fa, che non hanno mai potuto stendersi al sole, erano meno propensi ad ammalarsi.

Di buon passo Camminare a passo moderato per almeno tre ore ogni settimana è un buon modo per fare la giusta quantità di attività fisica in grado di aiutare chi è stato trattato per cancro della prostata ad affrontare gli effetti della cura. Lo dimostra uno studio condotto negli USA secondo il quale tre ore di camminata tranquilla alla settimana diminuscono il senso di stanchezza generale, la depressione e l’aumento di peso che spesso affligge gli uomini in trattamento ormonale.

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L’emergenza è dei single Il 40 per cento dei tumori polmonari e il 25 per cento dei cancri del colon viene diagnosticato in pronto soccorso, quando sono già un’emergenza medica e hanno dato origine a sintomi come occlusioni intestinali, emorragie o tosse. Lo dimostra uno studio pubblicato su BMJ Open. Tra i fattori che predispongono a una diagnosi tardiva ci sono l’età superiore ai 60 anni, l’essere vedovi o divorziati (quindi vivere soli), l’essere donne o l’avere un reddito inferiore alla media.

Proteine inaspettate Un gruppo di scienziati dell’Imperial College di Londra ha scoperto una proteina chiamata LEM che gioca un ruolo centrale nel promuovere l’immunità contro virus e cancro, aprendo così la via a possibili nuovi approcci terapeutici. La scoperta è stata pubblicata su Science. Gli esperimenti condotti su topi e su cellule umane hanno mostrato che la proteina promuove la proliferazione dei linfociti T citotossici, che sono in grado di uccidere le cellule cancerose e quelle infettate da virus. La scoperta è stata inaspettata perché questa nuova proteina non aveva alcuna funzione conosciuta e non somiglia a nessun’altra proteina con effetti analoghi.


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RECENSIONI #CancerFilm

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L’imperatore del male va sullo schermo Il film tratto dal best seller di Mukherjee ha tenuto incollati ai video gli americani. E c’è già chi dice che questa operazione abbia cambiato per sempre la percezione della malattia

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a cura di DANIELA OVADIA uando nel 2009 uscì negli Stati Uniti, il libro di Siddhartha Mukherjee, L’imperatore del male, fece gridare al miracolo: scalò le classifiche di vendita per settimane pur essendo un saggio di oltre settecento pagine dedicato alla ricerca sul cancro. Il miracolo sembra essersi ripetuto. La PBS (Public Broadcasting Service), televisione diffusa in tutti gli USA, ha prodotto, con il contributo di diverse istituzioni, tra le quali l’American Cancer Research Association e il National Cancer Institute, un film in tre episodi tratto dal libro, diretto da Barak Goodman, che ha tenuto gli americani inchiodati al video. Girato con la tecnica del documentario, inframmezzato da immagini storiche e da interviste ai protagonisti della ricerca e a pazienti, il film condivide con il libro il respiro epico, la narrazione di una grande impresa umana e scientifica.

Da sinistra Siddhartha Mukherjee, autore del libro, e il regista del film, Barak Goodman

Amplificato dai social Le reazioni non si sono fatte attendere, fin dal momento della messa in onda e i social network le hanno amplificate. I medici più attivi su queste piattaforme, come Deanna Attai, che insegna alla UCLA, l’Università della California a Los Angeles, e ha moltissimi follower su Twitter, avevano convocato un appuntamento virtuale per guardare gli episodi tutti insieme e commentare. “È stato incredibile, perché tanta gente che ancora vedeva il cancro come una condanna ineluttabile ha cambiato idea, ha capito la complessità della sfida ma anche l’importanza dei traguardi raggiunti” spiega. Che questa operazione possa cambiare il modo con cui i cittadini guardano alla malattia e alla scienza, e che possa aiutare i malati a sentirsi meno soli, è dimostrato dal fatto che tutte le grandi istituzioni oncologiche del Paese, dalla Columbia Medical School allo Sloan Kettering Center di New York hanno lanciato iniziative per guardare gli episodi con i propri esperti, disponibili a rispondere in tempo reale, di persona o sui social network, alle eventuali domande del pubblico. “Il film è stato essenziale anche per far capire come funziona la ricerca medica e scientifica, per vincere alcuni pregiudizi, per esempio sul ruolo delle case farmaceutiche nella battaglia, diverso ma non meno essenziale del ruolo dei ricercatori indipendenti” continua Attai.

In questo articolo:

film cancro storia della ricerca

Più facile del libro Tutto ciò che già c’era nel libro è stato trasferito nel film, adatto a una audience ancora più ampia, compresa tutta la parte dedicata ai fallimenti della ricerca, alle teorie che si sono rivelate fallaci e alle promesse non mantenute. “Direi che questa parte della storia è essenziale, perché in genere i prodotti di divulgazione scientifica tendono a far vedere la scienza come uno strumento che risolve tutti i problemi, mentre sappiamo che non esistono percorsi lineari, specie quando si tratta di combattere una malattia complessa come il cancro”, continua Attai. La capacità del film di narrare anche gli aspetti meno edificanti della ricerca contro il cancro, come l’uso politico di alcune battaglie, senza però offuscare il quadro d’insieme più che positivo, è stato molto apprezzato (e reso noto con un tweet) anche da Alok Khorana, presidente della potente American Society of Clinical Oncology (ASCO), che riunisce i medici oncologi. Al momento non si sa se qualche televisione italiana ha comprato i diritti di questo film. Non resta che auspicarlo, leggendo il messaggio di una paziente che sta lottando contro un tumore polmonare: “Come malata di cancro, mi dà coraggio vedere quanta gente sta guardando #CancerFilm e sta capendo l’importanza della ricerca scientifica”.

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IFOM-ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Svend Petersen-Mahrt

Un laboratorio “controcorrente” Studiando un gruppo di enzimi coinvolti nella revisione e correzione degli errori che si verificano nella duplicazione delle cellule, i ricercatori hanno scoperto nuovi meccanismi e nuove interazioni che possono portare Svend Petersen-Mahrt, allo sviluppo dei tumori coordinatore del gruppo che si occupa di genetica del sistema immunitario a cura di CRISTINA FERRARIO utazioni del DNA che si rivelano positive e ormoni normalmente presenti nell’organismo che possono contribuire alla trasformazione tumorale delle cellule: da un dialogo con Svend Petersen-Mahrt, coordinatore del gruppo “Editing del DNA nel sistema immunitario e in epigenetica” presso l’IFOM di Milano, emerge l’idea che molte delle regole e dei dogmi della biologia dovrebbero essere messi in discussione. Ogni giorno nelle nostre cellule assistiamo all’evoluzione su scala ridotta. Questa evoluzione è senza dubbio positiva per l’organismo e può aver luogo anche grazie alle tanto temute mutazioni che siamo abituati a

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vedere solo come negative. La proteina AID, al centro delle ricerche del gruppo di Svend Petersen-Mahrt, ha un ruolo chiave in questi processi di mutazione: è lei infatti che permette ai linfociti B di mutare e di produrre così migliaia di anticorpi diversi che ci permettono di difenderci. Allora perché aver paura delle mutazioni? E perché la cellula possiede tanti strumenti per riparare i danni al DNA, causati dalle mutazioni e mantenere così

la stabilità del genoma? “È una questione di equilibrio e di ‘decisioni molecolari’ che la cellula deve prendere continuamente” dice il ricercatore ricordando che ogni giorno ciascuna delle nostre cellule deve far fronte a circa 25.000 mutazioni. Se tutte venissero mantenute, non potremmo certo sopravvivere, ma per contro alcune potrebbero anche rivelarsi positive. “È per questo che i sistemi di riparazione del DNA non sono statici, bensì incre-

dibilmente dinamici e si adattano alle diverse situazioni” continua PetersenMahrt, che con il suo gruppo studia il ruolo di AID nell’indurre mutazioni al DNA attraverso l’intervento della proteina nei meccanismi della riparazione del danno a livello epigenetico. “In altre parole, il risultato finale – la mutazione – non è frutto di cambiamenti della struttura del DNA, ma dei segnali posti ‘sopra’ il DNA stesso e fondamentali per esprimere

UN LUNGO VIAGGIO FINO IN ITALIA

Il viaggio che porta Svend PetersenMahrt all’IFOM è fatto di tante tappe e tanti Paesi: Germania, Stati Uniti, Svezia e Regno Unito. Ultima tappa (per ora) è Milano: “Ammetto che quando cercavo un nuovo posto per le mie ricerche l’Italia non era nella lista dei Paesi che avevo in mente” dice il ricercatore. Ma l’incontro quasi casuale con IFOM ha cambiato le cose: “IFOM è un luogo perfetto,

soprattutto dal punto di vista dell’interazione con gli altri. Qui ci sono tante persone con le quali voglio e posso parlare delle mie idee e alle quali mi posso rivolgere per ottenere le informazioni che mi mancano per completare il mio puzzle” dice Svend, convinto che la condivisione e la collaborazione siano le chiavi per il successo di una ricerca.


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IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici è sostenuto da FIRC, Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, attraverso lasciti testamentari. in modo corretto i diversi geni” spiega il ricercatore. Le mutazioni che ne derivano possono essere positive a livello del sistema immunitario, ma se si verificano in altre cellule potrebbero dare il via ai meccanismi che portano al cancro.

In alto l’ingresso della sede di IFOM

ESTROGENI: AMICI O NEMICI? Una volta superato il concetto che le mutazioni siano sempre dannose, resta da modificare un altro dogma della biologia: “Il cancro compare solo se una sostanza è capace di mutare il DNA”. Il gruppo di PetersenMahrt si sta concentrando infatti su sostanze presenti fisiologicamente nel corpo umano e che in genere non causano mutazioni: gli estrogeni. “Quando ho scoperto –

era il 17 gennaio del 2002 – che AID ha un ruolo nel mutare il genoma, ho realizzato che una funzione fisiologica di questa proteina, la deaminazione, può diventare pericolosa per la cellula e indurre mutazioni” dice il ricercatore che è poi riuscito a dimostrare come gli estrogeni siano in grado di attivare AID e un gruppo di proteine a essa legate dal punto di vista evolutivo, chiamate APOBEC. Una scoperta molto importante per l’oncologia perché dimostra che tutto ciò che è in grado di attivare AID o APOBEC può causare mutazioni al DNA. “Gli estrogeni hanno questa capacità: possono mutare il DNA anche se in modo indiretto, attraverso l’attivazione di altre molecole” ribadisce Petersen-Mahrt. Dal punto di vista pratico è fondamentale sottolineare che si parla di

concentrazioni fisiologiche dell’ormone, non certo di dosi enormi a volte usate negli esperimenti che si svolgono sui banconi del laboratorio e che poco hanno a che fare con il paziente. “L’insorgenza e la progressione di tumori che rispondono agli ormoni (seno, prostata, ovaio), ma anche di molti altri tipi di cancro, potrebbero essere quindi evitate o rallentate controllando in modo attento queste sostanze” dice l’esperto. E per le donne che assumono terapia ormonale sostitutiva diventa importante somministrare anche farmaci per bloccare la deaminasi e ridurre così il rischio di sviluppare tumori secondari. Tanti gli spunti promettenti per la lotta contro il cancro.

Riparare un danno al DNA è una questione vitale. Come un operaio esperto, la cellula sa come intervenire nelle diverse situazioni, dando il via a questo o quel meccanismo di riparazione. “Grazie a tecniche di biochimica siamo letteralmente in grado di ‘contare’ quante molecole riparano i danni in un modo o nell’altro” dice Petersen-Mahrt, ricordando che il suo gruppo è oggi l’unico al mondo capace di arrivare a questo risultato. E in base a questo conteggio è possibile capire come la cellula riparerà il danno e di conseguenza capire come un tumore si è sviluppato e come può essere curato in modo più efficace.

Gli estrogeni agiscono in modo ambiguo

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INFORMAZIONE La salute sui media

Come comprendere davvero le notizie di salute Capire da un articolo di giornale se una certa ricerca è attendibile o utile per chi legge è tutt’altro che semplice, ma c’è chi ha stabilito alcuni criteri di base

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a cura di FABIO TURONE hi legge abitualmente giornali e riviste sa che i titoli non sempre riflettono in modo equilibrato il contenuto degli articoli e che non di rado mettono in luce solo uno dei molti aspetti che contribuiscono a descrivere l’argomento, quello più attraente o, viceversa, quello più spaventoso. Questo meccanismo è particolarmente pericoloso quando si parla di salute e malattia, ma è noto da tempo e basta esercitare un sano scetticismo per non restarne vittime. Molto più difficile è capire se l’articolo vero e proprio fornisce gli elementi che occorrono per valutare fino a che punto una notizia è significativa e – cosa ancor più importante e delicata – se quanto affermato vale per chi legge o per il conoscente malato per il quale ci preoccupiamo. In un giornale il titolo ha ovviamente la funzione di descrivere il contenuto dell’articolo, ma ha anche, e sempre di più, il compito di attirare l’attenzione dei potenziali lettori. Lo stesso dicasi di titoletti, strilli e infografiche. Ciascuno di questi elementi sintetici può

Ogni anno escono milioni di nuove ricerche che vanno selezionate

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essere fuorviante perché spesso si basa sulla convinzione che il quadro completo ed equilibrato dell’argomento emergerà dall’articolo vero e proprio, che non tutti leggono. Inoltre, secondo la complessità del tema, anche l’articolo può risultare poco soddisfacente. Esistono però alcune conoscenze di base che ciascun lettore dovrebbe avere per poter valutare la qualità di ciò che legge.

Ricerche accattivanti La ricerca scientifica produce ogni giorno, in tutto il mondo, un’enorme quantità di risultati e ogni giorno scopre qualcosa: molte di queste scoperte sono importanti per il progresso della scienza, perché avvicinano al giorno in cui si troverà una nuova cura o mettono in guardia su un potenziale pericolo. La loro importanza è sancita dalla pubblicazione su una rivista scientifica, che appone il proprio “certificato di qualità” e ne diffonde i risultati, condividendoli con gli altri scienziati. A questo punto le ricerche sono pronte per essere, eventualmente, riprese anche dai media. È in questa fase che a volte vi è un problema, perché non è quasi mai semplice il

compito di chi deve valutare il significato pratico, per i sani e per i malati, di ciascuna di queste scoperte. Il Ministero della salute inglese ha pubblicato di recente una breve guida alla lettura degli articoli di salute, in cui suggerisce alcune specifiche domande da porsi per interpretare al meglio ogni nuovo articolo. Questa sorta di check list è stata ripresa anche dalla prestigiosa rivista Nature. La pubblicazione di una ricerca su una rivista scientifica assicura un controllo di qualità da parte di qualificati esperti del settore (la cosiddetta “revisione tra pari”, in inglese “peer review”). Quindi il primo quesito cui si deve cercare risposta in un articolo che parla di una nuova scoperta è proprio quello: è uno studio pubblicato su una qualificata rivista sci? Se viene presentato alla stampa prima che al resto della comunità scientifica, è legittimo pensare che le sue conclusioni siano quantomeno premature.

A chi si rivolge? Anche la pubblicazione su una rivista, tuttavia, non è ancora sufficiente: molto spesso, infatti, si leggono titoli che scatenano allarmi o entusiasmi sulla base di ricerche condotte solo su cellule in vitro, o magari sugli animali. Il farmaco X aiuta davvero a prevenire quella data malattia? Ogni giorno vi sono notizie su nuove terapie o nuovi consigli legati agli stili di vita: la prima cosa da verificare è se gli studi in questione sono stati compiuti sull’uomo (e su che tipo di campione, perché i risultati ottenuti su un gruppo di trentenni non sono necessariamente trasferibili a un gruppo di over 70), su modelli animali o su colture cellulari. È questo il classico esempio in cui tutti gli attori coinvolti – dal ricercatore, agli esperti chiamati a commentare, al giornalista fino ai lettori – devono esercitare cautela: il risultato dello studio può essere molto stimolante e il filone di ricerca immensamente promettente e, ciò nonostan-

Troppe informazioni, nessuna informazione


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In questo articolo: informazione salute ricerche

te, l’impatto immediato, concreto, sulla vita di tutti i giorni di sani e malati può essere nullo, in attesa di approfondimenti e studi sull’uomo. La conoscenza scientifica in ambito medico progredisce infatti grazie a una gran quantità di ricerche, ciascuna delle quali chiarisce solo alcuni aspetti della questione, costruendo un edificio che viene spesso rappresentato in forma di piramide (vedi grafico a p.24), con alla base le riflessioni teoriche e le ricerche precliniche – condotte in vitro e poi negli studi sugli animali – e solo successivamente gli studi sull’uomo, con al vertice quelli che, con sofisticati strumenti statistici, li riassumono tutti. È normale, e viene messo in conto da chi fa ricerca, che molti dei risultati osservati in vitro non siano confermati dagli studi successivi. Ciò non toglie che ciascun passaggio sia utile a ridurre i rischi per i primi pazienti che applicheranno in concreto la nuova scoperta.

Il potere dei numeri La piramide mostra che anche nella ricerca sull’uomo non tutti gli studi sono uguali. In termini generali si può dire che più il campione esaminato è ampio, più affidabili sono i risultati. Questa approssimazione non tiene però conto del fatto che le diverse modalità di fare ricerca (in termine tecnico si parla di “disegno” dello studio) sono più o meno adatte a rispondere a determinate domande. Se si studia un nuovo farmaco o l’effetto di un inquinante sulla salute, è essenziale la presenza del cosiddetto “gruppo di controllo”, un insieme di soggetti che non ha ricevuto il farma-

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co in sperimentazione o non è stato esposto al fattore di rischio di cui si vuole quantificare la pericolosità. Se un articolo non fornisce questa informazione, è difficile che permetta di rispondere alle domande successive: i due gruppi sono composti da persone in tutto simili tranne che per l’esposizione che si vuole studiare? Sono sufficientemente numerosi per far emergere differenze significative? Sono domande tecniche che non hanno una risposta semplice: in generale se l’effetto cercato si verifica spesso occorrono cam-

sapere se lo studio è stato condotto “in cieco”, cioè se pazienti e medici non sanno a quali pazienti è stato dato il nuovo farmaco e a quali un placebo o un farmaco più vecchio. Questo accorgimento è necessario per evitare il cosiddetto effetto placebo, una sensazione soggettiva di efficacia legata alla fiducia

pioni meno numerosi e un periodo di osservazione più breve, rispetto a quando si cerca di studiare un evento raro. Il perché è presto detto: se l’evento è frequente, è più facile osservarlo anche in un gruppo piccolo e quindi è più facile verificare eventuali differenze rispetto al gruppo di controllo. Anche la durata dello studio, per la stessa ragione, può essere più breve. In caso di nuove terapie, è importante anche

... l’articolo continua su: www.airc.it/scienza-informazione


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INFORMAZIONE La salute sui media

che abbiamo a priori in una cura nuova o in una vecchia. Questo tipo di fiducia a priori non colpisce solo i malati, ma anche i medici, che possono inconsapevolmente influenzare la percezione del paziente. Per questo la maggior parte degli studi seri su nuovi farmaci viene fatta “in doppio cieco”: ciò significa che né il paziente né il medico sanno se la terapia è quella nuova o quella vecchia e, in tal modo, possono giudicarne gli effetti senza pregiudizi.

Che cosa è stato misurato? Quando un articolo afferma – per esempio – che un farmaco riduce il rischio di infarto, è bene cercare di capire

venga in misura significativa, perché il livello della pressione è solo un indicatore indiretto. Infine, tutte le volte che c’è di mezzo un prodotto – che sia un farmaco o un esame diagnostico – il vademecum del Servizio sanitario inglese invita a chiedersi da chi è finanziata la ricerca. Anche le ricerche sponsorizzate dalle aziende possono essere condotte con grande rigore scientifico, ma è assodato che quelle finanziate con fondi pubblici – o da organismi indipendenti come AIRC – sono quelle che forniscono i risultati più affidabili.

esattamente che cosa è stato misurato al termine dello studio. Se i ricercatori hanno contato il numero di infarti in due gruppi, in tutto simili tranne che per l’uso del farmaco stesso, e hanno seguito i partecipanti per un numero congruo di anni, l’affermazione è legittima. È invece un po’ più stiracchiata quando i medici, anche per ragioni di tempo e costi, si limitano a osservare una riduzione della pressione arteriosa. In questo secondo caso è plausibile che con la riduzione della pressione si riduca anche il rischio di infarto, ma non è detto che questo avvenga, né che av-

Revisioni sistematiche e metanalisi Studi randomizzati e controllati in doppio cieco Studi caso-controllo Serie di casi Descrizione di un singolo caso Sperimentazione animale Ricerche di laboratorio, in vitro

Idee, opinioni

LA PIRAMIDE DELLA RICERCA CLINICA

Il “valore” di uno studio scientifico che riguarda la salute dipende dalle modalità con cui viene condotto. Idee e opinioni personali sono utili ma hanno un bassissimo livello di scientificità (anche quando sono riportate da un esperto del settore, a meno che non riporti a sua volta i risultati di studi più strutturati). Appena sopra stanno gli studi di laboratorio e su animali: sono necessari, ma sono solo la premessa 24 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2015

degli studi sull’uomo. Come una rondine non fa primavera, così un singolo caso di guarigione può essere scientificamente interessante ma non è generalizzabile. Se i casi sono più di uno, allora la solidità della prova aumenta, ma una buona sicurezza si ottiene solo se i casi di guarigione vengono confrontati col destino di un gruppo di controllo che non è stato trattato. Ancora più utile è lo studio in cui l’assegnazione dei pazienti al gruppo

trattato con la cura nuova o con quella vecchia è casuale (randomizzato) e non è noto né al paziente né al medico (doppio cieco). Infine, quando si vuole fare il punto di quanto hanno detto su un certo argomento le varie ricerche, si può ricorrere a due strumenti, le revisioni sistematiche e le metanalisi, che, anche con l’aiuto della statistica, forniscono una stima generale della solidità delle prove a favore o contro un certo intervento.


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BILANCIO SOCIALE AIRC-FIRC 2014

Tutti i volti della ricerca Ricercatori, sostenitori, volontari, testimonial e partner: una straordinaria galassia ruota intorno ad AIRC e FIRC, consentendo di raggiungere risultati sempre più importanti, nella sfida per rendere il cancro più curabile. Navigando tra le sezioni del Bilancio sociale 2014 è possibile scoprire nel dettaglio questo mondo e continuare a sostenere la sfida. Da luglio sul sito bilanciosociale.airc.it

20.000 volontari 589.125 piantine di azalea distribuite 17 Comitati regionali

*9 Programmi 5 per mille, 3 Programmi Multi Unit Regional, 488 Investigator Grant, 50 MFAG, 13 Start Up, 12 TRIDEO **Nel solo 2014 AIRC ha sostenuto almeno 3.600 ricercatori, coadiuvati da altri borsisti e collaboratori esterni, circa un migliaio di persone, che contribuiscono ai progetti.

97.477.592 milioni di euro destinati alla ricerca da AIRC e FIRC 575 Progetti di ricerca deliberati* Quasi 5.000 ricercatori coinvolti**

468.823 liker su Facebook 197.500 iscritti alla newsletter

4.642.000 copie di Fondamentale spedite 4.500.000 sostenitori 14,3 milioni di euro lasciti testamentari accettati

“AIRC per me è una grandissima realtà che mi dà l’opportunità di lavorare su nuove tecnologie e di metterle al servizio della comunità. Il mio lavoro non si traduce solo nelle innovazioni in laboratorio, ma serve al paziente per la diagnosi tempestiva della malattia e questo mi dà una grande forza tutti i giorni.” Anna Chiara, ricercatrice AIRC


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BILANCIO D’ESERCIZIO AIRC 2014

STATO PATRIMONIALE AIRC (valori in euro) ATTIVO

50 anni, i numeri e una sfida che continua

’ L

impegno di AIRC per rendere il cancro sempre più curabile continua con costanza segnando importanti progressi, alla soglia dei 50 anni di vita dell’Associazione. Ma i traguardi raggiunti non sono un risultato di cui accontentarsi, bensì un nuovo punto di partenza, perché le sfide che ci aspettano sono ancora molte. Nel 2014 le entrate sono cresciute, nonostante una drammatica crisi economica che negli esercizi precedenti ha determinato una riduzione abbastanza sensibile della raccolta cosiddetta ordinaria. È un segno di straordinaria fiducia nell’operato di AIRC e una chiara indicazione che la sconfitta del cancro è una priorità per la collettività e la ricerca scientifica lo strumento principe per ottenerla. Così, anche nel 2014 AIRC ha garantito ai ricercatori italiani il sostegno alla loro corsa verso soluzioni efficaci per prevenire, diagnosticare tempestivamente e curare il cancro: oltre 81 milioni di euro sono stati destinati ai migliori progetti scientifici presentati e alle migliori candidature per borse di studio. Allo stesso tempo, il bando 2014 ha visto crescere

il numero delle domande in tutte le categorie previste: quasi il 40 per cento in più dell’anno precedente. Ciò significa che ai bandi AIRC rispondono sempre più scienziati, giovani o già affermati, che cercano fondi per la propria attività. Da un lato è un segno positivo: la ricerca biomedica italiana è attiva e sempre più ricercatori vedono in AIRC un’agenzia seria e meritocratica a cui rivolgersi per sottoporre il proprio progetto. L’incremento è però anche il segno della crisi sempre più profonda del finanziamento pubblico e dell’affanno dei ricercatori alla ricerca di fondi. Quindi, oggi più che mai AIRC è importante per il nostro Paese: tutta la migliore ricerca oncologica può contare su un sostegno solido, continuo e basato sulla valutazione del merito. Nel solo 2014, AIRC ha sostenuto il lavoro di migliaia di ricercatori su tutto il territorio italiano. Questo straordinario risultato porta la firma di tutti i sostenitori, insieme a quella di volontari, contribuenti, testimonial e partner che condividono la stessa, grande ambizione: rendere il cancro sempre più curabile, garantendo alla ricerca oncologica i mezzi necessari per raggiungere risultati innovativi e sostanziali.

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31/12/2014

31/12/2013

1.102.546 162.300 (28.494) 133.806 1.236.352

1.102.546 162.300 (23.625) 138.675 1.241.221

4.128.114 103.308.717 28.420.387 135.857.218

3.993.822 98.616.924 42.730.217 145.340.963

1.641.091

1.733.578

TOTALE ATTIVO

138.734.661

148.315.762

PASSIVO

31/12/2014

31/12/2013

57.919.837

72.773.397

4.442.198 71.811.108 76.253.306

4.724.543 67.086.565 71.811.108

134.173.143

144.584.505

82.225

82.225

782.863

812.823

1.900.362 162.627 238.089 1.395.352 3.696.430

1.845.125 163.933 239.401 587.750 2.836.209

-

-

138.734.661

148.315.762

47.947.345 26.724.561

56.569.756 33.183.844

18.800 965

55.771.052 18.800 20.470

B) II 1) 2) 2)

IMMOBILIZZAZIONI Immobilizzazioni materiali Immobili civili acquisiti per successione e donazione Immobili strumentali Fondo ammortamento beni immobili strumentali Totale immobilizzazioni

C) II III IV

ATTIVO CIRCOLANTE Crediti diversi Titoli e fondi comuni d'investimento Disponibilità liquide Totale attivo circolante

D) RATEI E RISCONTI

A) PATRIMONIO NETTO II Patrimonio vincolato 1) Patrimonio vincolato per decisione degli organi istituzionali III Patrimonio libero 1) Risultato gestionale dell'esercizio in corso 2) Risultato gestionale da esercizi precedenti Totale patrimonio libero da destinare agli scopi istituzionali TOTALE PATRIMONIO NETTO B) FONDI PER RISCHI E ONERI C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO D) DEBITI ESIGIBILI ENTRO L'ESERCIZIO SUCCESSIVO 4) Debiti verso fornitori 5) Debiti tributari 6) Debiti verso enti previdenziali 7) Debiti diversi TOTALE DEBITI E) RATEI E RISCONTI PASSIVI TOTALE PASSIVO F) CONTI D'ORDINE Progetti di ricerca approvati dagli organi scientifici, le cui assegnazioni sono ancora da deliberare dagli organi istituzionali nell'esercizio successivo negli esercizi successivi Contributo del 5 per mille da incassare: anno 2012 (redditi 2011) anno 2013 (redditi 2012) *) anno 2014 (redditi 2013) *) Beni mobili disponibili in attesa di realizzo Beni mobili da successioni accettati non pervenuti *) importi non ancora comunicati, alla data odierna, dagli Organi competenti.

Milano, 28 Aprile 2015 - Il Presidente Pier Giuseppe Torrani


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... versione integrale su: www.airc.it/bilancio-esercizio14 RENDICONTO GESTIONALE A PROVENTI E ONERI AL 31 DICEMBRE 2014 AIRC (valori in euro)

PROVENTI

ONERI

NETTO

PROVENTI

2014 1 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 1.10 1.11 1.12

ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI RACCOLTA FONDI Quote associative e contributi liberali Proventi da contributo 5 per mille Arance della Salute® Azalea della Ricerca® I Giorni della Ricerca® Auguri di Natale Attività dei Comitati regionali Cioccolatini della Ricerca Altre iniziative Beni mobili e immobili ricevuti per successione e donazione Contributi una tantum Comunicazione e sensibilizzazione

TOTALE

ONERI

NETTO

2013

21.136.314 55.606.052 3.055.319 8.911.440 5.043.933 1.135.230 3.171.944 1.631.500 988.778 1.537.274 2.782.244

(4.596.132) (1.427.793) (3.437.891) (286.839) (374.602) (575.217) (801.243) (384.737) (15.873) (912.013)

16.540.182 55.606.052 1.627.526 5.473.549 4.757.094 760.628 2.596.727 830.257 604.041 1.521.401 2.782.244 (912.013)

21.483.489 55.499.587 3.402.978 9.273.070 4.396.449 1.149.504 3.352.927 1.285.422 968.230 503.618 2.033.900

(4.147.468) (1.424.218) (3.849.923) (401.768) (422.343) (616.960) (750.129) (391.668) (8.338) (1.048.433)

17.336.021 55.499.587 1.978.760 5.423.147 3.994.681 727.161 2.735.967 535.293 576.562 495.280 2.033.900 (1.048.433)

105.000.028

(12.812.340)

92.187.688

103.349.174

(13.061.248)

90.287.926

2

ONERI DI SUPPORTO GENERALE

2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

Oneri per il personale Oneri per la gestione Soci Spese generali Godimento di beni di terzi Acquisto di beni durevoli Oneri per la gestione dei Comitati regionali

(5.633.115) (134.408) (669.163) (468.153) (240.082) (354.569)

(5.633.115) (134.408) (669.163) (468.153) (240.082) (354.569)

(5.523.090) (131.848) (722.286) (641.514) (199.641) (396.006)

(5.523.090) (131.848) (722.286) (641.514) (199.641) (396.006)

TOTALE

(7.499.490)

(7.499.490)

(7.614.385)

(7.614.385)

2.819.460

-

2.819.460

2.355.595

-

2.355.595

3

PROVENTI FINANZIARI E PATRIMONIALI

4 4.1 4.2

PROVENTI E ONERI STRAORDINARI Variazioni di vincolo per rinunzie di borse di studio e ridestinazioni Altri proventi e oneri straordinari

506.991 5.955

(6.748)

506.991 (793)

1.051.475 7.571

(16.746)

1.051.475 (9.175)

TOTALE

512.946

(6.748)

506.198

1.059.046

(16.746)

1.042.300

108.332.434

(20.318.578)

88.013.856

106.763.815

(20.692.379)

86.071.436

(81.089.309)

(81.089.309)

(78.987.410)

(78.987.410)

(1.564.774) (917.575)

(1.564.774) (917.575)

(1.553.440) (806.043)

(1.553.440) (806.043)

(83.571.658)

(83.571.658)

(81.346.893)

(81.346.893)

(103.890.236)

4.442.198

(102.039.272)

4.724.543

TOTALE MEZZI DISPONIBILI DELL'ESERCIZIO 5 5.1 5.2 5.3

ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI SVILUPPO DELLA RICERCA ONCOLOGICA E INFORMAZIONE SCIENTIFICA Assegnazioni deliberate dagli organi istituzionali per progetti di ricerca, borse di studio e interventi vari Informazione scientifica "Fondamentale" e sito internet Altri oneri per attività istituzionali

TOTALE RISULTATO GESTIONALE DELL'ESERCIZIO Milano, 28 Aprile 2015 - Il Presidente Pier Giuseppe Torrani

108.332.434

106.763.815


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EVENTI Raccolta fondi

Un fiore, una speranza per tutte le donne

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a cura della REDAZIONE l fiore che da oltre tre decenni è il simbolo della battaglia contro i tumori femminili è tornato domenica 10 maggio in 3.600 piazze italiane, per la Festa della mamma: un grande evento che ha visto confluire 20.000 volontari AIRC, affiancati da numerosi ricercatori, e tantissimi sostenitori per 600.000 azalee colorate, che consentono di contribuire concretamente a rendere il cancro sempre più curabi-

le. Negli ultimi 50 anni – da quando esiste l’Associazione – la ricerca oncologica ha fatto notevoli progressi nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura, contribuendo a migliorare la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi per i tumori femminili, portandola ad esempio all’87 per cento per il tumore al seno e al 68 per cento per il tumore della cer-

L’Azalea fiorisce anche grazie a Diva Universal e Radio Italia

Diva Universal ha rinnovato il suo supporto ad AIRC, realizzando e programmando videopillole in motion graphic sulla prevenzione dei tumori femminili e sulla sana alimentazione e trasmettendo lo spot per ricordare l’appuntamento in piazza. Dal 4 al 10 maggio Radio Italia ha ospitato l’Associazione nelle principali trasmissioni, ricordando l’appuntamento con citazioni dei conduttori e interviste di testimonial AIRC; inoltre ha programmato gratuitamente in radio e su Radio Italia TV gli spot dell’Azalea della Ricerca.

SaldiPrivati ed ePRICE, l’Azalea sboccia sul web

SaldiPrivati ed ePRICE si sono confermati al fianco di AIRC in occasione dell’Azalea 2015, donando il 3 per cento del fatturato il 10 e 11 maggio, in occasione della Festa della mamma. Dal 2013 i due portali di e-commerce del gruppo Banzai sono impegnati nel sostegno della ricerca oncologica affiancando l’Associazione in tutte le campagne di raccolta fondi, con diverse modalità che hanno contribuito in maniera importante a finanziare il lavoro dei ricercatori.

28 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2015

vice uterina. I dati relativi all’incidenza sottolineano però che, nonostante le buone notizie, la guardia non va ancora abbassata. Per questo un’iniziativa come l’Azalea della Ricerca, un piccolo grande gesto di centinaia di migliaia di italiani, si rivela fondamentale. Il ringraziamento di AIRC va a tutti i sostenitori, i volontari, i partner, i media come Corriere della Sera e La27ora che hanno organizzato la tavola rotonda “Mamme dopo il cancro. La fertilità dopo le cure: 50 anni di ricerca tra conquiste e nuove sfide”, con testimonianze di ricercatrici e di donne che hanno superato la malattia. Ancora, un grazie speciale a tutti i testimonial, come Carla Signoris (nella foto) che ha sottolineato l’importanza di questa piantina: “Vi sembrerà strano, ma questa azalea, in 30 anni, ha contribuito a rendere i tumori femminili sempre più curabili. L’Azalea della Ricerca di AIRC anche quest’anno ha consentito di portare risorse fondamentali per il lavoro dei ricercatori”. Scopri di più su www.lafestadellamamma.it

La margherita fa crescere giovani talenti

Dall’8 marzo al 25 aprile in oltre 50 Centri giardinaggio associati ad AICG (Associazione italiana centri giardinaggio), si è svolta la seconda edizione della Margherita per AIRC, la margherita solidale italiana al 100 per cento dedicata ad AIRC. L'iniziativa, nata lo scorso anno grazie alla Filiera agricola italiana spa, per la promozione e diffusione della margherita di produzione italiana, ha avuto grande successo. Sono state vendute circa 17.000 piante, al prezzo di 4,50 euro, di cui 1,50 euro sono stati devoluti ad AIRC. I proventi dell’iniziativa finanziano un’annualità di una borsa di studio di un giovane ricercatore.


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La spesa che aiuta la ricerca

Mediaset e R101 insieme contro i tumori pediatrici

I

bambini, una volta guariti dal cancro, hanno ancora una vita lunga davanti a loro. Per questo è importante che la ricerca sviluppi nuove terapie personalizzate e con effetti collaterali più lievi” spiega Lorenza Gandola, responsabile S.S. radioterapia pediatrica dell’Istituto nazionale tumori di Milano. Per aiutare AIRC a garantire ai ricercatori i fondi necessari, dal 27 aprile al 3 maggio i conduttori delle trasmissioni Mediaset e di R101 sono diventati ambasciatori dell’Associazione, lanciando una staffetta, promossa con Mediafriends, per informare il pubblico sui progressi nella cura dei tumori pediatrici e coinvolgerlo nella donazione con il numero solidale, messo a disposizione dai principali gestori telefonici (Telecom Italia, Infostrada, Fastweb,

TWT, TIM, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce). La madrina Federica Panicucci, per tutta la settimana, ha coinvolto il pubblico di Mattino 5 a donare raccontando storie di ragazzi guariti dal cancro in età pediatrica. La staffetta ha coinvolto le trasmissioni di Videonews, i tg di Sport Mediaset e i programmi più seguiti del gruppo. R101 ha coinvolto alla donazione il pubblico radiofonico con appelli nelle principali trasmissioni e con uno spot ad hoc programmato per tutta la settimana. Alla data di stampa di Fondamentale non sono ancora disponibili i dati relativi alle donazioni con numero solidale.

Axa promuove prevenzione e ricerca

Axa è scesa in campo a fianco di AIRC e, tra maggio e giugno, i mesi della protezione, promuove una serie di incontri con esperti e ricercatori per i propri clienti e agenti. Inoltre Axa si è impegnata a sostenere la ricerca con una donazione a copertura di un’annualità di una borsa di studio per un giovane ricercatore.

Dal 7 al 20 maggio in tutti i negozi Esselunga è tornata la “Buona Spesa” con una selezione di circa 300 prodotti alimentari dedicati ad AIRC. Per ogni articolo del paniere acquistato dai suoi clienti, Esselunga destina una quota dell’incasso ad AIRC rinnovando così il suo sostegno alla ricerca oncologica e alla prevenzione dei tumori.

Le “buone” occasioni di Charity Stars

In occasione del 50° di AIRC, la piattaforma di Charitystars.com ospita l’Associazione con decine di aste benefiche a favore della ricerca sui tumori pediatrici. Già aggiudicate una lezione di scherma con Paolo Pizzo e un pomeriggio di golf con Costantino Rocca. Nuove esperienze uniche e oggetti imperdibili di testimonial famosi saranno proposti per tutto il 2015.

Groupon lancia l’eccellenza italiana

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on la campagna “Eccellenza Italiana”, online dall’11 maggio all’11 giugno, Groupon sostiene ancora AIRC nella sfida contro il cancro. Groupon dona infatti tre euro per ogni coupon venduto all’interno di questa campagna. L'iniziativa “Eccellenza Italiana”, in concomitanza con EXPO, raccoglie i migliori ristoranti di tutta Italia, con il sostegno di una madrina d’eccellenza, Benedetta Pa-

rodi, il testimonial Moreno Cedroni che mette a disposizione un premio speciale all’interno di un contest dedicato ai clienti Groupon e i migliori talenti italiani che partecipano come Ambassador della campagna. Tanti i consigli sui corretti stili di vita e la sana alimentazione messi a disposizione da AIRC con il supporto della biologa nutrizionista Anna Villarini, presente anche all’evento di lancio della campagna a Milano.


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IL MICROSCOPIO

Maria Ines Colnaghi direttore scientifico AIRC

UN SERVIZIO PER I SOCI Per segnalare corrispondenza doppia, aggiornare i vostri dati o conoscere la vostra storia contributiva, potete contattarci, 7 giorni su 7, chiamando il nostro numero verde 800 350 350

ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).

Nuovi bandi 5 per mille, un sostegno fino in fondo

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i sono scommesse che fa particolarmente piacere vincere, specie se la vincita giova ai pazienti. La scommessa l’ha fatta AIRC nel 2009, pubblicando un bando per finanziare le ricerche, maturate nei laboratori di oncologia molecolare, che avevano maggiori possibilità di trasformarsi in cure. L’obiettivo di questi grandi programmi di ricerca, finanziati con i proventi del 5 per mille, era di offrire entro cinque anni un nuovo trattamento ai pazienti o di ottenere un nuovo criterio per capire a quali pazienti offrire la più specifica cura esistente. Oggi quei cinque anni sono passati e possiamo dire che abbiamo raggiunto lo scopo. La maggioranza dei gruppi coinvolti ha sviluppato qualcosa di importante e applicabile ai pazienti, e alcuni di loro hanno già somministrato le terapie ai malati nell’ambito di iniziali sperimentazioni cliniche. Che cosa manca per rafforzare ulteriormente questi risultati? In alcuni casi occorre studiare meglio che le cure non producano effetti tossici, in altri bisogna confermare che siano efficaci in un gruppo più ampio di pazienti, prima di richiedere le approvazioni alle autorità competenti. Gli esperti chiamati a valutare i risultati

hanno apprezzato il grande valore clinico e scientifico del lavoro svolto. Hanno anche notato che cinque anni non sono sufficienti a portare a termine dei compiti così ambiziosi. Prima che le scoperte possano essere trasferite all’ambiente ospedaliero c’è ancora bisogno di studi e validazione e, quindi, di tempo e di fondi. Per questo AIRC ha deciso di lanciare, a maggio di quest’anno, un bando di estensione aperto ai leader dei programmi che hanno terminato il primo quinquennio di ricerche. Non si tratta di un’estensione data sulla fiducia: tra i requisiti, avere già cominciato o stare per cominciare uno studio clinico; avere pubblicato articoli scientifici ad alto impatto, frutto della collaborazione fra i gruppi di ricerca; avere coinvolto giovani oncologi molecolari attivi sia in clinica sia in laboratorio. Le domande saranno sottoposte a una valutazione da parte di revisori internazionali, come accade in tutti i bandi AIRC. Il budget totale stanziato per questo bando è di 24 milioni di euro l’anno, per due anni. Una dotazione, in questa fase “ponte”, indispensabile a far sì che i risultati, validati e rafforzati, possano passare alla necessaria sperimentazione su larga scala prima dell’approvazione, dello sviluppo industriale e della commercializzazione delle nuove cure.


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Nel loro viaggio verso nuove cure tanti ricercatori italiani hanno bisogno di sentirla più vicino. Paola Brescia | Columbia University New York

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