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henri zalamansky

...Si bataille il y a, ce n’est certes pas, chez François Lacoste, une lutte sans merci.

Au corps-à-corps, il préfère la feinte et l’esquive, et son arme est moins la force que le jeu de jambes. Il pratique, en quelque sorte, en bon musicien, l’art de la fugue.

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On reconnaît sa patte à la minutie ludique ce ses ciselures, à la précision d’orfèvre pointilleux avec laquelle il sertit ses diamants de bois.

L’agencement de ses maquettes, leur subtile architecture de volumes, d’ombres et de lueurs, leurs savants entrelacs, déplient la trame d’un labyrinthe, où Ariane ne retrouverait pas son fil.

Ses lamelles, ses lanières, ont été tissées, sans doute, sur le métier de quelque fée maligne... On dirait des cordes de violon vibrant sous l’archet du virtuose.

L’humour et le sourire habitent cet atelier. L’hôte des lieux jette un oeil amusé, un brin espiègle, sur les assemblages qu’il prend plaisir à fignoler, en se moquant bien du sérieux, de la posture - qui tourne si vite à l’im - posture, comme le proclamaient très haut ses aînés de Dada, ses rebelles et futés compagnons, dont il a glané les leçons et dont il perpétue l’esprit facétieux.

Henri Zalamansky

RAPPROCHEMENT DES BORDS François Lacoste 50x30x30 cm., frêne et perles colorées, 2017 Ph. Alain Vergnes

UNE ÉNERGIE EN BLEUE François Lacoste 45x30x30 cm., frêne et perles colorées, 2019 Ph. Laurence Henrion

TATI POPO François Lacoste 58x23x12 cm., frêne et pin sylvestre strié et ajouré, 2021 Ph. François Lacoste

DOLLY PRANE A DES MOTS DE TÊTE François Lacoste 74x40x17 cm., pin sylvestre ajouré et pyrogravé, 2016 Ph. Alain Vergnes

LE RÉGIONAL DE L’ÉPATE . François Lacoste 52x38x16 cm., frêne et parles colorées, 2020 Ph. Alain Vergnes

CLIMATOSCEPTIQUE François Lacoste 74x40x17 cm., pin sylvestre ajouré, teinté, strié et pyrogravé, 2017 Ph. Alain Vergnes

UNE IDÉE BOUFFONNE François Lacoste 74x40x17 cm., pin sylvestre et contreplaqué teinté, ajouré et pyrogravé, 2018 Ph. Alain Vergnes

HOMMAGE À LE CORBUSIER . François Lacoste 39x20x8 cm., Série de boite en contreplaqué et pin sylvestre, 2016 Ph. Alain Vergnes

V SWALLOW

le radici del gusto

I nostri gatti adorano i sapori salati, amari, acidi. Sono quelli della carne viva, sporca di bile e di frattaglie, di piumaggi e pellicce. I nostri cani apprezzano il dolce e il salato, quelli del cibo cotto, poiché migliaia di anni di avanzi e di convivenza con gli umani hanno il loro peso anche sulla loro lingua.

Ma, nonostante le differenze, il senso del gusto in ogni creatura è fondamentale per la sopravvivenza. Non per nulla è stato uno dei banchi di prova preferiti dall’evoluzione. Noi, con oltre 9.000 papille gustative, siamo l’animale con il gusto più sviluppato al mondo. I cani e i gatti, alla fine, mangiano prima con il naso e poi con la bocca. Noi, creature dall’olfatto quasi inesistente, prima assaporiamo, poi annusiamo.

Per questo ricercare le radici del gusto umano ha sempre affascinato gli antropologi. Noi percepiamo in modo netto quattro sapori: dolce, amaro, salato, aspro. Un po’ meno consapevolmente avvertiamo altre sensazioni: quella che possiamo definire saporita e che i popoli orientali definiscono umami; quella grassa del burro e dell’olio, che fino a poco tempo fa era concepita come una percezione puramente tattile, come lo è tuttora il senso del piccante.

Ma partiamo dal dolce, dal sapore che più di ogni altro c’incatena al cibo. In natura, il dolce è il sapore che si sviluppa in bocca quando si mangia un carboidrato complesso come un cereale. La nostra saliva, infatti, degrada l’amido del carboidrato in maltosio e destrine, leggermente dolci. La nostra percezione di tale sapore è incredibile: siamo la creatura in grado di percepirlo ovunque, anche in quantità infinitesimali. Da questa capacità è dipesa l’intera sopravvivenza della nostra specie.

Il suo antagonista è l’amaro. Nessuno ama l’amaro per istinto. Questo gusto complicato, ancor più che complesso, può esser accostato solo a livello culturale. Ma è una storia lunga e difficile. Più facile immaginare che ogni veleno in natura ha questo sapore. E noi, che carnivori puri non siamo, mai siamo stati attratti dal gusto rovente della bile. Anzi, tutto ciò che è amaro ci disgusta e ci respinge. Allontanarcene di scatto ci ha spesso salvato la vita.

Il gusto del salato ci accomuna a molti altri mammiferi. Ma quasi nessuno è eccitato quanto noi da tale sapore. Il cloruro di sodio, infatti, è un minerale che il nostro corpo non è in grado di sintetizzare. Quindi dobbiamo procurarcelo dall’esterno. Quindi dobbiamo essere capaci di riconoscerlo senza sbagliare mai. Il sale rende possibile l’esistenza delle nostre stesse cellule. Non è esagerato affermare che, alla fine, siamo macchine cercatrici di carboidrati e di sale…

In mezzo a tutta questa logica, ecco spuntare il sapore più sbarazzino: il sapore acre e aspro che ci confonde, ci respinge e ci attira, ci eccita e ci spaventa… È un piccolo mistero dell’evoluzione, questo sapore. Per molti anni gli scienziati si sono chiesti del perché, nella tavolozza delle nostre papille gustative, fosse così importante. Poi si è pensato a due soluzioni che potevano convivere: in natura, gli alimenti che contengono la preziosissima vitamina C sono tutti acidi. L’altra è che il cibo fermentato ma ancora commestibile è acido. Per l’uomo primitivo, riconoscere se la frutta surmatura caduta dagli alberi fosse ancora appetibile e non del tutto guasta faceva la differenza tra la sopravvivenza e l’inedia. Va da sé che, col tempo, fu questo sapore a condurre l’umanità verso la fermentazione controllata che produrrà il vino e ogni altra bevanda alcolica.

Giorgio Giorgetti

Niente senza la libertà, tutto con la libertà. (Stendhal)

Se vuoi vedere la tua mente, guarda il cielo. (Henry David Thoreau)

Libertà, verità e bellezza nei pensieri di Platone, Epicuro, Epitteto, Boezio, Tommaso da Kempis, Erasmo da Rotterdam, Teresa de Ávila, Montaigne, Descartes, Pascal, Montesquieu, Voltaire, Alfieri, Blake, Coleridge, Stendhal, Manzoni, Leopardi, Thoreau, Machado, Orwell, Weil, scelti e tradotti da Giovanni Bernuzzi.

Pensieri di libertà è la novità di Happy Hour Edizioni,collana di classici moderni e contemporanei con in copertina un’opera di artisti internazionali presenti su Ainas Magazine.

L’opera in copertina Chimica del pensiero (legno di tiglio, colore acrilico, 2019) è di Willy Verginer.

Happy Hour to the Happy Few

Edita da Bianca Laura Petretto e diretta dallo scrittore e poeta Giovanni Bernuzzi, che l’ha creata nel 2010, Happy Hour Edizioni pubblica pochi titoli all’anno realizzati con estrema cura editoriale e grafica, puntando sulla qualità etica ed estetica di una proposta innovativa con vocazione internazionale.

https://ainasmagazine.com/happy-hour-edizioni/

Sullo sfondo un dettaglio dell’opera “Séquences pour une naissance” di François Lacoste

aínas

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