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Speciale Convegno Diocesano SERVI INUTILI AMMAESTRATI DA CRISTO

Periodico della parrocchia San Bernardino Realino in Lecce

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10 Ottobre 2010 In questo numero: XVIII Convegno Diocesano Emergenza lavoro Santi Cesareo

Carissimi, ritornati dalle vacanze estive ci prepariamo ad affrontare questo nuovo anno liturgicopastorale. La Provvidenza Divina ci pone già di fronte a scelte nazionali, ma anche diocesane, che sono emerse nel XVIII Convegno Pastorale Diocesano che si è tenuto dal 20 al 22 settembre dal titolo “L’avventura educativa”, in linea con la Chiesa Italiana. Infatti il card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza dei Vescovi Italiani, nel suo intervento di apertura ai lavori, attestava: “i Vescovi italiani hanno scelto, come Orientamenti Pastorali per il decennio appena iniziato, proprio la sfida educativa: responsabilità e grazia! Grazia perché significa continuare a “comunicare il vangelo in un mondo che cambia”, e significa declinarlo nella dimensione specifica dell’educazione. Responsabilità perché se educare mai è stato facile, oggi si tratta di accettare la sfida che viene dalla complessità, spesso contraddittoria, della cultura e della società.” Anche il nostro Vescovo nel dare inizio ai lavori ricordava: “Il nostro Convegno, ... vuole entrare nelle dinamiche del tema ampio e complesso, e intuire e offrire all’itinerario pastorale, al progetto pastorale della nostra Chiesa per i prossimi anni, proposte lungimiranti e aperte al futuro da vivere non con una sottile e strisciante paura per ciò che non vediamo e non conosciamo, ma come una spinta profetica per continuare a lasciarci ammaestrare da Dio.” Si carissimi parrocchiani, la Chiesa, cioè i battezzati, oggi deve mettersi in gioco in questa spinta profetica andando oltre “le sottili e striscianti paure” che insidiano da molte parti a ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e senza Dio in questo mondo”, come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso. Il tutto a discapito della Speranza, anima dell’avventura educativa, come sottolinea lo stesso pontefice Benedetto XVI nella lettera enciclica Spe salvi sulla speranza cristiana: “anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabile.” Dove nella lettera alla diocesi e città di Roma ne sottolinea anche la difficoltà più profonda per una vera opera educativa: “alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita.” Carissimi, oggi siamo noi i protagonisti di questa storia e tempo, chiamati ad essere promotori di questa sfida educativa e fiducia nella vita lasciandoci ammaestrare da Dio, seguendo la stella della Rivelazione come ci ricordava il compianto Giovanni Paolo II nella Fides et ratio (n.15): “La Rivelazione cristiana è la vera stella di orientamento per l’uomo che avanza tra i condizionamenti della mentalità immanentistica e le strettoie di una logica tecnocratica; è l’ultima possibilità che viene offerta da Dio per ritrovare in pienezza il progetto originario di amore, iniziato con la creazione. All’uomo desideroso di conoscere il vero, se ancora è capace di guardare oltre se stesso e di innalzare lo sguardo al di là dei propri progetti, è data la possibilità di recuperare il genuino rapporto con la sua vita, seguendo la strada della verità.” Carissimi, con questa ultima esortazione, auguro ad ognuno un impegno operoso per il Regno di Dio ricordandoci sempre con le parole dell’Evangelista Luca: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Lc 17,10 don Michele


XVIII CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO : L’AVVENTURA EDUCATIVA.

Ed ora tuƫ al lavoro!

Dal 20 al 22 settembre scorso, presso il Centro Congressi Ecotekne dell’Università del Salento, si è svolto il XVIII Convegno Pastorale Diocesano della Chiesa di Lecce, dal tema: “L’Avventura Educativa”. Al Convegno erano presenti, oltre naturalmente all’Arcivescovo, che l’ha presieduto, i presbiteri, i diaconi e quattro delegati per ogni parrocchia, che avevano presentato la scheda di iscrizione, al fine di una maggiore organizzazione del lavoro e dei laboratori di studio. Per ogni giorno di convegno il programma prevedeva, oltre al momento iniziale e finale di preghiera, la presenza di un relatore. Il primo giorno ci ha accompagnati nella riflessione Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo ausiliare di Milano, con la relazione: “Gesù rivela l’uomo a se stesso”, ha introdotto il tema con la lectio sul giovane ricco. Secondo Mons. Brambilla la Chiesa ha bisogno di maestri che siano testimoni! La Chiesa deve custodire il cammino di buona educazione, come momento necessario dell’evangelizzazione, deve sapere che senza questa evangelizzazione resta consegnata alla illusione delle grandi parole, ma all’insignificanza per l’esistenza pratica. Per questo l’educazione deve tornare al centro: come opera corale di tutta la Chiesa. Martedì 21 invece abbiamo ascoltato il nostro Mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, sul tema: “Dal sinodo diocesano agli orientamenti

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pastorali del decennio”. Mons. Semeraro ha ricordato la storia di Pinocchio narrata da Collodi, a prima vista in questa storia, afferma, pare che educare sia intagliare un materiale, ma alla fine del racconto le conclusioni che possiamo trarre sono ben diverse, cioè educazione è una storia viva e l’uomo non è semplicemente un oggetto da plasmare. Nell’educazione non c’è una materia, ma un essere vivo. Educare significa dare ad un uomo il coraggio verso se stesso, indicargli i suoi compiti e interpretare il suo cammino, aiutarlo a conquistare la libertà sua propria, mettere in movimento una storia umana e personale. Ed è questo che gli educatori devono imparare a fare agli occhi della fede, perché la vita è risvegliata e accesa solo dalla vita. Sempre nella serata di martedì si è dato avvio ai laboratori presso le aule della facoltà di ingegneria, che prevedevano sei ambiti: Parrocchia; Famiglia; scuola e Università; Vita affettiva e Fragilità; Lavoro e Festa; i mezzi di comunicazione e la nuova cultura mediatica.. le conclusioni dei laboratori sono state tratte il giorno seguente dal prof. Marcello Tempesta, dopo l’ultima relazione, che ha visto la presenza dei coniugi Attilio danese e Giulia Paola Di Nicola su “Educazione e postmoderno”. La questione educativa, afferma il Prof. Tempesta, non riguarda un ristretto manipolo di addetti ai lavori, ma riguarda tutti. Da dove partire? Certamente dal cuore dell’uomo! Che è sempre lo stesso: i nostri ragazzi non sono geneticamente modificati, ma uguali ai ragazzi di tutti i tempi. La questione educativa non è semplicemente una questione di giovani, ma riguarda, in prima battuta, gli adulti. Gli adulti devono tornare ad essere adulti e incarnare una risposta plausibile e ragionevole alle attese di chi cresce. Quello del convegno è un lavoro appena iniziato perché continuerà con regolari incontri, vista l’adesione di molti convegnisti a continuare gli approfondimenti durante l’anno pastorale, che porterà al Programma Pastorale Unitario che la Diocesi redigerà entro giugno 2011.Le tre giornate del convegno sono state trasmesse in streaming e le registrazioni sono tuttora visibili sul sito dell’Università del Salento.Il nostro Arcivescovo, nelle sue conclusioni, ci invita a metterci al lavoro per far emergere il volto di Dio, questa è la vera educazione. «Dobbiamo impegnarci – conclude Mons. D’Ambrosio – perché voi ed io, in questo educarci ad amare, a servire, a far emergere la bellezza del volto di Dio che anima tutta la nostra Chiesa, riusciamo ad eliminare se non tutte, almeno le macchie più vistose che deturpano il Suo volto». Gabriella Licheri


LA FAMIGLIA E LA SFIDA EDUCATIVA Il XVIII Convegno Pastorale Diocesano, “L’Avventura Educativa” è stato molto partecipato da educatori, religiosi e laici e ci ha visti impegnati nei lavori dei laboratori, inerenti diversi ambiti: famiglia, parrocchia, vita affettiva, fragilità e altro. In particolare per quanto riguarda la famiglia e la sfida educativa possiamo dire che “i genitori, perché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e principali educatori di essa” (Concilio Vaticano II Gravissimum Educationis, 3). Irrinunciabile è il compito della famiglia nella crescita e nella formazione dei figli, perché possano giungere ad una piena maturazione. Educare però non è stato mai facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui molto spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. A questo punto ci chiediamo: è colpa degli adulti se oggi ci troviamo di fronte a questa emergenza educativa? Sono i genitori, gli insegnanti, gli educatori in genere ad avere sempre più difficoltà al punto di smarrire il proprio ruolo e rinunciare all’importante missione di essere guida, “trasmettitori” di certezze e di valori? Benedetto XVI, nella Lettera alla Diocesi e alla città di Roma ,sul problema “dell’emergenza educativa” dice che sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti e dei giovani, ma anche un’atmosfera diffusa, una mentalità ed una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, della vita. Oggi le cause della fragilità educativa della famiglia sono facilmente individuabili, alcune sono all’interno della famiglia stessa: la difficoltà di dar vita e mantenere vive nel tempo relazioni familiari

stabili; la capacità di stabilire legami solidi e duraturi tra coniugi, genitori e figli; l’impreparazione dei genitori ad impostare e gestire sapientemente il ruolo educativo, soprattutto nei momenti problematici dell’età evolutiva. Anche i fattori esterni alla famiglia oggi sono determinanti: difficoltà di conciliare l’impegno lavorativo con la vita familiare, la presenza sempre crescente di convivenze di fatto, di coppie separate e divorziate(Progetto CEI: La sfida educativa). Un’autentica educazione ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall’amore, richiede una relazione interpersonale vera, nella quale l’educatore mette in gioco se stesso e sia disponibile al dono di sé, perché il vero amore è lì dove c’è gratuità, dove l’unica logica è “il bene dell’altro” nella verità. Il vero educatore deve trovare sempre il giusto equilibrio tra libertà e disciplina e gestirle in maniera adeguata all’età e alla maturità dell’educando. La famiglia è la prima, ma non l’unica ed esclusiva comunità educante: la stessa dimensione comunitaria civile ed ecclesiale dell’uomo esige e conduce in un’opera più ampia ed articolata che sia il frutto della collaborazione ordinata delle diverse forze educative (Familiaris Consortio, 40). Di tutto ciò non sono chiamati a rispondere soltanto i genitori e gli educatori, ma anche la società che “non è un’astrazione”, ma siamo noi stessi. Un’ultima fondamentale considerazione riguarda la speranza. Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabile ed è in Dio che noi dobbiamo riporre la nostra speranza. Solo Lui è la speranza che resiste a tutte le delusioni. La speranza che si rivolge a Dio non è d’ai speranza solo per me, ma per tutti, ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente nella verità e nell’amore. “E tutti saranno ammaestrati da Dio” (Gv. 6,45). Concetta Baglivo

AFFETTIVITA’ E FRAGILITA’ Il Vangelo, parola del Signore duratura e sempre attuale, rivela il desiderio che ha Gesù di instaurare relazioni con ogni uomo. Ha iniziato con il gruppo stabile dei discepoli insegnando un nuovo rapporto fra Dio e gli uomini. Nel Vangelo di Matteo sono evidenti le attenzioni di Gesù per la piccolezza, la fragilità e ciò che é disprezzato. Egli ha preso su di sé le nostre infermità e ci invita a vivere, in una concezione antropologica, relazioni di carità verso i fratelli. Nel XVIII convegno diocesano, “L’avventura educativa”, una delle tematiche affrontate é stata “Affettività e fragilità“ e ne é emerso la centralità della “Persona” nella sua unità di corpo, psiche e spirito. Nella persona, coscienza, affetti e responsabilità non si contraddicono ma sono dimensioni indispensabili per la piena realizzazione dell’uomo perché, proprio in quanto persona, é in relazione con l’altro. La vita affettiva nella concezione antropologica é legame fra gli uomini, é vita di relazioni, anche se nella cultura contemporanea individualistica nella vita di relazione non può esserci spazio per il soggetto e i suoi diritti individuali. Da questa concezione scaturiscono le fragilità dei nostri tempi (separazioni, divorzi, denatalità, fecondazione artificiale, precarietà) fenomeni in crescita che riducono le capacità di relazionarsi con l’altro. Infatti l’individualismo rende l’affettività fragile.

Una vera vita affettiva non può essere disgiunta da una dimensione etica e, pertanto, gli affetti vanno educati. L’intervento di alcune catechiste ha messo a fuoco la necessità di educare i ragazzi, i loro genitori e gli educatori tutti per giungere ad una formazione della persona. Questi percorsi formativi paralleli, tenendo sempre presente che la persona é unità di corpo, psiche e spirito, devono avere come obiettivo l’educazione all’amore, alla sessualità responsabile e ad ogni forma di desiderio con il supporto di interventi di professionisti esperti in materia. Un altro aspetto della fragilità che non va trascurato é il rifugiarsi nel virtuale, soprattutto da parte delle nuove generazioni, perché il virtuale presenta più rischi che possibilità di sana intesa comunicativa. La presenza della Chiesa, dei suoi pastori, operatori e di tutta la comunità accompagna e guida alla verità, al bene e alla bellezza dell’esperienza cristiana nella vita affettiva, capace di curare le ferite dei figli più deboli. Tutti siamo chiamati a farci carico delle altrui fragilità, in base alle nostre potenzialità e ai nostri talenti, per far si che l’affettività e la fragilità possano completarsi ed educare alla carità e al volontariato. Maria Palma Fuecu nesciu 14 pg

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ATTIVITA’ CATECHISTICA: Si riparte con gioia Iniziamo l’anno catechistico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Con questo gesto affermiamo di appartenere a Gesù, di essere membri della sua famiglia, dichiariamo che Dio non è solo, ma è una comunità d’amore a cui tutti noi siamo chiamati a partecipare. Riprendiamo quindi con gioia gli incontri nell’interno dei nostri gruppi, dove è Gesù che ci parla, attraverso i catechisti, messaggeri e testimoni visibili della sua parola. Ritorniamo a partecipare, con entusiasmo all’incontro festoso domenicale, della famiglia e della comunità tutta, nella Santa Messa, dove l’ascolto della Parola di Dio è alimento vitale per i nostri giorni. Cristo si fa pane e si offre, ancora una volta, per avere una relazione personale con noi, per mezzo dell’Eucaristia, che significa ringraziamento per i gesti di Gesù, per la sua passione e morte, ringraziamento per il dono della vita e per ogni altro dono. L’Eucaristia è il momento centrale della vita di un Cristiano che si sente amato da Dio e per questo riempie la vita imparando ad amare come Lui, perché Dio è amore, amore che va professato con la fede e la testimonianza della propria vita. Felici di ritrovarci... un abbraccio dal parroco e da tutte le catechiste. La responsabile Marinella Serafini

SANTI DEL CALENDARIO: San Cesario Tre Santi con il nome San Cesario: derivazione da Cesare e Cesare era appellativo degli Imperatori romani. Nella tradizione romana i Cesari venivano deificati, divenendo oggetto di pubblico culto. Il Cristianesimo rivoluzionò tutto: Cesario al posto di Cesare; santo cristiano non imperatore divinizzato ma testimone di Cristo; non uomo diventato idolo, ma martire per la sua fede. (Avvenire) 1) San Cesario da Terracina, martire 1° novembre. Nato a Cartagine nel 84 d.C. da un mercenario e da una nobildonna appartenenti alla “Gens Julia”, gli conferiscono il nome di Cesario per ringraziamento a Cesare. I suoi antenati si convertirono al cristianesimo per la fervente predicazione degli apostoli in quella regione dell’Impero. Cesario vuole diventare “tutt’uno con Gesù” prendendo il voto del diaconato; rinunzia all’eredità di figlio unico, saluta la famiglia e parte per Roma. La nave naufraga sulle coste laziali vicino Terracina e qui giunto fa la prima esperienza con la gente povera del luogo tenuta ai margini della città, mentre la nobiltà all’interno vive nel lusso più sfrenato. Stringe amicizia con un Giuliano, un prete che diverrà suo maestro, e tutti e due iniziano la formazione delle prime comunità cristiane terracinesi. Sono gli anni dell’Imperatore Traiano, Leonzio è console di Fondi, Lussurio primo cittadino a Terracina. Una tradizione pagana vuole che il primo di gennaio di ogni anno il giovane più bello venga sacrificato ad Apollo. Cesario vinto dalla curiosità segue la processione e, ignaro del motivo di tanta partecipazione di popolo, fa domande a chiunque incontra, quando lo viene a conoscere si affretta riuscendo a giungere prima del sacrificio, si pone davanti alla gente e pronuncia un discorso significativo: “la vita è’ sacra ed è una sola, non si può togliere né nel nome di Dio, né dell’amore, dei soldi , della felicità, della giustizia: amiamo un Dio che ha un cuore di carne e non di marmo come la vostra statua di Apollo, il mio Dio invece ha orecchie per sentire il suo popolo che cerca libertà eterna”.Nonostante ciò il sacrificio si compie, Cesario viene incarcerato e dopo vari giorni di supplizi muore precipitato da una rupe dentro un sacco appesantito con pietre. Il giorno dopo Lussurio viene morso da una vipera, come gli aveva predetto Cesario, ma prima chiede perdono al martire poi muore. Il cielo si apre, le nuvole svaniscono, la notte s’illumina, spunta un arcobaleno, brilla il sole, gli Angeli coronano il santo e Dio riceve Cesario in gloria. Fuecu nesciu 14 pg 4

2) San Cesario di Nazianzio, confessore -25 febbraio. Fratello di San Gregorio Nazianzeno, nato nel 330 d.C. in famiglia numerosa. Studiò geometria, astronomia e medicina. Medico di corte a Costantinopoli con gli Imperatori Costanzo e Giuliano l’Apostata. Questore della Bitinia sotto l’Imperatore Gioviano: qui si salva in maniera miracolosa dal tremendo terremoto nel 338, questa esperienza lo segna al punto da indurlo ad abbandonare ogni incarico pubblico, si fa battezzare, poi conduce vita da penitente fino alla morte precoce all’età di 39 anni nel 369 d.C. Nel testamento dispone che i propri averi vengano donati ai poveri e tali particolari sono menzionati nell’orazione funebre del fratello Gregorio. Presso i greci la memoria del Santo viene celebrata il 9 marzo. 3) San Cesario di Arles, vescovo - 27 agosto Nasce nel 470 d.C. da famiglia gallo-romana di limitate risorse, monaco sui venti anni a Lérins, arcipelago al largo di Cannes; dopo sette anni il vescovo Eonio di Arles gli conferisce il sacerdozio; a 33 anni viene nominato vescovo di Arles, alla morte di Eonio, in una terra dove comandano i Visigoti. Si considera debitore di tutti e si afferma come difensore di tutti gli indifesi, paga i riscatti vendendo gli oggetti preziosi delle chiese. Costruisce ad Arles un ospedale il più grande di tutta la Gallia . Vescovo per quarant’anni, indice concili e sinodi per affrontare problemi di dottrina, organizzazione e disciplina ecclesiatica, fornisce indicazioni pratiche al clero scrivendo numerosi sermoni da trasmettere alla gente di campagna in forma semplice di domande e risposte, il tutto della durata massima di 20 minuti. Morì nel 543 con l’aurea di santità. I suoi sermoni furono utilizzati per alcuni secoli anche dopo la sua morte Il primo Cesario fa riflettere sullo slancio giovanile del figlio unico e sul valore della vita che era tanto ben presente nella Roma latina: questo concetto ha attraversato la storia di tutte le civiltà senza passare di moda. Il secondo Cesario fa invece riflettere come anche in una famiglia numerosa, ricca di religiosità delle origini, economicamente agiata possa germogliare per un gioco della provvidenza in una persona professionalmente affermata, la pianta della fede senza condizioni . Il terzo Cesario pone in risalto l’umiltà, il rigore di vita e la disciplina di un monaco francese che applicava già nel medioevo un metodo a dir poco attuale di catechesi. Salvatore Perfetto


RIFLESSIONI “Tu non scrivi niente sul giornalino?” Mi hanno chiesto. “Basta solo un pensiero, dai!” E così ho pensato, che di pensieri se ne fanno tanti durante una giornata e che ci sarebbe sempre tanto da dire, di positivo e di negativo. Il mio primo pensiero va alla Prima Comunione di mia figlia e di tanti altri bambini, vissuta ditrettamente come genitore. E’ stata un’emozione fortissima e bella. Vissuta veramente in modo più profondo, nonostante tutti gli inconvenienti che si verificano nell’organizzare il tutto, ho visto comunque, dei bambini sereni, disinvolti e consapevoli, e questo è importantissimo. Il secondo pensiero va alla processione di S. Bernardino Realino e “confesso” che ho partecipato per la prima volta ai vespri, quindi mi sono trovata al bellissimo racconto approfondito di don Gianni su San Bernardino Realino che mi ha colpito con la sua semplicità. Penso che dovremmo essere più spesso richiamati, verso questo grande Santo e prenderne esempio. Alla processione poi, ho visto tanta gente che ha partecipato e mi ha fatto molto piacere, anche perché è stata abbastanza lunga e la gente è stata costante. Questo dice già tanto. L’ ultimo pensiero poi, va a tutta la festa, organizzata da tante persone, con fatica e con tante critiche (che purtroppo non mancano mai)... tutto sommato c’è stata tanta allegria e tanta gioia, basta pensare al “gruppo teatrale Fuecu Nesciu” che ci ha fatto letteralmente morire dalle risate; molto bravi e complimenti a tutti, continuate così! Morale, bilancio o conclusione di questi pensieri, è che la nostra parrocchia (a mio parere) sta crescendo, ... continuiamo così ! Daniela Rollo

L’ARTE POETICA Dichiarazione Ti ringrazio, Onnipotente Iddio, per la sposa fedele in tanti giorni che hai voluto porre al fianco mio. Indegnamente ci hai resi genitori di questi figli Tuoi, sì tanto cari, affidando a noi l’ardita sfida di crescerli nel tempo come un dono, nel mentre la loro anima creata compia la sua missione in terra data. Guidaci sempre, creatore Onnipotente, a noi errabondi fra tante vanità, col passo certo della Provvidenza: venendo meno questo tuo sostegno il nostro piede vacilla e poi s’affonda nell’acquitrino incerto ed insidioso, si perde nelle nebbie della mobilità, che non è più progresso, ma tormento, oziosità scorrevole dei giorni. Tu, che tutti ci conduci con i Tuoi passi sopra le acque dell’oceano eterno, non disdegnare le nostre incerte mosse, tienici sempre nel Tuo divino pensiero per tutto il tempo in terra a noi concesso, cosicché giunti nel sicuro porto della Misericordia Tua che tanto è grande conduci ancora con il Tuo vascello al bel Santuario per sempre a ringraziarti. Salvatore Perfetto (In occasione del suo 25° di matrimonio)

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SPAZIO GIOVANI Dopo un cammino di fede culminato con quest’anno catechistico guidati dal nostro parroco don Michele, abbiamo ricevuto il dono della Cresima con cui confermiamo la nostra volontà di continuare a vivere la nostra vita cristiana in modo sempre più intenso, con questo sacramento abbiamo la possibilità di proseguire il nostro cammino di fede, anche con 1’ aiuto dei sette doni dello Spirito Santo: Sapienza, Intelletto,Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timor di Dio. La settimana antecedente il 15 Maggio, giorno in cui ci siamo presentati al Vescovo per ricevere 1’unzione con l’olio crismale è stato dedicato alla preparazione per la Confermazione, sia con 1’incontro col Vescovo nell’Episcopio, durante il quale ci ha posto delle domande riguardanti la Cresima. Il Vescovo ci ha raccontato alcune sue esperienze, tra cui una delle più importanti è stata la volta che ha incontrato Madre Teresa di Calcutta. Abbiamo costatato che il Vescovo è una persona molto disponibile e che ha tanta esperienza di vita cristiana, dato che ha avuto la possibilità di incontrare Santi degli anni recenti; sia con il ritiro spirituale, avvenuto in parrocchia il giorno prima della Cresima, durante il quale abbiamo pregato, ci siamo confessati e abbiamo fatto le prove per la celebrazione. I momenti più salienti della celebrazione della nostra Cresima, sono stati il primo dopo la professione di fede, mentre tutta 1’assemblea era seduta, don Michele presentandoci al Vescovo e alla comunità ha iniziato a chiamarci per nome e noi cresimandi alzandoci abbiamo risposto “Eccomi” e 1’altro al momento dell’ unzione con 1’olio del Crisma. Speriamo che grazie anche ai doni ricevuti con la Cresima abbiamo la possibilità di continuare a vivere intensamente la vita cristiana, cercando di essere utili alla comunità parrocchiale. Simone Greco e Valerio Contino

Cosa pensi dei reality show?? Da qualche anno la televisione propone un particolare tipo di programma, che sembra incontrare il favore del pubblico: si tratta dei reality show, nei quali un gruppo eterogeneo di persone viene fatto interagire, per un periodo prolungato di tempo, in situazioni, in genere, frustranti. Il prototipo di questi programmi è rappresentato da “Il Grande Fratello”, una trasmissione entrata ormai a far parte del costume nazionale, ma hanno riscosso e continuano a riscuotere grande successo di pubblico “L’isola dei famosi”, “La Talpa” e “La fattoria”. Ha chiuso dopo qualche anno, invece, “Campioni”, un reality piuttosto interessante sul mondo del calcio, raccontato attraverso le vicende di una squadra di un campionato minore. È vero che purtroppo, forse con le eccezioni di “Amici” e “X Factor”, in generale i reality promuovono alla ribalta e alla notorietà individui modesti e senza meriti particolari, che per anni ci vengono poi propinati in tutte le trasmissioni televisive di intrattenimento, generando negli spettatori sazietà o un autentico disgusto. Inoltre capita spesso, seguendo i reality, di imbattersi nella volgarità, nella banalità, nella noia: battute, frasi fatte, sono all’ordine del giorno. Ma è nello stesso tempo difficile negare che tali programmi e i loro protagonisti non costituiscano, in qualche modo, lo specchio abbastanza veritiero della odierna società. Nel mio tempo libero quando ho più agio di trafficare col telecomando, non disdegno di seguire le peripezie dei personaggi che si avvicendano nei reality. Alcuni li trovo molto vivi, interessanti, seducenti; altri, è vero, mi risultano antipatici o addirittura ripugnanti. Nei reality lo spettatore ha modo di vedere come funziona in concreto un gruppo, come si cementa o si disgrega, come ogni singolo individuo affronta i problemi. E questo, in qualche modo, favorisce nel telespettatore un non trascurabile apprendimento per imitazione. Egli ha modo di imparare nuove strategie esistenziali, secondo le stesse modalità con cui si apprende di frequente nella vita reale. Infine, possiamo dire che se i reality sono considerati “spazzatura”, allora dobbiamo riconoscere che nella nostra epoca forse sono proprio i rifiuti che hanno molto da dirci circa il punto in cui sono giunte la nostra civiltà e la nostra umanità. Fuecu nesciu 14 pg

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Alessia Paladini


EMERGENZA LAVORO La negativa congiuntura economica ormai in corso da diversi mesi sta facendo sentire i suoi devastanti effetti sul tessuto produttivo del nostro paese ed in particolare nel nostro Mezzogiorno, già sfavorito e indebolito da permanenti e strutturali arretratezze globali. L’industria meridionale, sorta e sviluppatasi a fatica nei decenni precedenti grazie a coraggiose iniziative individuali e con il decisivo supporto di un sostegno finanziario pubblico spesso gestito con scriteriata spregiudicatezza clientelare, sta subendo i brutali e impietosi colpi della recessione, concretizzatisi in chiusure e trasferimento all’estero di stabilimenti e perdita di numerosi posti di lavoro. Mentre stentano a decollare i settori produttivi alternativi (soprattutto il turismo) e continua a languire in una crisi ancora peggiore l’agricoltura, un tempo tradizionale ambito di assorbimento della manodopera, la società meridionale si ritrova a fare in conti con una emergenza occupazionale che rischia di riportare indietro l’orologio della storia per le nostre terre, ricreando il contesto socioeconomico all’origine in passato dell’intensa emigrazione e del disumano sfruttamento dei lavoratori. La perdita del posto di lavoro e la parallela difficoltà di entrare nel mondo produttivo trovando la prima occupazione sono fenomeni che ostacolano il normale svolgimento della vita quotidiana per i singoli e per le loro famiglie e impediscono l’affermazione della dignità della persona, mantenendola in uno stato di disagio economico, sociale e psicologico, con possibili ricadute sull’equilibrio generale, che a volte sfociano in estremi gesti disperati (suicidi, atti di accesa protesta pubblica). La crudeltà delle dinamiche economiche considera ancora, purtroppo, le persone come semplici fattori da gestire a piacimento e da espellere brutalmente dal processo produttivo ove ciò sia reso necessario da calcoli di convenienza nell’ottica della massimizzazione del profitto, con buona pace della tanto conclamata responsabilità sociale dell’impresa e malgrado il lavoro umano costituisca sempre un elemento decisivo in qualsiasi attività economica, anche nei contesti di più estesa automazione tecnologica. Il compito di affrontare tale penoso problema, creando le condizioni per aumentare la domanda di lavoro con un rilancio delle attività produttive e l’espansione del mercato globale, spetta alla politica, agli operatori economici a tutti i livelli e alle istituzioni finanziarie. Ma la disoccupazione crea inevitabilmente emergenze e tensioni anche sul piano etico-morale, che chiamano direttamente in causa il ruolo della Chiesa e del suo magistero pastorale. La Chiesa non ha e non può avere il compito di affrontare e risolvere i problemi economici delle comunità (con l’ovvia eccezione dell’esercizio organizzato della carità e degli interventi nelle terre di missione), ma può continuare a svolgere un’opera educativa e di sensibilizzazione delle coscienze verso la solidarietà nei confronti dei disoccupati e delle loro famiglie (anche con iniziative di sostegno spirituale espressamente mirate per aiutare a vivere questo disagio con la maggiore serenità possibile) e impartire alle classi dirigenti economiche e civili le opportune indicazioni orientative per una corretta

Manifestazione per la manifattura tabacchi - Lecce

e accorta politica di gestione delle risorse, anche nel contesto globalizzato internazionale, finalizzata alla promozione del benessere generale e della crescita delle opportunità di impiego per le classi meno abbienti. Il magistero pastorale della Chiesa sta svolgendo generosamente e autorevolmente questo compito da oltre un secolo, nell’ambito dell’elaborazione ed evoluzione della dottrina sociale cattolica, e ha avuto modo di esprimersi in proposito con accenti significativi in particolare nel Concilio Vaticano II, con prese di posizione tutt’ora attuali per la loro carica profetica e la profonda sensibilità verso la giustizia sociale: “Gli investimenti, da parte loro, devono contribuire ad assicurare possibilità di lavoro e reddito sufficiente tanto alla popolazione attiva di oggi quanto a quella futura. Tutti i responsabili di tali investimenti e della organizzazione della vita economica globale devono aver presenti questi fini e da una parte vigilare affinchè si provveda ai beni necessari richiesti per una vita decorosa sia dei singoli che di tutta la comunità; d’altra parte prevedere le situazioni future e assicurare il giusto equilibrio tra i bisogni attuali di consumo, sia individuale che collettivo, e le esigenze di investimenti per la generazione successiva” (Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, N. 70). La gestione delle problematiche spirituali e morali legate alla mancanza di lavoro secondo l’ottica della solidale fraternità evangelica costituisce, quindi, una delle sfide più delicate a cui i credenti sono oggi chiamati nella loro testimonianza di fede e nella vita comunitaria. Giorgio Serafino Fuecu nesciu 14 pg 7


VACANZE FINITE: SI TORNA A GIOCARE.!!!!!

Ritemprati dalle vacanze riprendiamo tutte le attività

C o l l a b o r i a m o

Il Gruppo Sportivo San Bernardino Realino comunica che sono aperte le iscrizioni per l’anno sociale 2010/2011, riservate a tutti i bambini e bambine, ragazzi e ragazze dai cinque anni in poi. Ulteriori informazioni possono essere richieste in Parrocchia o contattando personalmente Salvatore Centonze (tel. 331/3778748) e Pino De Blasi in occasione degli incontri di gioco che, alla data odierna, si svolgeranno sul campetto parrocchiale ogni martedì, giovedì e sabato, dalle ore 15.30 alle ore 17.30. Si invitano giovani e adulti a offrire la loro disponibilità in qualità di allenatori, preparatori, educatori, etc., al fine di ampliare ulteriormente l’offerta sportiva e contribuire alla crescita sociale della nostra comunità. Vi aspettiamo numerosi!!!!!!!!

Orario delle Sante Messe

Domenica giorni feriali

ore ore

8,30 - 10,30 - 18,30 18,30

Adorazione Eucaristica Numeri utili

Parrocchia San Bernardino Realino Via degli Oropellai,10 73100 Lecce tel 0832/359014 cellulare 3389769293 Sito internet parrocchiale www.sanbernardinorealino.com

email donmichele@sanbernardinorealino.com Fuecu nesciu 14 pg 8

Impaginazione Giovanni Contino

Ogni Giovedi ore 19,00

Disponibilità per le confessioni Ogni Venerdi (escluso il 1° Venerdì di ogni mese) dalle ore 9,00 alle 12,00 dalle ore 16,30 alle 18,30

Si cercano persone per il coro e per altre attività parrocchiali

Prove di Canto

Ogni Martedi dalle ore 19,00 alle 20,00


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