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L A FA M I G L I A P R O TA G O N I S TA AT T I VA D E L L’ E D U C A Z I O N E

Periodico della parrocchia San Bernardino Realino in Lecce

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Ottobre 2011 In questo numero:

Nuovo anno pastorale Lavoriamo insieme Poesia

Carissimi, iniziamo un altro anno liturgico-pastorale carico di impegni e attese, che ci inserirà nel percorso diocesano della visita pastorale che il nostro Vescovo indirà il 6 novembre, anticipata dalla sua prima lettera pastorale alla Chiesa di Lecce, dal titolo “Conosco le mie pecore”. Essa costa di una introduzione e di cinque capitoli. Uno dei capitoli è dedicato al ruolo educativo della famiglia oggi. Esso è in linea con gli Orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il decennio 20102020 “EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO” che sottolinea come “la famiglia resta la prima e indispensabile comunità educante. Per i genitori, l’educazione è un dovere essenziale, perché connesso alla trasmissione della vita; originale e primario rispetto al compito educativo di altri soggetti; insostituibile e inalienabile, nel senso che non può essere delegato né surrogato”. “L’educare in famiglia è oggi un’arte davvero difficile. Molti genitori soffrono, infatti, un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura, d’impotenza.” Per questo, oggi, anche l’educazione alla fede passa attraverso la famiglia, è importante che i genitori si interroghino sul loro compito educativo in ordine alla fede: «come viviamo la fede in famiglia?»; «quale esperienza cristiana sperimentano i nostri figli?»; «come li educhiamo alla preghiera?». Inoltre “ogni famiglia è soggetto di educazione e di testimonianza umana e cristiana e come tale va valorizzata, all’interno della capacità di generare alla fede propria della Chiesa. Ad essa sacerdoti, catechisti e animatori devono riferirsi, per una stretta collaborazione e in spirito di servizio.” Queste sono alcune sollecitazioni che i Vescovi italiani, preoccupati, propongono alla famiglia per il prossimo decennio. Anche il nostro Vescovo, nella sua lettera pastorale, sottolinea che: “i segnali di sofferenza della famiglia emergono dalla mancanza di stabilità della coppia che evidenzia la difficoltà di relazione tra coniugi e tra genitori e figli”. Dove si ricorda che la soluzione “amico del figlio” si “rivela di fatto una deresponsabilizzazione e una rinuncia al ruolo di genitore come punto di riferimento sicuro delegando alle altre agenzie”. Il risultato che si ottiene è che si cerca di “se-ducare: attirare a sé e non di educare: conducendo fuori le potenzialità, il progetto del figlio”. Naturalmente “la visita pastorale aiuterà le famiglie a riscoprire, riaffermare e ribadire questo compito genitoriale con proposte, sussidi, celebrazioni che richiamano la peculiare responsabilità di educare alla fede dell’intera famiglia”. Come avete potuto notare la fede alla vita buona del Vangelo, care famiglie, passa solo tramite il vostro impegno e testimonianza costante, e la soluzione è sia la preghiera in famiglia, che la celebrazione della Messa la domenica. Da queste indicazioni si deduce che i Vescovi d’Italia e il nostro pastore, con la loro analisi preoccupante, ma con sguardo profetico, vogliono risvegliare la coscienza e il ruolo della famiglia, oggi unica culla di valori e vere relazioni. Carissimi, il lavoro è tanto, non dobbiamo scoraggiarci, ma far crescere la consapevolezza di una ministerialità che scaturisce dal sacramento del matrimonio e chiama l’uomo e la donna ad essere segno dell’amore di Dio che si prende cura di ogni suo figlio. Compreso questo allora le famiglie devono, a loro volta, aiutare la parrocchia a diventare «famiglia di famiglie». Desidero concludere con le parole del nostro Vescovo, che faccio mie: “in questa realtà dei tratti crepuscolari, gli sposi cristiani siano chiamati ad annunziare e testimoniare il Vangelo della famiglia vissuto nell’amore e nella fedeltà”. Don Michele


Nuovo Anno Pastorale. E’ più bello insieme! L’estate è ormai finita e, mai come quest’anno, è durata a lungo, grazie alle splendide giornate che abbiamo avuto. Ma ormai i tempi son maturi per rimetterci in moto ed intraprendere, tutti insieme, questo nuovo anno pastorale che ci attende. Già…..tutti insieme! La crescita spirituale della nostra comunità, lo sviluppo del nostro territorio, l’organizzazione e la realizzazione di tante iniziative per i nostri bambini e ragazzi, hanno bisogno della collaborazione di tutti, ma proprio di tutti, nessuno escluso. E’ importante che ognuno di noi dia il suo contributo per ciò che più gli compete o appassiona. Solo così ci sentiamo davvero comunità cristiana. In questi anni, grazie al nostro Parroco e alle persone che hanno dato la loro disponibilità, tanto è stato fatto: le iniziative per i ragazzi della catechesi, le attività sportive, i laboratori per bambini, le iniziative culturali e di riflessione per i tempi forti dell’anno liturgico attraverso i recital, ma anche i momenti di intrattenimento e di svago, grazie al frizzante gruppo teatrale parrocchiale. A volte siamo portati a guardare altrove, forse per giustificare il nostro non far nulla, a guardare chi ha più strutture. Indubbiamente i momenti di sconforto e delusione ci possono essere, siamo essere umani, soprattutto quando vediamo che non sempre la comunità risponde come vorremmo. Però non dobbiamo abbatterci. Non l’abbiamo mai fatto, siamo andati sempre avanti, grazie all’incoraggiamento e all’instancabile Don Michele, che sempre ci sprona a fare di più e che tira fuori dal cilindro sempre nuove proposte. D’altronde chi è questa tanto spesso menzionata comunità? Non è un essere sconosciuto, siamo noi, tutti noi, l’insieme di tanti singoli individui. Io, personalmente, credo molto più nell’autodeterminazione che nell’assistenzialismo, siamo noi che dobbiamo essere uniti per il bene del nostro territorio e della nostra comunità, per la sana crescita dei nostri ragazzi. Non dobbiamo aspettare che gli altri facciano per noi, ma ognuno deve dare il suo contributo. Le istituzioni possono e devono aiutarci, questo è vero, e grazie a Dio, possiamo dire che in questi ultimi anni abbiamo intrapreso un più proficuo Fuecu nesciu 18 pg

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dialogo ed una maggiore collaborazione, vedendone anche i risultati. Perché è solo con la collaborazione, con il dialogo, con gli incontri e, perché no, a volte anche con gli scontri che si cresce, purché tutto venga fatto per il bene comune e non per interesse personale. Sono tante le cose che abbiamo fatto, e lo possiamo dire con un pizzico di fierezza, e che devono darci la forza e sempre maggior entusiasmo per continuare e migliorare la strada che abbiamo intrapreso. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che siamo e convinti e perseveranti negli obiettivi che vogliamo raggiungere. E poi, altra bella novità che troviamo dopo la pausa estiva, come non notare che sono ripresi i lavori della nuova chiesa. Dobbiamo mettere a frutto tutti i doni ricevuti perché insieme, Parroco, comunità e istituzioni, principalmente con l’aiuto del signore attraverso la preghiera e poi con il nostro contributo, possiamo far crescere questa grande famiglia che aumenta sempre di più e che è la comunità di San Bernardino Realino. Ed ora tutti a lavoro!!! Gabriella Licheri


Con San Pio da Pietrelcina in comunione di preghiera Il 23 seƩembre scorso, i Gruppi di Preghiera di San Pio da Pietrelcina della nostra diocesi, si sono ritrovaƟ nella Chiesa CaƩedrale di Lecce, per fare memoria di questo grande Santo. Questo momento liturgico, che si celebra il 23 seƩembre di ogni anno, giorno del “dies natalis” di San Pio, è stato fortemente voluto dal nostro Arcivescovo Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio. La celebrazione EucarisƟca è stata preceduta dal S. Rosario, San Pio esortava i suoi figli spirituali a recitarlo quoƟdianamente, perché è la preghiera gradita alla Vergine Maria e perché la considerava “arma potente” per superare le tentazioni. Nell’omelia Mons. D’Ambrosio ha soƩolineato la figura di San Pio come esempio di sanƟtà, ricordando che i pilastri del ministero sacerdotale del Santo furono: l’altare e il confessionale, e in quest’ulƟmo ha operato numerose conversioni. Come gruppo di preghiera della nostra parrocchia, San Bernardino Realino, desideriamo, con la grazia del Signore e l’intercessione di San Pio, un fermento di vita interiore sul modello del santo, facendo della preghiera il pane quoƟdiano per il nutrimento spirituale. Questo modello educaƟvo di San Pio cosƟtuisce uno dei fondamenƟ della spiritualità dei Gruppi di Preghiera nel rinnovamento della Chiesa, che si apre ai vicini e ai lontani, perché si faccia di tuƩa l’umanità un solo ovile con un solo Pastore. ConceƩa Baglivo RAGAZZI! INSIEME SI RICOMINCIA Possono sembrare sempre i soliti saluti per l’inizio del nuovo anno catechistico, ma noi catechiste già da Settembre siamo in gioioso fermento per accogliervi nel modo migliore, nel nome di Gesù Maestro e Buon Pastore, che ci guida con la sua Parola sempre viva, chiara; Parola che diventa persona, uno di noi. Lui ci chiama come ha chiamato gli apostoli perché stessero con Lui, lo ascoltassero e fossero poi suoi messaggeri. Oggi chiama noi catechisti al servizio della sua Parola e generosi servitori della comunità e voi ragazzi ad essere docili all’ascolto dei suoi insegnamenti, che saranno la strada che percorreremo negli incontri di catechismo e nelle attività che ci fanno incontrare Gesù che vuole per noi una vita gioiosa e impegnata. Sia dunque quest’anno pieno di impegno, per glorificare il Signore Gesù. Partecipando alla Santa Messa domenicale, confermiamo la nostra appartenenza a Lui che, vivo e vero, si offre nell’Eucarestia pane di vita per il Cristiano, aiuto e sostegno di ogni giorno per la nostra vita terrena. Con tanto amore nel cuore, nel seguire Gesù e per ritrovarci nella nostra comunità parrocchiale, vi auguro un buon anno catechistico. Fuecu nesciu 18 pg 3 Marinella Serafini


EVASIONE FISCALE E MORALE CRISTIANA L’oramai cronica e sempre più grave crisi delle pubbliche finanze (un’emergenza che il nostro paese vive da circa cinquanta anni) ha finalmente reso più sensibile gran parte della pubblica opinione verso la necessità di combattere decisamente uno scandalo economico e morale che affligge da tempo immemorabile la società italiana, ossia l’evasione fiscale. Se non è certo umanamente possibile pretendere che tutti i cittadini siano felici di rinunciare ad una parte delle loro entrate monetarie per versarle nelle casse dello stato, è però indubbio che il fare regolarmente fronte ai propri obblighi fiscali dovrebbe rientrare nel patrimonio etico e nell’ordinario comportamento di ogni persona. E ciò tanto più ove si tenga presente che la lealtà tributaria è inserita tra i doveri fondamentali dei cittadini addirittura nella Costituzione della Repubblica, trattandosi di un presupposto fondamentale per il proficuo ed equilibrato sviluppo di ogni società democratica. Tenere in piedi uno stato ha i suoi costi, anche se non tutti giustificati (come quelli dovuti all’esistenza di una elefantiaca burocrazia e di una casta politica parassitaria e privilegiata), e a questi costi è indispensabile fare fronte essenzialmente con la contribuzione dei cittadini, ossia l’unica vera risorsa sempre disponibile per una Nazione, come quella italiana, purtroppo quasi priva di ricchezze naturali e ancora afflitta da enormi arretratezze che impediscono un irreversibile omogeneo decollo economico-sociale di tutte le sue aree. In un contesto generale già sfavorito rispetto a molte altre nazioni europee, l’evasione fiscale costituisce un ulteriore pesante handicap per lo sviluppo globale del nostro paese, privando costantemente le pubbliche finanze di ingenti risorse monetarie che potrebbero contribuire a riassorbire il mostruoso debito pubblico accumulatosi a partire dal secondo dopoguerra e ad impostare su basi più efficienti tutti i servizi di interesse collettivo propri delle società contemporanee (sanità, giustizia, scuola, previdenza e assistenza, ordine pubblico, ricerca). E inoltre, l’indisponibilità delle somme sottratte dagli evasori alle pubbliche finanze determina continuamente un aggravamento della pressione fiscale sulla generalità dei contribuenti, con un perverso circolo vizioso che penalizza ingiustamente i cittadini che adempiono regolarmente ai loro obblighi tributari, sia per scelta di onestà sia perché comunque impossibilitati ad evadere le imposte in quanto tassati con il sistema della ritenuta alla fonte. Fuecu nesciu 18 pg 4

Tale consolidato fenomeno costituisce un vero e proprio scempio, economico, civile e morale, indegno di una moderna società democratica, e può essere efficacemente combattuto, oltre che con accorte e severe misure repressive, sempre calibrate sulla responsabilità di ogni singolo soggetto evasore, con una capillare azione educativa finalizzata a rendere ciascuno di noi sempre più consapevole che l’apparente vantaggio egoistico conseguito sottraendo denaro al fisco finisce per ritorcersi inevitabilmente contro tutta la comunità di cui anche noi stessi facciamo parte, privandola dei mezzi per assicurare a tutti una vita migliore e, quindi, rendendoci più poveri. Oltre che un comportamento riprovevole dal punto di vista del senso civico, l’evasione fiscale è stata da tempo additata anche dal magistero ecclesiale come una vera e propria forma di peccato, incompatibile con una coerente attuazione dei precetti della nostra fede. Dall’esortazione esplicita di Cristo a comportarsi correttamente secondo le regole del vivere civile (“Date a Cesare quello che è di Cesare”) fino alle recenti severe prese di posizione di alti prelati sul tema, la Chiesa ha sempre condannato senza mezzi termini l’infedeltà fiscale, indicata come incompatibile con l’esigenza di promuovere una società coerente con l’ideale evangelico (“Vi sono di quelli che continuano a vivere in pratica come se non avessero alcuna cura delle necessità della società. Anzi molti tengono in poco conto le leggi e le prescrizioni sociali. Non pochi non si vergognano di evadere, con vari sotterfugi e frodi, le giuste imposte o altri obblighi sociali. Che tutti prendano sommamente a cuore di annoverare le solidarietà sociali tra i principali doveri dell’uomo di oggi, e di rispettarle” Gaudium et Spes N. 30). E’, quindi, necessario che soprattutto i credenti siano particolarmente rigorosi nel fare fronte ai loro obblighi tributari, che è una delle modalità più efficaci, coerenti e concrete per attuare anche il precetto della carità verso gli ultimi ed i bisognosi, ossia le categorie di persone più penalizzate dalla mancanza o dalla riduzione dei pubblici servizi causata dalle spesso dissennate riduzioni della spesa pubblica a sua volta dovute alla carenza di risorse monetarie derivante proprio dall’estesa evasione fiscale. Il sentimento cristiano non può accettare questa vera e propria piaga sociale e impone a tutti noi di fare coerentemente la nostra parte, nel nostro piccolo e nella vita quotidiana, per estirparla in un futuro non troppo lontano. Giorgio Serafino


LA CRISI ECONOMICA NON E’ FINITA Le incertezze sul piano finanziario rischiano di avere pesanti ripercussioni sull’economia reale e sulle decisioni di consumo dei cittadini. Quali strategie mette in campo la grande distribuzione per venire incontro alle famiglie? Siamo preoccupati per il futuro visto che vediamo il nostro potere d’acquisto svalorizzarsi ogni giorno di più, le ultime vicende economiche lo confermano, aumentando le preoccupazioni per il futuro da parte delle famiglie, contribuendo così a frenare la ripresa. In questo caso la scelta delle imprese distributive è stata quella di fare tutto il possibile per salvaguardare la capacità di acquisto dei consumatori, assicurando la più ampia scelta possibile, la massima convenienza e il miglior servizio. C’è da dire che in uno situazione di crisi come questa ci sono delle situazioni assonanti rispetto a quello che viviamo. Secondo la Coldiretti ogni anno restano invenduti nei retrobottega dei supermercati qualcosa come 240mila tonnellate di alimenti per un valore pari ad un miliardo di euro. Derrate che potrebbero sfamare 600mila cittadini occidentali con tre pasti al giorno per un anno pensiamo quante persone sfamerebbero del terzo mondo che a stenti riescono a farne uno. Ma non solo sono i supermercati responsabili degli sprechi. Si spreca anche dopo l’acquisto secondo uno studio commissionato dalla FAO (Food and agricolture organization delle nazioni unite) in Europa e in Nord America lo spreco pro capite del consumatore medio oscilla tra 95 e 115 kg all’anno.

Tra i prodotti più sprecati in Italia troviamo il pane nonché la frutta e la verdura. Tra i motivi c’è sicuramente l’eccesso di acquisto generico, ecco perché a mio avviso i consumatori devono imparare ad essere più consapevoli delle proprie scelte alimentari, per questo vi do dei consigli: • Costruisci una lista della spesa ragionata quando sei a casa, annotando solo quello che serve, e poi cerca di seguirla. • Attenzione ai prodotti prelavati: l’insalata in busta già tagliata appassisce prima, le carote tritate si ossidano più in fretta. • Verifica sempre la scadenza dei prodotti e valuta se riuscirai a consumarli prima che scadano, soprattutto se sono prodotti freschi. • Valuta con senso critico le offerte promozionali. Non comprare d’impulso. Ti servono davvero? E in quale quantità • Conserva sempre al meglio il cibo, per evitare che si deteriori prima del tempo. Frutta e verdura vanno conservati in basso nel frigo • Cerca di riutilizzare tutti gli avanzi (anche il pane secco), per i polpettoni, sughi, ripieni, pangrattato o surgelandoli. Tutto questo e altro potrebbe aiutarci nel fare una spesa meno condizionata e perché no quello che si risparmia potrebbe essere destinato in beneficenza per chi purtroppo non può permettersi una alimentazione regolare. Giacomo Giannotta

L’ARTE POETICA

Petra (comu Pietru) Ccé te passa pe la capu ca me faci ‘sti tiscorsi, ieu nu pozzu ‘mmagginare ca de tutte ‘ste palòre de miraculi e prechère tie va zzicchi e te cunzegni a ddi quattru tirapieti ca nu tenene ‘na facce e la sicunna mancu basta, pripiu a mie ca t’aggiu vistu finu a moi ccé ài cumbinatu ca nu timi mancu l’acqua e ficurete le petre, ieu lu sacciu ca nu timi lu temoniu mò ficurete la morte: quarche cosa ‘cquai nu quatra..

Tie sì lingua comu spata e ‘ntra l’occhi porti fiamme ccenca tocchi pija focu comu spiritu de ùa, mo sta penzi cu me tici ca ‘lla fine te ‘ccuttenti te nu zzinzulu ‘ntru citu e ‘nci teni me cunvinci ca ‘ste cose s’ànnu fare pe lu bbene de ‘stu munnu.

Ci va mori ieu ccè fazzu, va me ‘mpicu comu Giuda o ritornu ‘rrittu ‘mmare dda ci stannu ‘ncora i mei ca va piscane ‘gne giurnu cu se ‘bbuscane lu pane: mancu iddi cchiui me spettene, è meju ci me ‘ttaccu ‘na pisàra me minu ‘nfunnu e spicciu puru ieu. Famme tostu comu petra. minti manu ‘lla mannara, tamme furma, Tie sì Mesciu! by Saper Fuecu nesciu 186 pg 5


UN DIRITTO NEGATO AI DISABILI Purtroppo la tanto famosa legge sul Collocamento per i soggetti portatori di disabilità (Legge 68/99) non ha ottenuto gli effetti sperati. Già è tanto difficile in generale la ricerca di un posto di lavoro, invano si riesce a trovare un’occupazione, figuriamoci per chi ha seri problemi di salute. Ciò perché le leggi vengono solo viste come semplici pezzi di carta, non come regole che devono salvaguardare gli interessi di chi è affetto da disabilità. Io credo che agli occhi di molti, chi soffre faccia ancora tanta paura. Non esistono solo la barriere architettoniche a creare problemi insormontabili . Permangono barriere mentali che non permettono alla nostra società di progredire e far migliorare la qualità della nostra vita. Auguro a tutti i disabili, che come me sono alla ricerca di un lavoro, di far valere i propri diritti, rendendo la vita più dignitosa e che il lavoro sia un diritto di tutti e non di pochi Purtroppo molto spesso le richieste restano inascoltate dalle stesse istituzioni preposte In Italia sono 3 milioni i disabili senza lavoro, chi governa ne parla ma non fa rispettare le leggi. Il Ministro “SACCONI” delega l’ispettorato del lavoro per controllare le aziende sulle percentuali tra lavoratori normali e disabili, ma questo non avviene. Migliaia di imprese tra pubblico e privato sono inadempienti in tutta l’Italia. Come può vivere un disabile o formarsi una famiglia con il solo assegno sociale di circa €250? Potrà essere indipendente ed avere la sua dignità? Ai nostri governanti dico: provate voi a vivere in queste condizioni. Il lavoro per i diversamente abili diventa una sorta di lotta per l’esistenza per vedere i propri diritti rispettati e applicati. Non è facile vivere in questa società i cui organismi preposti il più delle volte si dimenticano che le persone con disabilità sono anche una risorsa per tutta la collettività, invece si tende a trascurare questo aspetto ritenuto ingombrante e si dimentica che dietro ogni disabile c’è una famiglia che tutti i giorni lotta contro l’indifferenza sociale sempre di più dilagante

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Quando lo Stato, attraverso i suoi rappresentanti, si dimentica delle fasce più deboli del paese è come dire che un padre di famiglia si dimentica del proprio figlio. Le persone disabili rappresentano circa un sesto della popolazione attiva di tutta l’UE, ma il loro tasso di occupazione è abbastanza basso. Per loro, la probabilità di restare inattivi è pressoché doppia rispetto alle altre persone. Eppure, con un piccolo aiuto milioni di disabili potrebbero fare il loro ingresso o reinserirsi nel mercato del lavoro.

Anche se l’UE intende in particolare migliorare i tassi di occupazione dei disabili, le misure adottate non sono abbastanza forti per risolvere il problema lavorativo. Bisogna promuove l’inserimento attivo e la piena partecipazione dei disabili nella società, in linea con l’approccio che inquadra il tema delle disabilità nel contesto dei diritti umani. La disabilità è infatti una questione da affrontare nell’ambito dei diritti e non da lasciare alla discrezione dei singoli. E’ nel rompere il muro di silenzio e di sfiducia che lo stato si gioca la sua parte. Agostino Rollo


DONAZIONE A proposito di… DONAZIONE Il passaggio era obbligatorio per noi giovanissimi, matricole alla Facoltà di Medicina, lungo la strada che conduceva all’aula di Anatomia per le lezioni alle 9:00. Si andava a fare la fila già un’ora prima vicino alla porta dell’aula per guadagnare i posti migliori negli scranni ad emiciclo. Bene, si era obbligati a passare davanti alla “Banca del Sangue” come trovo ancora indicato sulla vecchia insegna all’ingresso del Servizio Emotrasfusionale, come modernamente si chiama, costeggiando l’ala destra del Padiglione Medicina Ospedalieri all’interno del Policlinico Universitario: anche davanti a quell’ingresso sostava sempre gente che, a prima vista, sembrava fosse in attesa di non so che; ben presto, però, compresi che si trattava di “venditori” di sangue, non già di volenterosi donatori. Ripassando periodicamente cominciai a riconoscere il succedersi ciclico delle stesse facce, non con la cadenza minima dei tre mesi, ma di mese in mese: si trattava di individui che per motivi economici si prestavano alla pratica di farsi prelevare una certa quantità di sangue su ricompensa che avveniva sottobanco; gli operatori all’interno del servizio ben sapevano con chi si aveva a che fare: tutti di “Bare vecche” e alcuni con una fedina penale. In breve tempo avevo avuto anche la fortuna di conoscere una bellissima comitiva di studenti, tutti salentini, che sarebbero diventati dei veri e propri amici, come tuttora tra noi si continua ad essere, anche da lontano. Come sempre succede nella vita, qualche familiare di uno di noi, ricoverato in Policlinico, aveva bisogno urgente di sangue e bastò la parola di Giuseppe, che ci venne a parlare della necessità incalzante di sangue per fare scattare la “molla della donazione”. Fu così che ciascuno di noi si presentò alla Banca del Sangue, passando in mezzo a quegli “avventori”, e qui a venti-ventuno anni cominciò per tanti di noi “l’esperienza di donatore di sangue”. A quella ne seguirono tante altre occasioni: tra di noi l’amicizia si era quasi trasformata in un “legame di sangue” nel vero senso delle parole, e di tutto questo eravamo sinceramente contenti, noi studenti nelle varie Facoltà baresi; poi si frequentavano le lezioni, i seminari, la mensa universitaria, le ragazze, qualcuno la fidanzata, l’appartamento comunitario, il posto letto della pensione, per qualcun altro la casa dello studente, ma eravamo certi che in caso di bisogno il nostro gruppo era in prima linea, sempre pronti a donare del proprio.

Anni dopo, ero già medico, fu poi la grande forza d’animo, la forte spinta di carità ad animare Antonio, rientrato dopo numerosi anni di lavoro come emigrante; il suo grande esempio di civiltà appreso proprio negli anni di lavoro all’estero fecero sì che a Giuggianello divenisse realtà l’Associazione dei Donatori di Sangue sotto le insegne dell’AVIS. Senza esitazione ne entrai a far parte come donatore e vi rimasi per tutti gli anni di residenza nel mio paese. Ora che risiedo a Lecce da più di quindici anni sono entusiasta di ritornare sotto il vessillo di AVIS ad essere donatore come sempre; far parte del gruppo donatori di Aria Sana accresce in me il senso di appartenenza in un rione in cui l’aria è veramente buona, perché in periferia: rispetto al centro cittadino qui si gode di una certa libertà che altrove non può esserci. Finisco il mio discorrere con una riflessione che ho fatta proprio la mattina di Domenica 4 settembre scorso, giorno dedicato ad una donazione di gruppo, presso i locali parrocchiali di San Bernardino Realino. Fu una mattinata non proprio fruttuosa come donatori convenuti: sembrava che stessero tutti in vacanza, il clima di questi giorni di settembre lo permette sul serio, ma ho voluto ricordare che il fabbisogno di sangue cresce proprio in estate quando queste nostre contrade divengono meta di forte richiamo turistico e di grandi rientri dai lavori fuori regione o fuori nazione e di forti flussi di gente in occasione delle feste patronali tutte concentrate in giugno-luglio-agosto-settembre, per non trascurare gli eventi delle notti bianche e della “taranta” che non conoscono tregua, ma, le malattie non vanno mai in vacanza, anch’esse non danno tregua, arrivano e basta: penso a chi la vacanza la trascorre da malato e allora viene naturale dire con un’espressione elegante latina “Donatio non est Damnatio” che in Italiano equivale a “La donazione non è una Condanna”, è soltanto un regalo! Donare è proprio dell’uomo (alias “donare humanum est”) e l’uomo non è creatura di Dio? Dio-Carità-Dono, il cerchio si chiude nel semplice gesto del dono e ci rende simili a Dio. Donate Donate Donate!!!

Salvatore Perfetto Fuecu nesciu 18 pg

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PARTECIPIAMO! Le immagini a fianco sono tratte dal recital “Com’è il tuo Natale?” (Natale 2010) e dal recital “Resurrexit! ...risorgi con Cristo” (Pasqua 2011). Nel ricordare questi avvenimenti, la redazione di “fuecu nesciu” avverte che è già in preparazione un nuovo recital per il prossimo Natale e invita tutti i parrocchiani ad offrire la propria disponibilità per queste iniziative e per tutte le altre attività che si realizzano in Parrocchia. Con la vostra disponibilità si potrà fare ancora meglio quello che già si fa e si potranno prendere anche altre iniziative per vivere meglio la nostra quotidianità. Fra l’altro in particolare si cercano persone disponibili per il coro parrocchiale e per l’animazione liturgica in genere.

C o l l a b o r i a m o

Le coppie di fidanzati che intendono sposarsi possono dare la loro adesione per il corso di preparazione al sacramento del Matrimonio

Orario delle Sante Messe

Domenica giorni feriali

ore 8,30 - 10,30 - 18,30 ore 18,30

Adorazione Eucaristica Ogni Giovedi ore 19,00

Disponibilità per le confessioni Numeri utili Parrocchia San Bernardino Realino Via degli Oropellai,10 73100 Lecce tel 0832/359014 cellulare 3389769293 Sito internet parrocchiale www.sanbernardinorealino.com

email donmichele@sanbernardinorealino.com Fuecu nesciu 18 pg 8

Composizione Giovanni Contino

Ogni Venerdi (escluso il 1° Venerdì di ogni mese) dalle ore 9,00 alle 12,00 dalle ore 16,30 alle 18,30

Si cercano persone per il coro e per altre attività parrocchiali

Prove di Canto

Ogni Martedi (dopo la messa) dalle ore 19,00 alle 20,00


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