La Finestra febbraio 2009

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Direttore Responsabile Prof. Armando Munaò Condirettore Dott. Johnny Gadler Vice direttore Roberto Paccher Pubblicità Cristina Dellamaria 347.6475297 Grafica ed impaginazione Eva Fontana Corrispondenti G. Bonini, P. Brol, P. Chiesa, L. De Carli, M. Pacher Collaboratori A. De Carli, C. Demozzi, M.G.Demozzi, G. Facchini, A. Gravino, F. Grosso, A. Iozzo, M. Luongo, P. Mondini, L. Motta, P. Serbolina, M.L. Tonelli Consulenza medico Scientifica dr. A. Piazza, dr. G. Donghia Consulenza legale Avv. Zeno Perinelli Consulenza fiscale dr. Armando Pacher Foto e fotoservizi M. Originale, S. Fassanelli Stampa CSQ Centro Stampa Quotidiani spa Erbusco (Brescia) Distribuzione AEMME sas Aut. Tribunale di Trento n. 635 del 22-4-1989 Questo numero de LA FINESTRA è stato chiuso il 14/2/2009 La Finestra declina ogni responsabilità per eventuali cambiamenti e/o errori nelle date e negli orari degli appuntamenti segnalati.

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Sommario

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Editoriale 3 Il 2009, anno difficile 5 La Valsugana è una pattumiera Per Paolo Mondini, presidente Discarica Monte Zaccon: dossier del comitato 7 dell’Associazione Grossisti e PMI le aspettative non sono Discarica: il documento di Lovato e Slomp 10 delle migliori per quanto Ospedale di Borgo, situazione incerta 14 riguarda l’economia. Mondini: sarà un 2009 difficile 18 I Bastard, svelati dalle loro famiglie 21 Ma non chiamatelo rock maledetto 22 Special Olympics sbarca in Trentino 24 Il Trentino vince il Trofeo delle Regioni 26 Pergine: parla l’ex comandante dei VdF 29 Pergine: intervista al nuovo comandate dei VdF 30 Letti & visti: fatti e personaggi trentini 33 Fatti e avvenimenti provinciali 35 Pellegrini sulle tracce di papa Wojtyla 36 Santini: una legge obiettivo per la Valdastico 37 Intervista ai pompieri Aria Teatro: da Pergine alla ribalta nazionale 39 Abbiamo incontrato Giorgio Fuoli e Guido Lunelli, rispettivamente ex e nuovo comandante dei Vigili Concorso: ricordi, vita, speranze e attese 41 del Fuoco di Pergine. Cronache provinciali 43 Cronache della Valsugana 44 Il personaggio: Paolo NaurizioTra gli artisti da Nuovi progetti al Centro Don Ziglio 45 riscoprire vi è sicuramente la figura di Paolo Naurizio, Le cronache e le brevi 47 pittore nato a Borgo verso la metà del ‘500 e di cui abbiamo pochissime notizie. Il libro della guerra dell’alpino Pacher 50 Bilancio di un anno per l’Anfi 52 Due cori per la festa di San Biagio 53 Quei vecchi vestiti quanto profumano d’amor 55 Piccole e grandi verità con ironia 56 Levico: gruppo anziani, bilanci e progetti 57 Alpini di S. Orsola, davvero instancabili 58 Lettere al direttore 59 Ieri avvenne: fatti e cronache d’altri tempi 61 Con l’amore San Valentino non c’entra 62 La chiesa di S. Valentino a Caldonazzo 63 Come eravamo: la storia in fotogrammi 64 Paolo Naurizio: pittore ancora poco noto 65 Iran: Khatami lancia la sfida per il futuro 66 Per la Russia un nuovo caso Politkovskaja 67 Quei ragazzi nazisti per noia 68 L’Italia sotto il ricatto della violenza 69 Per battere la crisi investite in pubblicità 71 Contro la crisi investite Futurismo 100 al Mart 73 in pubblicità aziende devono credere Cent’anni fa nacque il Movimento futurista 74 «Le nella pubblicità come motore Mostre e appuntamenti in Trentino 75 dell’economia». Lo sostiene Sassoli De Bianchi, Leo Gullotta: il piacere dell’onestà 76 Lorenzo presidente UPA. Appuntamenti a teatro 78 Cinema: le pellicole del mese 79 Intervista a Mino Reitano 81 Sette note: appuntamenti musicali 84 Cucina per immagini: gnocchi al gorgonzola 85 Alimentazione e tempo libero 87 Moda & Bellezza 89 Casa dolce casa 91 Come funziona il Digitale Terrestre 92 Tutti amici su Facebook, ma è davvero così 93 Scienza: trovato corallo bianco in Adriatico 94 Intervista a Mino Reitano Ritorna il festival Trentoincanta 95 Il 27 gennaio scorso si è spento il cantante Mino Reitano. Nella nostra intervista, realizzata nemmeno un anno fa, un doveroso ricordo dell’artista Caleidoscopio 96 e dell’uomo.

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Editoriale di Johnny Gadler

Basilischi ed ecomostri

Veleni di ieri e di oggi

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na sola goccia del suo veleno avrebbe potuto incenerire una persona. Questa la tremenda fama di cui godeva, nel Medioevo, l’aspio. Si trattava di un abominevole essere, nato dall’incrocio tra un pipistrello e una salamandra, che viveva, secondo una credenza popolare, nelle miniere di pirite di Roncegno. Un mostro temuto da tutti, specialmente dai minatori, benché nessuno lo avesse mai incontrato né visto. Analoga appare la leggenda del basilisco, una serpe con ali di pipistrello, coda di pesce e la cresta rossa del gallo. E proprio “Il Basilisco” è il titolo dell’ultimo romanzo di Michele Giuttari, ex capo della squadra mobile di Firenze, quella – per intenderci – che indagò sui delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”. Ebbene, nel libro si racconta di una cava di marmo sulle Alpi Apuane dove avvengono strani traffici, manco a dirlo illeciti, che vedono protagonisti imprenditori con pochi scrupoli ed elementi di spicco della... Stop! È soltanto la trama di una vicenda inventata da uno zelante commissario di polizia che per hobby fa il giallista, peraltro con

successo. Tuttavia, come insegna la storia, talvolta capita che la realtà superi la fantasia. E allora prendete una cava, magari sui monti di Marter di Roncegno, infilateci un mostro – meglio se un ecomostro – quindi collocateci un viavai di camion dal carico nauseabondo e, curiosamente, coperto. Bene, ora possedete tutti gli ingredienti per la nostra storia. Ma a raccontarcela non sarà più il commissario Ferrara protagonista del romanzo di Giuttari, bensì – sotto forma di cronaca giudiziaria – la Procura della Repubblica di Trento. Secondo gli inquirenti, infatti, nell’ex cava Monte Zaccon a Marter di Roncegno s’è consumato un vero e proprio scempio ambientale, con un conferimento di rifiuti non conformi alle norme di legge. Il quadro indiziario a carico degli indagati appare piuttosto pesante e i risultati delle primi analisi di laboratorio sembrerebbero confermare in pieno le ipotesi investigative. La giustizia farà senz’altro il proprio corso, ma intanto gli abitanti della Bassa Valsugana temono i veleni dell’ecomostro più di quanto i loro antenati temessero

quelli dell’aspio o del basilisco. È per tale ragione che si è costituito un gruppo spontaneo di cittadini, denominato “Comitato per la difesa della salute pubblica e ambientale della Valsugana e per la bonifica della discarica di Monte Zaccon” di cui pubblichiamo un documento, assieme a un dossier redatto da Daniela Lovato e Paola Slomp, esponenti di “Un Paese Un Impegno”, gruppo consiliare di minoranza a Roncegno. Sempre in materia di salute pubblica, in Bassa Valsugana è attivo anche il “Comitato per la difesa dell’Ospedale di Borgo e la riapertura del punto nascite” che da anni si batte per la riqualificazione e il potenziamento dell’Ospedale San Lorenzo. Finora, però, le scelte operate dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, al di là

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delle dichiarazioni d’intento, sembrano andare in tutt’altra direzione rispetto alle aspettative di gran parte della popolazione valsuganotta. Ci insegnano che la salute è un diritto inviolabile. Pertanto dovrebbe essere garantita a tutti, indipendentemente dal luogo in cui si abita. Non sempre è così. D’altronde in un Paese dove l’emergenza da tempo ormai è divenuta la prassi, dove le soluzioni tampone spesso vengono spacciate per azioni di buon governo, dove le cose vanno avanti – si fa per dire – a colpi di decreti legge e voti di fiducia, non è

che ci sia da aspettarsi molto. Ma questa non è una buona ragione per smettere di lottare e di rivendicare i propri diritti. Tanti singoli cittadini, uniti in un comune intento, possono fare molto più di quanto talvolta si possa immaginare o sperare. Ci auguriamo che la storia di questi due Comitati valsuganotti possa rappresentarne un valido esempio.

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Il caso. Dalla discarica di Monte Zaccon all’impianto di Biocompostaggio

La Valsugana è una pattumiera e gli amministratori dove sono?

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di Roberto Paccher

l fine di salvaguardare la salute pubblica e per dare voce alla gente della Valsugana, esasperata dal continuo deturpamento ambientale della nostra Valle, è nato un comitato spontaneo, chiamato “comitato difesa salute pubblica e per la bonifica dell’ex cava Monte Zaccon”. Il comitato, nato dopo il sequestro dell’ex cava di Marter, trasformata in un’autentica pattumiera dove, secondo gli inquirenti, finivano migliaia di tonnellate di materiali altamente inquinanti provenienti da tutto il Nord Italia, colma il vuoto lasciato dagli amministratori locali che anziché scendere in piazza a fianco dei cittadini a difesa del territorio e della loro salute, sembra stiano prendendo un po’ sottogamba il problema, minimizzandone la portata. A Napoli, di fronte alla ventilata ipotesi di riapertura della discarica di Pianosa, abbiamo visto i sindaci con la fascia tricolore in prima fila a protestare contro il governo. Analoghe prese di posizione le abbiamo avute in molte altre occasioni, come a Roccella Ionica o in Val Susa, con gli amministratori sempre in prima fila a fianco dei cittadini per sostenere le loro istanze, e protestare verso chi in quel momento li danneggiava. In Valsugana invece, i sindaci rimangono “coperti”, non protestano se non in maniera sommessa, e al massimo danno vita a qualche commissione o tavolo di lavoro completamente inutili. Ciò

nonostante, a molti di loro magari sembra di aver dato l’anima per la comunità. È stato così con l’impianto di Biocompostaggio di Levico dove il sindaco Carlo Stefenelli non ha mai preso parte ad iniziative di protesta perché, a suo parere, etichettate politicamente. Se è vero che ultimamente si è battuto contro l’impianto, dando pareri negativi alla Provincia o approvando ordini del giorno che ne chiedevano la chiusura, è altrettanto provato che quando è stata ora di scendere in piazza a fianco dei cittadini, si è sempre tirato indietro, adducendo appunto il motivo della strumentalizzazione politica. Una sua presenza in piazza, a fianco di chi protestava, avrebbe avuto molto più valore dell’approvazione di ordini del giorno o altre iniziative poco incisive. Alle recenti elezioni provinciali però, anch’egli si è schierato a favore di Dellai e di quei partiti che hanno contribuito a creare questa situazione e che nonostante le promesse elettorali non hanno risolto il problema. Stesso discorso vale per la Valdastico. Tutti favorevoli, a parole, ma assolutamente assenti nei fatti. Non è mai stato fatto nulla di più di qualche mozione o documento che si troverà dimenticato, sommerso sotto altre carte, in qualche archivio comprensoriale o comunale. Poi però, il presidente del Comprensorio C3 Flavio Pacher, sempre favorevole al completamento dell’A31, si candida nel Partito Democratico che contiene nel proprio programma la netta contrarietà alla Pi.Ru.Bi.

Allo stesso modo l’ex sindaco di Pergine, Renzo Anderle, che ha sempre dichiarato di volerla, non ha nemmeno commentato le parole del vice-presidente della giunta provinciale quando ha dichiarato che la Valdastico non si farà mai. E che dire dello scandalo dell’ex cava Monte Zaccon? Il sindaco di Roncegno Vincenzo Maria Sglavo ha convocato, con assoluto ritardo, quasi due mesi dopo, un incontro pubblico con la popolazione per informarla sugli sviluppi della questione. Dalla riunione però non è emersa alcuna novità e l’unica informazione data è stato che «come amministrazione non possiamo avere notizie perché coperte da segreto istruttorio, in quanto è in corso un’indagine». Poi è seguita un’accorata autodifesa del proprio operato e della propria giunta. Nemmeno una parola, invece, su cosa fare per risolvere la questione. Bisognava aspettare tanto tempo per indire un incontro di questo tipo? Ma perché non si mette a capofila, magari con i sindaci dei comuni limitrofi, di una protesta e non alza la voce nel chiedere garanzie per la salute dei cittadini? In Comprensorio, qualche settimana fa, una mozione presentata dall’opposizione chiedeva l’istituzione di una commissione d’inchiesta per far luce sugli “scempi ambientali in Valsugana”, come li ha chiamati il procuratore Dragone. La maggioranza, compreso il sindaco di Roncegno (ma in buona compagnia, quasi tutti i

sindaci erano allineati, mentre l’assessore comprensoriale all’ambiente Claudio Pellegrini era addirittura assente), ha votato contro, preferendo l’istituzione di un tavolo di lavoro comprensoriale che, ad oggi, per dovere di cronaca, non è stato ancora costituito e che presumibilmente non porterà ad alcun risultato concreto. Stesso immobilismo anche per l’acciaieria-fonderia di Borgo Valsugana. Benché da anni sia oggetto di dubbi e preoccupazioni per i possibili riflessi sulla salute, gli amministratori che si sono succeduti non sembra abbiano lavorato per un suo smantellamento. Senza paura di

essere tacciati di populismo, crediamo che con i soldi dati all’azienda nel corso degli anni da parte dell’ente pubblico, si sarebbe potuta risollevare l’economia della valle con l’insediamento di nuove aziende aventi ben altro impatto ambientale. Anche su quest’argomento sono stati elaborati pacchi di documenti, mozioni ed ordine del giorno che hanno contribuito a intasare gli archivi comunali, ma “il mostro” come lo chiama qualcuno è ancora lì ad allarmare i cittadini. Insomma, in queste e molte altre circostanze, i nostri amministratori, fatta eccezione per qualcuno, hanno dimostrato di essere più al servizio dei potenti di turno che non dalla parte dei cittadini che li hanno delegati ad amministrare le comunità. E questo, dopo il disastro ambientale è l’altro dramma della nostra valle.


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Il Documento del Comitato difesa della salute pubblica e ambientale

«Uniamoci per salvare la Valsugana dal disastro ambientale» Il Comitato difesa della salute pubblica e ambientale della Valsugana e per la bonifica della discarica di Monte Zaccon ci ha inviato un lungo e circostanziato documento. Riteniamo di fare cosa gradita ai nostri lettori riportandone di seguito il testo integrale.

Possibile che nessuno vedesse e sapesse niente?

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llarmati da quanto riportato dalla stampa locale e nazionale, i residenti di Roncegno e la cittadinanza di tutta la Valsugana vivono con grande preoccupazione ed ansia il susseguirsi delle notizie e delle indagini che stanno facendo luce sul più grande scandalo e sfregio ambientale che mai sia accaduto a Roncegno e nella nostra valle, accer-

tamenti ed indagini che hanno portato alla verifica e al sequestro di siti gravemente pericolosi a causa di un inquinamento e di un degrado ambientale mai accaduti, e che mai nessuno poteva neppure immaginare che si potessero verificare proprio in Valsugana e in particolare qui a Roncegno. Di fronte a delle notizie di un potenziale inquinamento ambientale che per la sua gravità ed estensio-

ne coinvolge numerosi paesi della nostra valle e che per questo potrebbe avere delle gravissime conseguenze sulla salute dell’intera popolazione locale, da parte di molti cittadini siamo stati sollecitati a costituire un comitato cittadino, un comitato che si assuma l’onere di dare voce univoca all’in-

tera collettività e che si adoperi al solo scopo di far emergere la verità qualunque essa sia. Credo sia inutile ricordare la nostra storia, il termalismo, il centro sportivo, le nostre montagne e quanto di bello potevamo fino a ieri vantare ed essere fieri di avere, quando la stampa nazionale e locale,

ogni giorno, riporta le notizie riguardanti la discarica di Monte Zaccon, quando è ormai chiaro a tutti, che qualcuno, con il solo ipotizzabile intento di fare dei facili e veloci guadagni si è permesso di mettere in serio pericolo non solo il nostro ambiente, ma anche la salute e la qualità della vita di tutti i valsuganotti. Inutile parlare di turismo, di termalismo, di imbottigliamento di acque mine-


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Il Documento del Comitato difesa della salute pubblica e ambientale

rali, di centro tennis e di campi da golf, come è inutile modificare il nome di Roncegno in “ Roncegno Terme“, quando per raggiungere Roncegno provenienti da Trento, giunti a Campiello di Levico, si respira un olezzo nauseabondo, odore che giorno e notte si espande da Levico verso Novaledo, raggiungendo completamente tutta Marter, diffondendo e disperdendo così la puzza del biocompostaggio, un centro che raccoglie e “depura“ i reflui delle reti fognarie di gran parte del Trentino, o quando per raggiungere Roncegno provenienti da Bassano, si attraversa Borgo e all’altezza della Fonderia della Valsugana, si respira una colonna di fumo e polveri che sicuramente ricordano più un’area industriale da terzo mondo che un sito turistico e termale. E che cosa dire dello spettacolo luminoso, delle polveri e del rumore che l’altoforno spesso ci regala nelle ore più buie e delle notti Valsuganotte, spettacoli macabri che nessuno sembra mai vedere, ma che sono ben visibili soprattutto da Roncegno Terme. Queste sono solamente le situazioni più conosciute e più vistose, ma purtroppo ce ne sono molte altre; molte altre aree, siti e discariche che lungo tutta la Valsugana meritano di essere verificate e controllate e di queste ci permettiamo unicamente di ricordare la volontà politica della Provincia di Trento di prevedere e finanziare l’ampliamento della discarica R.S.U. di Carzano e così facendo, di voler ancora una volta caricare la Valsugana dei rifiuti di tutto o di gran parte del Trentino. È alla luce di questa gravissima situazione ambientale, che in questi giorni è emerso che in Valsugana è stata creata, da parte di alcuni imprenditori di pochi scrupoli, una situazione che

riteniamo di poter definire gravissima, dovuta ad iniziative certamente “poco sensibili alla salute dei cittadini ed al rispetto della qualità della vita”, e questo purtroppo senza che alcune amministrazioni pubbliche abbiano la volontà o la capacità di opporsi. Ed è per questo motivo che è nato il nostro “Co-

ni, proprio a causa della mancanza di una seria politica ambientale in Valsugana che avrebbero dovuto attuare i Comuni e la Provincia Autonoma di Trento, e il Comitato, al quale quotidianamente arrivano segnali di supporto e solidarietà, si propone di svolgere tutte le azioni possibili per “la salvaguardia e la difesa del

Il direttivo del Comitato Difesa della Salute Pubblica e Ambientale della Valsugana

mitato per la difesa della salute pubblica e ambientale della Valsugana e per la bonifica della discarica di Monte Zaccon”. La gente comune ora non si sente sufficientemente tutelata da quelle Amministrazioni pubbliche locali che nei fatti sono state poco accorte nel salvaguardare e valorizzare il patrimonio ambientale che ci è stato lasciato e tramandato dai nostri avi. Generazioni precedenti che, anche se certamente più povere e modeste di noi sotto tanti punti di vista, hanno però sempre saputo riconoscere quei valori semplici basati sull’onestà di una cultura contadina pregna di sincerità e di onestà. Il Comitato cittadino è apolitico, senza finalità di lucro, svolge la sua opera nella Valsugana ed in particolare nei Comuni di Roncegno, Novaledo, Borgo Valsugana e paesi vicini e limitrofi, in collaborazione con le altre associazioni e comitati che già sono sorti ed operano in valle. Il Comitato, che è dovuto sorgere su iniziativa di un gruppo di cittadi-

nostro ambiente, inteso quale sistema fisico–naturale ed umano“, con particolare attenzione alla salute e qualità della vita dei residenti e degli ospiti di tutti i paesi interessati. Persegue, altresì, azioni rivolte alla concreta conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, dell’ambiente e del suo ecosistema. A tale scopo, l’Associazione intende adottare tutte le iniziative per la realizzazione della bonifica della discarica realizzata all’interno dell’ex “cava Iacopini “sita in località Monte Zaccon nel Comune catastale di Roncegno e posta proprio a valle del “sito ambientale di interesse comunitario” individuato nell’area di monte Zaccon e di monte Armentera. Nel contempo, esso si propone – anche in sinergia con gli altri comitati presenti in Valsugana – di promuovere iniziative: - che portino alla chiusura dell’impianto di “biocompostaggio” attivo in località Campiello di Levico Terme; - che portino alla riconversione “della fonderia

della Valsugana”, situata nel Comune di Borgo Valsugana, a valle dell’abitato di Roncegno e a ridosso del parco fluviale del Brenta; - che portino al miglioramento della qualità dell’aria nell’intera Valsugana anche attraverso la riduzione del traffico pesante che transita sull’asse stradale della Valsugana; - che portino alla revisione completa della discarica comprensoriale sita in località Sulizzano nel Comune catastale di Scurelle evitando che la stessa divenga l’unica discarica di rifiuti solidi urbani di livello provinciale; - qualsiasi altra iniziativa e problematica ambientale che interessi il territorio della Valsugana. Il Comitato non vuole certamente sostituirsi alle Amministrazioni Pubbliche, vuole però operare e collaborare con tutti coloro che intendono promuovere iniziative che portino il più presto possibile alla bonifica della discarica di monte Zaccon, bonifica e ripristino che riteniamo possa avvenire solamente attraverso l’asportazione totale del materiale inquinante e fuori norma che vi è stato conferito. Noi non siamo certamente in grado di poter stabilire né la pericolosità né la portata degli inquinanti, ci limitiamo solamente a prendere atto che, degli addetti, degli operatori e degli imprenditori sono stati arrestati per fatti contrari alla Legge, che i tecnici di laboratorio hanno ammesso di aver falsificato le analisi e che la salute di noi tutti e dei nostri figli è stata messa in grave pericolo. Ci limitiamo ad osservare che l’Amministrazione Comunale è stato l’organo che ha autorizzato l’attività della discarica, che prevedeva di autorizzare un ulteriore ampliamento delle tipologie dei materiali conferibili e che aveva tutti i titoli per

controllare la correttezza della gestione, e che invece durante la scorsa estate si è adoperata solamente nel realizzare un’iniziativa festosa, di visita, con spuntino conviviale finale, alla discarica di monte Zaccon, quasi come se questo sito fosse da mettere in relazione all’attività amministrativa o magari alla vocazione termale o turistica del nostro paese. Ci limitiamo ad osservare che la nostra Amministrazione comunale, l’anno scorso, ha accolto con favore sul nostro Comune i fanghi puzzolenti del Biocompostaggio di Campiello di Levico, depositati pure questi nella ex cava di Monte Zaccon. Per questo e per tutte quelle situazioni ed iniziative che potenzialmente possono danneggiare l’ambiente e la salute pubblica dei nostri concittadini ci siamo costituiti in un libero Comitato e ci adopereremo affinché gli organi inquirenti che a livello nazionale sono intervenuti, sentano tutto il nostro appoggio e tutta la nostra riconoscenza e che sentano l’appoggio degli abitanti dell’intera Valsugana. Ci auguriamo inoltre che ora la nostra autonomia abbia un sussulto di orgoglio, tale magari da permettere ai tecnici e alle forze dell’ordine di poter agire liberi da qualsiasi indirizzo politico. Il Comitato che è ancora in fase di crescita ed iscrizioni, è aperto al contributo di tutti i cittadini e di chiunque voglia collaborare con noi, e ci teniamo a far sapere che il Comitato si sentirebbe onorato di avere come propria alleata anche l’Amministrazione Comunale, per potere rafforzare il comune intento di risolvere insieme la grave emergenza ambientale che tutti stiamo vivendo. Il Presidente Bruno Donati


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Un dossier redatto dalle consigliere comunali Daniela Lovato e Paola Slomp

«Ex cava di Marter: ecco la nostra cronistoria dei fatti» Sulla questione dell’ex Cava Monte Zaccon di Marter, Daniela Lovato e Paola Slomp, del gruppo consiliare di minoranza “Un Paese Un impegno” nel comune di Roncegno, hanno inviato alla popolazione un dossier che, ritenendo di fare cosa gradita ai nostri lettori, di seguito pubblichiamo integralmente. Nel 2005 con delibera n. 10 la Giunta comunale, composta dal sindaco Sglavo Vincenzo e dagli assessori Frainer Andrea, Montibeller Elsa, Gilli Giuliana, Montibeller Aldo, ha assunto la decisione di concedere alla Società Monte Zaccon un aumento del conferimento di scorie dell’Acciaieria di Borgo da 80 mila a 110 mila tonnellate. Di questa decisione non è stato informato il Consiglio comunale. Il 2 aprile 2008 il Sindaco ha dato parere favorevole al conferimento di 1500 metri cubi di compost fuori specifica derivante dal trattamento aerobico di fanghi di depurazione delle acque reflue provenienti dall’impianto di biocompostaggio di Campiello. Le sottoscritte in qualità di consiglieri comunali hanno appreso la notizia esclusivamente dalla stampa. Il 26 luglio 2008 la Ripristini Valsugana srl (società che gestisce l’attività della ex cava Monte Zaccon) in collaborazione con l’Amministrazione comunale ha organizzato la presentazione delle proprie attività con visita pubblica al sito della cave. In tale occasione sia Simone Gosetti che il Sindaco hanno elogiato le iniziative intraprese dalla Società che, a loro parere, miravano al miglioramento ambientale e a creare nuovi posti di lavoro per giovani laureati. Sull’iniziativa appare illu-

minante quanto pubblicato dal quotidiano il Trentino in data 11 dicembre 2008. «Rischiavano di vedersi rovinata la festa, quell’Open day che – aprendo le porte dell’ex cava – doveva “ammorbidire” le contrarietà dei cittadini e convincere l’Appa e la Provincia a sostenere Gosetti nelle sue avventure imprenditoriale. C’era un problema, però. Pochi giorni prima dell’evento, su una parte della cava di Marter erano stati messi dei sigilli da parte della Forestale e questo rischiava di danneggiare l’immagine di Gosetti come imprenditore onesto e rispettoso delle regole. E così fu lo stesso Gosetti a dare l’ordine: “Tirate via i sigilli e nascondete tutto”. E dunque i suoi due collaboratori Renzo Giacomin e Floriano Tomio obbedirono all’ordine e violarono i sigilli, tagliando i nastri apposti dalla polizia giudiziaria e liberando così la cava da quegli “ingombranti” segni del passaggio della Forestale. Peccato che la stessa Forestale fosse piazzata a poche centinaia di metri e abbia ripreso tutto con la telecamera». Il 29 ottobre 2008 Sindaco e Giunta comunale emettono parere positivo alla realizzazione di una discarica per inerti presso la ex cava Monte Zaccon. Due giorni prima, il 27 ottobre 2008, il Consiglio comunale era stato invitato dal Sindaco ad esprimere il proprio parere rispetto al progetto

in questione. Non essendo convinte che esistessero sufficienti garanzie per conoscere con esattezza ciò che nella discarica sarebbe stato veramente conferito e che, pertanto, non ci fossero le condizioni necessarie per tutelare la salute e l’ambiente, le sottoscritte hanno avanzato la richiesta di analisi e controlli non di parte. Non siamo state ascoltate, ma in seguito i fatti, purtroppo, ci hanno dato ragione. Si veda l’articolo de l’Adige del 29 ottobre 2008.

allora viene da chiedersi: vengono effettuati seri e puntuali controlli da chi? Con quale frequenza? Rispetto a tale questione avevamo presentato un’interrogazione nell’aprile del 2007.

Nel bollettino comunale di ottobre 2007 scrivevamo:«siamo sempre più convinte della leggerezza con cui è stato dato parere positivo allo spargimento dei fanghi di compostaggio conferiti presso l’ex cava di Marter, ritenendoli materiali del tutto innocui per la salute. Amministratori responsabili non avrebbero dovuto fidarsi ciecamente e con ingenuità delle uniche analisi messe a disposizione dalla Ripristini Valsugana S.R.L., ditta direttamente coinvolta nello spargimento (il cui titolare, Ing. Simone Gosetti, è in carcere dal 10 dicembre). Avrebbero dovuto predisporre invece, subito e prima di tutto, analisi specifiche su un campione di compost presso un laboratorio che, slegato da ogni tipo di interesse e vincolo, garantisse riscontri e verifiche oggettive. Senza contare che la cava è autorizzata ad essere deposito di diversi tipi di materiali inerti. Ed

Bollettino comunale di ottobre 2008 (qualche mese prima che scoppiasse il caso). La parola “futuro” spinge immediatamente il nostro pensiero all’ex cava di Marter che si appresta a diventare una discarica per inerti, cioè ad ampliare la lista di materiali che già oggi possono essere conferiti se ci sarà, come appare scontato, il parere positivo dell’Amministrazione comunale. Vista l’importanza e la delicatezza della questione è stata istituita una apposita Commissione consigliare, con il compito di approfondire l’argomento e far da tramite tra la ditta interessata e il Consiglio comunale. In quella sede abbiamo dato voce al timore della popolazione circa la possibile emissione di radioattività delle scorie provenienti dalla lavorazione del ferro delle acciaierie che già ora vengono scaricate presso la ex cava, ma che

in futuro potranno essere molte di più, e alla preoccupazione che il materiale inerte che viene conferito sia veramente tale e che non rilasci quindi nessun contaminate nel suolo, nell’aria e nell’acqua circostanti. Non avendo avuto fino ad ora risposte a nostro parere soddisfacenti abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale di incaricare un ente esterno specializzato per un controllo serio e continuativo dell’attività della futura discarica. Riteniamo, infatti, che, se è legittima la richiesta di una ditta operante sul territorio di ampliare la propria attività e il proprio profitto, altrettanto doveroso sia, da parte di un’amministrazione comunale, tutelare il proprio territorio e la salute di chi vi abita. In data 10 dicembre gli inquirenti scoprono che 123mila tonnellate di rifiuti pericolosi sono stati depositati presso l’ex cava di Marter. Immediatamente il Sindaco ha affermato che il Comune era stato “corretto” e che sono stati effettuati tutti i controlli necessari. Il nostro giudizio è diverso (vedasi articolo de l’Adige 12 dicembre 2008).


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Un dossier redatto dalle consigliere comunali Daniela Lovato e Paola Slomp 15 dicembre 2008, le sottoscritte chiedono le dimissioni del sindaco motivando che Vincenzo Maria Sglavo, supremo responsabile della salute pubblica, rispetto ai gravissimi accadimenti inerenti alla ex cava di Marter non si è dimostrato all’altezza del compito al quale era chiamato, in quanto: 1) ha più volte ribadito che non risultano segnalazioni o comunicazioni che evidenzino preoccupazioni, dubbi o altro riguardo a conferimenti di materiale sospetto presso l’ex cava Monte Zaccon, quando invece esistono documenti scritti ed elettronici che lo smentiscono. 2) Le sottoscritte in più occasioni si sono fatte portavoce dei timori della popolazione, chiedendo anche analisi da parte di un ente specializzato ed esterno. Se Sglavo, oltre a non aver dato credito alle nostre proposte, non ha percepito le paure della propria gente, vuol proprio dire che non è capace di intercettarne i sentori e i bisogni; 3) sono stati nascosti sia alla commissione informativa sulla ex cava sia al consiglio comunale documenti relativi a materiali conferiti, fatto questo che riteniamo gravissimo. 4) rispondendo ad una nostra interrogazione il sindaco aveva assicurato che “nulla di nocivo per la salute o per l’ambiente è stato o sarà conferito sul territorio comunale senza che questa amministrazione non intervenga prontamente in merito”. È pertanto venuto meno ad una promessa in

cui avevamo riposto tutti la nostra fiducia. 5) Dal giorno in cui è trapelata la notizia dei conferimenti di rifiuti tossici ad oggi ha dato l’impressione di darsi da fare più per difendere se stesso che per mettere in atto iniziative immediate, serie e concrete per fronteggiare i rischi a cui la comunità è stata, è, e sarà esposta. In data 15 dicembre 2008 le sottoscritte presentano un’interrogazione di cui riportiamo le parti più salienti: “in merito ai gravissimi fatti accaduti presso la ex cava di Marter, le sottoscritte Lovato Daniela e Slomp Paola del gruppo “Un paese, un Impegno” interrogano il Sindaco Vincenzo Maria Sglavo e la Giunta per sapere: 1) a quali controlli si riferisce quando afferma (Adige dell’11 dicembre 2008) “ma noi abbiamo fatto tutti i controlli”? A chi si riferisce il “noi”? 2) Perché quando nel giugno 2008 il Comune di Trento scrive al Comune di Roncegno in merito al

trasferimento di terreni ex Star Oil (inquinati da idrocarburi) presso la ex cava di Marter “il vicesindaco di Roncegno Andrea Frainer chiama Simone Gosetti,il titolare della Ripristini Valsugana ora arrestato, per capire cosa stesse accadendo” e “anziché avviare accertamenti Frainer chiede consiglio su cosa fare allo stesso Gosetti, chiedendogli addirittura di fargli un riassunto tanto per capire” come emerge dalle intercettazioni secondo quanto riportato dai quotidiani “Trentino” e l’Adige del 12 dicembre 2008. Perché di questo fatto gravissimo non sono stati informati i consiglieri? Perché il documento di segnalazione del Comune di Trento non è stato messo agli atti del Consiglio comunale del 28 ottobre 2008 dedicato alla ex cava di Marter? Perché si è preferito invece comunicare solo con Gosetti? 3) Come fa Gosetti a conoscere (Trentino 12 dicembre 2008) che “l’orientamento del Consiglio è di concedere la deroga sui metalli e non sugli idrocarburi e sul

fenolo”, prima ancora che lo stesso Consiglio comunale si esprima in merito? Con chi ha un rapporto così confidenziale da conoscere le intenzioni della maggioranza del Consiglio? 4) Come mai il Sindaco non si è preoccupato di contattare con tempestività i propri cittadini attraverso una assemblea pubblica o un comunicato stampa appositamente rivolto alla gente di Roncegno o una lettera alle famiglie per spiegare in modo chiaro e trasparente i recenti accadimenti, dato che è suo compito tenere informata la comunità quando accadono fatti gravi che possono ripercuotersi sulla salute e sull’ambiente? Il 30 dicembre 2008 tre consiglieri di minoranza presentano al consiglio comunale una mozione, di cui riferiamo in sintesi:«In relazione ai recenti avvenimenti di cronaca in cui è stato coinvolto il Comune di Roncegno Terme per i materiali conferiti all’ex cava Monte Zaccon di Marter i sottoscritti Pietro Slomp, Daniela Lovato e Paola Slomp, impegnano il Sindaco e la Giunta Comunale: 1) a sostenere ogni tipo di iniziativa (lecita e nel rispetto della legge) promossa dai cittadini del Comune di Roncegno Terme: allo stato risulta essersi costituito a livello-intercomunale – un Comitato di cittadini per la salute e l’ambiente; 2) a richiedere e/o a provvedere direttamente alla rimozione di tutto il materiale

conferito presso l’ex cava Monte Zaccon di Marter, qualora questo risultasse nocivo e pericoloso per la salute di tutti i cittadini del comune di Roncegno Terme; 3) a indire, dato che la Costituzione italiana sancisce il diritto della cittadinanza ad essere informata su qualsiasi fatto civile, politico e amministrativo riguardante la comunità, la salute pubblica e l’ambiente, un’assemblea pubblica da concordare in brevissimo tempo per riferire: quali azioni concrete sono state messe in atto dal 10 dicembre ad oggi; i risultati delle analisi sui campioni prelevati, se pervenuti; cosa intendono fare nel dettaglio e nell’immediato a tutela della salute dei cittadini, del territorio e dell’ambiente; 4) a retrocedere dal proposito di trasformare il ripristino ambientale (R10) situato presso la ex cava Monte Zaccon di Marter in discarica per inerti; 5) a non autorizzare mai più in futuro l’insediamento sul nostro territorio di siti o aziende inquinanti; 6) a garantire, dato il diretto e primario coinvolgimento del Comune di Roncegno Terme, una sua consistente rappresentanza al tavolo di confronto comprensoriale, favorendo in rapporto paritario la partecipazione di consiglieri comunali di minoranza e di maggioranza”. Daniela Lovato e Paola Slomp Gruppo Consiliare di minoranza “Un Paese Un Impegno”


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AT T U A L I T À

Il documento. La presa di posizione del Comitato per l’Ospedale Il “Comitato per la difesa dell’Ospedale di Borgo e la riapertura del punto nascite” ci ha inviato un lungo comunicato che, ritenendo (foto Matteo Originale)

di fare cosa gradita ai nostri lettori, di seguito pubblichiamo integralmente.

C

on questo documento il “Comitato per la difesa dell’Ospedale di Borgo e la riapertura del punto nascite” intende fare il punto sulla situazione attuale dell’ospedale confrontando le informazioni recentemente avute con le dichiarazioni di Dellai e di Rossi, nuovo assessore provinciale alla sanità. Da poco sappiamo che le scelte attualmente operate dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari per il nostro ospedale sono: essa non assume personale medico (mediamente sui 50 – 55 anni) e infermieristico, limita le sue attività chirurgiche (non si fanno più le isterectomie con patologie non tumorali), e cerca di ridurre i primariati in organico, il servizio di risonanza mobile a Borgo (su camion) è stato annullato. Come si vede la APSS soffoca Borgo mentre i politici dicono altro (coprendola?), così come è accaduto per il punto nascite. Le dichiarazioni a cui facciamo riferimento sono nell’articolo “Punti nascita in tutti gli ospedali” che il quotidiano “L’Adige” del venerdì 7 novembre (2 giorni prima delle elezioni provinciali) riportava a

Ospedale di Borgo?

La situazione appare incerta pag. 5 con titolo a piena pagina, e quello che “Il Trentino” del 3 gennaio 2009 a pag. 14 titolava intervistando l’ass. prov. Rossi “Azienda,nuovo direttore con nuova legge”. Diceva Dellai (corsivo): «Mai più errori come quello di Borgo. La chiusura del punto nascita dell’ospedale San Lorenzo è stata un’esperienza corretta dal punto di vista tecnico, ma non si è tenuto conto dell’impatto sulla comunità. Non cadrò in un secondo errore di questo tipo; la sanità, come la scuola, è l’anima dei territori e non ho nessuna intenzione di introdurre lacerazioni, o fare guerre di religione». L’articolo prosegue con: Lorenzo Dellai non esita a dire la sua anche su un tema scottante come la chiusura della sala parto di Borgo, cui altre dovrebbero seguire se non verrà affrontato il punto critico dell’adeguamento ai «requisiti minimi» per garantire la sicurezza della madri e dei bambini. Nei punti nascita degli ospedali di valle i neonati vengono

alla luce senza l’assistenza del pediatra, e soprattutto senza che sia garantita la presenza 24 ore su 24 del chirurgo ostetrico e dell’anestesista per le emergenze. Entro il 2009 tutti i punti nascita dovranno adeguarsi. Dellai ha poi parlato a ruota libera di sanità, un tema, ha precisato, che va affrontato con un approccio realistico e prudente, senza demagogie né celebrazioni. «Pur con alcuni elementi di criticità, partiamo da un livello buono - ha continuato - che ci consente di prefigurare obiettivi più ambiziosi». «Abbiamo idee precise sul da farsi - ha spiegato - riassumibili in alcuni punti fondamentali. Sono la necessità di umanizzare il rapporto con i cittadini, correggendo le procedure e l’organizzazione dei servizi, ma anche rilanciando il ruolo delle associazioni dei malati; di valorizzare le professionalità, ancora troppo soffocate dal prevalere dell’aspetto gestionale; di rinnovare la “governance” aziendale, rivedendo la legge 10 e

rafforzando gli ambiti di condivisione e collegialità con tutti gli attori del sistema sanitario; di rafforzare la continuità assistenziale, spingendo sulla deospedalizzazione e ricucendo la cooperazione fra i medici di base e le strutture sanitarie, con miglioramenti anche tecnologici». Il comitato pensa: - Che una interpretazione di quanto scritto nell’articolo è questa: Dellai ha ammesso di avere sbagliato con la chiusura del punto nascita di Borgo e quindi è pronto a riaprirlo, e certamente chi ha fatto tale lettura ha deciso di rinnovargli la fiducia; molti altri si sono certa-

mente e prudentemente detti: «stiamo a vedere, in tempi elettorali le promesse si sprecano». - Che per assicurare un futuro all’ospedale di Borgo, oltre a ristrutturare l’edificio con le sue corsie di medicina e chirurgia e le sale chirurgiche con nuova tecnologia, sia necessario prevedere nel progetto lo spazio per il punto nascita c’è un progetto recentissimo del settembre 2008, dove non è previsto lo spazio per il punto nascita; dunque di quale errore parla Dellai se non ha ancora dato ordine di prevedere questo spazio?). - Che vadano modificate le delibere della Giunta provinciale che prevedono l’eliminazione della chirurgia d’urgenza al fine settimana negli ospedali periferici (vedi articolo del comitato pubblicato dal giornale “La Finestra” nell’agosto 2008) Cosa non ancora fatta! - Che sia necessario costruire attorno al nostro ospedale la solidarietà delle comunità dei comprensori limitrofi (affinché esso ab-


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Il documento. La presa di posizione del Comitato per l’Ospedale bia un bacino d’utenza capace di dargli una gestione economica attiva), cosa da noi cercata in Alta Valsugana, ma non cercata dalla on. Froner presidente del nostro distretto sanitario e dal consiglio comunale di Borgo dopo l’approvazione della mozione del lunedì 17 dicembre 2007. - Che sia opportuno conservare e garantire nel nostro ospedale la presenza di equipe plurispecialistiche sia in medicina che in chirurgia in modo da aumentare le prestazioni per i cittadini della Valsugana e del Primiero e ridurre i suoi costi di esercizio. - Che moltissimi elettori stiano aspettano da Dellai la mossa chiarificatrice (che già poteva fare modificando le delibere della politica accentratrice e mettendo nel progetto di Borgo lo spazio per il punto nascita), che risolva i dubbi che sorgono da una diversa interpretazione del testo, ossia: che l’errore fatto e ammesso sia nel metodo con cui si è condotto l’operazione di chiusura del punto nascita, che invece valuta “ tecnicamente corretta”; infatti dice poi: non si è valutato l’impatto sulla comunità dell’evento, e del non voler cadere in un secondo e simile errore. Successivamente Dellai non dice nell’articolo che metterà rimedio al primo, quello commesso a Borgo; lasciando così sospeso il fatto, si tiene aperta ogni strada. - Che questo inghippo non può essere sciolto dal Comitato, che può solo evidenziarlo; solo il cittadino elettore può con le sue scelte stanare chi esita e si tiene aperte troppe strade, mentre da tempo avrebbe dovuto compiere gli atti amministrativi chiarificatori. - Che si possa intravedere uno spiraglio nelle dichiarazioni del nuovo assessore provinciale alla sanità Rossi riportate il 3 gennaio scorso a pag. 14 su “Il Trentino”: «Ho promesso che ci saremmo occupati anche di Borgo:

della ristrutturazione del S. Lorenzo, cosa accaduta nel silenzio degli amministratori di Borgo. - Che ora, e non domani, sia necessario mandare da Borgo un messaggio risoluto in difesa dell’ospedale, della sua riqualificazione chirurgica, rinforzata dalla presenza di ostetricia (con il suo punto nascita), della presenza delle equipe pluridisciplinari in medicina e chirurgia e del ripristino se si dovesse trovare un motivo di attrazione, penso all’epidurale che si pratica all’ospedale di Cles, potremmo rivedere anche la chiusura del punto nascita della Valsugana». - Non si comprende perché questa scelta non sia ancora stata fatta, dato che da Levico a Grigno ci sono annualmente 400 nascite, numero che può sostenere un punto nascita a norma e che con l’epidurale (e/o il parto in acqua) potrebbero superare facilmente i 500 annui, e il tempo non è mancato per riflettere (sono due anni che chiediamo il parto in acqua e l’epidurale!) - Che questa dichiarazione dell’assessore è più possibilista, ma lascia anch’essa aperte troppe strade. Questo continuo rinvio delle scelte è pilatesco per non dire altro. - Che le scelte attualmente operate dalla APSS continuino a rendere difficile la vita del nostro ospedale: non assume personale medico (mediamente sui 50–55 anni) e infermieristico, limita le sue attività chirurgiche (non si fanno più le isterectomie con patologie non tumorali), cerca di ridurre i primariati in organico, e annulla il servizio di risonanza mobile a Borgo. - Che finalmente Dellai riconosce che i punti nascita degli ospedali di valle non sono a norma (e noi aggiungiamo: pur avendo da 50 anni la più bassa “natimortalità”del mondo) e si pronuncia per la loro messa a norma entro il 2009; sono anni che scri-

viamo sulla situazione non a norma dei punti nascita degli ospedali di valle (autunno 2006), alcuni consiglieri provinciali nel luglio 2007 hanno “interrogato” l’assessore alla sanità su questo tema e “dulcis in fundo” hanno reclamato sui quotidiani locali nell’aprile 2008 i primari di ostetricia periferici. - Di aver evidenziato, con la sua azione, gli errori presenti nella organizzazione della sanità trentina; un ruolo eccessivo del direttore – manager, emarginazione delle professionalità sanitarie e soprattutto delle comunità locali! Infatti Dellai parla della modifica della legge provinciale n. °10/1993. - Che sia opportuno far notare ai Valsuganotti che Dellai dice nell’intervista: bisogna “spingere sulla deospedalizzazione”. Ricorda a loro che la deospedalizzazione si è tradotta a livello nazionale che locale in riduzione del numero dei posti letto ospedalieri, delle giornate di degenza e nella chiusura di ospedali, e come in particolare nel Trentino ciò abbia portato: a) all’accentramento sul S. Chiara di molte attività (per cui ora è intasato in molti reparti) che si potrebbero svolgere in periferia con equipe plurispecialistiche, b) alla progettazione del Nuovo Ospedale Trentino (N.O.T.) che assorbirà molte attività della periferia. Ricorda ancora ai Valsuganotti, a proposito di deospedalizzazione, che Dellai accantonò, tra il 2001 e il 2007, il finanziamento

dei primariati di laboratorio analisi, dialisi e radiologia. - Che si possono fare delle utili riflessioni su questa parte dell’intervista al neo assessore alla sanità dove dice: «il sistema delle case di riposo, della Rsa, in Trentino è all’avanguardia. Dall’estero, insomma, non è detto che si deve copiare: ci si confronta. Ma proprio sul tema dell’assistenza agli anziani credo che una Provincia come la nostra possa dare qualche cosa di più, mettendo meglio in rete l’aspetto sanitario e quello sociale che allo stato delle cose non sempre si “parlano” al meglio». Eccone alcune: - Riteniamo molto opportuno quel “dall’estero, non è detto che si deve copiare” a cui il comitato aggiunge “non è opportuno copiare ciò che accade nelle regioni tosco-emiliane” da cui giungono gli “esperti in sanità” per le commissioni della sanità trentina”. - Ricordare come questa rete di case di riposo sul territorio trentino (ma anche quella ospedaliera) siano nate per iniziativa delle nostre comunità locali,

serie, socialmente sensibili, sempre ben amministrate, ora esautorate da una governance centralizzata e “illuminata”, che non le riconosce questa capacità, ma le “impone” oltre alla solita burocrazia anche quella sanitaria. - RSA e ospedali governati fino a qualche decennio fa da un volontariato delle comunità, che agivano nel rispetto di leggi e dei contratti di lavoro, ora è emarginato da leggi recenti perché tutto è stato provincializzato. Quante cose queste piccole comunità potrebbero ancora realizzare con la loro cultura, se avessero ancora, come un tempo, autonomia finanziaria e larghe competenze, in nome della sussidiarietà di cui tanto si parla e che poco si realizza! I nostri sindaci possono agire solo dopo aver “consultato con il cappello in mano” assessori provinciali e i loro funzionari; a loro chiedono i finanziamenti per le opere da fare, dato che non dispongono di autonomia finanziaria. Ove si ritiene che le comunità locali sono capaci di amministrarsi in modo onesto e intelligente, lo stato e le regioni svolgono funzioni sussidiarie ad esse. Per sintetizzare il tutto poniamoci la seguente domanda: da chi vi aspettate che sia realizzata una azione che ottenga la solidarietà dei circa 80 mila abitanti della Valsugana e del Primiero per garantire il futuro del nostro ospedale, dal sindaco di Borgo, da Dellai e amici o dal locale manager della APSS? Se la risposta è quella che pensiamo noi, capite come sia dannoso per i servizi ai cittadini l’accentramento dei poteri decisionali nella burocrazia. Perché tanta centralizzazione e burocrazia in questi ultimi 30 anni? Il Comitato per la difesa dell’Ospedale di Borgo e la riapertura del punto nascite


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Intervento. Il commento di Paolo Mondini sulla situazione economica

«Anche per il Trentino il 2009 sarà un anno difficile...» È appena iniziato un nuovo anno e le aspettative non sono certo delle migliori per quanto riguarda l’economia ed il futuro delle nostre aziende. Con questo, proprio perché abituati a fare impresa a lottare per le nostre realtà, non dobbiamo perderci d’animo.

L

a situazione è sicuramente difficile, lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, ma siamo anche coscienti delle nostre capacità e della forza delle nostre società di reagire contro le avversità. I problemi, inutile nasconderlo, sono di varia tipologia: tassazioni per le nostre aziende oltre ogni limite; difficoltà di reperire credito causa la crisi bancaria internazionale e nazionale che, nonostante i crediti delle banche siano garantiti dalla BCE e dallo Stato, sta riducendosi; lievitazioni violente dei prezzi con salite e discese, specie per le materie prime, inusitate che mettono a dura prova la capacità e la resistenza delle imprese. Non si deve dimenticare infatti che gli ordini dei fornitori vengono poi evasi in tempi successivi anche di qualche mese, con la conseguenza che i prezzi al loro arrivo non

sono più attuali e, come nel caso del passato esercizio, dopo un aumento importante nel primo semestre abbiamo rilevato nell’arco di due mesi un calo dei prezzi di vendita nettamente superiore - inferiore all’ultimo acquisto ma addirittura del prezzo medio dell’anno precedente - questo per le materie prime, ma per gli altri settori la perdita non è tanto differente; la diffi-

«Siamo abituati a lavorare sodo ma le difficoltà nei pagamenti dei nostri clienti e il calo dei consumi rischiano di indebolire molti»

coltà dei nostri clienti nei pagamenti che premono sulla liquidità aziendale in misura assai rilevante e mettono a dura prova la capacità finanziaria delle nostre società; il

forte calo dei consumi poi da ottobre 2008 ad oggi ha fatto il resto indebolendo di fatto anche le società più competitive ed innovative. A tutto ciò si aggiungono gli aumentati costi diretti ed indiretti in primis quello delle fonti energetiche che non sono calati in maniera proporzionale alla discesa dei prezzi del petrolio. Dovremo pertanto, come sembra, fare delle valutazioni sulla nostra struttura aziendale, sulla necessità di rivedere i costi e ovviamente contrarli per poter superare tale situazione. Da quanto emerge se dovessimo malauguratamente ridurre la nostra forza lavoro saremmo costretti a fare delle valutazioni che non incidano sulla struttura stessa aziendale per non intaccare nelle fondamenta le nostre potenzialità aziendali. La cosa che più dispiace è che il commercio non ha

Paolo Mondini, presidente dell’Associazione Grossisti e PMI

quegli ammortizzatori sociali che il secondario possiede, cassa integrazione in primis, specie per le aziende tra i 15 e i 50 dipendenti (le più), e nessuno di questo si preoccupa. Inoltre anche in caso di mobilità il nostro comparto ha interventi di ben diversa portata. Questo al lato pratico oltre ad essere un caso emblematico di sperequazione sociale che in uno stato di diritto non dovrebbe sussistere, potrebbe creare per le imprese maggiori costi per attenuare quello che la politica non ha fatto, con

aggravi pesanti e situazioni di maggior difficoltà. Siamo convinti che con le risorse e con l’autonomia legislativa della nostra Provincia si possa rimediare a questo gap negativo, a questa ingiusta disuguaglianza prima di provvedere ad aiuti sempre mirati ad altre categorie più fortunate. Questa non è certo una rivendicazione di lobby ma la ricerca dell’equilibrio sociale. Abbiamo in serbo una proposta che pensiamo possa essere costruttiva e comporti anche un certo nostro coinvolgimento per sanare la situazione. Lo ab-


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Intervento. Il commento di Paolo Mondini sulla situazione economica biamo scritto al Presidente Dellai nella richiesta di incontro. È pertanto un periodo di forte attenzione in ogni decisione aziendale poiché uno sbaglio potrà sicuramente condizionare il nostro sviluppo dopo questa crisi di portata storica. Come Associazione, consci delle difficoltà di questo periodo, che sicuramente non si risolveranno nel breve, dovremo operare con la massima incisività per aiutare, come nostro compito i colleghi con interventi atti a frenare i punti negativi di questa situazione cercando, col dialogo con le istituzioni e con le parti sociali di formare quei paracadute ormai necessari per tutti. La nuova Giunta Provinciale si è appena insediata e sicuramente ha già trovato le nostre richieste di sviluppare con il confronto le problematiche della nostra categoria e delle piccole e medie imprese trentine che fanno a noi riferimento. Attendiamo come già comunicatoci dagli Assessori competenti di essere convocati ben sapendo come presentare i problemi che ci affliggono, come le misure che a nostro

avviso sono necessarie per supportare le nostre imprese. Come solitamente non ci preoccuperemo di elencare una serie di richieste fini a se stesse, un elenco della spesa, non è la nostra caratteristica né la nostra peculiarità ma proporremo anche una serie di interventi atti a creare e riequilibrare il sistema ben consapevoli di far tutti parte di un’unica entità e che lo sbilanciamento dello stesso come sinora avvenuto non porta vantaggi a nessuno, specie in un’economia globalizzata. Stiamo anche dialogando con le compagini sindacali per addivenire a varie soluzioni, quali il contratto di secondo livello, che dovrà sicuramente essere firmato ma che dovrà anche logicamente tener conto delle estreme difficoltà del momento. Devo francamente dire che sono molto consapevoli della situazione in essere e delle preoccupazioni future, molto di più certi di qualche collega che siede al nostro tavolo, e che persegue logiche forse legittime ma non certo conseguenti al confronto sindacale nostro interno come alle problematiche esterne. Forse tutto ciò è derivato che non

è da troppo tempo proprio impegnato nell’attività lavorativa di impresa e pertanto certe situazioni gli sfuggono per perdersi nei meandri del puro potere o delle logiche di incarichi remunerati. Le operazioni mediatiche dell’anno passato lo dimostrano ampiamente come pure certi atteggiamenti che poi sono sconfinati in interessi anche partitici. Condividiamo pertanto l’opinione di quei politici che si sono espressi nel periodo natalizio contro l’elezione di candidati o pseudo tali che alle ultime elezioni regionali non abbiamo superato l’esame degli elettori. Siamo allineati con il sindacato nel richiedere il criterio di “competenza”. La politica in fondo è diventato mestiere proprio per volontà della casta e non dei cittadini ed un ritorno per questi al loro lavoro è d’obbligo. Al prossimo impegno elettorale potranno rifarsi se la collettività gli elegge. Con le compagini sindacali si sta cercando di iniziare, come avvenuto nel Tavolo degli appalti, un ragionamento comune per l’economia del settore al fine di poter presentare in forma se non unitaria ma conseguente delle propo-

ste atte a soddisfare imprese e lavoratori negli interventi di politica economica. È un auspicio questo cui ci stiamo da tempo impegnando consapevoli che l’evento congiunturale straordinario che stiamo subendo deve

«Proprio dalle «disgrazie» economiche potremo finalmente costruire su nuove basi più eque il nostro futuro»

ancor più superare certe logiche di contrapposizione, care a certuni. Ovviamente nel rispetto delle parti e dei reciproci interessi. Sul piano della sicurezza stiamo operando con i tecnici della sanità prevalentemente sul Duvri, conoscendone le difficoltà anche interpretative della norma. A breve dovremmo uscire con delle linee guida comuni che dovrebbero risolvere queste difficoltà interpretative e servire agli imprenditori seri ad essere a posto e salvaguardati nelle ispezioni. Secondo la nostra opinione questo dovrebbe essere ampliato a tutta

la 81/2008, coinvolgendo le nostre categorie che di fatto per la nostra trasversalità sono impegnate anche nel primario e nel secondario con le loro specificità. Per quanto riguarda le nostre problematiche sulla politica economica ed urbanistica nei mesi di fine legislatura, come Associazione ci siamo preparati rivedendo tutte le normative di nostra competenza per poter affrontare gli incontri, supportati da tutte le nostre categorie interne che nella loro specificità hanno già evidenziato i punti sensibili di propria pertinenza. Conosciamo quindi perfettamente i problemi irrisolti, e ci siamo preparati per proposte conseguenti; cercheremo di dialogare come i tempi impongono con tutti quelli che si impegneranno a voler risolvere le difficoltà della nostra provincia e delle imprese locali, senza voler prevaricare per avere maggiori vantaggi. Credere in un sistema implica questo e, forse, proprio dalle «disgrazie» economiche potremo finalmente costruire su nuove basi più eque il nostro futuro. * Paolo Mondini è presidente dell’Associazione Grossisti e PMI


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Pergine. Incontro con le famiglie della band “The Bastard Sons of Dioniso”

Ma chi sono questi Bastard? Ce lo raccontano le loro famiglie La band valsuganotta “The bastard sons of Dioniso”, protagonista del programma X Factor, è uno dei fenomeni musicali e televisivi del momento. La Finestra li aveva intervistati nel febbraio 2006. Ora abbiamo incontrato il fratello di Michele Vicentini, Luca, che è diventato in pratica il p.r. Grazie a lui è stato possibile contattare i genitori di Jacopo Broseghini e la mamma di Federico Sassudelli, gli altri due componenti della band. Abbiamo chiesto loro come vivono la notorietà che ha circondato i tre ragazzi e, fatalmente, anche le loro famiglie. di Paolo Chiesa

Luca Vicentini

«Il loro nome lo conoscono tutti e questa è già una vittoria per loro» Luca è il fratello di Michele, il chitarrista dei Bastard. Lavora nell’officina meccanica di famiglia e gioca ad hockey nella squadra delle Linci di Pergine. Un’altra delle sue occupazioni è quella di occuparsi del sito dei Bastard www.tbsod.com. Luca, ultimamente avrai un certo lavoro a gestire il sito... «Sì, perché dopo le puntate il sito ha una media di 20 mila visite al giorno. Il fan club è diventato molto grande, io mi occupo del sito mentre un altro ragazzo dei montaggi video. Arrivano mail di tutti i generi: da quelle con proposte per concerti a quelle di ammiratrici che a volte sono un po’ imbarazzanti. Si è creato un bel movimento. Per noi trentini è una novità avere qualcuno in televisione. Sicuramente per la gente di Milano è una cosa più normale». Come vivete la distanza da Michele? «Mia mamma ha nostalgia. Finora è andata tutti i lunedì ad assistere alla diretta, mentre io e mio papà facciamo una volta ciascuno». Come li vedete in televisione? «Pensavo fossero più imbarazzati per via delle telecamere, invece sembrano a casa loro. Però senza strumenti sono sprecati, perché solo cantare per loro è poco. Durante la settimana si annoiano un po’, perché la canzone in un giorno la imparano e gli resta troppo tempo libero». Come è nata l’idea di partecipare? «Inizialmente erano titubanti.

Luca Vicentini

Lo hanno fatto per gioco e per fare un’esperienza. Michele ha dovuto prendere aspettativa dal lavoro. Dopo i primi provini superati erano in dubbio se proseguire. Mio papà ha insistito perché andassero avanti e strada facendo la storia sta diventando sempre più interessante. D’altronde loro hanno scritto sulla scheda di accettazione che il loro sogno è vivere di musica e spero che accada».

I "Bastard" sono stati i supporter al tour di Caparezza

Sembra che la gente li segua molto... «Io stesso ho visto tre signore anziane che ricaricavano il telefonino per potere fare il televoto. Ne parlano ovunque. Noi trentini in queste situazioni ci uniamo ancora di più. Il loro nome lo conoscono tutti e questa è già una vittoria per loro. Pensare che all’inizio volevano fargli cambiare nome, mentre ora tutti ci giocano sopra».

La mamma di Federico Signora, ha nostalgia di Federico? «No. Sono più preoccupata che stiano tranquilli visto che sono abituati a muoversi per concerti o altro e adesso non possono farlo. Anche loro mi sembra non abbiano nostalgia». Riesce a parlargli ogni tanto? «Non è possibile. Lo vediamo dopo la diretta del lunedì sera e solo per 10 minuti. Loro se hanno bisogno di qualcosa possono contattare solo le persone della produzione che fanno da tramite con noi. Noi da Federico direttamente non abbiamo notizie. Mi ha scritto per il mio compleanno, ma le lettere sono arrivate dopo 10 giorni. Li vediamo in televisione come gli altri telespettatori. Non hanno neanche i telefonini». Come li vede in Tv? «Come sempre. Forse solo un po’ più seri, Federico lo vedo meno solare. Però non mi sembrano assolutamente esaltati. Ma questo è successo fin dal primo provino perché prendono tutto come viene. È una cosa che gli abbiamo raccomandato anche noi. Sono tre persone mature e riescono a stare con gli altri e sul palco senza paure. Il pubblico ha captato questa cosa e lo sta apprezzando. Dubito che piangeranno in diretta come è capitato ad altri. Sono diventati dei personaggi, ma i loro amici si accorgono che non fanno finta». Cosa fanno durante il giorno? «Si annoiano molto. Federico ha letto i libri che si era portato e fa i sudoku. Possono usare la tv solo per guardare film musicali. So che si arrangiano a fare le lavatrici, mentre il cibo gli viene portato. Noi gli abbiamo fatto avere grostoli, torte e canederli che hanno condiviso con gli altri partecipanti. Non sono in contatto con il mondo. Sono

usciti solo quando li hanno portati a Radio Deejay. Poi Federico è abituato a giocare a pallone e il fatto che non possa correre per lui è un peso». Come vive questo periodo? «Questa cosa sta rivoluzionando la famiglia, anche se in maniera positiva. Cerchiamo comunque di essere

Da sinistra: Jacopo, Federico e Michele

tranquilli e di avere i piedi per terra. Volevamo starne fuori, ma abbiamo visto che non è possibile». Qualche lato negativo della Tv? «Ci sono certe situazioni create ad arte, ma i ragazzi sono in grado di gestirle. Quando usciranno avranno già le idee su cosa fare. Hanno esperienza di concerti e non si agitano facilmente. Suonare in un piccolo bar o in piazza Duomo per loro è la stessa cosa». Domanda scontata: il loro sogno? «Mio figlio sta facendo il falegname nella ditta di famiglia. È ovvio che loro vorrebbero riuscire a fare dei dischi e iniziare a fare dei concerti anche fuori dal Trentino per fare conoscere la loro musica. Noi li abbiamo appoggiati fin da subito perché crediamo che le capacità le abbiano. Però se non dovesse succedere penso che riuscirebbero comunque a riprendere la loro vita di sempre, studiando o lavorando. In ogni caso noi gli staremo vicini».


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Pergine. Incontro con le famiglie della band “The Bastard Sons of Dioniso”

Amano la musica ma il successo non è l’obiettivo principale I genitori di Jacopo

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ignori Broseghini, nostalgia di Jacopo? «Diciamo che eravamo già abituati al distacco. Infatti Jacopo la mattina partiva per andare all’università e tornava alla sera e tra i concerti e le prove che il gruppo faceva ogni sera lo vedevamo già poco anche prima». Chi sono i Bastard? «Sono amici, anzitutto. Hanno frequentato la stessa scuola e da allora sono inseparabili. Sono anni che dividono la passione per la musica. Con le famiglie di Federico e di Michele ci conosciamo molto bene. I ragazzi non hanno mai pesato su di noi, gestendosi da soli e comperandosi in autonomia gli strumenti e addirittura un furgone. Hanno registrato due cd con spese considerevoli senza chiedere mai niente. Sono persone molto dirette ed autonome e questa autonomia gli ha permesso di fare parecchia strada partendo dai primi concorsi universitari».

I "Bastard" in sala prove a X-Factor

Come li vedete in Tv? «All’inizio ci sembravano un po’ a disagio. Ora si sono un po’ abituati. A noi sembra di vederli come sono normalmente a casa. Non disdegnano il dialetto, sono spontanei e non si atteggiano in maniera innaturale per loro. D’altronde sarebbe ridicolo se cambiassero per via del programma. Sono un po’ in sofferenza perché nel loro appartamento non hanno molto spazio per muoversi. Sembra che ora su loro richiesta avranno uno spazio dove potere fare musica, perché hanno una gran voglia di farlo. L’espressione vocale è solo una parte di loro. Per apprezzarli bisogna vederli su un palco con i loro strumenti

dove sono bravissimi». Vi piace il programma? «Personalmente preferiremmo ci fosse il confronto musicale secco e stretto, purtroppo ci sono lungaggini. Il gioco di questo dibattito tuttavia li coinvolge e loro sono stimolati a fare meglio. Finora hanno avuto brani che non trattano di solito, perché il loro genere è diverso. Comunque hanno una grande capacità di adattarsi». Hanno un certo successo... «Hanno una grande visibilità. Sono sulla bocca di tutti perché c’è un grosso riscontro a livello nazionale e non solo perché c’è una grande

partecipazione dei trentini. C’è proprio una percezione di personaggi “nuovi” a differenza di altri che non sono delle “novità”. Nei loro confronti c’è un vero interesse da parte di chi vuole individuare soggetti importanti da lanciare. Loro per ora stanno dando il giusto peso alla cosa e speriamo riescano a rimanere così. Amano la musica e il successo non è l’obiettivo principale. Fino a quando rimarrà questo piacere non avranno la vanità dell’apparire». Qualche timore? «Noi solitamente non ci preoccupiamo prima che i problemi si presentino e preferiamo affrontarli quando ce li troviamo davanti e pensiamo di avere trasmesso questo anche ai nostri figli. Per ora siamo contenti che abbiano questa notorietà e che siano apprezzati. Hanno fatto sforzi notevoli e perso molte notti e speriamo vengano ripagati. Sono ragazzi molto decisi e con i piedi per terra e il loro sogno è di suonare in maniera professionistica. Sotto il profilo della pressione sono già esperti, perché solo nel 2008 hanno fatto circa 80 concerti».

Come vivete la notorietà? «La persone ci fermano per chiedere notizie e sono felici. Anche le persone anziane li guardano perché dicono che gli fanno compagnia. Noi diamo il giusto peso alla cosa, perché sappiamo che potrebbe bastare poco per uscire dalla direzione giusta. È un gioco e come tale bisogna considerarlo». Cosa succederà quando usciranno? «Noi abbiamo fiducia in loro per come gestiranno le cose. Jacopo studia musicologia all’università e questo deve essere il suo principale obiettivo. Tra l’altro prima di partire aveva due esami già pronti da dare. Però abbiamo anche capito che la sua grande passione è quella di suonare».

Un’immagine negativa da sfatare

Ma non chiamatelo rock “maledetto” Le tre famiglie dei “The Bastard sons of Dioniso” si conoscono bene, sono molto unite ed hanno appoggiato fin dall’inizio il gruppo nel loro percorso artistico. Proprio per questo quando in un articolo apparso sulla stampa locale i tre ragazzi sono stati accostati al problema dell’eccessivo consumo di alcol tra i giovani per loro è stato un dispiacere. Sentiamo a questo proposito il papà di Jacopo: «È l’unica cosa che non mi è piaciuta in questo periodo. È stato collegato il problema dell’alcolismo ai nostri ragazzi, usando per un discorso di visibilità un’immagine deleteria che è quella di loro con un bicchiere in mano. Probabilmente sono partiti dal nome del complesso a cui i ragazzi sono affezionati. Se poi

qualcuno ha voluto costruirci su questa cosa, lo ha fatto in maniera esorbitante rispetto a come loro sono in realtà. Non si può usare un’immagine per dare visibilità al problema alcol cogliendo questa situazione specifica ed è sbagliato appioppare loro un modo d’essere che non è il loro. Pensi che io non li ho mai visti ubriachi. Non era il caso di sbattere in prima pagina i nostri ragazzi che in realtà bevono quanto bevono tutti. Tra l’altro sono sottoposti ad un contratto importante con la casa di produzione del programma Magnolia che si muove in accordo con la Sony e non è il caso che nessuno provi a dargli un’immagine che non è la loro». Sulla medesima linea la mamma di Federico: «Ci siamo sentiti un po’ offesi

quando li hanno tirati in mezzo per il discorso dell’alcolismo. I nostri ragazzi più di qualche birra non bevono. Lo sconforto che hanno i giovani è una cosa reale, ma dietro l’alcolismo ci sono dei problemi che non partono sicuramente dalla musica. Anzi, la musica unisce. Noi siamo felici che Federico ab- I fans valsuganotti che ogni lunedì raggiungono gli studi di X-Factor per sostenere i "Bastard" bia questa passione e lo abbiamo sempre spinto in questo senso 20 persone». perché è un’attività positiva». Insomma, abbiamo scoperto che i Conclude il fratello di Michele: «Alle “Bastard” non sono poi una band così nostre famiglie ha dato fastidio che il “maledetta” come la tradizione del problema del bere sia stato associato rock vorrebbe. Anzi, attraverso di loro a loro e non al programma. E pensare potrebbe arrivare un altro messaggio che all’interno del programma in realtà ai ragazzi che li seguono e cioè che i concorrenti prendono 4 birre al giorno per divertirsi non è necessario sballare, da dividere con tutti gli altri, un litro per neanche per un gruppo rock. (p.c.)


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Iniziative. Presentato il comitato provinciale di Special Olympics

Lo sport per far crescere i disabili psichici Special Olympics finora in Trentino aveva significato unicamente location per singoli eventi, o partecipazioni sporadiche da parte di singole realtà sportive e del sociale ad iniziative nazionali. Dal mese scorso anche la nostra provincia ha un suo comitato organico dell’associazione benemerita internazionale.

S

pecial Olympics ha lo scopo principale di promuovere lo sport come mezzo per favorire la crescita personale, l’autonomia e la piena integrazione dei soggetti con disabilità psichica e intellettiva, attraverso la proposta di allenamenti e competizioni atletiche. A promuovere il comitato trentino è stata Iva Berasi, che ha presentato a stampa e istituzioni lo staff. Accanto alla Berasi, che ricoprirà la carica di presidente, ecco dunque Cristiano Campestrin con la carica di direttore e coordinatore dell’area tecnica, oltre che referente per l’atletica. Referenti per il nuoto e il volley sono invece i due ex campioni trentini René Gusperti (assieme a Layla Raveise) e Massimo Dalfovo,che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa. Gianna Sartoni e Massimiliano Tansella cureranno l’area famiglie assieme ad Antonello Caputo, con quest’ultimo referente anche per il calcio e Tansella per lo sci, mentre Matteo Mendini e Ugo Perini cureranno oltre al settore bike anche l’area volontari. Gianpaolo Gaiarin, Maurizio Chillon e ancora Matteo Mendini cureranno invece i rapporti con associazioni sportive e del sociale, mentre a

Cristiano Campestrin

curare l’orienteering sarà direttamente il presidente della federazione trentina della disciplina di cartine e lanterne Giuseppe Simoni. Marco Zuccatti sarà il referente per le bocce.

un’area formazione e consulenza (per famiglie e addetti ai lavori) con lo psichiatra Dario Dematté, la psicologa Daniela Cavelli, la dietista Alina Suder. Ad affiancare Berasi e Campestrin per la parte gestionale, ci saranno poi la consulente in comunicazione e marketing Jessica Callegari e Davide Gabrielli. Special Olympics del Trentino, già al debutto (presenti

Gli atleti della squadra italiana Special Olympics

Uno staff impreziosito anche dall’adesione di un tecnico come Pierino Endrizzi. Non solo sport attivo, comunque nei piani di Special Olympics, che da sempre ha voluto proporlo come mezzo, e non solo come fine a se stesso: ecco dunque che non manca

i rappresentanti di Coni e numerose federazioni sportive, con l’assessore provinciale allo sport e istruzione Marta Dalmaso che ha portato il proprio saluto e l’intervento in sala di Andrea Bosetti a portare la voce di una realtà che da anni si oc-

cupa di disabilità come l’Anffas, con la quale sono già state gettate le basi per una efficace e proficua collaborazione) si propone poi come realtà vincente: ai campionati del mondo invernali Special Olympics di Boise, in Idaho (Usa), tra i 42 italiani al via nelle varie discipline, c’era anche il giovane sciatore di Tione Nicola Tansella, impegnato nelle gare di sci alpino. Un onore per il Trentino, anche se è proprio questa l’occasione per spiegare ciò che distingue Special Olympics dalle federazioni internazionali di sport disabili: se queste ultime perseguono sulla scorta dei comitati olimpici e della loro giusta e meritoria filosofia, la preparazione dei migliori atleti, per Special Olympics la prestazione agonistica non è il fine ultimo ma appunto, un mezzo. Dopo la costituzione e la presentazione, ora il Comitato trentino si appresta ad affrontare sfide e lavoro proposti dai piccoli grandi obiettivi quotidiani. Suoi, ma soprattutto dei tanti disabili psichici e intellettivi della provincia, per i quali lo sport può essere senza dubbio un ottimo mezzo per crescere e ridurre le distanze che troppo spesso il mondo dei cosiddetti “normali” pone tra sé e loro.

IL MOTTO Che io possa vincere, ma se non riuscissi...

Special Olympics è un programma internazionale di allenamento sportivo e competizioni atletiche per più di 2 milioni e 500 mila persone, ragazzi ed adulti con disabilità intellettiva. Nel mondo sono 170 i paesi che adottano il programma Special Olympics. Il giuramento di Special Olympics è: «Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze». In Italia Special Olympics è stato inserito nell’ambito dell’attività della Federazione italiana Sport Disabili (FISD) per circa 15 anni. Dal 1° Ottobre 2003, Special Olympics ha raggiunto una maggiore autonomia approvando anche un nuovo statuto, con il proposito di dare un maggior risalto a tutto il movimento e una maggiore diffusione del suo messaggio di gioia e di speranza. Ogni anno una rappresentativa italiana viene chiamata a partecipare alternativamente ai Giochi Mondiali (Invernali o Estivi) o a quelli Europei. Nel mondo, più di 3 milioni di membri di famiglie ed 1 milione di volontari aiutano a realizzare ogni anno circa 16 mila grandi eventi. Special Olympics Inc è riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale, così come il Comitato Paralimpico. Le due sono organizzazioni separate e distinte. Diverse le premesse, diversa la filosofia che muove le due organizzazioni. Mentre il Comitato Paralimpico opera coerentemente con i criteri dei Giochi Olimpici con gare competitive riservate ai migliori, Special Olympics ovunque nel mondo e ad ogni livello (locale, nazionale ed internazionale), è un Programma educativo, che propone ed organizza allenamenti ed eventi solo per persone con disabilità intellettiva e per ogni livello di abilità. Le manifestazioni sportive sono aperte a tutti e premiano tutti, sulla base di regolamenti internazionali continuamente testati e aggiornati.


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I FAT T I

Sport. Ai Campionati di sci della protezione civile vincono i trentini

Il Trentino si aggiudica il Trofeo delle Regioni Gli sciatori trentini bissano il successo conquistato lo scorso anno in Friuli Venezia Giulia.

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rionfo tutto trentino alla settima edizione dei Campionati di sci della Protezione Civile, che si sono svolti a fine gennaio nella stazione sciistica abruzzese di Roccaraso. Gli sciatori trentini infatti si sono aggiudicati il Trofeo delle Regioni, bissando il successo ottenuto lo scorso anno in Friuli Venezia Giulia. È stato il Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso a presentarsi per primo al cancelletto di partenza dello slalom gigante sulla pista delle Gravare, nella stazione sciistica abruzzese di Roccaraso, la mattina di venerdì 30 gennaio, per dare il via ufficialmente alla settima edizione dei campionati di sci della Protezione Civile. Oltre 750 gli atleti presenti sulle nevi abruzzesi, in rappresentanza di 14 regioni (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto) e, naturalmente, della Provincia autonoma di Trento, che era ufficialmente rappresentata dal nuovo dirigente generale della Protezione civile Raffaele De Col, subentrato da poco tempo a Claudio Bortolotti, che dei campionati fu l’ideatore. Gli atleti trentini, capitanati da

Il debutto del resoconto aggregato Giornata della polizia locale

La squadra trentina (foto arch. PAT)

Vittorio Cristofori, erano una Penasa hanno fatto registrare novantina, in rappresentanza i migliori tempi assoluti ridel Dipartimento della Prote- spettivamente nella categoria zione civile della Provincia A femminile e nella categoria autonoma di Trento, dei B maschile. Da segnalare le Vigili del Fuoco volontari, vittorie di Luisa Boscheri dei NU.VO.LA, del Soccor- nella categoria B femminiso alpino, della Croce rossa le, di Albino Penasa nella italiana. Nelle due intense categoria C, di Giuseppe giornate di gara i Trentini Pallaver nella categoria D e hanno saputo esprimersi di Adriano Debertolis nella al meglio. Da categoria E. segnalare le vit- «A Roccaraso gli atleti Questi ottimi torie di Giacob- trentini, capitanati piazzamenti, be Zortea nello da Vittorio Cristofori, unitamente ai slalom gigante erano una novantina» punti raccolti da categoria B, che tutti gli altri atleha preceduto ti trentini, hanno l’altro trentino fatto vincere alla Carlo Benigni, Provincia automentre Annalinoma di Trento sa Rella e Daniela Nicolussi il Trofeo delle Regioni, già sono giunte terze rispettiva- conquistato lo scorso anno mente nelle categorie A e in Friuli, mentre altri premi B femminili. Ancora terzo, e riconoscimenti sono “pioinfine, Aldo Rasom nella vuti” sui nostri dalle classicategoria C. Ottimi risultati fiche della combinata e dai anche nella gara di fondo: podi raggiunti nelle singole Betti Da Deppo e Mirko categorie.

Il 21 gennaio scorso presso tra dirigenti, funzionari e l’Auditorium Melotti di agenti. In ambito stradale Rovereto si è svolta la prima nel 2008 sono state conteGiornata provinciale della state 22.951 violazioni alle Polizia Locale del Trentino. norme sulla circolazione dei Organizzata in coincidenza veicoli e 79.666 alle norme con la ricorrenza di San Se- sulla sosta; 2.533 sono stati bastiano, patrono delle Po- i veicoli rimossi; 197 sono lizie Locali, la celebrazione state le notizie di reato alaveva lo scopo di consolida- l’Autorità Giudiziaria per re il senso di appartenenza guida in stato di ebbrezza, tra tutti i componenti dei 16 per guida sotto l’effetto vari corpi di polizia locale della provincia, di assegnare i riconoscimenti al personale che si è particolarmente distinto in servizio e fuori e di dare conto alla comunità delle attività svolte. Quest’anno, per la prima volta, (Foto arch. PAT) il resoconto operativo di di stupefacenti. Sono stati quelli che una volta erano i decurtati complessivamente Vigili Urbani è stato dato in 50.528 punti alle patenti. forma aggregata, compren- Sono state ritirate 856 carte dendo i dati di tutti i corpi di circolazione e 459 patenti. In materia che aderiscono al Progetto Si- «I Corpi di Polizia di polizia giucurezza della Locale del Trentino diziaria sono Provincia: una attualmente contano stati effettua498 uomini» ti 19 arresti e scelta simboli945 notizie di ca del procesreato, per furso di profonda ti, danneggiatrasformazione menti, violenze in atto e che private o altro. prevede la costituzione di otto Distretti e Sono stati compiuti 11.970 diciannove Ambiti (Corpi controlli ad attività comsovracomunali) di polizia merciali e pubblici esercizi. locale. Ecco i dati relativi Sono stati accertati 604 al 2008. I Corpi di Polizia abusi edilizi. In ambito Locale del Trentino attual- ambientale sono stati fatti mente contano 498 uomini, 762 controlli.


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Pergine. Intervista all’ex comandante dei Vigili del Fuoco

Fuoli, trentatré anni nei pompieri Giorgio Fuoli, 59 anni, fa parte dei vigili del fuoco volontari di Pergine da trentatré anni e ne è stato comandante negli ultimi dieci. La Finestra lo ha incontrato per parlare di questo Corpo che lui conosce così bene e di cui tutti possiamo aver bisogno quando meno ce lo aspettiamo.

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di Paolo Chiesa

ignor Fuoli, ora che non è più comandante, rimarrà comunque nei vigili? «Rimango come caposquadra. Solo dopo i 60 anni andrò fuori servizio. Per ora a quell’età si può comunque fare parte dell’associazione dei vigili fuori servizio. Con la nuova legge gli ex vigili effettivi pur non avendo un ruolo attivo negli interventi potrebbero occuparsi di logistica, dell’uso della radio trasmittente, di presenza a serate pubbliche etc. Sarebbe una risorsa non indifferente da potere sfruttare». Qual è la preparazione che devono avere i vigili del fuoco volontari? « Per accedere ci vuole una visita medica e bisogna superare le prove attitudinali che si svolgono a Trento sotto la gestione della Federazione provinciale dei vigili volontari. Si tratta di una prova di forza: dei piegamenti, 20 minuti di corsa e l’uso della pertica. Poi l’asse di equilibrio e le scale a gancio per escludere problemi di vertigini e la permanenza in un locale buio per escludere la claustrofobia. A questo punto si può entrare nel corpo senza però potere fare interventistica fino a che non si abbia frequentato un corso base di una settimana che

Giorgio Fuoli (a destra) con il nuovo comandante Guido Lunelli

prevede una parte teorica e una pratica con l’uso di mezzi, pompe, di dispositivi di protezione individuale etc. Inoltre c’è una serata prevista dalla legge 626 per addetti antincendio fino ad un livello medio». Ci sono anche corsi specialistici? «Sì, sono sempre organizzati dalla scuola provinciale e riguardano il gas, gli incendi in ambienti chiusi, l’uso delle pinze idrauliche, i puntellamenti, il supporto all’intervento dell’elicottero. Ci sono anche corsi particolari che devono seguire i capi squadra, i vice comandanti e i comandanti. Inoltre abbiamo le manovre organizzate dal corpo. Nel caso specifico di quello di Pergine, che prevede le notti, i sabati, le domeniche e i servizi di reperibilità abbiamo il tempo materiale per questo tipo di aggiorna-

menti». Cosa succede in caso di emergenza? «Chi chiama per un’emergenza compone il 115. Risponde la centrale di Trento che devia la chiamata con una selettiva al corpo di competenza e tramite i cercapersone vengono allertati i vigili che subito si organizzano per l’uscita. Nel frattempo si sente la centrale per sapere qual è il problema e si parte. La prima partenza viene garantita in 5-6 minuti. Dopo altri 510 minuti c’è la possibilità di avere anche una seconda squadra operativa». È previsto che un vigile possa lasciare il proprio posto di lavoro per un intervento? «Si tratta di un accordo di buon senso tra il pompiere e il suo datore di lavoro che gli permette di assentarsi,

ovviamente se il suo tipo di lavoro lo permette. Bisogna pensare che la possibilità di avere un intervento immediato ha un valore sociale alto perché permette di limitare i danni e di soccorrere le persone più adeguatamente. Per non parlare del vantaggio che ha una ditta di avere un dipendente preparato per le emergenze. Ovviamente l’alternativa non c’è, perché la presenza dei volontari è l’unica maniera di avere una capillarità sul territorio. Ed è una peculiarità che non esiste in altre parti d’Italia. Stanno nascendo dei gruppi comunali addetti alla protezione civile, ma gli addetti al servizio tecnico urgente sono i pompieri». Esiste una preparazione specifica per dare un supporto psicologico a persone che hanno bisogno di aiuto o sono comunque sotto shock a causa di un incidente? «Solitamente questa è una prerogativa degli operatori del 118 che in casi di emergenze sono anche loro presenti sul posto. Si sta parlando a livello nazionale di un’assistenza psicologica anche per i soccorritori, ma per il momento non c’è niente». In questi anni ricorda degli interventi curiosi? «Oltre ai casi tipici dei gatti da recuperare in cima

agli alberi abbiamo avuto a che fare pure con cani che in alcuni casi ci hanno anche morsicato. Un caso particolare è stato quello che ci ha visti tentare di recuperare un pappagallo su un albero che ovviamente vedendoci avvicinare con l’autoscala ha preso il volo. Oppure siamo intervenuti per liberare delle abitazioni che erano infestate da vespe sotto le ali dei tetti. Diciamo che siamo l’ultima risorsa a cui telefonare sia per avere informazioni che per gli interventi più disparati». Con quale spirito lascia il comando dei vigili del fuoco? «Sono felice di essere stato al servizio della comunità per 33 anni e di avere dato il mio contributo. Spero che nell’ambito generale dei vigili del fuoco non ci siano grossi cambiamenti. Vorrei ricordare a tutti che sia ogni giorno nei confronti dei colleghi vigili sia durante le fasi di soccorso c’è un fattore umano che non va dimenticato per privilegiare magari la tecnologia. Il corpo dei pompieri deve essere un posto nel quale la gente si trova bene e dove si possano fare socializzare le persone. Spero che questo possa esserci sempre nel fare gruppo e permetta di chiarirsi in caso di incomprensioni o vedute diverse».


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Pergine. Intervista a Guido Lunelli, nuovo comandante dei Vigili del Fuoco

Lunelli «Il mio impegno nel segno della continuità» Il nuovo comandante dei vigili del fuoco volontari di Pergine è Guido Lunelli, 41 anni, 30 dei quali vissuti nel corpo che guiderà per i prossimi 5 anni. Dopo 7 anni da allievo, per 23 anni è stato vigile effettivo, gli ultimi 10 con il grado di vice comandante. Un uomo d’esperienza che si trova a presiedere il corpo più numeroso del distretto dell’Alta Valsugana.

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di Paolo Chiesa

omandante Lunelli, c’è una particolare impostazione che vuole dare al Corpo che ha iniziato a guidare? «La mia idea è quella di andare avanti con la linea del precedente comandante Giorgio Fuoli, perché in questi 10 anni ha lavorato sicuramente bene. È inutile stravolgere le cose che stanno procedendo positivamente. Mi piacerebbe riuscire a mantenere nel gruppo una serenità che nel mondo del volontariato come è quello dei vigili è importante. Inoltre vorrei cercare di invogliare sempre più i giovani a farne parte, visto che è un corpo nel quale la metà dei componenti ha meno di 35 anni». Quali sono gli interventi che vi troverete ad affrontare in una città grande come sta diventando Pergine? «Ci sono sempre più interventi tecnici rispetto a quello classico per spegnere un fuoco. Questo anche grazie alle moderne tipologie di costruzione che rende le case a rischio solo per quanto riguarda il

Il nuovo comandante dei Vigili del Fuoco Guido Lunelli

tetto. Ci capita invece di intervenire per problemi di scarsa manutenzione delle canne fumarie. Spesso siamo chiamati ad occuparci di fughe di gas, oppure dobbiamo sapere intervenire in caso di incidente stradale sia per soccorrere le persone coinvolte sia per affrontare spargimenti di sostanze che possono essere le più svariate (anche tossiche) che transitano sui camion sulla statale 47. Un altro tipo di intervento tipico è quello dell’apertura di porte di appartamenti quando gli inquilini restano chiusi fuori. Ovviamente aumentando la popolazione ci sono più richieste di intervento». Avete una tutela che vi copre, vista la respon-

sabilità dei vostri interventi? «Abbiamo l’assistenza della federazione e un’assicurazione che copre anche gli interventi cosiddetti non d’istituto, cioè le collaborazioni con le realtà associative etc».

Problematiche relative alla gestione di un gruppo grande come quello dei vigili? «Nei momenti di emergenza non ci sono problemi. Ovviamente in questi casi è importante seguire la gerarchia di chi ha in mano la gestione e la responsabilità dell’intervento in quel determinato momento, sia che si tratti del comandante, di un caposquadra o del pompiere più anziano. Nelle altre situazioni poi ognuno ragiona con la propria testa e le idee sono molte. Si tratta di ascoltare tutti e raccogliere le idee migliori. L’importante è che nei momenti di emergenza tutti siano uniti per lo stesso obiettivo ragionando come un’unica testa. Anche

PERGINE

Il nuovo organigramma Oltre all’elezione del nuovo comandante dei vigili del fuoco volontari di Pergine ci sono stati anche altri cambiamenti all’interno dell’organigramma del corpo. Ecco i loro nomi. Comandante Lunelli Guido, vice comandante Carli Lorenzo, segretario Faletti Paolo, cassiere Fontanari Mauro, magazziniere Pompermaier Michele. Inoltre ci sono 4 capi plotone: Brugnara Claudio, Carlin Renato, Casagrande Claudio senior, Fontanari Roberto; e 8 capi squadra: Biasi Claudio, Carlin Walter, Fuoli Giorgio, Martinelli Massimiliano, Oss Papot Dino, Pirola Rolando, Pompermaier Michele e Saggiorato Luca. Il corpo è composto da 75 vigili effettivi (due di loro sono donne), mentre gli allievi sono 20 (tra i quali ci sono tre ragazze).

perché il nostro lavoro è quello di essere in grado di rispondere in fretta alle necessità della popolazione in caso di chiamate». Il comandante dei vigili del fuoco è anche membro della commissione edilizia comunale. Con che ruolo? «È un ruolo che riguarda la sicurezza. Gli edifici devono avere camini a regola d’arte, le strade devono essere sicure e permettere di accedere facilmente nei casi di bisogno». Con che messaggio vuole presentarsi in questo nuovo ruolo di comandante? «Dobbiamo aiutarci tra di noi perché se non siamo in grado di farlo non riusciremo ad aiutare neanche le altre persone. Dobbiamo cercare di migliorarci con i corsi specifici per vigili. Dobbiamo rispettare i ruoli e le persone senza stravolgere niente. Infine spero che i cittadini capiscano che siamo volontari, anche se va detto che finora dove siamo intervenuti siamo sempre stati in grado di risolvere i problemi. Ovviamente con il supporto indispensabile dei vigili permanenti nei casi di bisogno».


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Fatti e personaggi trentini protagonisti delle cronache nazionali in Tv e sui giornali

I gemelli Pallaoro e l’oro dei poveri in tivù Pallaoro hanno portato una meteorite rinvenuta in Marocco, composta in gran parte da ferro e nichel, proprio come il nucleo della terra. «Le meteoriti cadono in tutte le parti del mondo – ha detto Mario – ma nel deserto sono più facili da individuare». Poi hanno mostrato una pirite, dal colore giallo poiché oltre al ferro contiene anche zolfo. «La forma cubica di questi cristalli – ha sottolineato Mario - è opera della natura. Se ne possono trovare anche di forma pentagonale-dodecaedrica». La pirite è chiamata anche oro dei poveri. Mentre Mario Pallaoro illustrava al pubblico in sala e ai telespettatori le caratteristiche di questi minerali, Lino ha offerto una dimostrazione pratica schiacciando la pirite come già sapevano fare gli Etruschi. Da questa opera-

zione scaturisce una polvere nera localmente chiamata “sugarina” che tra il XVI e il XIX secolo servì come collante e, soprattutto, per assorbire l’inchiostro quando ancora non c’era la carta assorbente. È stata poi presentata l’ematite, cristalli neri che contengono circa l’80% di ferro. Macinandola si ottiene una polvere rossa: l’ocra, utilizzata dai primi uomini delle caverne per realizzare dipinti a scopo rituale e propiziatorio. Questa polvere, con l’aggiunta di argilla, divenne anche un ottimo impregnante per il legno, usato come colore naturale anche in Trentino. Dopo aver mostrato una magnetite, i gemelli Pallaoro si sono congedati dalla trasmissione. Ma la loro presenza, con le loro avventure, curiose e istruttive al tempo stesso, è solo rimandata: salutandoli, infatti, la conduttrice Sveva Sagramola ha detto: «ci vediamo nella prossima puntata». E allora un altro affascinante capitolo si aggiungerà alla straordinaria storia di questi due gemelli cercatori d’oro, che ormai non finiscono più di stupire. (j.g.)

avrebbero potuto salvare il posto di lavoro di molti concittadini. [...] Questo ragionamento vale per tutti i beni di consumo. Se solo, quando facciamo acquisti, pensassimo di più alle conseguenze dei nostri gesti, potremmo contribuire alla crescita del Paese. E un sano consumismo nazionale, se trasformato in abitudine,

garantirebbe benessere duraturo alle nostre aziende e alle nostre famiglie». Non tutti però sono d’accordo. «Vorrei sapere se controlla le etichette, per esempio dell’abbigliamento, rifiutando di acquistare prodotti griffati made in China» scrive Paolo Isola, sempre a Panorama, rispondendo a Bertolini. E, nella medesima rubrica, Mariangela Morritti di Termoli obietta:«Le auto che vantano il made in Italy montano in realtà motori prodotti in Polonia e India. Pertanto acquistando un’auto italiana non contribuiamo allo stipendio dei nostri connazionali, i quali sono in cassa integrazione perché le linee produttive sono all’estero». Insomma, tra il dire e il fare si mette di mezzo anche la delocalizzazione.

Ormai sono diventati un’istituzione e una presenza costante in tivù. Stiamo parlando dei gemelli Mario e Lino Pallaoro di Sant’Orsola Terme, cercatori d’oro e appassionati di minerali, che recentemente sono stati ospiti, per l’ennesima volta, della trasmissione di Rai3 Geo&Geo condotta da Sveva Sagramola.

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ualche settimana fa a Geo&Geo si è parlato del ferro, materiale che per secoli è stato considerato scadente, inferiore al bronzo. Fu solo nel 1856, infatti, che si riuscì a raggiungere la temperatura per la fusione completa del ferro (1561 gradi C°) con l’invenzione degli altiforni alimentati ad energia elettrica. Così si ottenne la prima ghisa e successivamente l’acciaio. In Italia grandi giacimenti di ferro si trovano in Valle d’Aosta e sull’isola d’Elba. Quest’ultimo sito fu intensamente sfruttato dagli Etruschi, grandi esperti metallurgici, tanto è vero che le colline che si trovano sulla costa toscana nei pressi di Populonia non sono altro che ammassi di scorie delle fonderie etrusche. In trasmissione i gemelli

I gemelli Pallaoro durante la puntata di Geo&Geo

Mario Pallaoro nel momento del ritrovamento di un cristallo di "oro dei poveri"

CASO GENCHI

Consumare locale, ma tra il dire e il fare...

“Spiato” anche Kessler?

Autarchia in salsa trentina

Silvio Berlusconi l’ha definito «il più grande scandalo della storia della Repubblica». Sia come sia, nell’archivio di Gioacchino Genchi, consulente di varie procure italiane, vi sarebbero 578 mila schede anagrafiche frutto di utenze telefoniche sottoposte a monitoraggio del traffico. Tra i nomi Giovanni Kessler eccellenti privati della privacy comparirebbe anche quello del trentino Giovanni Kessler (Pd), presidente del consiglio provinciale. A rivelarlo è il settimanale Panorama.

L’autarchia, cioè l’autosufficienza economica di un Paese da contrapporre al libero mercato, fu adottata dall’Italia fascista e dalla Germania nazista. Ora, in tempi di globalizzazione e di crisi economica, sembrano in tanti a volerla riproporre. Anche in Trentino. Lo stesso presidente Dellai, in un’intervista al Corriere del Trentino, ha lanciato una proposta dal sapore vagamente autarchico:«I cittadini – ha affermato il presidente della PAT - devono essere consapevoli del momento che stiamo attraversando. Per le famiglie ciò significa, tra l’altro, riorientare e qualificare i propri consumi, prediligendo i prodotti locali e comunque un consumo responsabile. Noi vorremmo proprio lanciare questo slogan per il “consumo locale”. Non

riguarda solo le famiglie, ma anche le imprese: se devono realizzare delle opere o investimenti è anche nel loro interesse che si rivolgano in prima battuta a ciò che può essere reperito localmente, in una logica di sistema». Gli fa eco, in una lettera inviata al settimanale Panorama, il trentino Flavio Bertolini che sostiene: «Se tutti gli italiani che nel 2008 hanno comprato un’auto non italiana si fossero chiesti se era davvero così necessario averne una straniera


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Interrogazione. Perché una così elevata mortalità di neonati a neonatologia?

PDL: qui muoiono troppi neonati In un anno in Trentino muoiono 18 bambini mentre nelle strutture sanitarie del Friuli il numero scende a 10. Perché? Lo chiede il consigliere provinciale del PDL, Giorgio Leonardi, assieme ai suoi colleghi di partito, in un’interrogazione al Presidente Dellai che di seguito pubblichiamo integralmente.

L

eggo con stupore gli articoli del Dott. Dino Pedrotti pubblicati sul quotidiano “L’Adige” in data 7 gennaio 2009 e 12 gennaio 2009 riguardanti il cattivo funzionamento del reparto di Neonatologia negli ospedali del Trentino e nello specifico nel reparto dell’ospedale S.Chiara di Trento. Questo cattivo funzionamento porterebbe, secondo il Dott. Dino Pedrotti, primario per oltre trent’anni della Divisione di Neonatologia dell’Ospedale S.Chiara di Trento, attualmente consulente neonatologo dell’Ospedale S.Camillo di Trento e protagonista di numerose associazioni di volontariato, al verificarsi di un alto tasso di mortalità dei neonati e bambini trentini dovuto in primis a una man-

canza del personale e di attrezzature tecniche specializzate (si può notare, infatti, l’inesistenza di un ambulatorio all’interno dei reparti di Neonatologia degli ospedali trentini e l’inesistenza del sistema organizzato “follow up” sugli stessi neonati). Secondo l’illustre Dott. Dino Pedrotti sarebbe prassi che

un bambino nato negli ospedali trentini di periferia qualora sia un soggetto a rischio incorra in trasporti rischiosi per la sua stessa vita causa mancanza di posti in terapia intensiva oppure per la mancanza di personale, di medici ed infermieri specializzati. Se si osserva i numeri dei nati in confronto con i dati riguar-

La delibera. Ecco il piano attività 2009-2011 IPRASE: bilancio approvato Il 23 gennaio scorso la Giunta provinciale ha approvato la delibera proposta dall’assessore all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, con il programma di attività 2009 e il bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2009 e pluriennale 2009-2011 dell’Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa – IPRASE Trento. Le cifre: anno 2009 euro 1.508.039,00; anno 2010 euro 779.100,00; anno 2011 euro 779.100,00. Tre i filoni principali di ricerca-azione: sui contenuti educativi e sociali (l’organizzazione scolastica, il territorio locale, gli

educatori); sulla didattica e sul curricolo (sperimentazioni di nuovi metodi e strumenti, nuovi contenuti…); sulla valutazione delle scuole, dei risultati, del rendimento degli studenti. Nel programma pluriennale l’IPRASE prevede anche una nuova rivista bilingue (italiano–inglese) a carattere internazionale, in collaborazione con la casa editrice Erickson, dal titolo “RicercAzione”. Inoltre, l’accompagnamento alle scuole trentine di progetti di innovazione a carattere pilota, con l’utilizzo di “voucher” di ricerca.

danti la “qualità delle cure” nei reparti di Neonatologia degli ospedali trentini, si può notare come in un anno in Trentino muoiono 18 bambini mentre nelle strutture sanitarie per esempio del Friuli il numero scende a 10. Questi 8 bambini sono, quindi, secondo Dott. Dino Pedrotti, vittime della mancanza di strutture, mezzi e personale specializzato. In conferma con la tesi del Dott. Pedrotti sono state pubblicate sempre sul quotidiano “L’Adige”, in data 12 e 17 gennaio 2009, due testimonianze da parte del Presidente dell’Associazione Amici della Neonatologia Trentina, Sig.Paolo Bridi, e da parte della Sig.ra Cristiana Chiarani portavoce del Gruppo mamme bionike del Trentino, i quali denunciano le stesse defezioni del Dott. Pedrotti nel sistema sanitario trentino. Si interroga il Presidente della Giunta Provinciale per sapere: 1) Se tali detta-

gliate affermazioni del Dott. Dino Pedrotti sul suddetto quotidiano “L’Adige” siano corrispondenti al vero, con particolare riguardo per il reparto di Neonatologia dell’ospedale S.Chiara di Trento. 2) Perché le strutture ospedaliere trentine una volta conseguiti ottimi risultati, secondo i dati riportati dal sito www.osservasalute.it sulla mortalità neonatale e infantile negli anni dal 1994 al 1997, sono state superate in questo ultimo decennio da molte regioni del CentroNord-Italia dove il tasso di mortalità è di gran lunga minore rispetto al Trentino. 3) Quali provvedimenti la Provincia intenda adottare affinché la situazione nei suddetti reparti di Neonatologia non prosegua causando l’aumento dell’indice di mortalità dei neonati. I Consiglieri Giorgio Leonardi, Walter Viola, Pino Morandini, Rodolfo Borga, Mauro Delladio

Approfondimento

Parte il distretto del porfido Sarà Trentino Sviluppo spa, direttamente o tramite altra società in house appositamente costituita, a dare vita al Distretto del Porfido. La Giunta provinciale, infatti, il 23 gennaio scorso ha confermato Trentino Sviluppo spa quale “soggetto idoneo” ad attuare quanto prevede la legge 7/2006 (Disciplina dell’attività di cava). Tra i compiti affidati dalla Provincia alla società, oltre alle funzioni di segreteria del Coordinamento del distretto del porfido e delle pietre trentine, la promozione di studi e attività di ricerca utile allo sviluppo del settore nonché la gestione delle risorse finanziarie del Fondo per lo sviluppo del prodotto. Trentino Sviluppo spa dovrà inoltre promuovere la partecipazione al distretto di altri soggetti interessati, in primo luogo Confindustria Trento e Associazione artigiani, la cui partecipazione alla nuova società viene rinviata sia per indisponibilità immediata di alcuni di tali soggetti sia per consentire, in questa fase, una più agevole applicazione delle procedure contrattuali inerenti la gestione di fondi pubblici. «Il diretto coinvolgimento di altri soggetti attivi nel distretto mediante l’allargamento della base sociale del soggetto idoneo – spiega l’assessore all’industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi – rimane un obiettivo da perseguire e che sarà gradualmente raggiunto in un secondo tempo. Si tratta ora di far partire comunque il distretto dando attuazione a quanto prevede la legge. Senza il soggetto idoneo, infatti, il distretto del porfido non è in grado di decollare e le politiche di filiera rimangono sulla carta».


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CRONACHE

Il viaggio. Visita ai luoghi di culto cari a Giovanni Paolo II

Pellegrini trentini sulle tracce di Papa Wojtyla Dziwisz già segretario di Papa Wojtyla: «Una fede popolare profonda unisce Trentino e Polonia»

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lla fine di gennaio 250 trentini hanno visitato i luoghi di culto cari a Papa Wojtyla che col Trentino aveva un rapporto davvero speciale. Partiti il 28 gennaio da Trento, i sei pullman di pellegrini hanno fatto tappa a Czestochowa per la visita al monastero della Madonna nera, poi a Cracovia per partecipare alla messa concelebrata dal cardinale Stanislao Dziwisz, dal decano del capitolo della cattedrale Mons. Ernesto Menghini e da alcuni sacerdoti trentini. E proprio a Cracovia la mostra dei presepi trentini, allestita nel Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki, è stata visitata, in poco più di un mese, da oltre 80mila persone. Parole di grande affetto sono state espresse dall’arcivescovo di Cracovia, cardinale Dziwisz.

Il presule ha ripercorso le tappe che legano la terra trentina a Papa Giovanni Paolo II e ha invitato scherzosamente gli amministratori trentini a lasciare i presepi in Polonia «per evitare la fatica di smontarli». «Presepi che hanno saputo emozionare, segno di una fede popolare profonda che unisce in modo speciale il Trentino e

la Polonia», ha detto il cardinale già segretario di Papa Wojtyla. Ad accompagnare i pellegrini 13 amministratori locali, sindaci e assessori e il consigliere provinciale Luigi Chiocchetti. Partner della Provincia autonoma sono stati ancora una volta l’associazione amici del Presepio di Tesero, presieduta da Walter Deflorian, l’Azienda per il Turismo della Val di Fiemme rappresentata, anche durante il pellegrinaggio, dal suo presidente Pietro Degodenz. Gli amministratori trentini hanno ringraziato per la straordinaria accoglienza, ricordando il valore del pellegrinaggio

«Oltre 80 mila persone hanno visitato i presepi trentini allestiti a Cracovia»

Cracovia - Il card. Stanisław Dziwisz inaugura a Cracovia, presso il Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki, la mostra dei presepi trentini

cioè «quello di mettersi in cammino sulle tracce di Giovanni Paolo II». Il pellegrinaggio è quindi proseguito con una toccante visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau dove due milioni e mezzo di innocenti sono stati trucidati dalle SS naziste tra il 1940 e il 1944. Una tragedia umana che ha provocato un abisso di dolore incolmabile. Fase conclusiva dell’iniziativa organizzata per il Natale 2008 in omaggio a Papa Karol Wojtyla, alla sua terra d’origine e ai luoghi di culto a lui tanto cari, sarà la vendita delle sette Natività realizzate dai maestri artigiani trentini. Il ricavato della vendita andrà a sostegno del Centro dedicato a Papa Giovanni Paolo II che sta nascendo in Cracovia e che sarà un luogo deputato alla divulgazione dell’opera del Santo Padre polacco, spazio di socialità, preghiera, accoglienza e condivisione per tutti i credenti del mondo.


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Valsugana. Sempre d'attualità il problema traffico

Valdastico: Santini chiede una "legge obiettivo" Il Senatore Giacomo Santini ha presentato al governo un’interrogazione avente per oggetto l’inquinamento ambientale insostenibile in Valsugana. Destinatari del documento il Ministro per le infrastrutture e i trasporti Altero Matteoli, il Ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola, il Ministro per il lavoro, la salute e le politiche sociali Maurizio Sacconi, il Ministro per i rapporti con le regioni Raffaele Fitto, il Ministro per la tutela dell’Ambiente, del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo.

L

a Valsugana, nel percorso in Trentino, è diventata una “camera a gas” a causa dell’aumento spropositato del traffico (in particolare pesante) proveniente dal Veneto e dall’est Europa diretto all’autostrada del Brennero, prevalentemente verso Austria e Germania, flusso valutato in circa 35- 40.000 veicoli al giorno, di cui 7000 pesanti. Preso atto che tali veicoli

«

individuano nella Valsugana la via più breve e rapida, grazie a recenti opere di rettificazione e di ampliamento su quattro corsie di gran parte del tracciato da Bassano del Grappa a Trento e grazie all’assenza totale di qualsiasi pedaggio. Considerato il rilevante vantaggio economico da tutto questo derivante, unitamente al risparmio in termini di chilometraggio e carburante. Rammentato che da 35 anni

esiste il tratto di autostrada della Valdastico sud-est, rimasta incompiuta, per la demagogica pressione di gruppi ambientalistici e politici, nella parte che dovrebbe portare verso nord, il Trentino e l’Europa, attraverso una galleria di circa 14 chilometri. Consultati i progetti che dimostrano come tale galleria si possa realizzare in tempi e con costi ragionevoli, senza danno alcuno per l’ambiente e che porterebbe gran parte

del traffico che attualmente sta soffocando la Valsugana, a sbucare a 500 metri dal percorso dell’autostrada del Brennero, in un punto lontano da qualsiasi centro abitato e quindi senza pregiudizio alcuno per nessuno, nemmeno per l’economia agricola che vedrebbe sacrificata una porzione insignificante di territorio. Comprovato che tale immissione non comporterebbe alcun aggravio dei transiti sulla A 22 in quanto, comunque, anche oggi, per altra provenienza, gli stessi veicoli vi approdano. Rammentato che gli amministratori provinciali, a più riprese, hanno manifestato il loro favore verso questo progetto per poi abbandonarlo alla vigilia di scadenze elettorali e, regolarmente, riprenderlo in considerazione ad elezioni avvenute. Data la dovuta considera-

zione all’esasperazione delle popolazioni della Valsugana per la pressione del traffico che sarebbe fortemente ridimensionato dall’opera di cui sopra si interroga il Governo per sapere: 1) Se non ritenga di dover intervenire in supplenza delle carenze amministrative della Provincia Autonoma di Trento nella prospettiva di un interesse comune anche delle popolazioni del Veneto, con una legge obiettivo capace di dare priorità ad un progetto di vitale importanza. 2) Se non ritenga indilazionabile l’esercizio di un ruolo di regia da parte del Governo verso le due Regioni interessate per raggiungere un accordo politico ed economico per la realizzazione dell’infrastruttura». Sen. Giacomo Santini


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Pergine. Intervista a Franco Valentini, Presidente della compagnia teatrale

Aria Teatro

C’è una Pergine artistica e culturale che sta cercando di ritagliarsi uno spazio importante a livello provinciale con l’ultimazione del teatro comunale e con la futura realizzazione del teatro all’interno del parco Tre Castagni. Questa Pergine ha una compagnia teatrale che in questo periodo sta portando in giro con successo per i teatri italiani una serie di rappresentazioni. Si tratta della compagnia “Aria Teatro”, composta da un gruppo di persone che desiderano occuparsi di teatro in maniera professionale e che da due anni è diventata una vera associazione culturale. I motori di questa iniziativa sono il presidente Franco Valentini, il direttore e attore professionista Denis Fontanari, il regista Riccardo Bellandi che è anche attore professionista e direttore della scuola di recitazione “Giovanni Poli” del teatro a l’Avogaria di Venezia e Paola Bertoldi, responsabile della comunicazione e segretaria organizzativa. La Finestra ha intervistato il presidente Franco Valentini che spiega ai nostri lettori com’è nata l’Associazione e quali sono le sue finalità.

Da Pergine ai palcoscenici d’Italia di Paolo Chiesa

P

residente Valentini, quali sono le principali tappe della vostra associazione “Aria teatro”? «In seguito alla fondazione della compagnia, abbiamo raccolto al volo la proposta di Paola Stelzer di collaborare alla creazione dello spazio culturale del “Teatro delle Garberie” di piazza Municipio a Pergine. Sono poi iniziate le prime produzioni, l’organizzazione della rassegna “Estateatro” e la parte formativa con i corsi di teatro per bambini e ragazzi». Com’è stato il passaggio dal “Teatro delle Garberie” alle uscite in giro per l’Italia? «Il passaggio è stato graduale ed è in fase di svolgimento, perché la compagnia vuole essere sempre di più un punto di riferimento per la produzione e la formazione teatrale in Trentino, portando nello stesso tempo gli spettacoli nel resto d’Italia, in particolare grazie ai collegamenti con Venezia e la Liguria. Questo passaggio è comunque ancora in una fase iniziale, ed è per questo che stiamo lavorando per farci conoscere in altre regioni».

Siete tutti attori professionisti? «Per le produzioni ci serviamo unicamente di attori professionisti o di attori che comunque intendono intraprendere quella strada e stanno frequentando scuole di teatro professionalizzanti». Da dove provengono gli attori? «Da tutto il nord est». Qual è il tipo di copioni che mette in scena la compagnia? «Per ora la compagnia ha messo in scena copioni sia scritti appositamente per il teatro come “Unam sanctam” di Marzia Todero, sia come adattamento di testi di

letteratura come “Bartleby lo scrivano”, adattato sempre da Todero o “Le streghe”, con adattamento da Roald Dahl. Poi inizieremo a lavorare sul nuovo spettacolo». Di cosa si tratta? «La nuova produzione sarà probabilmente “Vita di Galileo”, un meraviglioso testo teatrale di Bertold Brecht». Recentemente avete portato in scena vostri spettacoli a Venezia e a Pietra ligure. Che esperienze sono state? «A Venezia è stata veramente piacevole. Credevamo che le code fossero riservate solo ai saldi degli outlet. Invece vedere la gente accalcarsi per trovare un posto o sedersi per terra o tornare soddisfatte il giorno successivo a rivedersi lo spettacolo portando altri spettatori è stata una situazione che fa ben sperare per il futuro di questo settore. A Pietra Ligure purtroppo abbiamo dovuto fare i conti con un teatro di grandi dimensioni e con poco pubblico e quindi con una certa difficoltà ad afferrare lo spettatore, ma alla fine l’accoglienza e i commenti sono stati lusinghieri». Meglio a Pergine/Trento o fuori provincia? «Il Trentino ha grandissimi pregi e alcuni difetti. Certamente per chi ha un po’ di dimestichezza è più facile trovare gli spazi, i finanziamenti e le attrezzature rispetto a Venezia. Certo la vetrina veneziana è decisamente più ampia. Il nostro obiettivo è di riuscire a coniugare le varie realtà, mantenendo le radici, ma non chiudendoci nel localismo». Oltre alla nuova produzione, ci sono altri progetti? «Progetteremo un nuovo spettacolo per ragazzi con titolo da definire, oltre ad occuparci dell’organizzazione di “Estateatro 2009”. Inoltre puntiamo ad ampliare l’offerta dei corsi presso il teatro delle Garberie per la stagione autunnale». Come si coniuga l’attività formativa dei corsi a quella della recitazione? «La formazione è indispensabile per creare una cultura teatrale diffusa. Abbiamo tre bravissimi insegnanti che sono anche attori: Paolo Vicentini, Federica Chiusole e Sara Filippi, ai quali per l’ampliamento dei corsi si aggiungeranno altri componenti della compagnia».


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Pergine. Concorso di poesia nel ricordo di tre illustri perginesi

Ricordi, Vita, Speranze e Attese La Biblioteca Comunale di Pergine Valsugana e il “Cenacolo Valsugana di poesia, cultura e tradizioni” hanno indetto un “concorso di poesia in lingua italiana e dialetto trentino, mocheno e cimbro”. Il titolo del concorso è: “Ricordi…vita…speranze…attese…”. Sono previste una sezione adulti in lingua italiana dedicata a Maria Pellegri Beber, poetessa, scrittrice, drammaturga; una sezione adulti in dialetto trentino,

mocheno e cimbro dedicata a Giorgio Mottesi, poeta, pittore e scultore e una sezione scolastica per ragazzi dai 13 ai 19 anni in italiano e nei tre dialetti dedicata a Nino Forenza, dirigente scolastico, saggista ed animatore culturale. Sono tre gli obiettivi dichiarati dagli organizzatori del concorso: attualizzare, nell’epoca di internet e della comunicazione breve e rapida, la poesia intesa come genere letterario in grado di veicolare, a livello globale, messaggi, sentimenti e valori universali; ribadire la

dignità letteraria del dialetto trentino e delle minoranze linguistiche, inteso non come lingua deputata ad una ristretta produzione comica, ma come elemento distintivo e di riconoscimento di una precisa collettività; omaggiare tre figure di poeti e intellettuali perginesi quali Maria Pellegri Beber, Giorgio Mottesi e Nino Forenza, i quali con la loro vasta produzione in lingua sia italiana che dialettale, hanno arricchito il patrimonio letterario locale, trasmettendo sentimenti, valori ed emozioni. (p.c.)

I tre personaggi a cui è dedicato il concorso era dedicata ampiamente al giornalismo, alla fotografia, al teatro e alla regia teatrale. Ha ottenuto concreti riconoscimenti in campo teatrale (1° premio Sipario d’oro 2005 con Fior di cactus - Filodrammatica di Ischia ). Molti suoi testi scritti per la radio, per il teatro, per le scuole, hanno trovato edizione a livello nazionale. Ha scritto alcuni libri di storia locale, tra cui “La rosa e la spada” e “Ombre nella notte”, oltre a vari racconti per Strenna Trentina e Vita Trentina. La sua poesia ci parla spesso del paesaggio, della natura, del Perzenal in Valsugana, dei laghi e dei masi della Valle dei Mocheni, ma anche degli affetti più cari e familiari.

Maria Pellegri Beber

Poetessa di Pergine Valsugana, classe 1922, è morta nel 2006. Ad 84 anni era ancora immersa in un’intensa attività in favore della poesia, con recital e presenze nelle sale della Valsugana, alla “Dante Alighieri” e al Centro Rosmini di Trento. Nella sua vita si

Salvatore “Nino” Forenza

Nacque a Minervino Murge (Bari) l’11 novembre 1947. Dopo la laurea in lettere moderne, si trasferì giovanissimo in Trentino, come docente di materie letterarie alla Scuola Media Statale Ciro Andreatta di Pergine Valsugana, sezione distaccata di

Susà. Dopo lunghi anni di collaborazione vicaria a Pergine fu preside incaricato per 5 anni alla Scuola Media Statale Silvano Fante di Grigno, quindi preside di ruolo a Baselga di Piné. Fu un docente “patito della scuola”, tanto da essere nominato, nel 1991, vice-sovrintendente scolastico provinciale ed infine dirigente scolastico a Brentonico, poi a Levico e Roncegno. Va ricordata la sua presidenza dell’Associazione Amici della storia dalla fine degli anni Settanta, con collaborazioni culturali e storiche dei maggiori Centri culturali e di ricerca del Trentino, così pure la sua rappresentanza politica nel Consiglio Comunale di Pergine. Dal 1996 fu vicepresidente del Centro Documentazione Luserna onlus. Morì a Trento il 22 dicembre 2006.

Giorgio Mottesi Poeta perginese, nato nel 1943, si è impegnato a far conoscere con la sua poesia ogni angolo del Perginese, ogni sfumatura del

proprio dialetto, ogni moto dell’anima. Era un amante della natura, dell’ambiente, della montagna. Ha pubblicato diverse raccolte di versi: “En bocher su Perzen”, con illustrazioni del pittore Guido Paoli, “Algeri, ancoi, forsi doman”, con illustrazioni dell’artista Carlo Girardi. Questo libro fu l’ultimo incontro con la Comunità perginese prima della sua scomparsa. Dopo la sua morte, avvenuta nel 2001, sono state pubblicate postume le sue poesie “Fate en piaza”, serie di liriche ironiche, satiriche, umorali sulla vita, le vicissitudini e le storie degli amici ma anche del Perzenal in genere. Altre liriche nel volume “Poeti e Pittori in Valsugana”, come nel volume del Cenacolo Valsugana “La poesia l’estro e el saver”. Ha vinto alcune edizioni del Premio Amech di Trento, concorsi comprensoriali e della “Dante Alighieri”. È stato medaglia di bronzo al prestigioso Premio Berto Barbarani di Lazise sul Garda. Alcune sue poesie sono state musicate e fanno parte del repertorio del Coro Castel Pergine, di cui era cantore.


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Pergine. Con l’acquisto del secondo lotto dell’area produttiva perginese

Tecnoclima: nuovi spazi ai Fosnoccheri Tecnoclima SpA intende ampliare i propri spazi produttivi di Pergine con il nuovo insediamento di 6.800 metri quadrati coperti, rafforzando così la produzione nonché l’occupazione complessiva mediante l’inserimento di 25 nuove unità lavorative, portandola a circa 110 unità a regime.

C

on il perfezionamento dell’acquisto da parte della ditta Tecnoclima SpA, si è concluso il 21 gennaio scorso, il complesso iter di cessione dei terreni produttivi provinciali dei Fosnoccheri di Pergine Valsugana, adiacenti al Centro Commerciale. La ditta ha acquistato dalla Provincia, per 1.631.370 euro al netto di contributi e riduzioni di legge, il secondo lotto dell’area produttiva, sul quale sorgerà un nuovo stabilimento che darà lavoro a 25 persone, portando l’occupazione complessiva a 110 unità lavorative. L’area, fortemente voluta dall’Amministrazione locale che se ne è assunta anche una stretta regia urbanistica mediante uno strumento

L'area dei Fosnoccheri a Pergine

particolareggiato quale è il Piano di Comparto, è stata urbanizzata dall’Ufficio Aree del Servizio Industria della Provincia autonoma di Trento mediante esproprio e realizzazione delle opere primarie, fra cui l’anello

stradale, le reti fognarie e l’acquedotto ed è costituita, tra l’altro, da 35.500 metri quadrati direttamente utilizzabili a scopi produttivi. L’area è suddivisa in due lotti, rispettivamente di 22.800 e 12.700 metri quadrati, di

Delibera. Approvato il nuovo riparto Politiche giovanili: ecco il fondo Su proposta del Presidente Dellai, il 23 gennaio scorso la giunta provinciale ha approvato il nuovo riparto del Fondo per le politiche giovanili che ha già una disponibilità di 1 milione e 940mila euro. Il provvedimento, che va a modificare quanto adottato con deliberazione della giunta provinciale del 30 dicembre 2008, prevede che a sostegno di specifici progetti, presentati da comuni, comprensori o tramite gli stessi da soggetti pubblici o privati purché senza scopo di lucro siano destinati euro 1.494.000,00; per spese dirette della Provincia per studi e ricerche affidati ad università ed enti di ricerca siano

disponibili 50mila euro; per spese dirette della Provincia per attività di aggiornamento, formazione, organizzazione di eventi, rilevazione, monitoraggio e supporto all’attività dei Piani giovani di zona e di ambito, collaborazioni per lo

sviluppo del progetto giovani del PSP e dell’Accordo di Programma Quadro con lo Stato, siano destinati 360mila euro. Il programma di spese in economia per l’anno 2009 prevede un totale complessivo di 250mila euro.

cui uno è stato già completamente acquistato nel corso del 2008 dalle società Hoist s.r.l. (7.464 mq), Idrosid s.r.l. (6.883 mq), Cristelli s.r.l. (3.553 mq), Fersina Tour di Laner Lorenzo & C. s.a.s. (2.630 mq) e Artecalore S.a.s. (2.208 mq). L’ultima azienda a perfezionare l’acquisto agevolato con la Provincia è ora la Tecnoclima SpA, importante realtà industriale già insediata a Pergine, che intende ampliare i propri spazi produttivi con il nuovo insediamento di 6.800 metri quadrati coperti, rafforzando così la produzione nonché l’occupazione complessiva mediante l’inserimento di 25 nuove unità lavorative, portandola a circa 110 unità a regime. Proprio in considerazione dell’alto profilo di interesse dell’iniziativa, che consente l’ulteriore sviluppo e il radicamento sul territorio provinciale di un’impor-

tante realtà industriale con livelli occupazionali di tutta rilevanza per il Trentino, la Giunta provinciale aveva riservato, con propria delibera (n. 904/2008) interamente alla Tecnoclima SpA il lotto 2 dell’area produttiva Fosnoccheri, affinché la stessa lo acquistasse e realizzasse il progetto di investimento, che prevede una spesa complessiva di circa 10 milioni di euro. Nonostante la crisi economica che caratterizza questo difficile momento congiunturale, e sebbene abbia appena realizzato altri importanti investimenti per lo sviluppo aziendale, l’impresa ha deciso ugualmente di perfezionare l’acquisto del terreno e di investire conseguentemente sul territorio, con il chiaro obiettivo di rafforzare le proprie posizioni di mercato e di tramutare quella che oggi appare come una minaccia in una nuova opportunità di sviluppo.

Approfondimento ANNO GIUDIZIARIO

La Giustizia trentina? Efficiente, dice Abate Nonostante le carenze di personale gli uffici giudiziari del Trentino-Alto Adige si sono distinti nell’ultimo anno per efficienza, contenimento della durata dei processi e rispetto dei termini della trattazione e del deposito di sentenze e provvedimenti. Lo ha detto a Trento il Presidente della Corte d’Appello Francesco Abate nella sua relazione sull’amministrazione della giustizia nel Distretto tenuta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009. Parlando delle problematiche legate alle carenze di personale amministrativo, Abate ha riconosciuto il prezioso apporto messo in campo dalla Regione che, grazie ad un accordo stipulato con il Ministero della Giustizia, ha permesso il distacco presso gli uffici giudiziari di 20 unità di personale regionale e la fornitura di materiale di cancelleria, attrezzature tecniche ed informatiche e strumenti di studio e documentazione. Il Presidente della Corte d’Appello ha inoltre elogiato il lavoro svolto dagli uffici dei giudici di pace del Trentino-Alto Adige, che hanno offerto pronta e soddisfacente risposta alle domande di giustizia a loro rivolte. Anche in questo caso, il Presidente Abate ha espresso pieno apprezzamento per l’impegno della Regione nel settore della magistratura di pace, per la quale l’Ente, nell’ambito della propria competenza, provvede alla fornitura di beni e servizi ed alla formazione dei magistrati e del personale.


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Villa Agnedo. Il consigliere Morandini chiede lumi sul futuro della Rsa

San Vendemiano: una risorsa da tutelare e proteggere Nel numero scorso avevamo pubblicato un articolo in cui si affermava la necessità di salvaguardare la RSA di San Vendemiano non solo per mantenere venti posti di lavoro ma soprattutto per garantire un servizio che altrimenti sarebbe totalmente da reinventare. Ora il consigliere provinciale Pino Morandini ha presentato un’interrogazione che ripropone il problema.

L

a grave situazione in cui purtroppo versa, ormai settimane, la Residenza San Vendemiano (Rsa) di Villa Agnedo deve interessarci tutti da vicino. Stiamo parlando di una piccola struttura che tuttavia svolge un ruolo di prioritaria importanza e presso la quale trovano oggi accoglienza e servizio numerosi pazienti. Ebbene, a quanto sappiamo l’attività di questa preziosa struttura era garantita solamente fino a ieri, al 28 febbraio e i suoi dipendenti, che non percepiscono lo stipendio da mesi, da tempo sono arrivati ad autotassarsi pur di non interrompere i servizi offerti dalla Rsa. Se, come pare inevitabile, la struttura dovesse davvero chiudere, ciò arrecherebbe un danno enorme non solo ai dipendenti – una ventina – che in questo modo si ritroverebbero senza lavoro, per di più in una congiuntura economica definita ogni giorno più grave, ma anche ai pazienti che già beneficiano dei servizi della San Vendemiano e a tutta la comunità di Villa Agnedo e dintorni, che si vedrebbe privata di una grande risorsa umana prima che assistenziale. Una politica che abbia real-

mente a cuore la vita dei suoi cittadini non può voltar loro le spalle nel momento del bisogno, tanto più quando di mezzo c’è la salvaguardia di TRENTO

Mario Eichta Commendatore Anche il nostro fedele lettore de “La Finestra” e assiduo segnalatore di importanti fatti e avvenimenti legati alle due grandi guerre, nonché autore di importanti pubblicazioni sugli avvenimenti bellici, viceconsole onorario d’Austria Mario Eichta, è stato recentemente insignito del titolo onorifico di Commendatore al merito della Repubblica Italiana. La cerimonia di con-

una struttura come la Residenza di SanVendemiano, che trova nella cura di pazienti e bisognosi la sua ragion d’essere. segna dell’alta onorificenza, decisa dal Capo dello Stato Napolitano, gli è stata consegnata recentemente presso il Commissariato del Governo di Trento dal Prefetto dott. Michele Mazza, che aveva al suo fianco il Comandante Provinciale della GdF Col. Livio De Luca. Un nuovo titolo per Eichta, che va ad aggiungersi al già ricco bagaglio di onorificenze ottenute in passato sia in Italia che all’estero, come Austria, Francia e USA. Tantissime felicitazioni. (m.p.)

Tutto ciò premesso si interroga l’Assessore competente per sapere: 1) quali siano le ragioni effettive che hanno determinato l’attuale e gravissima situazione in cui versa la Residenza San Vendemiano; 2) se davvero sia stato fatto tutto il possibile, da parte delle istituzioni, per tutelare l’attività di suddetta struttura; 3) se non ritenga utile predisporre misure atte ad impedire la chiusura di una struttura che non ha altro scopo se non quello di dare al contempo lavoro a dei cittadini e di consentire ad altri, più bisognosi, di beneficiare di servizi prioritari per la loro salute. Consigliere Pino Morandini

Con una nomina del Consiglio provinciale Roberto Paccher nel CdA della Kessler Prestigioso incarico per l’esponente leghista Roberto Paccher, segretario della Bassa Valsugana della Lega Nord. Dopo il positivo risultato ottenuto in occasione delle elezioni provinciali del novembre scorso, il consiglio Provinciale

di Trento lo ha nominato rappresentante delle minoranze consiliari nel consiglio di amministrazione della Fondazione Bruno Kessler, l’ente di ricerca della Provincia Autonoma di Trento. Roberto Paccher prende il

posto di Diego Mosna, presidente tra l’altro della squadra di pallavolo Itas Diatec campione d’Italia, dimessosi qualche settimana fa dal consiglio di amministrazione dove ricopriva anche il ruolo di vicepresidente.

Roberto Paccher

IN BREVE CASTELLO TESINO

Telefoni muti, la Lega interroga L’onorevole Maurizio Fugatti, parlamentare della Lega Nord Trentino, ha presentato un’interrogazione al Ministro per lo sviluppo economico circa alcuni disservizi della Telecom nel comune di Castello Tesino. «Molti abitanti del Comune di Castello Tesino, nella zona Ai Righi – scrive l’esponente del Carroccio - sono da oltre un mese impossibilitati ad utilizzare le linee telefoniche su rete fissa Telecom Italia. Le richieste degli utenti, vittime

di questo grave disservizio, agli sportelli telefonici della compagnia Telecom per chiedere spiegazioni sulle cause del guasto e soprattutto per chiedere un immediato intervento per ripristinare il servizio, sono rimaste inascoltate. L’isolamento telefonico che perdura da alcune settimane è particolarmente grave per le persone anziane che vivono sole in queste zone di montagna, dove anche i collegamenti stradali sono difficili a causa delle condizioni meteorologiche. I cittadini, a fronte del cospicuo canone corrisposto mensilmente all’azienda telefonica, ritengono sia loro diritto ricevere il servizio adeguato, la tempestiva riparazione del danno e la tutela dei loro diritti. I problemi tecnici che causano questi disservizi potrebbero essere presumibilmente risolti con un semplice intervento che interri la linea per una distanza inferiore al chilometro». Attraverso l’interrogazione l’on. Fugatti vuole sapere «se il Ministro sia a conoscenza dell’accaduto e con quali misure, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per tutelare i diritti degli utenti consumatori del comune di Catello Tesino che hanno subito disagi nella propria vita personale e professionale a causa del grave disservizio della Telecom Italia, vivendo una condizione di isolamento telefonico che perdura da oltre un mese».


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Levico Terme. Dopo le proposte arrivano i fatti

Nuovi importanti progetti al Centro don Ziglio Tutti si sentono uniti in un forte lavoro di “squadra” e i suggerimenti, le modifiche, gli opportuni cambiamenti sono la risultante di un positivo rapporto interpersonale e interprofessionale. Anche i servizi generali sono coinvolti nei programmi. In questo modo il Centro don Ziglio ricompone la propria identità.

Un’escursione sul lago della scorsa estate

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di Mario Pacher

dopo le proposte vengono i fatti. Dal 9 gennaio di quest’anno, giorno in cui sono stati presentati i progetti sia da parte degli assistenti educatori che dagli OSS, il Centro don Ziglio di Levico Terme, ex Piccola Opera, si presenta come un grande “laboratorio”. Per capire l’impegno degli operatori del Centro e la responsabilità del Consiglio di Amministrazione, presieduto da alcuni mesi dalla dottoressa Piera Janeselli Volpi, e del Direttore, è necessario presentare, anche in sintesi, il contenuto dei progetti stessi. L’attività di tutti gli operatori, educatori e OSS, è stata suddivisa in “aree”. Area riabilitativa, area audiovisivi, area multimediale, area scuola, area creativa, area lavoro, area natura, area benessere. Per gli ospiti, il cui intervento è soprattutto di assistenza, l’area assistenziale

si suddivide in gruppi di interesse, quali: stimolazione, manualità e creatività, musica e rilassamento, lavoro. È stata predisposta un’organizzazione per gli spostamenti degli ospiti e il loro inserimento nelle varie aree, nei vari giorni della settimana, con la necessaria interscambiabilità nella partecipazione ai gruppi di interesse. Questo programma è già in atto dai primi di febbraio di quest’anno. Si sta poi preparando il calendario delle attività esterne, invernali ed estive. In questo senso si parla di grande laboratorio, dove febbrilmente si stanno mettendo a punto alcune attività. Lo scorso 10 febbraio si è partecipato alla festa della neve al passo Brocon, nella seconda quindicina di giugno partirà il primo turno per il mare, a Lignano Sabbiadoro. Un secondo turno sarà effettuato a settembre. In piena estate è previsto un turno in montagna. Seguendo la programmazio-

ne iniziata, verrà ripresa la ippoterapia e per chi non potrà salire a cavallo, inizierà l’“asino terapia”. Sono previste uscite in barca a vela, a Caldonazzo e a Riva del Garda. L’equipe pluriprofessionale (pedagogista, medico, educatore professionale, infermiere, OSS, fisioterapista) che attualmente sta seguendo il PAI (Progetto Assistenziale Individualizzato ) e il PEI (Progetto Educativo Individualizzato), è responsabile ed è impegnata alla buona riuscita delle iniziative, in quanto dell’equipe fanno parte, alternativamente, tutti gli operatori. Ne consegue che tutti si sentono uniti in un forte lavoro di “squadra” e i suggerimenti, le modifiche, gli opportuni cambiamenti sono la risultante di un positivo rapporto interpersonale e interprofessionale. Anche i servizi generali sono coinvolti nei programmi. In questo modo il Centro don Ziglio ricompone la propria identità.


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CANE AVVELENATO

LAVORI IN VIA MAIER

Pergine - Nella piccola frazione di Buss è stato rinvenuto il corpo di un pastore tedesco ucciso da un boccone avvelenato. Le autorità competenti stanno indagando per risalire agli autori dell’ignobile atto.

Pergine - Lavori nella storica Via Maier per la posa della rete dell’acquedotto e delle nuove linee elettriche. A marzo inizieranno quelli per l’arredo urbano, fino a luglio. Lavori previsti anche in altre vie cittadine.

SPOSTARE LE POSTE Pergine - Da tempo il comune vorrebbe spostare l’ufficio postale in una zona più adeguata alle necessità di accesso degli utenti. Finora però le Poste regionali non hanno dato alcuna comunicazione in merito.

VANDALI A SCUOLA Roncegno – Il vetro di una finestra delle scuole medie è stato trovato rotto dagli studenti. Non è chiaro se l’episodio, segnalato ai carabinieri, sia il frutto di un tentativo di intrusione o la conseguenza di un atto vandalico fine a se stesso.

Strigno. Grande successo per l’Università della Terza Età

Oltre 50 iscritti ai corsi

S

di Mario Pacher

uccesso superiore ad ogni aspettativa per i corsi dell’Università della terza età e del tempo disponibile a Strigno. Lo testimonia il numero dei partecipanti – oltre 50 – provenienti non solo da Strigno ma anche dai paesi vicini. Molto soddisfatti gli organizzatori: Franca Slompo, Eliana Sordo e Silvano Tomaselli, che, dopo aver illustrato il progetto, avevano subito ottenuto il sostegno del parroco don Emilio Menegol, dell’amministrazione comunale rappresentata dall’assessore alla cultura, del circolo culturale Croxarie, del personale della bibliote-

A Strigno durante una lezione

ca e dell’Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale. Apprezzamenti sono stati espressi all’inaugurazione anche da Laura Antonacci, Lella Tomasi e Guido Degasperi dell’Istituto Regionale

di Studi e Ricerca Sociale, che vedono in questo progetto una grande opportunità di socializzazione e di aggregazione, e anche di incentivazione verso nuovi interessi, alternativi al fre-

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LEVICO

All’oratorio c’è il Carnevale quente isolarsi per mancanza di incentivi. Le lezioni, che si svolgono dalle 15 in poi di tutti i mercoledì presso la sala conferenze della canonica di Strigno, vertono su queste materie: “Il cittadino e le Istituzioni”: introduzione di Anna Grazia Sglavo; il difensore civico con Donata Borgonovo Re; risparmi sicuri con Maurizio Demattè; difesa del consumatore con Pasquale De Matthaeis e giudice di pace con Raffaello Sampaolesi. L’argomento “Storia locale”, in programma tutti i mercoledì di marzo, sarà curato da Guido Prati, mentre del tema “cos’è l’omeopatia”? ne parlerà Ruggero Cappello il prossimo 25 febbraio.

Domenica 22 febbraio appuntamento con il carnevale all’Oratorio. Ritrovo dei ragazzi in maschera alle ore 14. Inizio della sfilata per le vie cittadine alle 14.30. Non mancherà la Banda cittadina con ritmi allegri e speciali. Alle ore 16 al teatro oratorio il mago Teobroma produrrà degli scherzi da incantare e strabiliare i ragazzi. Segue appetitosa merenda con frittelle e torte, con chips e bombons. (ldc)

Barco. Un repertorio di canzoni assai gradito dal pubblico È molto apprezzato il Coro dei pensionati Il coro misto dei pensionati di Barco è formato da una ventina di elementi costantemente seguiti nell’insegnamento dal socio maestro Mario Conci. Oggi è in grado di presentarsi in pubblico con un ricco repertorio di canzoni particolarmente gradite: dai canti popolari d’altri tempi alle canzoni moderne,

dai canti della montagna a quelli religiosi. Infatti, oltre a rallegrare le feste all’interno del Gruppo, e su richiesta anche fuori paese, solennizza spesso le sacre funzioni nella chiesa parrocchiale di Barco assieme al coro parrocchiale. Annualmente poi, in occasione dell’incontro nel segno dell’amicizia con il Gruppo

Pensionati di Vigo Cavedine, il Coro dei Pensionati di Barco accompagnato dalla fisarmonica del suo istruttore, costituisce un momento importante della festa. Particolarmente entusiasta per la bravura di questo coro è anche la presidente degli Anziani di Barco Gina Elda Moser, che pure ne fa parte. (m.p.)

Il Coro dei Pensionati di Barco a Vigo Cavedine

L’acqua forte di Levico

SS 47. Disagi per il fondo stradale dissestato

Molti conoscono la leggenda delle acque termali “Re Frawort e i suoi 4 figli” che la fantasia del prof. Massarellos ci ha regalato più di un secolo fa, ma forse pochi conoscevano le particolarità curative e uniche dell’acqua forte. Ci ha pensato il Centro Studi CHIARENTANA con una serata presso la sala consiliare di Levico in cui è intervenuto il medico termalista Stafano Gasperi. (ldc)

Statale formato gruviera In certi tratti la strada statale della Valsugana assomiglia più a una forma di gruviera che alla principale arteria di collegamento tra il Trentino e il Veneto. Le buche nella pavimentazione, infatti, non si contano più e alcune sono talmente larghe e profonde da aver provocato, in determinati casi, lo scoppio di un

pneumatico o, peggio ancora, dei microincidenti. Alle proteste degli automobilisti e alle preoccupazioni delle forze dell’ordine in merito alla sicurezza stradale, la Provincia ha risposto stanziando 100 mila euro per interventi necessariamente tampone, vista la stagione. Con la primavera si spera che la

situazione possa ritornare alla normalità.

LAVORI IN CORSO

Ortigara conteso Nuova disputa tra Trentino e Veneto sui confini delle montagne. La contesa questa volta riguarda la cima dell’Ortigara. I comuni di Villa Agnedo, Castelnuovo e Ospedaletto ne reclama la proprietà trentina, mentre Asiago rivendica l’egemonia veneta. Staremo a vedere come andrà a finire.


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Roncegno. L’odissea di un alpino durante la seconda guerra mondiale

Un libro racconta la guerra dell’alpino Giovanni Pacher Durante la seconda guerra mondiale l’alpino Giovanni Pacher di Roncegno vide la morte in faccia per ben quattro volte: prima per una granata albanese, poi per l’inefficienza degli ospedali italiani, quindi in preda agli stenti, infine spalle al muro davanti ad un ploto-

IN BREVE CAMPIELLO

Biocompostaggio la Lega interroga Il consigliere provinciale della Lega Nord Trentino Alessandro Savoi ha presentato un’interrogazione per sapere «come mai l’impianto di Biocompostaggio di Campiello di Levico non è ancora stato acquistato e riconvertito dalla Provincia e di definire i tempi che saranno impiegati per

ne di esecuzione. Invece ce la fece a “tornare a bàita”...

B

di Mario Pacher

estia e sapone -La guerra dell’alpino Giovanni Pacher” è il titolo del libro (con allegato Cd audio) scritto dal dott. Davide Modena, redattore di Vita Trentina, e pubblicato di recente dal Gruppo Alpini di Roncegno con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e del Comune di Roncegno Terme. Così dice l’autore: «Dentro quella valigia c’è la sua storia. Giovanni Pacher, alpino matricola n. 10733, l’ha costruita nel 1945 nel campo americano di Granville (Francia), poco prima di rientrare in Italia dopo 5 anni, 6 mesi e 8 giorni di guerra. Tanti infatti ne trascorsero dal 14 marzo 1940, giorno in cui il 19enne figlio del fruttivendolo fu chiamato alle armi sul fronte occidentale, e il 22 settembre 1945 quando poté riabbracciare i propri cari in una Roncegno provata dai lutti e dalle restrizioni belliche. Una valigia robusta e astuta, con la sua serratura invisibile, uno scrigno capace di resistere a perquisizioni ma anche, in sessant’anni, all’oblio e alla malavoglia di ricordare una guerra tanto crudele quanto assurda. Ora quella valigia si è aperta, regalando 200 pagine di racconto inedito e 78 minuti narrati in prima persona. «Pagina dopo pagina il racconto – osserva Franco de Battaglia nella presentazione - pur non essendo “programmaticamente” contro la guerra, vissuta nella giovinezza

Valigia e gavetta e, nel riquadro, Giovanni Pacher

quasi come un azzardo, il gioco a bestia, che un giorno lo vinci e l’altro lo perdi, diventa un manifesto fortissimo contro ogni guerra….. Sotto questo punto di vista il libro va oltre le avventure che racconta per aprire squarci illuminanti sul territorio, perché da queste pieghe inespresse di un “ritorno” che sarà sempre un po’ estraniato, emerge anche come il Trentino si è ritrovato». È il 14 marzo 1940 quando Giovanni Pacher, neppure vent’anni, riceve la “cartolina rosa” di chiamata alle armi. Matricola n. 10733 è assegnato alla 74ª compagnia delle truppe alpine, battaglione Bassano, 11esimo reggimento, divisione Pusteria. I primi mesi di guerra l’alpino di Roncegno li combatte “da lontano”, tra le seconde linee schierate a supporto del fronte occidentale, tra Piemonte e Francia. Fino al 25 novembre 1940, quando la “Garibaldi” salpata da Brindisi attracca al porto di Valona. Il fronte greco-albanese significa fango, neve, freddo, fame, solitudine nelle notti trascorse correndo da portaordini tra boschi e ghiaioni. Il 5 dicembre

Giovanni Pacher giovane alpino

1940, mentre combatte sul Golico, un colpo di mortaio lo ferisce al piede sinistro e lo rispedisce in Italia immobile su una barella per i postumi di un congelamento. Pacher conosce così gli ospedali di Piacenza e Cremona, la gioia per la convalescenza a casa in un paese svuotato delle sue forze migliori. Quindi il richiamo ai servizi sedentari, prima a Trento poi a Brunico, l’impegno sui rifugi alpini dell’Alto Adige per conto del CAI, l’addestramento a Civitavecchia. È già sulla tradotta per la Russia, Giovanni Pacher, nel luglio 1942, quando le sue gambe malsane lo fanno scendere prima che sia troppo tardi. Viene spedito in Francia, a

Grenoble, dove vive il suo 8 Settembre, la cattura ad opera dei Tedeschi e l’inizio della prigionia, costretto ai lavori forzati da Wehrmacht e SS, tra piste di aviazione e campi di prigionia. Infine la fuga, la cattura ad opera dei maquis, i partigiani francesi, la liberazione grazie agli americani sbarcati in Normandia, il ritorno in patria, l’amarezza per una terra ingrata che gli riconosce a denti stretti le 2.400 lire dovute, la difficile riconquista della normalità. L’alpino Giovanni Pacher doveva morire quattro volte: prima ucciso da una granata albanese, poi per l’inefficienza degli ospedali italiani, quindi in preda agli stenti cui lo obbligava la Wehrmacht, infine spalle al muro davanti ad un plotone di esecuzione di partigiani francesi. Invece ce l’ha fatta a “tornare a bàita”, con tanta fortuna e un pizzico d’azzardo. Proprio come a “bestia”, il gioco alle carte in cui era tanto bravo. Oggi, a 88 anni, vive con la moglie Adelia Lenzi e ha appena rinnovato la patente di guida. Dentro la valigia di legno conserva lo stesso messaggio di allora: dice che la guerra è una sconfitta per l’uomo, sempre e comunque, a prescindere dalla trincea dentro cui la si combatte. “Bestia e sapone”, libro e Cd allegato, è in vendita al prezzo di 12 euro presso le librerie e diverse edicole di Roncegno e Borgo Valsugana. Può anche essere richiesto al Gruppo Alpini di Roncegno visitando il sito www.anaroncegno.com o telefonando al numero 346/0838827.

attuare queste due operazioni visto il grave ritardo sulle promesse fatte riguardo all’impianto stesso e dato che la popolazione è ormai esasperata per il quotidiano imperversare di esalazioni maleodoranti in tutta la zona». SAMONE

Nido d’infanzia nella canonica

Il 23 gennaio scorso la Giunta provinciale ha concesso alla Parrocchia di San Giuseppe in Samone l’autorizzazione a destinare alle attività di nido d’infanzia alcuni dei locali della canonica-oratorio, edificio a suo tempo ristrutturato con contributi provinciali. Il nido d’infanzia, al quale saranno riservati i locali del piano seminterrato, sarà gestito dalla Cooperativa “Insieme Lagorai – Società cooperativa sociale”, soggetto riconosciuto dalla Provincia autonoma come abilitato all’erogazione dei servizi di cura ed educazione acquisibili mediante i Buoni di servizio o di accompagnamento. La disponibilità dei locali a favore della cooperativa avverrà in base ad un contratto di comodato sostanzialmente gratuito, restando a carico della cooperativa le sole spese di gestione.


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Borgo. Assemblea dell’associazione Nazionale Finanzieri d’Italia

Bilancio di un anno per l’ANFI Presso la sala del Bocciodromo si è svolta l’annuale assemblea ordinaria dei soci dell’ANFI (Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia) sezione di Borgo Valsugana.

Un momento dei lavori dell’assemblea

A

lla presenza di 48 dei 60 iscritti all’ANFI ha introdotto i lavori il presidente Mar. magg. a riposo Giuseppe Mascotto che, dopo il benvenuto ai presenti e alle autorità, ha rivolto un saluto alla Signora Maria Iori, Madrina della Sezione, assente a causa della sua veneranda età, e al socio più anziano Daniele Martello, 95 anni di Novaledo. Un saluto anche ai nuovi soci e simpatizzanti. Poi un attimo di silenzio in ricordo dei soci che nel 2008 hanno concluso il cammino terreno: app. Pierandrea Caminoli, app. Silvio Cavalieri, m.m. Ferruccio Mittempergher, app. Lorenzo Montibeller, e il mar. Tullio Zottele. Parlando dell’attività svolta nel 2008, il maresciallo Mascotto ha ricordato la costante presenza alle cerimonie commemorative, le gite culturali, la collaborazione nell’organizza-

zione della Coppa d’Oro, il pranzo sociale a Sella Valsugana e le iniziative umanitarie. A questo riguardo ha ricordato la lotteria per beneficenza il cui ricavato di 970 euro è stato devoluto al dott. Mario Giampiccolo, che opera come volontario nell’Associazione “Mato Grosso” in Zimbaua nell’Ecuador. Quindi ha presentato il programma di attività per il 2009. Presenti ai lavori anche il consigliere provinciale e socio Pino Morandini: «La preziosità del servizio che svolge la Finanza e la nobiltà dell’opera di solidarietà, sono particolarmente pregiati in questo momento di congiuntura economica. In questo modo trasmettono i valori dell’uomo e della famiglia». Parole di apprezzamento verso questa associazione anche dal consigliere nazionale ANFI cav. Mauro Giannini e dall’assessore del comune di Borgo. (m.p.)

IN BREVE GRIGNO

Deroga per Casa “Suor Filippina” Su proposta dell’assessore all’Urbanistica Mauro Gilmozzi, la giunta provinciale ha deliberato di rilasciare al comune di Grigno, in deroga a quanto prevede il piano regolatore generale oggi vigente, il nulla osta per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione e di ampliamento della “Casa di Soggiorno Suor Filippina”. L’intervento previsto ricade all’interno di un’area limitrofa al cimitero classificata come “Aree per attrezzature e servizi” in cui è prevista, per gli edifici, un’altezza massima di 10 metri, mentre l’aumento di volume della Casa di Soggiorno in questione è in esubero rispetto a quel che consente la norma in materia di fasce di rispetto cimiteriale. Trattandosi comunque di un’opera pubblica che viene incontro alle esigenze degli utenti della casa di riposo e preso atto del carattere d’urgenza rivestito dall’intervento medesimo, la giunta provinciale ha concesso l’autorizzazione a procedere in deroga alle previsioni del PRG di Grigno.


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Lisignago. Concerto di canti liturgici con i cori di Cembra e Lisignago

Due cori per la festa di San Biagio In occasione della festa di San Biagio il Coro Parrocchiale di Cembra e il Coro Parrocchiale di Lisignago hanno dato vita ad un concerto di canti liturgici molto apprezzato dal pubblico assiepato nella chiesa di Lisignago.

P

er festeggiare il Patrono San Biagio, la comunità parrocchiale di Lisignago, in valle di Cembra, ha organizzato presso la chiesa del paese, un concerto di canti liturgici con la partecipazione dei Cori parrocchiali di Lisignago e Cembra. Una piccola rassegna dove i due complessi corali hanno eseguito dapprima singolarmente alcuni canti, poi alcune esecuzioni d’assieme. Il Coro Parrochiale di Cembra era diretto da Renzo Micheli ed accompagnato all’organo dalla giovane Susanna Nicolodi. Ha interpretato “Per te Gesù”, “Madonna dolce Ave” e “Ave Verum”. L’attività

I due cori durante un’esecuzione d’assieme

di questo complesso di voci, una quarantina di elementi misti, è particolarmente intensa: tutte le domeniche solennizza la S. Messa così come nelle altre ricorrenze religiose, partecipa con il canto a tutti i funerali e festeggia

alla grande la Patrona Santa Cecilia, assieme anche agli altri cori della valle e con la Fanfara Alpina. Anche il Coro Parrocchiale di Lisignago è particolarmente apprezzato in paese per la sua attività canora che svolge in occasione

delle principali ricorrenze religiose, e prende parte sempre anche ai funerali che si celebrano in parrocchia. Inizialmente, dopo il suo rinnovamento, si componeva di sole voci femminili, ma poi si sono unite alcune voci virili ed ora raggiunge la ventina di elementi. Per la rassegna della festa del Patrono il Coro, che per l’occasione è stato diretto da Renzo Micheli, ha eseguito “Più presso a Te”, “Inno al Creatore” e “Pange Lingua”. Solitamente è diretto dal giovane Nicola Lona, che è pure organista del Coro, uno dei tanti discendenti di Luigi Lona, oggi 84enne, personaggio molto noto in

valle di Cembra per le sue iniziative nei vari settori, agricoltura in primo piano, e già festeggiato per la sua lunga appartenenza ai cori parrocchiali della Valle. I suoi figli e nipoti sono tutti grandi appassionati della musica e del canto. La rassegna si è conclusa con l’esecuzione d’assieme di cinque canzoni. L’ultimo pezzo “Ti ringraziam Signor”, è stato dedicato, come augurio di guarigione, al maestro Luigi Telch, direttore del Coro di Faver, che avrebbe dovuto prender parte alla rassegna con il suo gruppo di cantori. Al termine il parroco don Rodolfo Minati ha ricordato l’importante ruolo dei cori parrocchiali, ed ha pure richiamato alla mente le parole di Sant’Agostino: “chi canta prega due volte”. L’appuntamento si è concluso con un signorile rinfresco presso la sala comunale, offerto a tutti gli intervenuti. (m.p.)


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Levico. Una mostra per far rivivere “memorie di morosi e storie di sposi”

Quei vecchi vestiti quanto profumano d’amore Memorie legate a un lontano passato, nostalgie e rimpianti non ancora del tutto assopiti dal tanto tempo trascorso alla RSA.

Tribunale e sezioni distaccate

H

di Mario Pacher

anno vissuto una giornata di grandi ricordi gli ospiti della RSA Casa di Soggiorno dell’Azienda San Valentino di Levico Terme. Memorie legate ad un lontano passato, nostalgie e rimpianti non ancora del tutto assopiti dal tanto tempo trascorso. Troppo lontano perché potesse ancora risvegliare, con la stessa intensità, quelle emozioni provate in quel giorno considerato il più bello della loro vita. L’emozionante e nel contempo allegro momento, un vero amarcord, è iniziato nel pomeriggio con la sfilata dei dipendenti e volontari che indossavano abiti da sposa d’altri tempi, molti dei quali indossati in gioventù da ospiti della stessa Casa di Riposo. Accanto a loro c’erano molti famigliari, gli altri dipendenti della RSA, volontari e collaboratori: almeno trecento persone. Un incontro questo brillantemente condotto dall’animatrice Gisella, che è stato intitolato: “Memorie di Morosi e storie de Sposi” e che fa parte di quelle iniziative programmate dall’Ente, sempre alla ricerca di nuove aperture verso l’esterno per un’integrazione con la realtà locale. Terminata la sfilata, i vestiti

L’interrogazione

Alcuni abiti di sposa. Il primo a sinistra quello del 1880 di Teresa Dallemule

sono stati posti su manichini un pomeriggio particolare a e portati all’interno della sala chi dentro da anni vi abita». polivalente accanto a tanto Soddisfatto anche il direttore altro materiale come foto, Fabrizio Uez che ha usato documenti ed altri oggetti parole di gratitudine verso e testimonianze, che hanno quanti hanno collaborato: fanno parte integrante della l’Opera Barelli presente con mostra: “Prola presidente fumo d’amor... «Un incontro per rivivere Chiara Bertole emozioni provate ricordi del lini, la Scuola nel giorno più bello cor!”. Merita Alberghiera della vita» di essere ricorcon il dott. dato il vestito Bruno Villotti, da sposa più la Biblioteca antico passato Comunale, il in rassegna, Convento delquello indosle suore Casato nel 1880 in occasione nossiane di Coredo, l’antiquadel suo matrimonio da Teresa riato Berhof, Carlo Gottardi Dallemule e orgogliosamente e tanti altri privati cittadini indossato ora dalla nipote Te- assieme ai volontari. resa, che aveva accanto, nella Anche quest’anno la RSA di ricostruzione, lo sposo Pierlui- Levico Terme parteciperà al gi. «È stato per noi un grande progetto dell’UPIPA, lusinimpegno - ci ha testimoniato gata pure del piazzamento l’animatrice Gisella - ma dello scorso anno quando, fra tutti siamo stati ripagati dalla tutti gli Istituti partecipanti, si gioia di aver fatto trascorrere piazzò al primo posto.

Il Consigliere provinciale si erano mobilitati tutti Luigi Chiocchetti ha pre- gli enti e le istituzioni sentato un’interrogazione locali, i parlamentari delinerente agli interventi le zone interessate, gli da adottare per evitare ordini professionali e gli la chiusura delle sezioni operatori per difendere distaccate del Tribunale la sopravvivenza di un di Trento, tra cui quella importante presidio dello di Borgo Valsugana. «Per Stato e per garantire, anmotivi legati a carenza di che nelle valli periferiche personale tra i magistrati del Trentino, l’efficienza e del tribunale di Trento la funzionalità del servizio – si legge nel documento giustizia. Allora, Governo - il Presidente facente fun- e Parlamento compresero zioni di detto Tribunale ha la particolarità della sidisposto la celebrazione tuazione e istituirono le dei processi penali radicati sezioni distaccate del trinelle sezioni distaccate di bunale di Trento che, allo Borgo Valsugana, Cavale- stato, hanno dato prova di se e Cles, presso la sede di essere importanti punti di Trento. Questa decisione riferimento per i cittadini desta allarme e preoc- e le loro istituzioni». cupazione A fronte di nei cittadini «Evitiamo che le nostre tale decisiodelle comu- Valli restino prive del ne – conclunità interes- servizio della giustizia de il consipenale» sate, le loro gliere Chiocistituzioni chetti - «si e i profeschiede quali sionisti che iniziative aboperano nel bia intrapresettore perso la Giunta ché sembra preludere ad provinciale per far sì che un ulteriore svuotamento il Ministro della Giustizia di funzioni svolte presso adotti le misure idonee ad le sezioni distaccate del evitare che le nostre Valli tribunale di Trento, anche restino prive dell’importannel settore civile. Vale te servizio della giustizia la pena ricordare come, penale che fino ad ora ha già nel momento della dato prova di funzionare e riforma che ha soppresso di rispondere alle richieste le preture circondariali, dei cittadini».


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CRONACHE

Caldonazzo. Presentato il libro di poesie di Guido Leonelli

Piccole e grandi verità raccontate con ironia Il nuovo libro di poesie di Guido Leonelli è intitolato “2008 an bisèst, mìgole de cronaca ‘n versi”. La presentazione, davanti ad un buon numero di cittadini, è stata fatta dal professore e storico locale Emanuele Curzel che ha passato in rassegna il contenuto del libro.

P

resso Sala Marchesoni di Palazzo Boghi a Caldonazzo, è stato presentato a cura della Biblioteca comunale in collaborazione con l’associazione Ciak, il nuovo libro di poesie di Guido Leonelli di Calceranica al Lago: “2008 an bisèst” mìgole de cronaca ‘n versi.” La presentazione, davanti ad un buon numero di cittadini, è stata fatta dal professore e storico locale Emanuele Curzel che ha passato in rassegna il contenuto del libro. Nell’esprimere lode all’autore, Curzel ha sintetizzato quanto riportato nella pubblicazione che descrive, in versi, tanti e spesso divertenti avveni-

menti riportati dalla stampa locale. Molte descrizioni sono state fatte con ironia, altre in tono burlesco e canzonatorio mentre alcune con linguaggio asciutto ed altre ancora con un pizzico di amarezza. In questo modo Leonelli ha saputo alternare gli accadimenti quotidiani che hanno segnato il trascorrere dei giorni, raccogliendo in preciso ordine alfabetico nomi e personaggi della politica accanto a “uomini” di giornata” che in ogni caso sono stati degni di salire agli onori della cronaca. Prima di dare lettura di alcune sue rime, l’autore ha parlato del suo libro usando spesso un linguaggio ironico: «Sono

sempre meno quelli che hanno il coraggio, o più spesso la voglia, di impegnarsi per iscritto. Ma basta guardare le lettere ai giornali in questi giorni successivi all’aumento di retribuzione dei nostri consiglieri per capire di non aver sbagliato di grosso nei miei versi. Fra le altre, una testimonianza scritta dopo la presentazione di Trento, dice: “È importante che ci siano ancora persone che dicono quello che pensano. È bello che il tuo impegno civile sia anche nella poesia”». Ed ancora: «Accanto alla satira politica, (lo stipendio di Durnwalder, la caduta di Dellai sulla neve, ecc.), trovano spazio tanti altri ar-

La presentazione del libro di Guido Leonelli (secondo da destra) e il complesso “Prosdocimus”

gomenti: la roncola selvaggia (la mafia nostrana), la morìa dei bovini, il turismo in Croazia per andare dal dentista, la soppressione dei semafori intelligenti, gli artisti di strada, l’amicizia al giorno d’oggi, (dopo che un’anziana è stata ritrovata morta in casa propria a oltre un mese dalla morte), gli anziani che attendono che muoia qualcuno perché si liberi un posto in casa di riposo, la casa di riposo inutilizzata a Lisignago, la manifattura tabacchi di Rovereto, la gelata dei frutteti, la base militare, il pittore che muore e rinasce in 24 ore, il 94enne che rinnova il brevetto di pilota, le discariche abusive ed inquinanti della Val Gardena e di Marter, la fusione dei comuni in Val di Ledro, il difensore

civico, ecc. Avrei piacere che si capisse che questa mia raccolta non è un almanacco, che sugli avvenimenti e sulle persone io esprimo, usando un dialetto corretto, concetti e pareri che se fossimo tutti uguali, potremmo indossare una qualunque divisa. Che è anche questo un modo, forse nemmeno dei peggiori, per dire la propria in un’epoca nella quale il “potere” concede sempre meno spazi all’impegno civile della gente comune. Grave sarebbe tacere, asserviti al potere costituito». Ha fatto da cornice musicale alla presentazione, il complesso caldonazzese “Prosdocimus”, che ha intonato diverse melodie tanto apprezzate dal pubblico presente. (m.p.)


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CRONACHE

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Levico. Un sodalizio in forte crescita sia per adesioni che per iniziative

Gruppo Anziani: bilanci e progetti Il programma per il 2009 comprende nuove attività ludiche, gite, momenti ricreativi, altri corsi della terza età e ancora l’impegno della presenza durante l’estate alla chiesetta di San Biagio per accogliere i turisti che desiderano essere informati sulla storia di quella piccola pieve in mezzo alla pineta.

A

ffollata assemblea dei soci del Gruppo Pensionati e Anziani di Levico Terme, presso la sala del locale Oratorio Parrocchiale. In apertura dei lavori, il presidente Paolo Graziadei ha fatto osservare un minuto di silenzio in memoria di quei soci che nel corso del 2008 hanno lasciato questa vita terrena. Poi ha dato lettura della relazione sull’attività svolta durante l’anno appena concluso, mettendo in evidenza i momenti più significativi vissuti dal Gruppo. I soci al 31 dicembre 2008 erano 276. Un numero considerevole e in costante aumento e che provengono non solo da Levico centro ma anche

dalla frazione di Selva, Novaledo e altri paesi vicini. Presente ai lavori anche il presidente del consiglio comunale Luciano Lucchi. Fra le iniziative di maggior interesse, il presidente ha ricordato l’organizzazione dei corsi della terza età che sono attualmente in programma e sono molto frequentati, le gite, gli incontri culturali e altri momenti ricreativi. Si è soffermato poi a parlare dei lavori di sistemazione attualmente in corso alla malga Sassi, sull’altopiano delle Vezzene. Una struttura che il comune di Levico ha concesso in cambio di lavori di sistemazione e adattamento, da eseguirsi da parte del Gruppo Pensionati in conto affitto. Malga Sassi

Durante i lavori dell’assemblea

dovrebbe così divenire un punto di ritrovo importante in grado di offrire, durante i mesi estivi, ospitalità a quei soci che ne faranno richiesta e alle condizioni che verranno stabilite dal regolamento allo studio da parte del direttivo. Quindi ha presentato il

programma per il 2009 che comprende nuove attività ludiche, gite, momenti ricreativi, altri corsi della terza età e ancora l’impegno della presenza, dal mese di giugno ad ottobre, a turno, presso la chiesetta di San Biagio sull’omonimo colle, per accogliere

i turisti visitatori che desiderano essere informati sulla storia di quella piccola pieve in mezzo alla pineta, nella zona Ovest della città termale, sui suoi affreschi, sull’ambiente. Un servizio importante questo e molto apprezzato soprattutto da chi giunge da fuori e desidera conoscere un po’ più di storia locale. Nel corso dell’assemblea si è proceduto anche alla nomina di tutta la direzione in sostituzione di quella scaduta per compiuto mandato. Le elezioni si sono svolte per scrutinio segreto e resteranno in carica, secondo Statuto, per il prossimo biennio. Sono risultati eletti: Giovanna Acler, Rosellina Dalmaso, Fiorello Dal Molin, Marco Francescatti, Paolo Gaigher, Paolo Graziadei, Bruno Passamani, Maria Luisa Vettorazzi, Rosanna Vettorazzi. Gli eletti si riuniranno poi per la nomina del presidente e la distribuzione delle altre cariche sociali. (m.p.)


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CRONACHE

Sant'Orsola. Gruppo ANA: nel 2008 oltre 1500 ore di volontariato

Alpini di Sant’Orsola, davvero instancabili «Il Gruppo Alpini di Sant’Orsola – ha spiegato il Capogruppo Dario Broll nel corso dell’assemblea annuale il 23 gennaio scorso- si propone di esprimere in modo tangibile la solidarietà e la collaborazione, anche allo scopo di incentivare le attività che si svolgono in Valle dei Mòcheni». di Patrik Brol

I

«

l 26 agosto scorso la mia stalla, il fieno, i macchinari e tanti miei attrezzi personali erano avvolti da fiamme di fuoco indescrivibili, mi trovavo al lavoro e in un attimo mi sono ritrovato all’inferno, solo chi ha provato una situazione simile può capire il senso di vuoto che si crea nello stomaco vedendo tutto andare in fumo. Il giorno dopo c’era un odore di fumo che sembrava penetrare il corpo, tutto era nero, tutto era bruciato e rimaneva solo lo scheletro di quella che fino a due giorni prima era l’attività della mia famiglia. (...) Non posso citare singolarmente chi mi ha aiutato, ma un ringraziamento particolare è dovuto agli Alpini di Sant’Orsola, da me conosciuti qualche anno fa, che appena venuti a conoscenza dell’accaduto hanno deciso di venire qualche giorno

Il Capogruppo Alpini di Sant'Orsola Dario Broll

a Clusone per aiutarmi a ricostruire la mia stalla. (…) In quelle occasioni ho avuto modo di capire che sono persone dall’animo nobile, ma quanto hanno fatto per me in questo periodo delicato della mia vita mi ha fatto capire quanto sia grande il loro cuore». Dalle pagine di

un quotidiano di Bergamo arriva forse il più bel il riconoscimento allo spirito di solidarietà del Gruppo Alpini di Sant’Orsola e ad una parte delle 1500 ore di attività di volontariato svolte nel corso del 2008. «Il nostro Gruppo Ana – ha spiegato il Capogruppo Dario Broll nel corso

Viarago. Zampedri:«ricostruiamo l’antico capitello» Una proposta per S. Barbara di Patrik Brol

«Siamo riusciti a recuperare un quadro della Madonna dell’800 che si trovava nell’antico capitello dedicato a Santa Barbara che una volta si trovava in centro al paese all’imbocco dell’omonima galleria», spiega Sandro Zampedri, coordinatore del Gruppo mostre, «Si dice che la galleria di Santa Barbara si ricongiungesse alla miniera Dei sette sospiri, ma mappe non ce ne sono e personalmente dubito arrivasse così in profondità. Se fosse aperta sarebbe bello poterlo verificare, ma è stata

chiusa prima che scoprissimo la passione per l’esplorazione. Il capitello venne demolito quando furono eseguiti i lavori di ampliamento della strada comunale e non venne più ricostruito, me lo ricordo perché ero bambino. Penso che una mostra di questo tipo possa essere il contesto opportuno per sensibilizzare gli amministratori locali in merito alla proposta di ricostruire il capitello nei pressi del luogo originario, anche per ricordare la lunga e importante storia mineraria del paese». Intanto in occasione della Sagra è stato ricollocato nella Chiesa dei

santi Fabiano e Sebastiano il lampadario donato da minatori ed emigranti alla Parrocchia e restaurato grazie al contributo del Gruppo mostre.

Il coordinatore del Gruppo mostre Sandro Zampedri

dell’assemblea annuale il 23 gennaio scorso- si propone di esprimere in modo tangibile la solidarietà e la collaborazione, anche allo scopo di incentivare le attività che si svolgono in Valle dei Mòcheni». Le 200 ore di lavoro dedicate alla fase conclusiva dei lavori di ricostruzione della Chiesa di Santa Zita, inaugurata nell’agosto scorso a Passo Vezzena, saranno ricordate, oltre che dai personali attestati di riconoscenza dell’Ana e della Croce nera austriaca, da un’incisione di Mastro 7 donata al Gruppo. “St.Zita Kapelle 1917 - Chiesa di Santa Zita 2008”, nel ringraziare “Il generoso e appassionato lavoro centinaia di Alpini e volontari” Giuseppe Demattè, Presidente della Sezione Ana di Trento, Carlo Stefenelli, sindaco di Levico Terme e Don Renzo Gretter, parroco di Luserna, ricordano che «la comune volontà degli Alpini trentini

e Kaiserschützen austriaci di ricordare, nel 90esimo anniversario della fine della Grande Guerra, le innumerevoli vittime su tutti i fronti, ha generato l’iniziativa di riedificare il sacro edificio in loro suffragio e quale simbolo di pace e fratellanza fra tutti i popoli». Ad aiutare a cogliere appieno il messaggio dell’opera è la “Piccola riflessione” di Mastro 7: «Che la terra sia lieve… Nel disegnare a mano questa chiesa di Santa Zita, carica di significati profondi e moniti universali, la mente mi ha riportato l’immagine di tanti giovani che furono sepolti nel prato circostante. Così ho voluto evidenziare con forza le pietre che costituiscono l’altare arcaico dell’evento fratricida della Genesi, la leggerezza del legno della cattedrale gotica e lasciare tutt’intorno la leggerezza e fragilità del prato e l’evangelico filo d’erba».

VIARAGO

La storia mineraria in mostra di Patrik Brol

«È importante ricordare la storia, per non dimenticare le nostre origini. Sapere da dove veniamo può servire a capire meglio dove ci troviamo». Sandro e Ugo Zampedri hanno reso omaggio alla storia mineraria di Viarago in occasione della “Sagra de Viarac”. Minerali rappresentativi dell’attività estrattiva della Valle dei Mòcheni come fluorite, barite, quarzo, calcite, pirite, quindi attrezzi da lavoro, dalla macina del ‘500 su cui si polverizzava il materiale scelto grezzo facilitando la fusione, al crogiuolo, dai mantici all’attrezzatura da fuochino, poi la divisa da parata dei minatori perginesi dell’800, la riproduzione del costume del primo giudice minerario di Pergine, anno 1505, la copia di un documento del 1423 che attesta il ruolo delle donazioni dei minatori nella fondazione dell’Ospizio di Santo Spirito e la ricostruzione dell’ingresso di una miniera. In pochi metri quadri la storia di un paese, per un’esposizione, allestita in collaborazione con i gemelli Lino e Mario Pallaoro (vedi articolo nella pagina a fianco), Luis Miguel Paoli, Mauro Carlin e Dirce Zampedri, visitata da circa duecento persone in due giorni. «Si tratta di pezzi provenienti dalla collezione di famiglia, la divisa da minatore era quella di mio nonno Francesco. Il paese possiede una cultura mineraria importante, dalla montagna di Viarago si estraevano prevalentemente pirite, galena argentifera e rame dal ‘300 al ‘700». Una storia che troverà spazio anche all’interno del museo in fase di realizzazione ricavato nel vecchio caseificio turnario.


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LETTERE AL DIRETTORE Le lettere possono essere inviate a: Redazione "La Finestra" Viale IV Novembre 12 - 38051 Borgo Valsugana (TN) Tel. 0461.752622 - Fax 0461.756833

email: redazione@lafinestra.it

CASO AGUSTA

Mi offro come consulente gratuito per Dellai

I

l caso degli elicotteri Agusta e della sacrosanta sentenza del Consiglio di Stato che dà ragione ad Eurocopter, imponendo un bando europeo per l’acquisto di due velivoli, conferma che in Provincia le regole europee sono sconosciute. Nonostante i reiterati errori, con relative sanzioni, il presidente Dellai non vuole convincersi che l’Europa non è un optional e che i bandi europei non si possono eludere. Ne ha già avuto prova con la pretesa di rinnovare la concessione dell’autostrada del Brennero e di regolare la partita dell’energia, senza consultare le regole europee della concorrenza e degli aiuti di Stato. Così come non vuole rendersi conto che al di sopra della super-garantita autonomia trentina, vi sono due

livelli costituzionalmente superiori, la cui priorità non è opinabile: uno Stato che si chiama Italia e una comunità di Stati che si chiama Unione Europea. Evidentemente, con le molte cose che ha da portare avanti, Dellai non si rende conto che questa realtà non è eludibile con una delibera della giunta, né con altro strumento che non sia giuridicamente attaccabile: in Italia dal Consiglio di Stato, a Bruxelles dalla Commis-

sione Europea con la sua prerogativa di aprire procedure di infrazione e dalla Corte Europea di Giustizia di Lussemburgo che dirime eventuali contenzioni, ma sempre ponendo le regole europee come priorità. Considerata l’evidente incompetenza dei consulenti europei di cui dispone Dellai, mi offro come consulente a titolo gratuito per evitare che i trentini debbano pagare sistematicamente i danni di tanta ignoranza.

Costi politica. Pd e Upt diminuiscano le indennità «Leggere affermazioni di qualche consigliere secondo cui 5mila euro netti di indennità non rappresentano uno stipendio privilegiato, lascia davvero perplessi. Di fronte alla crisi economica che sta travolgendo il mondo, l’Italia e il Trentino e che intacca giorno per giorno i redditi di molte famiglie, i politici debbono assumersi una responsabilità in più nei confronti dei propri concittadini: contenere i costi della politica, risparmiare più denaro pubblico possibile da devolvere a tutti coloro che già oggi faticano ad arrivare alla fine del mese, lavorare sodo per dare alla nostra Provincia gli strumenti migliori e più efficaci per uscire dalla recessione. Per questo i partiti che gli elettori trentini hanno premiato alle elezioni, in primo luogo il Partito democratico e l’Unione per il Trentino, oggi devono smetterla di difendere prebende e privilegi e debbono impegnarsi a diminuire le proprie indennità. La politica deve conquistarsi ogni giorno la fiducia e il rispetto dei cittadini. Lo deve fare dando prova di imparzialità e della capacità di interpretare l’interesse generale della comunità, ma anche dimostrando maggiore sobrietà e vicinanza alle condizioni dei propri elettori. Per questo per prima cosa è bene che i partiti di maggioranza aboliscano gli automatismi negli aumenti e taglino una volta per tutte indennità di carica inutili e dispendiose. Paolo Burli, segreteria Cgil del Trentino

Non so se sia vero che i 7,2 milioni di euro dati come anticipo ad Agusta nell’incauto compromesso di acquisto siano recuperabili facilmente e senza danni come dice Dellai (io ho i miei dubbi), in ogni caso la figuraccia rimane. Se una consulenza gratuita dovesse andare contro le tradizioni della Provincia Autonoma, annuncio subito

di destinare al Villaggio S,.O.S. di Trento l’eventuale compenso per mettere a disposizione la mia esperienza pluriennale in Europa a beneficio dell’amministrazione pubblica e delle tasche dei trentini. Sen. Giacomo Santini Già Deputato al Parlamento Europeo

Il digitale terrestre e le Lingue straniere Preg.mo Signor Direttore, il passaggio delle trasmissioni televisive dal sistema analogico a quello digitale consente un notevole aumento di nuovi canali televisivi disponibili. La nostra Provincia è coinvolta nelle decisioni, che saranno assunte nei prossimi giorni, di assegnazioni delle nuove frequenze libere. È certamente opportuno che la Provincia riservi a se stessa spazi adeguati, ma ritengo che questa opportunità debba essere colta anche per ritrasmettere su tutto il Trentino almeno un canale televisivo tedesco (es. ZDF, ARD). Ciò darebbe la possibilità a tutti i trentini, in particolare ai giovani, di imparare meglio la lingua tedesca, di grande importanza per un territorio come il nostro di contatto con il mondo di lingua tedesca. Naturalmente sarebbe molto utile anche alle Comunità germanofone ma anche ai tantissimi turisti che frequentano il nostro territorio. Non vedo controindicazioni, ma solo vantaggi. Se le condizioni lo consentono altrettanto utile sarebbe la ritrasmissione di una programma in lingua inglese, la lingua più importante nei rapporti internazionali. Spero che chi è preposto a tali decisioni, tenga conto di queste ipotesi. Cordiali saluti. Luigi Nicolussi Castellan Sindaco di Luserna


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I E R I AV V E N N E

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IERI AVVENNE

Fatti e cronache d’altri tempi del Trentino e della Valsugana Febbraio 1747

Febbraio XIX secolo

In molte occasioni la chiesa non vide di buon occhio i balli e le sfilate di carnevale. Ecco, ad esempio, quanto annotava a tale proposito, il 12 febbraio 1747, Padre Angelo Maria Zatelli nel suo “Diario delle cose occorse”: «Avendo mons. Prelato di s. Michele proibito a’ suoi servi di andar in maschera e al ballo quarche uno ha trasgredito l’ordine, fu subito licenziato. Essendo solito nella chiesa di s. Michele tener scoperta alla terza parte del rosario, che si suol ogni sera recitare, un’immagine della Beata Vergine, a cui il popolo ha gran devozione, diede ordine il sig. pievano, che non si scuopra, come seguì a motivo che si facevano festini e maschere; nonostante dopo molti prieghi, s’indusse a farla scoprire».

Sulle antiche usanze legate al carnevale del Tesino appare di grande interesse quanto scrive, alla fine dell’800, Carlo Strobele di Borgo Valsugana nel suo saggio “Usi e costumanze di Tesino” in cui, tra le varie notizie, troviamo anche la più antica descrizione che si conosca del noto processo al Biagio. In merito alle tradizioni del Carnevale, lo Strobele annotava quanto segue: «Appena incominciato il carnevale la sera dopo la cena si radunano le donne in gran numero, in diverse case per filare. Queste adunanze si chiamano filò. Quivi sfoggiano la loro femminile eloquenza nel raccontare, per istruire le più giovanette, delle storie delle streghe, di cui ognuna ne fa una propria. Esse vengono quivi di quando in quando visitate da qualche drappello di giovini, qualche volta mascherati che vengono per sollevare dalla fatica del lavoro le ragazze ballando con loro. I loro balli sono assai faticosi ed affatto particolari. L’ultimo venerdì di carnovale (detto da essi il venerdì ovarolo) due giovinastri si vestono in tuttagala, uno da uomo l’altro da donna, si chiamano i zingani e vanno per tutte le case accattando, ma prescrivendo cosa che deve esser dato; per lo più vino, salame e simili cose, che recano alle loro case per mangiarli poi colla loro comodità. Se si osasse ricusar loro quello che chieggono, se lo prendono, dicendo che come Zingani hanno ogni libertà di rubare».

Febbraio 1779

Febbraio 1877

Nell’inverno del 1779 il Trentino e la Valsugana conobbero un periodo di grave siccità ma con temperature assai miti, tanto che le piante da frutto fiorirono anzitempo. Lo si scopre scorrendo “il Diario delle Cose occorse” vergato da Padre Angelo Maria Zatelli il quale nel mese di febbraio dell’Anno del Signore 1779 annotava quanto segue: «In tutto questo [mese] non vi fu né piogia né neve; vi è gran siccità. Li orti sono belli. Li fruttari come le mandole e persicari in molti luoghi sono fioriti; in soma dal 1734 in qua non vi fu inverno così buono».

Opere di pubblica utilità realizzate di concerto tra amministrazioni comunali confinanti? Se ne parlava già nel corso dell’800. Il 15 febbraio 1877, ad esempio, il quindicinale “La Valsugana”, giornale d’istruzione popolare, agricoltura, economia e commercio, edito a Borgo, nella parte riservata alla cronaca comunale pubblicò la seguente notizia: «Fra Strigno e Scurelle dovrebbero essere state convenute le basi per la costruzione d’una strada carreggiabile di comunicazione fra i due paesi. Questa strada sarebbe della massima importanza non solo per Strigno e Scurelle, ma per tutta la bassa Valsugana, giacché, corretto che fosse il breve tratto fra Scurelle e Castelnuovo, si avrebbe fra Borgo Strigno e Tesino una via più breve ed assai più comoda dell’attuale. Facciamo voti, che Scurelle e Strigno traducano presto in fatto il loro proposito, e che Castelnuovo s’affretti anch’esso a praticare quelle piccole riparazioni e correzioni su quel piccolo tronco, che a lui s’aspetta».

Febbraio 1514

«Il 10 febbraio del 1514 venne esteso in pergamena l’inventario dei documenti che in questo tempo si trovavano nell’archivio della nobile comunità di Pergine, alcuni dei quali andarono perduti». Lo racconta Pietro Alessandrini, archivista del comune di Pergine, nella sua opera “Memorie di Pergine e del Perginese” pubblicata a Borgo, dalla tipografia Giov. Marchetto, nel 1890.

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LA CHIESA E IL SANTO

Ricorrenze. Il 14 febbraio si celebra la Festa degli Innamorati

Ma con l’amore San Valentino non c’entrava In Europa San Valentino è venerato come Patrono degli Innamorati, ma il Vescovo di Terni, decapitato nel 273, con la festa dei fidanzati c’entra ben poco. La storia, infatti, ci tramanda la figura di un uomo pio e caritatevole, autore di una guarigione miracolosa, a riprova del fatto che la fede può più del denaro.

I

di Johnny Gadler

nteramna Nahars. Così si chiamava, in epoca romana, l’agglomerato urbano dell’odierna Terni, nota anche come “Città degli Innamorati”. Fu proprio in questo antico centro umbro, infatti, che attorno al 176 d.C. vide la luce San Valentino, oggi da tutti venerato come il Patrono degli Innamorati. Qualifica, a dire il vero, del tutto impropria perché basata su semplici leggende popolari e non certo su documenti storici inoppugnabili. La prima notizia fondata sulla figura di San Valentino s’incontra nel Martirologio geronimiano, una sorta di catalogo dei martiri della Chiesa, redatto da un anonimo probabilmente verso la fine del 400. Risale invece alla seconda metà del 500 la Vita Sancti Valentini, una biografia del santo che divenne ben presto il testo di riferimento per la propaganda monastica dei Benedettini, ordine fondato da San Benedetto da Norcia nel 534. E fu proprio ad opera di un altro santo umbro, Feliciano di Foligno, che Valentino fu convertito al cristianesimo e venne ordinato vescovo di Terni nel 197. La sua condotta di vita, improntata alla carità e all’umiltà, nonché la sua fama di guaritore gli valsero subito una grande notorietà, culminata nel miracolo della guarigione su cui s’incentra buona parte della Vita Sancti Valentini. I fatti si sarebbero svolti nel seguente modo. Cratone, un maestro di retorica di Roma, si rivolse al Vescovo di Terni per ottenere la guarigione del figlio Cheremone malato di epilessia. Valentino, ormai ultranovantenne, giunse così nell’Urbe dove rifiutò una

Le spoglie di San Valentino furono sepolte sulla collina di Terni dove sorge la basilica in cui sono attualmente custodite, racchiuse in una teca; accanto, una statua d’argento reca la scritta "San Valentino patrono dell’amore"

sostanziosa offerta in denaro di Cratone, promettendogli la guarigione del figlio ad un’unica condizione: che il giovane, una volta liberato dalla malattia, si convertisse al cristianesimo. E così avvenne. Valentino non solo battezzò l’intera famiglia di Cratone, ma Cheremone e i suoi amici Procolo, Efebo e Apollonio, decisero di unirsi al cammino del Vescovo di Terni, il quale attraverso questo miracolo era riu-

scito a dimostrare come la fede possa molto più del denaro. L’episodio suscitò molto clamore in una Roma ormai avviata verso il declino. Ricordiamo, infatti, che nel III secolo d.C. l’Impero romano viveva una fase di profonda crisi sia economica sia culturale. Non stupisce, pertanto, che anche nell’Urbe avessero fatto breccia molti culti misterici, fra i quali spiccava quello di

Mithra, divinità orientale legata alla venerazione del sole. E una festa in onore del sole, denominata Natalis Solis Invictis – in pratica l’origine pagana della festa cristiana del 25 dicembre -, sarebbe stata istituita nel 274 dall’imperatore Aureliano. Fu proprio Lucio Domizio Aureliano, appresa la notizia della miracolosa guarigione di Cheremone, a dare ordine al prefetto Placido Furio di uccidere il vescovo di Terni.

L’amore eterno va promesso davanti all’Albero d’Oro di Lucignano Per promettersi amore eterno, specialmente in prossimità del matrimonio, gli innamorati non solo invocano San Valentino, ma spesso si giurano fedeltà anche ai piedi dell’Albero d’Oro, detto anche Albero della Vita o, appunto, Albero dell’Amore. Questo singolare reliquiario a forma d’albero (nella foto) è davvero unico al mondo e si trova, protetto da una teca di vetro, al centro di una sala del Museo Civico di Lucignano, in provincia di Arezzo. Per la sua realizzazione, ad opera di orafi senesi, ci vollero ben centoventuno anni: precisamente dal 1350

al 1471. L’albero è composto da dodici rami decorati con foglie di vite, piccole teche e medaglioni. I materiali utilizzati sono rame dorato, argento, smalti, cristalli di rocca e coralli. Ogni anno, specialmente in occasione della Festa di San Valentino, l’Albero di Lucignano è meta di migliaia di fidanzati provenienti da tutto il mondo. Le coppie impossibilitate a raggiungere la Valdichiana non rinunciano però facilmente a invocare la protezione dell’albero. Gli uffici comunali di Lucignano, difatti, sono letteralmente sommersi

da messaggi e promesse d’amore provenienti da ogni angolo della terra. (j.g.)

Albero dell’Amore (Foto M. Originale)

Valentino fu così catturato e decapitato lungo la Via Flaminia all’altezza del LXIII miglio. Era la notte del 14 febbraio 273. Ecco spiegato, dunque, perché la festa di San Valentino cade proprio in quella data. Ciò che appare meno chiaro, invece, è il motivo per cui questo Santo sia ricordato come il protettore degli innamorati. Che il Vescovo di Terni avesse unito in matrimonio una cristiana gravemente ammalata e un centurione romano appare poco più di una leggenda e alla stessa stregua vanno considerati altri episodi che vedrebbero San Valentino intervenire a favore di giovani coppie. L’origine della festa degli innamorati va quindi ricercata altrove, forse addirittura in Inghilterra dove peraltro il culto di San Valentino, esportato dai monaci benedettini, risultava piuttosto diffuso già durante il Medioevo. Una mano la diede, ancora una volta, la tradizione popolare che, osservando come verso la metà di febbraio gli uccellini comincino ad accoppiarsi, coniò il proverbio “A San Valentino ogni Valentino sceglie la sua Valentina”. Così nel corso del XV secolo molti fidanzatini inglesi cominciarono a scambiarsi bigliettini affettuosi proprio in concomitanza del giorno di San Valentino, usanza poi mutuata da molti giovani di altre nazioni europee, ovviamente Italia compresa. Fin dal giorno successivo al suo martirio, le reliquie di San Valentino sono conservate nell’omonima basilica di Terni, città di cui è patrono dal 1643 e dove ogni anno, il 14 febbraio, si recano in pellegrinaggio le coppie che invocano la benedizione del Santo sulla loro unione.


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LA CHIESA E IL SANTO

Caldonazzo. La chiesa di San Valentino documentata già nel XIII secolo

Un piccolo santuario in posizione amena di Johnny Gadler

S

ul colle di Brenta che divide i laghi di Levico e di Caldonazzo sorge, in una magnifica posizione panoramica, la chiesetta di San Valentino. Per raggiungerla bisogna percorrere una vecchia mulattiera che parte dal paese di Tenna, sebbene l’edificio di culto si trovi nel territorio comunale di Caldonazzo. Questi luoghi furono frequentati dall’uomo fin dall’antichità come stanno a testimoniare i ritrovamenti archeologici di tombe e monete d’epoca romana, nonché un frammento di epigrafe cristiana conservata nella Chiesa di Caldonazzo. Purtroppo, però, non si conosce l’anno esatto di erezione della chiesa di San Valentino. Sicuramente già esisteva verso la metà del XIII secolo poiché viene menzionata in un documento del vescovo di Trento Egnone datato 1259. Una prova ancor più tangibile dell’esistenza di questa chiesa prima del XIV secolo la si trova nel pavimento dove, a sinistra sotto il gradino, è impressa la data 1289.

Chiesa di S. Valentino (foto M. Pacher)

Nel 1463 la chiesa fu acquisita da Giacomo Trapp e fu proprio questa importante dinastia di Caldonazzo ad eseguire i primi lavori di restauro. Gli affreschi dell’abside raffigurano al centro la Madonna col Bambino, a sinistra San Valentino ai cui piedi si riconosce un epilettico chiaro riferimento al miracolo di cui il Santo fu protagonista a Roma con la guarigione di Cheremone poi causa della sua decapitazione,

e a destra San Rocco. Nel presbiterio si riconoscono gli stemmi Trapp-Matsch. Un’iscrizione recita:«Menego Barbaroto como masaro a ajiutato a depenzer questa opra in el ano 1528». L’altare e la statua furono realizzati invece nel 1628, mentre il quadro dell’altare che raffigura San Valentino e San Carlo Borromeo fu realizzato nel 1759 da Gioacchino e Antonio Mayr. Vicino alla chiesetta di San Valentino vi è un piccolo edificio che un tempo dava rifugio a degli eremiti. Le cronache del XVIII secolo ricordano un Fra Iacopo da Torcegno e in seguito tale Giuseppe Marchi da Modena.

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Frammenti di storia immortalati in un fotogramma

Come eravamo... Una fotografia spesso racconta più di mille parole. È qualcosa che ferma una frazione di secondo e la rende imperitura nel tempo. Con questa nuova rubrica, “Come eravamo”, intendiamo riproporre vecchie fotografie di luoghi, persone, scolaresche, gruppi, associazioni della Valsugana, del Tesino e del Trentino. Pertanto invitiamo tutti i lettori che avessero delle fotografie d’epoca (dagli anni ‘80 in giù) a inviarcele via e-mail (redazione@lafinestra.it) o a portarcele in redazione (viale 4 Novembre 12, Borgo Valsugana). Le tratteremo con la massima cura, le restituiremo immediatamente ai legittimi proprietari e, soprattutto, le pubblicheremo su questa pagina con il nome dell’autore e una breve didascalia di spiegazione all’immagine.

Classe 1898

Grigno - Veduta

- Veduta Cinte Tesino

nte Borgo - Varia

a d’epoca con macchin

Baracche guerra

Sposi


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IL PERSONAGGIO

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Paolo Naurizio, una figura misteriosa nell’arte trentina del XVI secolo

Un pittore acclamato, ma per certi versi ancora sconosciuto Le biografie degli artisti del passato talvolta risultano assai lacunose e ciò costituisce senz’altro un serio ostacolo alla piena comprensione sia dell’opera, sia del loro spessore artistico. Tra queste figure vi fu senz’altro Paolo Naurizio… Incoronazione della vergine con i santi Nicola e Francesco

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di Johnny Gadler

e biografie degli artisti del passato talvolta risultano assai lacunose. Alla vasta schiera di artisti misconosciuti appartiene senz’altro anche Paolo Naurizio, pittore nato a Borgo verso la metà del ‘500 e di cui possediamo pochissime notizie, soprattutto circa i suoi primi anni di vita e la sua formazione artistica che, comunque, appare più che lecito collocare nell’ambito familiare. Sappiamo, difatti, che Paolo era figlio di Francesco Naurizio, anch’egli pittore, originario di Norimberga e giunto in Bassa Valsugana non si sa bene in quale anno e, soprattutto, per quale ragione. A squarciare il fitto buio che avvolge la figura di Paolo Naurizio ci vengono in soccorso soltanto le cronache degli anni compresi tra il 1578 e il 1597, periodo durante il quale il pittore borghigiano, spuntato quasi dal nulla, risultò artista molto ricercato dalla committenza trentina, specialmente da quella religiosa visti gli ottimi rapporti che intratteneva con la corte vescovile e in particolar modo con il vescovo Ludovico Madruzzo. Non stupisce, pertanto, se l’artista - a dispetto di uno stile un po’ sorpassato, che puntava a fondere la lezione nordica con l’uso del colore tipico della pittura veneta cinquecentesca – ottenne incarichi in tutto il Trentino, in Tirolo, dove fu chiamato dall’arciduca Ferdinando,

Adorazione dei pastori, 1578-1597 (Museo diocesano TN)

e la Madonna con bambino (altare di destra) – poi nella parrocchiale di Baselga per la quale dipinse la pala dell’altare laterale destro, raffigurante S. Caterina, inginocchiata davanti alla Vergine, che riceve l’anello dal Bambino. Nel 1597 Paolo Naurizio provvide a stendere il proprio testamento, documento che tuttora rappresenta l’ultima traccia certa di questo pittore, scomparso in un anno non ben precisato del XVII secolo e in un luogo altrettanto misterioso.

LA SCHEDA

e forse anche in altre località. Tra le opere più significative attribuite a questo pittore vi è senz’altro la Pala dei Martiri d’Anaunia, eseguita nel 1583 per l’altare della famiglia Trapp nel Duomo di Trento, oggi però conservata presso il Museo Diocesano Tridentino. Sempre per la cattedrale del capoluogo, Naurizio dipinse una pala intitolata “Messa di San Gregorio”, un’opera svolta in chiave antiprotestante, inneggiante ai classici temi

della controriforma come il primato papale, la centralità dell’eucarestia o ancora l’importanza delle opere di carità a favore dei defunti. Nel 1588 Paolo Naurizio fu incaricato di realizzare la pala dei Santi Vito e Corona per la chiesa del Redentore a Levico; l’anno seguente si spostò a Strigno, dove nella chiesa pievana dell’Immacolata lasciò il ritratto del vescovo Zenone e un quadro raffigurante l’Immacolata con il bambino in braccio. Nei primi anni Novanta

del XVI secolo il pittore eseguì la pala per l’altare maggiore della chiesa di S. Bartolomeo a Villazzano e, nel 1591, due pale d’altare per la chiesa di Sopramonte: una Madonna con angeli e santi (S. Anna, S. Vigilio e S. Nicolò) e una Natività. Tra il 1594 e il 1595 Paolo Naurizio lavorò nel pinetano, prima nella chiesa di S. Mauro di Piné - dove realizzò le predelle e due pale d’altare raffiguranti San Michele che schiaccia Lucifero (altare di sinistra)

Nome: Paolo Cognome: Naurizio Nato: nel XVI secolo a: Borgo Valsugana Professione: Pittore, artista Opere: a Trento e in Valsugana Segni particolari: anche il padre, Francesco, e il figlio, Elia, si distinsero come pittori Morto: in un luogo sconosciuto nel XVII secolo

S. Vigilio e i SS Martiri 1583, Museo Diocesano Trento


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ESTERI

Il fatto. Una novità in vista delle elezioni presidenziali iraniane

Khatami lancia la sfida per il futuro dell’Iran

Studenti in piazza, scontri a Teheran

che da mesi volteggiavano intorno alla sua persona, e annunciato la sua candidatura alla Presidenza. Khatami, dotato di grande intelligenza politica, apprezzato in occidente, sostenuto dalla società civile e dall’elite culturale del Paese, all’atto della sua elezione suscitò grandi speranze nei cittadini che sognavano l’apertura dell’Iran alla modernità. Ma il suo progetto politico – conciliare tradizione e innovazione, clericalismo e progresso – era naufragato di fronte a innumerevoli giochi di potere, a veti incrociati fra correnti opposte della sua stessa parte politica, a tranelli politici orditi dai settori più conservatori del regime. La sua esperienza al governo resta un periodo di grandi aspirazioni ma di ancor più grandi delusioni. Ora Khatami ripropone la sfida. Se il suo messaggio riuscirà a conquistare il cuore di quella parte di elettorato che si sente tradita dalle disattese promesse del populista Ahmadinejad, a Teheran la partitura musicale potrebbe cambiare radicalmente.

zione di carattere politico andando a visitare soltanto campi nomadi dove, inevitabilmente, lo stato di degrado è massimo, rilasciando alla stampa dichiarazioni ingiuste, considerati gli sforzi che il Governo sta facendo ed offensive per tutto il popolo italiano. Più opportunamente il commissario Hammarberg sarebbe dovuto andare a prendere atto anche dell’enorme sforzo che gli italiani stanno facendo nei centri di accoglienza, a fronte di un problema che non è solo loro. I casi di Lampedusa, della Sicilia e della Puglia sono emblematici. Non abbiamo bisogno di critiche e attacchi, ma di seria cooperazione da parte di tutti i Paesi europei, considerato che se dovesse saltare il sistema di accoglienza e controllo in Italia e Spagna, gli immigrati arriverebbero direttamente a casa vostra, in tutta Europa».

in una situazione di isolamento. Ma per le elezioni di giugno vi è la discesa in campo del riformista Khatami. Se riuscirà a conquistare l’elettorato che si sente tradito dalle promesse di Ahmadinejad, a Teheran la partitura musicale potrebbe cambiare radicalmente.

I

di Francesco Grosso

«

mobilismo sociale causato da una nomenclatura ormai vecchia di trent’anni, l’opprimente presenza della religione nella vita pubblica, hanno prodotto nei cittadini una grande sfiducia nell’attuale governo e nell’intera classe dirigente. In un contesto del genere, è facile immaginare che tutte le speranze (e le preoccupazioni) degli iraniani siano riposte nelle elezioni presidenziali del prossimo giugno. Il gruppo di potere che dal 1979 regge le sorti dell’Iran non è quel monolite integralista che gran parte dell’informazione occidentale vorrebbe far credere. L’Iran è oggi un Paese giovane, di grandi aspirazioni democratiche, dotato di una società civile in seno alla quale fiorisce un ampio dibattito politico-culturale e convive una pluralità di idee. Ovvio che questa diversità si ripercuota anche nelle stanze dei bottoni: in vista dell’appuntamento elettorale, a Teheran fra dichiarazioni sibilline, posizionamenti strategici, accordi più o meno alla luce del sole, il termometro poli-

Mohammad Khatami

Mahmoud Ahmadinejad

tico fa registrare temperature già assai elevate. La grande novità (autentica bomba politica) di questi giorni è la discesa in campo dello stimatissimo riformista Mohammad Khatami: l’ex Presidente, che ha governato il Paese nel periodo 19972005, ha confermato le voci

Immigrazione: ci serve cooperazione Dall’intervento in aula a Strasburgo del Sen. Giacomo Santini: «Gli effetti diretti della crisi economica mondiale ed europea sono evidenti. Tra le conseguenze indirette, particolarmente gravi sono quelle che si ripercuotono sul problema dell’immigrazione, clandestina o regolare, in termini di una minore capacità di accoglienza da parte di molti Paesi nei confronti degli immigrati. Le conseguenze sono: riduzione nell’offerta di lavoro, meno disponibilità per alloggi e assistenza, più rigore nell’identificazione e nei rimpatri. Una conseguenza indotta e direttamente collegabile a tale situazione è l’aumento dell’illegalità (lavoro nero) e della delinquenza (furti e rapine). Della situazione italiana ha preso visione il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg nel corso di una recente visita a Roma. A questo proposito spiace che una figura così autorevole e rappresentativa si sia prestata ad una specula-

I quattro anni di Presidenza di Ahmadinejad hanno collocato l’Iran

sraele deve sparire dalle carte geografiche»; «Lo Stato sionista dovrebbe essere trasferito in Alaska»; «La Shoah è una leggenda inventata dai sionisti». Dichiarazioni del genere, a dir poco raccapriccianti, sembrerebbero provenire da un infervorato militante antisemita, magari un “uomo della strada” non istruito, abituato ad esprimere il proprio pensiero in modo poco diplomatico. E invece sono le dichiarazioni di un Capo di Stato, rilasciate in sedi ufficiali, in contesti ufficiali, e poi reiterate cento volte in occasione di comizi o di manifestazioni di piazza. Le esternazioni di Mahmoud Ahmadinejad, Presidente della Repubblica iraniana, tentano di creare nel suo Paese una situazione di perenne mobilitazione sociale contro il nemico, e di solleticare gli istinti più bassi di quei settori dell’elettorato economicamente e culturalmente più deboli. Per l’Iran i quattro anni della Presidenza Ahmadinejad sono stati anni difficili. La retorica antioccidentale del Presidente, l’inasprirsi della polemica con la comunità internazionale sulla questione del nucleare civile, l’oscillazione del prezzo del petrolio (di cui l’Iran è terzo esportatore mondiale), hanno finito per collocare il Paese in una situazione di sostanziale isolamento. Non meno complessi i problemi in politica interna: la cattiva gestione di una congiuntura economica già sfavorevole, l’inflazione crescente, l’im-

IN BREVE


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ESTERI

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LA FIN T TAT R A INA TEESS

Mosca. Dopo il duplice omicidio del 19 gennaio scorso RASSEGNA STAMPA Il commento di Lepri sul Corsera Il Corriere della sera ha pubblicato il 20 gennaio scorso un importante commento di Paolo Lepri. Dopo aver osservato, che «molte altre volte nell’era del putinismo i giornalisti che cercano di sfidare il potere vengono uccisi in mezzo alla strada» e che attorno a questi omicidi c’è troppo silenzio in Occidente, ricorda l’assassinio di Politkovskaya e il silenzio di Putin, che impiegò due giorni per fare un commento. Uno sprezzante commento peggiore del silenzio: per lui Anna Politkovskaya era solo una persona «che non aveva influenza nella vita politica russa». Per Lepri, «delitti e trame oscure non sono che il segnale più evidente della malattia di un Paese dove quello che si può chiamare, in sintesi, il «deficit democratico» sta toccando livelli di pericolosità allarmante. Revival di volontà di potenza, aggressività economica, nostalgie autoritarie, indulgenze post-sovietiche,

Vladimir Putin

disprezzo per le regole delle società aperte sono le caratteristiche del regime guidato dall’ex agente del Kgb: un uomo che ha cambiato negli ultimi tempi solo il taglio dei suoi vestiti». E conclude: «Il nuovo presidente americano Barack Obama è chiamato da oggi a tentare di risolvere tutti i problemi del mondo. Non sarà facile riuscirci, ma gli va subito chiesto di mettere il dossier Russia in testa alle pratiche da sbrigare con urgenza. Il successore di Bush sa che i diritti umani sono un valore universale e che i loro principi sono vincolanti anche se tradotti in cirillico. Se necessario imparando a trattare Putin non come un partner ma come un avversario».

Per la Russia si profila un nuovo “caso Politkovskaja” Dei troppi giornalisti assassinati in Russia e della tesa situazione in Cecenia e Caucaso si è parlato il 28 gennaio scorso a Trento, in un incontro organizzato dal “Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale” in cui è intervenuto Giovanni Bensi autore del libro La Cecenia e la polveriera del Caucaso.

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l 19 gennaio scorso, verso le 14:30 locali, nel pieno centro di Mosca nei pressi della stazione Kropotkinskaya della metropolitana, a un quarto d’ora di cammino dal Cremlino, uno sconosciuto ha ucciso con un colpo di pistola l’avvocato Stanislav Markelov. È stata ferita anche la giovane giornalista Anastasya Baburova, poi deceduta in ospedale, una collaboratrice della Novaya gazeta, lo stesso giornale per cui lavorava Anna Politkovskaya, assassinata l’8 ottobre 2006. Il motivo del duplice omicidio è chiaramente politico. Markelov era il legale della famiglia cecena Kungaev (ora rifugiata in Norvegia), la cui figlia, Elza, di 18 anni, era stata seviziata e uccisa durante la guerra, nel 2002, nel villaggio di TangiChu, dal colonnello Yurii Budanov, comandante del 160° battaglione corazzato russo. Per questo Budanov nel 2000 era stato condannato a 10 anni di reclusione, ma nel dicembre 2008 era stato liberato in anticipo per ragioni imprecisate. Markelov si era opposto alla decisione, presa dal tribunale di Dimitrovgrad, e quando è stato ucciso tornava da una conferenza stampa durante la quale aveva illustrato i motivi del suo ricorso. Fra l’altro poco prima della liberazione di Budanov il commissario per i diritti civili in Cecenia, Nurdi Nukhadzhiev, aveva comunicato a Grozny che sul luogo dove era dislocato il reparto di Budanov, sono state rinvenute fosse comuni con “alcune decine” di corpi di civili: un fatto che getta un’ulteriore ombra di sospet-

Mosca. La polizia sul luogo dell'omicidio di Stanislav Markelov

to su Budanov stesso. Circa l’uccisione di Markelov, il capo della Sezione investigativa della Procura di Mosca, Anatolii Bamet, ha detto che in primo luogo vengono presi in considerazione «motivi connessi con la sua attività professionale di avvocato». In altre parole, si tratterebbe di una vendetta contro l’impegno di Markelov in difesa di una vittima civile della guerra in Cecenia. Non è escluso che possano essere implicati ambienti dei servizi segreti. Insomma, si profila un nuovo “caso Politkovskaya”, la giornalista che denunciava gli orrori della guerra in Cecenia. Un processo per la sua morte è in corso a Mosca, mentre la situazione in Cecenia continua a rimanere tesa con uno stillicidio di atti di violenza. Il giorno dopo a Mosca, sul luogo del delitto, si sono riunite alcune migliaia di persone che hanno espresso il loro omaggio alle vittime. Tra la folla anche il commissario parlamentare per i diritti dell’uomo Vladimir Lukin. Manifestazione di circa 3.000 persone anche a Grozny, capitale della Cecenia, organiz-

Anna Politkovskaja

zata dai maggiori partiti, dal “putiniano” “Russia Unita” al Partito comunista. Finora né il presidente Dmitrii Medvedev, né il premier Vladimir Putin hanno sentito il dovere di dire qualcosa sul duplice omicidio. Fra i politici si è espresso Gennadii Gudkov (di “Russia Giusta”) vicepresidente della commissione della Duma per la sicurezza. «Rimane un fatto – ha detto – che nel nostro paese è possibile uccidere

LO SCAFFALE Cecenia e Caucaso di Giovanni Bensi Giovanni Bensi, autore del libro La Cecenia e la polveriera del Caucaso, per 30 anni (dal 1972 al 2002) ha lavorato nella redazione di lingua russa di Radio Free Europe/Radio Liberty, l’emittente statunitense che, prima da Monaco di Baviera e poi da Praga, trasmetteva e tuttora trasmette nelle lingue dell’Europa Orientale e dell’ex URSS. Attualmente collabora con i quotidiani Avvenire e Nezavisimaya gazeta.

qualcuno a sangue freddo in pieno giorno, nel centro della città». Curioso che il presidente ceceno insediato dai russi, Ramzan Kadyrov, egli stesso partecipe delle atrocità commesse dalle truppe federali in Cecenia, ha deciso di insignire Markelov post mortem di una medaglia al valore. Proprio lo stesso Kadyrov sul quale grava il sospetto di aver fatto uccidere da sicari a Vienna, il 13 gennaio, Umar Israilov, suo ex collaboratore che aveva chiesto asilo in Austria. Dal 1994 sono almeno 22 a Mosca i casi di omicidio su commissione. Molte vittime sono state giornalisti “scomodi”. Dei troppi giornalisti assassinati, di quanto è accaduto a Mosca e della tesa situazione che permane in Cecenia e nel Caucaso se ne è parlato il 28 gennaio scorso nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento, in un incontro organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale in cui è intervenuto Giovanni Bensi autore del libro La Cecenia e la polveriera del Caucaso.


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LA FINESTRA

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IL CASO

Una rivista che fa indignare ma anche riflettere POLITICANDO

Quei ragazzi nazisti per noia Se un’intera generazione è sull’orlo del fallimento esistenziale, se tanti giovani scimmiottano modelli di disperante conformismo, e faticano persino a dare un senso al loro semplice vivere quotidiano, occorre ammettere che le cause di questa situazione risiedono nel contesto che li ha generati, nel mondo stesso in cui vivono.

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di Francesco Grosso

l ragazzo tatuato, rasato e muscoloso stringe nelle mani un boccale di birra. «Doppio malto – Fanzine alcoolica», c’è infatti scritto sopra di lui. Lo sfondo giallo-scuro richiama il colore della bevanda alcolica più diffusa fra i giovani. Stiamo descrivendo la copertina di una «fanzine», ovvero una sorta di rivista amatoriale, realizzata da appassionati e stampata in tirature spesso limitatissime. La fanzine in questione è stampata occasionalmente da un circolo milanese, frequentato da giovani e giovanissimi, per lo più provenienti da contesti familiari agiati. Se si chiudesse un occhio a proposito del palese incitamento al consumo di alcolici, tutto potrebbe finire qui. Sono ragazzi, in fondo: celebrano il loro mondo, le loro passioni; celebrano la voglia di perdere tempo, di buttarsi via, tipica dei giovani di ogni epoca e di ogni latitudine. Una voglia che tende a passare senza grandi traumi, fisiologicamente, col sopraggiungere della maturità e l’ingresso nel mondo degli adulti. E però. La fanzine di cui stiamo parlando non è una fanzine normale. Non l’abbiamo ancora descritta tutta. Dietro il ragazzo col boccale c’è un’immagine in bianco e nero, disegnata in modo da somigliare ad un’immagine d’epoca. Riproduce l’ingresso di un campo recintato; si intravedono un viale, due vetture militari blindate. Ad un’osservazione appena più attenta, si perviene ad una sorprendente, inquietante

Il Popolo dei bisticci

«Sarà anche vero che nella maggioranza hanno tutti delle buone ragioni per suonarsele di santa ragione, ma se continua così non c’è molta differenza con l’Unione di Romano Prodi. Anche lì s’erano messi insieme con le migliori intenzioni, ma hanno finito per prevalere le peggiori. Negli ultimi mesi non c’era decisione che riuscisse a passare indenne tra le forche caudine della rissa politica intestina alla maggioranza. Come si è conclusa quell’esperienza lo sanno tutti. Ora, probabilmente con Berlusconi e soci non si rischia la crisi, ma di questo passo si finisce nel pantano, con una parte che afferma una cosa e l’altra che gli dà contro. Con il governo di Prodi eravamo abituati a dire che l’indecisione regnava sovrana. Non vorremmo dover scrivere che con quello attuale è la confusione a regnare sovrana». Maurizio Belpietro, Panorama.

Se il Parlamento diventa un ovile (foto wikimedia.org)

scoperta. Si fa fatica a crederlo, ma il disegno riproduce inconfondibilmente un lager. È il lager di Auschwitz. I giovani del circolo milanese che hanno partorito la fanzine stanno celebrando la gioia del bere insieme, del bere tanto, e in margine a questa celebrazione esaltano le glorie naziste, e con esse il rastrellamento, la deportazione, la soluzione finale. Lo sterminio di milioni di persone, di cui forse hanno sentito parlare a scuola ma che certo non li rattrista, anzi. «Un brindisi all’Olocausto», hanno giustamente titolato i quotidiani italiani che nei giorni scorsi hanno ripreso la raccapricciante notizia, venuta alla luce diversi mesi dopo la pubblicazione della fanzine. Il gesto scellerato di un gruppo di filo-nazisti si commenta da solo; l’aspetto che dovrebbe invece far riflettere, e molto, è che questo gesto si inserisce in un contesto – quello dell’Italia del 2009 – assai prodigo di

episodi del genere. In quello che viene semplicisticamente definito «mondo dei giovani italiani» cova da tempo un malessere interiore, una rabbia esistenziale, una mania di protagonismo, in grado di dare luogo a manifestazioni assai pericolose. Vanno letti in quest’ottica anche quegli episodi che ogni tanto la cronaca ci restituisce: giovani che corrono in auto in cerca dell’ebbrezza, giovani che danno fuoco ad un barbone, che prendono a sprangate un

«diverso», che ammantano la loro incapacità di essere qualcuno con l’adesione a formazioni di ultras, a gruppi para-politici, e, dunque, anche para-nazisti. Certo, il terrore della solitudine, della non-appartenenza a nulla (e dunque dell’appartenenza al Nulla) gioca in questi casi un ruolo importante, ma fermarsi a questo livello non aiuterebbe a capire, né condurrebbe verso la risoluzione del problema. La verità nascosta, la verità difficile da accettare, è un’altra. Se un’intera generazione è sull’orlo del fallimento esistenziale, se tanti giovani scimmiottano modelli di disperante conformismo, e faticano persino a dare un senso al loro semplice vivere quotidiano, occorre ammettere che le cause di questa situazione risiedono nel contesto che li ha generati, nel mondo stesso in cui vivono. Risiedono nel serioso (serioso?) mondo degli adulti.

«Le camere sono divenute meri strumenti di ratifica di decisioni assunte altrove. [...] Frustrazione, senso d’inutilità, timore di non essere ripresentati condizionano pesantemente non solo l’attività, ma la stessa vita di deputati e senatori così del Pdl come del Pd. Anche quanti disporrebbero di una solida base territoriale trascurano i rapporti coi cittadini, ritenendo che il peso personale sia ormai slegato dal seguito elettorale. Sanno che potrebbero essere esclusi dalla lista, oppure collocati in posizione incerta o perfino d’impossibile elezione, o, ancora, venire sbattuti in una circoscrizione distante qualche centinaio di chilometri. Si preoccupano, quindi, di non cadere sotto gli strali di Berlusconi o di un potentato. Non c’è più un parlamento come “parco buoi”, sul quale ironizzava Bettino Craxi, ma semplicemente perché quei buoi erano capaci di qualche ribellione. Oggi c’è un “parco pecore”». Marco Bertoncini, Italia Oggi


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FAT T I & O P I N I O N I

LA FINESTRA

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L'opinione. Il nostro è un Paese civile e così deve comportarsi

L’Italia si trova sotto il ricatto della violenza Bisogna dare la possibilità ai giovani di poter intervenire e di poter agire costruttivamente nelle strutture istituzionali, per creare un futuro migliore e che dia loro la possibilità di essere vera classe dirigente. Bisogna pure pensare ad una programmata integrazione degli extracomunitari.

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di Giampaolo Bonini

a violenza sta imperversando nella nostra società. Le ragioni, ogni giorno, aumentano e sono anche ad opera di coloro ai quali noi diamo accoglienza. Queste persone hanno trovato una società italiana che li ha accolti senza riserve credendo che questi si volessero “affiancare” al rispetto delle nostre regole. Ci si riferisce qui alle violenze scaturite nelle settimane scorse da parte di ospiti extracomunitari. Credo che la comunità italiana per via di queste violenze, abbia oggi molte riserve e non ci sta più nell’accettare un “contesto” che destabilizzi la vita delle persone. Il momento è assai grave e pare che nemmeno la politica riesca in qualche modo a risolverlo. Da tempo le istituzioni in-

Roma, rissa tra extracomunitari

vocano il maggior rispetto da parte di queste “persone” nei confronti della nostra società, ma pare che anche le regole dettate dal nostro ordinamento non vengano prese in considerazione. L’Italia è un Paese permissivo? Ognuno può fare quello che vuole. No, non è così. L’Italia ha le sue regole e le sue leggi che non sono solo frutto di mediazione politica, ma sono pure dettate dai prin-

cipi costituzionali. Qui non bisogna fare di tutte le erbe un fascio, bisogna capire il fattore antropologico e soprattutto la crisi in cui versa la nostra società. I problemi sono innumerevoli, i giovani italiani non vogliono più costruirsi un futuro; sono sempre protesi alla ricerca di uno “stordimento” per lenire le problematiche che li avvolgono. Dire questo è molto sempli-

Il caso. L’episodio di Nettuno condannato da Coldiretti Senza gli Indiani niente formaggi italiani Sono quasi diecimila – precisamente 9832 - gli indiani immigrati che lavorano regolarmente in Italia nel settore dell’agricoltura e in modo particolare negli allevamenti dove senza di loro sarebbe a rischio la produzione dei più rinomati e venduti formaggi italiani: dal parmigiano reggiano al grana padano, dal pecorino romano fino al provolone. È quanto ha affermato la Coldiretti nel condannare il gravissimo episodio criminale a danno dell’immigrato dall’India che si è verificato a Nettuno alla fine del gennaio scorso, quando tre ragazzi

hanno dato fuoco a un immigrato indiano che stava dormendo su una panchina nei pressi della stazione. Secondo le statistiche gli indiani sono in forte crescita tra i 98mila lavoratori agricoli extracomunitari presenti nell’agricoltura italiana e rappresentano la seconda principale componente dopo gli albanesi e prima dei marocchini. Il lavoro degli immigrati indiani è particolarmente ap-

prezzato negli allevamenti per l’attività di mungitura e di gestione delle stalle dove hanno sostituito la tradizionale opera dei “bergamini”, una figura storica nelle aziende della pianura padana.

cistico, però, purtroppo, è la realtà. Bisogna costruire quindi una società giovanile migliore. Dare la possibilità ai giovani di poter intervenire e di poter agire costruttivamente nelle strutture istituzionali, per creare un futuro migliore e che dia loro la possibilità di essere vera classe dirigente. Bisogna pure pensare ad una programmata integrazione, nelle istituzioni, di persone che vengono accolte e che danno una mano al Paese nelle attività produttive. L’integrazione per gli extracomunitari sono quelle che riguardano la stabilizzazione del lavoro, della casa e quella soprattutto dei figli nelle strutture scolastiche. Fatto questo, si avrà certamente una società migliore, multietnica, e così pure la violenza verrà meno, quindi, sarà più controllata. Il nostro Paese è un Paese civile e così deve comportarsi. Deve rimettere al meglio in

piedi nell’ambito giudiziario la certezza della pena e chi delinque deve essere punito. Le punizioni, soprattutto, per certi reati, devono essere esemplari. Ci vuole per questo, una condivisione della politica e soprattutto della magistratura. L’attività legislativa nel Paese deve pure contenere leggi che diano la giusta dimensione della punibilità del reato. Devono essere messe in piedi strutture gratuite a tutela delle donne che, purtroppo, sono state sottoposte alle violenze a cui abbiano assistito in questi ultimi tempi, e far sì che queste persone, divenute fragili, riacquistino fiducia nel Paese, nelle istituzioni e nella società italiana. Questo si raggiungerà attraverso una rete di collaborazione fra tutti coloro che sono preposti a conseguire l’obiettivo di una positiva crescita sociale. Non deve rimanere, però, solo un auspicio.

Approfondimento

Lega: limiti alcol e sicurezza Soglia dell’alcool ferma allo 0.5 grammi per litro per il ritiro della patente, potenziamento dei servizi di trasporto sostitutivi e incremento dei fondi destinati ai controlli sulle strade, soprattutto per il controllo degli autotrasportatori esteri, anche comunitari, che entrano nel nostro Paese e, sotto gli effetti di alcool e droghe hanno provocato molti danni e morti. Sono queste alcune delle proposte avanzate dalla Lega Nord in Commissione Trasporti: «Lo Stato deve tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini. Appare indifferibile - afferma Fugatti - un intervento risolutivo per quello che è la prima causa di morte in Europa per le fasce d’età comprese tra i 15 e i 35 anni. L’azione che i cittadini auspicano deve essere trasversale, non ispirata da uno spirito esclusivamente punitivo e vessatorio: c’è la necessità di uno Stato che attui politiche educative. L’attuale normativa che prevede il limite fissato a 0.5 grammi per litro è fin troppo pesante - continua Fugatti - ma se l’Italia deve adeguarsi agli standard degli altri paesi europei per quanto concerne la guida in stato di ebrezza, devono però essere messi a disposizione dei cittadini mezzi di trasporto sostitutivi, quali taxi, bus o noleggi con conducente, in quanto chi non può e non vuole guidare per avere un po’ bevuto deve avere a disposizione altri mezzi di trasporto sostitutivi».


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LA FINESTRA

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MARKETING

LA FINESTRA

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Comunicazione. Gli investimenti ora vanno ottimizzati, non ridotti

Volete battere la crisi? Investite in pubblicità «È proprio in un contesto complesso come quello odierno che le aziende devono credere nella pubblicità come motore dell’economia». Lo afferma il Presidente dell’UPA, Lorenzo Sassoli De Bianchi. Ma già nel secolo scorso aveva capito tutto Henry Ford, il quale sosteneva: «Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare tempo».

C

di Johnny Gadler

hissà che farebbe Henry Ford, se oggi fosse vivo, dinanzi al crollo del mercato dell’automobile e a una crisi internazionale che sembra farsi ogni giorno più fosca. Di certo non tirerebbe i remi in barca. Anzi, senz’altro investirebbe non solo in tecnologie e risorse umane, ma anche in pubblicità. Il fondatore della Ford, infatti, costruì il proprio successo imprenditoriale su un basamento a buon mercato, ma non per questo alla portata di tutti: l’ottimismo contro ogni evidenza. «Quando tutto sembra essere contro – ripeteva Ford a chi analizzava le situazioni in maniera pessimistica – ricorda che l’aereo decolla contro vento, non con il vento in coda». E ancora: «Sta a te: puoi credere di farcela o credere di non farcela. In entrambi i casi i fatti ti daranno ragione». Oggi, sessant’anni dopo la scomparsa di Henry Ford, il suggerimento di investire in pubblicità a molti potrebbe apparire, con i tempi che corrono, un’autentica follia o, nella migliore delle ipotesi, denaro gettato alle ortiche. Non è affatto così. A testimoniarlo, oltre alla storia di Ford, vi è anche una ricerca più recente, condotta dalla compagnia McKinsey sugli effetti della crisi del 1991. Indagine da cui emerge un dato inequivocabile: chi non tagliò gli investimenti, uscì prima dall’impasse, riuscendo a rafforzare le proprie quote di mercato. E allora che fare in questo delicato momento? Se n’è

discusso il 15 gennaio scorso a Milano, in una sorta di riunione degli stati generali della comunicazione, promossa dall’UPA, l’associazione che riunisce 500 aziende utenti pubblicitarie, e da AssoComunicazione. Nell’occasione è stato presentato il Summit internazionale della comunicazione, che si terrà in marzo a Roma, il cui titolo appare davvero emblematico: “Tutto cambia. Cambiamo Tutto?”. Nelle due giornate romane i grandi della comunicazione si interrogheranno su come reagire alle mutate contingenze economiche, su quali strategie adottare e su quali innovazioni introdurre nel dialogo tra impresa e consumatore. «È indubbio che l’economia italiana stia attraversando un momento difficile caratterizzato da grande incertezza e scarsa fiducia. Ma è proprio in un contesto complesso come quello odierno che le aziende devono credere nella pubblicità come motore dell’economia, strumento per rafforzare la marca e reagire alle profonde e repentine trasformazioni del sistema economico e sociale». Parola di Lorenzo Sassoli De Bianchi, Presidente UPA, il quale aggiunge: «È proprio durante le difficoltà che le aziende devono reagire dando impulso all’innovazione, nell’ottica di ottimizzare gli investimenti in comunicazione e non di ridurli». «Le imprese di comunicazione italiane – gli fa eco Diego Masi, neo presidente di AssoComunicazione affrontano il 2009 con un misto di apprensione e di aspettativa. L’aspettativa è

data dalle opportunità che i momenti di cambiamento possono fornire. Il 2009 sarà senz’altro un anno di cambiamenti e le opportunità possono essere veramente tante». Un sondaggio all’interno dell’UPA ha già fornito una prima risposta incoraggiante: il 72% delle imprese dichiara di ritenere la pubblicità uno strumento imprescindibile per la propria attività. Molti – il 50% - ridurranno di un po’ il budget da investire, ma un 25% spenderà di più, mentre il rimanente 25% sostanzialmente confermerà gli investimenti effettuati nel corso del 2008. Il 70% investirà in spot televisivi, ma il 50% ricorrerà anche alla carta stampata. Quotidiani e periodici, infatti, possono rivestire un ruolo di primaria importanza nelle nuove strategie di pubblicità e marketing, anche in virtù del fatto che ormai ogni testata possiede un proprio sito internet, medium – per certe fasce di pubblico – più accattivante della Tv. In conclusione, non solo la pubblicità piace ancora, ma - soprattutto - serve. Lo stesso Henry Ford, fosse qui oggi, non avrebbe dubbi. Come non ne ebbe alla sua epoca, quando a ff e r m ò : « C h i

smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare tempo». Una massima che si è sempre dimostrata molto valida. Non si vede perché, quindi, non dovrebbe esserlo anche in questa occasione. Lorenzo Sassoli De Bianchi


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LA MOSTRA

LA FINESTRA

al Mart

Futurismo100

di Antonella Iozzo

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l Mart di Rovereto fino al 7 giugno ospita la mostra “Illuminazioni. Avanguardie a confronto. Italia-Germania-Russia”, prima tappa della trilogia espositiva “Futurismo100”, curata da Ester Coen. Seguiranno “Astrazioni” al Museo Correr di Venezia (5 giugno4 ottobre) e “Simultaneità” (15 ottobre 2009-25 gennaio 2010) a Palazzo Reale di Milano, ma anche Roma parteciperà alle celebrazioni con “Futurismo. Avanguardia-Avanguardie” rassegna monumentale alle Scuderie del Quirinale dal 20 febbraio al 24 maggio. La mostra del Mart è un avventuroso viaggio, tra Parigi Berlino, Mosca, Roma e New York che ripercorre le strade del movimento, guidato da Filippo Tommaso Marinetti di cui quest’anno ricorre il primo centenario dalla fondazione del suo manifesto rivoluzionario pubblicato il 20 febbraio del 1909 sul Le Figaro. La mostra del Mart, articolata in cinque sezioni, ciascuna dedicata ad una tappa geografica, parte da Parigi, giunge a Berlino, sorvola Mosca, un viaggio che mette in tal modo in risalto le somiglianze con artisti facenti parte dello Der Sturm, e ci consente di scoprire la profondità di personaggi quali Hartley, Walden, Marc, Kandinskij, Macke, Larionov, Malevic Goncharova, Ekster, Rozanova o ancora Apollinaire, Delaunay, Soffici, gli Stein, Leo e Gertrude, entrando nel loro tessuto connettivo, una percezione intellettuale che coinvolge ed induce alla riflessione. Italia, Francia e Stati Uniti comune denominatore Gino Severini, pittore molto stimato da Franz Marc, la sua straordinaria serie sul tema

della danza, qui esposta, trionferà a New York. Severini, infatti entrerà in contatto con l’illustre gallerista Stieglitz, la sua importante galleria “291” è il fulcro delle ricerche dell’avanguardia internazionale di quegli anni. Da Stieglitz, Severini espone nel 1917, molte sue opere rimarranno nella collezione del gallerista che successivamente le donerà al Metropolitan Museum di

New York. La mostra si presenta come una tavolozza cromatica ricca di accordi stilistici e tematici, una continuo gioco di rimandi, di assonanze e dissonanze tra futurismo, cubismo ed espressionismo. Chagall nella tela di transizione, di proprietà del Centre Pompidou di Parigi, ne orchestra ogni sfaccettatura, ne esalta le affinità, ne smussa le differenze perfino con il geniale Boccioni, qui presentato con il Dinamismo di un corpo umano e con il Dinamismo spiralico degli anni ‘13, con le quali sembra entrare in comunicazione sensoriale perfino Kandiskij. Il dinamismo Vasilij Kandinskij, Improvvisazione n. 34, 1913, olio su della luce esplorato tela, cm. 120X139. Kazan, Museo statale di Belle Arti da Balla e l’assemdella Repubblica del Tartarstan blaggio di materiali diversi da parte di Prampolini invece sembrano trovare una corrispondenza con le rare opere di Schwitters, Ernst, Feininger, artisti che subirono tutto il fascino e l’influenza del futurismo più sperimentale. Senza dimenticare la personalità di Fortunato Depero, eclettico, Umberto Boccioni – Composizione spiralica, 1913, olio su tela, 92x95 cm. Milano, Civiche Raccolte d’arte, Museo intraprendente, curioso, del Novecento con assoluta naturalezza passa dalla pittura alla scenografia, dall’interior design alla pubblicità, dalla realizzazione di marionette e automi (pionieri delle bambole meccaniche, se non dei robot) alle sculture cinetiche, dagli arazzi ai giocattoli. Uno “puro spirito” futurista, un’autentica creatività vivace e dinamica tangibile nelle opere Mikhail Larionov. Il gallo (Studio raggista), 1912, olio in mostra permasu tela, cm. 68.8x65. Mosca, Pinacoteca Statale nente. Tret’jakov

LA SCHEDA Futurismo 100.

Mart Rovereto Corso Bettini, 43 Fino al 7 giugno 2009 Orari: mar-dom. 10.00-18.00 ven. 10.00-21.00. Lunedì chiuso Biglietto: intero euro 10, ridotto euro 7. Biglietto famiglia: euro 20. Gratuito fino a 18 anni e sopra i 65. Info: n. verde 800 397 760 web: www.mart.trento.it

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FOCUS

Anniversario. Il manifesto futurista su “Le Figaro” del 20 febbraio 1909

Cent’anni fa nacque il Movimento futurista La nascita ufficiale del manifesto del Futurismo è l’11 febbraio 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti, scrittore italiano, ma di cultura e formazione francese, scrive il testo “Fondazione e manifesto del Futurismo”. Sono favorevoli e inneggiano nel 1915 alla guerra. Poi Marinetti, aderisce al fascismo e getta un’ombra sull’intero movimento.

L

di Michele Luongo

a nascita ufficiale del manifesto del Futurismo è l’11 febbraio 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti, scrittore italiano, ma di cultura e formazione francese, scrive il testo “Fondazione e manifesto del Futurismo”. Marinetti e molti Futuristi considerano il giorno 11 di buono auspicio e lo indicano in molti altri manifesti anche se scritti o stampati in date diverse. Ma è pubblicato il 20 febbraio del 1909 sul quotidiano francese “Le Figaro”, lo stesso giorno lo declama nel teatro Alfieri di Torino, dov’è in scena il suo dramma “La donna è mobile”, e compare inoltre in lingua italiana sulla rivista “Poesia” (da lui fondata nel 1905). Il punto cardine del manifesto è la rottura col passato, con la tradizione, con gli antichi maestri considerati inutili. Il futurista deve guardare la vita contemporanea e proiettarsi nel futuro. Celebrare il movimento, la velocità, il dinamismo, il progresso. Non a caso Marinetti per il manifesto aveva pensato al nome “Elettricismo” ma temeva che li avrebbero chiamati “elettricisti”. Poi “dinamismo”, ma anche questo non era proprio soddisfacente. Il movimento fin dal suo primo apparire ebbe nel suo seno un fervore, un’irruenza anarchica. Si pensi

al “Programma politico futurista” pubblicato su “Lacerba” nel 1913 e nel “Manifesto del partito futurista” del 1918, dove si affermava: «Il parlamento verrà eletto a suffragio universale, il senato è abolito, viene introdotto Tommaso Marinetti il divorzio facile, si chiede l’abolizione della le idee “marinettiane” giuncoscrizione». Se si passa sero con una travolgente, poi al programma sociale sconvolgente innovazione. troviamo la fine del lati- Un progetto che non aveva fondo e delle Opere Pie, la precedenti. soppressione di ogni milizia Di fatti il primo testo non si politica, pari retribuzione rivolge agli artisti, ma esorper uomini e donne, il dirit- disce in un modo che può to allo sciopero. Si chiede apparire singolare: «Comun’intensa industrializza- pagni!». E compagni, a quel zione, creazione di rete fer- tempo, si chiamavano solo rate e autostradali, sviluppo tra anarchici e socialisti. dell’edilizia scolastica. Marinetti sferrò un vero atNella considerazione del- tacco radicale alla tradizione l’epoca, sulla scena italiana liberale che dominava in

Il numero de Le Fig aro con il manifest o del Futurismo evi denziato in giallo

Italia e che aveva in Croce e Gentile i suoi massimi esponenti. I Futuristi si allontanano dalla mentalità del passato, ne superano i valori morali, politici e culturali

LA CURIOSITÀ Stop alla pastasciutta, via libera al Carneplastico Il 28 dicembre 1930 la “Gazzetta del Popolo” di Torino, pubblicò il “Manifesto della cucina Futurista” firmato da Filippo Tommaso Marinetti e da Luigi Colombo detto Fillia in cui, tra le altre cose, si proclamava «l’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana». Tra i piatti più curiosi della cucina futurista vi è senz’altro il Carneplastico inventato

da Fillia, pietanza che nel libro “La cucina futurista”(Christian Marinotti Edizioni) viene così descritta: «Il Carneplastico (interpretazione sintetica degli orti, dei giardini e dei pascoli d’Italia) è composto di una grande polpetta cilindrica di carne di vitello arrostita ripiena di undici qualità diverse di verdure cotte. Questo cilindro

disposto verticalmente nel centro del piatto, è incoronato con uno spessore di miele e sostenuto alla base da un anello di salsiccia, che poggia su tre sfere dorate di carne di pollo».

per abbracciare la nuova realtà industriale che si stava affermando in Europa e in Italia. Sono favorevoli e inneggiano nel 1915 alla guerra. Poi Marinetti, aderì al fascismo e gettò un’ombra sull’intero movimento. L’ambiguità e la difficoltà nella valutazione del Futurismo è proprio in quella volontà di Tommaso Marinetti di volere coinvolgere ogni aspetto della vita: dalla cucina al teatro, dalla letteratura alla fotografia, dall’architettura all’industria fino alla politica. Sicuramente è l’arte che fa maggiormente suo il movimento con Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini. Ma il Futurismo ha vita breve, forse solo Balla, Severini e Depero ebbero una rilevante presenza oltre il Futurismo.


MOSTRE

LA FINESTRA

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VEDERE PER SCOPRIRE

PAROLE INNAMORATE

PAESAGGI DI CONDLER

Borgo- Fino all’8 marzo prossimo presso lo spazio Klien il Sistema Culturale Valsugana Orientale e il Comune di Borgo Valsugana propongono la mostra dell’artista Ivo Fruet intitolata“Vedere per scoprire”.

Cognola - Dall’11 al 20 marzo il Punto Lettura Argentario di Cognola propone una mostra bibliografica dal titolo “Le parole innamorate” con incontri di lettura per le scuole secondarie di primo grado del territorio.

Trento - Presso il Barycentro di piazza Venezia 38 a Trento, fino al 6 marzo prossimo si può visitare la mostra pittorica intitolata “Paesaggi” con opere dell’artista trentino Gino Condler. Info: 0461 230 000.

FESTA DELLA DONNA Cognola - Presso il Punto Lettura Argentario di Cognola di Trento, dal 2 al 9 marzo si potrà consultare la vetrina tematica “Festa della Donna”. Orario: Lun-giov. 14.3018.30. Lun. Giov. e Ven. anche 9.00-12.00.

Rovereto. La propaganda italiana nella Prima guerra mondiale

Quelle parole usate come armi

L

a Prima guerra mondiale non fu combattuta solo nelle trincee, sopra e sotto i mari, con il blocco commerciale, con la mobilitazione industriale, ma fu portata fino dove non era mai giunta: dietro il fronte nemico, nel tentativo di insinuare tra la popolazione il consenso per le posizioni avversarie. Non si trattava solo di carpire segreti militari o di conoscere l’opinione pubblica dello Stato contro cui si era in guerra, ma di penetrare nella sfera dei sentimenti delle persone, dentro il discorso pubblico e nella comunicazione privata delle società nemiche, di contrastare e rovesciare le

pace qualsiasi, rovesciando l’immagine del nemico. La mostra “Parole come armi” rivela questa vera e propria “guerra di parole” scatenata anche sul fronte italo-austriaco, ne illustra la pianificazione, gli sviluppi e gli esiti, mostra i comandanti e le “armi” impiegate – volantini, giornali, manifesti – in quella che fu la più estesa battaglia della propaganda fino ad allora scatenata. parole d’ordine diramate dal potere e dai centri della pubblica opinione avversari, sostituendole con argomentazioni disgregatrici, seminando dubbi, diffondendo punti

di vista eversivi, alimentando la sfiducia nella prospettiva della vittoria, facendola apparire sempre più difficile, sempre più lontana, perfino meno desiderabile di una

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Rovereto, Museo Storico Italiano della Guerra. Castello di Rovereto, via Castelbarco, 7. Orario: da martedì a domenica 10.0018.00. Lunedì chiuso. Info: 0464 - 423410

Giovanni Frangi: i cieli di gennaio Il pittore Giovanni Frangi racconta i cieli di gennaio. Trentuno immagini, una per ogni giorno del mese, accomunate da

quella luce che è propria delle fredde giornate di gennaio, il mese della tramontana e dei giorni della merla. Trento. Galleria d’Arte il Castello, L.go Carducci, 31. Orario: 10.00-12.00 e 16.00-19.30. Chiuso: lun. mattina e festivi. Fino al 28 febbraio.

Trento. Una mostra promossa dalla F.I.D.A.P.A. Sulla via di Artemisia Gentileschi Artemisia Gentileschi (1600) è una delle poche protagoniste femminili della Storia dell’arte europea. Negli anni Settanta la sua popolarità ha raggiunto il vertice soprattutto per via della vicenda che la vide accusare il suo violentatore (al punto da sottoporsi allo schiacciamento dei pollici per confermare l’at-

Silvio Visintainer al Liceo Rosmini

Dal 13 marzo presso il Liceo Rosmini di Via Malfatti a Trento, si potrà visitare una mostra che propone dipinti e serigrafie dell’artista Silvio Visintainer. L’evento fa parte del progetto Arte e Scuola elaborato dallo stesso istituto scolastico e finalizzato a sensibilizzare gli studenti all’arte. Orario: da lunedì a venerdì 16.00-22.00.

tendibilità delle sue accuse, cosa che per lei, pittrice, non dovette essere solo un dolore fisico). Artemisia è divenuta così il simbolo del femminismo e del desiderio di ribellarsi al potere maschile. A questa figura è dedicata la mostra “Sulla via di Artemisia”, organizzata dalla F.I.D.A.P.A., Federazione

Italiana Donne Arti Professioni e Affari, Sezione di Trento, in collaborazione con il Servizio Cultura e Turismo del Comune di Trento. Trento, Sala Thun di Torre Mirana, Via Belenzani 3. Orario: 10.00-19.00, tutti i giorni escluso il lunedì. Dal 28 febbraio all’8 marzo 2009. Info: 0461 884 135.

Artemisia Gentileschi, Autoritratto come allegoria della Pittura, 1638-39, Royal Collection, Windsor

Mart. Mostra dedicata allo scultore marchigiano Giuseppe Uncini, l’innovatore La “Giuseppe Uncini. Scultore (1929-2008)” ripercorre l’intera vicenda artistica di uno dei più originali interpreti della scultura internazionale contemporanea. Nato a Fabriano nel 1929, Uncini arriva alla scultura dopo una breve stagione nell’arte Informale, utilizzando nelle sue prime opere innesti di terre, sabbie, cemento e cenere. Un pionie-

re, quindi, che ha aperto la via all’uso di nuovi materiali nella pratica scultorea. Questa innovazione ebbe un’influenza diretta sul movimento americano della Minimal Art e sull’italiana Arte Povera. Rovereto. Mart, Corso Bettini, 43. Orario: Martedì-domenica 10.00-18.00. Venerdì: 10.00-21.00. Lunedì chiuso. Info: n. verde 800 397 760.

LAVORI IN CORSO

Collettiva d’arte contemporanea Dal 5 marzo allo Studio d’Arte Raffaelli di Trento Collettiva di arte contemporanea con opere di Donald Baechler, Willie Bester, Mike Bidlo, Enrica Borghi, Stefano Cagol, Sandro Chia, Greta Frau, Daniele Galliano, Chantal Joffe, Jan Knap, Milan Kunc, McGough e Dermott, Gian Marco Montesano, Hermann Nitsch, Jackson Nkumanda, James Rielly, David Salle, Salvo, Nicola Samorì, Peter Schuyff, Alice Stepanek e Steven Maslin, Philip Taaffe, Terry Winters, Karen Yurkovich.


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PA L C O S C E N I C O

Intervista. Incontro con il noto attore e cabarettista siciliano Straordinariamente umano, sono queste le solo parole che la nostra mente continua a ripetere mentre conversiamo con Leo Gullotta, poliedrico attore capace di rinascere, in ogni rappresentazione, uguale e diverso ma sempre fedele a se stesso. La Finestra lo ha intervistato durante una pausa del suo

leo

ultimo spettacolo “Il Piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello.

GULLOTTA

Vi racconto il mio “piacere dell’onestà”

L

di Antonella Iozzo

eo Gullotta, dai palcoscenici teatrali ai set cinematografici e televisivi , una carriera costellata di successi. Qual e stata la Sua maggiore soddisfazione? «La maggiore soddisfazione è quella di dare nel lavoro tutto me stesso per poter sempre offrire al pubblico la mia onestà di uomo e di professionista».


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PA L C O S C E N I C O

LA FINESTRA

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Intervista. Incontro con il noto attore e cabarettista siciliano

Lei ha esordito nel 1963 allo Stabile di Catania con lo spettacolo “Questa sera si recita a soggetto”… «Sì, ero ragazzino, la compagnia mi chiamava “gullottino”. Era una compagnia di grandi attori tra questi Turi Ferro, in seguito Salvo Randone, Leonardo Sciascia, Giuseppe Fava il giornalista ucciso dalla mafia, sono cresciuto con persone più grandi di me che mi hanno insegnato delle cose meravigliose. Dopo quarantasette anni di carriera e sessantatré appena festeggiati mi posso ritenere una persona fortunatissima, innanzitutto perché i miei genitori, operai, mi hanno mandato a scuola insieme ai miei fratelli, poi perché nel percorso della mia vita ho incontrato belle persone ed ognuna mi ha sempre regalato qualcosa da mettere nella borsetta della vita».

«Se per pirandelliano s’intende una persona che si sforza di capire, di dare dei temi, di approfondire per cercare sulla stessa linea di verità il proprio prossimo e la propria società, allora c’è tanto di Pirandello. I testi pirandelliani come del resto quelli di Shakespeare e Baudelaire, sono testi che appartengono a grandi autori, pagine con le quali il mondo è cresciuto e Pirandello è un classico contemporaneo molto valido ancora oggi. Come interprete poi, recitare Pirandello significa saper attraversare la fascinazione della parola, del ragionamento senza usare pirandellismi, ma con quella semplicità che dovrebbe apparire tale al pubblico tanto da poter interpretare perfettamente ciò che vedono senza falsi gongoli di nessun tipo».

Di chi conserva un ricordo particolare? «Di quel signore che adesso non c’è più e che si chiamava Mario Giusti, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, teatro dove ho trascorso dieci anni. Mario Giusti è stata la persona che ha tramutato il caso nell’occasione giusta, infatti è stato per un caso che da ragazzino sono entrato all’interno di una struttura professionale come lo Stabile di Catania senza sapere nulla di teatro, anche perché, fra le altre cose, non c’era l’informazione che per fortuna c’è adesso per i giovani, non c’era il cosiddetto sacro fuoco».

Lei porta in scena il testo di Pirandello “Il Piacere dell’onestà”. Quanta ipocrisia e falsità si celano nella vita quotidiana? «L’onestà è un sentimento meraviglioso, è un qualcosa che valorizza l’uomo ponendolo al di sopra della natura e degli animali. Ma oggi si ama di più l’illegalità e la furbizia, di conseguenza la riflessione sull’onestà assume molta importanza, ed è quello che fa questo spettacolo, che fin dal suo debutto qualche mese fa al teatro Eliseo di Roma, ha conquistato pubblico e critica. Oggi è come se si avesse bisogno di riappropriarsi di determinati valori, il pubblico lo avverte ed è pronto ad aprire i cassettini dell’anima. Con questo non voglio dire che siamo tutti “malati d’ipocrisia”, ma che sono mali che da sempre ci attraversano, basti pensare che quest’autore ha scritto le sue commedie, questa in particolare, nel 1917 ed ha saputo raccontare benissimo il disfacimento sociale dei giorni nostri».

Oggi come ieri interpreta Pirandello, quanto c’è di pirandelliano in Gullotta?

Come per dire che l’onestà intellettuale e l’onesta morale sono un miraggio per la società odierna?

«Sì. Oggi soprattutto in Italia c’è la corsa a chi è più furbo anche per le cose blande. Siamo stati talmente manipolati che chi non è furbo è considerato sciocco, con la conseguenza che chi è un uomo onesto è un uomo solo, chi è un onesto è un alieno, chi è onesto è un diverso». Si può riscoprire se stessi indossando i panni dell’onesto? «Sì, questo lo si può fare quando ognuno di noi ha dei valori, sta a noi portare

Gullotta ne L'uomo, la bestia e la virtù

Dio ci ha creato gratis

questi valori a galla oppure offenderli sempre di più. Infatti il protagonista de “Il piacere dell’onestà” è stato un uomo disonesto, ha attraversato la disonestà, ma in una certa situazione accetta di essere onesto proprio perché ha dei valori dentro, ma il percorso è il racconto di una solitudine». Secondo Lei, oggi la solidarietà è vera? «No! Anche qui c’è lo “spettro dell’affare”, c’è la furbizia bassa, oscena della speculazione sopra il dolore degli altri. La solidarietà bisogna farla in silenzio non davanti le telecamere, bisogna farla 365 giorni l’anno, anche con un sorriso, e non quel giorno che televisivamente entra in casa il tema della solidarietà».

Cinema, televisione, teatro, nella diversità della loro natura, il comune denominatore dell’interpretazione, Lei ogni volta cosa cerca di portare in scena? «Ciò che non è scritto in nessun copione cioè l’anima di quel personaggio».

il teatro è sempre stato un punto di riferimento della vita, ha raccontato sempre una vita. Il mondo è cresciuto leggendo pagine di autori come Shakespeare, alti pensieri che teniamo sul comodino per ricordare di riappropriamoci un po’ di noi stessi».

Secondo Lei cosa cerca, cosa desidera il pubblico che viene a teatro? «Onestà. Per troppi anni, soprattutto in quest’ultimi, anche negli spettacoli vi è stata una corsa alla furbizia, vi è stato un uso smodato di non qualità e di dilettantismo. Il pubblico andando al teatro decide di scegliere, sceglie la realtà, sceglie di condividere un’emozione. Il cinema e il teatro si scelgono, la televisione per molti versi, non per tutti, si subisce».

Qual è l’artista che in passato ha saputo meglio rappresentare l’arte teatrale in un dipinto? «Da Leonardo ai giorni nostri passando per El Greco, Bellini, Van Gogh sono tutte rappresentazioni “teatrali”. È un momento della vita che coglievano con lo sguardo e lo riversavano, attraverso il pennello ed i colori, in perle, in affascinanti paesaggi per poterci offrire l’emozione tattile di quell’occhio sensibile».

La pagina d’apertura del Suo sito riporta questa frase: «Odio gli spigoli e gli angoli. Preferisco le forme rotonde … Anche nelle persone amo la rotondità, nell’essere, nell’agire, nel dare». In queste righe il senso profondo del Suo pensiero? «Sì. Assolutamente. Le linee sono sempre dure e spigolose, la rotondità è un segno che esprime continuità, work in progress. Riducendo semplicisticamente questo concetto ad una simpatia superficiale diciamo che nelle persone “dalla linea curva” c’è sempre un “segno rotondo”: il sorriso, la disponibilità, la simpatia». Possiamo definire l’arte del teatro la vita stessa, senza assomigliarla ma completandola? «Sì senz’altro, nei secoli

Rilasciare e ricevere emozioni cosa si prova in quest’attimo sospeso sul palcoscenico? «Il piacere di comunicare, il piacere di donare, perché l’attore comunque la mette è un Clown che dovrebbe conoscere i linguaggi diversificati dello spettacolo». Leo Gullotta in tre aggettivi «Onesto, disponibile, pronto a saper ascoltare in un Paese dove tutti parlano e nessuno ascolta». Prossimi progetti? «Come il lavoro teatrale precedente “L’uomo la bestia e la virtù” che è stato in tournèe per tre anni, anche questo spettacolo, che sta riscuotendo un grandissimo successo, girerà per tre stagioni consecutive, poi c’è il cinema, una storia per la televisione, ma la cosa più importante, come dico io, è la salute e la serenità perché con queste due cose poi, si può vivere il piacere dell’onestà nella consapevolezza della propria integrità morale e professionale».


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LA FINESTRA

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T E AT R O

Pergine. Risate a crepapelle con la commedia di Feydeau

Quando il signore va a caccia

D

ebora Caprioglio, Edoardo Sala, Rosario Coppolino e Mario Scaccia sono i protagonisti della commedia di George Feydeau “Il signore va a caccia” che andrà in scena al Teatro don Bosco di Pergine l’11 marzo prossimo. Quando il signore va a caccia, si sa, lo fa per ingannare la moglie e poterla sorprendere in flagrante reato di adulterio e dedicarsi all’amante. Ma quando la moglie tradita scopre i sotterfugi del marito, decide di ripagarlo accettando la corte del migliore amico di lui. Al n. 40 di Rue d’Athènes, a Parigi casual-

Da sinistra: Edoardo Sala, Debora Caprioglio e Rosario Coppolino

mente si ritrovano marito, moglie, amanti, squattrinati e… poliziotti, in un vorticoso turbine di situazioni e di risate che lascia letteralmente senza fiato lo spettatore.

Dopo un inizio di carattere psicologico, naturalistico, da vera e propria commedia di osservazione Feydeau abbandona i suoi personaggi al vento infernale che li ince-

nerisce. La rappresentazione diventa un’allegoria comica e acquista la dimensione di satira di costume. Un vero e proprio meccanismo ad orologeria fatto di tempi perfetti, di entrate ed uscite a ripetizione, di continui colpi di scena, che la regia di Mario Scaccia sottolinea alla perfezione: «Feydeau è leggero, spiritoso, tocca la radice dei problemi umani; non è un autore disimpegnato, le sue commedie non sono prodotto di consumo perché è vero, invece, che esse disegnano un’epoca e ne colgono i primi elementi disgregatori». Pergine, Teatro Don Bosco, 11 marzo ore 20.45.

Fichi d’India al Palalevico Fichi d’India è il nome d’arte con il quale è diventato famoso il duo comico composto da Bruno Arena e Massimiliano Cavallari, attori e cabarettisti. Nascono artisticamente nel 1989 nelle spiagge di Palinuro, tra i fichi d’india, da cui lo spunto per il loro nome. Palalevico Levico Terme .00 28 febbraio ore 21

I Fichi d'India

Borgo. Nell’ambito della stagione teatrale 2008-2009 Arriva il poema dei monti naviganti Il 10 marzo prossimo, nell’ambito della stagione teatrale di Borgo Valsugana e Grigno, presso il Teatro del Centro Scolastico di Borgo va in scena “Il Poema dei monti naviganti” di Roberta Biagiarelli, tratto dal libro “La Leggenda dei monti naviganti” di Paolo Rumiz. Scrive Rumiz: «Ero partito per

Al teatro di Olle c’è Top Segret Presso il Teatro Parrocchiale di Olle di Borgo Valsugana il 28 febbraio prossimo, alle ore 20.45, la compagnia “I 4 Cantoni” de la Logeta di Gardolo porterà in scena il lavoro Top Segret. Traduzione: “nessun deve saver gnent”. Cabaret Dialettale, Regia di Gruppo.

fuggire dal mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora. Come ogni vascello nel mare grosso,

la montagna può essere un insopportabile incubatoio di faide, invidie e chiusure. Ma può anche essere il perfetto luogo rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all’insensata monocultura del mondo contemporaneo». Borgo, Teatro del Centro Scolastico, 10 marzo ore 20.45.

Olle. Teatro dialettale con la filo “Nino Berti” Colpa di quei “celulari dela malora” La filodrammatica Nino Berti propone ad Olle la commedia “Celulari dela malora” di Gloria Gabrielli. Giulia e Fiorenzo sono felicemente spostati, ma un giorno la giovane donna si ritrova per caso in mano il cellulare del marito e si accorge di alcuni sms inviatigli da una misteriosa Lulù che invita ad appuntamenti amorosi e si

lascia andare a frasi piccanti. Nessuno in famiglia crede al tradimento di Fiorenzo, marito “modello” e tranquillo. Giulia però, presa dalla gelosia e dal timore di non essere una moglie ideale, caccia il marito di casa. Avrà bisogno di un po’ di tempo per capire che... Olle di Borgo, Teatro Parrocchiale, 14 marzo, 20.45.

TEZZE

I delitti di Alleghe con “Abotutto” Per gli abbonati “Abotutto” della stagione teatrale di Borgo Valsugana, il 28 febbraio al Teatro Parrocchiale di Tezze la compagnia L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione porta in scena “Ho giocato a carte con l’assassino”. Sergio Saviane e i delitti di Alleghe. Testo ispirato a una storia vera.


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CINEMA

Pergine. Per il ciclo Effetto Notte un film spettacolare

Cobra Verde, con Klaus Kinski Cobra Verde è forse il film più spettacolare di Werner Herzog con un Klaus Kinski titanico e istrione. Come al solito regia e fotografia impeccabili.

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anoel Garcia Da Silva commette un delitto e scappa. Fa il sorvegliante di schiavi a Salvador de Bahia, organizza in Africa il traffico dei medesimi. Imprigionato e torturato, diventa viceré di un regno africano grazie a un colpo di Stato. Trionfo di breve durata. Da un romanzo di Bruce Chatwin. Raccontato con l’andamento di un delirio onirico di cui ha il ritmo ora sincopato ora estatico, l’atmosfera allucinatoria, l’esplosione di immagini, la mancanza di raccordi esplicativi. Forse il film più spettacolare di W. Herzog con un Klaus Kinski titanico e istrione. Come al solito regia e fotografia impeccabili. Anche qui c’è tutto l’enorme talento di Herzog di creare dei film di prima categoria quasi dal niente, senza avere dietro i grandi produttori di Hollywood. Ha dovuto gestire migliaia di persone (fra cui tantissime donne) in un ter-

ritorio sperduto nel Ghana. Infine Kinski che era ormai diventato ingovernabile. Ce l’ha fatta anche se con grande dispendio di energie interiori. Questa è l’ultima volta che Kinski lavora per Herzog ed è anche Werner Herzog l’ultima volta che sullo schermo cinematografico appare il tipico eroe/antieroe tipico di Herzog, ammirato e condannato allo stesso tempo, negativo perché l’umanità è negativa. Un personaggio del genere solo Kinski riusciva a rappresentarlo come si deve. Una volta morto lui (quasi subito dopo questo film), Herzog, giustamente, non ha più voluto far rivivere personaggi del genere. Pergine Valsugana. Teatro don Bosco, 6 marzo ore 20.45.

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Cineforum BORGO

Questo piccolo, grande amore Primi anni Settanta, a Roma. Andrea ha diciannove anni, Giulia diciassette. Si incontrano per la prima volta in un bar, per caso. Andrea è al primo anno di architettura, immagina di poter cambiare il mondo con i suoi progetti, i suoi disegni, i suoi sogni. Giulia è all’ultimo anno di liceo classico, è timida, inesperta, impaurita dal primo vero sentimento della sua vita. Vengono da mondi diversi, hanno amici diversi, e due vite diverse che li chiamano prepotentemente in direzioni opposte. Una storia d’amore in cui il celebre brano del cantautore romano Claudio Baglioni si trasforma in cinema sulla scia del concept album diventato mito musicale per più di una generazione.

Borgo Valsugana olastico Auditorium Polo Sc 21.00 e .00 17 ore rzo 1 ma


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«L’importante è essere umili e avere un grande rispetto per il pubblico» l 27 gennaio scorso si è spento Mino Reitano, carattere esuberante e grande professionista della musica leggera italiana, molto amato dal pubblico, non sempre

dalla critica. Questa intervista, realizzata nemmeno un anno fa, intende essere un doveroso omaggio all’uomo e all’artista, autore di brani indimenticabili come “L’uomo e la valigia”. E proprio a questa canzone appartiene il testo che forse rappresenta, meglio di tutto, la sua lunga carriera:«Poi d’improvviso un miracolo, tante persone mi applaudono, i fari sul palco si accendono»...


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di Giuseppe Facchini

ino Reitano era nato a Fiumara in Calabria il 7 dicembre 1944. Un artista vero, genuino e onesto, nella sua professione e nella sua vita privata. Mino inizia a studiare musica ancora da bambino suonando il violino e il pianoforte e cominciando poi ad esibirsi insieme ai suoi fratelli anche loro musicisti; nel 1961 si trasferisce in Germania dove il gruppo è scritturato per una lunga serie di concerti in un club in cui suonano insieme ai Beatles, al loro esordio. Tornato in Italia, partecipa al Festival di Castrocaro e poi a quello di Sanremo. Moltissime sono le hit nella sua lunga carriera: “Avevo un cuore che ti amava tanto”, Una chitarra cento illusioni”, “Una ragione di più” (portata al successo da Ornella Vanoni), “Era il tempo delle more” con la quale ha vinto il Disco per l’Estate nel 1971, “Italia” presentata a Sanremo nel 1988, una canzone scritta di Umberto Balsamo. Da ricordare molte canzoni scritte per i bambini; la più famosa “ La sveglia birichina”, brano che vince lo Zecchino d’Oro nel 1973. È stato anche attore in film come “Tara Poki”, “Una vita lungo un giorno”, “Sono pazzo di Iris Blond” e autore di un libro “Oh Salvatore!” che nel 1976 ha avuto un buon successo di pubblico. Io e Mino ci siamo incontrati tante volte, a Sanremo, a Castrocaro o sentiti telefonicamente anche solo per scambiarci gli auguri. L’ultima volta è stata nella primavera scorsa, nella quale abbiamo fatto questo intervista che si è chiusa col proposito di ritrovarci, accanto alla dolcissima moglie Patrizia; la voglia di guarire, di ritornare alla musica in prima fila era così forte per Mino che non si poteva nemmeno pensare che quello sarebbe stato veramente il nostro ultimo incontro. Ed è con questa intervista che voglio rendere omaggio a uno dei più grandi e bravi artisti della canzone italiana. Mino, sei un personaggio atipico nel panorama della musica, sempre genuino e altruista. «Sai, me lo chiedo spesso anch’io. Ho tanto pubblico che mi segue, dal bambino all’anziano e tutti mi amano tanto. L’importante è essere se stessi, semplici, umili e avere sempre un grande rispetto per la gente, per il pubblico. È quello che ho sempre fatto».

Little Tony dice che tu sei una delle quattro migliori voci della canzone italiana. «Sono sempre stato uno che non si accontentava del successo che aveva, non per voler strafare, ma per migliorare sempre più. Ho in dono una voce con una estensione molto alta, ma potevo ancora migliorare e allora ho imparato ad usare ancora di più il diaframma e la voce ha acquisito delle nuove e più intense tonalità». Tra i tuoi colleghi, con chi sei rimasto in amicizia? «Sono tanti i colleghi che considero amici, ma tra questi ricordo Adriano Celentano, Gianni Morandi e Little Tony. Siamo sempre stati amici sinceri e veri e quando io ho avuto bisogno, sono stati vicini a me e lo stesso faccio adesso io con gli altri». Eppure in Italia non sei sempre stato valorizzato.

«Da certa critica no, ma dal pubblico sì». E l’amicizia con Lucio Battisti? «All’epoca era il mio migliore amico. Io partecipavo al Festival delle Voci nuove di Castrocaro, chi lo vinceva andava di diritto al Festival di Sanremo. Lui non era ancora famoso, facemmo un patto d’onore. Se fossimo arrivati a Sanremo, io avrei cantato una sua musica e così è stato; nel 1967 ho cantato “Non prego per me” in coppia con gli Hollies di Graham Nash su musica di Lucio Battisti e ci siamo lanciati insieme». Nei tuoi concerti hai spesso cambiato la scaletta delle canzoni da interpretare a secondo dei luoghi in cui ti trovavi. «Ho venduto milioni di dischi, e ho ben 44 canzoni entrate in Hit Parade, sono proprio tante, non so cosa cantare e spesso scelgo i brani direttamente sul palco. Ma

Giuseppe Facchini assieme a Mino Reitano durante l'intervista

Tre domande a Patrizia, moglie di Mino «Lo amo, lo difendo, lo sostengo» Patrizia, qual è la ricetta per un amore così bello come il vostro? «Adoro Mino, lo stimo, lo adoro e lo apprezzo e andiamo avanti così, non ci sono segreti. Vivere con un artista non è facile, si vivono tutte le sue emozioni, le sue gioie, le sue delusioni. Si condivide tutto, ogni cosa; l’importante è essere vicini e fare proprie le emozioni del proprio compagno, come lui d’altronde; avere tanto amore di base, il rispetto degli altri». Sei la prima tifosa di Mino? In effetti, si. Lo amo, lo difendo, lo sostengo. Mino ha delle doti vocali che sono rare e il pubblico lo può testimoniare. Ha tanta volontà, ma un grande entusiasmo, una persona davvero onesta e leale». Qual è la canzone che apprezzi maggiormente? «Ho un debole per “Una ragione di più” e per “L’uomo e la valigia”».

non possono mai mancare canzoni come “Una chitarra cento illusioni”, “Avevo un cuore”, “Era il tempo delle more”, “Italia”, “L’uomo e la valigia”, “Una ragione di più” e anche “La nostra canzone” scritta da Pasquale Panella che ha scritto i testi degli ultimi album di Lucio

Battisti. All’estero poi è ancora tutto particolare con un bellissimo rapporto con gli emigranti, in Australia, in Sudamerica, in Canada; d’altronde sono stato un emigrante anch’io, sia quando mi sono trasferito al Nord, sia quando ho cantato nei primi anni di attività in Germania negli stessi locali in cui si esibivano i Quarrymen che non erano altro che i Beatles». Hai partecipato a tantissime edizioni di Canzonissima, sempre tra i primi, ma senza mai vincere. «Ho vinto Canzonissima tre volte ma con le cartoline che il pubblico da casa spediva alla RAI, milioni di cartoline con scritto il mio nome. Però poi nella classifica finale venivano sommati anche i voti della giuria in sala e allora ero penalizzato. Però era una manifestazione veramente bella e importante, dove mi sono fatto conoscere al grande pubblico e dove sono nati tanti rapporti di amicizia con i miei colleghi». In questo periodo nel quale hai avuto problemi di salute, quanto ti è servita la musica? «La musica mi è servita tantissimo, non vedevo l’ora di tornare a cantare e quando mi sono esibito nel febbraio 2008 sul palco di Sanremo all’interno di “Domenica In” è stato stupendo. Mi sono sentito nel mio ambiente, nella mia famiglia. E poi sentivo l’amore del pubblico». Quale messaggio vuoi lasciare al tuo pubblico? «Che li abbraccio tutti e gli voglio tanto bene e che mi ha commosso l’affetto e l’amore che hanno per me».


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SETTE NOTE

Trento. Al Teatro Sociale lo spettacolo che è ormai un fenomeno planetario

Lasciatevi travolgere da High School Musical Al Teatro Sociale di Trento dal 3 all’8 marzo andrà in scena il musical High School Musical lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia della Rancia, con la storia, le canzoni e le scene del famosissimo Disney Channel Original Movie.

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opo lo strepitoso successo e gli incredibili soldout registrati al debutto, nella scorsa stagione, e nel tour estivo, High School Musical - lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia della Rancia, con la storia, le canzoni e le scene del famosissimo Disney Channel Original Movie, continua a conquistare migliaia di spettatori anche nella stagione 20082009 e sarà ancora in scena fino a maggio toccando oltre 30 città italiane. Prima produzione ufficiale di musical Disney mai rappresentata in Italia, High School Musical rappresenta un’occasione da non perdere per tutti i fan del film e per tutti coloro che amano l’entusiasmo e il coinvolgimento di uno spettacolo dal vivo. Il musical della Compagnia della Rancia, diretto da Saverio Marconi con la regia associata di Federico Bellone, è la completa trasposizio-

ne teatrale del film che ha già sbancato i botteghini di tutto il mondo; il pubblico dei più giovani si scatena al ritmo di tutte le famosissime canzoni originali del primo Disney Channel Original Movie, completamente tradotte in italiano e cantate dal vivo, più due brani composti appositamente per la versione teatrale. Il “fenomeno” High School Musical è planetario: nella versione televisiva è stato seguito da 250 milioni di spettatori; 6 canzoni su 12 hanno ottenuto il disco d’oro, e l’uscita, per la prima volta nelle sale cinematografiche, di “High School Musical 3 – Senior Year”, il terzo capitolo della serie distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures Italia, è stata accolta da un entusiasmo senza precedenti. Ventidue giovanissimi interpreti, già entrati nel cuore di bambini e ragazzi italiani, danno vita alla storia irresistibile di High School Musi-

rde Info: Numero ve 2 95 13 800-0

UN PROGETTO DEI “MINIPOLIFONICI”

Alla Filarmonica c’è l’Officina dei Sogni

Il 13 marzo prossimo, alle ore 21.00, presso il Soultrain di Via Briamasco a Trento arriva la formazione che si è conquistata il titolo di rivelazione 2008 del rock italiano. Si tratta dei Miss Chain & The Broken Heels.

Nell’ambito della stagione sinfonica 2008-2009, l’11 marzo prossimo al Teatro Auditorium di Trento è in programma un concerto con Umberto Benedetti Michelangeli (direttore) e Franziska Gottward (mezzosoprano). Organizza l’Orchestra Haydn. Trento, Auditorium, Via S. Croce, 11 marzo, ore 20.30.

acoli: Orari degli spett 3 a sabato 20.30 da martedì . rzo 7 ma lo spettaDomenica 8 marzo ore 16.00. e all rà zie ini lo co

TRENTO

MISS CHAIN AL SOULTRAIN

STAGIONE SINFONICA AL S.CHIARA

cal, che vede al centro della vicenda il personaggio di Troy Bolton (Jacopo Sarno), popolarissimo capitano della squadra di basket scolastica, e quello di Gabriella Montez (Denise Faro), studentessa “genio” nelle materie scientifiche. Tra mille difficoltà e con l’aiuto dei loro amici, Chad Danforth (Salvo Vinci) e Taylor McKessie (Maria Dolores Diaz), i due ragazzi inseguono un sogno: diventare protagonisti del musical della scuola, sfidando gli antagonisti Sharpay (Valentina Gullace) e Ryan Evans (Raffaele Cutolo). L’High School Musical farà tappa al Teatro Sociale di Trento, Via Oss Mazzurana 19, dal 3 all’8 marzo prossimi.

BONPORTI CELLO ENSEMBLE Presso la Sala della Filarmonica di Trento, il 1° marzo prossimo alle ore 10.30 è in programma, per il ciclo “I Concerti della Domenica”, l’appuntamento con “Bonporti Cello Ensemble”. Musiche di J.S Bach, Villa-Lobos, Gesualdo, Goltermann, Guarino, Schubert, Bartòk, Piazzolla, Joplin. Direttore d’orchestra Giancarlo Guarino.

Presso la sala della Filarmonica di Via Verdi a Trento, la Società Filarmonica, in collaborazione con i Minipolifonici di Trento, il 28 febbraio prossimo proporrà un appuntamento con la musica classica dal titolo “L’officina dei sogni”. Si tratta di un progetto della Scuola di Musica “I Minipolifonici” che vede anche la partecipazione dell’attore Mario Cagol. Per quanto concerne la parte musicale Stefano Rossi sarà impegnato agli ottoni, Michele Cont al clarinetto e sax e Stefano Chicco al Pianoforte. Il filo conduttore dell’Officina dei sogni è il seguente: Otto, scienziato autodidatta, spera di vincere il prossimo Premio Nobel. Come? In parole povere, attraverso un sofisticato marchingegno ad energia fonovoltaica, compulsiva, simposiale, la quale decodifica in ambito sinergetico, anallergico e ovviamente ignifugo, tutto ciò di cui sopra. Tutto chiaro? Trento. Sala della Filarmonica, Via Verdi 30. 28 febbraio 2009, ore 17.30. Info: 0461 985 244.


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Cucina Immagini

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La ricetta di febbraio

Elaborazione di un classico piatto della tradizione francese

GNOCCHI SOFFIATI AL GORGONZOLA

a cura di Fabrizio Todaro DOSI PER 4 PERSONE

60 minuti Alla parola gnocchi si associa su* facile bito il piatto classico della cucina italiana, gli gnocchi di patate ma in realtà ce ne sono di tanti tipi, diversi a seconda della lavorazione e degli ingredienti utilizzati. Gli gnocchi che proponiamo in questo primo numero della rubrica “Cucina per immagini”, molto delicati e soffici, si preparano con la pasta da bignè, vanno cotti in forno e sono una variante molto più saporita della ricetta classica appartenente alla cucina francese.

1/4 l latte

100gr burro 150 g farina bianca

da staccare e conservare

1

Portare a ebollizione il latte con il burro, un pizzico di sale e uno di noce moscata.

4

Togliere dal fuoco, e appena il composto si sarà intiepidito, aggiungere 4 uova e 4 cucchiai di parmigiano grattugiato.

7

In una casseruola preparare la salsa al gorgonzola, scaldando per qualche minuto il gorgonzola con la besciamella e aggiungendo una macinata di pepe.

4 uova

50 gr parmigiano

200 ml besciamella

2

Setacciate la farina e, lontano dal fuoco, versatela in un colpo solo nel latte bollente mescolando energicamente.

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Trasferire l'impasto in acqua bollente salata usando preferibilmente una tasca da pasticceria creando degli gnocchi di circa 3cm.

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Ricoprire gli gnocchi con la salsa al gorgonzola e spolverare di parmigiano grattugiato.

100 gr gorgonzola

sale, pepe, noce moscata

3

Rimettere sul fuoco e far cuocere, sempre mescolando, finché il composto sarà liscio e si staccherà dalle pareti del recipiente.

6

Cuocere gli gnocchi per pochi minuti, controllando che si siano rassodati anche all’interno, toglierli dall’acqua con un mestolo forato e trasferirli in una pirofila imburrata.

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Far gratinare per 20 minuti in forno molto caldo finché prendono un bel colore dorato. Servire subito ben caldi.


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A L I M E N TA Z I O N E & T E M P O L I B E R O

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L'indagine. Orticoltura e giardinaggio nel tempo libero del Belpaese

A 4 italiani su 10 piace il giardino fai da te Quasi quattro italiani su dieci dedicano parte del loro tempo libero al giardinaggio e alla cura dell’orto. Varie sono le ragioni di questo, per così dire, “ritorno al passato”: per combattere lo stress, per passione, per gratificazione personale o anche soltanto per risparmiare.

F

di P. Serbolina

orse proprio non tutti avranno il dono del fantomatico “pollice verde”, però giardinaggio e orticoltura rientrano sempre più tra gli hobby preferiti degli italiani. Lo testimonia una recente indagine condotta dalla Coldiretti che ha rielaborato i dati diffusi dall’Istat nel corso del 2008 sulle attività del tempo libero, che fotografano un crescente interesse per la cura del verde. Secondo l’indagine, infatti, sono quasi quattro su dieci (circa il 37 per cento) gli italiani che dedicano parte

del loro tempo libero al giardinaggio e alla cura dell’orto dove raccogliere frutta, ortaggi o piante aromatiche da portare in tavola. Le motivazioni? Come misura antistress, per passione, per gratificazione personale o anche solo per risparmiare. Si tratta di un hobby che - sottolinea la Coldiretti coinvolge allo stesso modo maschi e femmine e che piace ai giovani considerato che è praticato da più di uno su quattro di quelli con età compresa tra i 25 e i 34 anni, anche se l’interesse aumenta con l’età e raggiunge quasi la metà degli over 65. A livello territoriale il fenomeno è molto diffuso al nord

MADE IN ITALY E DAZI Per l’Italia escono le conserve di pomodoro ed entrano le acque minerali nella nuova lista statunitense di prodotti provenienti dall’Ue soggetti a dazi doganali aggiuntivi fissati dagli USA come risposta al divieto comunitario di importazione della carne di manzo trattata con ormoni per garantire la salute dei cittadini europei. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che le misure annunciate dal rappresentante per il commercio USA Susan C. Schwab sono in generale ancora più punitive rispetto alle precendenti che vedevano l’imposizione di dazi del 100% su alcuni prodotti importati dall’Ue per un valore che ammonta a 116.8 milioni di dollari annuali.

come in Veneto, Valle d’Aosta, e Friuli Venezia Giulia dove interessa oltre il 50 per cento della popolazione e meno nel mezzogiorno dove si scende su valori inferiori al 25 per cento. La ricerca di un legame più diretto con la natura, ma anche la volontà di garantire la qualità e la sicurezza del cibo che si porta in tavola ogni giorno sono i principali motivi che sostengono una tendenza che rappresenta in qualche modo un ritorno al passato. Una opportunità che può cogliere non solo chi dispone di spazi all’aria aperta ma anche chi può contare unicamente su un semplice terrazzo; ciò

grazie all’offerta di piante di varietà adatte alla coltivazione in vaso. Non solo dunque piante, fiori, basilico, rosmarino e mentuccia, ma anche pomodori, zucchine e lattuga. Le novità offerte sul mercato per preparare l’orto in terrazzo sono molte e non c’è che da scegliere tra peperoni, cetrioli, melanzane, peperoncini piccanti dalle

FRUTTA E VERDURA OK Dopo anni di cali, frutta e verdura tornano sulle tavole degli italiani. Nel 2008, infatti, si è avuta una crescita, in media, dell’1,5% in quantità e del 2,8% in valore monetario rispetto al 2007. Dato sorprendente se si pensa che nel decennio 1998-2007 si era avuta una flessione di oltre il 20%. Lo evidenzia la Confederazione italiana agricoltori sulla base dei dati Ismea-AC Nielsen. Secondo la Cia nel 2008 ogni famiglia ha speso per gli alimentari 476 € al mese: 109 € per la carne, 84 € per pane, pasta e derivati di cereali, 62 € per latte, formaggi e uova, 86 € per ortaggi, frutta e patate, 41 € per il pesce, 32 € per zucchero, dolci e caffè, 43 € per bevande, 19 € per oli e grassi.

mille forme, rotondi, a cono, a campana, pomodori con i frutti piccoli e dolci, fagiolini e ogni tipo di ortaggio capace di crescere in vaso. Si tratta in alcuni casi di varietà nane ottenute naturalmente attraverso incroci, mentre altre volte si tratta di normali prodotti dell’orto che si adattano a crescere anche in spazi ridotti come i vasi.

FOCUS Piatti pronti, boom I piatti pronti hanno fatto registrare tra tutti gli alimentari il record di aumento delle quantità acquistate con una crescita del 10%. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che il maggior aumento si è verificato per i salumi già affettati (+18%), primi piatti pronti (+16%), i sughi pronti (14%) e le verdure in sacchetto, sulla base delle elaborazioni Ref per Ancc-coop relative al primo semestre. Negli ultimi 10 anni le quantità di verdure pronte per l’uso in sacchetto acquistate dagli italiani sono triplicate.


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Moda&Bellezza I consigli di febbraio In passerella ad AltaRoma Nella collezione Guillermo Mariotto per Gattinoni molto chiffon, volant che incorniciano il volto, mini abiti leggeri e delicatamente trasparenti che giocano con nuance pastello. Ma anche colori acidi e caldi. Pantaloni morbidi abbinati a top trasparenti e impalpabili. Non manca la nuance argento che impreziosisce l’abito con volant sull’orlo abbinato ad una giacchina corta e avvitata con collo rigido. Gli abiti da sera, sono sculture dalle gonne ampie. Molti i caftani. Marella Ferrera ha portato in passerella le donne-bambine. Adorano i fiori e li vogliono applicati su tutti i vestiti e gli accessori, stelle e strisce ricordano il sogno americano, righe, ricami macramè. Sono “bambine” che scoprono le gambe solo fino al ginocchio e mostrano spalle e schiena come nuovo punto di seduzione. La donna di Gabriele Colangelo è semplice, lineare, che indossa colori plumbei, vibranti come il blu o tenui come rosa. La vita si alza nei pantaloni, i capi hanno minute spalle a kimono, piccoli cristalli creano nuove geometrie sugli abiti mossi da pieghe. La schiena svela delicati drappeggi, le giacche e i cappotti dettagli in raso. Le calzature in nabuk stretch vantano un tacco scultura e si allungano fino a coprire le ginocchia.

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Una pietra vuol dire che... Ecco alcune indicazioni di massima riguardanti il significato delle pietre preziose più diffuse. Il diamante è la pietra più dura e quindi regalarla signifi ca augurare al rapporto d’amore vita eterna tanto che, non a caso, si dice che “un diamante è per sempre”. Anche il rubino è il simbolo dell’amore passionale e duraturo nonché del potere e del successo; per rafforzare il successo e per avere la speranza di un grande amore la pietra indicata è lo smeraldo. Anche donare un’acquamarina significa augurare un matrimonio duraturo e felice; l’ambra è il simbolo dell’amore virtuoso, l’opale dell’amore sincero, lo zaffiro dell’amore fedele. Per tutelarsi su tutti i fronti va bene la malachite, sim-

First Lady & Moda Con Michelle Obama lo stile torna alla Casa Bianca Le mode non sono l’effetto della società consumistica in cui viviamo. Ogni epoca storica dell’umanità ha avuto i suoi usi e costumi, sia per quanto riguarda le acconciature sia per i vestiti o le calzature. In epoca romana, ad esempio, erano le mogli degli imperatori a lanciare le nuove mode. Raffigurate sulle monete o immortalate nelle statue di marmo, queste donne costituivano un’icona, un modello a cui ispirarsi e cercare di imitare, ovviamente tenendo conto delle disponibilità finanziarie di cui si disponeva. Un processo simile si è innescato nel gennaio scorso con l’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, Barak Obama. La first lady, Michelle Obama, è la donna più in vista e riverita del mondo e ha subito assunto il ruolo di modello internazionale e icona di stile. Negli ultimi mesi c’è una costante speculazione su cosa e chi vestirà Michelle Obama. La designer di gioielli Loree Rodkin è stata scelta per quattro momenti chiave: la notte delle elezioni, il concerto inaugurale, il concerto inaugurale per bambini su Disney Channel e il ballo inaugurale. Tutti i pezzi indossati da Michelle Obama al ballo inaugurale diventeranno parte della collezione permanente dello Smithsonian Museum. È opportuno che Michelle Obama abbia scelto una designer americana donna che attira una clientela forte, operosa, femminile, indipendente, coraggiosa e schietta. Senza dubbio, gli strateghi dei marchi di lusso di tutto il mondo puntavano a vestire la storica first lady. Tuttavia Michelle ha seguito la sua unica e indipendente voce, scegliendo i gioielli di Loree Rodkin. La signora Obama ha scoperto questa marca di gioielli tramite la boutique di lusso Ikram in Chicago, presso la quale è cliente da lungo tempo.

bolo di salute, ricchezza e felicità nell’amore. Contro i segni del tempo, invece, si consiglia il cristallo di rocca che ha il potere di donare bellezza e di impedire l’invecchiamento. Se poi il fidanzamento appare contrastato o a rischio, è decisamente consigliato regalare un’andalusite che ha il potere di proteggere i fidanzamenti un po’ traballanti, nonché di riconquistare l’amore perduto; il berillo che rafforza i legami d’amore e la pietra di luna che garantisce la vittoria in amore.

La moda folk

Si tratta di un’autentica lovestory tra lo stile e le donne. Il folk consente di esibire una teatralità disinvolta, in grado di gratificare le donne, rassicurale e, soprattutto, esaltarne il profilo. Ci si orienta tra intagli, ricami, corsetti, trame fantastiche, volumi romantici, colori profondi ma mai abbaglianti. Folk inteso quale sinonimo di sapiente manualità artigiana, di un’eleganza che non scade mai. Abiti che evocano tradizioni popolari sospese nel tempo e gli stilisti lo sanno bene: c’è da esserne certi, il folk non sparirà mai. Anche solo un capo, quindi, un accessorio, un outfit, il mondo è come un vasto palcoscenico sul quale le donne dimostrano di muoversi con estrema disinvoltura. Per ogni occasione, anche in quelle più formali e mondane, il folk e le sue mille interpretazioni, sono sempre ben accolti. Possiamo dire, dunque, che si tratta di un luogo privilegiato della moda. E allora sarà un trionfo di scialli gipsy, vestitoni gitani, stampe balcaniche, accenni vintage, patchwork neofolk. Il tutto si combina in uno stile senza regole, libero, fluido, confuso e felice. E la moda viaggia...

«È un privilegio essere parte della storia. Oggi il Paese ha una nuova speranza», dichiara Loree Rodkin. «La first lady è un simbolo di speranza, coraggio e grande stile. Sono onorata che lei abbia scelto i miei gioielli. Le parole non possono esprimere le emozioni, sento che Michelle Obama mi ha concesso di essere parte di questo glorioso momento». «Per tre anni ho chiuso tutte le mie e-mail con la frase “il cambiamento è l’unica costante”, quindi è perfetto che le mie creazioni ora siano associate alla first lady, Michelle Obama». La collezione Loree Rodkin è disponibile presso i Neiman Marcus negli USA e presso gli esercizi specializzati di Hong Kong, Francia, Italia, Russia, Londra, Grecia, Svizzera, St. Barts e nelle boutique indipendenti Loree Rodkin in Giappone.


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Casa dolce casa Influenza? Ci pensa la nonna I consigli di febbraio Caffettiera sporca

La vostra caffettiera è incrostata all’interno? Per pulirla mettete due dita di aceto sul fondo e riempitela d’acqua. Lasciate agire per una notte, senza scaldare né bollire la miscela. La mattina dopo sciacquate bene con acqua corrente, riempite d’acqua mettete sul fuoco e fatela uscire come se fosse caffè. L’odore andrà via e la caffettiera sarà pulita.

Macchie d’inchiostro

Talvolta, scrivendo, capita di macchiarsi. Le macchie di inchiostro risultano piuttosto tenaci sui capi d’abbigliamento. Per eliminarle si possono impiegare solventi tipo alcol denaturato oppure - specialmente per le macchie delle penne biro - acetone. Come primo intervento si può ottenere qualche risultato anche con del succo di limone. Ma se al vestito che indossate tenete molto rivolgetevi a mani esperte.

In lavatrice...

Usando la lavatrice per lavare i propri panni si possono ottenere risultati davvero brillanti come combinare dei veri e propri disastri. Ad esempio non bisogna mai mischiare tra loro prodotti come gli sbiancanti, la candeggina, gli azzurranti, il cloro, etc... Perdono efficacia, rovinano i tessuti e possono sprigionare vapori molto tossici.

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Per alleviare i malesseri tipici delle malattie stagionali si può ricorrere, oltre che ai farmaci tradizionali, ai rimedi della nonna, semplici ma la maggior parte delle volte efficaci. Febbre alta, mal di gola, contro il mal di testa. E per tosse e problemi intestinali la convalescenza, nessun I RIMED sono i principali e più comuni dubbio, mangiare pomodori I L A NATUR sintomi della malattia che crudi molto maturi o berne l’utilizzo di prodotti naturali il succo aiuta - precisa la può aiutare a lenire, secondo le an- Coldiretti - a tornare presto in forma. tiche cure delle nonne custodite da È peraltro scientificamente provato secoli nelle campagne italiane. che una corretta dieta a base di Contro il mal di gola – afferma la vitamina C e sali minerali sia una vaColdiretti - si consiglia di fare garga- lidissima alleata contro le malattie da rismi con succo di due limoni diluiti in raffreddamento e non c’è mezzo bicchiere d’acqua dubbio che l’alto contenuto e sale, in caso di gola di questa vitamina negli infiammata è bene fare i agrumi e nei kiwi ha un gargarismi con un infuso effetto benefico contro le di acqua bollente – atscorie (radicali liberi) che tenti però a non scottarvi! “annientano” l’organismo - e foglie di basilico fresco e che sono prodotte, promentre per la raucedine prio dal nostro corpo, in il toccasana è un centrifugrandi quantità proprio gato di carote fresche e un nel periodo invernale. cucchiaino di miele da bere E allora invece di abudurante la giornata. sare di sostanze mulLa fastidiosa tosse può tivitaminiche che vanessere sedata bevendo il no tanto di moda oggi, succo di un limone con un preferiamo gli agrumi e cucchiaio di miele, mentutta la frutta e verdura di tre sembra addirittura stagione che il nostro Bel che tagliare delle fette di Paese ci offre in questo patata e metterle sulla momento, ne guadagnerà fronte fermate con un senz’altro sia il portafoglio foulard possa aiutare che il palato.

Tuteliamo i nostri tesori L’assicurazione di beni di valore viene di solito prestata nella forma a stima accettata. Che cosa significa? di Grazia Demozzi

Molte persone posseggono beni di pregio come tappeti, quadri, collezioni di oggetti di valore, strumenti musicali, ma non sanno che con una modica spesa possono assicurarli nella forma all risk, comprendendo anche l’eventuale indennizzo dei costi di restauro e/o il deprezzamento. Nelle normali polizze dell’abitazione, infatti, la garanzia per gli oggetti di pregio è solitamente molto limitata sia nel valore che nell’estensione della copertura. Un grosso problema per questi oggetti è la loro valutazione. Per questo l’assicurazione di beni il cui valore è soggetto ad oscillazioni di mercato o è di difficile determinazione, come ad esempio le opere d’arte, gli strumenti musicali di pregio, i beni di antiquariato e/o di interesse storico e i beni immobili di pregio come ville/edifici storici, castelli, viene di solito prestata nella forma a stima accettata. Ma cosa significa stima accettata e in cosa differisce dalla stima preventiva? Con la stima accettata i beni da assicurare vengono sottoposti alla valutazione di un perito esperto del settore che ne definisce il valore da assicurare. In polizza sia il contraente che l’assicuratore si impegnano a non porre in discussione i valori di stima (valori assicurati) in caso di sinistro. Con la stima preventiva, invece, i beni vengono sottoposti a perizia preventiva, ma in caso di sinistro la compagnia può incaricare un perito per la determinazione del valore degli oggetti assicurati al momento del sinistro, anche se non applicherà la regola proporzionale avendovi espressamente rinunciato al momento della stipula della polizza. Nel caso di variazione dei valori assicurati, però,

Casa con parcheggio

Una notizia dedicata a tutti quelli che credono che “parcheggio sotterraneo” non faccia rima con “casa storica”. A Monaco di Baviera (Germania), lungo la Widenmayer Strasse 34, la tecnologia avanzata di parcheggio automatizzato Levelparker 590 è stata applicata in un edificio Art Nouveau del 1911, considerato monumento protetto, situato nel cuore di Monaco. La conversione in stabile residenziale misto ad uffici di lusso ha portato alla creazione di 16 posti auto nel cortile sul retro, ottenuti grazie ad un sistema di parcheggio automatizzato. Il Levelparker è stato applicato in diversi Stati, molto più avanzati nella risoluzione del problema parcheggi tramite tecnologia, rispetto all’Italia. Le applicazioni hanno dimostrato che questa tecnologia non è andata a scapito delle ricchezze artistiche e culturali degli edifici dei centri città.

il contraente è obbligato a pagare il conguaglio di premio alla fine del periodo assicurativo. Le Compagnie di assicurazioni maggiori che trattano questo particolare settore di mercato propongono di solito polizze a stima accettata. Inoltre questi contratti generalmente non si limitano a garantire solo i casi di furto o incendio, ma sono coperture all risk, cioè comprendono tutti i rischi non espressamente esclusi, e prevedono il rimborso, in seguito a danneggiamento, sia delle spese di restauro sia del deprezzamento dell’oggetto/opera assicurato. Trattandosi di una nicchia di mercato, non tutte le Compagnie di assicurazioni trattano questo tipo di polizze, anche perché il farlo comporta la creazione di una struttura ad hoc con esperti d’arte e sistemi di archiviazione particolari che consentano di mantenere la segretezza dei dati. Questa tipologia di polizze viene solitamente proposta a musei, gallerie d’arte, organizzatori di mostre, case d’asta, restauratori, conservatori, musicisti, ma possono esserne interessati anche privati, poiché la tutela del proprio patrimonio artistico interessa tutti.


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L AL AF I FNI ENSETSRTAR A

Gennaio Febbraio 2009 2009

UN PC PER VOI

La novità. Viaggio alla scoperta del nuovo standard di trasmissione DVBT

Ecco come funziona il Digitale Terrestre Il sistema usato nel digitale terrestre è lo stesso già adottato nella trasmissione digitale satellitare con la differenza che non occorre una parabola per ricevere il segnale visto che questo non arriva da un satellite ma da una antenna situata a terra, seppure in cima a montagne o colline. di Luciano Motta

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l Digitale terrestre (DVBT Digital Video Broadcasting - Terrestrial) è il nuovo standard di trasmissione adottato nell’Unione Europea e conseguentemente dall’Italia e gradualmente sostituirà quello attuale detto analogico che dura ormai da moltissimi anni. In realtà in Italia il DVBT è stato introdotto completamente in Sardegna, parte della Val d’Aosta ed ora gradualmente verrà introdotto in Trentino; laddove viene introdotto il sistema di trasmissione televisiva digitale terrestre vengono spenti i ripetitori delle emittenti che trasmettono in analogico. Per poter vedere le trasmissioni in DVBT occorre dotarsi o di televisori che possano accedere al segnale digitale o di appositi decodificatori (decoder). Vediamo come funziona questa nuova tecnologia Il sistema usato nel digitale terrestre è lo stesso già adottato nella trasmissione digitale satellitare con la differenza che non occorre una parabola per ricevere il segnale visto che questo non arriva da un satellite ma da una antenna situata a terra, seppure in cima a montagne o colline. Come nella trasmissione satellitare anche qui le immagini vengono trasmesse come sequenze di bytes che devono poi essere ricevuti e riconvertiti per ricostruire l’immagine da proporre a video. Questa attività viene svolta dal decoder incorporato nel

televisore, se ne è munito, oppure da uno strumento esterno simile ad una radio portatile di piccole/medie dimensioni. In questo decoder, il segnale digitale ricevuto dall’antenna viene convertito in analogico e passato al televisore. Al momento ne esistono di due

tipi in commercio, quello interattivo e quello non interattivo con cui è possibile accedere ai canali digitali ma non ai servizi interattivi. L’interattività consiste nel poter votare ai sondaggi televisivi, rispondere ai quiz premendo un determinato pulsante e forse

in futuro collegarsi con qualche sito di pubblica utilità con la TV piuttosto che col PC…non tanto dal poter inserire una scheda per la TV a pagamento. L’interattività viene garantita dal decoder che però dovrà essere collegato anche alla linea telefonica tramite l’apposita

Anche la campagna diventa protagonista su Facebook Campagna protagonista su Facebook, dove i giovani imprenditori agricoli hanno fatto del social network più famoso uno spazio per far conoscere la vita nei campi al numero crescente di ragazzi che ne sono attratti come alternativa di lavoro, in un momento in cui l’economia di carta denuncia tutti i suoi limiti. L’iniziativa è dei giovani della Coldiretti che hanno aperto un gruppo dove possono ricevere consigli anche i tanti cittadini con il pollice verde per mantenere un orto in città o fare per fare acquisti alimentari di qualità al giusto

LA FINESTRA È ON-LINE

prezzo nei mercati degli agricoltori, fattorie, cantine e agriturismi.

Questo numero de LA FINESTRA è consultabile e scaricabile in formato PDF all'indirizzo: http://issuu.com/aemme_sas/docs/finestra_febbraio_2009

presa telefonica posta sul retro. Durante l’utilizzo di un servizio interattivo con la linea telefonica, non sarà possibile ricevere o effettuare telefonate come invece avviene con PC e ADSL, salvo che il decoder (difficile) non sia predisposto per il collegamento ADSL. Da ricordare poi che non si può collegare il decoder munito di normale modem interno ad una linea telefonica ADSL anche se le prese sono pressoché identiche, non funzionerebbe e si danneggerebbe tutto. È poi opportuno chiarire che il costo della connessione andrà pagato dall’utente in bolletta telefonica e dipenderà da che tipo di numerazione le emittenti faranno chiamare, potrebbe trattarsi di un numero verde come di una semplice chiamata urbana o di una numerazione a sovra prezzo. Attenzione dunque, l’interattività non è per nulla necessaria! Per la ricezione dei canali DVBT l’antenna normale che tutti già abbiamo, personale o centralizzata va bene anche per la ricezione delle immagini in digitale, salvo eventuali aggiustamenti di orientamento della stessa che in alcuni sporadici casi richiedono l’intervento di un antennista. Chi ha l’antenna satellitare e relativo decoder non deve fare nulla, riceverà anche i programmi DVBT. Vedremo poi quali vantaggi e svantaggi può comportare l’adozione delle trasmissioni televisive ed anche radiofoniche in tecnologia DVBT.


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COSTUME

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Società. Non è tutto oro quello che luccica nella rete di Internet

Tutti amici su Facebook, ma è davvero così? Il web offre grandi opportunità alle persone e alla comunicazione, ma è determinante l’uso che se ne fa. Su Facebook ci molte iscrizioni che risultano fasulle e molte identità sono attivate da impostori clonando soprattutto nominativi del mondo dei “Vip” È questa la società che stiamo costruendo?

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di Michele Luongo

a vera amicizia ha un valore immenso. Di questo non c’è dubbio. Ora, invece, la si sbandiera ai quattro venti millantandola apertamente, magari senza avere mai conosciuta quella persona, ma ci si riempie “la bocca” della parola amicizia. I tempi cambiano, c’è bisogno di interagire utilizzando le nuove tecnologie per uscire dalla solitudine sociale e familiare, internet ne sta sopperendo il vuoto. Su Facebook c’è una vera inondazione di iscrizioni, uno straordinario “boom”, sembra oramai che non ci sia persona che non sia iscritta. In Italia solo in un anno si è passati dal 2 per cento al 44

per cento di navigatori, e nel mondo sono 150 milioni gli iscritti. Gli interrogativi sono molteplici e rendono spunto per dibattiti sociali e politici. Il Facebook, è stato fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg, studente all’Università di Harvard, in pochi mesi

si diffuse nelle scuole, nei college e nelle università americane, raggiungendo presto l’obiettivo di mantenere i contatti degli studenti sparsi per il mondo. Ma è diventata una vera e propria rete sociale che abbraccia gli utenti internet. Sicuramente l’effetto Obama, eletto

presidente degli Stati Uniti d’America, che per primo aveva attivato, sfruttando la capacità organizzativa del social network, non poteva passare nell’indifferenza dei media coinvolgendo più settori. Anche il nostro panorama politico ne è rimasto affascinato con il Presidente Silvio Berlusconi, il ministro Renato Brunetta che risponde personalmente, la ministra Maristella Gelmini, Walter Veltroni e Antonio Di Pietro, Renato Soru, Ignazio La Russa e il presidente Gianfranco Fini, e in Trentino è l’ideatore Gigio Tamanini a creare il faceebook del presidente Lorenzo Dellai, che partecipa al primo Facebook party. Ma non è tutto oro quello che luccica, perché poi in quella rete si offre, purtroppo, anche spazio a persone che hanno tutt’altre intenzioni. Così si possono formare e trovare gruppi segreti che comunicano tra loro con nomi falsi, e solo i membri del gruppo possono

visualizzarne informazioni e contenuti, un’opportunità non affatto trascurabile per le organizzazioni criminali. Difatti grazie all’allarme lanciato dal Times, si sono scoperte pagine di fans dedicate al boss Riina e di altri boss. Inoltre ci molte iscrizioni che risultano fasulle, e molte identità sono attivate da impostori clonando soprattutto nominativi del mondo dei “Vip” come quelli di Carlo Verdone, Alessandro Gassman, Monica Bellucci, Michelle Hunziker, Leonardo Pieraccioni per citarne alcuni. Così tutti amici su Facebook. Migliaia di “amici virtuali”, e qui la discussione si apre all’infinito. È questa la società che stiamo costruendo? Tutto ciò non è altro che lo specchio della realtà, della società in cui viviamo. È importante ricordare che tutto il mondo web offre grandi opportunità alle persone e alla comunicazione, ma è determinante l’uso che se ne fa.


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SCIENZA

La scoperta. Esemplari di notevoli dimensioni e spessore, ma non viventi

Cercano corallo giallo e trovano quello bianco Al largo di Pescara la missione oceanografica ARCO ha sorprendentemente individuato delle scogliere di coralli bianchi. Una scoperta che apre nuovi scenari sulla ricostruzione della storia naturale del Mare Adriatico, delle sue risorse e delle conseguenze derivanti dalle variazioni climatiche sugli ambienti marini.

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di Chiara Centofanti

l largo di Pescara, a meno di 200 metri di profondità, nella cosiddetta zona di depressione medio-adriatica i ricercatori della missione oceanografica ARCO (AdRiatic COrals), condotta dall’Istituto di scienze marine del CNR di Bologna a bordo della nave oceanografica Urania, hanno fatto una scoperta importante quanto sensazionale: la presenza di scogliere coralline a coralli bianchi, scientificamente chiamati Lophelia prolifera e Madrepora oculata. «I coralli bianchi rappresentano uno dei più importanti ecosistemi batiali, cioè delle profondità marine, e generalmente vivono, nell’Atlantico e nel Mediterraneo, a profondità superiori ai 350-400 metri», spiega Marco Taviani, ricercatore dell’Ismar-Cnr e responsabile della missione. «La comunità scientifica internazionale rivolge grande attenzione a questi ecosistemi così peculiari, punti focali di biodiversità negli abissi e che, secondo alcuni, potrebbero essere minacciati dalla progressiva acidificazione degli oceani. Grazie a programmi di ricerca nazionali ed europei, tra i quali Hermes (e a partire da quest’anno anche il nuovo progetto Hermione dell’UE), importanti scogliere a corallo bianco sono state rintracciate anche in acque italiane, nello Ionio, nel Canale di Sicilia e nell’Adriatico meridionale, ma sempre a profondità ragguardevoli». La campagna ARCO era mirata a rintracciare, mediante un Rov (Remote operating vehicle), possibili scogliere

coralline di Dendrophyllia cornigera (corallo giallo) che erano state segnalate dai pescatori e tipiche di profondità fra gli 80 e i 200 metri, dunque compatibili con la batimetria dell’area medio-adriatica. Le registrazioni mediante il Side Scan Sonar dell’Urania hanno però sorprendentemente rivelato che le scogliere, contro ogni aspettativa, non erano rap-

presentate dal corallo giallo (presente in minima parte) ma al contrario da corallo bianco, soprattutto colonie arborescenti di Lophelia prolifera e Madrepora oculata, di cui esisteva qualche sporadica segnalazione soprattutto in acque croate. La presenza di vere e proprie scogliere nella zona del medio Adriatico è dunque giunta del tutto inattesa. «Il corallo bianco rinvenuto

L’intelligenza dei cebi: Ok il sasso è giusto! La capacità di selezionare lo strumento adatto a risolvere un certo compito è considerata una fondamentale acquisizione nel corso dell’evoluzione umana. Ma uno studio condotto in Brasile, nella regione del Piauí, dai ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del CNR di Roma, ha dimostrato che i cebi, scimmie distanti dall’uomo 35 milioni di anni, sono in grado di scegliere il sasso più appropriato per

rompere una noce – quello più pesante - anche quando gli scienziati hanno cambiato le carte in tavola con sassi in resina costruiti in laboratorio.

FOCUS Ricerca & Media

Due indagini condotte nella rete scientifica del Consiglio Nazionale delle Ricerche attestano che i ricercatori considerano la comunicazione utile, soprattutto per far conoscere il proprio lavoro a imprese, amministrazioni e politici. E che trovano più facile parlare con i cittadini che con i mass media.

è rappresentato da esemplari di notevoli dimensioni e spessore, perfettamente conservati ma non viventi, coperti da un sottilissimo velo di fango» continua Taviani. «Fino all’elaborazione dei dati possiamo solo ipotizzare le cause della morte dei coralli. È probabile che questo tipo di scogliere prosperassero nel medio Adriatico alla fine dell’ultima età glaciale, circa 11-12.000 anni fa, quando il livello marino era più basso, e che un repentino infangamento li abbia soffocati. A tutt’oggi, solo nei fiordi della Norvegia si rinvengono scogliere a Lophelia a modesta profondità. Probabilmente la fase pluviale che seguì quella glaciale portò ad un aumento della portata di sedimento da parte dei fiumi appenninici, causando la torbidità delle acque e coprendo di sedimento i rilievi colonizzati dai coralli. In sostanza, questi ecosistemi corallini avrebbero risentito indirettamente di una fase passata di riscaldamento globale, ma bisognerà attendere le datazioni radiometriche per confermare o meno l’ipotesi». La scoperta, di prioritaria importanza nella comprensione di alcuni tra i più complessi ecosistemi di profondità e sui fattori climatici che ne regolano l’esistenza, è stata possibile grazie ad un team d’eccezione composto da una ventina fra ricercatori, tecnici e studenti (quasi tutti giovani ‘precari’) afferenti a Cnr, Ispra, università italiane (Bari, Bologna, Milano) e straniere (Marsiglia, Plymouth, Zagabria) e Robomar, affiancati dall’equipaggio della nave oceanografica Urania.


EVENTI

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Terza edizione per la manifestazione che culminerà nelle Feste Vigiliane

Sabina Vetrone, vincitrice Festival Trentoincanta 2008

Ritorna il festival canoro Trentoincanta Il Festival vuole essere una ribalta di interesse nazionale per i cantanti che hanno già maturato esperienza nel mondo della musica, mentre intende creare una nuova opportunità di esibizione e formazione per i giovani cantanti a livello locale.

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nche quest’anno il Comune di Trento e la RBS Spettacoli in collaborazione con le feste vigiliane, promuovono la terza edizione del festival canoro “Trentoincanta”. Per garantire un risultato eccellente gli enti organizzativi sono già al lavoro da tempo. Grande lavoro per preparare un lungo percorso di selezione che partirà nel mese di marzo per arrivare ala grande serata finale che si svolgerà il 23 giugno in Piazza Fiera a Trento nel cuore delle Feste Vigiliane. Nota di rilievo per questa nuova edizione è data dal fatto che il vincitore assoluto parteciperà alle fasi finali che lo potranno portare alla finale nazionale del circuito dei Grandi Festival Italiani oltre alla possibilità di esibirsi in occasione del Festival Upload promosso dalla provincia autonoma di Bolzano. Per questa terza edizione i cantanti saranno suddivisi in due categorie: conferme (over 25 anni), alla quale

10 FINALISTI CONFERME 2008 (da sx a dx Trentini, Abatti, Lorenzoni, Andreatta, Manzana, Vivori. In basso da sx a dx Maffei, Zoppirolli, Prestia, Zambito)

10 FINALISTI NUOVE VOCI 2008 (da sx a dx Vetrone, Ferrari, Pisoni, Picin, Giorgi. In basso da sx a dx Beltrami, Rigotti, Consolati, Balduzzi, Micheli)

potranno iscriversi i cantanti solisti provenienti da tutta Italia e nuove voci (under 25 anni), riservata a cantanti residenti nella regione Trentino-Alto Adige. Con questa distinzione il Festival vuole essere una ribalta di interesse nazionale per i cantanti che hanno già maturato esperienza nel mondo della musica, mentre intende creare una nuova opportunità di esibizione e formazione per i giovani cantanti a livello locale. Le iscrizioni al concorso si concluderanno il 28 febbraio 2009. Per tutti coloro che vorranno partecipare alle selezioni basterà rivolgersi al Centro Musica di via Fermi n. 26 (tel 0461/911732) o alla RBS Spettacoli di via Prati 2 a Pergine Valsugana (tel 0461534912), collegarsi ai siti www.rbs-spettacoli.it o www.trentogiovani.it dove raccogliere tutte le informazioni utili e il regolamento ufficiale del Festival, e leggere il quotidiano il Trentino, dove verrà pubblicato l’apposito coupon di iscrizione da allegare alla domanda di partecipazione.


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Caleidoscopio Le curiosità di febbraio

Tramonto in Norvegia di Matteo Originale

Un orizzonte color rosso fuoco, in una terra dominata dai ghiacci. Un’apparente contraddizione in termini, ma si tratta del tramonto in Norvegia, un paese ricco di fascino e di suggestioni, dove tutto è possibile. Anche scattare foto come quella pubblicata qui a fianco che, in certi periodi dell’anno, appare di una straordinaria normalità a queste latitudini.

Lo sapevate che...

Perché si dice “moneta”? di Johnny Gadler

Per quale ragione i soldi vengono chiamati “moneta” in Italia, “moneda” in Spagna, “money” in Inghilterra, “monnaie” in Francia e “moneda” in Romania? La risposta va ricercata nelle vicende dell’antica Roma dove, com’è noto, non si usava l’indirizzo. Così, per incontrarsi o per farsi trovare, i Romani spesso prendevano quali punti di riferimento i monumenti, i templi, gli edifici pubblici, i giardini, le caserme, ma anche i granai, le botteghe e addirittura gli alberi, luoghi cui associavano tutta una serie di indicazioni generiche del tipo “proprio all’imbocco di”, oppure “nel punto più alto”, o ancora “dove finisce la salita”… Nei pressi dell’Anfiteatro Flavio, ad

ma vero...

Incredibile

IL DENARO

esempio, vi era una statua di Nerone denominata Colossus di cui col trascorrere del tempo si perse ogni traccia. Ma per i Romani quel posto continuò ad essere “ad Colossum” e noi ancora oggi – del tutto impropriamente - chiamiamo l’Anfiteatro Flavio il “Colosseo”, termine che in origine, quindi, non identificava un edificio, bensì il luogo in cui esso sorge. La parola “moneta” presenta un’etimologia del tutto simile. Sul Monte Capitolino, detto anche Campidoglio, nel 390 a.C. un gruppo di Galli tentò di cogliere di sorpresa i Romani, ma l’improvviso starnazzare delle oche

PRELIEVO? 3 GIORNI Il sogno di ogni delinquente si è tramutato in una brutta avventura per un pensionato di Udine. Recatosi in banca per effettuare delle operazioni, l’anziano si è perso, non si è capito bene come, nei sotterranei dell’Istituto di Credito. Peccato che fosse venerdì, così è stato ritrovato solo tre giorni dopo, provato ma in discrete condizioni.

funse da allarme e mise in fuga i nemici. Allora i Romani, quale segno di ringraziamento per lo scampato pericolo, eressero un tempio in onore di Giunone Moneta, cioè “colei che ammonisce”. Nei pressi di questo edificio di culto nel 269 a.C. fu costruita la Zecca di Roma che, secondo il consueto modo romano di dare indicazioni, veniva a trovarsi proprio “ad Monetam”, vale a dire vicino al tempio di Giunone Moneta. Così ben presto la parola “moneta” fu utilizzata per indicare non solo il luogo dove si coniava la moneta, ma anche, per estensione, il “denaro” stesso, nell’Urbe come in tutte le province dell’Impero romano.

SUICIDARSI? 5 EURO Secondo quanto riporta il quotidiano il Piccolo di Trieste, un cittadino curdo detenuto nel penitenziario del capoluogo giuliano avrebbe tentato di suicidarsi con delle federe tagliate e annodate. Salvato dalle guardie in extremis, l’uomo in un primo momento è stato condannato a pagare sette euro di risarcimento per le federe rovinate, multa poi elevata a 30 euro per il ricorso di un magistrato e quindi ridotta a 5 euro in sede di Appello. Sarà finita lì?

IPSE DIXIT

«Quella secondo cui il denaro non può dare la felicità è una voce messa in giro dai ricchi perché i poveri non li invidino troppo». Jacinto Benavente Y Martinez, drammaturgo spagnolo, 1866-1954 «È stato detto che l’amore per il denaro è la radice di tutti i mali. Lo stesso si può dire della mancanza di denaro». Samuel Butler, scrittore inglese, 1835-1902 «Per disprezzare il denaro bisogna appunto averne, e molto» Cesare Pavese, scrittore italiano, 1908-1950 «Denaro. Alla prima occhiata si vede se uno ce l’ha, alla seconda da quanto». Lina Sotis, giornalista italiana vivente

BIGIARE? 10 MILA Una mattina di qualche settimana fa un diciottenne di Perdifumo, piccolo centro del salernitano, di andare a scuola non ne aveva proprio voglia. Così, per ingannare il tempo, ha raggiunto il bar del paese dove ha acquistato un “gratta & vinci”. Con sua grande sorpresa il grattino da 5 euro gli ha fruttato una vincita di 10 mila euro. Preso dall’entusiasmo ha telefonato ai genitori, svelando così la sua marachella.


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