La Finestra dicembre 2009

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Sommario

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Editoriale ................................................................. 3 La piaga del Valsugana: tra discariche e acciaieria ..................... 5 turismo sessuale L’energia del futuro dalle mattonelle ........................ 8 Nostra intervista al giornalista Rai Silvestro Montanaro sul tema: “Il La piaga della droga in regione ............................. 11 paese degli orchi cattivi”, ovvero la squallida pratica del turismo sesTurismo sessuale: ciò che non si dice.................. 13 suale. Una testimonianza che deve Trentini, un popolo di veri sportivi ......................... 17 necessariamente farci riflettere. Lo sport: passione che nasce da lontano............. 18 Ausugum Borgo Volley: una realtà........................ 22 Levico Volley, una grande passione...................... 25 Costumi tradizionali: occhio ai “falsi” ................... 27 La storia del sindacato al Rotary Club .................. 29 Intesa per riqualificare gli elettrodotti ..................... 31 La violenza sulle donne non si ferma.................... 32 La donna trentina fra famiglia e lavoro .................. 34 L’artigianato trentino reagisce alla crisi ................. 37 La violenza sulle donne Sono ancora tanti, davvero troppi, i casi di donne La fotografia dell’artigianato trentino..................... 39 picchiate, violentate o uccise. E il problema sembra Pergine: questionario sulla mobilità ...................... 44 destinato ad aumentare. Purtroppo anche nel civilissimo Trentino. Viaggio virtuale al Parco delle Terme .................... 45 Il rilancio turistico di S. Cristoforo ......................... 47 L’artigianato trentino reagisce Asif, la nostra scommessa sul futuro ................... 49 È stato recentemente presentato il terzo Rapporto sullo stato dell’ArtigiaPergine: Vogliamo far vivere il centro .................... 51 nato trentino. Una realtà fatta di 14mila imprese con ben 37mila addetti. Una fotografia fatta di luci e ombre, con tante problematiche ma anche Copi: il futuro del commercio a Pergine................ 54 la voglia di reagire alla crisi. Levico: mercatino della solidarietà........................ 56 Festa dell’Immacolata al don Ziglio ....................... 58 Festa della Virgo Fidelis......................................... 59 Levico: parcheggi per il centro.............................. 61 Levico: novità alla Croce Rossa............................ 62 Simposio di scultura in legno ............................... 63 Fare rete per un futuro migliore ............................. 64 Alunni e risparmio energetico ............................... 65 Borgo: grazie per la bella musica.......................... 66 Pergine: premiati i pompieri .................................. 68 Il Genzianella e i Raota .......................................... 69 Silvia: in fuga dall’Est verso il futuro...................... 71 Come eravamo ..................................................... 74 Trentatré trentini a Cansatessa .............................. 77 Fare rete per Orsingher, consigliere dei fanti .............................. 79 un futuro migliore Roncegno: grande festa per lo sport .................... 80 Nostra intervista ad Ezia Bozzola ed Erica Masina, coorEl presepio vizin a ca ............................................ 81 dinatrici del progetto “Fare rete per risparmiare energia”, S. Orsola: pietre che vivono nel museo ................ 83 percorsi didattici di educazioI 90 anni del vecchio alpino Dall’Oglio .................. 84 ne ambientale per le scuole del Comprensorio C3 Bassa Maida e Bruno: due artisti esemplari .................... 87 Valsugana e Tesino. TBSOD: ecco il nostro tour ................................... 89 Appuntamenti a teatro .......................................... 91 Tutti al cinema....................................................... 92 La gioia del presepio............................................. 93 Bob Noto: foto d’autore in cucina ......................... 95 La mostra: i santi patroni d’Europa ....................... 97 Lettera al direttore ................................................. 98 PC per voi: scegliere l’antivirus............................. 99 trentini in Abruzzo Il cartellone delle mostre.....................................100 Trentatré Un comitato spontaneo della Bassa Valsugana ha provveduto alla raccolta dei Lettera al direttore ...............................................103 fondi e al reclutamento dei volontari per costruire, in soli tre giorni, la chiesa di Cansatessa, frazione de L’Aquila. Le immagini di come dalle rovine possa Cucina per immagini...........................................104 nascere la speranza.

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Editoriale

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Borgo. Nuovi clamorosi sviluppi sull’emergenza ambientale, ma non tutti s’indignano

Com’era verde la mia valle, ma ora gli ambientalisti dove sono? Né i verdi, né il WWF, né le varie associazioni ambientalistiche o per la protezione degli animali, hanno sentito, almeno una volta, la necessità di dire una parola sulla situazione di emergenza in cui si trova la Valsugana.

G

di Roberto Paccher

li uomini del Corpo Forestale dello stato di Enego e la Procura della Repubblica di Trento, hanno fatto emergere, in quest’ultimo anno, un quadro assolutamente preoccupante per quanto riguarda l’inquinamento e i pericoli per la salute di chi vive in Valsugana. Per anni, consiglieri comunali, per lo più di opposizione, comitati, e semplici cittadini avevano lanciato, a più riprese, l’allarme sulla possibile pericolosità dell’acciaieria di Borgo, ma sono sempre rimasti inascoltati. A nulla è valso neanche il portare, come elemento provante, un sospetto aumento di gravi malattie e tumori fra la popolazione. Niente, gli organi preposti ai controlli, i sindaci, e i politici di valle, sono rimasti indifferenti alle sollecitazioni e non hanno fatto nulla per far emergere la verità. Sembra quasi che prima ancora di

una cappa di smog, ce ne sia stata un’altra di indifferenza o di lassismo. Dietro lo scudo della tutela dei posti di lavoro, è stata data carta bianca ad un’azienda che, se le accuse saranno confermate, non si sarebbe per niente preoccupata delle possibili conseguenze sulla salute dei cittadini e dei propri dipendenti. Questo è il desolante quadro che, salvo smentite, esce dalle indagini. Non è pero accettabile, che per salvaguardare il lavoro a cento persone, si metta a repentaglio la salute di tutta una valle, anche perché con i soldi spesi dall’ente pubblico per l’acciaieria, si sarebbero potuti creare molti nuovi posti di lavoro alternativi. Se l’Appa, i politici e chi doveva controllare è stato assente, altrettanto assordante è stato il silenzio degli ambientalisti, che non hanno mai speso una parola sul diffuso inquinamento in Valsugana.

Questi “ecologisti della domenica” non hanno mai protestato contro l’impianto di Biocompostaggio di Campiello, che rendeva invivibile la vita a centinaia di famiglie, sono rimasti in totale silenzio di fronte allo scempio ambientale perpetrato presso la discarica di Monte Zaccon, dove sono state conferite migliaia di tonnellate di sostanze velenose, e non hanno sollevato dubbi sul possibile inquinamento dell’acciaieria. Nessuno di loro, né i verdi, né il WWF, né le varie associazioni ambientalistiche o per la protezione degli animali, hanno sentito, almeno una volta, la necessità di dire una parola sulla situazione di emergenza in cui si trova la Valsugana. Non hanno mai organizzato una forma di protesta,

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fanno parte dei vari tavoli di lavoro, ma non si è mai avuta notizia di una loro iniziativa, non si sono attivati ad organizzare convegni per informare la popolazione sui rischi per la salute e non hanno nemmeno partecipato alle iniziative promosse dai vari comitati spontanei, nati anche per colmare il loro vuoto. Sono stati completamente assenti su tutti i fronti. L’unica volta che qualcuno è intervenuto, è stato per dire NO alla Valdastico, e quindi continuare a riempire di smog e polveri sottili la nostra valle. Era meglio se continuavano nel loro letargo. È innegabile, invece, che se qualcuno avesse abbandonato un gatto per strada, oppure gli fosse scappato di gabbia un canarino, ovvero avesse tagliato un

albero, sarebbero scesi in piazza indignati a protestare, avrebbero fatto delle petizioni popolari, lettere di protesta sui giornali e il responsabile sarebbe stato messo alla pubblica gogna, con una condanna senza appello. Tutto cose senza dubbi importanti, ma certamente di minor rilevanza rispetto al rischio alla salute che corrono gli abitanti della Bassa Valsugana. Ecco perché dalle associazioni ambientalistiche o da un partito come i verdi, ci si sarebbe aspettato qualche presa di posizione che però non c’è stata. E il sospetto è che, se lo faranno ora, non sia solo per i rischi che possono correre gli abitanti del C3 ma perché temono, anche, che l’inquinamento possa far male ad alberi e animali.

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PRIMO PIANO

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Il caso. Esattamente un anno fa scoppiava lo scandalo dell’ex cava di Monte Zaccon

Valsugana Orientale: tra l’acciaieria e discariche Riceviamo e pubblichiamo integralmente il documento del Comitato Valsugana Pulita che ripercorre le tappe, fino agli ultimi sviluppi, della vicenda dell’acciaieria di Borgo e del disastro ambientale dell’ex cava di Monte Zaccon...

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ra il 12 dicembre 2008 quando la magistratura, a seguito delle indagini e degli accertamenti svolti dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato, ha messo i sigilli all’ex cava di monte Zaccon e ha tratto in arresto per illecito ambientale il titolare della Ripristini Valsugana nonché alcuni suoi collaboratori, con l’accusa di aver trasformato un sito autorizzato per il solo ripristino ambientale in una discarica di materiali pericolosi provenienti da tutto il nord Italia. Ora alla distanza esattamente di un anno, tutti noi valsuganotti ci aspettavamo che dopo quel clamoroso scandalo, fatto di illeciti e di analisi taroccate, venisse fatto realmente qualcosa per tutelare finalmente la nostra salute, l’immagine della Valsugana e del Trentino e per mettere in sicurezza il peggiore sfregio ambientale mai consumato

nella nostra terra e probabilmente anche nel nord-est d’Italia. Invece dopo 12 mesi, nell’ex cava di Monte Zaccon si sta ancora scavando e analizzando i veleni che vi sono stati sepolti e che sono li ancora tutti depositati in bella mostra, anche dopo che la perizia del consulente della Procura della Repubblica ha chiaramente svelato la portata del disastro ambientale consumato proprio a Roncegno Terme, la storica stazione termale ove ai tempi dell’impero Asburgico ci venivano a soggiornare fior fior di nobili famiglie provenienti da tutta Europa. Ora, purtroppo, la Valsugana è tornata nuovamente ad occupare le prime pagine dei giornali: “la fonderia”, come da tempo tutti temevamo, ha mostrato di non essere solamente uno sfregio paesaggistico nel cuore della Valle, ma anche la peggiore fonte e causa di inquinamento alla quale sia

L'acciaieria di Borgo e, sopra, l'ex cava di Monte Zaccon

mai stata esposta la popolazione Trentina. È ormai chiaro a tutti che la fonderia della Valsugana non doveva e non poteva essere realizzata nella nostra valle; si tratta, infatti, di un tipo di industria che ha bisogno di spazi e ambienti aperti, dove le correnti e il ricambio d’aria sono continui. Non poteva, quindi, operare in una valle dove il ristagno delle polveri e degli agenti inquinanti rimane per mesi con una con-

seguente ricaduta negativa e tremenda sulla salute di tutti i residenti. La Valsugana rappresenta infatti una valle geograficamente posta proprio all’incontrario rispetto al moto dei venti e delle correnti d’aria, l’opposto rispetto alla Valle dell’Adige o alle principali valli alpine ove il vento può spazzare e ripulire rapidamente l’aria. Da noi purtroppo gli agenti inquinanti, i fumi, le polveri e lo smog

possono rimanere per molti giorni se non per mesi e così coprire gran parte dei paesi di fondovalle. Purtroppo le cose non migliorano neppure quanto arriva il vento dal nord-est (il famoso Fòhn), che non potendo insinuarsi nelle valli, invece di spazzare via l’aria inquinata la spinge verso il basso, imprigionandola proprio sopra i centri abitati. Sono certo che tutti voi sarete ancora saliti in montagna nel tardo autunno o all’inizio dell’inverno e avrete visto il grigiore dello smog e dell’inquinamento come una cappa tetra su tutta l’asta del fiume Brenta e che sale fino a lambire la conca del Tesino. Ma tornando all’acciaieria della Valsugana, che forse è più appropriato continuare a chiamare “fonderia della Valsugana”, è bene ricordare che essa è stata realizzata alla metà degli anni Settanta ed ha cominciato ad operare nel 1979. Erano tempi di grande cambiamento, si passava definitivamente da un’economia prettamente povera e agricola a una nuova stagione ove si era programmata l’industrializzazione della Valsugana. Erano i tempi in cui molti nostri lavoratori dovevano rientrare dalla Svizzera e dal nord Europa e quindi si doveva trovare loro lavoro e occupazione. Erano i tempi in cui nascevano il calzaturificio della Malerba, la Ceramica Valverde, il lanificio Dalsasso e molte altre aziende sane che hanno dato occupazione e benessere ai valsuganotti. Purtroppo in mezzo a delle ottime attività è sorta anche la fonderia del gruppo Comin, poi passata di mano al gruppo Leali. A Roncegno molta gente già allora aveva protestato e aveva intuito che sarebbe stato un disastro ambientale che avrebbe anche inevitabilmente portato


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BORGO, 1877

LA VALSUGANA

Giornale d’istruzione popolare, agricoltura, economia e commercio.

! E L A I R O T I ED À T I V O N E GRAND

AVVISO NTE! le d’istruzio del “Giorna a c ri 6 to 7 s 8 1 e IMPORgTanA l n e dizio Borgo n a 1877” - rie rcio” edito a a Valsu comme È in uscita “L ricoltura, economia e g a , epone popolare originali dell’ e ti s te n o c , 7 187 ntazion ca docume ca e una ric oghi, personaggi di lu fotografica ugana e della Vals h c ri to s te it ed ‘900. tra l’800 e il sarà in na 1877” a g u ls a V “La iale di rezzo spec p l a a it d n ve rossimo dicembre p 8 1 l a d € 10 rie dei e nelle libre le o ic d e lle ne assa e esi della B a p li a ip c n pri esino. ana e del T g u ls a V a lt A re n o ta a z io n i e p rm fo in r e P zioni: lafinestra.it redazione@ 52622. 17 oppure 046

gana ” peciale l volume “La Valsu, cifra s “ o z z e euro co de a pr Volumedi vendita al pubbli’editore a soli 10ubblicazioni

ll p Il prezzo tato fissato da i mercato che vati d s er gli ele la p e è r ” ia lo 7 s a , v o l 187 n e e d ta upporto i sotto compor tà del s ben al d tipo in genere li a u q la to sia per o, di ques ulturali, sì ridott c ti u n rtina co e in p conte o e c ir i di ven fica. rezzo d cura gra i stabilire un p ta dalla volontà à economiad termina difficolt La scelt otti che stata de un momento di è , to alsugan n V ri in ca o o perta tt tt le bibliote soprattu ttuale, ai tanti propria a to ll n contro, a e a n u o q ll e dola verar e que , pagan no anno che com io n g a ti tr s o e p r do . ep in tal mo ’opera di grand o specializzata n a u ic n ta c a v te pri ta une rivis una com


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PRIMO PIANO

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Il caso. Esattamente un anno fa scoppiava lo scandalo dell’ex cava di Monte Zaccon alla fine del termalismo e del turismo della salute. Alla fine degli anni Ottanta l’allora Sindaco di Roncegno, Pierino Donati, aveva scritto al Pretore di Borgo Valsugana, dott. Fabio Biasi, denunciando i fumi, i rumori e le polveri che fuoriuscivano liberamente dalla fabbrica. Il Pretore accertato che già allora la produzione veniva fatta eludendo le normative ambientali, sospese la produzione e costrinse così l’azienda a porre in opera dei filtri e delle apparecchiature tali da limitare l’inquinamento ambientale. Ora alla distanza di venti anni da quell’intervento, purtroppo ci rendiamo conto che certamente quei filtri, rispetto all’attuale normativa, servirebbero a ben poco, ma ricordarli serve però a far pensare e ad essere consapevoli del gravissimo danno alla salute e all’ambiente che una fabbrica, che non doveva essere costruita in Valsugana, ha certamente causato. Certo il problema occupazionale era ed è tuttora gravissimo e dovrà venire affrontato in tutte le sedi per garantire un nuovo posto di lavori agli attuali 120 dipendenti della fonderia (solo circa la metà sono Valsuganotti), ma ci dobbiamo però anche chiedere: dov’erano i sindacati, gli amministratori locali, la Giunta Provinciale, quando hanno chiuso i battenti la Malerba, la ceramica Valverde, la ceramica di Borgo Valsugana il lanificio Dalsasso e le altre aziende che davano lavoro a più di 500 persone e che per anni hanno trainato

l’economia della Valle? Credo sia bene ricordare anche che agli inizi degli anni Novanta, la Provincia (che annualmente elargisce enormi finanziamenti all’acciaieria anche se ad onor del vero li recupera in parte attraverso il gettito I.V.A.), aveva già finanziato con circa 30 miliardi di vecchie lire il progetto di realizzare il nuovo laminatoio, con il conseguente ampliamento verso Roncegno dello stabilimento. Ciò avrebbe significato un enorme e ulteriore sfregio ambientale, con ulteriore inquinamento non solamente acustico di tutta la Valle. Fu anche la Giunta Comprensoriale guidata allora dal dott. Dalsasso, e di cui io mi onoro di aver fatto parte attiva, ad opporsi fermamente a quello scellerato tentativo di caricare ancora una volta la Valsugana di uno stabilimento che certamente nessun’altra zona avrebbe richiesto. Le indagini del Corpo Forestale dello Stato e della Magistratura, che a nome del Comitato Valsugana Pulita ringrazio ancora una volta

per avere avuto il coraggio e la forza di togliere il coperchio a questa “autonomia distorta e tradita”, ci hanno finalmente resi consapevoli del progetto secondo il quale la nostra Valle era forse destinata a diventare il deposito dei rifiuti del Trentino e forse non solo. Tornando concretamente alle recenti indagini e provvedimenti giudiziari, abbiamo purtroppo scoperto che sicuramente l’illecito più grave, come per monte Zaccon, anche per l’acciaieria, è rappresentato dal fatto che, da laboratori compiacenti, venivano falsificate le analisi e che le verifiche ambientali, quando venivano eseguite, erano chiaramente pilotate, e tutto questo sulla “pelle” dei lavoratori, degli abitanti e del nostro ambiente. Abbiamo appreso dalla stampa locale quali sono i livelli e la portata dell’inquinamento ambientale causato dalla fonderia, delle polveri di materiali pesanti e soprattutto della diossina sparsa sul nostro territorio. La mente corre subito a ricordare il disastro

ambientale causato dall’Ilva di Taranto o il problema della diossina di Seveso. Penso che tutti abbiano nella mente le immagini di esseri viventi trasformati, ammalati e geneticamente modificati; una situazione spaventosa, che se non facciamo qualcosa e andiamo avanti di questo passo temo, purtroppo, non vedremo solamente in televisione. Ora vogliamo chiarezza e la verità subito. Vogliamo che i responsabili paghino e rimettano in pristino l’ambiente com’era prima del disastro. I comitati spontanei, come il nostro, sorti in tutta la Valsugana servono a sensibilizzare la gente, ad unire le forze per dare voce ad un popolo che per troppi anni è stato abituato a subire e a dover stare zitto. Fortunatamente la Valsugana è cambiata, anche culturalmente. Ci sono persone in grado di analizzare completamente la situazione, non serve cercare intelligenze chissà dove. Noi, ad esempio, crediamo fortemente in quel gruppo di dottori e medici che spontaneamente sta verificando e analizzando la situazione ambiente e sanitaria della Valsugana, collaborano con un nostro geo-chimico, un professore universitario conosciuto e stimato a livello nazionale e se nessuno potrà loro “legare le mani” sono certo che presto conosceremo tutta la verità sui rischi che la popolazione di tutta la Valsugana sta correndo. Non vogliamo e non possiamo attendere i processi penali

e le eventuali condanne che saranno comminate ai responsabili del grave inquinamento ambientale. Vogliamo che sin d’ora la Provincia Autonoma di Trento, il presidente Dellai e l’Assessore Pacher in primis, facciano ammenda, (come seppur tardivamente hanno fatto per il biocompostaggio di Campiello di Levico) e incomincino immediatamente a stanziare i fondi necessari per risanare il nostro territorio, per scongiurare i gravissimi danni che la diossina, assorbita dall’organismo umano potrebbe causare, per chiudere definitivamente il “mostro paesaggistico e ambientale” che da oltre 30 anni ferisce il cuore della Valsugana, per portar via definitivamente e completamente i veleni accumulati illecitamente a Monte Zaccon, per risanare e mettere in sicurezza tutte quelle “discariche”, bonifiche trasformate in discariche e siti vari ove le acciaierie, e quindi non solo la fonderia della Valsugana, hanno depositato le loro scorie. Ma vogliamo soprattutto che venga avviata una seria indagine epidemiologica sulla popolazione di tutta la valle, (i dati sono fermi al 2002). La gente deve sapere se e quali rischi sta correndo; se e quanto le patologie riscontrate e in allarmante aumento negli ultimi decenni, siano riconducibili all’inquinamento ambientale e alle industrie che sono state insediate nella nostra valle. Bruno Donati – Presidente del Comitato Valsugana Pulita


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AT T U A L I T À

La sfida. Trovare materiali che sfruttino l’intero spettro solare a costi contenuti

L’energia del futuro passerà dalle mattonelle... Mattonelle in grado di immagazzinare energia solare e pareti di cemento come pannelli fotovoltaici: le nuove tecnologie si stanno muovendo per offrire a tutti la possibilità di avere energia pulita a basso costo. E il futuro non è poi così lontano...

B

asta con l’inquinamento e i problemi energetici, l’energia del futuro sarà pulita, sicura e a basso costo. Ma non solo. Non ci sarà più bisogno di installare pannelli fotovoltaici sul tetto o di utilizzare altri strumenti che hanno un peso non solo dal punto di vista economico, ma anche architettonico ed estetico. L’energia solare sarà raccolta dalle piastrelle della terrazza o dal cemento dei muri esterni. Un sogno? Assolutamente no, secondo Salvatore Iannotta, dirigente di ricerca del Cnr, intervenuto a Pergine nel corso di un convegno su “Occupazione e riconversione industriale” per parlare di “Ricerca, innovazione e ricaduta sul territorio”. L’obiettivo principale è quello di liberarsi dalla dipendenza da risorse esauribili. A cominciare dal petrolio, che, oltre ad avere un impatto negativo sulla salute del nostro pianeta, è una risorsa limitata e per questo sta diventando sempre più costosa. La natura, però, ci offre un’altra importante

fonte di energia, questa volta praticamente inesauribile: il sole. Finora l’energia solare è stata sfruttata poco e per lo più in maniera indiretta, ma potrebbe soddisfare tutto il nostro fabbisogno energetico. Basti pensare che in una sola giornata la superficie del Sahara riceve energia solare pari al consumo mondiale di energia elettrica di un anno. La tecnologia usata attualmente, però, non è adatta a sfruttare tutte le potenzialità di questa risorsa. «Tutti noi sappiamo che con i pannelli fotovoltaici è possibile utilizzare l’energia solare per produrre energia elettrica - ha spiegato Iannotta - ma forse non tutti

sappiamo che siamo ancora lontani dal raggiungere il limite teorico di conversione, che può arrivare all’85%». In pratica, gli attuali pannelli solari catturano solo una parte dell’energia che arriva dal sole. «Se uno ha un grande terreno e non sa cosa farne il fattore di conversione non è poi così importante - ha aggiunto il ricercatore - può realizzare un pannello più grande, purché non abbia costi eccessivi, e ottenere comunque un guadagno». Ma in un Paese come l’Italia, densamente popolato, dove il terreno ha costi elevati e i tetti sono scombinati e poco adatti ad accogliere dei pannelli, il

fattore di rendimento diventa fondamentale. Le dimensioni non sono però l’unico problema: il nostro territorio è caratterizzato da un grande patrimonio culturale e ambientale che lega poco con gli attuali sistemi fotovoltaici. La sfida quindi è duplice: da un lato trovare un materiale che sfrutti tutto lo spettro solare, dall’altro creare una tecnologia facilmente fruibile che non abbia costi elevati. E queste sono proprio le caratteristiche del progetto presentato da Iannotta. Pensiamo alla luce solare come a una sorgente di acqua che sgorga a una certa altitudine in montagna. La “quota“ a cui la luce viene prelevata è una proprietà del materiale usato nella cella solare: diversi materiali assorbono diversi colori dello spettro di luce. «Non esiste un materiale che sia in grado di raggiungere il limite di conversione dell’85% - ha precisato Iannotta - quindi il problema è combinare vari materiali in modo che possano assorbire efficacemente tutto lo spettro solare per poi convertirlo in

energia elettrica». Ma perché il progetto sia veramente efficace, nella scelta dei materiali è necessario tenere conto anche della loro disponibilità. Il silicio, ad esempio, è il materiale attualmente più usato in questo settore, ma non è illimitato. Il progetto presentato da Iannotta invece si basa su componenti che non sono ad esaurimento e, quindi, il loro costo non dipende dalla quantità a disposizione. Da un punto di vista teorico il progetto sembra efficace, ma affinché sia concretamente realizzabile è necessario che si possa esportare dal laboratorio dove è stato creato. Per questo Iannotta collabora con un’azienda di pannelli fotovoltaici e un produttore di automazione industriale. Il punto di forza di questa nuova tecnologia consiste nel richiedere solo una modifica della catena produttiva, in modo da ridurre al minimo i tempi e i costi di riconversione. La vera sfida, però, non riguarda tanto il prodotto ma la sua fruibilità. L’idea, infatti, è quella di applicare la nuova tecnologia a supporti già utilizzati in edilizia, come ad esempio le mattonelle. La resa in questo caso non è altissima, ma non importa perché sono strumenti che verrebbero utilizzati comunque nella costruzione: il fatto di scegliere “mattonelle fotovoltaiche”, se il costo aggiuntivo è limitato, garantisce in ogni caso un valore aggiunto. «L’ambizione più grande - ha affermato Iannotta - è arrivare al cemento». (ps).


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AT T U A L I T À

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In cifre. Resi noti i dati relativi al consumo di sostanze legali e non

La piaga della droga in Trentino Alto Adige Nella popolazione trentina le sostanze legali e non, più diffuse sono l’alcol, il tabacco e i cannabinoidi. La cannabis è stata usata almeno una volta nella vita dal 32,7% dei trentini. La cocaina dal 7,1% e l’eroina dall’1,7%.

L

per entrambe le sostanze, le prevalenze stimate risultano inferiori alla media nazionale, attestandosi rispettivamente intorno a 4 soggetti su mille per gli oppiacei contro i 5,4 nazionali e a 2 soggetti su mille per gli stimolanti contro i 4,4 nazionali.

e stime della diffusione e del consumo di sostanze psicoattive nella popolazione sono desunte dall’analisi dei dati raccolti attraverso due indagini condotte a livello nazionale dal Consiglio nazionale delle ricerche, una sulla popolazione generale d’età compresa tra i 15 e i 64 anni, e l’altra sulla popolazione studentesca d’età compresa tra i 15 e i 19 anni. Uso di sostanze in Trentino-Alto Adige Le sostanze più diffuse in Trentino-Alto Adige sono alcol e tabacco: si stima che il 91,6% (600mila soggetti) e il 67,1% (440mila soggetti) dei residenti abbia fatto uso rispettivamente di alcol e di tabacco almeno una volta nella vita. Nel corso degli ultimi 12 mesi le percentuali scendono rispettivamente all’85,1% e al 32,6%. Per quanto riguarda le sostanze illegali, invece, si stima che il 32,7% (215mila soggetti) dei residenti abbia sperimentato la cannabis una volta nella vita e il 14,2% abbia continuato a farlo negli ultimi dodici mesi. L’utilizzo di cocaina almeno una volta nella vita si riferisce al 7,1% dei rispondenti, percentuale che scende al 2,5%, se prendiamo come riferimento l’utilizzo negli ultimi dodici mesi. La sostanza psicotropa illegale meno diffusa è l’eroina con un utilizzo da parte della popolazione residente almeno una volta nella vita dell’1,7% (11mila soggetti) e dello 0,3% nell’ultimo anno.

Uso di sostanze fra gli studenti trentini Le sostanze più diffuse nella popolazione studentesca residente in Trentino di età compresa tra i 15 e i 19 anni sono l’alcol, il tabacco e i cannabinoidi. Nello specifico, la percentuale di chi ha consumato almeno una volta nella vita tali sostanze sono nell’ordine: il 91,2% (15.800 soggetti), il 65,2% (11.300 soggetti) e il 31,3% (5.450 soggetti). Se ci si riferisce a periodi temporali più ristretti, si rileva come l’85,2% della popolazione studentesca ha consumato alcolici negli ultimi dodici mesi, il 26,8% consuma quotidianamente sigarette e, infine, il 14,4% ha consumato cannabinoidi negli ultimi trenta giorni. Circa 990 ragazzi (5,6%) hanno provato la cocaina almeno una volta e circa 350 (1,9%) ha usato questa droga nell’ultimo mese. Il 2,1% dei ragazzi ha provato l’eroina almeno una volta nella vita e lo 0,7% ha usato questa droga nell’ultimo mese. Rispetto all’uso di farmaci psicoattivi (con o senza prescrizione medica), e considerando come arco

temporale la vita, l’utilizzo di farmaci per l’iperattività e/o l’attenzione viene riferito dal 6,3% degli studenti trentini, mentre il consumo di farmaci per la dieta viene dichiarato dal 5,1%. Nel corso dell’ultimo anno il 6,2% della popolazione studentesca ha consumato farmaci per dormire e rilassarsi, mentre il 2% ha utilizzato farmaci per regolarizzare l’umore. La distribuzione territoriale vede una prevalenza dei consumi a Trento, Rovereto e Riva del Garda. Uso problematico e domanda di trattamento In Trentino, per l’anno 2008, si stimano circa 1.900 utilizzatori problematici di sostanze stupefacenti, corrispondenti a una prevalenza di circa 5,6 soggetti ogni mille residenti di età compresa tra i 15 e i 64 anni; il dato risulta sensibilmente inferiore a quello nazionale, ove la prevalenza stimata è di 9,8 soggetti ogni mille residenti. Considerando separatamente le singole sostanze, si stimano 1.200 soggetti utilizzatori di oppiacei e circa 700 soggetti utilizzatori di stimolanti;

Profilo dei soggetti in trattamento al SerT I soggetti complessivamente seguiti dai SerT dell’APSS sono stati 1.611. Di questi, 1.063 sono stati trattati per problemi di abuso o dipendenza da sostanze stupefacenti; i restanti 548 utenti sono familiari, partner, soggetti a rischio e dipendenti non da sostanze. Dei 1.063 utenti in trattamento, 989 risultano totalmente in carico (di cui 139 nuovi utenti, 850 utenti in carico dagli anni precedenti) e 74 in appoggio temporaneo da altri SerT del territorio nazionale. L’utenza complessiva in carico appare in costante aumento. La proporzione tra i due sessi vede prevalere nettamente anche nell’anno 2008 la componente maschile rispetto a quella femminile (80% maschi vs 20% femmine). L’utenza complessiva in carico ha un’età media di 35,6 anni, mentre i nuovi utenti hanno un’età media di 29,9 anni. La sostanza d’abuso primaria per cui si richiede un trattamento è l’eroina (91%); seguono la cocaina con il 5% e i cannabinoidi con il 4%. L’età media di prima assunzione della sostanza che ha motivato la richiesta di trattamento varia secondo il tipo di sostanza primaria d’abuso: 17 anni

per la cannabis, 20 per gli oppiacei e 22 per la cocaina. L’intervallo di latenza, definito l’arco temporale che separa il momento di primo utilizzo, anche occasionale, della sostanza e la prima richiesta di trattamento è di 8 anni per la cannabis, 7 anni per la cocaina e 6 anni per l’eroina. La via iniettiva è in sensibile diminuzione rispetto agli anni precedenti (65% nel 2007 vs 63% nel 2008). Conseguenze per la salute I ricoveri sono stati 9.193, di cui 7.997 per problematiche alcol correlate. I ricoveri droga correlati sono stati 126 in diminuzione rispetto agli anni precedenti (142 nel 2007). Le malattie infettive correlate vedono la prevalenza dell’epatite da HCV (68,4% dei soggetti testati è risultato positivo). Nel 2008 non si sono verificati decessi per overdose in soggetti conosciuti dal servizio. Conseguenze sociali Le segnalazioni del Commissariato del Governo sono state 324 per un numero di soggetti segnalati pari a 313. I soggetti segnalati sono per la maggior parte di genere maschile, con un’età media di circa 26 anni. Sia tra i segnalati ex art. 75 che 121, la sostanza maggiormente intercettata è stata la cannabis. Sono state effettuate 276 denunce per crimini commessi in violazione della normativa sugli stupefacenti. Circa l’89% delle denunce effettuate sul territorio provinciale ha coinvolto maschi (il 91% in Italia) e il 39% stranieri.


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L'incontro. Nostra intervista al giornalista RAI Silvestro Montanaro

Turismo sessuale: ecco quello che non si dice Il giornalista RAI Silvestro Montanaro l’11 dicembre scorso ha tenuto una conferenza a Borgo Valsugana, promossa dal Coordinamento Trentino contro il Turismo Sessuale Minorile, dal titolo assai eloquente: “Il paese degli orchi cattivi”. Nell’occasione ci ha rilasciato questa intervista che deve necessariamente farci riflettere.

di Armando Munaò

M

ontanaro, la prostituzione è un fenomeno che, purtroppo, caratterizza la nostra società da secoli. Ma negli ultimi anni si parla sempre più di prostituzione minorile, di pedofilia, dei tristemente noti viaggi low cost verso Paesi quali la Thailandia, la Cambogia e così via, dove il turismo sessuale è una vera e propria emergenza. A cosa è dovuto tutto ciò? «Quelli che stiamo vivendo sono stati anni di grandissime trasformazione che potremmo sintetizzare nella parola “globalizzazione”. Con le grandi innovazioni scientifiche e tecnologiche, con le trasformazioni che vi sono state nel modo di trasmettere le informazioni, con la caduta dei prezzi dei trasporti internazionali, questo mondo alla fine è diventato un po’ più piccolo, più alla portata di tutti. Tuttavia si tratta di un mondo che è ancora fatto di tante culture diverse, di grandi contraddizioni e contrapposizioni tra aree del pianeta molto ricche e altre estremamente povere. E all’interno di queste aree estremamente povere, per molti spesso l’unica risorsa è semplicemente rappresentata dal proprio corpo. Che si può vendere». Spesso di questa triste

realtà l’opinione pubblica ha un’immagine indefinita e offuscata. Lei che ha visto con i suoi occhi molte di queste drammatiche storie di cui noi abbiamo solo sentito parlare, ci può descrivere un contesto che secondo Lei appare emblematico della situazione? «A dire il vero ogni storia è a suo modo esemplare. Ne scelgo una come potrebbero essercene tante. Prendiamo il caso di Pattaya, città situata sulla costa nord orientale del Golfo di Thailandia. Lì c’è il mare più brutto della Thailandia e forse del mondo intero. Le spiagge sono piuttosto desolate, assolutamente prive di qualsiasi interesse e attrattiva. Eppure questo posto oggi è una delle mete turistiche più gettonate al mondo». Come mai? «La ragione è facilmente intuibile, ma per comprenderne la portata bisogna fare un salto all’indietro. Solo trent’anni fa in quel posto vi era un modestissimo villaggio di pescatori. Un giorno arrivarono dei soldati americani che tornavano dal Vietnam. Cercavano una pausa, una distrazione dalla guerra e trovarono un’ottima accoglienza: la gente era semplice ma molto ospitale, le ragazze belle, socievoli e gentili, perfettamente corrispondenti alla cultura thai che è notoriamente improntata ad una grande

ospitalità. Nelle tasche di quei soldati però vi erano tanti biglietti verdi, ovvero dollari. E quei soldi, in una zona di gravissima povertà, rappresentavano qualcosa di molto allettante. Pochi anni dopo a Pattaya c’erano già 30mila ragazzine che arrivavano per soddisfare i “momenti di relax” delle truppe. Oggi è una città di 1 milione e 300 mila abitanti, di cui 350 mila sono ragaz-

«Le ragazze non sono mai consenzienti, soprattutto le più giovani. Piangono tutti i giorni di vergogna e di orrore per essere costrette a eseguire quel che i clienti, uno più orribile dell’altro, pretendono da loro». Il silenzio dell’innocenza” Somalyn Mam

zine, e si registrano circa 6 milioni di turisti l’anno, fra i quali molti italiani, ma anche tedeschi, russi e perfino arabi». Ma perché proprio lì? «Perché Pattaya è una città low cost, dove il prezzo di una di queste ragazze è molto basso. Con 10-15 euro hai la libertà di fare veramente ciò che vuoi, un albergo costa pochissimo e i controlli sono praticamente inesistenti. Tutto ciò che

rappresenta il falso sogno di consumo di tanta parte del nostro mondo, lì trova libero sfogo». Lei ha conosciuto molte di queste persone. Che giustificazione danno del proprio comportamento? «Tanti si giustificano asserendo che queste ragazzine provengono da una cultura diversa, che non attribuisce importanza a certe cose. Ma si tratta di una balla colossale. Anzi, queste ragazzine, ma vi sono anche tanti ragazzini, rimangono segnate per tutta la vita da queste esperienze. Molte muoiono anzitempo per mano delle tante mafie che le controllano e che non vanno certo per il sottile vista l’abbondanza di “corpi” di cui possono disporre, altre contraggono malattie sessuali, soprattutto l’AIDS, è muoiono tra atroci sofferenze o semplicemente per disperazione». E le loro famiglie d’origine? «Si tratta di famiglie poverissime, dove spesso la mamma le guarda e dice: “C’è qui questo signore che ci offre la possibilità di pagare i debiti, di mandare i tuoi fratelli a scuola”. Molte altre sono ragazzine che provengono da Paesi limitrofi, tipo la Birmania, dove c’è una dittatura terrificante. Arrivano in Thailandia con il miraggio di un posto di lavoro, ma inevitabilmente finiscono nelle

Silvestro Montanaro

Ha iniziato la sua carriera giornalistica come corrispondente di Paese Sera e poi de l’Unità. In seguito firma delicatissime inchieste sui rapporti tra mafia, camorra, poteri politici ed economici e nel 1989 è autore di dossier sull’immigrazione clandestina. Nello stesso anno entra a far parte del gruppo fondante della trasmissione televisiva Samarcanda. Lavora con Michele Santoro anche a “Il Rosso e il Nero” e “Tempo Reale”, diventandone co-autore nell’ultima fase. Nel frattempo pubblica tre libri-inchiesta, di cui uno con “Baldini & Castoldi” adottato come libro di testo in numerose scuole, sul Mozambico e i suoi bambini nel dopoguerra. Cura il progetto Sciuscià e diventa poi l’autore di Drug Stories. Alla fine di questa esperienza, nel 1998, edita il primo speciale televisivo in Europa sul debito estero dei paesi del sud del mondo e realizza documentari fra i quali “Col cuore coperto di neve”, girato in Brasile sui temi del lavoro e della prostituzione minorile. Nel 1999 è autore del programma “C’era una volta” in onda su Rai Tre, oggi alla sua ottava edizione. Nel 2002 è conduttore della trasmissione Dagli Appennini alle Ande.


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L'incontro. Nostra intervista al giornalista RAI Silvestro Montanaro maglie dei tanti trafficanti di carne umana. Quelle che provano ad opporsi vengono stuprate per settimane o addirittura per mesi interi. Le ragazzine birmane tutto vorrebbero fare nella vita tranne che questo. Però alla fine non hanno scelta. A tale proposito ricordo la storia di una ragazzina che ancora mi sconvolge e mi indigna come essere umano». Ce la può raccontare? «Sì, perché se anche mi costa fatica ricordare, è giusto che la gente sappia che cosa si nasconde dietro il turismo sessuale che spesso, agli occhi dell’opinione pubblica, appare un concetto informe, un grande contenitore nel quale i drammi dei singoli sbiadiscono, perdendo così gran parte della loro forza dirompente. La storia è questa: una ragazzina si ritrovò ad essere oggetto di attenzioni particolari. Capì che qualcosa non andava e provò a ribellarsi. La rinchiusero in una stanza e la violentarono per una settimana. Le fecero talmente male che poi la dovettero portare in una specie di ospedale. Una volta uscita la ragazzina si ribellò nuovamente ai suoi aguzzini, provando a convincerli che lei quella vita non l’avrebbe mai fatta. Le dissero: “d’accordo, puoi andare”. La misero nelle mani di un signore che la portò nella propria casa, dove ad attenderla c’erano quindici uomini. Rimase in balìa di quegli orchi per dieci giorni, dopodiché finì nuovamente in ospedale e al termine della degenza accettò qualsiasi cosa, «tanto – mi disse - ero già morta». La parola “orco” è del tutto appropriata, quindi, per definire questi spregevoli individui? «Sì, anche se oggi, purtroppo, gli orchi hanno le sembianze del vicino di casa, del parente, dell’amico di famiglia. Quante volte andando a fare delle conferenze nelle scuole italiane alla fine dell’incontro mi

sono visto avvicinare da ragazzine in lacrime che mi dicevano: “Lei fa bene a raccontare queste cose, perché sa... lo zio, il nonno, il fratello, il padre di una mia amica... Ma si capiva benissimo che era il loro papà, il loro zio, il loro nonno... Non c’è nulla da fare: chi pratica il turismo sessuale torna da quei luoghi replicando le stesse cose, con un disprezzo totale per la vita». È d’accordo sul fatto che stia crescendo un odio potente nei confronti delle donne? «Assolutamente sì. Ho visto giovani donne spogliate ed esibite per strada come fossero dei trofei, come fanno i cacciatori che vogliono mostrare le loro prede. Molti di questi individui con cui ho parlato mi spiegavano: “il bello qui è che non dobbiamo nemmeno chiedere come si chiamano, non ci

sono rotture di palle come con le nostre donne”. A uno ho controbattuto: “Ma ti rendi conto che queste vengono con te solo perché sono povere?” E lui? «Con molta nonchalance mi ha risposto: “Lo so, è per questo che sto qui. Vengono ogni tanto da me dicendomi che hanno fame. Se mi piacciono me le porto in camera e dopo compro loro un panino”. Ecco, l’orco è questo». Montanaro, Lei è un giornalista RAI con alle spalle una grande esperienza sia in veste di autore che di conduttore televisivo. A Suo avviso i media stanno svolgendo adeguatamente il loro compito di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a tali problematiche? «No, stanno facendo assolutamente molto poco. C’è

COTUSMI Coordinamento Trentino contro il Turismo Sessuale Minorile

Il Coordinamento Trentino contro il Turismo Sessuale Minorile è nato con l’intento di creare una rete di collaborazione con associazioni, enti e istituzioni, ma anche semplici cittadini, sensibili a questo tema, sia a livello provinciale che nazionale. Il nostro impegno si concentra in particolare su due fronti. Da una parte denunciare il fenomeno in tutta la sua gravità affinché venga seriamente preso in considerazione dagli enti preposti a ciò e venga applicata la legge n. 269 del 3 agosto 1998, che prevede sanzioni molto severe per i reati di sfruttamento della prostituzione minorile, di pornografia e turismo sessuale minorile, anche se commessi all’estero. Dall’altra agire sul piano culturale predisponendo strategie di prevenzione che passano attraverso una vasta attività di sensibilizzazione e informazione rivolta all’opinione pubblica con particolare attenzione ai giovani.

una grandissima disattenzione che mi lascia molto temere. Ma quello che io vedo crescere non è solo una cattiva informazione, una cattiva educazione tanto che rispetto al turismo sessuale molti cascano nella grande trappola di dire: “Bè, ma in fondo che c’è di male?”. Il problema è che vedo crescere, anche dentro la nostra cultura, un totale svilimento di una cosa assolutamente bella com’è l’amore e la sessualità. Quando assisto a certi programmi televisivi in cui il modello di donna è un modello praticamente corto, cioè due tette e un culo, e non sento salire la rabbia delle donne che in questo paese, pur commettendo qualche errore, hanno fatto delle grandi battaglie perché crescesse una cultura diversa, allora mi preoccupo seriamente. Chi ama sul serio vuole accanto a sé una persona, una compagna, con la quale dialogare. Che cosa sta diventando, invece, nell’immaginario di molti italiani la donna? Semplicemente un corpo, una velina». Lo stato italiano e gli altri stati europei, fanno tutto ciò che servirebbe? «Io credo che si dovrebbe fare molto e invece, purtroppo, si fa molto, molto, molto poco. Fare delle campagne di informazione, ad esempio, sarebbe una cosa molto semplice, dovrebbe essere addirittura una forma di educazione scolastica, un po’ come l’educazione civica che si faceva un tempo. Oggi l’educazione civica dovrebbe essere improntata ad essere cittadini nel mondo e quindi a capire la bellezza di questo pianeta e imparare ad averne cura, a partire dal suo ambiente e, soprattutto, dai suoi abitanti. Specialmente quelli più deboli». Questo per ciò che concerne la prevenzione. Per quanto riguarda la repressione, invece? «Per quanto riguarda la re-

pressione la constatazione è ancor più amara. Ho visto di persona dei bravissimi ragazzi cambogiani compiere uno straordinario lavoro di indagine, a loro rischio e pericolo. Tra i pedofili che vanno in quel paese e fanno strage di ragazzini hanno beccato anche dei nostri connazionali. Bene, hanno chiesto la collaborazione delle nostre autorità, ma non si è presentato nessuno. E qualche volta, se qualcuno delle nostre autorità si è presentato, non è stato per collaborare, perché il nostro concittadino comunque andava in qualche modo salvato. Io lo trovo semplicemente orrendo. Diamo un’immagine di noi, dell’Occidente, della nostra cultura, delle nostre così belle bandiere di civiltà, molto, molto brutta». In che maniera internet influisce su questo fenomeno? «Internet è stato un volano d’informazione molto positivo ma in alcuni casi, purtroppo, anche molto negativo. Certo, a me spaventa il fenomeno della pedofilia in rete, ma abbiamo un’ottima polizia postale e questi prima o poi li beccano. Ciò che però mi spaventa di più, per averlo visto con i miei occhi, è il fenomeno crescente di uomini e, purtroppo anche di donne, che si stanno abituando a una forma di consumo dei corpi dei più poveri del mondo, come se fosse un loro diritto. Chi controlla questi che si sono messi in testa, a milioni nel mondo, che solo per il fatto di avere due lire in tasca hanno il diritto di comprare la vita, il corpo e i sentimenti di una persona?» Che cosa rappresentano per Lei i bambini? «I bambini sono opere d’arte in movimento. Puoi credere in Dio o non crederci, ma ogni essere umano, anche da laico, è un’opera d’arte . È quelli che le opere d’arte non le rispettano, io non li ho mai potuti tollerati, mai!».


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Il dato. Nella nostra provincia si fa sport più che nel resto d’Italia

Trentini, un popolo di veri sportivi La fotografia del Trentino che corre in pantaloncini e scarpe da ginnastica è contenuta ne “I Trentini e lo sport”, indagine curata dal Servizio Statistica in collaborazione con la facoltà di Sociologia di Trento.

I

Trentini fanno sport più del resto degli italiani: uno su quattro (rispetto ad 1 su 5 a livello nazionale) pratica un’attività sportiva in modo regolare, una passione che coinvolge più i maschi delle femmine, più i giovani e i single, più gli studenti e i lavoratori che non pensionati e casalinghe, più individualmente che in squadra. Le discipline maggiormente praticate segnalano la profonda “simbiosi” dei trentini con il loro territorio: lo sci alpino, praticato dal 32,8 % degli sportivi, è al primo posto, seguito dal ciclismo. Anche altre attività fisiche, quali escursioni in bicicletta e passeggiate, vedono i trentini più impegnati, primi in Italia anche nello sport “in pantofole”, allo stadio o in tivù, con il calcio naturalmente in primo piano, seguito da pallavolo e sport invernali. La fotografia del Trentino che corre in pantaloncini e scarpe da ginnastica è contenuta ne “I Trentini e lo sport”, nuova pubblicazione realizzata dal Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale della facoltà di Sociologia di Trento. La pubblicazione offre un’analisi dei vari aspetti legati alla pratica sportiva in provincia, avvalendosi dei dati dell’indagine Multiscopo “I cittadini e il tempo libero”, realizzata, a livello locale, dal Servizio Statistica della Provincia come attività delegata dall’Istat. Dallo studio emerge che i trentini praticano attività sportive in modo regolare più spesso rispetto al contesto nazionale (rispettivamente 25% e 20%) e tale passione coinvolge di più i maschi, mentre le donne segnalano

limitazioni determinate dalla cura dei figli e della famiglia. Il primo risultato interessante che emerge dall’analisi è relativo al fatto che i trentini fanno sport con una certa continuità in misura maggiore rispetto al resto degli italiani: a livello locale un trentino su quattro dichiara di praticare attività sportive, mentre a livello nazionale la quota scende a un italiano su cinque. La passione per la pratica sportiva coinvolge di più i maschi (il 52,9% fa sport in modo continuativo o saltuario, contro il 37,0% delle donne), con motivazioni diverse e limitazioni determinate dalla cura dei figli e della famiglia soprattutto per le donne. I dati evidenziano rilevanti differenze legate all’età: la pratica sportiva raggiunge, infatti, il punto più alto fra coloro che sono in età scolare per poi calare in modo graduale con l’aumentare dell’età. La percentuale di sportivi resta comunque superiore alla media nazionale ad ogni età. Considerando altre variabili socio-demografiche emerge che la quota di sportivi cresce all’aumentare del titolo di studio conseguito, che i single dedicano allo sport più tempo rispetto a chi è sposato o convive e lo stesso vale per gli studenti e i lavoratori rispetto ai pensionati e alle casalinghe. Analizzando le discipline che raccolgono maggior consenso si segnala la profonda “simbiosi” dei trentini con il loro territorio: predominano infatti le attività legate alla montagna (la quota di praticanti discipline invernali o di montagna è quattro volte superiore alla media nazionale), con netta predominanza dello sci alpino (32,8% degli sportivi), seguito da escursio-

nismo, trekking e alpinismo (8%), sci di fondo (5,9%) e sci alpinismo (2,3%). Al secondo posto figura il ciclismo (25,3%), molto praticato anche fra le donne, confermando l’importanza dello sviluppo sul territorio delle piste ciclabili e la notevole promozione di questa disciplina alimentata anche dalla presenza in provincia di campioni. Nel complesso i trentini prediligono le discipline individuali rispetto a quelle di squadra e ciò implica lo scarso ricorso ad allenatori (38,8%) rispetto a quanto rilevato a livello nazionale (52,5%). Alcune discipline hanno un carattere più maschile (calcio) o più femminile (nuoto, ginnastica, pallavolo) ed altre sono strettamente collegate all’età: sport acquatici e calcio sono molto popolari fra i giovani, mentre la ginnastica è lo sport per eccellenza dei più anziani. Per quanto riguarda l’età di inizio, il confronto con i dati nazionali mostra differenze poco significative. I Trentini hanno iniziato a praticare sport mediamente intorno ai 13 anni e i giovani hanno iniziato molto prima rispetto ai loro genitori o ai loro nonni. L’età di inizio diverge notevolmente nelle classi di età più anziane fra maschi e femmine, mentre la differenza è minima fra chi è nato negli anni Settanta. Altro aspetto che caratterizza lo sport trentino è lo scarso tesseramento dei praticanti: mentre a livello nazionale risulta essere intorno al 70%, a livello locale supera di poco il 50%. Ciò può essere spiegato col fatto che i trentini praticano soprattutto attività individuali legate alla montagna, per le quali non è richiesta l’iscrizione ad alcuna associazione. L’analisi della frequenza con

cui è svolta l’attività sportiva allinea il Trentino al contesto nazionale: il 22,3% degli intervistati afferma di aver praticato sport almeno una volta alla settimana, il 32,3% due volte e il 23,7% più spesso. Dall’indagine emerge che la motivazione principale della pratica sportiva per i Trentini è rappresentata dalla passione e dallo svago, seguita dalla ricerca di un mezzo per rilassarsi senza preoccuparsi troppo dei risultati conseguiti, mentre a livello nazionale maggiore importanza è data al mantenersi in forma. La mancanza di tempo è l’ostacolo principale alla pratica dello sport (37,4%), come confermato anche a livello nazionale, seguito dalle difficoltà oggettive legate all’età

(28,5%) e alla salute (16,3%). Anche alle altre attività fisiche svolte nel tempo libero, non classificabili come sport, i trentini dedicano un tempo superiore al resto degli italiani. Si tratta di escursioni in bicicletta, passeggiate in città, in campagna o in montagna, di raccolta di funghi e altre attività che permettono di fare esercizio fisico moderato e di godere la vita all’aria aperta. Per concludere, tra gli sportivi “in pantofole” emerge che i Trentini sono andati a vedere uno spettacolo in misura maggiore rispetto al resto degli italiani

e che tale passione è spiccatamente maschile, interessando soprattutto le fasce più giovani. Le partite di calcio raccolgono naturalmente più spettatori (18%) delle altre discipline, seguono la pallavolo (8,7%), gli sport invernali (7,1%) e il ciclismo (4,6%).


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STORIA

Focus. Usi e costumi sportivi nel mondo antico

Lo sport: una passione che nasce da lontano Vista la grande popolarità di cui oggi gode lo sport, proviamo a compiere un ideale viaggio nel tempo. Scopriremo così tanti interessanti aspetti sul modo di vivere dei nostri antenati, alcuni piuttosto bizzarri, altri, invece, incredibilmente moderni...

di Johnny Gadler

P

er non saper nuotare… Una tra le più antiche discipline sportive praticate dall’uomo fu senz’altro il nuoto, di cui si sono rinvenute le prime tracce in un papiro egiziano del 3000 a.C. A quei tempi immergersi nelle acque del Nilo doveva rappresentare un piacevole passatempo, ma forse anche uno strumento educativo per i giovani, come sarebbe poi avvenuto nel mondo greco-romano. Nel secolo scorso il cinque volte campione olimpico di nuoto Johnny Weissmüller, noto al grande pubblico anche per aver interpretato il personaggio di Tarzan al cinema, amava ripetere che «nuotare è facile come camminare». Su questo aforisma avrebbero senz’altro concordato i Greci e i Romani, presso i quali il nuoto era assai più diffuso che in età contemporanea, tant’è vero che chi non sapeva nuotare era quasi emarginato dalla vita sociale, proprio come oggigiorno accade a chi non sa né leggere, né scrivere. A quel tempo, riferisce infatti il filosofo Platone nelle Leggi, i Greci affermavano che soltanto gli inetti «non sanno né scrivere, né nuotare». Anche il biografo Svetonio, nella sua opera De vita Caesarum, annotava quasi con riprovazione il fatto che l’imperatore Caligola (12-41 d.C.), per quanto

abile in svariate attività, non sapesse nuotare. Nelle loro villae urbanae, sontuose dimore con splendida vista sulla campagna o sul mare, i ricchi romani godevano di tutti gli agi cui erano abituati in città. Tra i tanti ambienti che componevano la proprietà erano pressoché immancabili una piscina per nuotare all’aperto e uno spazio dove fare ginnastica, detto gymnasium o sphaeristerium. I tanti che non possedevano una villa fuori Roma si accontentavano, invece, di nuotare nel Tevere o nel mare, al lido di Baia, posti assai frequentati soprattutto dalla gioventù romana. Ma nell’Urbe luoghi di grande attrazione erano anche gli edifici termali, aperti da mezzogiorno fino all’imbrunire, dove gli antichi si dedicavano alla cura del proprio corpo e al relax. Qui, infatti, alcuni ricorrevano alle sapienti mani dei massaggiatori o dei depilatori; altri si dilettavano in grandi vasche contenenti acqua calda o fredda; altri ancora preferivano tenersi in forma facendo ginnastica nello sphaeristerium. A casa di Seneca Uno spaccato circa la vita quotidiana che si conduceva alle terme dell’antica Roma ci giunge da un’epistola del filosofo Lucio Anneo Seneca (I sec. d.C.); una pagina di straordinaria modernità che vale la pena di riportare per esteso: «Abito proprio sopra

un bagno; immaginati, un vocìo, un gridare in tutti i toni che ti fa desiderare d’esser sordo; sento il mugolio di coloro che si esercitano coi manubri; emettono sibili e respirano affannosamente. Se qualcuno se ne sta buono buono a farsi fare il massaggio, sento il picchìo della mano sulla spalla, e un suono diverso a seconda che il colpo è dato con la mano piatta o incavata. Quando poi viene uno di quelli che non può giocare a palla se non grida e incomincia a contare i colpi ad alta voce, è finita. C’è anche l’attaccabrighe, il ladro colto sul fatto, il chiacchierone che, quando parla, sta a sentire il suono della sua voce; e quelli che fanno il tuffo nella vasca per nuotare, mentre l’acqua sprizza rumorosamente da tutte le parti. Ma per lo meno questi metton fuori la voce che è la loro. Pensa al depilatore che ogni poco fa un verso in falsetto per offriti i suoi servigi; e non sta zitto che quando strappa i peli a qualcuno; ma allora strilla chi gli sta sotto. Senza contare l’urlìo dei venditori di bibite, di salsicce, di pasticcini e degl’inservienti delle bettole che vanno in giro, offrendo la loro merce, ciascuno con una speciale modulazione della voce». Le virtù dei faraoni Già abbiamo accennato a come nel mondo antico l’esercizio fisico e lo sport svolgessero una funzione, oltre che di puro passatem-

po, soprattutto educativa e propedeutica all’attività militare. In Egitto, nei primi secoli del Nuovo Regno, la maggiore occupazione dei re era proprio la guerra, al cui esercizio i principi venivano addestrati sin dall’infanzia con estenuanti prove fisiche. Diodoro Siculo, storico greco del I secolo a.C., racconta che il faraone Ramses II (13001234 a.C.) e alcuni suoi compagni, in gioventù erano stati sottoposti a durissimi allenamenti, come percorrere 120 stadi (quasi 24 km) di corsa, senza potersi fermare, né toccare cibo. Numerosi sono nei papiri egizi gli accenni alla forza fisica del faraone, ma è nelle stele di Thutmosi III e di Amenhotep III che troviamo specificate le loro principali abilità sportive: remare, tirare con l’arco e cavalcare. Qualità molto apprezzate anche dai Greci, specialmente le ultime due, tanto da sfociare in vere e proprie gare, preludio ai Giochi olimpici.

Le origini delle Olimpiadi Diletto, educazione, arte militare – abbiamo detto – furono le molle che spinsero gli antichi a praticare attività sportive. A far nascere le Olimpiadi, però, fu un’altra motivazione: il rito. Per la tradizione, infatti, i primi Giochi olimpici si tennero ad Olimpia nel 776 a.C., istituiti dal re dell’Elide Ifito nell’ambito di una cerimonia religiosa in onore di Zeus. Secondo la ricca quanto complessa mitologia greca, nel posto in cui sorgeva la città di Olimpia il titano Crono avrebbe dato prova, in gioventù, di grande abilità fisica, e sempre lì, da vecchio, sarebbe stato battuto dal figlio Zeus. In seguito anche Apollo avrebbe scelto quel


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Focus. Usi e costumi sportivi nel mondo antico luogo per disputarvi i suoi incontri di pugilato. Quale altra città della Grecia, quindi, sarebbe stata più adatta per ospitare i Giochi olimpici? Le Olimpiadi inizialmente contemplavano un’unica disciplina - la corsa podistica, suddivisa in tre specialità: velocità (200 m), mezzofondo (400 m), fondo (5000 m) – ma ben presto si arricchirono di altre discipline, come la lotta, il pugilato, il pankration (un’incredibile mischia senza alcuna regola), le gare per cavalli e bighe, nonché il pentathlon che a quell’epoca prevedeva le seguenti prove: il lancio del giavellotto e del disco, il salto in lungo, la corsa (200 m) e la lotta. Grande appassionato di pentathlon fu il filosofo Aristotele, che definiva così questo sport: «Tutto il corpo, tutte le forze impegnate: eleganza e robustezza». Nel mondo antico l’importanza e la popolarità delle Olimpiadi furono davvero straordinarie, tanto da attirare decine di migliaia di spettatori fin dalle prime edizioni e addirittura da far sospendere le guerre per tutta la durata dei giochi. Alle gare, che si svolgevano ogni quattro anni

in uno stadio e in un ippodromo costruiti per l’occasione, in origine furono ammessi solo concorrenti provenienti dall’Elide e appartenenti all’aristocrazia; ma ben presto la partecipazione fu estesa agli atleti di tutta la Grecia - e poi dell’intero Impero Romano –a patto, però, che fossero di condizione libera e che non avessero mai subìto condanne. Nudi alla meta Sulla scia del successo delle gare olimpiche, eventi sportivi analoghi furono promossi anche da altre città, tra cui Atene. Fu proprio in occasione dei giochi ateniesi, secondo la tradizione, che si

originò un’usanza curiosa e al tempo stesso dalle conseguenze disastrose per il futuro delle Olimpiadi. Durante una gara podistica, infatti, un concorrente perse i pantaloncini; l’atleta inciampò e cadde a terra rovinosamente, rimanendo ucciso sul colpo. I magistrati allora imposero

di gareggiare completamente nudi. Il divieto assoluto di indossare indumenti, ad un certo punto, fu esteso pure agli allenatori, giacché si voleva evitare un nuovo “caso Ferenika”. Nella società greca, infatti, le donne erano escluse da molte attività, tra cui proprio la partecipazione alle Olimpiadi, sia in veste di atlete, sia di semplici spettatrici. Ma Ferenika di Rodi, madre di un valorosissimo pugile, bramava a tal punto di ammirare il figlio in azione, che aggirò la legge travestendosi da allenatore. La donna, però, fattasi prendere dalla foga per il match, finì col tradirsi. Scoperto l’inghippo i magistrati condannarono Ferenika alla pena capitale – cui scampò per puro miracolo – e decretarono che, da quel momento in poi, anche

gli allenatori si sarebbero dovuti presentare alle gare completamente nudi. Nel IV secolo d.C. la comunità cristiana cominciò ad osteggiare fortemente le Olimpiadi, sia per la loro origine pagana, sia per la nudità spudoratamente esibita. Fu l’imperatore Teodosio I, che voleva farsi perdonare da Sant’Ambrogio la strage di Tessalonica, a decretare nel 393 d.C. la soppressione dei Giochi olimpici, mentre otto anni più tardi Teodosio II fece addirittura distruggere la città di Olimpia. Tuttavia il ricordo e il fascino di quei giochi sopravvissero al trascorrere dei secoli; così, per volontà del barone francese Pierre de Coubertin, nel 1896 le Olimpiadi furono riesumate e tutt’oggi continuano, seppur in luoghi e in modi diversi dal passato. L’eco delle Olimpiadi Nella penisola italica l’eco dei Giochi olimpici fece subito breccia presso gli Etruschi i quali, imitando i Greci, iniziarono a svolgere esercizi sportivi in occasione delle cerimonie dedicate alle divinità e durante i funerali. Dall’Etruria, poi, la grande


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STORIA

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Focus. Usi e costumi sportivi nel mondo antico passione per i giochi sarebbe giunta verso il VII secolo a.C. anche a Roma che, a quel tempo, era ancora una città come tante altre. Quando Tarquinio Prisco - il quinto re di Roma, ma il primo di origine etrusca - salì al potere alla fine del VII secolo a.C., promosse delle manifestazioni sportive che, per organizzazione e spettacolarità, nell’Urbe non avevano precedenti. «Scelto per campo il Circo Massimo e insediati senatori e cavalieri nei palchi costruiti su un’armatura di dodici piedi d’altezza – scrive lo storico Tito Livio nel I libro della sua storia di Roma – istituì i giuochi romani, nei quali presentò cavalli da corsa e pugili che aveva fatto venire espressamente dall’Etruria». Sull’importanza attribuita allo sport dagli Etruschi abbiamo numerosissime testimonianze. In una tomba scoperta a Tarquinia nel 1958 e poi ribattezzata Tomba delle Olimpiadi, ad esempio, sono state rinvenute delle pitture murali, risalenti al 525-520 a.C., che raffigurano le principali discipline sportive praticate da questo popolo. Vi si possono riconoscere il lancio del disco, il salto, il pugilato, il podismo, la gara con le bighe. In un’altra tomba, quella degli Àuguri (530 a.C. ca.), troviamo invece la scena di due lottatori completamente nudi; nel dipinto figurano anche i tre grandi vasi in bronzo destinati al vincitore, nonché due tevarath, cioè gli arbitri dell’incontro. Nella tomba delle Bighe (V secolo a.C.) vi sono scene che ritraggono atleti impegnati nel pugilato, nel lancio del disco e del giavellotto, nel salto in alto, nonché nella sfilata e nei preparativi per le corse delle bighe, popolarissime gare di carri a due ruote, trainati da due cavalli o da quattro cavalli (quadrighe) che venivano guidati, stando in piedi, dagli aurighi. Lo stratagemma di Aulo Caecina Una tra le prime gare di bighe di cui siamo a conoscenza è riportata nell’Iliade, nel passo in cui Omero racconta

i funerali di Patroclo, l’eroe della guerra di Troia ucciso da Ettore e vendicato da Achille, episodio che ebbe una grande influenza sulla cultura etrusca, tanto da essere riprodotto svariate volte nelle arti figurative. Per i nobili etruschi le gare con i carri trainati da cavalli rivestirono un’importanza straordinaria, documentataci anche da un gustoso aneddoto riportato da Plinio nel X libro della sua monumentale Naturalis Historia. Lo scrittore latino racconta che, nel I secolo a.C., il rampollo di una delle più note famiglie equestri di Volterra, Aulo Caecina, possedeva una scuderia con la quale amava partecipare alle gare delle quadrighe che si svolgevano al Circo Massimo di Roma. In Etruria l’attesa per conoscere l’esito delle gare era così spasmodica che il giovane, per informare quasi in diretta i tifosi rimasti a Volterra, aveva escogitato un ingegnoso sistema. Quando Aulo Caecina partiva alla volta di Roma, infatti, portava sempre con sé delle colombe che, subito dopo la conclusione delle corse, dipingeva con i colori del vincitore e liberava affinché facessero ritorno a Volterra, comunicando in quel modo il risultato delle gare. Ma anche per i Romani le gare delle bighe assunsero grande importanza, tanto da soppiantare combattimenti più cruenti come, ad esempio, le lotte tra i gladiatori di cui sottacciamo, sia perché, sebbene imperniati sulla forza fisica, forse inerisco-

no più alla categoria degli spettacoli che a quella dello sport, sia perché, per la loro complessità, non si possono trattare esaurientemente in poche righe, sia perché – infine- riteniamo che siano uno degli aspetti più conosciuti dell’antica Roma, se non altro per la massiccia rivisitazione cinematografica – per quanto non sempre fedele - di cui sono stati oggetto anche in tempi recenti. Sfatiamo i miti Nella nostra società, quando vogliamo sottolineare il degrado cui è giunto lo sport contemporaneo (doping, match truccati, arbitraggi contestati, scontri tra tifoserie, ecc.), talvolta rispolveriamo con nostalgia il vecchio motto del barone De Coubertin, secondo cui «l’importante non è vincere, ma partecipare». Così amiamo immaginare lo sport del mondo antico come un perfetto esempio di lealtà, di virtù, di disciplina e di totale armonia tra gli atleti e le loro rispettive tifoserie. Niente di più sbagliato! Anche in passato, infatti, si registrarono, né più né meno, le medesime contraddizioni che noi oggi tanto biasimiamo. Vediamone qualche esempio emblematico. Benché gli atleti che gareggiavano alle prime Olimpiadi fossero dei dilettanti, ben presto comparvero campioni sponsorizzati dalle loro città di provenienza, pagati sottobanco con compensi in denaro sempre più spropositati, per non dire poi degli onori di cui godevano, che

alimentavano fenomeni di divismo non molto diversi da quelli odierni. Allo stesso modo non mancavano casi di corruzione, violazioni ai regolamenti cui seguivano pesanti ammende, nonché episodi di violenza tra le opposte tifoserie. A tale proposito sentite un po’ cosa racconta lo storico Tacito su un fatto avvenuto nel 59 d.C. a Pompei: «un futile incidente provocò un orrendo massacro fra i coloni di Nocera e quelli di Pompei; avvenne durante un combattimento di gladiatori dato da Livineio Regolo. Come avviene di solito nei piccoli centri, si cominciò con dei lazzi alquanto pesanti, poi volarono pietre, e si finì col giungere alle armi. La plebe di Pompei ebbe la meglio. Molti nocerini furono portati a casa loro mutilati nel corpo; non pochi piangevano la morte di un figlio o di un padre. Il principe rimise il giudizio di questa faccenda al Senato, che la rinviò ai consoli. Su nuova istanza, però, il Senato proibì alla città per dieci anni tale tipo di riunioni: Livineio e gli altri autori della sedizione furono puniti con l’esilio». A documentarci l’episodio, oltre alle parole di Tacito, ci rimane anche l’inequivocabile immagine di una pittura murale conservata al Museo Nazionale di Napoli. Nel dipinto, che oggi potremmo intitolare “scene di guerriglia urbana e di tafferugli sugli spalti”, sono immortalati, a volo d’uccello, i cruenti scontri tra le due fazioni. Pure dalla civilissima Bi-

sanzio giunsero notizie, nel tardo impero, di violenti scontri, con numerosi morti, in occasione delle corse con le bighe. Ma potevano anche accadere tragedie simili a quella dello stadio Heysel di Bruxelles dove, il 29 maggio 1985, morirono 38 tifosi juventini. Ai tempi di Antonino Pio, infatti, 1.112 spettatori perirono nel crollo delle tribune del Circo Massimo e analoga sorte toccò, al tempo di Diocleziano, ad altre 13 mila persone. D’accordo, si dirà, nel mondo antico saranno stati anche degli esagitati ma, data l’importanza che attribuivano all’attività fisica, quantomeno non avranno avuto problemi di linea, o vogliamo negare che l’obesità sia un male della società moderna, opulenta e sedentaria? Ebbene sì, lo dobbiamo negare perché, per quanto possa sembrarci strano, anche gli antichi dovevano combattere le famigerate “maniglie dell’amore”. Addirittura Catullo e Virgilio (I sec. a.C.) parlano, rispettivamente, di obesus etruscus (etrusco obeso) e di pinguis thirrenus (grasso tirreno). Certo, queste definizioni erano anche frutto di luoghi comuni come quello che, ancora oggi, vorrebbe tutti i vicentini “magna gatti”. Ciò però non toglie che, sia gli Etruschi che i Romani, spesso si ritrovassero in sovrappeso, tant’è vero che a Roma erano già state introdotte le leggi suntuarie, volte proprio a moderare gli eccessi della tavola di cui troviamo esempi molto significativi nelle Epistulae di Seneca. Nel II secolo a.C. Marco Porcio Catone – il cui soprannome, il Censore, già dice tutto - ai cavalieri troppo grassi ritirava il cavallo, motivando il proprio gesto, ci riferisce Plutarco, con le seguenti parole: «Come allo Stato potrebbe essere utile un corpo nel quale tutto il posto dal collo alla cintura, è occupato dall’addome?». La domanda, ad oltre duemila anni di distanza, rimane senza risposta. E ancora attuale.


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FOCUS

Sport. Nostra intervista al Vicepresidente Vittorio Piacentini

Ausugum Borgo Volley, una solida realtà... Da più di 40 anni l’Ausugum di Borgo rappresenta una solida realtà nel panorama della pallavolo della Valsugana e dell’intera Regione. Nei campionati 2009-2010 la società schiera ben 8 formazioni: 3 maschili (Serie C, Under 18, Under 14) e 5 femminili (Serie C, Prima Divisione, Under 16, Under 14, Under 13), oltre ai gruppi del Mini Volley. La Finestra ha incontrato l’infaticabile Vicepresidente, Vittorio Piacentini.

testo e foto di Giuseppe Facchini

P

iacentini, perché avete compiuto una precisa scelta a favore dell’attività giovanile? «Abbiamo 150 tesserati, il più vecchio è nato nel 1982, ha 27 anni, sono praticamente tutti ragazzi. Lo scorso anno abbiamo avuto la proposta di disputare la B1 al posto della Val di Non, ma questo non era compatibile con l’occhio di riguardo che abbiamo verso il settore giovanile. Inoltre il Palazzetto dello Sport è molto grande, ma anche molto utilizzato e quindi va bene così». Qual è la difficoltà maggiore di una società come la vostra? «Prima di tutto far quadrare il bilancio in un periodo di difficoltà economica come questo nel reperire i fondi necessari; gli atleti non sono remunerati ma le spese ci sono, il vestiario, l’organizzazione, le palestre». La cosa più bella? «Veder crescere il movimento giovanile anche in qualità, uno dei nostri ragazzi Mario Pianesi gioca in A2 con il Bassano, un altro Michele Capra gioca in B1 con il Cagliari ma è della Sisley Treviso, Ilaria Antonucci è in A2. È molto bello vedere tanti giovani che migliorano e

più grande è avere tanta gente del posto che gira nel Palazzetto intorno ad uno sport sano e bellissimo come la pallavolo».

per qualcuno la pallavolo può diventare una professione». Quali sono gli obiettivi per quest’anno? «Quattro anni fa abbiamo vinto la C e potevamo andare in B2, ma non ce lo possiamo permettere, anche se abbiamo diversi sponsor che amano questo sport perché hanno i figli che giocano o sono

Il presidente Willy Cia (a sinistra) e il vicepresidente Vittorio Piacentini

anch’essi ex giocatori. L’obiettivo è cercare di avvicinare le varie realtà circostanti a Borgo alla pallavolo, vogliamo allargare il bacino di utenza, ma è fondamentale l’aiuto e la collaborazione dei genitori, proveremo a fare un corso nel Tesino di avvio alla pallavolo. Speriamo non sia solo un sasso nell’acqua, ma che crei tanti cerchi in modo da allargare il giro». Squadra Ausugum Prima Divisione

Ausugum Under 16

Il rapporto con i tecnici? «Ottimo, tranne uno sono tutti tecnici del nostro vivaio, ex-giocatori». Il Presidente dell’Ausugum Borgo è Willy Cia, grande appassionato di questo sport. «La nostra è una società storica nata nel 1971, come il nome che portiamo Ausugum, la via antica che passava per Borgo. È una grande famiglia, dai 4 anni fino ai Dirigenti, con tante gioie a qualche problema; la soddisfazione

Come mai è più difficile trovare ragazzi rispetto alle ragazze? «I ragazzi nello sport hanno più scelta, come il calcio, il ciclismo, l’atletica, le arti marziali, le ragazze hanno minori opportunità sportive». Gli obiettivi sportivi per questa stagione? «Per la squadra maschile di Serie C, fare un bel campionato e costruire una bella ossatura per il futuro. Sarebbe bello tornare a livelli ancora più alti, negli anni ‘80 abbiamo fatto otto anni di C1 che corrispondeva alla terza serie nazionale e 8 anni di B2. Per la squadra femminile di Serie C rimanere nella serie è l’obiettivo, lo scorso anno eravamo in Serie D poi la Federazione ci ha chiesto di giocare in C per la rinuncia di una squadra altoatesina». Quali sono i maggiori impegni? «Coordinare le molteplici attività della società, la federazione, l’organizzazione, gli allenamenti, la responsabilizzazione dei genitori. Lo sport non deve essere un parcheggio o supplire a carenze di altro tipo, ma una vera scelta di vita ed educativa».


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Sport. Nostra intervista al Vicepresidente Vittorio Piacentini

AUSUGUM BORGO

Mariano Caumo, allenatore serie C maschile

Presidente: Willy Cia Vicepresidente: Vittorio Piacentini Segretario: Ferruccio Perini Squadra Serie C maschile Casa Ausugum Borgo Allenatore: Mariano Caumo Aiuto allenatore: Mario Marchi La rosa della squadra: Stefano Caumo, Carlo Dietre, Roberto Hueller, Fabrizio Pecoraro, Nicola Pecoraro, Alberto Tavernar, Luca Laner, Andrea Hueller, Dario Bastianello, Alessandro Capra, Michele Rosso, Gianluca Del Sorbo Squadra Serie C femminile Ossicolor Borgo Allenatore: Marco Dalsasso La rosa della squadra: Claudia Segnana, Lidija Matanovic, Stefania Dalledonne, Anna Stroppa, Elisa Groff, Silvia Marchi, Valentina Tessari, Cristina Faitini, Barbara Facchini

Serie C Maschile

Squadra Prima Divisione femminile Allenatore: Domenico Di Turi Mario Marchi, aiuto allenatore

Squadra Under 16 femminile Allenatore: Patrizio Tessari Aiuto allenatore: Ezio Toccoli Squadra Under 14 femminile Allenatore: Valentina Tessari Squadra Under 13 femminile Allenatore: Fernando Nesler Squadra Under 18 maschile (con Levico) Allenatore: Claudio Segnana

Ausugum serie C femminile

Marco Dalsasso, allenatore serie C femminile

Squadra Under 14 maschile (con Levico) Allenatore: Marco Galvagni


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Levico Volley, una grande passione per lo sport Nel settore della pallavolo maschile, l’Alta Valsugana si presenta in questa stagione con quattro squadre, la formazione maggiore che milita nel campionato di Serie C, quella di serie D, l’Under 18 e l’Under 14, ambedue in collaborazione con l’Ausugum di Borgo...

testo e foto di Giuseppe Facchini

arrivati due nuovi e due se ne sono andati». Avere in regione una squadra di livello mondiale come l’ITAS è un vantaggio? «Il vantaggio maggiore è quello di dare visibilità e risalto a questo sport».

I

l Presidente del Levico Volley, Gianni Fruet, ci parla degli obiettivi della squadra di Serie C. «Abbiano una squadra di esperienza con tutte le caratteristiche per poter fare un bel campionato. Noi e l’Olimpia siamo dati per favoriti. Ma il vero obiettivo è mantenere la serie C e nel contempo far crescere il settore giovanile; nel campionato di serie D invece puntiamo ad arrivare nelle prime tre posizioni». Quali sono i problemi maggiori per un settore come il vostro? «Non ci sono tanti giovani che si avvicinano alla pallavolo, ci sono pochi ricambi. Per l’Under 18 e l’Under 14 era difficile fare una squadra e così ci siamo messi insieme con l’Ausugum di Borgo. Abbiamo bisogno di aiuto (arbitri giovanili, segnapunti, dirigenti), siamo un bel gruppo di buona volontà ma non è mai abbastanza. In ogni caso l’alleanza con le altre società nel progetto dell’Alta Valsugana si è rivelato vincente». L’allenatore della Levico Stet di serie C, è Michele Leonesi da 4 anni, prima allenatore all’ITAS con la quale ha vinto lo scudetto Under 18, e prima ancora con il Bolghera e il Cavalese. «Mi trovo molto bene a Levico – dice Leonesi – è un gruppo di “vecchietti”, ma che ha ancora tanta voglia di giocare e divertirsi. Ho una grande passione per questo sport, nessuno mi ha

Levico serie C Nella foto in alto da sx Fruet Gianni (presidente), 6 Ciola Alessandro, 5 Reggio Nicola, 4 Luca Bertoldi, 7 Dalsasso Lorenzo, 8 Kier Gian Marco, 12 Toller Giorgio, 13 Ballista Stefano, 10 (libero) Pedrolli Andrea, in basso da sx 11 Segatta Fabio, 9 Massimiliano Zendri, 3 Alessio Guido, Allenatore (Coach) Leonesi Michele, 15 (capitano) Mosca Mirko, 1 Carisi Stefano.

mai messo pressione, sto bene e ho un ottimo rapporto con i dirigenti». Si parla di voi come favoriti. «Sì, ma non abbiamo grandi ambizioni, senza tanti proclami se non di fare bene, se si vince bene, ma l’importante è giocare bene. Anche quando si perde l’importante è dare il massimo e uscire a testa alta. Da noi non ci sono titolari, giocano tutti, un gruppo di 13-14 persone che si equivalgono e questo è positivo, è un gruppo omogeneo del quale sono molto soddisfatto». La squadra è quella degli ultimi anni? «Essenzialmente sì, l’ossatura è quella degli ultimi 6-7 anni. Con qualche innesto, rispetto allo scorso anno ne sono

Michele Leonesi, allenatore squadra serie C

Squadra serie C maschile ASD Levico Stet Alta Valsugana Presidente: Gianni Fruet Allenatore: Michele Leonesi La rosa della squadra: Alessandro Ciola, Nicola Reggio, Luca Bertoldi, Lorenzo Dalsasso, Gian Marco Kier, Giorgio Toller, Stefano Ballista, Andrea Pedrolli, Fabio Segatta, Massimiliano Zendri, Alessio Guido, Stefano Carisi, Mirko Mosca (capitano)

Andrea Nardelli, Allenatore squadra serie D

Squadra Serie D maschile: Sponsor: Martinelli Itas Allenatore: Andrea Nardelli Aiuto allenatore: Igor Bacia Squadra Under 18 maschile (insieme con Borgo): Sponsor: Libardoni Allenatore: Claudio Segnana Squadra Under 14 maschile (insieme con Borgo): Sponsor: Dalprà Allenatore: Andrea Galvagni Gianni Fruet, Presidente


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AT T U A L I T À

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Lettera aperta dell’assessore Panizza IN BREVE

Costumi tradizionali: «attenti ai falsi storici»

CALCERANICA

Agricoltura sostenibile

Diverse famiglie stanno monitorando il modo di coltivare la terra nella zona del lago di Caldonazzo e dintorni: irrorazioni periodiche e distanze di

Di seguito pubblichiamo una nota inviataci dall’assessore alla Cultura Franco Panizza in merito alle polemiche sui costumi tradizionali del Tesino.

V

orrei portare un contributo di chiarimento e insieme di approfondimento alla recente polemica sollevata dagli amici del Tesino che, giustamente orgogliosi della tipicità storica dei propri costumi tradizionali – di cui esistono (cosa rara) antiche e molteplici evidenze iconografiche, testimonianze scritte e un uso consolidato e documentato fin dentro la modernità - temono di essere oggetto di “cloni” e di scopiazzature da parte di formazioni corali o folcloristiche di altri territori. Mi preme innanzitutto sottolineare alcuni concetti che stanno alla base del mio impegno in funzione di una riscoperta dei costumi tradizionali in una dimensione culturale e di riappropriazione identitaria. Un aristocratico bolzanino appassionato di tradizioni popolari e acquerellista poco più che mediocre, che si chiamava Carl von Lutterotti, percorrendo le strade del nativo Tirolo intorno agli anni ‘20 dell’Ottocento, ebbe modo di registrare con una certa meticolosità le diversità del vestiario popolano del tempo, vuoi nella parte tedesca, vuoi in quella

italiana o “guelfa” (wälsche) della regione. Oggi, i suoi acquerelli, abbozzati poco più che per gioco in ottemperanza alla voga del tempo, rappresentano una delle fonti più importanti per la storia del costume popolare trentino e possono essere un utile punto di riferimento per quanti, nel mondo dell’associazionismo trentino corale o bandistico, cerchino un modello per dei nuovi costumi di coro o di banda che abbiano il pregio di un blasone storico. Questo naturalmente va benissimo, a patto che vengano rispettate alcune avvertenze, che si possono riassumere come segue. Per prima cosa il Lutterotti ha ritratto lo stato di fatto, forse un po’ idealizzato, del vestimento popolare dei suoi tempi nelle diverse località, assai prima che questo fosse diventato consapevolmente un “costume”. Non è pertanto possibile, sulla base dei suoi acquerelli, trarre indicazioni inequivocabili per individuare delle tipologie ideali del costume popolare, tanto più se per costume si voglia intendere, come è spesso il caso di cori e di bande, una vera e propria “uniforme”. Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina – che

Franco Panizza

ha pubblicato gli acquerelli del Lutterotti nella fortunata pubblicazione “I costumi popolari del Trentino” (esaurito da tempo ed ormai prossimo alla sua terza ristampa) – è naturalmente a piena disposizione di quanti vorranno provare ad immaginare un costume popolare locale storicamente plausibile, con l’avvertenza però che il Museo non possiede, come molti pensano e come sarebbe forse desiderabile, il “metro campione” del costume popolare di tutte località del Trentino. Insomma: qualsiasi operazione di questo segno andrà condotta calibrando fonti diverse, identificando un periodo storico di riferimento e stando attenti a distinguere bene tra vestimento storicamente accreditato, ipotetico costume identificativo di luogo e di ceto e la desiderata

uniforme propria delle occasioni rituali in cui un coro o una banda sono chiamate a presentarsi al pubblico. Con queste poche premesse, che vogliono essere ossequiose della verità storica, ma anche dei patrimoni tradizionali dei vari territori, e con il vaglio attento delle fonti iconografiche disponibili, una rivisitazione di taglio etnografico dei costumi delle bande e dei cori del Trentino è sicuramente proponibile e forse anche provvida. L’importante, con questo desiderio di tipicità ed etnicità, è non creare dei falsi, magari scimmiottando più o meno intenzionalmente le tradizioni proprie del nostro vicino. Dal canto nostro, come Assessorato alla Cultura, possiamo assicurare che le prossime richieste di contributo verranno attentamente visionate per scongiurare casi come quelli paventati in questi giorni sui giornali. Lo faremo dotandoci del parere, ove necessario, di esperti. Ma sono sicuro che, con le avvertenze e le consapevolezze sopra esplicitate, non ve ne sarà bisogno. Franco Panizza

Assessore alla cultura, ai rapporti europei e alla Cooperazione

sicurezza dalle case costruite, diradamento delle giovani mele, concimazioni, uso degli estri fosforici, defogliamento artificiale ecc. Sono tutti interventi che creano ansia e preoccupazioni se non vengono seguite delle regole ben precise che ogni regione, provincia comune o zona agricola dovrebbe darsi e poi rispettare. Si è visto come l’insorgenza di malanni, tumori, cancro, asma enfisema polmonare, malattie della pelle, allergie siano direttamente proporzionali all’uso smodato di esteri fosforici, di pesticidi, di concimazioni chimiche e di conservanti o “lucidanti”. Queste sono le avvertenze che sono emerse nella riunione tenuta nella sala delle Associazioni di Calceranica al Lago con la presenza di Sergio De Romedis e Virgilio Rossi del Comitato per il diritto alla salute Valle di Non, con esponenti del Consorzio Frutticoltori Alta Valsugana e con il dott. Roberto Cappelletti di “Medici per l’ambiente”. Anche la natura sta ribellandosi ad un’agricoltura fortemente gravata da interventi chimici e “gli scopazzi” ancora non si sa bene da cosa derivino. Certo è ormai il tempo di fissare regole certe, ben rispettate. LDC


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CRONACHE

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Focus. Il 4° Interclub su “Il Trentino ieri, oggi e domani: personaggi e testimoni” PERGINE

La storia del sindacato trentino al Rotary Club Il quarto incontro si è svolto il 18 novembre scorso ancora a Levico Terme nella sede del Rotary Club Valsugana...

I

di Mario Pacher

l programma comune elaborato tra i Rotary Club Fiemme e Fassa, Trentino Nord, Trento e Valsugana, che ha come tema la trasformazione del Trentino dalla seconda metà del secolo scorso, con la nascita dell’Autonomia, ai giorni nostri, si è fin qui sviluppato su quattro incontri: il primo si è tenuto a Levico Terme, presso la sede del Rotary Club Valsugana, dove il relatore dott. Nadio Delai ha trattato il tema dell’industria in Trentino; sono seguiti quindi l’incontro con il dott. Paolo Marega che ha parlato di “Credito e Assicurazioni” e il convegno su “L’autonomia come motore di sviluppo” con i relatori dott. Franco de Battaglia, dott. Gianfranco Postal, prof. Roberto Toniatti e con le testimonianze del dott. Giorgio Postal e del dott. Tarcisio Andreolli. Il quarto incontro si è svolto il 18 novembre scorso ancora a Levico Terme nella sede del Rotary Club Valsugana ed è stato preceduto dalla consegna dei premi ai vincitori della lotteria Una chiave per amore che ha fruttato ben 37.340 €uro, versati alla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica. Il rotariano Renato Tomasi, “anima“ dell’iniziativa, ha consegnato i premi unitamente ai Presidenti dei Club. Il dott. Aldo Duca (già segretario generale della CISL Trentina, consigliere regionale, assessore della PAT, docente universitario) ha tracciato la storia

Premiato Roberto Frachetti (a sinistra)

del Sindacato trentino che è in larga misura la storia dell’Autonomia trentina, del suo sviluppo, delle sue speranze e delle sue realizzazioni; una storia con al centro la tutela della dignità del lavoro e la ricerca di forti e robuste tutele sociali per i più deboli e bisognosi. Se la Provincia autonoma è spesso citata come esempio di istituzione efficiente e innovatrice e al contempo ricca di servizi sociali e di tutele, il merito va anche ad un movimento sindacale che ha svolto fino in fondo il suo ruolo politico e sociale. Infatti il movimento sindacale insieme con il movimento cooperativo sono stati riferimenti costanti di una società civile che ha saputo salvaguardare i valori della solidarietà e della giustizia sociale. Nell’immediato dopoguerra e negli anni ‘50, nonostante le divisioni e le lacerazioni, il sindacato contribuì ad

elaborare un progetto alternativo di sviluppo in grado di contrastare una situazione economica di sottosviluppo e mancanza di lavoro. Si ricorda in particolare il convegno del febbraio ‘58 presso la Camera di Commercio diretto a stimolare un diverso intervento pubblico nel contesto economico locale. Si distinse anche su questi temi l’impegno e l’intelligenza di Giuseppe Mattei, sindacalista della CISL, protagonista delle lotte sindacali fino agli inizi degli anni ‘70. I temi dello sviluppo economico (industrializzazione) e della politica sociale (casa, sanità, servizi sociali, diritto allo studio ed università) furono al centro dell’azione sindacale anche negli anni ‘60, con risultati importanti in una stagione di innovazione e di crescita sotto la presidenza Kessler. Anni che preludevano a cam-

biamenti profondi che si realizzarono a partire dall’autunno caldo del ‘68 e che videro insieme al sindacato un forte protagonismo anche del movimento studentesco. Negli anni ‘70 ed ‘80 si consolidò un ruolo del sindacato come interlocutore politico del governo provinciale a tutela degli interessi dei lavoratori fuori dai cancelli delle fabbriche e dei posti di lavoro. L’autonomia istituzionale consentì di dare risposte innovative alle crisi occupazionali (si ricorda la vicenda Grundig) e di raggiungere livelli di occupazione e di tutele sociali di assoluta rilevanza nel contesto nazionale. La relazione del dott. Duca è stata doppiamente interessante sia per la preparazione del relatore, sia per l’interesse che ha destato riproducendo fatti di cui è stato diretto testimone o addirittura protagonista. Il ciclo di incontri proseguirà nei prossimi mesi e si concluderà in maggio con un convegno a cui parteciperanno istituzioni e autorità. L’obiettivo è quello di contribuire, con questo excursus storico, a ricercare le migliori soluzioni recuperando gli insegnamenti del passato, sia in senso positivo che negativo, per un Trentino da lasciare alle prossime generazioni. Le relazioni e i convegni saranno oggetto di un volume che potrà essere materiale di studio per gli studenti e traccia di lavoro per i nostri amministratori.

Tecnoclima, un progetto di espansione Sottoscritto recentemente dall’assessore all’industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi un accordo sindacale per l’espansione aziendale della Tecnoclima s.p.a. di Pergine. Si tratta di un progetto volto alla creazione di una nuova unità produttiva, con apposito capannone e l’inserimento di macchinari ad alta tecnologia e strumentazioni da laboratorio, che si collocherà in zona Fosnoccheri, per la fabbricazione di apparecchiature e sistemi speciali di grandi dimensioni per il trattamento e condizionamento dell’aria. Il progetto della Tecnoclima, leader nel settore della termoventilazione, si pone come obiettivo l’incremento della capacità produttiva aziendale, prevedendo nuove tecnologie produttive e l’apertura verso nuovi mercati europei. Il relativo piano industriale ha carattere triennale e prevede un aumento dell’occupazione di 25 addetti, scelti dalle liste di mobilità o da altre aziende che abbiano ridotto la propria occupazione. L’accordo è stato sottoscritto dal legale rappresentante di Tecnoclima, Alfonso Vescovi, accompagnato dalla figlia Ilaria, Presidente di Confindustria Trento, e dai sindacalisti Nobis per la CISL e Bernardi per la CGIL. I presenti, fra cui anche i vertici del Dipartimento industria della Provincia, dell’Agenzia per gli incentivi e i rappresentanti dell’Agenzia del lavoro, hanno sottolineato l’importanza di questa occasione, che rappresenta un segnale di vitalità industriale anche per la Valsugana, oggi interessata a momenti di crisi per alcune realtà aziendali, e che fa ben sperare per il futuro. Il titolare della Tecnoclima s.p.a. ha quindi illustrato le strategie di mercato dell’azienda, alla luce della situazione complessiva del settore. L’assessore Olivi ha evidenziato, con soddisfazione, l’importanza delle strategie imprenditoriali impostate sulla continua ricerca di nuove tecnologie e sull’apertura verso nuovi orizzonti commerciali, auspicando che sia questo lo spirito che connota l’industria trentina, al passo con i tempi e proiettata verso il futuro.


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CRONACHE

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La delibera. Interventi che riguardano soprattutto Trento e Pergine IN BREVE

Intesa per riqualificare alcuni elettrodotti

Orchidee per un asilo in Abruzzo

Anche con un fiore si può aiutare un paese terremotato a risorgere. Fiori come le centinaia di “orchidee per l’Abruzzo” che, vendute per beneficenza, consentiranno di realizzare un asilo nido a Pizzoli, piccolo borgo di 3.600 abitanti della

Un protocollo d’intesa che permetterà di dismettere alcuni elettrodotti di cui da anni i comuni di Trento e Pergine chiedevano lo spostamento.

S

u proposta del Presidente Dellai, la giunta provinciale il 20 novembre scorso ha deliberato di sottofirmare un importante protocollo d’intesa la cui attuazione consentirà di dismettere alcuni elettrodotti di cui da anni i comuni di Trento e Pergine chiedevano lo spostamento. Si tratta di una nuova cabina primaria in località Ciré di Pergine; della realizzazione di un collegamento fra questa cabina e l’esistente cabina primaria di Trento Sud; della dismissione totale del tratto di elettrodotto Trento Ponte San Giorgio Trento Nord - Martignano, della linea Trento - Ponte San Giorgio - Borgo e del tratto MartignanoCognola-S. Bartolomeo -Trento Sud, della linea Mezzocorona-Mori. Infine, nei comuni di Pergine e Civezzano verrà spostato e riqualificato un tratto della linea Borgo-Lavis, a nord degli abitati di Pergine e Civezzano. Facendo seguito ad un’Intesa Istituzionale di Programma tra Governo e Provincia autonoma di Trento stipulata nel 2001, nel 2006 TERNA S.p.A., la società che possiede e gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, e la PAT hanno sottoscritto un accordo di programma quadro e protocollo di intesa che ha previsto l’attivazione di un tavolo tecnico quale sede di confronto, scambio di informazioni e collaborazione, con particolare riguardo a ipotesi e studi sullo sviluppo e

co in Alta Valsugana, valle di Cembra e altopiano di Piné; 2. realizzazione del collegamento tra la nuova cabina primaria Ciré e l’esistente cabina primaria di Trento Sud nei comuni di Pergine e Trento, mediante una nuova linea a 132 kV in parte aerea ed in parte in cavo interrato; 3. nel comune di Trento, dismissione del tratto Trento Ponte San GiorgioTrento Nord-Martignano della linea a 132 kV n. 123

Veduta di Trento

la razionalizzazione degli elettrodotti in Trentino. Nel corso di diversi incontri del tavolo tecnico si sono affrontate alcune problematiche tecniche della rete elettrica nazionale nei comuni di Trento e Pergine cercando di coniugarle con l’esigenza della PAT e dei comuni di razionalizzare le linee elettriche che insistono nell’area ad Est di Trento migliorandone l’impatto urbanistico. . TERNA e PAT hanno quindi concordato di riassumere tale soluzione, in quanto collegata ad un comune progetto di risanamento, oltre che di razionalizzazione, in un unico Protocollo di intesa che coinvolge anche le amministrazioni comunali di Trento, Pergine, Civezzano e SET Distribuzione S.p.A. in quanto proprietaria di parte degli elettrodotti interessati. Questo protocollo è stato formalmente condiviso nei mesi scorsi da TERNA, da SET Distribuzione e dai comuni di Trento, Pergine e Civezzano; è stato ap-

provato anche dalla Giunta provinciale, che ha contestualmente autorizzato il Presidente Dellai alla sua sottoscrizione. Questi in sintesi sono i principali interventi previsti dal Protocollo di intesa: 1. realizzazione di una nuova cabina primaria 132/60/20 kV in località Ciré nel comune di Pergine, alla quale verrà allacciata la rete MT di distribuzione dell’Alta Valsugana, al fine di migliorare la continuità e la qualità del servizio elettri-

Trento P.S.G.-Borgo e del tratto Martignano-Cognola-S.Bartolomeo-Trento Sud della linea n. 015 Mezzocorona-Mori; 4. nei comuni di Pergine e Civezzano, spostamento e riqualificazione del tratto compreso tra i sostegni n. 22 e 53 della linea a 220 kV n. 290 “Borgo – Lavis” (tratto di cui viene chiesto da anni lo spostamento, in quanto attraversa il centro abitato di Pergine) a nord degli abitati di Pergine e Civezzano; il vecchio tracciato verrà demolito.

provincia dell’Aquila. Il ricavato dell’iniziativa, promossa dalla ditta Trentinflora di Cles, è stato consegnato il 2 dicembre scorso all’assessore alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami. Le “orchidee per l’Abruzzo” sono una delle molte iniziative di solidarietà che sono germinate dentro il Tavolo trentino per l’Abruzzo “Vicini e concreti”.«Volevamo fare qualcosa per aiutare le popolazioni dell’Abruzzo - spiega Nadia Leita, titolare della ditta Floranaunia ed insegnante di arte floreale presso la Scuola nazionale - e allora ho pensato di promuovere questa raccolta di fondi partendo dalla mia attività, coinvolgendo la stessa Federazione nazionale fioristi, l’Associazione Trentino Orchidee, Interflora Italia e la ditta EM Italy. Molta disponibilità ho poi trovato nei volontari ma soprattutto nei tanti clienti che hanno acquistato un’orchidea o che si sono rivolti a noi. I risultati non sono mancati e sono andati al di là delle mie attese. Dico grazie a tutti». A Nadia Leita il ringraziamento dell’assessore Lia Giovanazzi Beltrami: «La solidarietà messa in campo dalle molte realtà che hanno aderito al Tavolo è stata davvero intensa e coinvolgente, ed è grazie ad iniziative come questa, accanto all’impegno profuso dalla Provincia nella ricostruzione, che le comunità terremotate dell’Abruzzo possono ora tornare a vivere guardando al futuro con nuova serenità e fiducia».


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Il dramma. In Italia una donna su tre è stata vittima della violenza di un uomo

La violenza sulle donne non si ferma... A dieci anni di distanza dall’istituzione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne sono ancora tanti, troppi, i casi di donne picchiate, violentate o uccise. E il problema sembra destinato ad aumentare. Anche in Trentino.

I

n Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima della violenza di un uomo. Secondo i dati Istat, sono 6.743 le donne che hanno subito violenza fisica e sessuale. Ai danni di mogli e fidanzate i reati più gravi: otto donne su dieci malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni in casa. Un milione di donne ha subito uno stupro o un tentato stupro e nel 70% dei casi il violentatore è il partner, mentre una volta su quattro sono parenti, soprattutto zii e padri, e conoscenti. Per fare uscire dal silenzio questa drammatica situazione e sensibilizzare Governi, istituzioni e società civile, l’Onu ha istituito nel 1999 la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”. La data scelta è il 25 novembre in ricordo del brutale assassinio del 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leonidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nel caos per oltre 30 anni. «Il nostro obiettivo è chiaro: porre fine a questi crimini ingiustificabili, lo stupro come arma di guerra, la violenza domestica, il traffico a scopo di sfruttamento sessuale, i cosiddetti delitti d’onore o le mutilazioni genitali femminili - ha dichiara-

La violenza nel mondo Negli Stati Uniti un terzo delle donne assassinate ogni anno viene ucciso dai propri partner. In Sud Africa, ogni sei ore una donna viene uccisa dal proprio partner. In Guatemala, vengono uccise in media due donne al giorno. A San Paolo in Brasile viene molestata una donna ogni 15 secondi. In Unione Europea tra il 40% e il 50% delle donne hanno subito proposte sessuali non gradite, contatti fisici e altre forme di molestia sessuale sul luogo di lavoro. Negli Stati Uniti l’83% delle ragazze tra i 12 e i 16 anni ha subito violenza sessuale nelle scuole pubbliche.

to il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in occasione della Giornata 2009 - Dobbiamo affrontare le cause di questa violenza eliminando ogni forma di discriminazione e cambiando la forma mentis che la alimenta». Uno studio condotto dall’Organizzazione mondiale della Salute su 24 mila donne in dieci Paesi ha rilevato che la prevalenza di atti di violenza fisica o sessuale causati dal partner variano dal 15% del Giappone urbano al 71% dell’Etiopia rurale, mentre nella maggior parte delle aree la percentuale oscilla dal 30 al 60%. Le conseguenze della violenza contro le donne non ricadono solo sulle vittime, ma interessano anche le loro famiglie e, più in generale, tutta la comunità. Per le donne tra i 16 e i 44 anni la violenza è la causa principale di morte e disabilità. Da uno studio condotto nel 1994 dalla Banca mondiale su sei fattori di rischio che affrontano le donne di questa fascia di età, è emerso che lo stupro e la violenza domestica sono più pericolosi del tumore, degli incidenti stradali, della guerra e della malaria. Gli studi hanno rivelato, inoltre, una relazione sempre più stretta tra la violenza contro le donne e l’aids: un sondaggio condotto su 1.366 donne sudafricane ha mostrato come le donne picchiate dai loro partner fossero più esposte del

48% al rischio di contrarre l’Hiv, rispetto a coloro che non avevano subito maltrattamenti. Come si combatte nel mondo Negli ultimi anni i Paesi hanno compiuto enormi progressi nell’affrontare la violenza contro le donne. Secondo uno studio condotto dall’Onu nel 2006, 89 Stati possiedono una legislazione sulla violenza domestica e sono sempre di più quelli che hanno istituito dei piani di azione nazionali. Lo stupro coniugale è un reato perseguibile in 104 Stati e 90 nazioni possiedono delle leggi sulla molestia sessuale. Purtroppo però non è ancora abbastanza. Per questo il Segretario Generale delle Nazioni unite nel 2008 ha lanciato la campagna “UNiTE to End Violence against Women” per chiedere a tutti i Paesi di introdurre, entro il 2015, leggi severe, piani di azione multi settoriali, misure preventive, raccolta di dati e azioni sistematiche per affrontare la questione della violenza sessuale nei conflitti. Per promuovere gli obiettivi prefissati da questa campagna è partita l’iniziativa “Say NO to violence against women”, che quest’anno ha presentato al Segretario Generale più di 5 milioni di firme, dimostrando il sostengo pubblico nel rendere la fine delle violenze contro le donne una priorità per i Governi di tutto il mondo.


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Il dramma. In Italia una donna su tre è stata vittima della violenza di un uomo La campagna quest’anno è stata integrata dal “Network of Men Leaders” per esortare gli uomini di tutto il mondo ad impegnarsi per combattere questo problema. Non è la prima volta che gli uomini si schierano dalla parte delle donne: nel 1991, a seguito di un inquietante fatto di cronaca che ha visto la strage di 14 studentesse dell’École Polytechnique di Montreal per mano di Marc Lepine, un gruppo di uomini in Canada ha deciso che avevano la responsabilità di esortare gli altri uomini a parlare di violenza contro le donne e a muoversi in maniera attiva. Hanno così deciso che portare un nastro bianco sarebbe stato un simbolo dell’opposizione degli uomini alla violenza contro le donne: dopo solo sei settimane, più di centomila uomini in tutto il Canada portava un nastro bianco. La campagna del fiocco bianco ha fatto il giro del mondo ed è arrivata anche in Italia, coinvolgendo uomini che hanno deciso di impegnarsi in prima persona a non commettere mai, a non tollerare mai e a non rimanere in silenzio rispetto alla violenza contro le donne. Tra le campagne lanciate per superare questa situazione anche quella di Amnesty International, “Mai più violenza sulle donne”, che quest’anno si concentra sul legame tra povertà e violenza. Le donne che vivono in povertà, infatti, spesso vedono violati i loro diritti umani, costrette

a sposarsi in età precoce, discriminate a causa di etnia, religione, stato civile. Le loro vite sono segnate dalla violenza sessuale, dallo scarso accesso a un’istruzione adeguata e dalla mancata protezione dai rischi collegati alla gravidanza e al parto. La povertà rappresenta, per

lentatori l’83% era italiano e il 17% straniero. La maggior parte delle vittime ha un’età fra i 41 e i 50 anni e ha un livello di scolarizzazione elevato: il 33% ha un diploma e il 27% una laurea. Situazione analoga per quanto riguarda gli autori della violenza: il 57% dei vio-

queste donne, non solo una mancanza di reddito, ma anche l’impossibilità di vivere una vita dignitosa e di fare sentire la propria voce.

lentatori è diplomato o laureato. Anche la condizione professionale sembra non influire sul fenomeno: l’86% dei maschi autori di violenza e il 70% delle donne violentate hanno un’occupazione stabile o quantomeno un reddito o una pensione. Questo dato dimostra come spesso i violentatori siano uomini insospettabili, considerati socialmente non violenti. Il 49% di loro esercita professioni cosiddette qualificate, di questi il 4% appartiene alle Forze dell’ordine. Il 59% degli aggressori sono mariti, l’8% conviventi, il 19% ex partner, l’8% familiari, il 4% amici, conoscenti o colle-

La situazione in Trentino In realtà considerare la violenza come frutto della povertà e del degrado sociale non è sempre corretto. In Trentino, ad esempio, fra i casi registrati dal Centro antiviolenza non si riscontra nessuna tipologia di disagio sociale o elementi che caratterizzano situazioni limite. Delle 193 donne di cui si è occupato lo scorso anno, il 77% era di nazionalità italiana e il 23% straniera, mentre per quel che riguarda i vio-

ghi. Gli estranei? Solo il 2%. «Si tratta di uomini che considerano la donna come un oggetto da possedere, da dominare - spiega la responsabile del Centro Barbara Bastarelli. - La violenza inizia in genere con umiliazioni verbali, del tipo ‘non sei abbastanza brava’, ‘sbagli sempre’. Poi scatta la violenza». Riconoscere un uomo violento in anticipo è praticamente impossibile. E anche quando scatta la violenza è difficile inizialmente vederla per quello che è: la donna all’inizio è spiazzata, non si aspetta un comportamento del genere e così tende a giustificare l’uomo, addirittura a chiedere scusa. Solo con il tempo capisce cosa sta realmente succedendo, ma molte volte tende a subire sperando non accada più. «Dalla mia esperienza afferma la Bastarelli - se un uomo è violento una volta, lo sarà anche in futuro, anche se magari tra un episodio e l’altro passa molto tempo». Dalla violenza si può uscire Dire basta non è facile, ma è possibile e, soprattutto, necessario. Per riuscirci è importante rivolgersi a qualcuno che possa dare tutto l’aiuto di cui c‘è bisogno, anche per affrontare le conseguenze della propria decisione. Sono molte le associazioni che offrono sostegno legale e psicologico alle donne che decidono di smettere di subire e tutte sono disponibili anche semplicemente ad offrire informazioni

sulle possibili via di uscita, garantendo anonimato e riservatezza. La decisione sul da farsi però spetta sempre alla donna, che spesso preferisce continuare a subire in silenzio. Secondo i dati del Centro, solo il 36% delle donne che ha subito violenza domestica nel 2008 ha presentato denuncia. Ma non solo. Il 61% delle vittime ha rinunciato alle cure del Pronto Soccorso. Si tratta di scelte dettate dalla paura, magari di dover affrontare qualcosa di peggio. In realtà gli omicidi solitamente avvengono proprio nei casi di donne che non cercano una via di uscita. Il vero scoglio da superare riguarda il blocco psicologico: molto spesso le vittime vivono in una situazione di isolamento imposto dall’autore della violenza o, addirittura, autoimposto dal senso di vergogna e di colpa. La situazione peggiora in presenza di figli perché subentra la paura che i bambini possano essere etichettati come i figli di un violento, di una famiglia con problemi o addirittura di una donna che ha fatto qualcosa di sbagliato. «Per uscire dalla violenza - spiega la Bastarelli - è necessario trovare la consapevolezza della propria situazione e ritrovare la fiducia in sé. Le vie di uscita sono molte e noi siamo sempre pronti a sostenere la vittima, sia che questa decida di denunciare il proprio aggressore o meno». (ps)


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Trento. I risultati di un’indagine realizzata da Provincia e Università degli Studi

La donna trentina fra famiglia e lavoro Poco più di una donna trentina su cinque (21,0%) risulta inattiva. Complessivamente, è emerso come l’istruzione e la presenza di figli piccoli nel nucleo familiare, siano variabili chiave per spiegare lo stato di inattività di molte donne. Ecco i risultati della ricerca “La donna trentina fra famiglia e lavoro”, indagine realizzata su istanza della Presidenza della Provincia autonoma di Trento.

P

erché i tassi di attività femminile in Trentino sono più elevati

rispetto al resto del paese, ma inferiori rispetto agli standard europei e a quelli della componente maschile? A questa e ad altre domande prova a dare una risposta l’indagine “Le donne trentine tra famiglie e lavoro”, una ricerca – i cui risultati sono stati presentati il 19 novembre scorso presso la Facoltà di Sociologia - effettuata dall’Università degli studi di Trento in collaborazione con l’Opes, l’Osservatorio permanente per l’economia, il lavoro e per la valutazione della domanda

sociale, e il Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento. Ad aprire i lavori l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami, che si è detta convinta del fatto che, nonostante le tante misure prese in Trentino in favore della famiglia, rimanga ancora un cammino da compiere, e per farlo «bisogna innanzitutto disporre dei dati giusti, mentre constatiamo come quelli fondamentali ancora non sono conosciuti». Il professor Schizzerotto ha sottolineato come «la miglior assicurazione per il benessere della comunità, per la prevenzione della povertà e anche per l’equilibrato sviluppo del bambino sia la partecipazione della donna al mercato del lavoro, a patto che sia una partecipazione qualificata». La ricerca è stata svolta, come detto, su istanza della Presidenza della Provincia autonoma di Trento, al fine di comprendere la posizione che le donne ricoprono all’interno del mercato del lavoro nella provincia di Trento e le motivazioni che le spingono ad allontanarsi dalla sfera lavorativa o a non entrarvi mai. Al fine di approfondire e arricchire la descrizione della realtà femminile in Trentino è stata effettuata una comparazione con il contesto nazionale. Gli interrogativi a cui si è cercato di rispondere erano quindi in sostanza: l’inattività femminile è un problema in

Trentino? Qual è il ruolo della flessibilizzazione degli orari di lavoro nel consentire alle donne di conciliare un’occupazione retribuita con gli impegni di cura familiare? Detto altrimenti, il lavoro a tempo parziale, segrega, come alcuni sostengono, le donne in occupazioni a bassa possibilità di carriera e meno remunerative oppure, come ritengono altri, rappresenta una opportunità di conciliazione tra ruoli familiari e professionali? L’inattività è una scelta determinata dalla struttura delle preferenze di alcune donne che, all’avere un’occupazione, preferiscono la vita familiare? Ed ancora: quali sono i motivi di insoddisfazione lavorativa che contribuiscono ad allontanare le donne dal mercato del lavoro? Come vengono ripartiti gli oneri familiari all’interno della coppia? Fino a che punto restano a carico delle donne indipendentemente dalle preferenze o dalla condizione occupazionale? Come e quanto incidono gli eventi del ciclo di vita, quali l’inizio di un’unione e la nascita di un figlio, sulla vita professionale delle donne? Infine, si è cercato di capire quali fattori incentiverebbero le inattive a cercare nuovamente un’occupazione. Per rispondere a tali interrogativi si è fatto ricorso ad una pluralità di fonti statistiche: due indagini locali, quella sulla Condizione femminile e quella sulle Condizioni di vita delle famiglie trentine condot-

te da Opes in collaborazione con il Servizio Statistica della Provincia; e due rilevazioni nazionali Istat, la Multiscopo sull’Uso del Tempo e la Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro. L’indagine ha rilevato innanzitutto come i tassi di attività femminile in Trentino siano più elevati rispetto al resto del paese, ma si attestano a livelli inferiori rispetto agli standard europei e ben al di sotto di quelli relativi alla componente maschile. Osservando il tasso di attività della popolazione tra i 15 e i 64 anni, si nota, infatti, che le donne trentine (con un tasso pari al 58,8% per il 2007) si collocano in una posizione più favorevole rispetto alle italiane (che presentano un tasso di attività pari al 50,7%) ma considerevolmente inferiore sia rispetto agli uomini trentini (77,6%) sia rispetto alla componente femminile dell’UE-15 (64,8%). Soffermandosi sul campione di donne tra i 25 e i 54 anni (ossia su quello considerato nell’indagine locale sulla condizione femminile), si osserva un tasso di attività pari al 79,0%. All’interno del gruppo delle donne attive, il 92,1% risultano occupate (quasi sempre alle dipendenze), mentre le restanti sono in cerca di occupazione o in congedo lavorativo. Come si è implicitamente accennato sopra, poco più di una donna trentina su cinque (21,0%) risulta inattiva. Da


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Trento. I risultati di un’indagine realizzata da Provincia e Università degli Studi notare, però, che la grande maggioranza di queste ultime dichiara di aver compiuto almeno un’esperienza di lavoro. L’abbandono dell’occupazione è avvenuto, in otto casi su dieci, per dimissioni volontarie. Complessivamente, è emerso come l’istruzione e la presenza di figli piccoli nel nucleo familiare, siano variabili chiave per spiegare lo stato di inattività di molte donne. Da un lato, il possesso di titoli di studio elevati spinge le donne ad investire maggiormente nell’attività lavorativa, dall’altro la presenza di figli pone in luce le difficoltà nel conciliare responsabilità familiari e lavoro remunerato. Nella provincia di Trento, in linea con quanto accaduto in tutti i paesi dell’OECD (soprattutto in quelli del Nord Europa), si è registrato inoltre un consistente incremento delle occupate con orario ridotto, che nel 2007 ha raggiunto il 36,5% (a livello nazionale tale valore è pari al 27,3%). Molto più che per le donne italiane, per quelle trentine che ne usufruiscono si tratta di una vera e propria

scelta e non di un ripiego legato all’impossibilità di trovare valide alternative. I dati mostrano che sono soprattutto le donne con bassi livelli di istruzione e con figli piccoli a scegliere l’orario ridotto. Il part-time risulta, inoltre, essere la “condizione ipotetica ideale” di lavoro per più di due terzi delle donne occupate. Sulla base delle loro personali preferenze (e seguendo la teoria di K. Hakim) è stato possibile distinguere tre idealtipi di donne in Trentino: 1) quelle orientate esclusivamente alla famiglia (10% delle donne) che, per l’appunto, desiderano dedicarsi interamente alla vita familiare; 2) quelle (50%) orientate alla combinazione tra la famiglia e il lavoro; 3) quelle (40%) orientate al lavoro, fortemente determinate a investire nel mondo delle occupazioni. Le analisi condotte smentiscono l’ipotesi secondo cui le scelte lavorative dipendono solo dal sistema delle preferenze personali. In effetti, a parità di queste ultime, altre variabili continuano ad esercitare effetti consistenti sul rischio

di essere inattiva, come, ad esempio, la presenza di figli conviventi di età compresa fra zero e sei anni o l’assenza di aiuti per la cura dei figli. Il motivo più consistente di insoddisfazione delle donne che sono uscite dal mercato del lavoro è da ricondurre alle scarse opportunità di carriera (quattro quinti delle ex-occupate trentine afferma di non aver percepito la possibilità di crescita nel proprio ambiente di lavoro). Da notare, ancora, che i livelli medi di soddisfazione nei confronti della propria occupazione svolta risultano decisamente contenuti per ciò che riguarda la flessibilità degli orari di lavoro. Ciò è tanto più vero quanto meno qualificate sono le occupazioni svolte. Sebbene le donne attive dedichino un numero inferiore di ore alla cura della casa e dei figli rispetto alla componente inattiva, il loro carico di lavoro casalingo resta ben al di sopra di quello dei loro partner, anche se gli uomini trentini si dimostrano un po’ più collaborativi rispetto alla media degli italiani. Le donne che transitano dallo stato di attività a quello di

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inattività lo fanno in prossimità dell’inizio dell’unione coniugale e soprattutto in corrispondenza di una gravidanza e della presenza di figli in età compresa tra 0 e 3 anni. Le donne che con maggiore probabilità rientrano nel mercato del lavoro sono quelle che svolgono occupazioni altamente qualificate e, comunque, con qualificazioni più elevate di quelle connesse al ruolo lavorativo svolto dal coniuge o convivente. Tuttavia, l’assenza di servizi di cura per i figli in età prescolare, in particolare l’assenza di asili nido, può, a parità di altre condizioni, costituire un forte ostacolo all’attività. Più della metà delle donne inattive non mostrano un esplicito desiderio di esercitare un’occupazione. Circa un quinto non ha mai cercato di entrare nel mercato del lavoro, ma rimpiange di non essere occupata. Il restante 22% ha dichiarato di aver tentato invano di trovare un impiego. Sono le donne con i livelli di istruzione più elevati, più giovani e prive di legami di coppia a mostrare un desiderio maggiore di lavorare.

Il 33,1% di tutte le casalinghe può essere definita casalinga per scelta, perché non mostra alcun interesse verso il lavoro extra domestico. Il 50,6% comprende le casalinghe sì fortemente orientate verso la cura domestica, ma anche interessate a rientrare nel mercato del lavoro qualora disponessero di condizioni in grado di facilitare la conciliazione tra occupazione e famiglia. Infine, il terzo gruppo di casalinghe è costituito da donne che sono tali per costrizione (16,3%), ovvero da quelle che vivono il loro stato di inattività come vincolo subito e che rientrerebbero immediatamente nel mercato del lavoro se solo avessero situazioni familiari favorevoli. Le analisi evidenziano come siano la flessibilità dell’orario di lavoro e la disponibilità dei servizi di cura per l’infanzia i due principali strumenti in grado di incentivare la partecipazione al mercato del lavoro delle donne inattive, poiché permettono loro di svolgere un’attività remunerata pur continuando ad occuparsi dei compiti inerenti alla cura e alla gestione della famiglia.

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Trento. Presentato il Rapporto 2009 sull’Artigianato

L’artigianato trentino reagisce alla crisi L’assessore all’industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi ha presentato, il 15 dicembre scorso, presso la Sala Rosa della Regione, il terzo Rapporto sullo stato dell’artigianato trentino, realtà fatta di 14mila imprese con 37mila addetti.

I

l primo elemento di qualità del Rapporto 2009 sull’Artigianato trentino - ha detto l’assessore nel suo intervento sta nel fatto che l’insieme dei dati matematici e statistici nasce da una vasta operazione di ascolto che ha coinvolto più di duemila aziende artigiane. Non di esercizio accademico si tratta, quindi, bensì di un grande affresco complesso e composito che nasce dalle parole vive e vere degli artigiani». E ne ha dato testimonianza Mariacristina Mirabella, funzionaria del Servizio statistica, che ha coordinato il lavoro di raccolta dati e che ha raccontato in coda di presentazione le difficoltà, ma anche le soddisfazioni raccolte contattando e coinvolgendo le imprese e i loro titolari. Il Rapporto, quasi 370 pagine di indagini, riflessioni e molte, moltissime tabelle, è stato curato e scritto dal noto sociologo trentino Nadio Delai, presidente di Ermeneia - Studi & strategie di sistema. «Il Rapporto 2009 - ha detto tra l’altro Delai nella sua relazione illustrativa è chiaramente una risposta a quegli economisti che negli anni scorsi avevano giudicato come “sbagliata” la dimensione diffusa della micro-imprenditorialità: ci avevano detto che mai un sistema del genere avrebbe potuto superare una crisi economica... In realtà i dati oggi ci dicono che proprio perché diffusa, proprio perché

«

L'Assessore Alessandro Olivi (foto PAT)

Il terzo rapporto annuale (foto PAT)

piccola e legata al proprio territorio, proprio perché forza economica che “fa il passo secondo la gamba” (in realtà Delai ha usato il neologismo di “forza quieta”), l’artigianato ha saputo reagire anche alla crisi economica, mescolando fasi e aree di assestamento a momenti ed episodi di trasformazione e di innovazione». Certo, non mancano i problemi ma la congiuntura negativa, ha detto il presidente degli artigiani

Roberto de Laurentis, conosce in Trentino dei chiaroscuri (l’asta dell’Adige risente in negativo di più delle valli; bene l’edilizia grazie ai provvedimenti della Provincia; più in crisi filiere e settori “poveri” come ad esempio il legno) anche se, mutuando la frase di un consulente del presidente americano Obama, “una buona crisi non possiamo mai lasciarcela scappare!”. La crisi, infatti, sempre secondo de Laurentis, «ha fatto

emergere la caratteristica fondante dell’artigiano, che è impresa di uomini e donne che lavorano e sudano con le loro mani. Da questo Rapporto emerge come fatto chiaro che quelle artigiane sono veri e propri enti morali!». «Il merito principale di questo Rapporto, voluto nel 2005 dal mio predecessore Franco Panizza, è il fatto di esser nato ascoltando i diretti interessati, gli artigiani» ha detto l’assessore Olivi nel suo intervento alla presentazione del terzo Rapporto sullo stato dell’Artigianato trentino. «È quindi uno studio che ci dà indicazioni dopo aver fatto parlare gli attori del problema, i protagonisti della ‘fabbrica diffusa’ che è l’artigianato». Ma quali sono le piste di lavoro, le indicazioni strategiche che emergono dal rapporto? «Innanzitutto emergono alcune conferme sulla bontà delle Linee guida che la Provincia ha fornito al settore in questi ultimi anni. Abbiamo garantito la tenuta del sistema, ma non siamo stati noi a fare selezione, perché a questo ci ha pensato direttamente la crisi, mentre siamo stati noi a fornire sostegni, supporti e stimoli alle aziende perché migliorino, perché avanzino nell’innovazione. Stimoli e supporti, però, che non devono andare solo ai più bravi, ma devono venire incontro anche a coloro che bravi vorrebbero diventarlo e potrebbero esserlo proprio

grazie agli incentivi. Ecco perché la creazione dell’Agenzia provinciale per gli aiuti alle imprese si sta rivelando uno strumento di straordinaria importanza per inventare nuove strategie nella distribuzione degli incentivi, per controllarne i reali effetti sulle aziende e sull’economia, per fare quell’informazione diffusa che il Rapporto 2009 individua come uno dei lati problematici della crisi economica trentina. Toccherà, insomma, all’Agenzia informare gli artigiani che i contributi servono per fare investimenti nell’innovazione di prodotto, per fare rete con altre aziende, per affrontare il mercato globale con la propria identità sulle spalle». Ecco perché dobbiamo presidiare anche la multisettorialità, che è un elemento tipico e caratterizzante delle piccole imprese; ecco perché la presenza ritenuta positiva dai più delle strutture del credito mette in luce la positiva presenza del circuito della Cooperazione di credito, ma anche l’efficienza delle strutture che vengono incontro alle necessità di investimenti da parte degli artigiani. Indicazioni per il futuro? «Vogliamo garantire l’artigianato diffuso - ha concluso l’assessore Olivi - assecondandone le differenziazioni e tenendo presente che la necessità dell’innovazione di prodotto è un valore inscindibile con la figura dell’artigiano».


38

LA FINESTRA • DICEMBRE 2009


DICEMBRE 2009 • LA FINESTRA

IN CIFRE

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Focus. Alcuni quadri d’insieme sullo stato dal Rapporto 2009

Ecco la nuova fotografia dell’artigianato in Trentino...

N

adio Delai, curatore del Rapporto 2009 sullo stato dell’artigianato trentino, le ha definite “tensioni”; sono, in realtà, quadri d’insieme che tratteggiano ed esemplificano alcune caratteristiche dell’artigianato trentino (fatto di 14mila imprese con 37mila addetti). La prima è una tensione verso il permanere delle dinamiche quiete e/o di lenta trasformazione del mondo artigiano: si è davanti ad un’evoluzione “frenata” del numero delle imprese, del numero dei titolari e del numero dei soci, quasi che il settore abbia raggiunto il suo punto di equilibrio e di stabilizzazione (tab. 1); a questo si accompagna una crescita ancora lenta dell’impresa artigiana al femminile, una tradizionale maturità demografica degli imprenditori (tab. 2) e peraltro una buona capacità di assorbire immigrati stranieri che a loro volta restano tuttavia sostanzialmente stabili o in lieve crescita. Una tensione, complementare rispetto alla precedente, verso una certa crescita o decrescita dei singoli comparti, con riferimento ad alcuni aspetti specifici: aumenta ad esempio il numero di aziende della meccanica e delle attività estrattive, seguite da quelle della chimica, della plastica e della gomma, dell’edilizia, della carta, mentre regrediscono le aziende del comparto vetro-ceramica, dell’ottica, degli strumenti musicali e del comparto ferro e leghe (tab. 3); in compenso si è in presenza di un aumento tra il 2006 e il 2008 dei mestieri dell’artigianato tradizionale in maniera più pronunciata, mentre l’ambito dei servizi paga un significativo decli-

no sul piano occupazionale (tab. 4). Una tensione evidente tra le sensazioni immediate rispetto all’impatto della crisi, da un lato e le interpretazioni più ponderate della medesima, dall’altro: 2/3 degli intervistati (67,5%) dichiarano di aver risentito in maniera significativa della crisi, ovviamente più nel 2009 che nel 2008 (tab. 5), ma contemporaneamente l’occupazione mostra una certa tenuta, con riferimento all’anno in corso e sembra permanere tale anche per il 2010 (cfr. sempre tab. 5); e soprattutto, gli in-

tervistati ammettono (nel 58,0% dei casi) che “sino ad oggi in Trentino si è avuto più paura degli effetti potenziali della crisi che non risentire degli effetti reali della medesima” (tab. 6). Una tensione verso la differenziazione delle imprese, tra quelle dinamiche e quelle relativamente più statiche: il che è confermato da 2/3 degli intervistati (65,6%) che riconoscono come “ci siano aziende del proprio comparto che vanno bene o addirittura molto bene e altre che vanno male o abbastanza male”; oppure ancora, 8 intervistati su 10

Tab. 1 – Evoluzione delle imprese artigiane, nonché dei titolari e dei soci, nel periodo 2006-2008 (v.a. e Indice) 2006 14.038 100,0 10.106 100,0 19.355 100,0

Totale imprese artigiane NI (2006 = 100) Numero titolari artigiani NI (2006 = 100) Numero titolari + soci artigiani NI (2006 = 100)

2007 13.933 99,3 9.973 98,7 19.290 99,7

2008 13.989 99,7 10.014 99,1 19.773 102,2

(78,4%) affermano che “la crisi finirà per selezionare nettamente le imprese più dinamiche ed efficienti rispetto alle altre” (cfr. sempre tab. 6). Una tensione tra accesso potenziale ed accesso reale agli interventi di sostegno pubblico da parte delle imprese: esiste cioè una divaricazione sul piano della conoscenza dei provvedimenti che a sua volta si amplia ulteriormente qualora si passi a considerarne l’utilizzo effettivo da parte delle imprese; infatti tra il 39,1% e il 72,3% degli intervistati non conosce le provvidenze già attivate e meno del 25% delle aziende hanno già utilizzato o pensano di utilizzare queste ultime (tab. 7); va da sé che tali percentuali peggiorano qualora ci si riferisca a strumenti di sostegno in corso di avvio per i quali conoscenza e utilizzo non possono che risultare minori. A fronte delle tensioni suddette sono state anche ipotizzate delle possibili “strategie di ammorbidimento” delle stesse. La prima riguarda il confronto stasi/movimento all’interno della “forza quieta” dell’artigianato: a tale proposito bisogna saper distinguere tra le diverse anime che compongono quest’ultimo, con la conseguente predisposizione di interventi che talvolta sono

Fonte: elaborazione Ermeneia su dati Albo Imprese Artigiane della CCIAA di Trento

Tab. 2 – Evoluzione e distribuzione dei titolari e soci artigiani per classe di età (v.a., Indici e composizione %) Titolari + Soci Età Fino a 24 anni 25 - 29 anni 30 - 39 anni 40 - 49 anni 50 - 59 anni 60 - 65 anni Oltre 65 anni Totale

Numeri Indice

Composizione %

2006 599 1.503 5.901 5.860 3.679 1.038 756

2007 441 1.184 5.420 6.216 3.852 1.225 929

2008 425 1.092 5.374 6.546 4.031 1.309 977

2006 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

2007 73,6 78,8 91,8 106,1 104,7 118,0 122,9

2008 71,0 72,7 91,1 111,7 109,6 126,1 129,2

2006 3,1 7,8 30,5 30,3 19,0 5,4 3,9

2007 2,3 6,1 28,1 32,2 20,0 6,4 4,8

2008 2,2 5,5 27,2 33,1 20,4 6,6 4,9

19.336

19.267

19.754

100,0

99,6

102,2

100,0

100,0

100,0

Fonte: elaborazione Ermeneia su dati Albo Imprese Artigiane della CCIAA di Trento

di protezione e talaltra di convinta e decisa promozione. Questo deve servire a garantire ad un tempo la continuità della “forza quieta”, da un lato e la sua parallela, lenta mutazione, dall’altro. La seconda strategia è più radicale perché porta a distinguere tra imprese dinamiche e imprese statiche, che già era stata messa in luce nel Rapporto precedente ma che la crisi tende e tenderà ad acuire. È del tutto evidente che la differenziazione di condizioni, di attese, di orientamenti non possono che significare anche differenziazione delle risposte dal punto di vista del soggetto pubblico, dei soggetti associativi, dei soggetti bancari. La terza strategia deve essere infine volta ad incidere sulla asimmetria informativa che investe le aziende: esse devono poter conoscere adeguatamente e per tempo le opportunità di sostegno esistenti, ma anche saper gestire i percorsi burocratici necessari per arrivare alla presentazione, all’approvazione e infine all’erogazione dei contributi da parte della Pubblica Amministrazione locale. Uno sforzo esplicito sul piano della “comunicazione di servizio” diventa particolarmente importante, specie per rafforzare i passaggi più delicati della vita delle imprese, passaggi che possono risultare accentuati dalla crisi in corso. Peraltro le strategie suddette possono far conto (in positivo) su un notevole “capitale di fiducia” che si declina sul piano personale degli imprenditori e su quello delle aziende. Come si vede dalla tabella 8: ci si trova davanti ad una quota non marginale di imprese in sviluppo malgrado


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LA FINESTRA • DICEMBRE 2009


DICEMBRE 2009 • LA FINESTRA

IN CIFRE

41

Focus. Alcuni quadri d’insieme sullo stato dal Rapporto 2009 Tab. 3 – Evoluzione e distribuzione settoriale delle imprese artigiane (v.a., Indici e composizione %)(°)

Imprese Settori Alimentari Pelli

Numeri Indice 2006

2007

Composizione %

2006

2007

2008

2008

2006

2007

2008

420

411

408

100,0

97,9

97,1

3,0

2,9

2,9

66

63

63

100,0

95,5

95,5

0,5

0,5

0,5

Tessili

244

243

239

100,0

99,6

98,0

1,7

1,7

1,7

Legno

1.177

1.137

1.120

100,0

96,6

95,2

8,4

8,2

8,0

Carta

146

139

152

100,0

95,2

104,1

1,0

1,0

1,1

Ottica

187

187

149

100,0

100,0

79,7

1,3

1,3

1,1

Strumenti musicali Ferro e Leghe Meccanica

15

15

13

100,0

100,0

86,7

0,1

0,1

0,1

556

539

504

100,0

96,9

90,6

4,0

3,9

3,6

1.314

1.291

1.403

100,0

98,2

106,8

9,4

9,3

10,0

Oreficeria

67

62

64

100,0

92,5

95,5

0,5

0,4

0,5

Vetro-Ceramica

88

81

47

100,0

92,0

53,4

0,6

0,6

0,3

339

321

362

100,0

94,7

106,8

2,4

2,3

2,6

88

86

92

100,0

97,7

104,5

0,6

0,6

0,7

Edilizia

4.759

4.858

4.968

100,0

102,1

104,4

33,9

34,9

35,4

Impiantistica

1.566

1.540

1.487

100,0

98,3

95,0

11,2

11,1

10,6

Estrattive Chimica-Plastica-Gomma

Trasporti

1.081

1.037

1.022

100,0

95,9

94,5

7,7

7,4

7,3

Estetica della persona

1.095

1.103

1.091

100,0

100,7

99,6

7,8

7,9

7,8

Servizi vari Totale

830

820

805

100,0

98,8

97,0

5,9

5,9

5,8

14.038

13.933

13.989

100,0

99,3

99,7

100,0

100,0

100,0

la consapevolezza (81,1%) che bisogna “superare la tentazione di adagiarsi su quello che già si fa” come pure “è importante aumentare la quantità e la qualità dei servizi che si offrono ai clienti e che accompagnano il prodotto-tipo dell’azienda” (82,5%), come mostra la tabella 9. Per quanto concerne i rapporti col mondo del credito va detto che in sede locale tali rapporti non appaiono essere particolarmente difficili, vista la percezione che hanno del problema gli intervistati: la difficoltà

nell’avere credito adeguato da parte del sistema bancario viene infatti collocata al 12esimo posto nell’ambito di 14 problemi sottoposti a giudizio (cfr. tab. 10). E peraltro a questo proposito viene ribadito come sia necessario riequilibrare la relazione, oggi troppo asimmetrica, tra artigiano e sistema bancario, come peraltro era già emerso in maniera abbastanza evidente anche dal Rapporto precedente: tanto da far dire agli intervistati che “l’artigiano ha una cultura orientata alla produzione, ma una cultura

Fonte: elaborazione Ermeneia su dati Albo Imprese Artigiane della CCIAA di Trento Tab. 4 – Evoluzione dell’occupazione nelle imprese artigiane per grandi comparti (v.a., Indici e composizione %)

Addetti Comparti Mestieri artistici tradizionali Produzione

2006

2007

Numeri Indice 2008

2006

2007

Composizione % 2008

2006

2007

2008

1.009

988

1.081

100,0

97,9

107,1

2,7

2,7

2,9

26.403

25.955

27.265

100,0

98,3

103,3

70,9

71,5

72,9

Servizi

9.803

9.355

9.044

100,0

95,4

92,3

26,3

25,8

24,2

Totale

37.215

36.298

37.390

100,0

97,5

100,5

100,0

100,0

100,0

Fonte: elaborazione Ermeneia su dati Albo Imprese Artigiane della CCIAA di Trento

la congiuntura e pronte ad adeguarsi alle trasformazioni necessarie che possono derivare dall’attuale crisi; si continua a essere sostanzialmente ottimisti sul piano degli atteggiamenti e convinti che ci sarà un discreto futuro per l’impresa (57,6% + 31,6% degli intervistati); e l’impegno personale dell’imprenditore che scommette sul futuro è ampio e generalizzato, tanto da interessare, con una formula o con l’altra, il 90% circa degli intervistati (71,1% + 19,7%). Va infine ricordato che nel Rapporto 2009 sono stati approfonditi due specifici aspetti: quello del temachiave dell’innovazione, da un lato e quello dei rapporti col sistema del credito, dall’altro. Nel primo caso si è verificato come la spinta innovativa dichiarata dalle aziende non sembra essere certo marginale, mentre elevata è anche

Tab. 5 – La registrazione dell’impatto sui fondamentali dell’impresa (val. %) Fenomeni

Dati

La percezione della crisi nella propria azienda – Ne risentono “molto + abbastanza”

67,5

– Ne risentono “poco + per niente”

32,5

Il differente impatto della crisi nel 2008 e nel 2009 – Hanno avvertito difficoltà nel 2008

50,7

– Non hanno avvertito difficoltà nel 2008

39,4

– Hanno avvertito difficoltà nel 2009

46,7

– Non hanno avvertito difficoltà nel 2009

15,0

Il peggioramento degli ordinativi tra il 2008 e il 2009 – Andamento modesto e/o in diminuzione nel 2008

62,3

– Andamento stabile ma consistente e/o in aumento nel 2008

37,7

– Andamento stabile ma modesto e/o in diminuzione nel 2009

78,1

– Andamento stabile ma consistente e/o in aumento nel 2009

21,9

Il peggioramento del fatturato tra il 2008 e il 2009 – Andamento stabile ma modesto e/o in diminuzione nel 2008

58,1

– Andamento in aumento e/o stabile e consistente nel 2008

41,9

– Andamento stabile ma modesto e/o in diminuzione nel 2009

76,5

– Andamento stabile ma consistente e/o in aumento nel 2009 La tenuta sostanziale dell’occupazione

23,5 2009

2010

– Occupazione in aumento

7,6

4,0

– Occupazione stabile

49,2

41,2

– Occupazione in diminuzione

18,8

19,8

– Non si sa dare una valutazione

24,4

36,0

molto meno solida dal punto di vista dei rapporti con le banche” (73,6%) e ancora che “risulterebbe importante far crescere gli artigiani sotto il profilo della cultura economica e del credito, anche per avere maggiore capacità negoziale nei confronti del sistema bancario (83,2%). In conclusione affrontare il sistema dell’artigianato trentino oggi richiede soprattutto “finezza di approccio”, perché l’azienda costituisce un soggetto delicato e perché la strada della mutazione che l’attende già oggi, ma ancora di più in futuro, risulterà assai impegnativa. Per questo bisognerà rendere più compresso il “motore diesel” dell’artigianato, al fine di aumentarne la resa, attraverso un accompagnamento sofisticato che permetta alle aziende di restare semplici, diventando contemporaneamente più competitive.


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DICEMBRE 2009 • LA FINESTRA

IN CIFRE

Focus. Alcuni quadri d’insieme sullo stato dal Rapporto 2009 Tab. 6 – La differenziazione degli atteggiamenti imprenditoriali di fronte alla crisi (val. %)

Tab. 8 – Una differenziazione della fiducia rispetto al posizionamento strutturale della propria impresa (val. %)

Giudizi Fenomeni

Molto + Abbastanza Poco + d’accordo Per niente d’accordo

L’impatto discrimina le imprese – “Sino ad oggi in Trentino si è avuto più paura degli effetti potenziali della crisi che non risentire degli effetti reali della medesima”

58,0

32,8

– “Ci sono aziende del mio comparto che vanno bene o addirittura molto bene e altre che vanno male o abbastanza male”

65,6

22,8

– “La mia impresa in particolare non ha risentito sinora conseguenze significative per la crisi in atto”

50,4

46,4

Fenomeni

2009

2007

2006

– Una fase di sviluppo forte e/o normale

24,3

38,9

43,7

– Una fase di incertezza, anche se le cose non vanno così male e/o una fase di lenta ripresa dopo un periodo di difficoltà

48,3

49,6

43,2

– Una fase di difficoltà congiunturale e/o strutturale

27,4

11,5

13,1

– Un’azienda molto esposta e/o abbastanza esposta alla concorrenza

70,8

67,2

-

– Un’azienda poco esposto o per niente esposta alla concorrenza

29,2

32,8

-

Una tripartizione rispetto alla valutazione della fase di sviluppo della propria impresa

Una posizione diversa rispetto alla concorrenza2

La valutazione del posizionamento dell’azienda rispetto ai problemi attualmente vissuti

– “I risultati ottenuti nei precedenti esercizi dalla mia impresa consentono oggi di sopportare meglio le eventuali difficoltà, a patto che la crisi non duri troppo a lungo”

61,6

30,0

– Si trova nell’ambito delle imprese più dinamiche pronte ad adeguarsi alle trasformazioni necessarie, derivanti anche dall’attuale crisi dell’economia

34,6

-

-

48,8

– Si trova nell’ambito delle imprese attualmente impegnate a risolvere alcuni problemi esterni e/o interni importanti, ma con una buona prospettiva di farcela

50,2

-

-

– Si trova nell’ambito delle imprese che hanno più di qualche problema e che potranno essere cedute o che potranno chiudere

15,2

-

-

– Sono sostanzialmente ottimista + Sono convinto che ci sarà un buon e/o un discreto futuro

57,6

-

-

– Sono convinto che ci sarà un futuro ma con qualche problema

31,6

-

-

– Sono convinto che ci sarà un futuro pieno di problemi

10,8

-

-

Le occasioni di crescita discriminano le imprese – È una buona occasione per riposizionare la mia azienda sul piano dei prodotti e del mercato

39,6

– È una buona occasione per rivedere il modo di gestire la mia impresa (ristrutturazione +riorganizzazione + innovazione di processo e di prodotto, ecc.)

40,4

18,8

– È una buona occasione per far uscire dai cassetti progetti nuovi che erano stati accantonati

32,0

55,2

– È una buona occasione per sfruttare diverse forme di collaborazione tra imprese

51,2

38,8

– La crisi finirà per selezionare nettamente le imprese più dinamiche ed efficienti rispetto alle altre

78,4

13,2

La valutazione circa il futuro della propria impresa

L’impegno personale dell’imprenditore rispetto allo sviluppo futuro dell’impresa

Fonte: indagine Ermeneia/Provincia Autonoma di Trento, 2009

– Mi sento impegnato a svilupparla perché vedo ancora buone prospettive, malgrado le difficoltà e ho ancora voglia di continuare a scommettere

71,1

69,2

73,8

Tab. 7 – La differenziazione della reattività dell’impresa artigiana rispetto alla crisi (val. %)

– Mi sentirei ancora pronto a scommettere sul futuro, ma per tante ragioni preferirei passare la mano ad altri che possano portare avanti l’impresa nelle forme attuali o in quelle che ritenessero di dover dare alla medesima

19,7

18,1

14,3

– Per un insieme di ragioni aziendali e/o personali preferirei chiudere l’attività imprenditoriale

9,2

12,7

11,9

Fenomeni

Dati

Quattro strategie per affrontare la crisi1 – Attuare una vera e propria trasformazione profonda (metamorfosi) dell’impresa, delle sue strategie, delle sue modalità di gestione

3,3

Fonte: indagine Ermeneia/Provincia Autonoma di Trento, 2009

– Promuovere un’azione di significativo riposizionamento, ristrutturazione e riorganizzazione

12,0

– Scegliere un adattamento progressivo alla situazione con la flessibilità che sarà necessario adottare

Tab. 9 – La centralità dell’innovazione di prodotto per affrontare la crisi (val. %)

49,5

– Aspettare con pazienza che la crisi faccia il suo corso come è avvenuto altre volte in precedenza

33,1

Fenomeni

Dati

Introduzione di specifiche innovazioni tra fine 2008 e prima metà 2009

Provvedimenti più importanti con cui si cerca di fronteggiare la crisi

– L’introduzione di specifiche innovazioni (1° posto: organizzative; 2° posto: di prodotto; 3° posto: di processo; 4° posto: altro)

43,3

– L’azienda non ha introdotto innovazioni

56,7

– Risparmiando soprattutto sui costi (energia, forniture, affitti, materiali, ecc.)

1° posto (52,9%)

L’orientamento in termini di nuovi investimenti

– Proponendo nuovi prodotti e/o servizi

2° posto (25,2%)

– Ha investito nel 2008 e/o nel 2009

65,4

– Ricercando nuove nicchie di mercato

3° posto (24,8%)

– Non ha investito nel 2008 e non investirà nel 2009

34,6

– Alzando la qualità dei prodotti e dei servizi offerti

4° posto (23,5%)

– Riducendo i prezzi (sconti e agevolazione sui pagamenti)

La consistenza dei nuovi investimenti effettuati e/o possibili

5° posto (21,4%)

La scarsa conoscenza degli interventi di sostegno pubblico già attivati Non conosco Conosco – Richieste i contributo (aumentato dal 7,5 al 15%) in base alla legge n. 6/1999

39,1

36,9

Ho utilizzato/ Penso di utilizzare 24,0

– Riassetto finanziario con garanzia fino al 50% di un eventuale mutuo a 7 anni con abbattimento del tasso di interesse

42,7

38,3

19,0

– Contributo del 65% sui maggiori costi per i terreni di protezione ambientale

62,0

36,2

1,8

– Aiuto per la cessazione dell’attività di autotrasporto

72,3

27,2

0,5

Conoscenza ancora minore degli strumenti di sostegno in corso di avvio – Prestito partecipativo a fronte dell’aumento dei mezzi propri attraverso il sostegno della Cooperativa Artigiana di Garanzia

64,3

30,0

5,7

– Contributi fino al 50% del capitale di nuove società di autotrasporto, nate dall’aggregazione di imprese diverse

82,8

17,2

-

– Aiuto fino al 50% del costo sostenuto dalle imprese per l’assicurazione dei rischi su crediti commerciali

85,1

13,5

1,4

Fonte: indagine Ermeneia/Provincia Autonoma di Trento, 2009

– Ha investito nel 2008 fino a 50.000 euro

46,1

– Ha investito nel 2008 oltre 50.000 e fino a 150.000 euro

20,4

– Ha investito nel 2008 oltre 150.000 euro

18,2

– Nessun investimento

15,3

– Ha investito nel 2009 fino a 50.000 euro

48,6

– Ha investito nel 2009 oltre 50.000 euro e fino a 150.000 euro

18,1

– Ha investito nel 2009 oltre 150.000 euro

10,1

– Nessun investimento

23,2

La consapevolezza dell’importanza dell’innovazione di prodotto per affrontare la crisi4

(Giudizi “molto + abb. importante”)

– “È importante saper offrire nuovi prodotti, superando la tentazione di adagiarsi su quello che già si fa”

81,1

– “È importante aumentare la quantità e la qualità dei servizi che si offrono ai clienti e che accompagnano il prodotto-tipo dell’azienda”

82,5

– “È importante che il prodotto che si offre sia realmente buono, perché allora il cliente torna a spendere o a investire”

62,1

– “Sarebbe importante una politica diretta a favorire l’innovazione con provvedimenti di detassazione degli utili reinvestiti in attività di ricerca e di innovazione, compreso il riconoscimento del lavoro del titolare artigiano al fine del calcolo delle spese sostenute”

95,0

Fonte: indagine Ermeneia/Provincia Autonoma di Trento, 2009T


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LA FINESTRA • DICEMBRE 2009

CRONACHE

Pergine. Il progetto per studiare il fenomeno del traffico in città IN BREVE

Un questionario sulla mobilità nel comune

Alcune domande del questionario

La situazione traffico a Pergine non è una vera emergenza, ma rischia di diventarlo se non si investe su stili di vita diversi e se non si offrono alle persone possibilità di mobilità alternative all’uso dell’automobile.

L

di Paolo Chiesa

a mobilità a Pergine è un argomento che sta a cuore sia all’amministrazione comunale che alle varie associazioni di volontariato che hanno in questi anni cercato di proporre e suggerire soluzioni a quella che sarà sempre di più una problematica da affrontare e risolvere. L’incremento demografico e i cambiamenti che ci sono stati in questi ultimi anni (la nascita di Centri commerciali, le varie manifestazioni culturali e turistiche che periodicamente vengono organizzate) e quelli che verranno (la prossima apertura del nuovo ospedale Villa Rosa, la realizzazione dei nuovi teatri,) hanno causato e causeranno un aumento del traffico veicolare. Con le ovvie conseguenze dell’aumento dell’inquinamento e del peggioramento della vivibilità della città. Il Comune di Pergine ha già cercato di risolvere questi problemi istituendo in collaborazione con Trentino Trasporti delle corse di autobus urbane e realizzando delle piste e dei tragitti ciclabili e pedonali sia in periferia che nel centro storico. Per proseguire in questo intento l’assessorato alla mobilità e al trasporto urbano e scolastico in dicembre ha diffuso un questionario in 7 mila copie per chiedere ai cittadini la loro opinione sulla mobilità. Nello specifico 6 mila copie verranno distribuite nelle scuole e altre mille in altri punti della città. Il vicesindaco e assessore alla mobilità Marina Taffara ci ha spiegato qual è l’obiettivo

Il pulmino per la linea 5 Pergine-Susà e, sotto, quello per la linea Pergine-Madrano

dell’indagine: «il questionario fa parte di un più ampio progetto mirato all’incentivazione del mezzo pubblico, in questo caso in particolare dell’autobus, sia per lo spostamento tra frazioni e centro, sia all’interno dello stesso centro di Pergine. Il progetto è specificamente orientato alle scuole elementari, medie e superiori. La situazione traffico a Pergine non è una vera emergenza, ma rischia di diventarlo se non si investe su stili di vita diversi e se non

si offrono alle persone possibilità di mobilità alternative all’uso dell’automobile. Il bici bus, il pedibus, Jungo e l’autobus sono tutte facce di uno stesso progetto. Ma il progetto deve essere partecipato, la popolazione va ascoltata. Ecco il perché del questionario che accompagna una serie di materiali di carattere didattico tutti orientati alla sensibilizzazione all’uso del mezzo pubblico. Basti pensare che in Valsugana 2 mila persone al giorno prendono

il treno, mentre sulla tratta Trento-Malè le persone sono più del doppio. In Valsugana sull’uso del mezzo pubblico siamo indietro, dal punto di vista culturale e di abitudini di vita». Un questionario quindi che non è presentato solo come uno strumento di promozione, ma che ha come obiettivo quello di essere un mezzo di ascolto delle opinioni e delle indicazioni della popolazione che tutti i giorni usa le strade di Pergine.

Sono molto varie le domande contenute nel questionario sulla mobilità rivolto ai “mobilitanti di Xgine”. Ci sono quelle riguardanti le modalità di spostamento: “per quali esigenze si sposta prevalentemente?”; “quante volte effettua lo spostamento?”; “quale mezzo di trasporto utilizza abitualmente?”; “quali sono i motivi della scelta del mezzo di trasporto?”; “dove vorrebbe venisse collocata una nuova fermata (degli autobus urbani) e quanti suoi colleghi la potrebbero usare?”. Ma ci sono anche delle domande poste in maniera meno formale che potrebbero forse aiutare chi sta compilando il questionario a ripensare le proprie abitudini di trasporto. Ad esempio alla domanda: “sarebbe disponibile a cambiare il modo di spostarsi viaggiando con il trasporto pubblico in modo da decongestionare il traffi co e tutelare l’ambiente?” segue una considerazione: “se ha risposto “NO” alla precedente domanda voglia meditare la seguente frase di un capo indiano al 14esimo presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Pierce, pronunciata oltre 200 anni or sono: questa terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma ricevuta in prestito dai nostri fi gli”. Oppure, una delle domande conclusive è questa: “a Pergine il servizio di trasporto urbano costa alla comunità circa 500 mila euro all’anno. Più persone lo usano e… meno costa. Entro la prossima settimana, utilizzerà il servizio almeno una volta?”. (p.c.)


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TEESS DICEMBRE 2009 • LA FIN T TAT R A INA

CRONACHE

Levico. Un’innovativa applicazione per il popolo della rete

Viaggio virtuale al Parco delle Terme Il Parco delle Terme di Levico - i suoi segreti, le sue bellezze - sono ora completamente disponibili online. Gli utenti abituali di internet così come i neofiti, possono cimentarsi in un tour virtuale del parco andando sul sito www.naturambiente.provincia.tn.it/parco_levico. Il progetto è a cura del Servizio Conservazione della natura e valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento.

U

na visita virtuale al Parco delle Terme di Levico. Gli utenti di internet possono immedesimarsi in un visitatore del Parco. Passeggiare virtualmente lungo i sentieri, vedere alberi e fiori; ascoltare il cinguettio degli uccelli e altre “voci della natura”; provare una sensazione di libertà e armonia pur stando seduti ad una scrivania. Utenti di internet che attraverso questa applicazione - complessa ma dall’utilizzo estremamente intuitivo - potranno essere invogliati a divenire anche

fruitori “reali”, in carne ed ossa, del parco. Nell’era in cui molta vita passa in rete e il virtuale si interseca e a volte si confonde con il reale, il Parco delle Terme di Levico si mette al passo con i tempi. Dal sito www.naturambiente. provincia.tn.it/parco_levico si accede al “tour virtuale”. Il visitatore può muoversi esplorando in ogni dettaglio ventun fotografie panoramiche ad alta risoluzione realizzate attraverso una particolare tecnica fotografica che ha richiesto più di 1.500 scatti. Una tecnica che

conferisce qualità e ricchezza di dettagli alle immagini visualizzate. Altro tratto caratteristico del progetto è la possibilità di visitare virtualmente il parco in tre stagioni: estate, autunno, inverno. Ma non è la vista il solo senso ad essere sollecitato in questo tour virtuale. Audio ambientale e sottofondo musicale accompagnano il visitatore nel suo percorso di scoperta e di immersione - per così dire “mediata” -

nella natura. Completano gli strumenti a disposizione dell’utente testi e foto dettaglio che offrono informazioni sulla storia e sulle peculiarità botaniche del parco. Il progetto, a cura del Servizio

Conservazione della natura e valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento, risponde alla volontà di implementare una gestione del parco che vada al di là dell’ordinaria amministrazione. Rientrano in questa visione anche iniziative quali l’organizzazione di eventi - grande successo ha avuto per esempio “Ortinparco” - e la pubblicazione di guide per adulti e bambini. L’applicazione “tour virtuale” fa ora sbarcare anche in internet questa volontà di offrire una fruizione del parco completa e aperta a tutti.


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CRONACHE

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Pergine. Il progetto prevede di ridisegnare completamente la frazione

Il rilancio turistico di S. Cristoforo Nostro colloquio con l’assessore alla cultura, sport e turismo di Pergine, Marco Morelli, che ci ha illustrato la rivitalizzazione prevista per la zona di S. Cristoforo al Lago... di Paolo Chiesa

I

l “progetto speciale” che il sindaco di Pergine Silvano Corradi ha affidato all’assessore alla cultura, sport e turismo Marco Morelli è quello del rilancio turistico della zona di S. Cristoforo. L’assessore ci ha illustrato quella che, usando le sue parole, per San Cristoforo sarà una vera e propria rivitalizzazione: «entro il 31 marzo 2010 vogliamo portare in consiglio comunale la variante urbanistica della zona e stiamo lavorando a stretto contatto con i privati coinvolti per potere poi nel 2011 iniziare a partire con le varie iniziative». Il progetto prevede di ridisegnare completamente la frazione intervenendo in tre distinte zone. Una prima zona è quella che va dal Pub Gulliver fino al lago, dove attualmente degli alberi enormi formano una specie di foresta. In questa fascia di terreno dovrebbe venire realizzata una zona a carattere commerciale e residenziale arricchita da servizi mirati. Una parte delle costruzioni che sorgeranno verrà infatti presa in carico direttamente dal Comune per creare un “centro” della frazione che attualmente non c’è. Ci saranno la farmacia, un ambulatorio medico e vari spazi che le associazioni del luogo potranno usare per le loro attività. Inoltre è prevista la creazione di una clinica dentistica con più di 20 specialisti. Una seconda zona è quella dell’attuale CUS (il centro sportivo universitario dedicato alla nautica) dove è prevista la creazione di un centro nautico d’eccellenza e di un lido sul modello di quelli dell’Alto Adige (vedi

L'assessore Marco Morelli

delle stessa Stefano Ravelli, il gestore di centri nautici sul Garda Marco Segnana. Il CUS verrà spostato nei dintorni della frazione di Valcanover dove il rettore ha riservato specificatamente la disponibilità di una parte dell’Augsburgherhof. Ciò avverrà nel 2011. Fino ad allora ci sarà una convivenza tra l’università e la nuova cooperativa.

Il viale che porta al lido di San Cristoforo

Caldaro) con piscina e nuovo parcheggio da 300 posti. Per la gestione di questo nuovo soggetto è nata appositamente la “cooperativa S.

Cristoforo” i cuoi soci sono: l’ex direttore della sede di San Vito di San Patrignano Federico Samadem, l’imprenditore Flavio Pallaoro,

La zona dietro al Pub Gulliver

L'Augsburgherhof in località Valcanover

l’albergatore Mario Lazzeri, il giornalista di TCA Gabriele Buselli, il presidente dell’Asuc Roberto Filippi, il presidente della pro loco Paolo Stefani, il presidente dell’Apt Valsugana Massimo Oss, il vice presidente

PERGINE

Attività ittiche sul lago Tra le varie competenze del suo assessorato Marco Morelli ha anche quella della promozione delle attività ittiche sul territorio comunale. Una competenza che tra l’altro lo riguarda direttamente in quanto anche lui è un pescatore. È di questi giorni un accordo tra le amministrazioni dei Comuni che si affacciano sul lago di Caldonazzo (Pergine, Caldonazzo, Calceranica e Tenna) e i rappresentanti delle varie associazioni di pescatori di zona per la tutela e la valorizzazione del lago, della sua popolazione ittica e del territorio circostante anche a scopo turistico. L’assessore Morelli ci ha voluto fare conoscere una particolare iniziativa

riguardante un tratto del lago di Caldonazzo che si trova in località Valcanover. «Il Comune di Pergine ha avviato una collaborazione con l’associazione pescatori. In base ad una convenzione specifica il Comune costruirà sulla sponda del lago dei pontili di attracco per 60 imbarcazioni ad uso ittico. A tale scopo abbiamo già messo a bilancio 100 mila euro per il 2010. L’associazione pescatori prenderà in gestione per 18 anni il prato che dà sul lago e potrà affittare i pontili ai vari pescatori che ne avranno bisogno e si incaricheranno della manutenzione della spiaggia che diverrà ad uso pubblico». (p.c.)

La terza zona è quella che c’è nelle vicinanze dell’albergo San Cristoforo che il proprietario Claudio Sontacchi sta attualmente ristrutturando. Per questa zona è prevista una aumentata vocazione alberghiera passando dagli attuali 2000 metri quadrati di superficie ricettiva a 5500 metri quadrati con la previsione di un nuovo albergo con annesso villaggio diffuso. L’assessore Morelli è fiducioso a proposito di una operazione pubblico-privato che vede una trattativa tra il Comune di Pergine ed il suddetto Claudio Sontacchi. «Questa operazione - sostiene Morelli - potrebbe portare l’attuale zona di San Cristoforo a diventare un gioiello sia per la vita della frazione sia per quanto riguarda il turismo. In una dimensione rispettosa degli equilibri dell’ecosistema lacustre e a misura d’uomo».


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Pergine Valsugana. Nostra intervista all’assessore Renato Tessadri IN BREVE

«Asif, ecco la nostra scommessa sul futuro» di Paolo Chiesa

L

’ASIF (Azienda Speciale Servizi Infanzia Famiglia) è nata ufficialmente l’1 settembre 2009 e, come riportato nello statuto costitutivo, si occupa della gestione del servizio pubblico di scuola dell’Infanzia già svolto dalla Scuola dell’infanzia G.B. Chimelli; della gestione dei servizi socio-educativi per la prima infanzia; della gestione di servizi nel campo sociale, educativo, sportivo e culturale conferiti dal Comune; dello svolgimento di servizi, nei suddetti ambiti, per conto di altri Enti pubblici o di privati. La sede di ASIF è a Palazzo Cerra, dove il Comune ha riservato all’Azienda l’intero secondo piano dello storico edificio. Per quanto riguarda la gestione del servizio pubblico di scuola dell’infanzia, ASIF gestisce la scuola materna di via Petri, quella di via Montessori e quella di Roncogno, oltre agli asili nido di via Montessori e di via Caduti (quest’ultimo in gestione alla cooperativa “Città Futura”). A Pergine esistono anche quattro scuole equiparate

per l’infanzia non gestite da ASIF: quelle di Serso, di Madrano, di Susà e di Ischia. L’Azienda ha una struttura giuridica analoga a quella di ASIS, l’Azienda Speciale per la gestione degli Impianti Sportivi di Trento. A differenza di quest’ultima, però, ASIF non si è dotata di un consiglio di amministrazione perché si è preferito privilegiare un filo diretto tra la giunta, nella persona dell’assessore alle politiche sociali, politiche giovanili e sanità Renato Tessadri e la struttura amministrativa dell’Azienda. Rappresentante legale di ASIF è il direttore: Francesca Parolari, in precedenza funzionario comunale addetto alle politiche giovanili, la quale ha un incarico di tre anni. La nascita di ASIF è stata fortemente voluta dall’amministrazione di Pergine. L’assessore Tessadri, ci spiega perché: «ASIF è una scommessa del Comune che finora è molto soddisfatto dei risultati di questo inizio di gestione. Si tratta della prima esperienza di questo tipo in Trentino. Prima esisteva solo la Federazione provinciale delle scuole materne che gestiva tutte le scuole equiparate della

L'assessore Tessadri

provincia. In seguito alcune di esse si sono staccate per creare l’associazione COESI. E poi c’è ASIF che è una realtà completamente diversa. Infatti la Federazione e COESI hanno una modalità gestionale centralizzata per quanto riguarda l’erogazione dei servizi. Le varie scuole vengono gestite dai singoli consigli di amministrazione che però sentono la “distanza” dall’organo centrale. Noi con ASIF siamo in grado di avere una gestione autonoma sul nostro territorio. In pratica, prima la Federazione riceveva dal Comune una quota a parte di circa 215 mila euro come corrispettivo per i servizi amministrativi stanziati per la gestione degli asili di Pergine. Adesso invece quei soldi vanno direttamente ad Asif».

Come è stata usata questa somma di denaro? «Questa somma – spiega l’assessore Tessadri - ci ha permesso di assumere due persone in più e di avere una coordinatrice pedagogica a tempo pieno, la dottoressa Antonella Giurato che supervisiona sia le scuole materne che i nidi. Si tratta di una figura molto importante nelle crescita e nello sviluppo dei bambini. Precedentemente c’era una coordinatrice pedagogica a tempo parziale su tutta l’Alta Valsugana». Quali sono le altre competenze dell’azienda? «ASIF gestisce anche altri servizi. Il Comune ha trasferito ad essa la competenza del centro giovani e della ludoteca comunale (attualmente gestita da “Città Futura”) e la gestione del piano giovani di zona che è attualmente coordinato dalla dottoressa Clara Briani. Per il futuro il Comune potrebbe decidere di affidare ad ASIF anche altre competenze. Molto probabilmente già dal 2010 con un’apposita convenzione si inizierà a dare una mano alle altre scuole equiparate per l’infanzia del perginese per quanto riguarda la parte amministrativa che attualmente viene svolta da volontari».

CALCERANICA AL LAGO

Festa “Polenta e crauti” Una quarantina di iscritti al locale grup-

di Mario Pacher e Anziani, ha partecipato po Pensionai

il 22 novembre scorso alla tradizionale festa della “polenta e crauti”, organizzata dalla direzione del gruppo. Si tratta di uno dei tanti appuntamenti previsti nel programma annuale, che sempre fa registrare un buon successo. Soddisfatta della buona riuscita della festa la presidente del gruppo Gilia Fontana, che è stata anche l’artefice principale dell’iniziativa, sia pur aiutata dalle componenti la direzione e da altre persone

volontarie. All’incontro ha partecipato anche il primo cittadino di Calceranica Sergio Martinelli che ha elogiato il direttivo del gruppo per l’impegno costante rivolto ai non più giovani del paese. Fra gli altri appuntamenti vogliamo ricordare l’escursione in provincia di Vicenza per un pranzo a base di pesce, l’incontro con i bambini della scuola materna in compagnia dei loro genitori o nonni presso la sede del Gruppo in via Asilo, per il gioco della tombola. Poi prima di Natale, come ci ha testimoniato il vice-

presidente Alessandro Marchi, verrà fatta visita con consegna di omaggi, agli anziani di Calceranica che si trovano presso le case di riposo e a quanti sono impossibilitati a spostarsi dalle loro case di abitazione. Nel pomeriggio del giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre, alle ore 14.30 sarà celebrata una S. Messa in sede per tutti gli anziani con la partecipazione della Corale di Calceranica. La sera dell’ultimo dell’anno ci sarà festa con rinfresco e musica, in compagnia della fisarmonicista Arianna Strada.

PERGINE VALSUGANA

L’opinione di Francesca Parolari Il direttore Francesca Parolari gestisce una struttura molto grande e molto complessa a livello organizzativo dalla quale derivano grosse responsabilità. ASIF ha un bilancio economico proprio che si aggira intorno ai 5 milioni di euro annuali, la maggior parte dei quali gli viene girata dal Comune per le competenze

Il direttore di ASIF Francesca Parolari

che svolge. L’azienda ha circa 150-160 dipendenti, 8 dei quali si occupano della parte amministrativa. Oltre ai lavoratori a tempo indeterminato ci sono molte persone che vengono assunte annualmente come insegnanti supplementari per coprire il servizio di posticipo o come affiancamento a bambini con difficoltà. I bambini sono circa 400 nelle scuole materne e circa 140 nei nidi. Ecco, i bambini. Quali sono i miglioramenti per i bambini e le loro famiglie che sono i veri clienti di ASIF? Lo abbiamo chiesto al direttore Francesca Parolari: «il primo miglioramento è quello che consente un’apertura amministrativa al pubblico non più di un’ora al giorno, ma tutte le mattine con orario 8,30-13 e il giovedì pomeriggio. Contiamo di ampliare ulteriormente l’apertura rivolta alle famiglie con un accordo con lo sportello polifunzionale del Comune che sarà ad orario continuato dalle 8 alle 18. Un altro grosso miglioramento è quello di avere garantito una figura di coordinatrice pedagogica a tempo pieno. Un altro beneficio è quello che ci permette di unire la gestione dei nidi con quella delle scuole materne. Grazie a questo aspetto c’è un importante passaggio di conoscenze e di informazioni dal momento nel quale i bambini vengono accolti al nido fino a quando arrivano a passare alla scuola primaria. Questo è ancora più importante nel caso di bambini con difficoltà. Soprattutto perché purtroppo abbiamo notato in questi ultimi anni un notevole incremento di situazioni di disagio sociale». (p.c.)


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CRONACHE

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Pergine. Nostra intervista all’assessore al Commercio Giorgio Girardi IN BREVE

Vogliamo far vivere di più il centro città

PERGINE

Iniziative di Natale del Copi

In occasione della presentazione delle iniziative natalizie a Pergine abbiamo incontrato il nuovo assessore comunale alle attività economiche (industria, artigianato e commercio) Giorgio Girardi al quale abbiamo rivolto alcune domande. di Paolo Chiesa

A

ssessore Girardi, quali sono i rapporti con le associazioni di categoria? «In questi primi mesi di mandato mi sono dedicato ad instaurare un rapporto diretto e proficuo con l’assessorato provinciale all’industria, artigianato e commercio. In questo modo è stato possibile avere una panoramica sulle opportunità economiche e legislative che possono sostenere i comparti delle associazioni di categoria in questo momento difficile. Saranno organizzati a breve degli incontri ufficiali con le singole categorie per poter ascoltare i loro bisogni e per poter dare loro una risposta concreta con gli strumenti a nostra disposizione». In particolare, che tipo di collaborazione c’è con i commercianti di Pergine? «Il nostro obiettivo come amministrazione è stato fin da subito quello di creare le condizioni perché il cittadino possa vivere più intensamente il centro città. Per questo abbiamo creato una collaborazione positiva con il Consorzio dei commercianti (COPI) anche sostenendo economicamente le loro attività». Il Suo progetto speciale è la valorizzazione del centro storico di Pergine. Quali sono le cose che pensava di attuare a

Il programma delle iniziative per il Natale di Pergine curato dal COPI (Consorzio Operatori Pergine Iniziative) ha visto nei giorni di festa che precedono il 25 dicembre una serie di iniziative molto interessanti. Gruppi di musica Dixieland, Canti natalizi itineranti con il coro Castel Pergine, il coro Genzianella e la corale di Canezza che si sono esibiti con delle coreografie con ceppi di larice ardenti per le vie della città. Nei giorni di sabato19 e domenica 20 dicembre trampolieri, pastori con zampogne accompagnati da asinelli, musica con cori itineranti popolari e organetti, la baby dance per i bambini curata da pupazzi

L'assessore Giorgio Girardi

questo proposito? «La rivitalizzazione del centro storico deve essere intesa non solo come luogo da incentivare dal punto di vista commerciale (anche se questo è di importanza fondamentale) ma anche come riscoperta delle vie e delle piazze del centro come luogo di aggregazione, come modo di conoscere la storia per i perginesi e per chi viene a farvi visita. La sfida può essere vinta solo se l’amministrazione coinvolgerà le associazioni, l’APT, la Proloco, il Consorzio dei commercianti, Pergine Spettacolo Aperto, etc. Proseguiremo con la riqualificazione dell’arredo urbano (come via Maier, piazza Fruet), degli edifici storici (come palazzo Crivelli). Inoltre, si incentiverà il privato per la ristrutturazione degli edifici. Infine, si realizzerà una rete wireless (senza fili) nelle principali vie e piazze del centro storico per dare la possibilità ai cittadini e ai

turisti di navigare in internet gratuitamente stando all’aperto». A proposito di wireless: anche la comunicazione istituzionale è una delle sue competenze. Le nuove tecnologie sono utili per i rapporti con i cittadini e le varie associazioni? «Sicuramente le nuove tecnologie sono fondamentali per avvicinare il cittadino e le imprese all’Amministrazione per quanto riguarda il fatto

di fornire informazioni. Ma anche per presentare pratiche o segnalazioni da fare senza dover andare fisicamente allo sportello. Il portale del Comune, grazie allo sportello web, offre molti servizi: la consultazione delle pratiche edilizie, la possibilità di visualizzare gli atti amministrativi (delibere, determine, ordinanze, etc.) e di scaricare moduli per i cittadini e le imprese, oltre a poter essere in contatto diretto con gli amministratori attraverso l’e-mail».

animati di Walt Disney. Da lunedì 21 alla vigilia del 24 dicembre ancora animazione con “babbi” e “babbe” Natale che distribuiranno caramelle e animazione con musica della banda sociale di Pergine. Una casetta in piazza S. Elisabetta proporrà degustazioni enogastronomiche tipiche. I negozi del centro storico rimarranno aperti tutti i giorni fino al 24 dicembre. Si tratta di un programma ben studiato e realizzato con una notevole attenzione dal COPI e dall’amministrazione comunale, nonostante le risorse limitate. Questo non ha comunque impedito agli operatori di realizzare a proprio carico le luminarie natalizie. Per il 2010 il COPI pensa già a qualcosa di nuovo. Magari, come ha voluto anticiparci il presidente Ochner: «alla creazione di un mercatino nel centro storico, una formula questa che ha un successo strepitoso in tutta la regione e che potrebbe essere una apprezzata novità anche per Pergine». (p.c.)


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Copenhagen

Praga

Taipei (Cina)

Bologna

Londra

Rotterdam

entina) Buenos Aires (Arg

Bordeaux (Francia)


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CRONACHE

Pergine Valsugana. Nostra intervista al Presidente del COPI Luigi Ochner

Il futuro del commercio a Pergine Il COPI dal giugno 2009 ha un nuovo presidente: Luigi Ochner. Un ritorno, visto che aveva ricoperto tale incarico anche alla fine degli anni ‘90. L’occasione di guardare insieme a lui il programma delle iniziative del COPI per le festività natalizie diventa anche l’opportunità di fare una chiacchierata sulla realtà economica del centro storico di Pergine.

di Paolo Chiesa

L

uigi Ochner, dal giugno scorso nuovo presidente del Consorzio Operatori Pergine Iniziative (COPI) ci mostra un ritaglio del numero di maggio 1998 de “La Finestra” che riporta una sua intervista dell’epoca. «Ci sono cose di cui si parla in quell’intervista che sono attuali anche oggi, nel 2009. Sto parlando della difficoltà che hanno le piccole realtà commerciali a gestione familiare, della concorrenza, del fatto che Pergine rischia di essere uno dei sobborghi di Trento». Nel 1998 il COPI contava 104 associati. Oggi sono 53, che sono comunque una ventina in più dell’anno scorso. Ed è proprio questa la cosa che sta più a cuore al presidente. «In quegli anni, nonostante le difficoltà, il centro storico era più vivo di adesso, c’era più voglia di progettare. È vero che c’entra la crisi economica, ma quello che serve di più è un’unione tra noi commercianti. Il COPI è nato per questo. Il centro storico deve fare massa. Deve fare criticità. Deve riuscire a proporsi all’esterno come un soggetto forte e attivo non solo nei confronti della clientela. Essere uniti vuole dire avere una visione in grande che solo i grandi numeri ti permettono di avere, sia per la programmazione che per il modo di farsi pubblicità, per fare conoscere quello che si può offrire, per dare un senso di apertura verso un mondo economico che è sempre più difficile». Quali sono i rapporti con Comune di Pergine e Pro-

vincia? «La collaborazione con il Comune è ottima. Le manifestazioni che sono state ideate in questi anni dall’amministrazione (Festa della zucca, Notte bianca, Pasquissima, Perzenando, Feste medievali) sono per noi l’occasione di collaborare positivamente sia con l’assessore al commercio Girardi che con quello al tu-

Il presidente del COPI Luigi Ochner

proporre delle serate da favola ridotte rispetto al solito, per avere poi la possibilità di proporre delle iniziative anche in autunno e nel periodo natalizio. Sempre nei limiti di questo comitato che si è preso l’impegno di costruire qualcosa per la comunità».

rismo Morelli, ma anche con la Pro loco e con le varie associazioni che propongono iniziative. Un vero lavoro di rete. Recentemente abbiamo collaborato anche con delle associazioni no profit. In estate, quando sul territorio provinciale è pieno di iniziative, abbiamo pensato di

E a livello provinciale? «La legge Olivi, dal nome del nuovo assessore provinciale al commercio, anche se è in fase di definizione, aiuterà chi ha un’attività commerciale nella ristrutturazione dei locali, nel rinnovo di arredamenti e di impiantistica ma anche a

livello di finanziamenti per programmare manifestazioni e per proporsi. È ovvio, e qui torniamo al discorso dell’unità. Più si è uniti e più si ha la possibilità di avere voce in capitolo e importanza con gli interlocutori politici ed amministrativi». Il presidente Ochner vorrebbe approfittare di questa chiacchierata per mandare un messaggio agli operatori economici di Pergine: «più commercianti aderiscono al COPI e più siamo forti. Perché potremmo avere una potenzialità maggiore e un valore aggiunto sempre più alto se tutti i commercianti ne facessero parte. Forse molti si spaventano perché pensano che la quota da versare sia solo una specie di tassa. In realtà questa quota, che in fin dei conti non è così impegnativa, ai piccoli negozi permette di accrescere le proprie potenzialità. Stiamo cercando di incentivare chi ha dei dubbi su entrare o meno nel Consorzio. Ad esempio quest’anno, la quota versata, sarà in pratica ritornata ai commercianti sotto forma di buoni parcheggio che potranno essere poi girati

ai clienti come forma di premio fedeltà». Quali potrebbero essere i punti di forza per il futuro del commercio di Pergine? «L’apertura del nuovo ospedale Villa Rosa potrà cambiare l’economia del centro storico. Però secondo me dobbiamo pensare che se attualmente Pergine ha un’economia mista, il suo futuro sarà basato sul turismo che attualmente è solo di passaggio. Si deve pensare ad una programmazione specifica per il turismo con viabilità, ciclabili e strutture alberghiere. Io penso ad un “avvicinamento” del lago al centro di Pergine (magari con un viale alberato), ad un rapporto più stretto con la Valle dei Mocheni che con la ristrutturazione delle sue baite ha delle grosse potenzialità. L’ideale sarebbe una rinascita delle terme di S. Orsola che secondo me dovrebbero essere acquisite dall’ente pubblico per farne un investimento come è stato fatto per esempio a Levico. Il wellness e l’enogastronomia sono due altri punti di forza dell’offerta turistica in tutto il Trentino Alto Adige. Le persone fanno vacanze magari di soli tre giorni ma vogliono la qualità, il servizio, la scoperta delle tradizioni». Molte idee e molto lavoro da fare quindi. Un messaggio perfetto per il nuovo anno da parte del COPI: «è vero che questi sono anni di crisi. Ma questo non deve bloccarci, deve viceversa darci la forza e la voglia di muoversi, di investire e di progettare. Sia a livello politico per snellire la burocrazia che a livello nostro di soggetti commerciali coinvolti».


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CRONACHE

Levico Terme IN BREVE

Mercatino della solidarietà

N

di Luciano De Carli

on c’era ancora la neve, ma tanta gente a visitare le bancarelle per la solidarietà allestite da tante Associazioni e Gruppi onlus. La casetta era stata predisposta in un punto strategico, dove poi s’entrava ai "Mercatini di Natale", giunti ormai al settimo anno di allestimento. Tante le Associazioni che hanno voluto essere presenti perché il Natale non fosse solo acquisti, visite, strette di mano, musica e mortaretti, ma si ricordasse che c’è sempre qualcuno che “ci starà fra i piedi” per la propria indigenza, per le sue necessità immediate, per

avere, come noi, gli stessi basilari diritti.:. casa, pace, lavoro. Ecco allora i gruppi missionari, quelli oratoriali, le associazioni onlus di varia natura che si prodigano per far arrivare aiuti ai bisognosi

di ogni parte del mondo. Il profumo dei ceppi di Natale e delle corone dell’Avvento del Gruppo Oratorio si confondevano con l’aroma del caffè dei paesi impoveriti, con i parampampoli e brulè nostrani, con quello

di speck, delle marmellate e dei biscotti preparati e confezionate in casa, offerti per racimolare qualche soldo. Molti sono stati gli oggettini messi in vendita, allo scopo, preparati con cura dalle mamme, dalle signore, dalle nonne e anche dai ragazzi. Un appuntamento simpatico è stato quello con Brigitte ed Erich di Hausham, che raccolgono fondi per i ragazzini bisognosi che verranno in soggiorno estivo a Levico Terme. I prodotti della terra bavarese sono stati graditi dai Levegani, ma anche dai tanti turisti che affollavano il parco in queste giornate dedicate alla settima edizione dei mercatini a Levico, nel parco asburgico.

Novaledo

S. Barbara con VdF di Mario Pacher

I vigili del fuoco di Novaledo, guidati dal comandante Giancarlo Martinelli, hanno festeggiato lo scorso 8 dicembre la loro Patrona S. Barbara. Il gruppo di volontari e i tre allievi hanno assistito ad una S. Messa nella parrocchiale, quindi, nella vicina piazza Municipio, il parroco don Luigi Roat ha benedetto i mezzi in loro dotazione. Alla festa hanno presenziato il primo cittadino Ferruccio Bastiani con il vicesindaco Herwin

Baldessari, il comandante della Stazione CC. di Roncegno Paolo Conti, agenti della Polizia Locale della Bassa Valsugana, della CRI e della Forestale. Nel corso del momento conviviale presso un noto ristorante della zona, Martinelli ha presentato un resoconto dell’attività svolta nel 2009: 74 sono stati gli interventi dei quali 8 fuori comune, per un totale di 1461 ore. Con altri corpi della Bassa Valsugana i pompieri di Novaledo sono intervenuti anche nel terremoto dell’Abruzzo. Omar

I Vigili del Fuoco in piazza Municipio

Ghesla è stato poi premiato con una targa e una perga-

mena per i suoi 15 anni di appartenenza al corpo.

Levico: una nuova rotatoria

Alla presenza dei rappresentanti dell’amministrazione comunale di Levico Terme, dei tecnici della Provincia e della Direzione Lavori, il 26 novembre scorso sono stati consegnati all’Impresa Fruet Gianluca di Pergine Valsugana i lavori relativi alla rotatoria di Levico sulla S.P. n. 1 del lago di Caldonazzo. Il progetto, redatto da Alessandro Amistadi, che è stato incaricato anche di svolgere il ruolo di direttore dei Lavori e di coordinatore per la Sicurezza in fase di esecuzione, prevede la realizzazione di un incrocio a rotatoria sulla S.P. 1 all’incrocio tra via Augusta, via Brenta e via Segantini nel Comune di Levico Terme. Attualmente lo svincolo è a raso, mentre la soluzione a rotatoria garantisce maggiore fluidità di traffico eliminando i conflitti di precedenza e aumentando il grado di sicurezza per gli utenti. Si è voluta inoltre garantire una continuità in sicurezza ai percorsi pedonali di nuova realizzazione o da adeguare. La nuova rotatoria avrà diametro esterno di 38 metri e diametro dell’isola centrale di 22 metri. La larghezza pavimentata dell’anello sarà di 9 metri, dei quali sette bitumati e i restanti due che occuperanno un anello interno sormontabile e pavimentato in pietra. Previsto un sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche. Il progetto prevede anche la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione con caratteristiche tali da assicurare idonee condizioni di visibilità anche notturna. Il tempo utile per dare ultimati tutti i lavori è fissato in 90 giorni. L’Impresa aggiudicataria è la Fruet Gianluca di Pergine Valsugana, che si è aggiudicata i lavori per l’importo di Euro 275.653,61 (comprensivo degli oneri della sicurezza), offrendo un ribasso del 25,242% sull’importo posto a base di gara. L’importo totale dell’opera, comprensivo delle somme a disposizione dell’Amministrazione, è di 668 mila euro.

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CRONACHE

Levico. Una giornata particolare In breve

Festa dell’Immacolata al Centro don Ziglio

I

l Centro don Ziglio, ogni anno, in occasione della festa dell’Immacolata dell’8 dicembre, dedica la giornata quale festività riconosciuta propria della Struttura all’incontro con i famigliari degli ospiti, con le autorità locali e provinciali e con tutti gli amici che seguono i programmi e lo sviluppo delle attività interne. Anche quest’anno la festa dell’8 dicembre è stata preceduta da un’intensa animazione, da un grande lavoro dei laboratori, per preparare non solo i “lavoretti” che poi sono stati consegnati ai famigliari degli ospiti, ma soprattutto per contribuire all’organizzazione di quella che è oggi l’immagine del Centro don Ziglio, predisponendo quei lavori che

sono andati ad abbellire le vie di Levico e che il 18, 19, 20 di dicembre, sono stati esposti ai “mercatini di Natale”. Ben 127 sono stati i famigliari che hanno partecipato alle attività della giornata, e va sottolineato che non erano solo parenti

più vicini, ma anche zii e cugini. Durante la giornata hanno dimostrato grande interesse e soddisfazione. Trenta sono stati gli ospiti invitati dal Consiglio di Amministrazione: per Levico Sindaco, Vicesindaco; Assessore alle Po-

litiche Sociali; Presidente del Consiglio Comunale; il Sindaco di Caldonazzo; l’Assessore Renato Tessadri per Pergine; il dott. Renzo Anderle; Pierino Caresia Vicepresidente Comunità di Valle Alta Valsugana e Bernstol; il Comandante della Stazione Carabinieri di Levico; il Presidente Coop CS4; il Vicepresidente Casa di Riposo di Levico; Gabriella Bonvecchio ex Assistente Sociale; Consiglio di Amministrazione; consulenti ecc. Dalle parole di tutti sono giunti apprezzamenti e soddisfazioni per il Centro la cui collaborazione con i servizi esterni è intensa e significativa della validità dei nuovi progetti. Il Presidente

dott.ssa Piera Volpi Janeselli

LEVICO TERME

Visita ai caduti

I circa 360 scolari delle elementari di Levico e frazioni, si sono recati al cimitero militare annesso al camposanto della città termale, dove hanno deposto un fiore accanto ad ogni cippo che ricorda i 1139 soldati italiani e dell’impero austroungarico, morti durante il primo conflitto mondiale. Erano accompagnati dai loro insegnanti e da alcune autorità civili, nonché da rappresentanti di diverse associazioni combattentistiche e d’arma presenti con i loro gagliardetti. Il presidente del consiglio comunale Luciano Lucchi, ha ringraziato gli scolari e i loro insegnanti per questa lodevole iniziativa che annualmente si ripete, per ricordare quei giovani soldati che hanno dovuto sacrificare la vita nell’adempimento del loro dovere. (m.p.)


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Barco di Levico In breve

Festa della Virgo Fidelis L’8 dicembre i Carabinieri in servizio e in congedo della sezione di Levico, hanno festeggiato la loro patrona Virgo Fidelis.

I

di Mario Pacher

l giorno dell’Immacolata, i Carabinieri in servizio e in congedo della sezione di Levico, hanno festeggiato la loro patrona Virgo Fidelis. Nella chiesa di Barco, accanto a rappresentanti di altre asso-

ciazioni combattentistiche e d’arma, hanno assistito ad una solenne S. Messa celebrata dal parroco don Silvio Pradel. Dopo la preghiera del Carabiniere recitata dal tenente in congedo Pietro Moriconi, è stata benedetta una corona d’alloro poi deposta alla lapide che ricor-

La commemorazione davanti la casa sociale Dario Pallaoro

da il carabiniere medaglia d’argento Dario Pallaoro, all’ingresso dell’edificio ex scuole elementari, ora sede delle principali associazioni levicensi. Il presidente dell’Associazione Carabinieri di Levico Remo Valentini, dopo il saluto agli intervenuti, ha ricordato l’eroico sacrificio

del collega carabiniere che nel lontano 1950, in servizio a Posina (VI), perì tragicamente tra le fiamme di un gigantesco rogo dopo aver salvato la vita a tre persone. E proprio per ricordare questo valoroso concittadino, quel Centro Culturale è stato intitolato alla sua memoria. Significative anche le parole del vicesindaco Gianpiero Passamani, presente con l’intera giunta e il presidente del consiglio Luciano Lucchi, che ha elogiato l’attività e l’impegno costante dei Carabinieri della Stazione di Levico, particolarmente importante durante i mesi estivi quando in città giungono più di 30mila persone. Un ricordo particolare ha rivolto anche agli appartenenti all’Arma che operano in quei paesi lontani dove imperversa la guerra, perché ogni giorno mettono a rischio la loro vita. Al termine è stato offerto a tutti gli intervenuti un rinfresco, presso la sede dei Fanti.

CALDONAZZO

Nadia Martinelli e “Gli animali"

Sempre, forse fin da quando il selvatico gatto ha fatto capolino nella caverna governata dalla donna, attirato dal bagliore del fuoco o forse dall’odorino di qualche costoletta di cinghiale, la donna ha avuto un rapporto più amicale ed affettivo con gli animali. Ci sono scritti, racconti, poesie, tutta un’aneddotica sugli animali tramandataci dalla letteratura, ma i ricordi e le riflessioni di ognuno di noi hanno sempre un lato nuovo, un quid di novità che avvince. Nadias Martinelli, poetessa e scrittrice di Centa San Nicolò per l’Associazione “Sillabaria” ha voluto, nell’ambito del programma d’incontri con gli autori “Regaliamoci un libro a Natale”, far conoscere il volume “Gli animali nei racconti delle donne”. La serata è stata allietata da intervalli musicali e dopo i vari momenti letterari, presenti le tante donne scrittrici, la serata è stata allietata pure da un piccolo rinfresco finale, un viaggio nell’universo femminile. LDC


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Levico Terme. Lavori in corso IN BREVE

Nuovi parcheggi per il Centro Storico

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di Luciano De Carli

’area Vettorazzi-Beber di via Dante è stata da sempre all’attenzione della Comunità levegana: tutta la terra che ha determinato l’immensa buca nella proprietà era stata utilizzata per creare, in passato, l’ampio piazzale delle ex caserme Battisti, che ora ospita la piscina e il palazzetto dello sport. Poi sono seguiti decenni in cui il signor Oliviero Vettorazzi ed eredi hanno esercitato la vendita di prodotti per l’edilizia, specie nel secondo dopoguerra con il boom urbanistico. Con gli eredi Beber Vettorazzi si sono avuti vari altri utilizzi: area per falegnameria, per macchine operatrici adatte allo scavo e reinterro, allevamento di cavalli. Negli anni ‘80 il Comune, attraverso l’assessorato al turismo e commercio, aveva commissionato all’arch. Renzo Acler di progettare un silos parcheggi, con anfiteatro per rappresentazioni teatrali e musicali, ma un’improvvida raccolta di firme e la pusillanimità amministrativa unita alla solita paura del nuovo, affondò il progetto che ora si è però ripresentato, ma con cubature maggiorate, come polo commerciale- turistico- di wellness e spazi pubblici di carico e scarico, nonché con un’area di utilizzo meramente pubblico. A lungo la Commissione consiliare ha esaminato la progettazione integrata per verificare la rispondenza al regolamento edilizio, adottato proprio dal Consiglio - forse troppo velocemente - con abbondanza di

Area Vettorazzi-Bebber con vista da viale Roma su Levico, Caldonazzo, Col di Tenna

indici volumetrici. Ma allora nessuno ebbe dubbi in proposito. Anzi questo Consiglio Comunale aveva rinviato già una volta la trattazione del punto all’ordine del giorno consiliare, per concedere mesi di tempo, di riflessione per chi voleva produrre altre soluzioni in merito. Così il punto, la proposta, è stata portata all’esame e votazione del Consiglio Comunale con tutti gli incartamenti relativi ai pareri favorevoli dell’Assessorato Provinciale al Commercio, della Commissione Tutela del Paesaggio, della Commissione Consiliare, della Commissione Edilizia Comunale ed ha avuto 13 voti favorevoli su 20 e gli altri contrari. La proposta progettuale accettata assicura 70 posti macchina al Comune di Levico, un’area di 250 mq. di proprietà comunale, un passaggio pedonale perpetuo da viale Roma a Viale Dante, due piazzole di carico e

scarico. S’è risolto così alla fine il problema di collegamento parcheggi- zona commerciale del centro storico, soluzione che era stata già ipotizzata 20 anni fa dal progetto arch. Renzo Acler –Comune di Levico. Questa iniziativa, come quella dell’Impresa Peghini a Vetriolo, dovrebbero creare un volano economico di notevole interesse e di occupazione. Ora si tratta di valutare e precisare in sede di prossima concessione edilizia il rispetto delle altezze e la fisionomia del lato verso viale Roma al fine di creare un finestrone per non bloccare la vista sul paesaggio a valle. I nostri predecessori avevano già pensato in marito quando – per la presenza dell’ex ospedale civile cittadino,-avevano costruito i due palazzi scolastici gemelli, divisi però affinché il degente potesse vedere il paesaggio, verde, bello, riposante a valle.

LEVICO TERME

Focus sulla “Luce” di Moratelli di Mario Pacher

Per iniziativa della SAT e della pubblica Biblioteca, è stato presentato recentemente a Levico Terme, presso la sala consiliare, il nuovo libro di Diego Moratelli “Luce”, curato dalla Cierre Arca. Una raccolta di oltre cento foto di straordinaria bellezza da lui stesso scattate in Trentino e anche all’estero con preferenza dei paesi del Nord, con tema dominante la luce nelle sue molteplici disposizioni. Per Moratelli, insegnante alle scuole superiori, si tratta della sesta opera pubblicata dopo “Camminando in silenzio”(2000), “Vicino a casa”(2001), “Dolomitifiord”(2003), “Alberi”(2005) e “Acqua”(2007). Dopo gli interventi del sindaco Carlo Stefenelli, dell’assessore comunale Arturo Benedetti, del vicepresidente della SAT Bruno Fraizingher, tutti rivolti ad elogiare questa nuova ricca e insolita pubblicazione di Diego, il giornalista Franco De Battaglia, davanti a gran pubblico, ha presentato l’opera analizzando le varie parti che la compongono. «Questo libro – dice - ci porta direttamente dentro questa dimensione attraverso le fotografie ma

Un momento della presentazione

anche attraverso delle frasi importanti che suscitano emozioni». Significative anche le parole espresse dal poeta per hobby Bepi Polacco: «Il tuo attento e gioioso lavoro, riesce ad esaltare questi doni della natura che tu metti nella luce giusta». Nel corso della serata sono state proiettate anche numerose diapositive sulla fauna, flora e sui tramonti, molte delle quali contenute nel libro. L’incontro si è concluso con un signorile rinfresco presso la sede della SAT, offerto a tutti gli intervenuti.


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Levico Terme

Novità alla Croce Rossa Coloro che intendono entrare in Croce Rossa dovranno seguire il corso formativo di base e poi, attraverso percorsi formativi diversi, applicarsi nelle specifiche attività.

di Mario Pacher

I

mportanti novità alla struttura della Croce Rossa Italiana dopo il conferimento al Comitato Provinciale Trentino dell’incarico di attuare, a titolo sperimentale, l’organizzazione della “Componente Unica”. Conseguentemente i volontari della Croce Rossa saranno distinti per aree di attività e non più per gruppi. Il Gruppo Volontari CRI di Levico Terme sarà quindi formato dai volontari che svolgeranno attività socio sanitaria e dalle volontarie che svolgeranno attività socio assistenziale. Successivamente, con l’ingresso di nuovi volontari, si potranno formare altre aree di attività come: attività

Il gruppo dei volontari CRI di Levico

giovanile dagli 8 ai 25 anni, socio assistenziale dai 14 anni, socio sanitario dai 18 anni, internazionale dai 14 anni e attività di formazione. Con questo si può affermare

che all’interno di un Gruppo di Volontari possono esserci cinque aree di attività, senza che ognuna avesse una figura di vertice, bensì una figura per tutte con il compito di

coordinatore. A coprire questa carica è già stato nominato il volontario Beja Arben che abita a Novaledo e che, grazie alla sua collaudata esperienza

e capacità, è stato ritenuto particolarmente idoneo ad assumersi questo delicato compito. Si tratta di una innovazione importante alla macchina organizzativa, ha affermato il presidente della Sezione di Levico Terme Giovanni Uez, che potrà portare una sinergia unica delle forze presenti nelle diverse aree di attività. Coloro che intendono entrare in Croce Rossa dovranno seguire il corso formativo di base e poi, attraverso percorsi formativi diversi, applicarsi nelle specifiche attività. Un “Corso Formativo di Base” per volontario in Croce Rossa è già iniziato lo scorso 26 ottobre e le lezioni si stanno svolgendo tutti i lunedì e giovedì dalle 20.30 alle 22.30 presso la filiale della Cassa Rurale di Levico Terme, in Via G. Avancini. Questo primo ciclo di lezioni sta per concludersi, e ai partecipanti che supereranno la prova d’esame, sarà rilasciato un attestato. Informazioni si possono avere telefonando al 328.7684150 oppure al 340.6730471. E-mail: vdslevico@critrentino.it


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Levico Terme In breve

Simposio di scultura in legno Nel cuore di via Dante a Levico Terme per cinque giorni otto artisti scultori del legno, alcuni anche di fama internazionale, si sono esibiti davanti a tanti turisti.

di Mario Pacher

S

i è concluso l’8 dicembre scorso a Levico il “1° Simposio Internazionale di Scultura su Legno”, organizzato dal “Consorzio Levico Terme in Centro” in collaborazione con Comune di Levico, APT Valsugana e Cassa Rurale. Nel cuore di via Dante, gli otto artisti scultori del legno, alcuni anche di fama internazionale, si sono esibiti per cinque giorni. Numeroso il pubblico che ha voluto assistere alla lavorazione di quel pezzo di abete dal quale gli artisti dovevano ricavare, secondo fantasia e senza ci fosse una graduatoria, una figura scolpita. Il tutto

sotto la sorveglianza dello scultore e pittore Bruno Cappelletti di Castelnuovo Valsugana, direttore artistico e coordinatore

di questo ”Encontrarte”. Oltre a lui, lo ricordiamo, hanno partecipato al simposio gli scultori Andrea Dietre di Torcegno, i

Gli artisti Bruno Cappelletti (a sinistra) e Paolo Vivian, al lavoro

germanici Martin Merkle, Michaela Moller, Matthias Munch, poi Massimo Pasini di Provaglio in Val Sabbia (BS), Paolo Vivian di Rizzolaga di Piné e l’austriaco Egon Straszer. Le opere prodotte rimarranno in mostra a Levico per un anno e, durante questo periodo, potranno essere acquistate da qualsiasi ente o cittadino. Particolarmente soddisfatti due degli artisti che già hanno trovato l’acquirente dei lavori artigianali prodotti a Levico. «È stata un’esperienza più che positiva - ha detto Cappelletti - un richiamo forte soprattutto per i turisti che in queste giornate stanno arrivando a Levico, richiamati dai mercatini di Natale. Sulla scorta di questa prima positiva esperienza, si pensa già alla seconda edizione. Secondo il mio pensiero, si potrebbe protrarlo almeno di un giorno».

NOVALEDO

Festa dell’anziano

Si è svolta a Novaledo la “Festa dell’anziano”, organizzata dal comune con il locale Gruppo Pensionati e Anziani. Dopo la S. Messa celebrata da don Valeriano Segatta e dal parroco don Luigi Roat, la festa è proseguita alla sala don Evaristo Forrer. Qui il presidente del Gruppo Celestino Pallaoro ha dato il benvenuto. Il sindaco Ferruccio Bastiani ha avuto parole di particolare considerazione verso le persone non più giovani, per la loro utile presenza sia nelle famiglie che nella società. È stato poi servito un buon piatto caldo preparato da Stefano Sartori con l’aiuto di Romano Agostini e servito con l’assistenza anche di un gruppo di volontarie coordinate da Angelina. Un saluto particolare è stato dato ad Agnese Margon, classe 1923, per lunghi anni alla guida del gruppo Anziani del paese, e ora considerata presidente onorario. La festa è proseguita con la musica del giovane fisarmonicista Daniel Anesini. (m.p.)


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IL PROGETTO

Focus. Nostra intervista a Ezia Bozzola e Erica Masina

Fare rete per un futuro migliore Nostra intervista a Ezia Bozzola e Erica Masina, coordinatrici del progetto “Fare rete per risparmiare energia”, percorsi didattici di educazione ambientale per le scuole del C3.

N

di Armando Munaò

el numero scorso La Finestra aveva dato ampio risalto al progetto “Fare rete per risparmiare energia”, percorsi didattici di educazione ambientale per le scuole del C3, accolti con grande entusiasmo dagli alunni e conclusisi con altrettanta soddisfazione da parte dei promotori e coordinatori del progetto. Per un bilancio finale abbiamo intervistato Ezia Bozzola e Erica Masina che sono state le coordinatrici di questa iniziativa. Prof.ssa Bozzola, come è nata l’idea di questo progetto? «È nata attorno al tavolo dell’allora assessore all’energia, Ottorino Bressanini. Erano presenti anche un ricercatore attualmente direttore del Cnr di Firenze, il direttore scolastico e qualche altro. Si parlava di scuola, di ricerca e s’è detto: “perché non facciamo qualcosa di specifico?” L’idea iniziale era molto ambiziosa, perché prevedeva di far sì che le scuole di ogni ordine e grado della Bassa Valsugana potessero aggregarsi a questo progetto. L’obiettivo era quello di far nascere, poco alla volta, una nuova mentalità nei ragazzi, perché se lavoriamo con loro possiamo pensare poi di avere dei cittadini formati, altrimenti è più difficile». Com’è stata la risposta delle scuole? «Abbiamo fatto la proposta agli insegnanti della Bassa Valsugana e ancor prima ai loro dirigenti. Ho

della Valsugana Orientale. Così, ad esempio, i bambini delle scuole Primarie di Ronchi e Samone hanno condiviso obiettivi con i maturandi delle superiori di Borgo e tutti si sono ritrovati a scambiarsi esperienze nel corso della mostra di fine anno, allestita presso l’ENAIP di Borgo».

trovato subito molto sostegno in Luciano Coretti, poi ho passato la bozza del progetto ai dirigenti degli altri 4 istituti scolastici (i tre istituti comprensivi e l’Enaip oltre al Degasperi di Borgo). Loro hanno accettato di buon grado la proposta, l’hanno pubblicizzata nel collegio docenti e quindi abbiamo fatto un primo incontro. Nel frattempo l’Appa di Trento aveva avuto notizia di ciò che volevamo realizzare e l’allora dirigente Paolo Fedel venne qui a scuola proponendoci una sorta di acquisto del progetto. Fu in quell’occasione che conobbi Erica Masina che poi è stata l’anima di questo progetto». Quale metodologia avete adottato in concreto? «La metodologia scelta dai docenti e dagli esperti esterni ha voluto privilegiare “il fare”, aspetto questo che, secondo una parte qualificata di moderni pedagogisti, favorisce e facilita “il sapere”. Gli studenti infatti, attraverso le attività proposte, hanno avuto la possibilità di spe-

rimentare in tempo reale il loro apprendimento, hanno potuto avere immediatamente i riscontri di quanto affermato dal docente o intuito da loro stessi e quindi il sapere è divenuto da subito e facilmente patrimonio personale. In questo modo si è visto un coinvolgimento di abilità non solo intellettuali e analitiche, ma anche manuali e pratiche che hanno favorito un gran numero di alunni, compresi coloro che a scuola manifestano difficoltà. Infine il lavoro si è potuto concertare ottimamente con le attività di orientamento, messe in rete nei diversi istituti di valle, per le attività di indagine sul territorio che permettono ai ragazzi una maggior conoscenza delle diverse offerte produttive della zona». In che anno ha preso il via il progetto? «Il 2006-2007 è stato il primo anno scolastico di attivazione del progetto. Hanno partecipato classi di ogni ordine e grado, coinvolgendo circa 1000 alunni rappresentativi delle diverse realtà territoriali

Gli altri percorsi, invece? «Gli altri percorsi sono stati portati avanti tra il 2007 e il 2009 e hanno avuto per titolo: “Che forza quest’acqua”, “Clima e agricoltura”, “Energia creativa, energia delle idee”, “Energia rinnovabile e convenzionale”, “Ragazzi in Europa per il clima”, “Rifiuti & Energia”, “Risparmio energetico nell’edificio scolastico”». Architetto Masina, coordinare un progetto simile avrà sicuramente comportato delle difficoltà? «Devo dire, innanzitutto, che il coordinamento non l’ho seguito da sola, ma l’abbiamo sempre portato avanti tutti insieme, con Ezia e con l’Istituto di Strigno che in questo ha avuto un ruolo veramente notevole. Anche tutti gli uffici amministrativi della scuola, la segreteria, tutto il personale, perché è un lavoro davvero tanto complesso anche dal punto di vista della gestione economica e quindi senza il supporto di un gruppo così consolidato sarebbe stato improponibile. Poi la difficoltà maggiore direi che è stata quella di mettere attorno ad un tavolo delle sensibilità e delle esigenze

che sono completamente diverse, perché sono stati coinvolti gli insegnanti di piccole scuole quali, ad esempio, la scuola di Ronchi oppure di Samone, insieme con istituti di grandi dimensioni quali il Degasperi oppure l’Enaip. Con Ezia abbiamo sempre detto che la soddisfazione maggiore l’abbiamo avuta riuscendo a mettere insieme Enaip e Degasperi in progetti condivisi. Devo dire che questo è stato un po’ un primo passo importante anche in prospettiva di future collaborazioni tra queste figure professionali nel mondo del lavoro. Perché spesso escono dalla scuola e non sono abituati a parlarsi. Direi che questo è stato il fiore all’occhiello». Finito il progetto si è conclusa anche la collaborazione? «No, perché se è vero che i progetti e i percorsi con istituti comprensivi si sono conclusi, la collaborazione tra Enaip e Degasperi invece continua, perché stanno pensando, insieme, alla progettazione di una proposta per l’ampliamento dell’edificio Degasperi con un volume sovrapposto al laboratorio di informatica. Questo volume dovrebbe essere energeticamente autosufficiente e quindi una sorta di prototipo al quale potrebbero ispirarsi anche architetture di altro tipo. Quindi ciò che diceva Ezia, il ruolo della scuola che diventa portatrice di messaggi e di educazione anche verso la cittadinanza, è veramente uno dei cardini portanti di questo progetto».


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IL PROGETTO

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Focus. “Risparmio energetico nell’edificio scolastico”

Come gli alunni percepiscono la questione a scuola e a casa? Nell’ambito del progetto “Fare rete per risparmiare energia”, percorsi didattici di educazione ambientale per le scuole del C3, è stato realizzato un sondaggio fra gli alunni di cui qui presentiamo i risultati più rilevanti e significativi.

I

questionari, adeguati alle esigenze dei vari livelli scolastici ma uguali nella sostanza delle domande, sono stati distribuiti agli alunni delle Scuole Primaria di Ronchi (22 bambini) e di Samone (38 bambini) che li hanno riconsegnati tutti, agli alunni delle Scuole secondaria di primo grado di Borgo (172 alunni e ne hanno riconsegnato 150) e di Strigno (208 alunni e ne hanno riconsegnato 148). In totale, quindi, hanno risposto 358 ragazzi dai 6 ai 14 anni. Ecco i dati più significativi emersi dall’inchiesta. Da una comparazione, si nota che la dimensione dell’edificio scolastico e la differenza di età sono fattori che incidono sul modo in cui la questione energetica viene affrontata e percepita dagli alunni. Infatti, mentre il 42% degli intervistati di Borgo e Strigno lamentano che la temperatura nelle classi varia in continuazione, tanto che a volte sembra di “essere al polo” (circa il 19%) e a volte è necessario aprire le finestre per ore (a ribalta secondo il 65%), il 76% dei

bambini di Ronchi afferma che la temperatura in classe è perfetta e aprono la finestra solo durante la ricreazione o nell’ora mensa per il ricambio dell’aria (l’88% dice che viene aperta a ribalta). A Samone l’opinione si divide fra il 37% che sta bene e il 44% che ha caldo, anche qui le finestre rimangono aperte durante la ricreazione e l’ora mensa (a ribalta per l’82%). Si rimane abbastanza perplessi di fronte alle risposte date ai quesiti relativi alla conoscenza del rapporto esistente tra i gradi Celsius e la percezione che il nostro corpo ha di caldo/freddo; infatti, gli alunni affermano

che in classe o fa troppo caldo o si sta bene e poi però si scopre che secondo il 60% dei ragazzi di Borgo e Strigno la temperatura in aula non supera i 18°C. Situazione analoga a Samone, dove appena il 26% ritiene che ci siano 20°C, il 42% è per 18°C e, addirittura l’11% per 14°C. A Ronchi, invece, i bambini sono abituati a guardare il termometro e il 76% ha indicato 20°C. In media circa il 65% degli intervistati di Borgo, Strigno e Samone (Ronchi è al 90 %) si è detto favorevole ad abbassare a 18°C la temperatura dell’aula alle ore 8.00 e inspiegabilmente

la percentuale cala al 50% nel caso dei corridoi; il 18% in media non sceglie, perché afferma di non avere la minima idea di che cosa possa voler dire rimanere in una stanza a quella temperatura. Si evidenzia, inoltre, che il 18% degli alunni della scuola secondaria non sa riconoscere l’orientamento della propria aula, concetto invece noto ai bambini più piccoli. La necessità di avere temperature maggiori a Borgo e a Strigno dipende anche dal tipo di abbigliamento scelto; infatti, mentre l’89% in media dei bambini di Samone e Ronchi indossano maglioncini con le maniche lunghe, il 33% dei ragazzi più grandi veste maglietta di cotone con le maniche corte anche in pieno inverno. E lo fa per abitudine, perché le case private sono in media più calde degli edifici scolastici (lo dicono a Borgo il 66% degli studenti, a Strigno il 43%, a Samone l’88% e il 65% a Ronchi). Più del 90% degli alunni dice che quando c’è il sole si abbassano le tapparelle per evitare l’abbagliamento (non essendoci tende o fran-

gisole) e di conseguenza si accende la luce al neon nel 60% dei casi. La scelta del mezzo per andare a scuola dipende molto dalla localizzazione della scuola. Si distinguono nettamente due tendenze: quella di Borgo e quella delle altre tre scuole; in quest’ultime oltre il 65% degli alunni prende l’autobus, il 14% è accompagnato in macchina da un adulto, il 15% circa va a piedi e nessuno usa la bicicletta per mancanza di piste ciclabili (dichiarato dal 93% degli studenti). A Borgo, invece, il 18% arriva in autobus, il 40% a piedi, il 27% in macchina e il 14% in bici dove ci sono i percorsi protetti. Incredibile apprendere che sia a Borgo che a Strigno il 20% dei ragazzi non ha l’abitudine di spostarsi da solo in paese perché ritiene pericoloso farlo; la percentuale scende al 9% a Samone, anche se l’età è inferiore. A Ronchi la situazione sarebbe sicuramente da verificare, in quanto solo il 68% dei bambini ritiene il suo paese sicuro, tanto che il 18% non è mai uscito di casa da solo e il 50% quasi mai.


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EVENTI

Borgo Valsugana. Fantastica serata di respiro internazionale al Caffè Roma

A tutti voi…grazie per la bella musica

U

n ringraziamento davvero sentito quello tributato dagli oltre 80 spettatori che domenica 6 dicembre hanno avuto la possibilità di ascoltare, al Caffè Roma di Borgo Valsugana, un concerto semplicemente unico. Unico sia per la stupenda musica che ha deliziati il pubblico, sia per l’internazionalità e l’alto grado di interpretazione dei maestri musicisti che con i loro virtuosismi hanno saputo offrire un qualcosa che di certo merita di essere conservato nel cassetto dei ricordi più belli. Una musica, la loro, come è raro ascoltare dalle nostre parti e il merito di tutto ciò va attribuito a chi ha ideato questa “deliziosa” serata. Grazie quindi agli Amici della Musica di Borgo Valsugana, al Complesso Corelli e a Carlo e Nadia D’Angiò, i dinamici gestori del Caffè Roma che, come oramai è loro consuetudine, ancora una volta sono riusciti a movimentare le giornate e le serate borghesane. E cosa dire di “loro”, cosa dire di Maria Panayiotidou, di Rita Mascagna, di Alexej Popov, di Katharina Gross e di Frieder Berthold, i “magnifici” interpreti delle musiche di Johannes Brahms e di Franz Schubert che hanno saputo ricreare nelle sale del Caffè Roma quella magica atmosfera che sin dalla fine del 1700 si sente sempre aleggiare quando sapienti mani, accarezzando i loro strumenti, fanno uscire melodie d’altri tempi. E alla fine del concerto gli spettatori, grati come non mai, hanno voluto ringraziare con lunghissimi e scroscianti applausi, i cinque maestri, veri e grandi interpreti di quella musica

classica mitteleuropea che per decenni ha caratterizzato ed etichettato un periodo musicale che ancora oggi fa emozionare l’ascoltatore. Ed è stata una vera emozione quella che gli attenti spettatori hanno provato nell’ascoltare ciò che il quintetto di interpreti sapeva offrire loro. Cosa dire se non ancora “grazie” agli Amici della Musica, al Complesso Corelli, ai nostri Nadia e

Carlo, ma soprattutto agli interpreti per ciò che hanno saputo offrirci, regalandoci una serata veramente indimenticabile, di musica ad altissimo livello che di solito soltanto le grandi città sanno proporre. Così per una sera il salotto di Borgo si è davvero trasformato in una capitale internazionale della musica e chi non era presente s’è perso un evento di cui di certo si parlerà a lungo in Bassa Valsugana.

GLI INTERPRETI Maria Panayiotidou Pianoforte, ha studiato alla Scuola Superiore di Musica di Vienna sotto la guida di R. Kehrer, in seguito alla Scuola Superiore di Musica di Colonia con V. Lobanov e al Conservatorio di Bruxelles con E. Moguilevsky. Ha vinto una importante borsa di studio del Popolo Greco e nel 2000 vince il Primo Premio al Concorso Internazionale di Thessaloniki in Grecia, dove è anche cresciuta. Si esibisce come solista o come appartenente di diversi formazioni cameristiche in tutta Europa, in Russia e negli Stati Uniti. Ha pubblicato un CD insieme alla violoncellista K. Gross per la Aulos con opere di Schubert e De Falla che suscita grande attenzione. Rita Mascagna Violino, debutta come solista con i Filarmonici del Teatro Comunale di Bologna all’età di 14 anni. Attualmente si perfeziona presso la Scuola di Musica di Fiesole sotto la guida dei M° Pavel Vernikov e Oleksandr Semchuk. Ha frequentato i corsi di perfezionamento con Igor Oistrach, Ilia Grubert, Edward Wulfson, Boris Kushnir. Ha vinto il 1° premio Concorso Mozart 2006 indetto dalla Fondazione Arturo Toscanini di Parma. È primo violino del Quartetto di Firenze che si perfeziona con i maestri Piero Farullie Milan Skampa. Si è perfezionata presso la Royal Academy of Music di Londra con il Postgraduate Diploma. Alexej Popov Viola, ha studiato con i Prof. Hozerova e Prof. Kramarov al Conservatorio di S. Pietroburgo. Sotto la guida di V. Outscharek e del Prof. Fidler si perfeziona in Musica da Camera. Dal 1985 è membro del rinomato Quartetto Rimsky-Lorsakov di San Pietroburgo con il quale si esibisce nei principali Centri Musicali di tutto il mondo. Katharina Gross Violoncello, è nata a Hartberg in Austria, ha vinto diversi Concorsi Internazionali a Liezen, Pörschach e Gorizia. Ha studiato con D. Geringas e F. Helmerson a Lubecca e Colonia. Attualmente studia con R. Kirshbaum a Manchester. Come solista è stata ospite di grandi Orchestre come la Filharmonica di Kiev, l’Orchestra Filharmonica di Graz, l’Orchestra Sinfonica della Turingia e l’Orchestra Filharmonica di Kassel. Recentemente ha realizzato il suo primo CD con opere di Schubert, De Falla e Shostakovich per la casa discografica Aulos. Frieder Berthold Violoncello, studia con il Quartetto Amadeus a Colonia e Londra. Studia con J. Starker a Bloomington negli Stati Uniti come borsista della Fondazione Würth. Frequenta i masterclass di W. Pleeth, del Quartetto Amadeus, del Quartetto Orlando e del Quartetto Bartok all’Amadeus Summer Course di Londra, all’Accademia Chigiana di Siena, al Kronberg Cello Festival, all’Orlando Festival, al FestiValGardena, suonando con N. Brainin (primo Violino del Quartetto Amadeus). Con l’Ensemble Novalis si esibisce in Europa, Asia e Russia.


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CRONACHE

Pergine. Cerimonia di consegna dei diplomi di anzianità di servizio

Premiati una quarantina di pompieri All’incontro hanno partecipato, in divisa, oltre un centinaio di appartenenti ai vari corpi... di Mario Pacher

P

resso la caserma dei Vigili del Fuoco di Pergine Valsugana, si è recentemente svolta la cerimonia di consegna dei diplomi di anzianità di servizio ai vigili del fuoco del distretto di Pergine. Distretto che, ricordiamo, comprende ben tredici comuni dell’Alta Valsugana, ossia: Pergine Valsugana, Baselga di Piné, Bedollo, Palù del Fersina, S. Orsola Terme, Fierozzo, Frassilongo, Vignola- Falesina, Levico Terme, Tenna, Caldonazzo, Calceranica al Lago e Tenna. Durante la cerimonia sono stati premiati una quarantina di pompieri per la loro attività compresa, per lustri, dai 15 ai 35 anni. A quest’ultimi, Sergio Svaldi di Bedollo, Luigino Campregher e Paolo Martinelli di Calceranica al Lago e Tiziano Zampedri di Sant’Orsola Terme, è stata consegnata anche la fiamma d’argento. L’incontro, al quale hanno partecipato, in divisa, oltre un centinaio di apparte-

Borgo.

Comitato Associazioni Combattentistiche e d’Arma

Cantarutti nuovo presidente

I quattro premiati per i 35 anni di attività con al centro, l’ispettore Fontanari

nenti ai vari corpi, è stato agenti del Corpo di Polizia presieduto dall’Ispettore del locale e Forestali. distretto Roberto Fontanari, Nei loro interventi l’ispetche aveva al suo fianco il tore Fontanari, il primo vicepresidente del Vigili del cittadino di Pergine Silvano Fuoco di Trento Vincenzo Corradi e l’ex sindaco, ora Jori e il comandante degli consigliere provinciale Renstessi volontari Silvio Za- zo Anderle, hanno espresso netti. parole di profonda «L’incontro è Presenti anche tutti stato presieduto gratitudine a tutti i sindaci e un loro dall’Ispettore i vigili del fuoco rappresentante dei del distretto di volontari per la tredici comuni, che Pergine, Roberto loro disinteressata Fontanari» hanno consegnato opera di sostegno personalmente ai e assistenza ai citloro concittadini tadini, non solo i singoli diplomi nelle calamità per di benemerenza, e incendi ma anche una rappresentanin ogni altra forza degli enti che ma di soccorso al collaborano con i pompieri, bisogno. in particolar modo la Croce L’incontro si è concluso Rossa, il Soccorso Alpino, con un momento conviviale l’Arma dei Carabinieri, gli d’assieme presso un noto ristorante della zona.

Il Mar. Magg. Cantarutti cav. Franco dal 19 novembre scorso è il nuovo presidente del “Comitato Associazioni Combattentistiche e d’Arma della Valsugana Orientale e del Tesino. Il comitato è stato costituito il 1° ottobre 1986. Fanno parte del comitato le seguenti associazioni: sezione famiglie di invalidi e mutilati di guerra – caduti e dispersi continuare a tenere in vita in guerra ex combattenti e questo comitato in attività reduci – gruppi alpini – fanti dal 1986. – marinai – paracadutisti Del comitato fanno parte – bersaglieri – aeronautica come collaboratori i rapmilitare - sezioni carabinieri presentanti: Giorgio Mattrel – finanzieri. Compito del rappresentante sezione comitato è programmare Carabinieri, Giuseppe Maannualmente le cerimonie a scotto presidente Finanzieri, ricordo dei caduti di tutte le Siro Trentin rappresentante sezione Fanti, Luciano Caguerre. Nell’occorrenza coordina le praro rappresentante Paramanifestazioni riferite agli cadutisti e Giovanni Battista avvenimenti bellici storico- Moranduzzo presidente della sezione culturali orga«Il Comitato Bersaglieri. nizzati in zona, Associazioni in particolare Combattentistiche L’assemblea quelle riferite ai e d’Arma Vals. Or. e ha inoltre delidue conflitti mon- Tesino fu costituito berato di assegnare la carica diali (1915-18 e nel 1986» di Presidente 1943-45) e il 25 onorario al rag aprile, Festa delGiorgio Zottele, la Repubblica. che è stato tra i Nell’assumere fondatori del cola carica il cav. mitato, nonché Cantarutti, dopo un doveroso e commosso presidente del Tempio Civico ricordo del compianto cav. di S. Anna di Borgo ValsuPauro, dava la sua piena gana. Al nuovo comitato un disponibilità e impegno, chie- augurio di buon lavoro da dendo a tutti i rappresentanti parte di tutti i rappresentanti piena collaborazione per delle varie associazioni.


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Levico. Nel bilancio di fine anno il ricordo del concerto al Palalevico Intervista

Il Genzianella e i Raota di Mario Pacher

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l Coro Genzianella di Roncogno con direttore Andrea Fuoli, ha presentato recentemente un resoconto dell’attività svolta nel corso del 2009. Un bilancio più

che positivo, come ha sottolineato il suo presidente Stefano Lazzeri passando in rassegna le uscite che maggiormente hanno entusiasmato tutti i coristi. Fra questi ha ricordato la serata in omaggio ai Raota in occasione della con-

Josè Luis e Rossanna con le autorità e il coro Genzianella

clusione della loro mostra presso il Palalevico, chiamata “Sguardi di Raota”, dove erano rimaste esposte le opere di questi artisti argentini, originari di Barco di Levico. In quella serata erano intervenuti, oltre a tanto pubblico, i rappresentanti

degli enti organizzatori della rassegna: Provincia Autonoma di Trento, Comune di Levico, l’Unione famiglie Trentine all’estero, APT e locale Cassa Rurale, il cantante Giorgio Lenzi che aveva intonato i suoi jodler in occasione dell’inaugurazione. Nei loro interventi, le autorità avevano espresso compiacimento per questa esposizione che tanto onore aveva fatto alla città termale. Particolarmente soddisfatti erano rimasti José Luis e Rossanna, pure loro espositori di dipinti e immagini accanto alle foto del papà Pedro Luis Raota, considerato uno dei dieci più famosi fotografi di tutto il mondo. La serata si era conclusa con uno scambio di significativi omaggi. Josè Luis e Rossanna erano poi ritornati in Argentina, dopo aver soggiornato per tutto il periodo della mostra nella casa del nonno Giuseppe, a Barco di Levico in via per Sella al civico 31.

Nuovi versi per la poetessa Ferrari

Al Centro Rosmini a Trento il Cenacolo Valsugana ha proposto i due nuovi volumi della poetessa Cristina Ferrari, nata a Borgo Valsugana. “Luce tra i rami” e “Echi lontani” ultima fatica letteraria con illustrazioni del pittore ladino Louis Irshara. Presenti i poeti Rosa Maria Campregher e Paolo Meggio, Gabriella Bonvecchio Beber e Luciano De Carli che hanno proposto molte liriche tratte dalle due antologie. Il chitarrista prof. Stefano Cattoni suonava musica di Alirio Diaz, ballate e motivi venezuelani, sottofondo adatto ai versi intimisti e sentimentali della Ferrari. Otto sono già le raccolte, prodotte però in un esiguo numero di copie per amici e conoscenti, quasi la Ferrari volesse nascondere il suo intimo, appartarsi in un’aura salottiera a gustare, da sola, le sue riflessioni, i suoi ricordi. In molte delle sue poesie si ritrova con irruenza il paesaggio che sottolinea sempre stati d’animo, il riapparire di figure parentali amate, il colloquio con la natura e con Dio. (LDC)


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La storia. Silvia Groza ci racconta la sua vita e le sue speranze Intervista

In fuga dall’Est, verso il futuro Nel documento scritto per La Finestra, Silvia Groza ha voluto confrontare il vivere in Moldavia e quello in Italia. «È stato – afferma - come passare dall’inferno al paradiso».

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ilvia Groza, classe 1963, sette anni fa era riuscita a scappare da Chisinau, capitale della Moldavia, per sfuggire alla grave crisi economica e sociale che da tanti anni perdura in quel paese dell’Est. «È una situazione disperata – dice - per la mancanza assoluta di libertà e di lavoro. Per me è stato un colpo di fortuna se sono riuscita a fuggire ed arrivare in Italia dove la vita è tanto diversa. È stato come passare dall’inferno al paradiso». Giunta in Italia, Silvia iniziò a lavorare presso famiglie dove finalmente trovò un trattamento umano, senza alcuna repressione. Dal mese di maggio del 2009 è occupata come badante a Barco di Levico per prestare assistenza, giorno e notte, ad una persona prossima ai 90 anni. «È una gran brava persona – dice - che mi vuol bene come fossi quasi una figlia. D’altro canto anch’io mi sono affezionata a lui e dedico tutta me stessa perché non gli manchi nulla». Silvia, che parla discretamente l’italiano, è in possesso del diploma di scuola superiore ed ha superato anche alcuni esami d’università. Poi però ha dovuto sospendere gli studi per ragioni economiche e familiari. Con passione ci ha voluto raccontare un po’ la storia della sua vita, simile probabilmente a quella di tante altre persone che sono riuscite a scappare da quei paesi dominati dalla miseria e dalla repressione. Nel documento, scritto per La Finestra, ha voluto confrontare anche il vivere in Moldavia e quello in Italia. Così inizia: «Dove sta il cuore degli emigranti, nei paesi dove sono venuti ad abitare o dove sono rimaste le proprie radici? È difficile, scrive, dare una risposta

Silvia Groza a Barco di Levico

perché tanto dipende dalla singola persona, di come è stata accolta e come si è potuta integrare nella sua nuova residenza. Io voglio raccontarvi la mia storia di emigrante, spiegarvi il perché ho dovuto abbandonare la mia terra, lasciare la mia patria dove non esiste libertà, e arrivare, per un colpo di fortuna, in Italia dove il mondo è tanto diverso. Un altro modo di vivere, una diversa cultura e un bel patrimonio antico che da noi non esiste. Fin dal primo giorno ho sentito dentro di me un sentimento di grande amore verso il popolo italiano, verso la natura, le montagne, l’aria buona da respirare. Ho trovato la santa libertà, la tranquillità della vita, ho incontrato gente con grande cuore che mi ha dato sempre un aiuto. Vorrei ringraziare tutte le persone che qui in Italia mi hanno aiutata, in particolare la direttrice della Casa della Giovane di Trento, la coordinatrice ed assistente sociale che lavorano per noi stranieri e tanti altri.

Tutta gente che mi ha aiutata offrendomi sempre ospitalità e non mi hanno mai lasciata sola neanche nei momenti difficili della malattia. Vorrei poter dimenticare il mio duro passato, il mio paese che a causa della paura mi ha creato un trauma psicologico anche perché, molte ore del giorno, dovevo restare chiusa in casa. Una mattina mentre andavo a lavorare, non lontano dal mio condominio dove abitavo, sono stata attaccata con il gas lacrimogeno, paralizzante. Perché l’abbiano fatto proprio non lo so, dato che sono una persona per bene e nella mia vita non ho mai fatto del male a nessuno. Un’altra volta hanno sparato sul mio posto di lavoro. Un altro giorno ho assistito anche al tentativo di furto da parte di ladri che volevano entrare nel mio appartamento per rubare. Un insieme di cose che spingono moltissimi, quando possono, a scappare dai loro paesi anche rischiando la pelle. Io, alla fine, posso considerarmi fortunata a differenza di tante

altre persone che hanno pagato con la vita la cattiveria di quella gente che proprio non sa cambiare mentalità. La Moldavia ha una terra fertile, che produce, ma è abbandonata dalle forze di lavoro perché la gente scappa e va a lavorare nei paesi di tutto il mondo, senza nemmeno prima sapere dove e se poi si potrà ritornare. E così nei nostri paesi rimangono solo le persone anziane e i bambini, costretti a vivere nella grande miseria e povertà. Riescono a sopravvivere solo grazie ai soldi che mandano i famigliari che sono riusciti a trovare un lavoro in un altro stato come l’Italia. Io spero solo che i nostri sogni, i nostri desideri, li possano realizzare almeno i nostri nipoti o pronipoti. Ho un figlio che spero sarà il mio futuro, ma sono lontana da lui poiché vive in America. In questi ultimi sette anni ci siamo visti solamente due volte, ma ci telefoniamo spesso e ci scriviamo. Lui ama dipingere, e in una lettera mi ha scritto che ci rivedremo quando sarà diventato un famoso pittore. Io glielo auguro. A novembre ha compiuto gli anni e l’unica cosa che ho potuto regalargli è stata una mia poesia”. Questa: “Figlio mio che nel mondo ti ho portato tu sei la mia medicina che mi ha curato. Tu sei aria che io respiro e senza di te io non vivo. Figlio mio, tu oggi sei nato io sono felice che nel mondo ti ho portato. Così come sei tu son pochi, un angelo sei che il cuore mi tocchi. Tu sei vita della mia vita, tu sei cuore del mio cuore, tu sei animo del mio animo. Tu sei tutto per me e le mie parole un grande regalo saranno per te”.

La Repubblica Moldava: complimenti al Trentino Successo di pubblico, di festa e di musica, il 13 dicembre scorso all’Auditorium S. Chiara di Trento, per il primo festival “Danza dei Popoli” che ha portato in scena dieci gruppi folk in rappresentanza delle culture di tutto il mondo, ma che vivono ed operano sul nostro territorio. «Quello che rende questa manifestazione importante e significativa - ha detto l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale Lia Beltrami nel suo intervento di saluto, - è che tutto è partito dal basso, dalle associazioni stesse

L'ass. Beltrami e l'ambasciatore moldavo Rusnac (foto PAT)

guidate dall’Associazione Moldava del Trentino, che hanno sentito la necessità di incontrarsi e di festeggiare le rispettive esperienze culturali. È in parole semplici quel che noi intendiamo per Piano Convivenza: non attendersi solo che intervenga e che proponga e che faccia l’ente pubblico, la Provincia e il Cinformi, ma stimolare l’incontro tra le comunità e le culture partendo dalla base». Il 14 dicembre scorso l’assessore Beltrami ha poi ricevuto la visita ufficiale dell’ambasciatore moldavo in Italia Gheorghe Rusnac, che s’è complimentato con il Trentino proprio per il Piano Convivenza, «un efficace strumento di integrazione, ma anche di salvaguardia delle identità nazionali. Siamo grati alla Provincia autonoma di Trento per la sensibilità e l’attenzione con cui accoglie i nostri concittadini e le nostre concittadine, fornendo loro assistenza, consulenza e occasioni di Crescita». L’assessore Beltrami ha da parte sua evidenziato come i buoni rapporti con le comunità ospiti dipendano proprio dalle occasioni di incontrarsi e di socializzare, ma anche dalla possibilità che la repubblica moldava consente di seguire in patria corsi di lingua e cultura italiane, attività questa in cui s’è distinto proprio l’ambasciatore Rusnac quand’era rettore universitario nella sua patria.


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non fa differenza

Assicurazioni: basta penalizzare le case in legno

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n questi ultimi tempi sempre di più il cittadino si indirizza nell’acquisto di case in legno piuttosto che in muratura. Secondo Lei a cosa è dovuto? «Credo innanzi tutto per ragioni molte pratiche: risparmio economico, nonché energetico, e tempi veloci di realizzazione rispetto alle costruzioni tradizionali. Ma anche per motivazioni più profonde: il legno, infatti, offre un maggior senso di calore e appare più ecologico». È vero che le case in legno hanno maggiori possibilità di subire incendi rispetto alle case in muratura? «Sulle abitazioni in legno i danni provocati da un incendio non sono necessariamente maggiori rispetto a quelli subiti dalle case in mattoni o in muratura. Stando agli esperti e ai pareri espressi dagli studiosi del settore, in caso di incendio il legno mostra maggiore stabilità e prevedibilità di comportamento rispetto all’acciaio e ai materiali sintetici. Le esperienze confermano che i danni alle costruzioni in legno e soprattutto alle moderne CASECLIMA, non sono né più frequenti né più gravi di quelli subiti dalle strutture in mattoni o in muratura». A Suo avviso è giustificabile il fatto che le polizze incendio per le case in legno abbiano maggiori premi assicurativi? «No. Non è giustificabile e tale consuetudine non è assolutamente supportata da nessun tipo di statistica reale. Sono del parere che

i premi di assicurazione non dovrebbero essere più alti, anche se ciò non avviene perché la realtà è spesso diversa. Infatti un gran numero di compagnie assicurative continua ad esigere premi più alti per le abitazioni in legno. E ciò, mi creda, non solo non è comprensibile, ma anche non è giustificabile». E ancora, chi afferma che le abitazioni in legno soddisfano e rispettano gli stessi severi requisiti di sicurezza rispetto ad altri materiali, afferma il falso? «Mi rifaccio ai pareri di esperti i quali affermano che le costruzioni in legno sono unità prevedibili nella prevenzione antincendio applicata agli edifici. Per alcuni solai in legno, gli studiosi di statica indicano persino resistenze maggiori rispetto a quelle

di altri materiali. Nelle moderne costruzioni in cemento armato è inconfutabilmente dimostrato che dopo 2-3 ore dall’inizio dell’incendio l’acciaio inizia a fondere e il cemento si sbriciola. Ecco perché è già capitato, in passato, che il crollo di molti preziosi edifici storici sia

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stato proprio evitato grazie alla presenza di vecchi solai in legno». Molti studiosi affermano anche che le case in legno sono più sicure in caso di eventi sismici o altre calamità naturali. Il Suo parere in merito? «Che le case in legno siano più sicure, in caso di calamita naturali, sono dati inconfutabili che le statistiche specifiche evidenziano. Infatti è da tutti noto che la elasticità e la maggiore fl essibilità del legno rispetto al cemento è oramai un dato di fatto accertato. Ed è questa flessibilità abbinata alla elasticità delle particelle legnose che rende la casa in legno più sicura. Una recente statistica ha accertato e documentato che nei terremoti sono prima le case in cemento in muratura che crollano e quindi causano morti, mentre le case in legno o miste sono quelle che resistono di più sia alle scosse ondulatorie che a quelle sussultorie». Quindi, se abbiamo capito bene, la nuova compagnia di Assicura-

zioni “TIROLER VERSICHERUNG” che Lei rappresenta non applica differenze di premio sulle polizze anti incendio. «In passato i premi di assicurazione previsti per le abitazioni in legno erano di gran lunga superiori rispetto a quelli richiesti per le costruzioni in mattoni o in muratura. Per la TIROLER VERSICHERUNG, compagnia leader del Nordtirolo nel comparto assicurativo Incendi, tutto questo è ormai superato da tempo. “Per alcuni aspetti siamo rimasti molto sorpresi nel notare come nella regione Trentino Alto-Adige vi siano ancora compagnie di assicurazione che esigono premi diversi a seconda del tipo di costruzione - spiega e sottolinea Kurt Kaufmann, direttore commerciale della TIROLER VERSICHERUNG per il Trentino Alto Alto Adige. Da noi - conclude- differenze di premio fra costruzioni in pietra, muratura, mattoni e calcestruzzo da un lato, e costruzioni in legno o miste, dall’altro, non sono infatti contemplate dalle nostre polizze».


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Frammenti di storia immortalati in un fotogramma

Come eravamo... Una fotografia spesso racconta più di mille parole. È qualcosa che ferma una frazione di secondo e la rende imperitura nel tempo. Con questa nuova rubrica, “Come eravamo”, intendiamo riproporre vecchie fotografie di luoghi, persone, scolaresche, gruppi, associazioni della Valsugana, del Tesino e del Trentino. Pertanto invitiamo tutti i lettori che avessero delle fotografie d’epoca (dagli anni ‘80 in giù) a inviarcele via e-mail (redazione@lafinestra. it) o a portarcele in redazione (viale 4 Novembre 12, Borgo Valsugana). Le tratteremo con la massima cura, le restituiremo immediatamente ai legittimi proprietari e, soprattutto, le pubblicheremo su questa pagina con il nome dell’autore e una breve didascalia di spiegazione all’immagine.

Anno 1953, Franco e il Natale (foto Rosita)

1956, all’asilo (foto Rosita)

n Anni '50, Emma ‘Zeta’ in Via Bio

a Levico

Antonio Puecher


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FOCUS

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Abruzzo. Un comitato di Valsuganotti ha realizzato la chiesa di Cansatessa

Trentatré trentini, tre giorni... ed ecco la nuova chiesa

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a chiesa di Cansatessa, frazione de L’Aquila, ha una superficie di circa 200 mq ed è stata realizzata in soli 3 giorni da un comitato spontaneo della Bassa Valsugana che ha provveduto alla raccolta dei fondi necessari e al reclutamento dei volontari, in particolare i Vigili del fuoco dei corpi di Strigno e Villa Agnedo (in tutto trentatré, proprio come i proverbiali “trentatré trentini” e gli anni di Cristo) che si sono impegnati nel montaggio della struttura. Al finanziamento dell’opera hanno contribuito il Vescovo di Trento per i costi di fornitura del legname, la ditta di autotrasporti Arcese e Pasquazzo per i trasporti, il Comune di Spera ha donato la campana, il comitato presepio di Scurelle ha donato il crocifisso, la ditta Bressanini di Scurelle i serramenti, la ditta Braito di Borgo i vetri. La chiesa è stata consacrata lo scorso 9 maggio 2009, cerimonia salutata da una scossa di terremoto che non ha comunque intaccato il clima di festa della giornata. La chiesetta ha una base di otto metri per tredici e può ospitare fino a 200 persone. L’hanno chiamata “Chiesa della risurrezione”, anche perché concepita nel giorno di Pasqua e “sorta” nello stesso tempo impiegato

da Cristo per “ricostruire il tempio”. Applauditissimi, nell’occasione, i vigili del fuoco di Strigno e Villagnedo, assieme ai Nuvola, ai tecnici provinciali e al coro Re di Castello che ha concluso l’incontro con i suoi canti di montagna. «È un grande dono per la nostra comunità - ha esordito l’arcivescovo Giuseppe Molinari, ringraziando il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e l’assessore provinciale Lia Beltrami. «Siamo stati fortunati - gli ha fatto eco il parroco, don Marco Manoni, un lungo passato in Trentino - perché avere un luogo come questo, dove la comunità può raccogliersi, è un bene non solo per lo spirito, ma dà anche energia e forza fisica che ci serve per andare avanti». La messa inaugurale è stata officiata dall’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan che, davanti al crocifisso ligneo donato dal Comitato presepe di Scurelle, ha esortato ad essere sempre «costruttori di solidarietà e bontà». «Qui una chiesa vera e propria non l’abbiamo mai avuta - ha concluso don Marco - e siamo felici che dalle parrocchie vicine arrivino richieste di poterla utilizzare».


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Elezione. Al XXI Congresso dell’Associazione Nazionale del Fante

Orsingher consigliere nazionale dei Fanti Il programma delle due giornate ha visto il succedersi di importanti avvenimenti...

di Mario Pacher

N

elle giornate del 10 e 11 ottobre scorsi si è svolto a Milano il XXI Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale del Fante. Si è trattato di un incontro particolarmente significativo e partecipato che ha visto la presenza dei delegati delle numerose sezioni dei Fanti d’Italia. Numerosi sono stati gli interventi da parte dei delegati presenti in questa assise che hanno concordemente sottolineato l’importanza e il ruolo che questa Associazione deve svolgere sia a livello di singola Sezione, che di Federazione così come di Presidenza nazionale al fine di mantenere vivo e presente il ricordo dei fanti caduti sui diversi fronti di guerra, nei quali la nostra Nazione è stata coinvolta. Si è voluto altresì sottolineare come la presenza alle diverse manifestazioni d’arma sia un segno tangibile dell’unità d’Italia, per la quale centinaia di migliaia di soldati sono morti in difesa dei nostri confini nazionali. «La presenza di Sezioni attive - è stato detto - testimonia il valore del senso di appartenenza ad una Associazione, quella dei fanti, della quale possiamo andare fieri guardando sia al passato che al nostro futuro con particolare riferimento a quei giovani che, pur non avendo vissuto le tragedie della guerra, hanno servito la Patria indossando la divisa del fante e quindi è per noi importante averli nelle sezioni e soprattutto presenti alla nostre manifestazioni». Il programma delle due giornate ha visto il succedersi di importanti avvenimenti

e scadenze tra cui, in particolare, l’approvazione dello Statuto dell’Associazione del Fante adeguato alle nuove esigenze di una moderna associazione. Altri importanti momenti sono stati quelli dell’elezione del Presidente Nazionale nella persona del MdL geom. Antonio Beretta il quale, con il suo generoso impegno e la sua costante e laboriosa presenza e stimolo verso tutti, onora l’Associazione. Ulteriore significativo passaggio nel Congresso è stata la nomina dei 24 Consiglieri nazionali in seno all’Associazione che rappresentano il collegamento tra le sezioni e le Federazioni dei fanti presenti nelle diverse Regioni e Province d’Italia, con la dimensione nazionale dell’Associazione. Per la Regione Trentino-Alto Adige è stato nominato Guido Orsingher, della sezione fanti di Levico Terme. La sua candidatura è stata proposta dal presidente della sezione omonima, cav. Enzo Libardi che, assieme ai rap-

presentanti delle sezioni di Denno, Telve di Sopra, Telve Valsugana e di Pergine, hanno partecipato al Congresso Nazionale. Sul nominativo proposto vi è stata anche la convergenza delle sezioni del Veneto, ed in particolare del presidente della federazione di Vicenza nonché Coordinatore dei fanti del Nord Est, Cav. Attilio Gomitolo, del del Dott. Sebastiano Lazzarato Presidente della Federazione di Treviso e del dott. Leonardo Sautariello Presidente della Federazione di Venezia e tanti altri che hanno contribuito significativamente alla elezione del Consigliere. Si tratta di un incarico che richiede impegno e responsabilità che il neo consigliere dovrà affrontare e, a tale riguardo, Orsingher ritiene importante, per un proficuo e fruttuoso lavoro, la collaborazione in primis con la Federazione Provinciale di Trento del Fante retta dal prof. Federico Demartin, e successivamente con le nu-

merose sezioni presenti nella nostra provincia assieme a quelle di Bolzano. Sarà necessario quindi procedere ad una ricognizione, attraverso incontri programmati, verificandone l’attività e la loro effettiva presenza sul territorio. Occorre, comunque, rilevare che vi sono sezioni particolarmente attive come quelle di Levico, Pergine Valsugana, Tione, Baselga di Piné, Bedollo, Cavalese, Denno, Telve di Sopra, Telve Valsugana ed altre. Orsingher sottolinea inoltre, come il lavoro che si andrà a fare affinché possa dare concreti risultati, debba essere coadiuvato e sostenuto dalla collaborazione dei rispettivi Presidenti di sezione e dalla Federazione Provinciale.

IL LIBRO

Al termine del servizio... “Al termine del servizio redigere dettagliata relazione” è il titolo del libro di Sergio Paoli. Un poliziotto vero, attraverso le imprese dell’ispettore Tommaso Costalta, detto ‘‘Javert’’ dagli amici e vecchi colleghi della Questura di Trento, racconta le giornate di servizio ordinario di uno tra i tanti tutori dell’ordine del nostro paese. In un caleidoscopio di mirabolanti imprese e strampalati cittadini non sempre vittime della società, tra sgommate, inseguimenti e rischi di capottamento per le strade di una città ritratta con poesia, assieme al suo fedele collega campano, alla ricerca perenne del successo nelle tecniche di seduzione rivolte alla sua Wendy, con la consolazione di una birra rigorosamente rossa e la fissazione di produrla in casa, un’anguria consumata nei bagliori di una collina tra una chiamata della

Centrale e l’altra, in mezzo a sedicenti suicidi, vecchine truffate, patetici giganti alle prese con mogli infedeli, artiste del sesso e gare di vibratorini sul tavolo della Questura, uno spaccato ironico e leggero, ma a volte amaro e realistico, della vita e del cameratismo di un poliziotto di provincia. Sergio Paoli nasce a Trento nel 1964. Entra nella Polizia di Stato come agente a 19 anni, percorrendo le varie qualifiche fino a quella di Ispettore Capo, che riveste tuttora presso la Questura di Trento. È stato insignito della Medaglia di bronzo al Valor Civile nel 1994. La parte più intensa del suo percorso professionale la trascorre alla Squadra Volante, traendo dalle centinaia di interventi ‘‘ordinari’’ ai quali partecipa gli spunti per i suoi racconti, veri e propri rovesci dei verbali di Polizia.

IN BREVE LEVICO TERME

Pensionati: pranzo col neo presidente di Mario Pacher

Il pranzo sociale da parte dei soci del Gruppo Pensionati di Levico è stata un’occasione per incontrarsi e per trascorrere tutti assieme un momento di festa, ma anche un’opportunità per presentare ufficialmente Marco Francescatti, il neo presidente del Gruppo subentrato a Paolo Graziadei che di recente, all’improvviso, ha concluso questa vita terrena. Dopo aver dato il saluto di benvenuto ai 130 soci presenti e assicurato il proprio impegno alla guida di questa importante associazione, Francescatti ha ceduto la parola al primo cittadino Carlo Stefenelli, il quale ha avuto parole di grande elogio per le numerose iniziative culturali e ricreative che questo gruppo organizza in favore di tante persone della terza età. Parole di lode sono venute anche dal presidente del consiglio Luciano Lucchi e dall’assessore Arturo Benedetti, così come dall’arciprete di Levico don Ernesto Ferretti. Il neo eletto presidente Francescatti ha poi ricordato le principali iniziative future: dopo il “Natale Insieme” con uno spettacolo presso il teatro oratorio svoltosi domenica 20 dicembre, il 30 dicembre la sede sarà aperta per lo scambio degli auguri, mentre nella prima domenica di febbraio si terrà l’assemblea ordinaria nel corso della quale verrà distribuito il programma di attività per i mesi successivi e stabilite le date delle feste per i compleanni, la festa dei nonni, dei tornei di vario genere. In programma anche, a data ancora da destinarsi, una visita guidata alla mostra sulla lavorazione del vetro presso le sale del Castello del Buon Consiglio a Trento. A febbraio ci sarà una visita guidata alla Mostra sugli Inca a Brescia, con visita alla città e pranzo. Il presidente ha ricordato anche che presso la sede del Gruppo, gli appassionati di pittura potranno essere seguiti dalla socia insegnante Carla Dalvai e dal dott. Fabio Recchia.


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Roncegno. Premiazione comprensoriale specialità agonistiche

Grande festa per lo sport La serata al teatro parrocchiale ha visto la presenza dei presidenti di undici società della Bassa Valsugana...

Fanti di Levico a Interarma

di Mario Pacher

P

resso il teatro parrocchiale di Roncegno si è svolta recentemente la premiazione comprensoriale delle varie specialità agonistiche di tutti i paesi della Bassa Valsugana iscritti al CSI. Alla presenza di tutti i presidenti delle undici società, l’organizzatore Emidio Boccher, presidente dell’US Marter, dopo aver ringraziato gli atleti e i dirigenti, ha passato la parola a don Franco Torresani, consulente spirituale per lo sport della Valsugana che ha elogiato gli organizzatori per le tante iniziative sportive in favore dei giovani di tutto il C3. Anche il primo cittadino di Roncegno e assessore comprensoriale Vincenzo Sglavo, ha sottolineato l’importanza dello sport sia come motivo di socializzazione che per lo studio. Alla presenza di circa trecento persone fra atleti, dirigenti, genitori e accompagnatori dei ragazzi, si è poi proceduto alla premiazione. Questa la graduatoria pallavolo per società: 1° US Marter (vincitrice per la seconda volta consecutiva), 2° ASD Genzianella, 3° US Villagnedo. Tennis Tavolo per società:

Levico. Delegazione a Como di Mario Pacher

1° US Marter, 2° US Ca- il femminile Martina Sestelnuovo. Campioni delle gnana. varie categorie. Giovanis- Campionato sci di fondo: 1° simi: 1° Andrea Verdini Polisportiva Borgo. US Marter. Giovanile fem- Campionato orientamento: minile: Federica Demonte 1° Società US La RocUS Castelnuovo. Senior chetta. Maschile: Antonio Bernard Campione comprensoriaUS Castelnuovo. le “Giocasport”: Unica femminile «La premiazione 1°US Spera. Camalla presenza pione di calcetto: Barbara Anelli US di circa 300 Marter. US Villagnedo. persone fra Campionato nuoCampionato soatleti, dirigenti, to, classifica per cietà atletica: 1° genitori» società: 1° ASD US Spera, 2° PoRari Nantes Valsulisportiva Borgo, gana. Le due mi3° US Villagnegliori nuotatrici: do. per la giovanile Classifica Polimaschile David sportività Società: Boschetti e miglior atleta 1° US Villagnedo; 2° La femminile Camilla Loss. Rocchetta; 3° US CastelCampionato Judo. 1° Judo nuovo; 4° Polisportiva BorClub Borgo con i migliori go; 5° ASD Genzianella; 6° atleti per il maschile gio- US Marter; 7° US Spera; 8° vanile Mattia Garollo, per Polisportiva Novaledo.

Hanno partecipato anche numerosi iscritti all’associazione del Fante di Levico, al recente 28esimo Raduno Interarma svoltosi a Como, dove sono giunte rappresentanze di associazioni combattentistiche e d’arma da tutta Italia. Fra le autorità che hanno sfilato di turno e anche dal Comanc’era il prefetto dr. Sante dante del Centro DocumenFrantellizzi, il comandante tale, che hanno sottolineato del centro documentale col. l’importanza di Onorare Sergio Lepore, il Sindaco sempre e ovunque i Caduti di Arco dr. Stefano Bruni per la Patria e per la difesa e il presidente provinciale dell’Unità Nazionale nella dell’associazione nazionale Libertà e nella Democrazia. dei fanti dr. Pietro Sanfelice. È seguita la celebrazione di La cerimonia, brillantemente una S. Messa celebrata dal diretta dal presidente dell’as- cappellano militare di Como, sociazione artiglieri d’Italia mentre l’Inno Nazionale, che 1° Cap. Giuseppe Carletti, ha concluso la cerimonia, ha avuto inizio con il corteo è stato cantato da tutti i che ha attraversato la piazza Radunasti. I numerosi fanti del Duomo ricevendo gli della sezione di Levico preonori militari delsieduti dal comm. «I fanti della Enzo Libardi, hanle massime autosezione di rità e conclusasi no dato lustro con Levico Terme la loro presenza al Monumento ai erano guidati Caduti, dove poi dal comm. Enzo alla città di Como, ha avuto inizio la e al termine della Libardi» cerimonia vera cerimonia sono stae propria con la ti ospitati per il “vin deposizione deld’honneur”, presso le corone e con la sede dell’assogli Onori solenni ciazione granatieri ai Caduti di tutte d’Italia, presente le guerre e anche per ricorda- il presidente 1° cap. Pietro re quelli che hanno sacrificato Barattieri. L’incontro si è conla loro giovane vita in tempo cluso con il “rancio” collettivo di pace per la Pace e per la presso il noto “birrificio” di Libertà. Il discorso celebrativo Como, in un clima di grande è stato tenuto dal Presidente serenità ed amicizia.


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Levico Terme

“El Presepio vizin a ca’” 15esima edizione Il centro Studi Chiarentana nelle ultime settimane è riuscito a far allestire dalle diverse famiglie di Levico Terme e Frazioni, dalle varie Associazioni più di 800 presepi illuminati e visibili dalle strade, fino a proporre 5 percorsi di visita ogni anno. di Luciano De Carli

L

a Chiarentana nel suo sforzo di “valorizzare la costruzione del presepe” per la Famiglia, la Comunità e anche per esterni visitatori, ha sempre avuto accanto l’Ass. alla Cultura del Comune di Levico Terme, il Comprensorio Alta Valsugana, l’APT Valsugana Lagorai, l’Associazione Albergatori e la Cassa Rurale locale, il Consorzio “Levico Frutta” e la famiglia Cooperativa Alta Valsugana. Ha sempre organizzato, fin dal nascere di questa manifestazione culturale popolare,

assieme alle Parrocchie di Levico e Frazioni, agli Oratori, alle Associazioni ANA di Levico, Selva e Barco. Il Centro Studi si è richiamato alla tradizione locale dei Concorsi presepi oratoriani del secondo dopoguerra, ma pure alla tradizione dei vari allestimenti di notevoli proporzioni presso qualche famiglia in via Caserme, agli Spiazzi di san Francesco, alle case Itea, all’ex PODM -oggi istituto don Ziglio, alla chiesetta dei Baiti di Monte e di san Maurizio, alla chiesetta della Madonna del pezzo, ai presepisti di via Tornelli, via al Lago, via dell’Olmo e via Marangona, lungo le strade

della Frazione di Selva,ecc. Alle varie Associazioni ha fornito indicazioni per caratterizzare gli allestimenti e, per alcuni anni , ha organizzato – e lo riprenderà per il Natale 2010- i laboratori per il presepe. Alcune sue proposte sono state riprese dal settore commerciale locale, come la mostra di presepi o quella di scultura. Per la 15esima edizione, con la Parrocchia di Levico e l’Ass. NOI Oratorio, allestirà la mostra “Un Euro per l’ospedale pediatrico di Betlemme”,mostra di 100 presepi, presso la sala mons. Libardoni, sala al pianoterra

dell’Oratorio. Nelle prime settimane del gennaio 2010 sarà fatta la premiazione dei presepi allestiti a Levico e Frazioni e la proiezione delle foto digitali dei presepi stessi. Negli scorsi anni sono stati allestiti circa 80 presepi, sempre mossi dallo spirito cultural-religioso e dal rispetto della tradizione popolare, su tale tema. Continua presso le Scuole Materne ed Elementari il concorso di disegno sul

presepe giunto alla quarta edizione. Quest’anno il tema è: “Il presepe di tanti anni fa : bambini –donne-persone che vivono o vivevano, formano o formavano il presepe… così come lo hanno visto o immaginato i bambini e i ragazzi”. Negli scorsi anni la partecipazione è stata di oltre 300 disegni .Quest’anno il concorso è stato allargato, oltre alle Scuole Materne di Levico e Barco , a quelle di Tenna, Caldonazzo e Calceranica.

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Valle dei Mòcheni. Una storia lunga 3000 anni raccontata dai minerali IN BREVE

Pietre che vivono nel nuovo museo di Patrik Brol

È

una storia lunga 3000 anni quella raccontata dai minerali e dai reperti legati all’attività mineraria raccolti dai gemelli Pallaoro. Un tesoro donato al Comune di Sant’Orsola ed esposto, dal 15 novembre scorso, nell’edificio storico di località Stefani, tra Mala e Sant’Orsola. L’allestimento, curato dagli stessi Pallaoro, prevede un percorso che ha come filo conduttore i minerali e il loro legame con la vita, la storia, la cultura e le tradizioni della Valle dei Mòcheni. Quasi un viaggio nel tempo che inizia idealmente sottoterra, cioè nel piano interrato, con un omaggio agli antichi minatori: una macina millenaria utilizzata in un forno fusorio dell’Altopiano di Piné, attrezzi e lampade del ‘500, divise da lavoro e da parata. Non poteva mancare una rassegna dei minerali storicamente estratti in zona: rame, galena, calcopirite, poi fluorite, barite, pirite, ematite, infine i minerali conservati gelosamente nelle credenze: granati e cristalli di rocca. Pietre vissute: usate come macine nei mulini ad acqua, come lime o come “scaldine”; minerali che diventano opere d’arte: il ferro battuto di Ivan Zanoni e gli straordinari geodi forgiati dalla natura. Il percorso espositivo è arricchito da documenti video, riferimenti geografici e storici, con rimandi ad altre realtà museali regionali.: dai forni fusori di Passo Redebus al rame del Lago di Erdemolo, dalla miniera di ematite di Valcava, da cui si ricavava l’ocra, impregnante mobili e attrezzi in legno, fino alle geodi di Tiso. «Non servono altri musei che assorbono i visitatori con una visita fine

I gemelli Pallaoro

una pubblicità importante anche il nostro ritrovamento d’oro più famoso, esposto a Milano; se riuscisse ad attirare in Valle solo una piccola percentuale di visitatori del Museo di Storia

L'inaugurazione del museo

a se stessa - l’opinione di Mario Pallaoro-, non deve finire tutto lì. I minerali rappresentano un patrimonio culturale che va trasmesso ai più giovani, per questo mi batto per non far pagare un biglietto d’ingresso. Cosa c’è di meglio per un bambino che vedere da vicino, toccare con mano per apprendere e ricordare? I ragazzi rimangono a bocca aperta davanti al geode, poi mi seguono ascoltandomi, questo è il migliore compenso di tanti sacrifici. Noi cerchiamo di trasmettere ciò che crediamo abbia valore con una dialettica semplice e vera, perché vissuta. La collaborazione con la trasmissione di Raitre “Geo & Geo” ci permette di far conoscere il nome del museo a livello nazionale. Potrebbe essere

L’inaugurazione fa il pieno

Naturale sarebbe coperta l’intera offerta alberghiera della zona». Oltre trenta persone al giorno nei primi fine settimana di apertura (fino a inizio 2010 sabato pomeriggio e domenica mattina), numeri che per i Pallaoro dovrebbero servire da spunto di riflessione: «Molti dei pezzi esposti permettono un collegamento al sito archeologico Acqua fredda di Passo Redebus; quel museo esiste già, qui troviamo le basi per ripartire dal periodo compreso tra il ‘200 e il ‘500. Vorremmo che questo museo fosse l’anello di una catena in grado di collegare tutti i musei della Valle, ma a vent’anni dalla caduta del muro di Berlino mi sembra che resistano ancora muri virtuali».

Presenti all’inaugurazione oltre 500 persone, un paese intero, rappresentanti delle amministrazioni e dei gruppi mineralogici locali, dall’Alto Adige, dal Veneto e dall’Austria, Luciano e Ivan Zanoni, quindi amici, studiosi e il direttore della fiera internazionale Mineralientage di Monaco di Baviera. «Doveroso un ringraziamento all’amministrazione comunale che ha creduto in noi -spiegano i gemelli Pallaoro-, ora il nostro augurio è che le belle parole dell’inaugurazione si trasformino in disponibilità reale a collaborare a tutti i livelli. In questo senso la scelta del nome pietra viva è in parte provocatoria perché se il museo non funziona muore».

La gestione

Rimane da defi nire la forma di gestione: «Fino all’inizio del prossimo anno ci rendiamo disponibili ad accompagnare i visitatori –chiarisce Mario Pallaoro-, ma mi auguro venga indetto a breve da parte del comune un concorso pubblico o un’operazione trasparente per affi dare la gestione a una persona competente. Il costo per dieci anni sarebbe comunque inferiore al valore della nostra donazione. Prima di iniziare l’attività con le scuole è necessario formalizzare la questione della gestione».

Il tridentinosaurus antiquus

Mineralogia e geologia: grossi blocchi di Dolomia in omaggio alle Dolomiti, il carrello della teleferica che ricorda l’attività estrattiva risalente alla metà del secolo scorso sul Dosso di Costalta ed è lo spunto per presentare la piattaforma porfirica atesina; accanto una copia del Tridentinosaurus antiquus, piccolo rettile fossile risalente a oltre 250 milioni di anni fa ritrovato presso malga Stramaiolo «Un ritrovamento di cui si è parlato poco e che meriterebbe di essere approfondito».


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IL PERSONAGGIO

Borgo Valsugana

I 90 anni del “vecchio” alpino

Gino Dall’Oglio

di Mario Pacher

I

l “vecchio alpino” cav. Luigi (da tutti conosciuto come Gino) Dall’Oglio, ha compiuto recentemente i 90 anni di vita. Un traguardo davvero ragguardevole, che lui ha salutato tanto allegramente come se avesse raggiunto appena i venti anni o poco più. Da tutta la Valsugana Luigi è conosciuto e benvoluto per la sua squisita cordialità e perché in tutti sa trasmettere grande ottimismo e tanta allegria, doti sempre molto apprezzate

all’incrocio tra via Fratelli Divina e via Cappello. Impossibile non notarlo: grembiule blu, pantofole, cappello con la piuma in testa, pipa sempre in bocca, sembra quasi una sentinella di vedetta. E forse lo è davvero visto che, in fondo, stiamo parlando di

«Sto sulla strada perché altrimenti non so cosa fare. Gli automobilisti mi suonano con il clacson per salutarmi. Ma non sono io a guardare le macchine, sono loro che guardano me».

I novanta ani del Gino (25.09.1919- 25-09-2009 ) Su la strada ghè n’alpin là defor del so cancelo co la piuma sul capelo tuti quanti i sà chi lè. Proprio tuti i la conose stà mirabile persona, quando i auti i pasa, i sona e i la saluda con pasion. Per Noi lù lè en caposaldo del stradon el fà ormai parte se urlo el vien da queste parte el se ricorda sempre lù. Ai patiti dei messaggi (“sms”) ricordemoghe che el Gino lè stà anca un gran postino per la so popolasion. A l’età che lè rivà con sto brio e con sto estro se pol dir che tanto presto no1 gà voia demarciar. Con la pipa nte na man, col capelo, col grembiale el so vestito originale lè anca le savate ai piè.

ma anche, ormai, sempre più difficili da trovare nelle persone. Luigi, invece, profonde allegria e buonumore a piene mani. Infatti egli a nessuno nega il suo spontaneo sorriso e un saluto quando alza il braccio per dire “salve” agli automobilisti che transitano sulla vecchia statale, e che lo salutano con un colpo di clacson. Lui è là, come una vera e propria istituzione, quasi tutte le ore della giornata,

un alpino. E sono stati proprio gli alpini di Borgo, guidati dal capogruppo Renato Novello, a festeggiato alla grande in occasione del suo compleanno. Per loro, l’amico Luigi Dall’Oglio rappresenta un simbolo di cui ne vanno molto orgogliosi. Luigi Dall’Oglio alle Penne Nere di Borgo Valsugana si iscrisse per la prima volta nel lontano 1945, quando il gruppo era guidato da Alessandro Bo-

Al di de ancoi no ne restà miga tanti come elo, che el gavese o no el capelo, te npar proprio en capelon. La so vita lè tranquila no telvedi tanto al bar che el sie astemio no me mpar se ghe vin lù stà benon. Nà salute el gà de fero lè ancor uno de stiani a setembre là compi i ani e a novanta lè rivà. Tanti auguri noi ghe femo de longevità e salute co le bele so battute el ghe sie sempre a rallegrar Nella foto: Luigi Dall’Oglio ( ultimo a destra ) festeggiato dagli alpini.


IL PERSONAGGIO

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Borgo Valsugana «La mia ricetta di lunga vita? Vino nostrano, pipa e stare in strada. Però no masa, no son mia en spazzin. Anche se qualcuni i dirà: quel là el more sul canton».

neccher. Luigi è il più giovane di sei fratelli, tre dei quali tuttora in vita. Oltre a lui, infatti, c’è ancora Ida che il prossimo 11 febbraio 2010 spegnerà ben 102 candeline, mentre Guido ha raggiunto il secolo di vita. Luigi Dall’Oglio ci racconta della sua infanzia e, con umiltà e candore, rivela: «A scuola non valevo molto. Sono arrivato a frequentare la quarta

elementare o forse anche la quinta, ora non mi ricordo bene. È passato un po’ di tempo da allora. Ricordo bene la guerra invece, ho combattuto, sono stato anche ferito ma per fortuna me la sono sempre cavata. Poi per 28 anni ho fatto il portalettere a Borgo e quindi posso dire di conoscere pressoché tutte le famiglie borghesane. Ora abito assieme a mia figlia Pia, ma la mia seconda famiglia è quella degli alpini. Su questo non ci sono dubbi». E proprio per questo le Penne Nere di Borgo hanno voluto solennizzare al massimo questo importante traguardo. Un amico di famiglia, V.R., ha composto questa simpatia poesia, in dialetto, che descrive pienamente le caratteristiche umane di Luigi Dall’Oglio, peculiarità per le quali è amato e stimato dall’intera comunità borghesana.


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Borgo Valsugana. Maida Osti e Bruno Sordo espongono al circolo pensionati

Maida e Bruno: due artisti sensibili ed esemplari

N

el secondo racconto della creazione della Genesi, Dio crea l’uomo plasmandolo con la polvere della terra, vale a dire con l’argilla, o meglio con la crea come si dice, con un senso pregnante del termine, nel Veneto. Il cap. 2 della Genesi recita: [...] allora il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo – l’uso di questo termine è spiegato col fatto che nel versetto precedente si dice che Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l’acqua dei canali per irrigare il suolo – e soffiò nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. In questa metafora della creazione il termine “plasmare”, formare, foggiare, modellare ecc., è usato per ben due volte, segno dell’importanza data dallo scrittore biblico a questa attività umana. Attività che viene quindi consacrata già nei primi versetti della Bibbia. In questo senso non va dimenticato il motto di San Benedetto “ora et labora”, cioè prega, pensa e lavora, crea. Faccio questo preambolo perché gli autori delle opere esposte in questa sala provengono entrambi dal mondo industriale e artigianale. Maida Osti proviene dalla Valverde di Castelnuovo, una fabbrica di piastrelle nella quale svolgeva l’attività di progettare e disegnare nuove decorazioni per le piastrelle. In questa interessante attività era succeduta a Orlando Gasperini. Bruno Sordo, invece, era battitore e cesellatore di rame nel laboratorio artigianale di Casagrande e in questo ruolo aveva trascorso oltre trent’anni della sua vita. Un’attività che prevedeva

cuzione artigiana e sobrietà e solidità compositive. Si potrebbe però individuare nei fiori di Maida anche un riferimento a certe stampe giapponesi, fatto forse in

Qui sopra e a destra opere di Bruno Sordo

una complessità di lavorazioni e un’abilità non indifferente nel creare da un semplice foglio di rame gli oggetti più svariati e le decorazioni più minuziose e fantasiose. Quello di Maida è un mondo delicato, fatto di forme gentili e accattivanti, dove il colore nelle sue molteplici variazioni, sfumature e trasparenze gioca un ruolo determinante. Dalla passata attività alla Valverde Maida ha sviluppato il senso di una sottile astrazione delle forme floreali e, soprattutto, il senso dell’intonazione dei colori e il loro stare assieme in modo armonico. Intonazione e armonia sono due termini mutuati dal linguaggio musicale e come tali ben si adattano ed esprimono le composizioni floreali della nostra pittrice. Sì, perché i suoi quadri potrebbero essere definiti delle variazioni su un tema – quello floreale -, visto però con sguardo incantato, quasi compositivo. Maida non si limita a copiare il fiore in maniera pedissequa e calligrafica, non lo riproduce, ma lo usa come spunto per creare altro, creare cioè dei fiori che esistono solo nella sua immaginazione ma che per la loro bellezza e delicatezza gareggiano con i fiori veri. È questo un tipico processo creativo che ha come risultato quello di non limitare la fantasia, presentandoci

un oggetto copia fedele del reale, ma di stimolarla con qualcosa che, partendo dal reale e passando attraverso la sensibilità dell’artefice, si richiama in forme variate al soggetto iniziale. Le composizioni floreali di Maida, sempre molto delicate e colorate ci comunicano un senso di gioia,

maniera più istintiva che consapevole, ma non per questo meno valida. Ritornando alle opere di Bruno Sordo, la molteplicità e la diversità dei temi trattati, vedute di Borgo, fiori, nature

Maida Osti

di calda intimità. Rientrano idealmente in quel filone dell’arte europea ottocentesca noto con il nome di “Biedermaier”, molto diffuso negli ambienti borghesi tra il Congresso di Vienna (1814) e la Rivoluzione borghese del 1848, caratterizzato da un’esuberanza di decorazioni floreali, accuratezza di ese-

morte, animali, attività umane, allegorie, visioni fantastiche, scenette di genere, e altro ancora, rivelano, oltre che una grande curiosità per tutto ciò che lo circonda, anche uno spirito d’indagine, di interpretazione e, in qualche caso, di denuncia – come rivela l’allegoria dell’acqua dove il nostro ribadisce con

forza l’universalità, la preziosità e il suo dissenso alla privatizzazione di un bene primario e indispensabile alla vita come l’acqua. In alcune vedute di Borgo, realizzate negli anni Sessanta, Bruno risolve in termini prettamente pittorici un delicato sentimento di amore per il paese dove ha costruito la sua famiglia, come dimostrano in modo eloquente la Veduta di Borgo da via Cappello, il Lungobrenta Trento con la passerella e il campanile del Temanza o la Veduta di Borgo dal Puisle. Sono immagini colte con occhi meravigliati, quasi di fanciullo che riscopre come d’incanto le bellezze dei luoghi familiari. Questi genuini sentimenti li ritroviamo puntualmente anche in alcune Nature morte o nelle antiche attività della valle; si veda ad esempio la natura morta con i Formaggi della Valsugana, l’Aratura con i cavalli o La raccolta e la lavorazione delle castagne. In tutte le opere di Bruno si ritrova, oltre che un’innata passione per l’immagine e un grande piacere nel rappresentare sulla tela, o su altro supporto, i temi e i soggetti a lui cari, i problemi che colpiscono la sua sensibilità, le sue fantasie, un rigoroso metodo di lavoro basato su una certosina esecuzione unitamente a una minuziosa attenzione alla resa dei particolari, segno di professionalità e retaggio della sua passata attività di cesellatore e foggiatore di oggetti in rame o in altri metalli. Ad entrambi il mio sincero apprezzamento e un augurio per continuare proficuamente le loro attività come esempio e stimolo per quanti volessero imitarli. Testo su gentile concessione di Vittorio Fabris.


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MUSICA

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On stage. Dopo il debutto al Palalevico prosegue il tour della band valsuganotta

TBSOD: ecco il nostro tour davvero variegato. «È bellissimo vedere un pubblico di tutte le età dai ragazzini ai genitori; c’è chi apprezza di più una cosa, chi un’altra, ma escono dal concerto soddisfatti e questo ci fa un piacere immenso».

di Giuseppe Facchini

D

opo il debutto al Palalevico il 28 novembre scorso, prosegue a gonfie vele il tour dei “The Bastard Sons of Dioniso” che toccherà le maggiori città italiane. Per il concerto levicense i biglietti sono andati a ruba in 4 giorni; davanti a più di 1000 persone acclamanti, i Bastard hanno dato il meglio di loro. Un’ora e mezza di ottima musica rock con un ampio intermezzo acustico dove i tre ragazzi hanno cantato accompagnati dalle loro chitarre, una scelta veramente suggestiva e coinvolgente. La scaletta del live prevedeva tutte le canzoni incluse nel nuovo disco “In stasi perpetua”, alcuni brani degli ultimi anni riarrangiati, l’immancabile “L’amor carnale” e cover dei Led Zeppelin (“Going to California”), Beatles (“Mother Nature’s Son” e “Sgt Pepper”) e altri. Un concerto davvero entusiasmante che ha dimostrato ancora una volta le capacità artistiche di Michele Vicentini, Federico Sassudelli e Jacopo Broseghini. Tra una tappa e l’altra abbiamo sentito i tre ragazzi “on the road”. Michele, com’è stato il debutto? «Una bella soddisfazione dopo un periodo per l’allestimento del tour molto tosto, non pensavo fosse così difficile organizzare un concerto di questo tipo proprio per la diversa situazione rispetto agli anni scorsi. Prima ci arrangiavamo con il nostro impianto, decidevamo la scaletta dei brani al volo, ora l’ora e mezza in scena è tutta calcolata al secondo, c’è una scaletta da seguire, le luci, il cambio degli strumenti e delle impostazioni del mixer; tecnicamente il tutto è molto difficile da organizzare, ma poi tutto è riuscito altrettanto bene e il risultato è il merito

dal vivo dei nuovi brani dell’album. «Siamo molto contenti di tutti i brani che rendono bene, è stata una bella soddisfazione suonarli dal vivo dopo averli creati e registrati in studio; dal vivo li suoniamo un po’ più veloci con maggiore vitalità». di tutta la squadra che ci lavora». Niente è lasciato a caso, ma poi c’è l’emozione di salire sul palco. «Soprattutto a Levico, era il lancio della tournèe e avevamo molti timori, perché pur avendo provato i brani decine di volte, c’è sempre la preoccupazione di ripagare con uno spettacolo bello tutta la gente che viene a vederti e paga il biglietto».

Il tour è anche la verifica

Avete suonato anche al mitico Piper di Roma. «Una bella esperienza suonare dove hanno suonato gli Who, Pink Floyd, Phil

Molto apprezzata la parte acustica, unplugged. «Noi siamo sempre stati appassionati all’armonizzazione delle voci, ai cori e a questi brani dei Beatles o di Crosby, Stills e Nash, e sono ben 40 i minuti nel concerto dedicati a questo, poi il rock riprende ancora più vigoroso fino alla fine». Collins, Nirvana, David Bowie».

Un segno importante è anche il prezzo del biglietto (15 euro). «Un prezzo accettabile, un segno importante in un periodo come questo». Quante chitarre usi durante il concerto? «Uso sempre la mia chitarra elettrica, ne ho poi una di riserva, una acustica e un’altra con tonalità diverse; ne uso quattro. Federico oltre la batteria usa due chitarre e poi Jacopo con il basso, ma si cambiano spesso le accordature per armonizzare meglio i vari pezzi».

È la dote dei veri artisti, trasmettere le emozioni e l’energia dal palco alla platea. «Al debutto eravamo forse un po’ troppo emozionati, ma a noi piace tantissimo il contatto con le persone».

Sono dimensioni molto diverse tra di loro che si integrano... «La scaletta ha un preciso filo logico e unisce in modo abbastanza regolare le varie parti; Federico nelle ultime canzoni acustiche è già alla batteria». Ho visto in particolare a Levico una grande partecipazione del pubblico

Ci sono due canzoni veramente apprezzate dal pubblico, la prima è “Versa la mia testa”, un vero gioiellino. «Rappresenta le due nostre facce musicali, una tranquilla, una elettrica. Il testo è recente, la canzone l’avevamo da qualche anno ma non era mai stata registrata e non aveva una struttura ben definita». L’altra è ormai un classico “Io non compro più speranza”. «È la più apprezzata di tutte, da quelli in particolare che hanno sentito i provini di X-Factor, è un po’ la nostra partenza per chi non

ci conosceva». Molto valida l’idea di essere accompagnati in ogni tappa del tour in apertura del concerto da un gruppo musicale trentino sempre diverso. «È una nostra idea quella di coinvolgere tutti i gruppi con i quali abbiamo suonato in Trentino, ci fa piacere che siano con noi ricordando quello che abbiamo fatto e far conoscere la musica trentina che pochi sapevano esistesse fuori dalla nostra realtà». E come le grandi star, si può acquistare il disco “In stasi perpetua” nella versione in vinile a 33 giri. «Avevamo questa idea ancora per il disco che era pronto lo scorso anno, ma poi mai uscito prima del contratto con la Sony; ora abbiamo potuto realizzarla. Federico in particolare ha la passione per il vinile, in sala prove abbiamo un giradischi, si sente molto bene. Abbiamo stampato il vinile in un numero limitato di copie per gli appassionati, ma sta vendendo molto bene. Anche le foto fatte per il disco riescono ad essere maggiormente apprezzate sul grande supporto del 33 giri in vinile». Insomma state vivendo un gran bel periodo molto intenso. «Siamo molto tranquilli, ora fila tutto liscio, siamo molto contenti e allo stesso tempo molto carichi. Vediamo di suonare bene perché questo è il nostro compito». Bravi ragazzi per essere rimasti sempre voi stessi nonostante un successo che avrebbe travolto molti, augurandovi che questo splendido sogno continui nella realtà raccogliendo le soddisfazioni che meritate. (foto Matteo Roman)


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T E AT R O

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Borgo. Appuntamento con il capolavoro di William Shakesperare TEATRO PER BAMBINI

C’è il Sogno di una notte...

A

Borgo Valsugana l’11 gennaio 2010 va in scena “Sogno di una notte di mezza estate”, capolavoro di William Shakesperare, per la regia di Carlo Presotto e Ketti Grunchi. Un gruppo di sette artisti eccentrici, ognuno con il suo particolare sapere scenico, intraprende un viaggio nella magia di una tra le grandi macchine teatrali shakespeariane. I preparativi per le nozze di Teseo ed Ippolita sono turbati dai contrasti tra i quattro innamorati Lisandro, Ermia, Demetrio ed Elena, le cui

inclinazioni non corrispondono ai matrimoni cui sono destinati. Nel frattempo una improbabile compagnia di dilettanti sta preparando una commedia da presentare come omaggio alle nozze dei nobili Teseo ed Ippolita.

I contrasti tra gli amanti e la ricerca di tranquillità per le prove degli attori portano tutti i protagonisti a darsi appuntamento nel bosco al limite della città. Ma si tratta di un bosco incantato dove i contrasti tra il re degli elfi e

la regina delle fate provocano un turbine di apparizioni e sorprese, in una notte in cui nessuno riconosce più se stesso. Tra comici equivoci e magiche sorprese la notte trascorre come un sogno, al termine del quale sarà difficile distinguere le visioni dalla realtà. Un grande racconto fantastico sulla realtà e l’illusione, in cui la leggerezza del gioco apre inaspettati squarci di verità attraverso i quali gli spettatori possono riflettersi nei personaggi. Borgo Valsugana, Teatro del centro scolastico, 11 gennaio 2010, ore 20.45.

Il Natale di Pippi

Una buffa ragazza sta per andare a coricarsi: dorme con i piedi sul cuscino. Sogna e i suoi sogni prendono corpo trasformando la realtà in una sur-realtà dove la sua mente, il suo parlare si perde in un mondo a lei caro, dove i bambini decidono da soli e le regole sono “non averne”, se per regole si intendono quelle imposte dall’”alto” dai “grandi”. Trento, Teatro Cuminetti V. S. Croce, 3 e 4 gennaio 2010, ore 15.30 e 17.30.

Pergine. In scena la Compagnia Teatri Possibili Una Locandiera d’emozione Per la stagione teatrale perginese è di scena “La Locandiera" di Carlo Goldoni, con Corrado d’Elia, Monica Faggiani e gli attori della Compagnia Teatri Possibili. Da tanto tempo il regista d’Elia desiderava lavorare su Goldoni. Così, dopo tanta sperimentazione, dopo gli ultimi

La sagrestia de Don Crispino

Anche la tranquilla sacrestia di una parrocchia di paese può ben rappresentare un piccolo scampolo di mondo! Strani furti, vere e false confessioni, matrimoni combinati e femminili imbrogli sono al centro di questa singolare e quanto mai divertente vicenda. Ospedaletto, Teatro Comunale, 9 gennaio 2010, ore 20.30

lavori in cui la parola veniva spesso frammentata e le immagini e la musica suggestionavano in maniera determinante l’impianto spettacolare delle sue regie, ecco un ritorno a un teatro di parola, di cui d’Elia è abilissimo costruttore (pensiamo agli applauditissimi Cirano de Bergerac, Caligola e

Novecento). Sarà una Locandiera d’emozione e di buon ritmo dunque, di atmosfere e scambi vivaci, il prezioso e aspettato incontro tra un grande testo e un regista dal personalissimo e incisivo punto di vista. Pergine, Teatro don Bosco, 8 gennaio 2010 ore 20.45.

Ospedaletto. Appuntamento teatrale per bambini Stregapagliacciostrega Il concorso Amor di Strega, bandito dall’ordine delle Streghe dall’Alito Pesante, mette in palio una superteconologica scopa volante. Per averla, basterà conquistare l’amore, l’affetto, la fiducia, la simpatia di tutti i bambini del mondo! Mica facile per una strega. Ma Esmeralda e Domitilla, stravaganti e pasticcione, decidono di cimentarsi nell’impresa

e corrono a rovistare nei bauli ereditati dalle loro trisavole, in cerca di ispirazione…purtroppo, però, il magico librone delle storie tremende e il ricettario di dolcetti velenosi, si rivelano un vero fallimento. Per fortuna, interviene la strega Merdizola con un consiglio veramente geniale! Ospedaletto, Teatro Comunale, 16 gennaio 2010 ore 16.00.

Monica Faggiani

LAVORI IN CORSO TEZZE

Prima che sia massa tardi

Monologo in due atti nel quale l’autrice, Loredana Cont, con la solita ironia, pone l’attenzione sulla vita di tutti i giorni, aspetti normali e contraddizioni della nostra quotidianità...

(Fotografia di Gwen Courtman e Paola Marcello)

Tezze, Teatro Parrocchiale 16 gennaio 2010, ore 20.45


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CINEMA

Borgo. Film d’animazione all’Auditorium Polo scolastico Al cinema

Al cinema Piovono polpette

L

Con la cittadina che rischia di

di Mario Pacher

essere sepolta sotto monta-

’aspirante inventore Flint Lockwood è un genio sregolato e con grossi problemi di socializzazione, autore di alcune delle idee più strampalate mai concepite. Ma anche se tutte le sue invenzioni, dalle scarpe-spray al traduttore dei pensieri delle scimmie, sono stati dei fallimenti colossali che hanno causato problemi alla sua cittadina, Flint è determinato a creare qualcosa che faccia felice la gente. Quando il suo ultimo macchinario, ideato per trasformare l’acqua in cibo, involontariamente distrugge la piazza della cittadina e schizza verso le nuvole, lui ritiene che la sua carriera di inventore sia terminata. Almeno fino a quando non avviene qualcosa di incredibile, ossia dei cheeseburger che piovono dal cielo. Insomma, la sua macchi-

gne di marshmallow e onde di cocomeri, Flint e Sam devono bloccare una macchina incredibile...

na funziona veramente! Il cibo-atmosferico è un successo immediato e Flint instaura rapidamente una notevole amicizia con Sam Sparks, la ragazza delle previsioni del tempo, arrivata in città per coprire quello che definisce “il maggior fenomeno atmosferico della storia”. Ma quando la gente chiede avidamente sempre più cibo, il macchinario inizia a creare problemi, dando vita a dei cicloni di spaghetti e di polpette di carne giganti. Con la cittadina che rischia di essere sepolta sotto montagne di marshmallow e onde di cocomeri, Flint e Sam devono mettere assieme le loro capacità per bloccare la macchina e riportare tutto alla normalità. Borgo, Auditorium Polo scolastico, 25 e 26 dicembre ore 17.00

E alla sera c’è il Nemico pubblico

La sera di Natale e quella di Santo Stefano all’Auditorium Polo scolastico di Borgo Valsugana si proietta il film Nemico Pubblico, di Michael Mann con Johnny Deep e Christian Bale. Si tratta dell’affascinante storia di uno degli uomini considerati dal Federal Bureau of Investigation, negli anni ‘30, tra i più pericolosi d’America, John Dillinger. Gangster e rapinatore di banche, più volte riuscito ad evadere dai carceri dove lo rinchiudevano, fu alla fine catturato grazie ad un enorme sforzo dell’istituto governativo che lo assicurò definitivamente alla giustizia...

Borgo, Auditorium Polo scolastico, 25 e 26 dicembre ore 21.00


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L'OPINIONE

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Natale. Una tradizione che ogni anno si rinnova

La gioia del presepio In ogni casa la famiglia unita partecipava alla costruzione del presepio. Nella rappresentazione dinanzi a una misera capanna, si viveva la beatitudine della notte del Natale: nasceva con la sua benedizione il Bambino Gesù.

U

di Michele Luongo

n tempo non molto lontano in ogni famiglia c’era l’attesa del Natale, l’atmosfera era palpabile, come per magia nell’aria si respirava una briosa serenità, si diventava più buoni, e a questo clima tutti cercavano di contribuire. In ogni casa la famiglia unita partecipava alla costruzione del presepio. Non era una semplice decorazione, c’era una sintonia di testimonianza, di bellezza, di soddisfazione nel realizzare le animazioni del villaggio, riproducendo scene del vivere quotidiano. Ogni personaggio, ogni oggetto era un simbolo importante. I bambini, con stupore e meraviglia, davanti alla

posa di ogni personaggio, erano l’evidente segno della spiritualità giovanile, un tesoro, una ricchezza che con il consumismo si sta sperperando. Le feste sono sempre ce-

lebrate con solennità, ma quella del Natale un tempo aveva un sapore particolare, rinnovava nella storia il messaggio di pace e di speranza. L’incarnazione di Dio, che avveniva nell’umile

mangiatoia di una stalla a Betlemme, adorata da gente umile, da saggi e dai tre Re Magi, si rinnovava nel presepio. Nella rappresentazione dinanzi a una misera capanna, si viveva la beatitudine della notte del Natale: nasceva con la sua benedizione il Bambino Gesù. Il presepio ha radici antichissime, già presente nella cultura Etrusca, Latina, Romana è andato col tempo evolvendosi e contemporaneamente disperdendosi tra le problematiche moderne. È storia per la sua ricchezza culturale, per la rappresentazione dell’incomprensione familiare, la famosa frase di Eduardo De Filippo, nella commedia, “Natale in casa Cupiello”: «Te piace o presepio?», vera testimonianza del tempo reale nella verità

teatrale. La costruzione del presepio è un’arte, nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, per esempio si può ammirare uno dei più antichi presepi natalizi, realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo da Cambio; ma è anche testimonianza di fede, di costume, di cultura , così associazioni e gruppi come gli “Amici del Presepio” di anno in anno ne rinnovano l’appuntamento. Ora, i suggestivi centri storici si arricchiscono di presepi, alcuni animati, ma non è difficile ammirare creazioni di artisti contemporanei, ambientati in luoghi particolari. Non è raro, infine, trovare tra i tanti pastori, personaggi famosi: da Clinton, Ciampi, Berlusconi, Totò, Troisi...


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ARTE

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La mostra. Bob Noto: dall’Antiruggine allo Spazio Rossi di Borgo

Foto d’autore per l’arte in cucina Viaggio nelle vertigini del palato con “Bob Noto. Piatti Ritratti” mostra fotografica in corso fino al 31 gennaio 2010 presso l’Antiruggine di Castelfranco Veneto. Luogo ideato e fondato da Mario Brunello e dalla moglie Arianna, spazio dove la cultura veicola energia, evolve idee, comunica il piacere di vivere l’espressività artistica nel valore delle persone. La mostra in primavera si trasferirà all’Arte Sella, nello Spazio Rossi di Borgo Valsugana.

M

di Antonella Iozzo

usica, fotografia, cucina. Inaugurazione – evento per la prima mostra al mondo del fotografo torinese Bob Noto, con l’esibizione al violoncello di Mario Brunello. Cinque pagine musicali di Judith Weir, cinque spartiti impregnati di blues, cinque lirici abbracci al cielo provenienti dai canti dei prigionieri neri del Sud America, nella trascrizione per violoncello. Sono sensazioni sospese su uno specchio d’acqua, dove i fantasmi dell’interiorità diventono staccati, pizzicati, battiti percussivi che lentamente si adagiano in una linea melodica struggente capace di riecheggiare come la voce del dolore nel blues

finale. Esecuzione intensa, carica di temperamento, magnetica, che fermenta emozioni e lancia il pensiero verso l’infinito per nuove avventure sonore da assaporare in sinfonie di sapori dai tempi dolce – piccante- speziato. Bob Noto, infatti, interpreta in uno scatto l’Arte della cucina. Armonie visive di gusto e creatività, piccoli capolavori dove la cura per il dettaglio rivela la passione e la raffinatezza di grandi chef. Calde evocazioni di piacere culinario dal retrogusto musicale, quasi un suono dipinto dall’effluvio di note agrodolci che continuano a distillare sensazioni anche quando allontanandoci dall’opera avvertiamo la sua essenza titillare l’epidermide della sensibilità.

Bob Noto, piatto di Martin Berasategui

Pasta, riso, pesce, carne, verdure dispiegano tutta la loro potenzialità figurativa in frammenti di paesaggi astratti dalla trama delicata, pastosa, cremosa, consistenze, infinite sfumature colte in un attimo. Immagini in dialogo tra veduta e visione su sfondi bianchi che am-

plificano la loro vitalità cromatica e la loro naturale poliedricità. L’allestimento espositivo, semplice, lineare, essenziale ci conduce tra profumi da vedere e sapori da scoprire. Piatti scultorei, sofisticati, nei quali l’armonia delle linee disegna geometrie in bilico tra cucchiaio e forchetta, mentre una tavolozza informale affonda in vellutate nuance. Variazioni su tema che proseguono con l’istallazione orizzontale delle foto sui piatti di Oliviero Marchesi, all’installazione, che potremmo definire “Performance di rumori in movimento” che si animano in cucina, fucina di artisti dell’Arte gastronomica. Una serie di foto in bianco e nero che riprendono la frenetica attività degli chef e di tutto il personale, disposte sul

pavimento segnano il percorso, in fondo la creatività bolle tra voci, gesti e fornelli. Alta cucina tra tradizione, innovazione e professionalità, linee di stile e forme di estetica per opere d’Arte che vivono nell’inafferrabilità del momento. In ogni scatto, in ogni inquadratura, in ogni zoom esposto in questa mostra l’interpretazione di un’Arte che consumandosi procura l’apoteosi delle papille gustative e che continua a sedurre i sensi grazie all’atemporalità regalatale dalle foto d’autore di Bob Noto.

L'intervista. Ritratto di un artista ironico e sui generis

L’arte della cucina nelle foto di Bob Noto di Michele Luongo

Chi è Bob Noto, come si definisce? «Un cronista della gastronomia». Le Sue immagini comunicano l’arte della cucina; Bob Noto cosa vuole comunicare? «Voglio semplicemente raccogliere testimonianze sull’evoluzione della cucina». Questa all’Antiruggine è l’inizio delle mostre di Bob Noto? «Ho in progetto una seconda esposizione allo Spazio Rossi di Arte Sella di Borgo Valsugana in primavera». Cosa si aspetta dal pubblico che visita le sue opere?

«Che passi un quarto d’ora piacevole».

Crippa, Scabin, Lopriore, Dacosta…».

Se dovesse fotografare questa serata? «Il “Capanon” è un luogo fantastico. Se dovessi scegliere tra Antiruggine e il MoMa sceglierei Antiruggine. Qui si fa cultura e nessuno se la tira. È rarissimo».

Secondo Lei oggi l’estetica gastronomica è migliorata, e di cosa si ha più cura? «L’evoluzione dell’estetica gastronomica è notevolmente progredita. Sicuramente oggi c’è maggiore purezza di forme e maggiore attenzione nella progettazione architettonica dei piatti».

Piatti colorati, fumanti o freddi? «L’uno o l’altro per me pari sono».

Se parliamo di pittura, quale artista apprezza di più? «Bosch, Pollock, Folon, Magritte, Mirò, Jones, Warhol… Come vede sono onnivoro».

Fotografa con gusto. E il gusto del piacere? «Il gusto è piacere». Attualmente chi è lo Chef che le dà più soddisfazione per la Sua arte fotografica? «Ce ne sono parecchi: Cracco,

Bob Noto, chef Manolo De La Osa

Il Suo piatto preferito? «La pasta. Di qualsiasi formato e cucinata in qualsiasi modo».


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La mostra. A Roma un allestimento sui santi patroni d’Europa IN BREVE

S

di Antonella Iozzo

tupefacente fascino sacro con la mostra “Il potere e la grazia. I santi patroni d’Europa” in corso a Roma presso Palazzo Venezia fino al 10 gennaio 2010. Per la prima volta la storia dell’Occidente cristiano viene raccontata attraverso le vicende dei suoi protagonisti inscritte in oltre centoventi opere magistrali. Sotto il nostro sguardo le “Stigmate di San Francesco” del Van Eyck, il “Martirio di San Pietro” di Guercino, la “Santa Giovanna d’Arco” di Ingres, “San Luigi IX” di El Greco, “San Giorgio” del Mantegna, “San Giovanni Battista” di Tiziano, “San Giacomo vittorioso” di Tiepolo, “l’Immacolata Concezione” del Murillo fino al “San Michele” di Guido Reni, spazialità, soffici drappi che si sollevano leggeri nel cielo terso, cromie sensuali e apoteosi di volumi; l’anima indugia e la sensibilità si rifugia in uno spettacolo sontuoso e intenso. Duemila anni di storia della santità cristiana in una rassegna a cura di Don Alessio Geretti del Comitato di San Floriano e di Claudio Strinati, Soprintendente Speciale per il PSAE e per il Polo Museale della città di Roma. Tesori unici provenienti da numerosi musei internazionali e nazionali come la Galleria Sabauda di Torino, la Galleria Estense, il Louvre, la National Gallery di Londra, il Prado di Madrid, suggellano il mirabile incontro tra il potere e la grazia. Trionfo, splendore, meditazione, sublime incanto mistico, armonie e contrasti si elevano da tele, spesso di notevoli dimensioni, e sovrastano il silenzio di sale espositive elegantemente allestite, dove un’atmosfera austera, quasi religiosa, quasi felpata nel rosso porpora, induce ad un dialogo intimo con la propria coscienza. Durante il percorso l’opera di El Greco del 1585, “San Luigi re di Francia con un paggio”, attira il pensiero quasi più per

Nel drappo rosso il Potere e la Grazia

Andrea del Sarto, San Giovanni Battista, 1521

il suo intrinseco significato che per la bellezza estetica dichiarata. Nella rappresentazione di El Greco, infatti, emerge l’incontro, ora felice, ora sofferto tra la civitas e la ecclesia, una convivenza personificata dal soggetto Re e cristiano esemplare. Un viaggio nel tempo e nelle culture sotto il segno del potere e della grazia. Binomio che ha da sempre intessuto le dinamiche religiose – politiche, determinato i rapporti sociali e le culture etniche e accompagnato l’elevazione di determinati santi a patroni di comunità politiche o di nazioni. La mostra è quindi imperniata sui santi Patroni dei diversi Stati d’Europa e sui sei santi (Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce-Edith Stein), che hanno il patronato sull’Europa. Testimonianze artistiche che hanno conservato intatta la memoria sugli strumenti e le forme della devozione,

Hans Memling, San Benedetto, 1487

sulle funzioni assolte dal santo da vivo e ancor più da morto, sulla cultura sociale e sulle voci fuori campo che hanno determinato quella istituzionale. Un’iconografia che riflette il nostro passato e ci aiuta a riflettere sulla nostra realtà tentando di aprire pensieri e intuizioni latenti. Uniti nelle diversità, intrecciati nelle vicende politiche, la storia costruisce se stessa in un mosaico di contesti religiosi cristiani dove gli aspetti politici non sono mai in secondo piano. Profili di santi, ritratti di re, la grazia

si volge al potere e il potere trionfa con grazia. Santi e patroni dall’alto delle loro tele sembrano osservarci, mentre sostiamo davanti alla loro maestosa levità, con uno sguardo carico di significati, di memoria, di vissuto, di amore e sacrificio, di battaglie e credi assoluti, di verità spirituale e verità temporali. Conversioni, persecuzioni e battesimi hanno scandito il cristianesimo dietro le porte di poteri regali, dove la fede e il potere, il visibile e l’invisibile segnavano e segnano ancora oggi il loro confine, quanto labile sia, sarà il tempo a dirlo. Non solo dipinti ma preziosi diademi, codici miniati, icone russe, come i tesori di uno scrigno appena aperto ci abbagliano con il loro fulgore e aprono il dialogo con il prossimo, con la diversità dell’Europa, delle identità e delle autonomie che la compongono. Da qui nasce la cultura del rispetto dei valori, dell’Essere nell’Esistente. Realtà tramandateci dai settanta santi patroni dei diversi popoli europei che hanno ispirato nei secoli le migliori espressioni delle arti, della liturgia, della mistica e della religiosità popolare. La mostra di Palazzo Venezia è un diadema incastonato tra storia e bellezza nell’evoluzione dei tempi. Il potere e la grazia sintesi e antitesi del rapporto tra Chiesa e comunità politica, ieri come oggi il dibattito continua, sciogliendo dubbi e riallacciando nodi difficili da dispiegare, ma non impossibile, se la grazia dell’essenza umana sarà rivolta sul contemporaneo potere intellettuale. Con quest’ottica laica l’approfondimento culturale potrà trarre linfa e fortificare le radici storiche dei Paesi Europei.

ON STAGE

Tony Pagliuca live a Borgo

È un momento magico per Tony Pagliuca che con i suoi concerti (acustici e non) sta tenendo molteplici serate, raccontando al pianoforte la “Storia de Le Orme” che è poi la sua. Particolarmente interessante, quindi, si preannuncia la tappa di Borgo Val-

sugana, in calendario il 16 gennaio prossimo, proposta dall’Associazione “Nota Bene” presso il Teatro auditorium del polo scolastico. Nell’occasione Pagliuca suonerà sia con il suo leggendario organo Hammond (e quindi in versione rock con la band Deghejum) sia in versione acustica con solo pianoforte. Pagliuca è stato uno dei principali interpreti di quella straordinaria stagione artistica che fu il progressive italiano degli anni Settanta e considerato dalla stampa specializzata il migliore tastierista per parecchi anni. A buona ragione si può affermare che ne è stato oltre che uno dei protagonisti uno dei più importanti iniziatori. Uno dei padri di questo genere musicale che conta ancora tanti appassionati. Infatti fu lui che “spinse” in gruppo di cui faceva parte, Le Orme, a intraprendere un percorso sonoro più strutturato e complesso lontano dagli esordi del primo album “Ad Gloriam”. La band ridotta a trio sulla falsariga di gruppi come E.L. & P. si fece guidare dal proprio pianista nella costruzione di armonie classicheggianti e di lunghe suite in cui le tastiere di Pagliuca assumono un ruolo preponderante e immediatamente distinguibile. “Collage” del 1971 si può definire a buon diritto il primo album di progressive italiano a cui seguirono altri capisaldi di quello che è divenuto un genere importante nell’evoluzione della musica dei nostri tempi. “Uomo di pezza” nel 1972 e soprattutto l’ambizioso “Felona e Sorona” l’anno successivo, un concept in cui le tessiture musicali di Pagliuca sono decisamente in primo piano.


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LETTERE AL DIRETTORE Le lettere possono essere inviate a: Redazione "La Finestra" Viale IV Novembre 12 - 38051 Borgo Valsugana (TN) Tel. 0461.752622 - Fax 0461.756833

email: redazione@lafinestra.it

Che film deludente e diseducativo

Il dottor Romano Negriolli, ci ha mandato alcune riflessioni su un film al quale ha recentemente assistito, che, a suo avviso, è esageratamente diseducativo...

H

o visto recentemente il film di Quentin. Tarantino “Bastardi senza gloria”. Contavo sulla qualità del regista. Invece è stata una delusione per me e per gli amici che erano con me. La vicenda tratta per gran parte del film, di alcuni giovani ebrei americani guidati da Brad Pitt i quali, dietro le linee tedesche, durante la seconda guerra mondiale, uccidono quanti più soldati tedeschi possibile. Ciò per vendicare quanto fatto dai nazisti contro gli Ebrei. Fin qui è tristemente normale, in una guerra tragica. Il fatto anomalo e allarmante sul piano educativo, soprattutto per dei minorenni, è che questo gruppo di

“eroi”, così li fa percepire la vicenda, mentre spacca il cranio a giovani soldati tedeschi e li scotenna, sghignazza e ride sgangheratamente, come ad un piacevole gioco. Inquietante per tutti noi dovrebbe essere il fatto che assieme a Brad Pitt ed ai suoi compagni, sghignazzano e ridono anche i numerosi ragazzini e ragazzine presenti in sala: si immedesimano infatti, come è inevitabile in questi casi, nei “modelli” che il regista propone loro sullo schermo. Essi apprendono così che uccidere a bastonate persone e scotennare cadaveri, è cosa da eroi spensierati e di bell’aspetto, i quali uccidendo si divertono da matti. Questo è ciò che si è verificato in sala durante il film. Ogni commento sugli effetti sulle

giovani menti e sull’evoluzione dell’Io di adolescenti esposti a tali eccessi, sembra superfluo. Va peraltro rilevato che quegli atteggiamenti da macelleria durante le barbare uccisioni sono del tutto gratuiti ai fini della narrazione, oltre che antistorici laddove vogliono far credere agli spettatori disinformati o molto giovani, che i soldati protagonisti della seconda guerra mondiale fossero presi da grande ilarità ed allegria nei momenti in cui erano costretti ad uccidere altri soldati. Peraltro il film mi è parso deludente anche per la sua disorganicità e superficialità narrativa. Non meravigliamoci poi quando, in questa nostra società per molti aspetti malata, la cronaca ci informa dei

comportamenti (bullismi vari, sopraffazioni, violenze, stupri di gruppo, omicidi) di adolescenti o di giovani, improntati ad un impressionante cinismo e disprezzo per la vita. Forse le istituzioni, la politica, la scuola e la famiglia dovrebbero fare ancora di più per impedire che gli adolescenti accedano a film come questo, che potrebbero danneggiare il loro equilibrato e sano sviluppo psico-sociale all’interno dei valori fondamentali di una società che voglia definirsi civile: il rispetto sempre e comunque per la dignità della persona e della vita umana”.

Dott. Romano Negriolli


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UN PC PER VOI

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L’ANTIVIRUS: UNA SCELTA NON SEMPRE FACILE di Luciano Motta

Con l’avvento di internet l’antivirus è diventato uno strumento indispensabile, specialmente per i sistemi operativi rilasciati da Microsoft, per questo motivo la maggior parte degli antivirus è realizzata per questi sistemi operativi. Ciò però non vuol dire che i sistemi Microsoft non siano validi – sono solamente i più diffusi sul mercato – ed è bene precisare che non esistono sistemi operativi immuni da virus! In generale i virus sfruttano delle vulnerabilità nei sistemi informatici, inoculandosi - in modo automatico - con tecniche di penetrazione sviluppate da hacker professionisti. Il firewall: ulteriore protezione contro i virus Per quello che si è detto si capisce che per avere un sistema sicuro l’antivirus può non bastare, occorre una protezione ulteriore: il firewall. Un firewall quindi può essere uno strumento aggiuntivo che impedisce ad un virus di infettare la macchina prima che possa essere individuato dall’antivirus (con la possibile

perdita del file infetto) ed inoltre permette di nascondere parzialmente o totalmente la macchina sulla rete evitando attacchi esterni; spesso il firewall è integrato oltre che nel sistema operativo anche nei programmi antivirus. Cosa si richiede normalmente ad un programma antivirus, oltre al fatto che compia il suo ...dovere. 1) L’importanza della facilità d’uso Un antivirus deve poter essere installato ed utilizzato dalla più vasta fetta di pubblico possibile, senza difficoltà. Deve essere quindi facile da installare e configurare (meglio se si configura automaticamente) e una volta installato funzionare in silenzio (background) senza che occorra più nessun intervento da parte dell’utente, sia per l’aggiornamento delle firme antivirus che dovrà avvenire automaticamente che per la scansione od il rilevamento e la messa in “quarantena” di file sospetti o dannosi. Un antivirus deve essere efficace anche nell’identificazione del malware. L’efficienza di un prodotto di questo

virus a pagamento si possono celare delle brutte sorprese, non ultime prestazioni anche inferiori rispetto ai prodotti gratuiti, ottimo, secondo gli esperti (che sembrano unanimi sul punto) sembra essere attualmente l’antivirus, appena rilasciato, contemporaneamente al lancio di windows 7, che Microsoft consente di usare gratuitamente. 3) Impatto dell’antivirus sulle prestazioni del sistema operativo

tipo è strettamente legata a diversi fattori: qualità della progettazione, aggiornamento, rapidità dell’intervento ed efficacia dello stesso. 2) Riconoscere, isolare e pulire il Pc dalla minaccia. In primo luogo rileviamo che gli antivirus a pagamento sono quasi sempre superiori rispetto a quelli gratuiti, ma anche più avidi di risorse di sistema. Attenzione però, perché anche dietro un costoso anti-

Aspetto da non sottovalutare, specialmente ora che i netbook, vale a dire i mini portatili con processori ultra risparmiosi in tutti i sensi hanno preso larga diffusione. Il montaggio di un programma antivirus “pesante” può letteralmente mandare in tilt il mini computer che faticherà persino ad aprire una semplice pagina web. Detto questo non resta che l’imbarazzo della scelta. Ultima nota, la licenza del programma antivirus è a scadenza, dopo un anno generalmente o si rinnova pagando la quota (tranne quelli gratuiti) o il programma non si aggiornerà più rendendosi così inutile.


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C U LT U R A

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CORALE CANEZZA

EL ROGO DELA VECIA

Canezza di Pergine - Il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, presso la Chiesa di Canezza di Pergine la Corale di Canezza si esibirà nel concerto “Natale in Musica”. Inizio alle ore 20.15.

Grigno – Il 6 gennaio 2010, giorno della Befana, a Pianello di Grigno si svolgerà la quinta edizione de “El rogo dela vecia”, un falò benaugurante per il nuovo anno. Inizio ore 18.00.

PERDO LA TERRA Trento – Al Museo Tridentino di Scienze Naturali di Via Calepina 14, fino al 28 febbraio 2010 è allestita “Io Maasai perdo la terra”, una mostra sul dramma della desertificazione e dei problemi ambientali.

MOSTRA DI ANGIOLETTI Trento – Presso la Fondazione Galleria Civica di Via Cavour 9 a Trento, è allestita la mostra personale di Meris Angioletti (Bergamo, 1977) che rientra nel ciclo riservato ai migliori artisti italiani dell’ultima generazione.

Trento. Al Grand Hotel Trento una mostra dell’artista trentina

Annamaria Targher, Grand Tour

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elle prestigiose sale del Grand Hotel Trento si snoda, e si manifesta al pubblico, il personale Grand Tour di Annamaria Targher: dalle grandi e visionarie tele astratte agli ultimissimi e sperimentali lavori figurativi risolti con l’impiego meticoloso del tessuto. Scrive, a proposito, Giovanni Battista Todeschi: «Grand Tour, ossia un viaggio di formazione le cui tappe segnano ad un tempo dei punti d’arrivo e di partenza, degli snodi situati lungo un percorso spirituale non concluso e forse destinato a non concludersi: viag-

Annamaria Targher - Puvis de Chavannes, 2006, olio su tela, proprietà dell’artista

gio affascinante nei luoghi immateriali della geografia dell’anima e, allo stesso tempo, suo puntuale resoconto visivo, vero Bildung-

sroman scritto con le immagini. Di questo romanzo di formazione, le opere esposte rappresentano il capitolo più recente ma certo non

finale, e con esso l’artista stende un primo consuntivo della propria attività durante l’ultimo triennio. In ciò nulla dell’arido regesto, nulla del catalogo museale, ma solo la viva e coinvolgente testimonianza di un travaglio e di un’inquietudine, di una tensione espressiva che sembra sostanziarsi dell’archetipo della metamorfosi, dell’inesausto trasmutarsi delle forme e però anche dell’emergere sempre più deciso di quelle, tra esse, più immediatamente e facilmente riconoscibili». Grand Hotel Trento, via Alfieri 1, orario: tutti i giorni 00.00-24.00, ingresso gratuito.

A Pieve T. l’Ensemble Girolamo Frescobaldi

Il 26 dicembre prossimo, giorno di Santo Stefano, il Sistema Bibliotecario Intercomunale Lagorai propone presso la chiesa parrocchiale di Pieve Tesino il Concerto dell’”Ensemble Girolamo Frescobaldi” di Trento. Carrellata dal barocco allo spiritual, musica per organo e ottoni, canti lirici. All’organo Sandro Carnelos, tromba Mario Caldonazzi, trombone Fabio Mattivi, soprano Tania Tosi. Inizio ore 20.30.

Memoria. Come cambiò la città di Trento tra il 1955 e il 1965 Boom! Istruzioni per l’uso Dieci anni sono un periodo breve nella storia di una città. Quello che accadde tra il 1955 e il 1965 a Trento segnò però un mutamento profondo, che incise sulla forma urbana della città e sui suoi abitanti. La popolazione aumentò significativamente e fu proiettata in una nuova fase economica,

Paesaggi dell’800. Verso la luce

Una ventina di opere per rivivere la tensione verso la luce della pittura di fine ‘800: è la proposta che il Museo dell’Alto Garda affianca alla mostra dedicata a Leonardo Bistolfi, I monumenti per Giovanni Segantini, che ad Arco celebra i cento anni dall’inaugurazione del monumento bistolfiano. Riva del Garda. Museo Civico P.zza Battisti, 3.

culturale e sociale. La mostra racconta il decennio con le pagine del più diffuso giornale locale dell’epoca, per scoprire abitudini, costumi, paure e entusiasmi attraverso i titoli e le fotografie di quei giorni. I filmati di famiglia proposti nella mostra contribuiscono a portare nell’intimità delle case,

mostrano le feste e la città in cui i «registi» vivevano. Gli oggetti, proposti in una selezione rappresentativa, danno matericità alle trasformazioni tecnologiche e di gusto dell’epoca. La Mostra è a cura di Elena Tonezzer. Trento, Spazio Trento – Unicredit Banca, Palazzo Firmian.

Mostra fotografica. Il rione rivive la propria storia San Donà si racconta Giunta al suo primo mezzo secolo di vita, la comunità di San Donà guarda non solo al futuro, ma anche al proprio passato attraverso il recupero e la valorizzazione di testimonianze orali, documentazione archivistica, immagini fotografiche e riprese video. Una serie di pannelli dislocata per le vie del rione racconta grazie ad immagini di ieri, tanti pezzi della storia

del villaggio. L’obiettivo finale dell’iniziativa non è solo quello di preservare una memoria, ma anche quello di contribuire a rafforzare, grazie all’energia dei ricordi, quel senso di coesione e solidarietà che ogni aggregato umano deve continuare a coltivare per potersi garantire una crescita e un progresso civile. La mostra sarà visitabile fino al 28 febbraio 2010.

LAVORI IN CORSO GRIGNO

Drioghe ala stela Quarta edizione

Grigno – Dal 26 al 27 dicembre prossimi, nei paesi di Grigno, Tezze e frazioni, si svolgerà la quarta edizione de “Drioghe ala stela”... la canta della Stella, passeggiata con canti natalizi lungo le vie del paese intervallata da punti ristoro. Per informazioni: Biblioteca di Grigno tel. 0461 765414


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L E T T E R A A P E R TA Le lettere possono essere inviate a: Redazione "La Finestra" Viale IV Novembre 12 - 38051 Borgo Valsugana (TN) Tel. 0461.752622 - Fax 0461.756833

email: redazione@lafinestra.it

Roncegno: un ufficio postale troppo fiscale

M

i sono dovuto recare, qualche giorno fa, presso l’ufficio postale di Roncegno per ritirare una lettera raccomandata, in quanto quello di Marter, che solitamente serve anche il comune di Novaledo, è aperto a giorni alterni a causa di una discutibile decisione delle poste centrali di Trento, che crea notevoli disagi agli abitanti del paese. Il postino, il giorno prima, non trovandomi in casa, mi aveva lasciato nella cassetta delle lettere la classica cartolina giallo opaco, con invito a recarmi presso lo sportello di Roncegno per il ritiro. Mi sono quindi rivolto all’ufficio indicato, e giunto il mio turno, ho chiesto ad una signora, di poche parole, la consegna della lettera. Questa, in modo poco cortese, mi ha chiesto la consegna dell’avviso lasciatomi dal postino il giorno precedente. Considerato che non mi era mai stato richiesto da nessun altro ufficio postale, non ce l’avevo con me, e quindi gli ho detto di non esserne in

possesso. L’impiegata allora mi ha invitato a ritornare a Novaledo a prenderlo, perché senza di questo, non mi sarebbe stata consegnata la raccomandata. Ho allora ribattuto che non ci pensavo nemmeno a fare 10 km per prendere un documento inutile, e ho insistito perché mi fosse consegnata ugualmente. A questo punto è giunta a darle man forte, un’altra impiegata, poi qualificatasi come la direttrice, altrettanto poco disponibile. Dopo alcuni minuti, e solo grazie alle mie insistenze, le due signore si sono decise a consegnarmi la lettera raccomandata. Uscito dall’ufficio sono tornato in paese ed ho raccontato a dei conoscenti quanto successomi. Con grande rammarico, ho quindi scoperto che tale comportamento non è stato un fatto isolato, ma è invece, una costante del loro modo di operare. Ho trovato varie persone, anche anziane, che sono dovute ritornare più volte allo sportello, per pignoleria delle impiegate. Senza la famosa cartolina

non viene consegnato nulla, così come a chi è sprovvisto del documento d’identità, seppur ampiamente conosciuto non può ritirare la posta. In quell’ufficio qualsiasi cosa, anche la più banale, pare rappresentare un problema insormontabile, e sembra quasi che gli addetti allo sportello trovino divertimento nel creare dei disagi alle persone. Mi sono preso allora la briga di fare un sondaggio presso gli altri uffici postali della Valsugana per vedere come si comportano questi. Su nove consultati, solo uno ritiene necessario presentarsi munito della cartolina. In caso di mancanza, però,

l’unico problema sta nel fatto che l’utente dovrà aspettare un po’ di più, il tempo di trovare la lettera, ma nessun ufficio si rifiuta di consegnare le raccomandate o i pacchi. Allora, anche in qualità di amministratore del comune di Novaledo, ho telefonato alle poste centrali di Trento per spiegare l’accaduto e chiedere che l’ufficio di Roncegno abbia, in futuro, un atteggiamento più collaborativo con gli utenti, evitandogli inutili formalità e disagi ulteriori. Pure da parte loro, ho avuto la conferma che la lettera raccomandata mi doveva essere consegnata, anche in

assenza dell’avviso. Ho quindi deciso di rendere pubblico l’atteggiamento dell’ufficio postale di Roncegno e quanto riferitomi dalle poste centrali, nella speranza che con la pubblicazione di questa lettera, il loro comportamento migliori e non si verifichino più, in futuro, comportamenti oltremodo pignoli e fiscali. Mi auguro inoltre che gli impiegati riflettano anche sul fatto che percepiscono uno stipendio per servire i cittadini e non per creare loro degli inutili, e dispendiosi, disagi e disservizi. Se così non fosse però, gli utenti si sapranno comportare di conseguenza, rispondendo in modo adeguato alle loro insensate richieste. Roberto Paccher Assessore Comunale di Novaledo La Finestra rimane a disposizione di chiunque volesse dire la propria opinione sulla vicenda.


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Cucina Immagini

LA FINESTRA

DICEMBRE 2009

La ricetta di dicembre a cura di Fabrizio Todaro

Dolci. Prepariamo uno strudel diverso dal solito

ROTOLO D'UVA

70 minuti * facile

Il classico strudel di mele che oggi conosciamo deriva da un antico dolce tipico della Turchia chiamato Baclava. Era un impasto di noci, frutta secca e pane, ammorbidito con un liquore piuttosto forte, il tutto poi avvolto in una pasta e poi cotto al forno. In questa variante abbiamo utilizzato nocciole e uva bianca che può essere sostituita da fichi, pere o altro frutto a seconda dei gusti. INGREDIENTI PER 6 PERSONE

• 150 gr burro • 150 gr nocciole tostate • 80 gr zucchero a velo • 1 cucchiaino zucchero vanigliato • 3 uova divise in 3 tuorli e 3 chiare • 80 gr zucchero • 500 gr uva bianca • sale • scorza di un limone

Per la pasta pasta: • 250 gr farina bianca • 1 presa di sale • 1 cucchiaio d'olio di oliva • 2 noci di burro • 125 gr acqua tiepida

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Preparare la pasta lavorando la farina con gli altri ingredienti. Fare una palla e riporre in frigo a riposare per alcune ore

Montare a crema il burro ammorbidito assieme alle nocciole tritate, lo zucchero a velo, lo zucchero vanigliato, una presa di sale e la scorza grattugiata di un limone

Aggiungere, uno alla volta, i 3 tuorli e sbattere con una frusta

Montare a neve le 3 chiare d'uovo e incorporarle delicatamente al resto

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Tagliare a metà gli acini d'uva ed eliminare i semi

6

Tirare la pasta e spennellarla con un poco di burro fuso

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Spalmare il composto sulla pasta e unire gli acini d'uva

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Arrotolare come uno strudel, spennellare con del rosso d'uovo e infornare per 30/40 minuti a 170°. Servire spolverando di zucchero a velo




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